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    • Gastida
    • marco7
      Se hai insta @Pugsley forse trovi qualche info supplementare su quella cartina. https://www.instagram.com/geo.universe/ io non ce l‘ho e non so se ci sono altre info nel link sopra. Forse anche qui https://www.threads.net/@geo.universe?hl=it se ti iscrivi al sito.
    • Silverselfer
      Ok, sapevo che i vinili di Madonna mi avrebbero preso la mano, ma ora sta diventando una monografia e devo porvi rimedio, quindi cercherò di essere succinto  L'affare Napster, cioè la piattaforma peer to peer per lo scambio gratuito dei file, specie quelli musicali, si concluse a favore delle major discografiche che rivendicavano lo sfruttamento della proprietà intellettuale, cioè Napster divenne a pagamento ma fu come chiudere la stalla quando i buoi erano già scappati. Le piattaforme P2P proliferarono e la gente, me compreso, scaricavano notte e giorno la qualunque ...  Questo condusse subito a una ridefinizione dei contratti tra major discografiche e artisti. Qualcosa che per il vero era già iniziata nei primi anni novanta con dei casi emblematici > Prince e George Michael. Ora, però, si trattava di qualcosa di strutturale perché il supporto fisico > vinile/musicassetta/CD, erano stati soppiantati dai file MP3. Buon'anima di Steve Jobs aveva intuito il cambiamento e nel 2001 lanciò il suo I-Pod e l'Apple Store per comprare i file, il primo fu un successo mentre la vendita degli MP3 decisamente meno. In conclusione > ZAC, ZAC, ZAC > Le case discografiche iniziarono a potare i rami secchi e tra questi c'era anche la Maverick che, per inciso, la Warner aveva appaltato a Madonna agli inizi degli anni novanta con un contratto di 60milioni di dollari e un 20% di ricavato su tutti gli incassi. L'affare non valeva più la candela perché, nonostante i successi ottenuti, la società d'intrattenimento era in passivo per milioni di dollari. Certo non bastò il discreto successo ottenuto con il libro di fiabe illustrate, specie pensando alle disavventure cinematografiche di Madonna degli ultimi anni. Siccome la miglior difesa è l'attacco, Madonna intentò una causa legale contro la Warner perché, secondo lei, non fornendo i fondi necessari, era la vera intestataria dei fallimenti della Maverick. In questo frangente arrivò la batosta dell'album American Life, ma non solo, perché era del 2002 l'uscita del remake cinematografico del film della Wertmuller > Swept Away con Madonna al posto della Mariangela Melato e Guy Ritchie come regista > esperienza disastrosa! Tutto questo portò a più miti consigli la Queen del Pop che accettò una buona uscita dalla Maverick con una ridefinizione del contratto discografico d'oro con la Time Warner. Tuttavia, Madonna ci vide lungo e spacchettò dal contratto il business dei live show; per i quali firmò un contratto milionario per la società che si era appena accaparrata anche le prestazioni live degli U2. Nel 2004 Madonna era già on the road con il suo Re-Invention world tour, incassando 120 milioni di dollari in un anno e a novembre di quello stesso anno il suo nome fu scritto nella UK Music Hall of Fame accanto a quelli dei capostipiti > The Beatles, Elvis Presley, Bob Marley e U2.  A gennaio del 2005 Madonna cantò Immagine al concertone per la raccolta fondi della tragedia dello tsunami che colpì l'Indonesia ... e tutti i resort turistici occidentali nei paraggi. Madonna era oramai una star matura e come spesso capita a quelle americane, lasciano la madre patria, dove la competizione è impietosa, per trasferirsi in Europa e continuare a vivere di rendita sul glorioso passato > Le cose stavano veramente così? Beh, si dice che quando iniziano ad arrivare i premi alla carriera è lecito pensarlo. Tuttavia, Madonna era riuscita ad accreditarsi per la celebrazione dei 30 anni compiuti dalla Disco Music. Dovete sapere che la Disco fu una gigantesca operazione commerciale interamente detenuta dalle major, nel senso che gli artisti cantavano e basta, il resto era tutta cicca delle case discografiche. Questo interesse pecuniario ha sempre fatto sì che periodicamente la Disco venisse riproposta in cover di grandi artisti o playlist eccetera. L'occasione del trentennale portò ad un investimento considerevole e per Madonna un budget quasi illimitato per realizzare il suo decimo album in studio.  Ovviamente i soldi non bastano per garantirsi il successo, però a novembre 2005 Madonna ci arriva dopo aver ripensato totalmente il concetto commerciale di un album, tanto che Confessions on Dancefloor è in realtà incentrato sul live show che parte contemporaneamente all'uscita dell'album ... quello che nessuno però si aspettava è che Madonna imbroccasse anche il suo successo commerciale più grande di sempre. I numeri ottenuti da Hung Up sono da Guinness dei primati > Raggiunse il primo posto in classifica in ben 41 paesi del mondo! A dicembre del 2016, il file di Hung Up era stato scaricato a pagamento ben 1,4 milioni di volte e solo negli Stati Uniti. Potrei andare avanti a snocciolare altri numeri da record, ma il punto da cogliere è che Madonna qui compie un salto generazionale, nel senso che a scoprirla sono i millennial. (39,82€) Io posseggo il cofanetto deluxe con album, live e DVD live  Sboro a parte, secondo me questo album è stato concepito come un'esperienza che ha bisogno di tutte e tre le sue dimensioni. Ve lo consiglio vivamente > Ascoltatelo! Madonna is Back! Titolano tutte le riviste di settore e c'è da dire che Madonna non fa concessioni a nessuno, nel senso che ci mette dentro tutto il suo repertorio, anche quello scomodo a partire dalla religione con la croce di Swarovski su cui s'immola con la corona di spine e cantando Live to Tell, senza rinunciare ai temi politici che tanto le erano costati e qui in Italia, i figli berluscao ebbero a risentirsi quando videro il volto di paparino accostato a quello di Mussolini ... Tornando ai singoli > Uno penserebbe che un successone come Hung Up avrebbe poi offuscato ogni altra uscita, e invece no! Il secondo singolo asfalta Hung Up! Alla fine del pezzo già ti aspetti l'intro del successivo perché l'album è concepito come un DJ set immaginario e, non solo, la parte dance non è mai troppo spinta ed è continuamente pervasa da una sorta di chillout introspettivo ... a tratti anche cupo. E poi, lo vogliamo dire che qui Veronica Ciccone stava attraversando un momento di grazia estetica favolosa > Era una donna che non nascondeva i suoi anni perché la rendevano fottutamente sexy! < Non volgare, anzi ...   Ora non voglio soffermarmi troppo, però, da questo live uscirono fuori anche i ballerini come dei personaggi. In un certo senso funzionò anche come un talent, cioè era veramente un'alchimia particolare quella che rese questo live unico nel suo genere. Uno penserebbe che con un successo tale tra le mani, Madonna si fermi un attimo a goderselo o, almeno, per sfruttarlo al massimo; considerando anche che il suo corpo iniziava a darle qualche avvisaglia di stanchezza, invece, in questo album c'era già il seme di un cambiamento, di un bisogno intimo > Madonna voleva tornare a casa sua > New York City. Beh, complice di questa sua nostalgia era anche la separazione coniugale, ma con Madonna è impossibile distinguere la vita privata da quella professionale. Resta il fatto che oramai mancava dagli States da troppo tempo e il business musicale si era completamente ridisegnato, quindi per lei significava ricominciare da zero ... diciamo che doveva riaccreditarsi. Questa esibizione ai Grammy del 2006 fu una bella rivincita per lei, tuttavia l'era Obama doveva ancora arrivare e i repubblicani non dimenticavano American Life. Si misero in giro voci tipo lei che si lussò una costola ballando o facesse chissà cosa per scongiurare gli incipienti 50anni. Particolarmente odiosi furono dei fotomontaggi che la ritraevano come una "normale" 50enne. Di vero c'era il suo approccio europeo alla musica, confermato dalla presenza sul palco degli inglesi Golillaz. Questo sound risultava troppo sofisticato ai palati R&B ... ma questa è materia del prossimo post 💋
    • Gastida
      È morta all’età di 84 anni Anita Bryant, cristiana evangelica passata alla storia d’America per le sue battaglie contro i diritti LGBTQ+. A darne notizia un necrologio condiviso dalla sua famiglia. Secondo l’annuncio funebre, Bryant è morta il 16 dicembre 2024, nella sua casa di Edmond, Oklahoma. Prima che le sue posizioni omofobe la rendessero la beniamina dei conservatori religiosi, Bryant era famosa per i suoi spot pubblicitari, per il periodo trascorso tra le truppe d’oltremare con il tour di Bob Hope e per aver cantato “The Battle Hymn of the Republic” al Super Bowl nel 1971. Bryant cantò sia alle convention nazionali repubblicane che a quelle democratiche, alla Casa Bianca quando Lyndon B. Johnson era presidente e al servizio funebre di Johnson nel 1973. Bryant, nata in Oklahoma nel 1940, è stata una reginetta di bellezza e una popstar di successo con 20 album pubblicati solo negli anni ’60 prima di tornare alle sue radici cristiane negli anni ’70. E diventare un’attivista anti-gay nel 1977, quando lanciò l’idea di abrogare un’ordinanza antidiscriminazione nella contea di Miami-Dade. Il governo della contea di Miami-Dade aveva adottato un’ordinanza che proibiva la discriminazione in ambito lavorativo e abitativo basata sull’orientamento sessuale. Bryant si indignò per la sua approvazione e creò il movimento cristiano fondamentalista chiamato “Save Our Children“, con il sostegno della National Association of Evangelicals, per convincere gli elettori ad abrogarla. Fu un trionfo. “Mi sono fatta coinvolgere solo perché chiedevano privilegi speciali che violavano la legge statale della Florida, per non parlare della legge di Dio“, disse Bryant di gay e lesbiche in un’intervista con Playboy. E fu in quel momento che Anita divenne la beniamina dei suoi compagni cristiani conservatori, nonché una nemica della comunità queer e dei suoi alleati. In quel 1977 un attivista le tirò una torta in faccia durante una conferenza stampa. Anita Bryant era ovunque, in tv e sui giornali, e non faceva altro che demonizzare la comunità LGBTQIA+. I cittadini di Miami-Dade abrogarono effettivamente l’ordinanza, con oltre il 70 percento di voti favorevoli. Il governo della città-contea ha poi ripristinato l’ordinanza nel 1998, aggiungendoci l’identità di genere nel 2014. Fuori dalla Florida e con il vento in poppa Bryant provò a salire di livello sostenendo la Briggs Initiative della California, nel 1978, che voleva impedire a gay e lesbiche di insegnare nelle scuole pubbliche. La famigerata Proposition 6 del senatore John Briggs. Che naufragò senza riuscire ad ottenere la maggioranza dei voti grazie anche alla fortissima opposizione di Harvey Milk, dell’allora governatore della California, Jerry Brown e di Jimmy Carter, allora presidente degli Stati Uniti, che si espresse contro. Uno scontro, quello tra Milk e Bryant, raccontato anche nel bellissimo film di Gus Van Sant con Sean Penn negli abiti dell’indimenticato attivista e politico. Anita Bryant era dichiaratamente convinta che gli omosessuali fossero “un pericolo per la società“. In tv precisò: “Io non odio gli omosessuali, ma come madre, devo proteggere i miei figli dalla loro influenza negativa”. Non contenta fondò la Anita Bryant Ministries, che offriva una terapia “ex-gay”, confondendo spesso le persone LGBTQ+ con i pedofili. Bryant non ha mai ritrattato le sue opinioni anti-LGBTQ+, seppur le siano costate tantissimo da un punto di vista professionale. Singer, l’azienda di macchine da cucire che aveva pianificato di sponsorizzare uno show televisivo tutto per lei, si ritirò dopo la violenta campagna “Save Our Children”. Ad abbandonarla fu anche l’industria delle arance della Florida. Musicalmente parlando la sua carriera non si è mai più ripresa. La sua carriera politica, che sembrava pronta ad esplodere, affondò con la Proposition 6. “La signora Bryant è andata in bancarotta, ha lottato per provvedere ai suoi figli, ha detto di aver contemplato il suicidio e ha ammesso che per un periodo è diventata dipendente da pillole e vino, una sorprendente conclusione rispetto alla sua prima parte di carriera, quando si rifiutava di esibirsi in locali in cui servivano alcolici“, si legge sulle pagine del Post. Il divorzio dal primo marito, Bob Green, nel 1980, portò alcuni cristiani conservatori a perdere il rispetto nei suoi confronti. Ma lei non abbandonò mai la sua ideologia anti-LGBTQ+. “Non mi sono mai pentita di quello che ho fatto”, disse a The Oklahoman nel 2011. Da 50 anni Anita Bryant è l’immagine simbolo dell’omofobia negli Stati Uniti d’America, la strega cattiva che ha provato in tutti i modi a discriminarci, da decenni volto dei drag show a stelle e strisce. Bryant si è risposata nel 1990 con Charlie Dry, con cui era uscita al liceo, deceduto lo scorso anno. Lascia 4 figli e una nipote, Sarah Green, lesbica e fidanzata con una donna. https://www.gay.it/e-morta-anita-bryant-per-mezzo-secolo-reginetta-dellomotransfobia-usa
    • marco7
      E‘ importante per te ma meno per me perche‘ io prendo tutte le cartINE di mapporn con le pinze.
    • Pugsley
      Si dice carta La fonte e l'anno del dato è importante
    • marco7
      E‘ una cartina che avevo salvato sul tablet parecchio fa e ora ho cercato di ritrovarla su reddit ma non ci sono riuscito. Le carte di mapporn possono essere fatte da chiunque e non sempre danno la fonte dei dati.
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