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Asessualità


cambiapelle

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cambiapelle

Sono entrato per sbaglio in un forum chiamato AVEN dove sono riuniti tutti gli asessuali italiani .

La prima cosa che mi é saltata all'occhio sono le migliaia di iscrizioni così, spinto da una certa morbosità e con un sorrisetto ebete in viso, mi sono iscritto presentandomi come gay sessuale .

La mia intenzione non era certo quella di raccontargli di quanto é bello il sesso, ma ero convito ( lo ammetto) che alla base di questa " scelta" ci fossero dei problemi di fondo sia psicologici che fisici.

Mi sono avvicinato in questo mondo così lontano da quello che sono io in punta di piedi ma con alcuni insani preconcetti : gli stessi di un etero che si iscrive in un forum gay per vedere se non fa male prenderselo nel sedere ( sono riuscito a non dire culo! ) .

Alla fine di una lunga discussione e leggendo qua e la vengo a scoprire che l'assessualita é un orientamento sessuale (?) e che ci sono gli asessuali romantici ( chi prova amore ma non attrazione fisica ) e gli asessuali veri e propri che non cercano il sesso opposto o lo stesso sesso ne per amore ne tantomeno per sesso. ( ci sono altri tipi di asessuali ma non li ricordo).

 

Cosa ne pensate ? Pensate veramente che sia un orientamento ? Conoscete degli asessuali ?

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Non conosco asessuali che si definiscano tali,

anche se a volte ho sospettato che alcune persone lo fossero.

 

Se hanno delle rivendicazioni politiche

(come i diritti dei single o informare la società della loro esistenza)

ovviamente sono solidale con loro.

 

Suppongo che gli "omosessuali romantici"

condividano le battaglie civili di gay e lesbiche.

 

Per il resto non credo di avere una particolare idea su di loro;

non più di quella che ho riguardo alla gente che fa motlo sesso...

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 ma ero convito ( lo ammetto) che alla base di questa " scelta" ci fossero dei problemi di fondo sia psicologici che fisici.

 

 

Sì, è un'idea che avevo anche io. Però alla fin fine... noi dovremmo sapere bene che la definizione di ciò che è "malattia mentale" o problema psicologico è molto culturalmente determinata. Quindi ecco, penso che definirla malattia o orientamento sessuale sia, in sostanza, una mera convenzione.

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Cosa ne pensate ?
i gay, le lesbiche e le trans (e tutte le sfumature a seguire) non sono gli unici "strani" o "diversamente" normali alla fine :asd:

 


Pensate veramente che sia un orientamento ?
si proprio come chi è ateo, ha un proprio credo alla fine (il nulla o la scienza), come un cattolico, un buddista, un kamikaze... 

 


Conoscete degli asessuali ?
no e sinceramente non vorrei conoscerli
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Non ne ho mai conosciuti di asessuati, ma sarei comunque curiosa di sapere come vivono e come si rendono conto di appartenere a quella categoria.

Tant'è che sono andata io stessa a sbirciare in quel forum.

Più che altro perchè ho visto che ci sono svariati tipi di modi per essere asessuati, come il discorso di vedere eventuali relazioni romantiche in assenza però di qualsiasi tipo di coinvolgimento sessuale.

Ma la cosa come influisce sulle relazioni quotidiane normali?

Dovrei effettivamente informarmi più sull'argomento asessualità in generale per potermi fare un'idea.

Ma non vedo perchè non possa essere ritenuto un orientamento se esiste una buona percentuale di persone che si rispecchiano nell'asessualità

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privateuniverse

Ne conosco, nel senso che conosco persone che hanno smesso di avere una vita sessuale e/o di cercare una relazione.

E' noto che lunghi periodi di astinenza possono comportare un crollo del desiderio sessuale, a volte definitivo.

Mi da fastidio questa tendenza a incasellare qualsiasi vicenda personale in un orientamento sessuale collettivo, ma posso anche capire che, in una società ipersessualizzata come la nostra, nella quale il sesso è ovunque, chi, per scelta, per indole o per i casi della vita, non si riconosca nell'atteggiamento prevalente possa avvertire il bisogno di condividere con altri la sua condizione.

 

@nowhere

Una persona asessuata non ha sesso, una persona asessuale è una persona che si astiene dall'attività sessuale.

Sono due concetti diversi.

Edited by privateuniverse
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Penso che sia alquanto improbabile che un uomo come essere umano non provi attrazione sentimentale verso nessuno. Direi che la cosa, in termini medici, potrebbe essere addirittura confusa con l'autismo. Ovvero, la non capacità di legare all'esterno e di provare empatia verso soggetti altri da sé.

 

Per quanto riguarda al sesso, ci credo. Può darsi che non sentano l'impulso verso nessuno, ma penso che non sia un vero problema, quello...

 

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Magari saranno persone con meno problemi, visto che non hanno bisogni di tipo sessuale, il vero problema è avere fame ma non avere il pane da metter sotto i denti <_<

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Mi da fastidio questa tendenza a incasellare qualsiasi vicenda personale in un orientamento sessuale collettivo, ma posso anche capire che, in una società ipersessualizzata come la nostra, nella quale il sesso è ovunque, chi, per scelta, per indole o per i casi della vita, non si riconosca nell'atteggiamento prevalente possa avvertire il bisogno di condividere con altri la sua condizione.

 

Questa tua riflessione mi è sembrata interessante. Forse non solo le vicende degli asessuali si possono interpretare così, ma appunto quelle di chiunque ha un comportamento sessuale che esce dalla norma. Alla fin fine anche una parte di noi è ossessionata dall'appiccicarsi addosso la definizione giusta (e non voglio riaprire il trito argomento delle etichette).

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@penna, le etichette esistono se sono funzionali.

Definirsi asessuali mentre si cerca un partner lo è;

qualora si abbia un partner lo è molto meno

(perché non descrive anche una componente della propria vita pubblica,

ma unicamente della propria vita privata).

Poiché però ciò è vero anche per i Bisessuali,

non vedo il motivo per contestare questa definizione.

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privateuniverse

Dubito che una persona asessuale possa veramente cercare un partner, perché mi sembra molto difficile riuscire a stabilire un rapporto effettivo con qualunque persona per la quale si provi qualcosa, anche in presenza di sentimenti molto profondi, senza che questo passi, in un modo o nell'altro, per il sesso.

 

Riconoscersi in una definizione simile (uso questa formulazione perché mi sembra più completa e meno fuorviante dell'appiccicarsi un'etichetta) penso sia un modo per non sentirsi isolati e "strani".

 

Quello che mi lascia perplesso è che, alla fine, tutto questo sottenda il principio per cui, per essere sé stessi, sia necessario definirsi.

"Non sono eterosessuale, non sono omosessuale, non sono bisessuale, quindi, siccome devo essere qualcosa, sono asessuale"?

 

Magari sei semplicemente te stesso, miagoli nel buio chiedendoti "chi? perché? come?".

 

Ma la risposta, come diceva Quèlo, è dentro di te.

 

(E, però, è sbagliata.)

 

:D

Edited by privateuniverse
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Sono sciocco se mi dispiaccio per loro pensando che "perdano" qualcosa?

Come noi gay perdiamo la possibilità di abbracciare uno stile di vita più semplice (pensate solo a 

tutta la fatica necessaria per procreare come coppia gay), non viene preclusa anche agli asessuali

qualcosa nella vita?

 

{è sotto inteso che considero l'asessualità una condizione inevitabile e naturale}

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Ma che età hanno queste persone? Quale è la percentuale di coloro che sono asessuali nel fiore dell'età? Questo mi sembra un punto essenziale. E, inoltre, oltre a dire che non provano desiderio sessuale per nessuno, sono in grado di raccontare anche una storia su di sé, di analizzare come sono cresciuti, vissuti, arrivati a questa condizione? Definire l'asessualità un orientamento sessuale mi sembra poi una contraddizione in termini.  Il termine stesso asessuali, asessualità - scusate se vado controcorrente - mi sembra fuori posto: si dice casti, castità. A me poi pareva di sapere che il sesso, come la fame e la sete, la paura, fa parte degli istinti fondamentali dell'essere umano. 

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privateuniverse

E' un aspetto al quale non avevo pensato compiutamente, ma mi chiedo se, per esempio, l'esistenza di una rete del genere non possa essere controproducente.

 

Un ventunenne che avesse un approccio al sesso semplicemente diverso da quello comune, non potrebbe pensare di ricadere in una categoria, invece di rendersi conto di essere semplicemente sé stesso, di avere esigenze proprie, di dover cercare una propria strada, che magari potrebbe anche trovare?

Edited by privateuniverse
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Mi scuso per la vostra banalità :)

 

1) No, non si perdono niente. Non più di quanto si perdano i passivi a infilarlo o gli attivo a prenderlo.

2) No, niente è "un istinto fondamentale". La sessualità non è un istinto se non senti che lo sia. Neanche la riproduzione lo è.

3) No, se "essere te stesso" significa rovinare le relazioni perché tu non vuoi sesso e il tuo partner sì; rientrare in una categoria ti fa sentire "meno mostro"

Come scoprire che sei "gay" ti fa sentire "meno mostro" quando perdi il tuo tempo a desiderare gli etero.

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. A me poi pareva di sapere che il sesso, come la fame e la sete, la paura, fa parte degli istinti fondamentali dell'essere umano. 

Se per fondamentale si intende l'istinto che consente la sopravvivenza come fame, sete o paura (del reale pericolo) direi che la sessualità non lo è affatto

Edited by prefy
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Mi scuso per la vostra banalità :)

 

 

2) No, niente è "un istinto fondamentale". La sessualità non è un istinto se non senti che lo sia. Neanche la riproduzione lo è.

 

Guarda, che ti sbagli sonoramente :-) 

È pacifico che esistono istinti o pulsioni fondamentali, come lo sono il sesso, la fame e il sonno. E molte altre cose, assai più complesse. Il fatto che tu sia insonne, vuol dire solo che hai un disturbo del sonno; il fatto che tu sia inappetente, che hai un disturbo della nutrizione. Il fatto che uno non "senta" una pulsione o istinto, non rende quel comportamento meno istinto o pulsione. 

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@Isher, devo supporre che gli asessuali ci chiedano proprio questo:

non considerare la loro asessualità come un disturbo della sessualità,

allo stesso modo in cui lo hanno chiesto le persone omosessuali.

E non si considerano "casti" perché la loro non è una scelta,

nello stesso modo in cui noi non ci consideriamo "perversi".

 

Non dico che tu debba supportarli,

volevo solo sottolineare come fosse proprio questo

il nocciolo della "questione asessuale".

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Io conosco due asessuali, entrambe ragazze, che in verità entrambe si sentono ad un livello più o meno forti, prive di genere.

Una ha un filo di autismo non diagnosticato ufficialmente, effettivamente. Non prova effettivo desiderio sessuale, pur provando pulsioni, che sfoga tramite la masturbazione così come si berrebbe un bicchier d'acqua per placare la sete. Principalmente è anche aromantica. Penso abbia intorno ai 28 anni.

 

L'altra ha la mia età, prova forme di attrazione sia romantica che sessuale (sempre verso individui che in qualche modo sfuggono dal binarismo), ma anche lì, non ha effettivamente il desiderio di farci sesso, e il pensarlo non le fa piacere. Non cerca comunque necessariamente un partner, anzi ho notato che sta molto bene da sola e ricerca spazi per sé se non ne ha naturalmente nella giornata. Mi ha detto che, semplicemente, non farà mai sesso.

 

Sono entrambe artiste visive, americane, la prima non disegna atti sessuali, la seconda invece talvolta sì, disegna situazioni di grande intimità, che può apprezzare quando non è un elemento coinvolto in prima persona.

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Devo ammettere di non aver letto il loro forum così attentamente

da poter dire di essermi fatto una idea chiara.

 

Ho letto però di un incontro a Firenze fra degli "asessuali italiani" ed

il gruppo giovanile gay di Ireos

 

La prima osservazione è che i gay hanno un approccio di pregiudiziale

apertura e tolleranza, nonostante diversi fattori potrebbero mal predisporli

( su questo forum i ragazzini romantici non sono accolti con la stessa

tolleranza, perchè si ritiene siano immaturi e/o inibiti etc. )

 

Il motivo di questa empatia è probabilmente quella che individua Almadel

loro chiedono che l'asessualità non sia identificata come un disturbo sessuale

e fin qui direi che una empatia pregiudiziale ci possa anche stare

 

E' vero ciò che dice privateuniverse, anche se riassunto in poche parole

tendo a farlo somigliare ad uno dei tanti servizi da rotocalco: una società

sempre più ipersessualizzata, a cui corrisponderebbe un calo del desiderio

( vero? falso? però si legge in continuazione...quindi qualcosa di cui discutere

a livello sociologico c'è )

 

Vedo che loro hanno immediatamente prodotto un arcobaleno di sfumature

suddisivioni, etichette: omoromantico, biromantico, eteroromantico ( per coloro

che proverebbero attrazioni solo affettive ) Aromantici ( niente solo amicizie generiche

e plurali ) ed infine Demiromantici o Demisessuali ( con tensione interna e polemica sui

"veri" asessuali )

 

La mia idea è che - lo dicano  o meno - risolvano la questione, in età giovanile

attraverso masturbazione ( che loro stessi vivono come un momento di "scarico"

"sfogo" della pulsione ) o attraverso relazioni sessuali demisessuali in cui il rapporto

fisico non è mai completo e mai desiderato. Il punto è che intorno alla pulsione non

si costruisce il desiderio

 

Ora, con tutta onestà, devo dire che se io mi trovassi di fronte un ragazzo o un giovane

omoromantico che mi descrive una vita sessuale del genere, a livello individuale io lo

approccerei partendo pregiudizialmente dall'idea che sia "bloccato"

 

Quindi il mio approccio cade ipso facto in contraddizione: come faccio a dire che è un orientamento

sessuale se poi mi comporto in questo modo? Il mio comportamento nega nei fatti che io consideri

la asessualità un orientamento...mi pare

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@Isher, devo supporre che gli asessuali ci chiedano proprio questo:

non considerare la loro asessualità come un disturbo della sessualità,

allo stesso modo in cui lo hanno chiesto le persone omosessuali.

E non si considerano "casti" perché la loro non è una scelta,

nello stesso modo in cui noi non ci consideriamo "perversi".

 

Non dico che tu debba supportarli,

volevo solo sottolineare come fosse proprio questo

il nocciolo della "questione asessuale".

Io li sopporto benissimo, perché sono tollerante per natura. Si vogliono chiamare asessuali e non casti? Va bene, ma avverto che per me i due termini hanno lo stesso significato. Inoltre non credo che il primo implichi necessariamente una scelta - chi l'ha detto? In molti casi la castità è un modo di essere: Kant era davvero casto per natura, e chissà quante persone come lui. Infine, il paragone che fai con i gay, presuntamente "perversi", non c'entra niente Almadel. Se la parola disturbo non piace, si può dire che hanno un'alterazione del desiderio, o anche che sono «una variante naturale» delle pulsioni e degli istinti umani, per me andrebbe benissimo. Quel che non va è la loro pretesa irrazionale di essere considerati un orientamento sessuale. Non a caso Ariel parla di un filo di autismo nella persona che conosce: se un asessuale blocca il processo di conoscenza di sé, dando il suo rifiuto della sessualità come un dato di fatto senza una storia e delle cause, è un impoverimento della coscienza.

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@Isher

Supportarli non sopportarli, non dubito che tu li sopporti :)

 

Il termine "casto" ha definizioni assai diverse a seconda del dizionario di riferimento

(astensione, rifiuto, scelta; ma anche "astensione dai piaceri illeciti").

Per me la castità è una pratica BDSM, figuriamoci...

 

Non ho capito il presupposto teorico per il quale

"non c'entri niente" il paragone con i gay:

perché il cuore della questione è tutto qui.

Infatti i gay sono "una variante naturale" e non una "alterazione".

Per me - gay - sono distinzioni importanti e parole differenti

e sembra lo siano anche per gli asessuali.

 

Inoltre rimane sullo sfondo la possibilità che alla persona conosciuta da Ariel

sia stato diagnosticato un "filo di autismo" come medicalizzazione

della sua condizione di asessuale; un po' come avrebbero potuto in passato

diagnosticare un "filo di disforìa di genere" per spiegare l'omosessualità.

 

"L'impoverimento della coscienza" di cui parli sembrerà a un asessuale

analogo alla "mancata aperta alla Vita" che i preti attribuiscono agli omosessuali.

C'è dietro una ideologia della Coscienza e una ideologia della Vita, no?

 

Se leggiamo queste tue affermazioni con gli occhi dello "asessuale militante"

- del quale sto immaginando gli assunti mutuandoli dai nostri -

è evidente che sembrino delle tesi da respingere.

 

Il mio è quindi solo un invito a interpretare l'asessualità

con gli stessi strumenti con cui interpretiamo l'omosessualità:

se non altro per puro esercizio intellettuale :)

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No, escluderei che possa essere diagnosticato un autismo "in ragione di"

va bene che la nostra società è "ipersessualizzata" ma non fino al punto di

medicalizzare un asessuale come autistico etc.

 

Ciò che si può ritenere patologico è l'assenza di desideri sessuali, ma credo

che ad una condizione del genere possano corrispondere diagnosi del tipo

sindrome da desiderio ipoattivo o Avversione sessuale e solo in presenza

di fattori di stress per le relazioni interpersonali ( che gli asessuali negano,

anche se alcuni rivendicano l'avversione ed altri l'indifferenza...leggo dal loro

forum )

 

A lume di naso direi che siano queste le due definizioni mediche di riferimento

magari un medico potrebbe ritenere che in una persona affetta da autismo c'è

una caratteristica personale, che determina difficoltà di relazione interpersonali

di ordine più generale, fra cui anche -ma non solo- l'aspetto sessuale e quindi

interverrebbe la classica diagnosi differenziale che escluderebbe la malattia

specifica di riferimento 

 

Il punto magari è che questa persona in una società ipersessualizzata soffre

questo aspetto in modo particolare e quindi sente il bisogno di identificarsi

come asessuale, mentre accetta altri profili di comportamento alterati, con

maggior tranquillità ( seppur in linea pratica assai invalidanti )

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@Hinzelmann, che la società sia "ipersessualizzata"

non sarebbe magari anche il caso di dimostrarlo?

Perché - al solito - lo sento dire da Giovenale in poi...

(Come canta Caparezza: "Solo la retorica è rimasta la stessa")

 

Leggendo meglio comunque la diagnosi non è ufficiale.

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Quello sessuale è un istinto fondamentale dell'essere umano. Se uno ci rinuncia, liberissimo di farlo. Ma non può essere considerato portatore di un orientamento sessuale: è autoevidente. Il paragone tra asessuali e omosessuali è puramente ideologico. Gli asessuali vanno confrontati semmai con eterosessuali, omosessuali, bisessuali, cioè con tutti quelli che hanno un comportamento sessuale, e da tutti questi si distinguono per una caratteristica: assenza, rifiuto, spegnimento - la fenomenologia sarà variata - di ogni impulso sessuale. 

 

Ora, l'asessualità, la castità, sono comportamenti personali e privati, stra-legittimi, e la cui legittimità è da difendere, se davvero vi fosse necessità di farlo. Personalmente, mi mangerei a morsi uno psichiatra che volesse prescrivere cure, o colpevolizzare, se così si può dire, una persona del genere. Ma d'altra parte tutte le persone provviste di un sapere psicologico hanno il diritto di interpretare, in scienza e coscienza, un comportamento del genere. Poi semmai segue un confronto, come in effetti è esistito tra psicologia/psichiatria e omosessuali.

 

Non mi risulta che nessuno abbia nosologizzato gli asessuali, anche perché, se non si dichiarassero tali, passerebbero inappercepiti, dal momento che la loro è un'assenza di comportamento sessuale. Questo è un altro elemento di divario fondamentale, specificamente, dagli omosessuali. Nella Storia, ciò che è stato respinto, oggetto di discriminazione, negazione, nosologizzazione, è un certo comportamento sessuale, non l'assenza del medesimo.

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Chiaro, "se ci rinuncia" non è un orientamento sessuale.

Se è una scelta, è evidentemente un'altra cosa.

 

Sì, il loro accostamento agli omosessuali è ideologico.

Mi chiedevo appunto se si potesse discutere di questa ideologia

e su quali basi teoriche @@Isher la rifiutasse.

 

Io rifiuto l'impostazione che dice: "Quello sessuale è un istinto fondamentale dell'essere umano"

perché mi pare viziato dal solito preconcetto su cosa sia "naturale" e cosa non lo sia.

Cioè funziona assai bene fintanto che qualcuno non ci dice: "Per me non è così".

Mi pare sia questo quello che sostengono gli asessuali.

 

Riguardo la medicalizzazione, non saprei cosa dire.

Se andassi da un terapeuta di coppia col mio ragazzo

sostenendo di non provare alcuna attrazione sessuale per lui

- né di averla mai provata, nemmeno nei confronti di altri -

ho come l'impressione che non mi direbbe:

"Sei asessuale e la coppia dovrebbe accettarlo"

bensì suppongo che cercherebbe di "guarirmi".

(Non so, forse mi sbaglio; vedo se oggi riesco a informarmi).

 

Personalmente cerco solo di capire quale sia

l'atteggiamento più corretto da tenere nei loro confronti.

Per adesso sarei orientato a seguire il canovaccio

della similitudine con l'omosessualità.

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non sarebbe magari anche il caso di dimostrarlo?

 

Se ne può discutere io non ho mica detto sia un assioma indimostrato

anzi avevo già messo le mani avanti rispetto alla possibilità che la discussione

potesse degenerare ad un livello da rotocalco. Però se ne può discutere...

 

Mentre per quel che riguarda il manuale diagnostico la psicologia

e la psichiatria etc mi sono mosso dalla domanda elementare: ma quale

sarebbe la malattia da eliminare?

 

E la mia risposta è: non certo una diagnosi di autismo....sarebbe come se

un gay schizofrenico negli anni '50 avesse chiesto di depatologizzare la

schizofrenia, invece dell'omosessualità.

 

Quindi l'unica cosa di specifico che ho trovato è stato: desiderio ipoattivo - avversione

sessuale.

 

Ma d'altronde mi chiedo: due diagnosi del genere bastano a determinare una minaccia

alla castità? Una minaccia tale da rendere utile, necessario auto organizzarsi, darsi una

identità, fare CO etc. ( perchè è questo che loro fanno a partire da una bandiera Rainbow

che con un certo orgoglio possiamo dire: ci hanno copiato etc. )

 

Non è che io ci tenga all'esclusiva, beninteso...mi chiedo però se quelle due diagnosi peraltro

dibattute, non ufficiali, possano spiegare il fenomeno

 

Leggo i loro siti: non ne trovo traccia...quella medica mi appare una preoccupazione solo mia, trovo invece proteste

contro la cd ipersessualizzazione della società contemporanea 

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Ah dai, pure io credevo che gli asessuali si preoccupassero

di essere considerati malati dalla psichiatria...

Invece probabilmente sono più preoccupati

dalla zia che chiede se hanno la ragazza

o dalla ragazza che vorrebbe che facessero sesso

(perché sono questi i rischi concreti della loro vita di asessuali

e non la "società ipersessualizzata"; tanto è vero

che è molto meglio essere Asex oggi che negli anni Cinquanta)

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Che dire, tu metti in discussione la scienza @Almadel: non sono certo io che sostengo che esistono pulsioni e istinti fondamentali connaturati all'animale e all'uomo. Se ti documenti un minimo potrai prenderne atto. La seconda cosa che mi colpisce, è il fatto che a te basta che un gruppo di persone rifiuti un dato, pacifico per il sapere, pacifico per tutte le discipline, perché tu lo accetti e lo prenda sul serio. Questa non è ideologia, che è un termine nobile, è babele.

 

Poi a te risulta che gli asessuali ci prendano come punto di riferimento dialogico? Già questo sarebbe qualcosa, perché si potrebbe ragionare, ma, se è il solito accostamento ballerino, non supportato da niente, infondato, ha la stessa legittimità della pedofilia a essere considerata un orientamento sessuale. Non basta che una qualunque categoria di esseri umani ritenga di essere portatrice di un orientamento sessuale perché io lo debba accettare: non è questione né di buona educazione, né di accoglienza, né di civiltà o ideologia; è questione di ragione, di intelletto.

 

Quanto all'esempio che fai sul terapeuta di coppia, mi sembra ancora una volta improprio. Suppongo che se tu vai da un medico o psicologo accusando un problema, quello ti darà consigli per risolverlo. L'asessuale non dovrà mai ricorrere a un terapeuta, ovvio no? D'altra parte, chi va da uno specialista perché sta male psicologicamente in una data condizione, ha tutto il diritto di essere seguito, aiutato, curato. 

 

Potrei spingermi oltre, e dire che il paragone tra asessuali e omosessuali è offensivo per questi ultimi: sono gli omosessuali che sono stati portati nei lager e nei gulag e nei campi di concentramento, che sono stati portati sui roghi, che sono stati ridotti al silenzio e negati e discriminati, che patiscono l'omofobia, che non godono di pieni diritti costituzionali, che in 101 paesi del mondo patiscono carcere, frustate o condanna a morte. Nulla di tutto ciò per i casti e gli asessuali, che non sono neppure riconoscibii e di cui non si saprebbe nemmeno che ci sono, se non organizzassero un forum. La loro è una condizione assolutamente personale e privata, di cui godono, che non lede nessuno, ma che non è neppure lesa da nessuno.

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è molto meglio essere Asex oggi che negli anni Cinquanta

 

Siamo sicuri?

 

In fondo negli anni '50 esisteva pure una "castità matrimoniale"

che in termini religiosi corrispondeva ad una attività sessuale

legittima-doverosa, per la quale il desiderio poteva anche mancare.

 

Mentre oggi è abbastanza normale, se pensiamo al sesso

associarci parole come: desiderio, libertà, godimento

 

Non saprei andare molto oltre, d'altronde non riesco ad immaginarmi

un asessuale degli anni '50...certo avresti ragione ad oppormi che il

matrimonio era in certa misura un obbligo sociale

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