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Facciamo il punto della discussione (vi ricordo che io sono queer, e seguo la polemica in maniera critica, essendo l'eterosessualità, l'omosessualità e la bisessualità alcuni aspetti compresi nell'esperienza queer). Non citerò i nomi degli autori delle frasi riportate perché noto che in qualcuno non c'è la maturità di confrontarsi serenamente per scontri pregressi e conseguenti pregiudizi verso il sottoscritto (sindrome almadelliana) :sarcastic:
Non ricordo chi ha scritto, forse in modo politicamente scorretto e generalizzando, ma dicendo quello che realmente provava:
 

"E poi a me le comunità gay mi fanno veramente orrore: gente che parla di cazzi in continuazione, che si chiama con aggettivi femminili e spezza il polso urlicchiando, anche solo per scherzo, mi infastidisce tantissimo. E no, un gruppo di ragazzi testosteronici che parlano di figa e di pallone bevendo birra e ruttando mi danno nettamente meno fastidio, in quanto io amo il calcio, i ragazzi testosteronici, la birra e ruttare in libertà nei giusti contesti".

 

Dunque una buona motivazione della selta eterosessuale è l'horror ghetti (o horror giudeccae) :afraid::cheesy: . Mi sembra molto caratteriale come motivazione, e può essere attaccata facilmente. Nondimeno esprime un sentimento molto diffuso nella comunità omosessuale, e non solo tra i bisex. Quindi bisogna tenerne conto.

 

Poi c'è quest'altra frase, chre pure coglie un punto abbastanza importante:

 

"sei invidioso perchè i bisex potendo avere rapporti "naturalmente" con le donne riescono a procreare"

E' la vecchia questione del rapporto omosessuale sterile e del rapporto etrosessuale procreativo. Naturalmente, è la stessa meccanica del ghetto (o della giudecca) che impedisce alla maggior parte dei rapporti omosessuali di essere sterili e non creativi in maniera alternativa, rispetto ai rapporti procreativi etero. E' difficile, tanto per fare un esempio, che nel ghetto si possano incontrare un novello Agatone e un novello Euripide. Troverai sempre quelli che idealizzando Achille e Patroclo, cercano non l'uomo, ma il loro ideale di corpo maschile.

 

Infine mi sffermerei su questa terza frase:

 

"io di ragazzi gay che non cuccano non ne conosco NESSUNO, ma di etero non mostri che non hanno mai baciato o sono vergini (non scherzo purtroppo!), o di chi cucca per colpi di fortuna, ne conosco più di qualcuno"

 

Vediamo qui, in maniera terra terra, ma finalmente diretta, contrapposte la promiscuità del mondo gay con un maggior "rigore" del mondo etero, dovuto alla riluttanza delle ragazze a darsi subito sessualmente, necessitando di un lungo corteggiamento che costa fatica. Mentre con i maschietti tutto sarebbe più facile, la legge del desiderio avrebbe il sopravvento sul gioco della manipolazione psicologica.
E qui ritorna il mio discorso di un'identità fondata principalmente sul consumo sessuale, che questa volta viene svelata per cause di forza maggiore, e che rivela tutti i suoi limiti nella vita di relazione.

 

Piccolo OT (spero per voi) liberatorio:

 

Non capisco perché qui siate tutti succubi di the almadel...chi lo ritiene un guru, chi un oracolo, chi vede la sua autostima distrutta quando il Nostro fa una sua osservazione  :onthequiet:  Almadel non detiene una sapienza superiore né usufruisce di una logica più razionale di altre. E' semplicemente un professionista di quella che io definisco l'ideologia gaysta, ovvero l'omonormatività. La sua retorica promette la liberazione. Sfortunatamente anche questa liberazione ha i suoi confini, e quando si scopre che questi confini sono quelli del ghetto (o della giudecca che dir si voglia) non si riesce più ad elaborare la delusione se non lasciandosi addomesticare dall'omagogo e dalle sue verità. Almadel non me ne voglia, ma se è lecito fare il test per certificare la bisessualità di un povero cristo, sarà anche lecito smutandare un po' chi si veste di tanta fastidiosa superbia e supponenza, no? :salut:

Edited by akinori
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Bisogna distinguere l'orientamento sessuale, dall'identità sessuale.

 

Possiamo anche ritenere in ipotesi che l'identità sia in una certa misura

una "etichetta" sociale, in effetti molti bisex lo pensano...resta però l'altro

corno del problema: il bisex non ha una comunità di riferimento e quindi

la propria autoidentificazione non è associata ad un sentimento di appartenenza

ad un gruppo, in questo senso anche l'esperienza del CO non può assumere lo

stesso significato - psicologico, non etico - che ha per un gay. 

 

L'approccio descrittivo ci dice che mediamente un bisex utilizza l'identità

bisessuale per semplificare le spiegazioni dei propri comportamenti sessuali

e sentimentali ( con una nota prevalenza nei maschi dell'elemento sessuale,

rispetto a quello sentimentale nelle donne )

 

Questo uso individuale-psicologico della propria bisessualità coincide di fatto

con l'assenza di una identità sociale bisessuale in positivo ( anzi la bisessualità

in sé è antifamilistica, se noi accettiamo che in termini culturali la base della nostra

percezione della società sia il "fare famiglia", questa famiglia o è gay o è lesbica o è

etero, ma non potrà mai essere bisex )

 

Questo non significa che un bisex sia necessariamente confuso, in transizione,

promiscuo etc. ma certo il proprio orientamento sessuale non ha uno sbocco sul

piano della identità sociale. Per cui il termine "etichetta" assunto con una connotazione

polemica in una certa fase della propria vita...inevitabilmente sconterà in una seconda

fase di essa un bisogno di ricomposizione e ridefinizione.

perchè si gettano nella omosessualità?

 

ma parliamoci chiaro:

 

rimorchiare un bel ragazzo a volte ti costa la fatica di .... 35 minuti

 

per concludere con una donna carina molto ma molto di più

 

 

corteggiavo la barista sotto casa

e lei visibilmente ci stava

e allora io: che ne dici di una bella cenetta?

e lei: in questi giorni sono impegnata, ci penso...

 

se fossi stato etero avrei continuato con fiori, complimenti, passeggiate...

ma sono bisex: vado su romeo e in quattordici minuti concludo la serata con un ragazzo.

 

 

sono ragionamenti crudi

ma pur sempre veritieri. 

Non esiste un orientamento sessuale che differisca dalla propria identità, in una società eteronormativa od omonormativa.

In una società eteronormativa od omonormativa, tu sei il sesso che fai.

Se vai con i maschi sei gay.

Se vai con le donne sei etero.

Se non vuoi fare la tua scelta, vieni discriminato dagli etero e dai gay. E' quello che succede ai bisex, spesso.

Nascondersi dietro la propria "comunità di riferimento" è ghettizzazione. Può essere una ghettizazione eterosessuale o una ghettizzazione omosessuale.

L'unica differenza è che la prima è una maggioranza e la seconda è un minoranza.

E il fatto che siano due volti dello stesso ghetto è dimostrato dal fatto che la comunità in minoranza (quella gay), aspira ad essere in tutto e per tutto come la comunità in maggioranza (quella etero). Allo stesso tempo, l'etero in quanto nemico comune deve essere dipinto come aguzzino, per cementificare la minoranza (a questo contribuiscono i professionisti dell'anti-omofobia, pronti ad accusare gli etero di tutti i mali di cui è vittima la minoranza omosessuale).

E' un atteggiamento ambivalente e contraddittorio: da una parte gli etero vengono ritenuti la causa di ogni male, dall'altra l'unico scopo della minoranza omonormativa è essere uguale alla maggioranza eteronormativa.

I bisex sfuggono a questa ambivalenza perché sentono di appartenere ad una comunità più inclusiva, quella degli esseri umani in generale, e non identificano i loro due orientamenti con un'identità - il ché è una cosa estremamente naturale, a pensarci.

La cosa strana è invece fondare la propria identità su un singolo orientamento, atteggiamento tipico dei gay esclusivi.

Atteggiamento comprensibile, perché essendo minoranza, hanno bisogno di aggrapparsi a qualcosa di certo per avere un fondamento identitario.

Questo fondamento identitario è stato trovato nell'orientamento sessuale. Ma basta riflettere su un semplice dato di fatto per capire quanto fragile e inconsistente questo fondamento sia: quelli che fanno coincidere l'identità con l'orientamento, sono gli stessi che poi definiscono la scelta omosessuale come un gusto (quando se ne indaga sulle cause e si  parla di determinismo genetico, influenza ambientale, fattori psicologici etc.).

Scegliere il cioccolato anziché la fragola. Ora, non è ridicolo fondare la propria identità su un gusto? Perché se l'orientamento sessuale è un gusto, tu fondi la tua identità su un gusto! Non è forse l'identità qualcosa di più complesso di un banale gusto?

Ergo, o l'orientamento sessuale non è un gusto, come un gelato. Oppure non puoi fondarvi un'intera identità sopra. Tertium non datur.

Nel momento in cui ammettiamo che l'identità non può fondarsi sull'orientamento sessuale, accettiamo il punto di vista queer: etero e gay sono solo costruzioni sociali. Etichette. Nomina. Flatus vocis.

@ Haider

 

Sono comportamenti, che in parte possono anche essere veri

ma in parte scontano una forte misoginia maschile.

 

Che peraltro non è infondata nel maschio bisex, essendo noto

come la bisessualità maschile si sia formata e legittimata nel corso 

dei secoli attraverso gradi variabili di misoginia.

 

Se ci mettiamo nei panni della donna barista, l'idea di costituire

il banco di prova della mascolinità di un individuo che potrebbe

uscire tanto con lei, quanto rimorchiare in 35 minuti chiunque altro

( donna o uomo che sia ) legittima una richiesta di attenzioni ( dimostrami

che sei veramente interessato a me...che desideri me )

 

E' quindi in certa misura intrinseco a questo tipo di "rimorchio" il gioco:

"tu devi dimostrare di desiderarmi, perchè io mi sottometta a te" ( in certa

misura accadrebbe anche con un gay passivo che aderisse ad una

certa costruzione di ruolo "tirarsela")

 

Certo i maschi gay praticano anche un sesso anonimo, dove la componente

simbolica è spogliata di ogni sottinteso psicologico, ma definire non il proprio

orientamento ma la propria identità sulle basi del solo easy sex  è veramente

"povero" e direi anche privo di prospettive per il futuro ( sia che uno si autoidentifichi

come bisex, sia che si autoidentifichi come meglio crede, ma su basi simili  )

@Hinzelmann

Il grande problema sta qua nel differente valore simbolico che ha l'identificazione nel sociale per un gay, per un etero e per un bisex.

per un gay e per un etero, entrambe le definizioni caratterizzano, se vuoi, una parte importante dell'ambito sociale. Nel bene e nel male, identificarsi come Gay ti fa passare ad un differente livello sociale, una sorta di spazio parallelo, nei suoi pregi e difetti (più difetti oggi, ma tant'è..), ed è quindi forte come valore. L'identità sessuale di un gay lo caratterizza e lo etichetta, nel bene e nel male, in maniera precisa. Essere etero, ti caratterizza altrettanto fortemente.

 

Per un bisessuale è differente. Non c'è un terzo sesso "bisessuale" dove stare, quindi non c'è una simbologia sessuale associata e definita alla bisessualità se non come somma, o meglio, sovrapposizione di elementi già presenti.

Da questo nascono molti dei problemi di incomunicabilità, perchè quando uno dice "bisessuale", in realtà sta parlando di una sessualità fluida, non definita chiaramente, in cui ci sono aspetti, ed esigenze, che si innescano con il mondo etero e gay, e per questo incomprensibili ai puri gay e ai puri etero.

 

Io capisco che quando dico " il mio interesse sessuale è cambiato da 5 anni a questa parte", per un gay è difficile da capire come cosa, e va a pescare quindi nella sua storia, nei suoi simboli, e associa questo spostamento come "non accettazione" o altre cose.

 

Così come un bisessuale felicemente sposato che occasionalmente si trova un compagno occasionale per del sesso, vive una situazione non differente di fatto da un uomo sposato che ha una amante o da un gay in coppia aperta, in entrambi i casi con o senza la consapevolezza della situazione da parte del partner, ma nel giudizio della situazione da parte di un gay o di un etero, la cosa viene ricostruita andando ad aggiungere elementi o aspetti che sono visti come "problemi di accettazione" o "perversione e dissolutezza" nel contesto gay ed etero, ma che, nella trasversalità del bisex sono in realtà normali perchè rispondenti normalmente ad una fluidità e ad una convivenza degli aspetti gay ed etero (in maniera trasversale e non "matematica"), nella bisessualità.


Per quanto invece riguarda la vera e propria "identificazione", dato che manca un contesto sociale proprio del bisex, è normale che un bisessuale adotterà quella che in quel suo momento storico sarà caratterizzante la sua attività.

 

E' quindi chiaro che se entro in una discoteca gay o in un sito incontri gay, o se per strada incontro un maschietto che mi intriga, i segnali che manderò e i miei comportamenti mi identificheranno come gay, che lo dica o meno. Così come modificherò le mie metodologie di approccio, il modo con cui mi pongo e le mie strategie comportamentali saranno adatte a coinvolgere e interagire con un gay.

 

Se viceversa mi trovo in un contesto in cui invece il mio interesse è per una donna, sia questo contesto la discoteca, la festa, il ristorante, il mio comportamento e i segnali che mando sono inequivocabilmente di marpione etero. Il mio linguaggio, le mie strategie, saranno calibrate naturalmente al contesto dove mi trovo e alle persone che mi sono di interesse. Ma non perchè sto recitando, è proprio perchè "quella ragazza mi attizza".


Questo non perchè c'è una volontà camaleontica, o una volontà di promisquità o di mimetizzazione, ma perchè io di fatto SONO ETERO e SONO GAY contemporaneamente, in misura più o meno differente e adattandomi ovviamente ai contesti che frequento di più.

 

Poi, chiaramente, gli amici di @@Almadel bisessuali, che frequentano gli ambienti gay pur avendo la ragazza, avranno dei comportamenti che probabilmente sono adattati al contesto che stanno frequentando, e il gay che li conosce e li vede in quel contesto dirà "ecco un bisessuale che ha pienamente accettato la sua parte gay", mentre in un altro contesto etero gli amici etero diranno "eh, non sembra proprio frocio" (disegnamo gli etero più volgari, come è prassi nell'ambiente gay).


Questo è almeno quello che capita a me e ai bisessuali (pochi) che conosco.

 

.

@Hinzelmann

Guarda, devo precisazione che io non condanno affatto la barista ci mancherebbe...

 

semplicemente dico che i rapporti omo sono molto più fluidi, facili e veloci

 

ed è per questo il bisex si trova ad avere molte più esperienze omo che non etero. 

Ce la possiamo raccontare copme vogliamo, in maniera meno o più politicamente corretta: la verità, che può essere dolce e amara a seconda delle proprie dipendenze e dei propri interessi di gruppo (e/o di classe), è che non c'è nessun fondamento forte nell'idea che fa coincidere l'identità con l'orientamento sessuale. C'è solo ideologia. Ovvero, un banale sistema di credenze, che una parte cerca di imporre all'altra.

La definirei identificazione sessuale testata, secondo lo splendido esempio fornito da The almadel: rispondi al test e ti dirò chi sei :haha:

 

se sei gay, devi essere così e cosà

se sei etero devi essere così e cosà

se non sei etero o gay... non sei!

 

Non mi scaglierò mai abbastanza contro queste banali tautologie. Naturalmente, colui che ti mette il bollino sul culo, stabilendo quale e come deve essere la tua identità, scusate il linguaggio schietto, ha esercitato la prima e più rozza forma di biopotere. E quindi, nella dialettica servo-padrone, sta dalla parte del padrone. Ancora una volta eteronormatività ed omonormatività coincidono. Due facce dello stesso sistema di dominio.


Così come un bisessuale felicemente sposato che occasionalmente si trova un compagno occasionale per del sesso, vive una situazione non differente di fatto da un uomo sposato che ha una amante o da un gay in coppia aperta, in entrambi i casi con o senza la consapevolezza della situazione da parte del partner, ma nel giudizio della situazione da parte di un gay o di un etero, la cosa viene ricostruita andando ad aggiungere elementi o aspetti che sono visti come "problemi di accettazione" o "perversione e dissolutezza" nel contesto gay ed etero, ma che, nella trasversalità del bisex sono in realtà normali perchè rispondenti normalmente ad una fluidità e ad una convivenza degli aspetti gay ed etero (in maniera trasversale e non "matematica"), nella bisessualità.

 

In generale apprezzo il tuo punto di vista ma questa non l'ho capita: se un etero ha una amante o un gay è in coppia aperta vengono definiti, a torto o a ragione, "problemi di accettazione" o "perversione e dissolutezza" mentre se lo fa un BSX è normale?

Non ho capito lo spunto. Un "tradimento" è un "tradimento"...... 


Guarda, devo precisazione che io non condanno affatto la barista ci mancherebbe...



semplicemente dico che i rapporti omo sono molto più fluidi, facili e veloci



ed è per questo il bisex si trova ad avere molte più esperienze omo che non etero.

 

E qui subentra forse nella dinamica bifobica il problema dell'invidia: un bisessuale, è odiato da certi gay,  semplicemente perché ha più possibilità di scelta. Spesso le spiegazioni dei sentimenti irrazionali sono proporzionali alla loro banalità.

@akinori

 

io ho un idea un pò diversa:

 

il gay nega che possono esistere bisex

 

allo stesso modo in cui  in certi ambienti

 

il passivo nega "che esistono veri attivi".

 

c'è una specie di gusto malizioso nel dire: eh ma in fondo anche a voi piace il cazzo  

 

dietro questi inutili e tediosi ragionamenti c'è in realtà un senso di frustrazione

 

il passivo si percepisce come qualcosa di degradato e per questo vuol coinvolgere tutti gli altri nella propria condizione

 

 

ovviamente non vi è nulla di male nell'essere passivo

e non vi è nulla di male nell'essere gay

 

però c'è della paranoia nel fatto

che il gay dicano: non esistono i bisex, sono solo ipocriti

e i passivi dicano: eh ma in fondo anche a te piace prenderlo.

Per quanto invece riguarda la vera e propria "identificazione", dato che manca un contesto sociale proprio del bisex, è normale che un bisessuale adotterà quella che in quel suo momento storico sarà caratterizzante la sua attività.

 

 

Appunto, è quel che dicevo io...il problema non è il

comportamento sessuale del bisex, che è potenzialmente variegato

quanto quello di chiunque altro, quanto il fatto che mancando

una identità sociale ed assumendo il bisex di volta in volta

l'una o l'altra di quelle disponibili, tenderà fatalmente ad usare

la propria bisessualità per spiegare in forme semplificate il proprio

comportamento sessuale ed affettivo ( cosa che un gay non fa molto ;

ed un etero non fa per niente )

 

Il risultato, nella sostanza è abbastanza diversificato ( l'es. di Haider

è solo una possibilità tra tante ) ma nella diversità dei racconti i bisex

tendono sempre a raccontare un comportamento sessuale ed affettivo

( il ché è inevitabile non esistendo una identità sociale bisex di riferimento )

 

Se un gay negli ultimi 5 anni avesse in ipotesi cambiato i propri interessi

sessuali, le proprie relazioni sentimentali, il proprio modo di vivere la sfera

sessuale ed affettiva, difficilmente tirerà in ballo la propria identità sessuale

ed un etero lo possiamo escludere al 100%

 

Che poi certi gay o certi gay passivi possano condividere con certi bisex

una misoginia che è loro comune, come dice Haider, è altrettanto verosimile.

Però un gay al di là dei gusti e delle pratiche sessuali e delle propensioni

sentimentali è gay.

@akinori

 

 

 

io ho un idea un pò diversa:

 

 

 

il gay nega che possono esistere bisex

 

 

 

allo stesso modo in cui in certi ambienti

 

 

 

il passivo nega "che esistono veri attivi".

 

 

Io penso che la cosa sia più complessa e non così simmetrica. Il passivo che nega l'esistenza dei "veri attivi" è il passivo che vive nel ghetto, e i suoi orizzonti esperenziali sono molto limitati. Egli riflette negli altri il suo proprio ruolo: non penso affatto che si percepisca come degradato, più probabile che percepisca la degradazione dell'ambiente che frequenta, convinto (da altri gay) che sia l'unico luogo in cui manifestare la propria identità.

 

Il gay invece nega che possano esistere bisex, perchè il bisex mette in crisi la sua ideologia di identificazione sociale,

con un orientamento sessuale preciso. il gay infatti ritiene, erroneamente, che la rivendicazione sociale (i famosi diritti), siano ottenibili solo ponendo l'uguaglianza identità socio-politica=orientamento sessuale. Come se l'orientamento sessuale fosse una razza (tipo le persone di colore rispetto ai bianchi) o un gender (tipo le donne rispetto agli uomini). Come se l'omosessuale avesse una sua dignità ontologica, che lo fa diverso dall'uomo etero e dalla donna etero. Sarvo poi pentirsi quando vede che assumersi questa identità ne può fare il capro espiatorio. La predilezione per l'uccello, per dirla alla purospirito, allora non è più un gusto, cioè una scelta, ma una cosa a parte. Non si capisce mai però cosa...in realtà non c'è niente da scoprire. L'orientamento non è ontologia, è solo una costruzione sociale, culturale e in ultima istanza politica.

Il bisex dimostra che così non è, perché non puoi identificarti con un orientamento unico, se a te piacciono uomini e donne. Semplicemente, non sei orientato (anche se sei più orientato di un queer...).

Il gay allora si inventa una serie di razionalizzazioni: i bisex non esistono. I bisex sono gay velati. I bisex sono gay che non si accettano. Tutto questo si chiama bifobia. Non c'è molto altro da dire. Possiamo solo continuare ad ascoltare, stancamente, le ragioni dei gay che non sono consapevoli della loro bifobia.

Edited by akinori

Con riferimento alla mia esperienza, potrei azzardare che la bisessualità è anche la mancanza della necessità di un'identità sessuale. Per me l'identità è un concetto che c'è e non c'è al tempo stesso. Per fare un esempio, se andassi in giro nudo per strada sarei percepito e giudicato in maniera diversa che se andassi in giro vestito (per tacere, poi, se andassi in giro vestito in modo, come dire, "eccentrico"). Ma indipendentemente dal fatto che sia coperto o denudato, rimango pur sempre un involucro di carne, ossa e - se così si può dire - spirito. Per citare Shakespeare, "forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d'avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome?". Ecco, tutto si riduce al nome, alla parola, al nostro linguaggio. Sicché per me parlare di identità sessuale è solo una questione di codici e di linguaggi, da saper padroneggiare per, all'occorrenza, saper sabotare. Credo che questo sia il lato più divertente della bisessualità. E anche quello più sovversivo: il linguaggio ci sorregge più o meno inconsapevolmente, ma è anche il linguaggio stesso a porre in essere quelle aporie concettuali in grado di creare dei temporanei cortocircuiti del sistema, rivelandoci così nient'altro che esseri umani. 

Per me questa è la bisessualità: la libertà di viaggiare tra due emisferi (omosessualità ed eterosessualità) e rendersi conto di come i confini netti esistano solo sulle carte geografiche.

In generale apprezzo il tuo punto di vista ma questa non l'ho capita: se un etero ha una amante o un gay è in coppia aperta vengono definiti, a torto o a ragione, "problemi di accettazione" o "perversione e dissolutezza" mentre se lo fa un BSX è normale?

Non ho capito lo spunto. Un "tradimento" è un "tradimento"...... 

 

Mi sono espresso di merda.

 

Ricapitoliamo: un tradimento è un tradimento. Se lo fa un gay (con un altro uomo) o un etero (con un'altra donna) è un tradimento e basta. Se invece lo fa un bisex, normalmente nella visione comune c'è dietro un problema di accettazione o comunque una generale "malattia" dei bisex a fare queste cose. Infatti per molti il bisex è quello che è sposato e che tradisce col maschietto come se fosse una cosa connaturata nella bisessualità.

 

@Hinzelmann

 

Diciamo più o meno le stesse cose. La differenza però sta che, tolta la questione sessuale, un bisex è un bisex, cioè C'E' una identità di genere, che è l'essere bisessuale, che è indipendente da "chi ti porti a letto", e che comprende tutta una serie di sfumature, di caratterizzazioni, e anche se vuoi di problemi differenti di accettazione, di autodeterminazione, di confusione e di bipolarità intrinseca, e che però non trova un contesto specifico sessuale.

Per cui come identità un gay è un gay, un etero è un etero e un bisex è un bisex.

Come contesto sessuale, un gay è un gay, un etero è un etero, un bisex a seconda del "momento storico".

Edited by korio

Ecco, tutto si riduce al nome, alla parola, al nostro linguaggio. Sicché per me parlare di identità sessuale è solo una questione di codici e di linguaggi, da saper padroneggiare per, all'occorrenza, saper sabotare. Credo che questo sia il lato più divertente della bisessualità.

 

Ecco un altro approccio molto interessante riguardo alla questione bisessuale. Una curiosità: @nak9, sei consapevole di aver fatto un ragionamento queer? Vedo nella tua bisessualità una consapevolezza superiore alla media di quella che riscontro negli altri partecipanti alla discussione!

@nak9, non tutti vivono la bisessualità come una liberazione.

La maggior parte dei bisessuali - i pompinari sposati -

mettono in scena semplicemente una gabbia antica.

E vivono una vita borghese con trasgressioni borghesi.

 

Mentre il Bisessuale liberato è assolutamente identico

a un gay o a un etero sessualmente liberati.

un bisex è un bisex, cioè C'E' una identità di genere, che è l'essere bisessuale

 

 

Io preferirei dire che c'è una identità personale, se cioè i bisex svincolano

il proprio orientamento dal proprio comportamento e si dichiarano per tali,

possono esprimere una identità - io direi "personale" in assenza di ruoli

sociali 

 

Certo apparirà una identità stratificata. Non so quanto c'entri il genere

onestamente...credo poco ( chi la mette in termini di identità di genere

ama la fluidità, più che la stratificazione - credo esista un termine americano

modello della torta a strati per esemplificare lo specifico approccio bisex )

 

Certamente un bisex condivide una serie di esperienze con un gay ( accettazione

autodeterminazione CO ) che in assenza di omofobia forte e quindi dei bisex che

si nascondono sotto una identità sociale eterosessuale, possono accomunare

molto più di quanto non accada oggi ( per il noto attrito di cui parla Almadel )

 

Altre esperienze potrebbero avvicinare un maschio bisex ad una lesbica più

che ad un gay ( ad esempio la reazione al discorso: sarà una fase...)

 

Tutto ciò potrebbe, può, distendere i rapporti fra gay lesbiche e bisex, che di

fatto hanno molto in comune potenzialmente.

auguro ai gay di liberarsi anche dal dogma del coming out obbligatorio

dalla nervosa attenzione a ogni minima forma di "omofobia"

 

 

e infine: scimmiottamenti della vita borghese....

 

ma si parla forse della ridicola parodia della coppia matrimoniale maritino- mogliettina - figlioletti (purtroppo acquistabili solo da ricchi miliardari inglesi) che va in scena col "matrimonio gay"

Quoto Haider...

Più o meno mi ritrovo in quello che ha scritto. Di sicuro ho un'affinità molto elevata per i maschietti, ma ci sono anche donne per cui ho un'empatia enorme e che mi attraggono anche fisicamente.

 

penso che si un pò una questione di percentuali:

 

cioè non è che un bisex è attratto al 50% dalle donne e al 50% dagli uomini,...

 

per quanto mi riguarda ho una decisa preferenza per i ragazzi, però di tanto in tanto mi capita di provare una attrazione per le donne: diciamo 80% e 20%. 

 

ad altri può capitare il contrario: essere fondamentalmente soddisfatti di stare insieme a una donna, ma di tanto in tanto provare quella "strana voglia".

Concordo anche sul fatto che molti si adattino ad una vita da finti etero, mentendo pure alla loro partner di essere bisessuali, per non turbare l'apparente normalità della loro condizione, sociale e non. Questo è nascondersi.

Non ho voglia di leggere tutto, lo ammetto, comunque

 

1) Sei dichiarato con la tua famiglia come bisex o ti credono etero?

2) Ti dichiari bisessuale con i tuoi partner di sesso femminile?

4) Prendi in considerazione l'idea di avere un partner di sesso maschile o distingui tra "fidanzata" e "scopamici"?

5) Hai mai davvero avuto una relazione/convivenza con entrambi i sessi o la consideri solo una possibilità?

6) Fai pratiche diverse coi maschi e con le femmine (in genere: ricettivo coi primi e inseritivo con le seconde)?

 

1. Sono dichiarato con mia madre come bisex

2. Ultimamente non ho avuto partner di sesso femminile, una ragazza che stava con me anni fa e che sento ancora a suo tempo non lo sapeva (ma ero anche più piccolo), ora lo sa.

3. Com'è che non ci sta la 3? E' per vedere se stiamo attenti? :asd:

4. Certo che sì

5. Sì

6. No, dipende

@Casper

 

di solito un bisessuale considera i rapporti con i due sessi in maniera non simmetrica:

 

cioè ritiene che con la donna si possa costruire una relazione duratura dalla quale possono nascere figli

 

e con un maschio ci possa essere piacere e amicizia

 

alla fine penso che questa sia una considerazione molto equilibrata.

@@Ilromantico Prima di poter giudicare me e il fatto che non sono dichiarato.. dovresti conoscere la mia storia e poi forse potresti parlare .... ultima postilla ..  io nn inganno  chi frequento certi 'presunti' bisessuali sì... per il resto ti scriverei molte cose ... ma  nn ho voglia di parlare per qualcuno che nn vuole ascoltare..

Ilromantico

No, no e no. Mi dissocio dalle ultime affermazioni che l'ammiratore di Justin Bieber vuole far passare come pensiero generale dei bisessuali. Nessun bisessuale "risolto" farebbe discorsi tanto assurdi:

 


auguro ai gay di liberarsi anche dal dogma del coming out obbligatorio
dalla nervosa attenzione a ogni minima forma di "omofobia"
e infine: scimmiottamenti della vita borghese....
ma si parla forse della ridicola parodia della coppia matrimoniale maritino- mogliettina - figlioletti (purtroppo acquistabili solo da ricchi miliardari inglesi) che va in scena col "matrimonio gay"

 


di solito un bisessuale considera i rapporti con i due sessi in maniera non simmetrica:
cioè ritiene che con la donna si possa costruire una relazione duratura d
alla quale possono nascere figli
e con un maschio ci possa essere piacere e amicizia

 

Forse non te ne rendi manco conto, ma sei vittima della tua stessa omofobia. I tuoi sono solo concetti di comodo e da codardo visto che non hai coraggio per contribuire alla lotta contro l'omofobia e te ne stai tranquillo nell'ombra.


io nn inganno  chi frequento certi 'presunti' bisessuali sì...
quindi tu ti presenti come bisex? o tendente verso una parte o l'altra?  nella tua risposta forse il romantico c'ha azzeccato xD

 


per il resto ti scriverei molte cose ... ma  nn ho voglia di parlare per qualcuno che nn vuole ascoltare..
tipiche mezze-frasi xD

 

Comunque noto che è cosa comune per i bisex nascondersi dietro a questa parola solo per convenienza 

Ilromantico

@Yken

e allora esponila questa storia, siamo qui per ascoltarti. Per quel poco che hai detto sinora è logico che io pensi ch tu sia uno di quei gay non dichiarati ancora un po' acerbi su certi temi. Dammi elementi per ricredermi.

Forse non te ne rendi manco conto, ma sei vittima della tua stessa omofobia. I tuoi sono solo concetti di comodo e da codardo visto che non hai coraggio per contribuire alla lotta contro l'omofobia e te ne stai tranquillo nell'ombra

Edited by Loup-garou
Ecco un altro approccio molto interessante riguardo alla questione bisessuale. Una curiosità: @nak9, sei consapevole di aver fatto un ragionamento queer? Vedo nella tua bisessualità una consapevolezza superiore alla media di quella che riscontro negli altri partecipanti alla discussione!

 

Sì, ne sono consapevole. Anche se per me questa consapevolezza è una sorta di work in progress. E' un esercizio costante con la Parola, un confronto cui mi sottopongo per giungere - si spera - a nuove acquisizioni. Il linguaggio ci condiziona, ma se prendiamo coscienza di questo fatto possiamo trovare il modo per liberarci del maggior numero di riflessi condizionati che si sono innestati in noi. 

@Ilromantico

 

Te sei proprio fuori! Io non ho da dimostrare niente a nessuno. Non sono una persona acerba su certi argomenti e ribadisco che preferisco discernere  da persona a persona senza compiere grandi generalizzazioni e che  non ho la benché minima voglia di rispondere  alle tue provocazioni. 

 

 "Forse non te ne rendi manco conto, ma sei vittima della tua stessa omofobia. I tuoi sono solo concetti di comodo e da codardo visto che non hai coraggio per contribuire alla lotta contro l'omofobia e te ne stai tranquillo nell'ombra"--> 'La gente dà i buoni consigli, sentendosi come Gesù nel tempio, la gente dà i buoni consigli, quando non può più dare il cattivo esempio'- cit. Bocca di Rosa   mi sembra proprio il tuo caso .. chissà perché

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