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Omosessualità e religione


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Ciao a tutti ragazzi! volevo proporvi un'argomento,  anche se sicuramente l'avrete gia affrontato diverse volte... 

Non so quanti di voi siano cristiani, o di altre religioni... Per chi lo fosse; come concilia queste due realtà spesso molto contrastanti?! 

 

Io sono cresciuta con un educazione cattolica...i miei sono bravissime persone, per molte cose molto aperti, ma purtroppo non sull'omosessualità  :embarrassed:  Io ho coltivato il mio tipo di fede, ovviamente molto più spesso degli altri mi pongo domande e dubbi più profondi...i cattolici parlano da un'estremo a sfavore dell'omosessualità, e i miei amici (sia etero che non) parlano dall'altro estremo opposto. Per cui diventa molto difficile per me trovare un'armonia in questo.

 

Molti argomenti sono stati trattati un po' troppo a "comodo" per la chiesa, dal momento in cui, nella bibbia, come viene condannata l'omosessualità, allo stesso modo viene condannato l'adulterio e i rapporti prima del matrimonio! Ma nessun prete al giorno d'oggi si scandalizzerebbe a sapere che una coppia adulta fa l'amore prima del matrimonio. E' giusto, ma si chiama incoerenza. Perché se è considerato alla pari di un rapporto omosessuale, allora c'è qualcosa che non quadra  :mellow:

 

Per non parlare poi di altre cose (sempre nel libro del Levitico), tipo la parte che da "istruzioni" sul che animali mangiare... Tra questi i crostacei e quasi ogni insetto sono un abominio mangiarli (abominio: stesso termine usato per l'omosessualità). Ma guarda caso, quando si prende questo esempio mi viene risposto "eh ma va contestualizzato per l'epoca" :gha:  

 

 

Ultima cosa, nella bibbia non vengono citate le lesbiche, ma sono i rapporti tra uomini...Eccezion fatta per una citazione che vi riporto... (Molto vaga e discutibile...)  

 

 "Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l'uso naturale in quello che è contro natura"

 

Cosa ne pensate? 

 

ciaoooo  ^_^

 

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https://www.gay-forum.it/topic/24448-omosessualit%C3%A0-e-religione/
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per woody allen le religioni sono dei cataloghi di regole secondo le quali ci si deve comportare: andarein chiesa, sinagoga o altro, certe regole alimentari magari, chi si deve sposare, niente omosessualità e via dicendo.

 

per einstein le religioni sono superstizione.

 

per chi è religioso la sua religione è la verità.

 

per gli altri sono delle rotture di palle che sarebbe stato meglio non incontrare nella vita.  :swoon:

Molto interessante il tuo thread e ti dirò come la penso, anche se sarà una visione molto atea.

Tralasciando il fatto che secondo me Dio è un invezione dell'uomo fatta per avere un regime di regole e spiegazioni a fenomeni che un tempo era difficile studiare penso che la religione sia diventata ora la contraddizione fatta a persona.

Come si può sostenere che Dio ama tutti, di accettare l'altro e poi fare la guerra a delle persone anche solo per i loro comportamenti?

Se ci si pensa non solo l'omosessualità ma anche il divorzio non è ben visto all'interno della Chiesa.

Come si possono prendere per legge solo alcune cose che stanno scritte in un libro?

Come dici tu anche mangiare crostacei è abominio ma ho visto preti sbaffarsene in quantità industriali.

Se uno seguisse alla regola il libro dovrebbe praticamente vivere come un amish però amando tutti: neri, bianchi, gay, etero, divorziati.

Credo che se uno senta il bisogno di appoggiarsi ad un'entità superiore per il proprio sostentamento spirituale dovrebbe lasciare perdere l'istituzione Chiesa e pregare il Dio che ama tutti.

Penso non sia facile vivere in un contesto religioso sapendo di non essere accettato però dobbiamo ricordarci che "siamo tutti volere di Dio" e siamo tutti perfetti (tranne i miei ex ovviamente) :P

Io non credo nella bibbia, è un libro scritto solo da (bigotti) essere umani.

 

Basti solo pensare che l'omosessualità esiste in natura e anche il sesso orale, entrambi praticati da tanti animali. Ma ovviamente chi non è acculturato, non lo sa, quindi crede sia contro natura. Di conseguenza, scrive minchiate.

 

Per il resto, io non mi definisco religioso. La religione la vedo come una prigione, o come un tatuaggio che la gente è costretta a portare.

Edited by Mikafan

Molti argomenti sono stati trattati un po' troppo a "comodo" per la chiesa, dal momento in cui, nella bibbia, come viene condannata l'omosessualità, allo stesso modo viene condannato l'adulterio e i rapporti prima del matrimonio! Ma nessun prete al giorno d'oggi si scandalizzerebbe a sapere che una coppia adulta fa l'amore prima del matrimonio. E' giusto, ma si chiama incoerenza. Perché se è considerato alla pari di un rapporto omosessuale, allora c'è qualcosa che non quadra

 

Il fatto è che la Chiesa cattolica, oltre alla rivelazione contenuta nei libri sacri (vecchio e nuovo Testamento), pone a fondamento della sua dottrina anche le interpretazioni dei padri della chiesa, le disposizioni dei concili, gli insegnamenti dei papi.

Quindi la semplice lettera biblica o evangelica non sono sufficienti e possono comunque essere variate o derogate.

 

Per quanto riguarda poi l'omosessualità, essa è sempre stata considerata dalla Chiesa non solo cattolica, ma cristiana in generale un peccato molto più grave dell'"esuberanza" eterosessuale (detta anche lussuria), perché contraria alla natura che secondo il disegno divino ha distinto i due sessi e dato il piacere sessuale per generare figli, moltiplicando così la stirpe umana.

Chi pecca nell'ambito eterosessuale pecca secondo natura, perché non contiene adeguatamente un impulso che però è naturale.

Chi invece pecca in ambito omosessuale devia dal fine proprio della sua specie e quindi si oppone all'ordine divino seguendo un impulso innaturale. 

E' un po' come la differenza tra un fiume che, scorrendo da monte a valle, rompa gli argini: nulla di innaturale per quanto rovinoso per chi abita nei pressi, ed un fiume che invece, pur rimanendo entro gli argini, scorresse dal valle a monte: sarebbe un fatto innaturale e sospetto di diavoleria quando anche non fosse rovinoso per gli abitanti.

 

Rendo l'idea?

Edited by Mario1944

Io credo che la fede sia potenzialmente una gran cosa per il singolo individuo, nel momento in cui gli fornisca una consolazione nelle tribolazioni della vita, un senso e una direzione per il suo cammino su questa terra. Trovo invece che le religioni di massa siano potenzialmente molto pericolose (ne hanno dato da sempre prova), specialmente se anestetizzano o impediscono addirittura di ragionare e di esprimere valutazioni attraverso l'intelletto di cui siamo provvisti.

Che un omosessuale poi debba preoccuparsi che la propria natura offenda il dio che lo ha creato (se ci crede) mi sembra talmente un assurdo che, anche se avessi una fede, di certo non mi porrei questo problema.

Edited by wasabi

 

 


Io credo che la fede sia potenzialmente una gran cosa per il singolo individuo

 

Ci sono alcuni studi che dimostrano

come gli Atei affrontino la morte e il lutto meglio dei credenti.

 

In genere cito la morte di Petronio:

costretto a tagliarsi le vene per ordine dell'Imperatore

passa i suoi ultimi momenti a tavola a bere e a parlare di filosofia,

mentre Gesù sulla croce si disperava chiedendo al Padre di "allontanare da lui questo calice".

Oggi forse citerei la morte di Margherita Hack

("La materia rimane, magari torno come un gatto. O come un pezzo di merda!" :D)

rispetto alle ansie di immortalità del "devoto" Berlusconi.

Bullfighter4

 

 


Oggi forse citerei la morte di Margherita Hack
("La materia rimane, magari torno come un gatto. O come un pezzo di merda!" )
rispetto alle ansie di immortalità del "devoto" Berlusconi.

 

Ahi Ahi Ahi, sai cosa succede quando citi la Hack! Comuqnue potendo scegliere, meglio il gatto !

@Almadel dipende ... ci sono persone (ho conosciuto da vicino mia nonna paterna, per esempio) che trovano forza e tranquillità nel pregare, nell'affidarsi ad un'entita' superiore, che affrontano la vita più serenamente e con più fiducia.

Io, sinceramente, un po' le invidio, a volte mi piacerebbe poter credere in qualcuno che vuole il mio bene e che si preoccupa per me.

Però ho una mente troppo razionale e non ce la faccio a raccontarmi favole, faccio molta fatica ad autoingannarmi.

Bullfighter4

 

 


Io, sinceramente, un po' le invidio, a volte mi piacerebbe poter credere in qualcuno che vuole il mio bene e che si preoccupa per me.

 

Ma scusa, non ce l'hai gia' uno che vuole il tuo bene e si preoccupa per te? :-) E pensa un po", puo' fare veramente qualcosa per te in caso di bisogno.

Comunque sono d'accordo con te. E' difficile autoingannarsi se non si ha la "fede" ( e mi ritengo fortunato di non averla).

Provate l'ateismo, è divertente.

 

Se sentite il bisogno di qualcuno che vi ami, che vi stia vicino nei momenti difficili e in quelli belli, che si interessi a voi, alla vostra vita, alla vostre scelte ed emozioni, e che si prenda cura di voi, che vi coccoli, iniziate a farlo voi stessi (in senso riflessivo, non verso gli altri nella speranza che qualcuno faccia altrettanto per voi), e nel frattempo coltivate buoni rapporti umani, buone amicizie, buoni amori: innamoratevi, anche se poi va a finire male, a volte finisce bene.

 

Non c'è bisogno di un dio, nè per spiegare il cosmo, nè per vivere bene.

@Almadel dipende ... ci sono persone (ho conosciuto da vicino mia nonna paterna, per esempio) che trovano forza e tranquillità nel pregare, nell'affidarsi ad un'entita' superiore, che affrontano la vita più serenamente e con più fiducia.

Io, sinceramente, un po' le invidio, a volte mi piacerebbe poter credere in qualcuno che vuole il mio bene e che si preoccupa per me.

Però ho una mente troppo razionale e non ce la faccio a raccontarmi favole, faccio molta fatica ad autoingannarmi.

 

 

Anche mia nonna è molto cattolica,

ma proprio perché ha fede non avrei MAI il coraggio

di chiederle cosa pensa della morte con la stessa semplicità

con la quale hanno fatto questa domanda alla Hack.

 

Noi trattiamo sempre i credenti (specie quelli a cui vogliamo bene)

come una sorta di minorati mentali a cui sarebbe crudele togliere l'amico immaginario.

Questa nostra supponenza è - spesso - terribile.

 

Il problema è opposto a quello che noi pensiamo.

Non è Dio a renderli più forti (non lo fa),

è solo che loro sono così tremendamente deboli da averne bisogno.

 

Come diceva Gesù: "Non sono venuto per i sani, ma per i malati"

Invidiare la fede è come invidiare una sedia a rotelle quando hai le gambe che funzionano.

Woland non sai quante volte vorrei essere atea...! Ma sarebbe come pensare di non essere quello che sono; intendo che, ogni individuo si forma per com'è stato cresciuto e quello che ha avuto attorno da quando è nato, fino a quando non si è totalmente formato come individuo adulto... E no, questo non è essere "plagiato", perché tutti diventiamo chi siamo per un "lavoro" fatto da chi ci sta intorno. E poi una piccola percentuale è la nostra indole naturale. 

Per cui, ti do razionalmente ragione. Ma non "spiritualmente", perché non posso non credere a qualcosa di superiore...  L'appoggio delle persone lo cerco come lo cercano tutti, qui nella vita terrena... Ma poi alzo lo sguardo, e penso in grande... Penso "non puo' essere tutto qui. Tutto così banale..." 

 

Certo, quando ho paura di qualcosa in cui l'uomo non può fare molto, allora prego. E lo faccio anche per ringraziare di quello che ho. Ma principalmente, credo perché voglio pensare e sperare, che questo mondo non sia lasciato totalmente in mano a degli esseri di basso livello come gli umani. Che una forza che regola tutto, e da armonia all'universo sia "a capo" di tutto...

 

 


In genere cito la morte di Petronio:
costretto a tagliarsi le vene per ordine dell'Imperatore
passa i suoi ultimi momenti a tavola a bere e a parlare di filosofia,

 

Guarda che quello di parlare di filosofia era l' "exitus" stoico, l' "exitus" epicureo, com'era Petronio e come riferisce Tacito della sua morte, contemplava solo il godersi i piaceri della vita moderatamente fino all'ultimo senza discorsi troppo impegnativi e tanto meno filosofici.

 

 

 


mentre Gesù sulla croce si disperava chiedendo al Padre di "allontanare da lui questo calice".

 

Però oggettivamente la morte sulla croce sembrerebbe molto più sgradevole della morte per incisione delle vene dei polsi.....

 

 

 

 


Io credo che la fede sia potenzialmente una gran cosa per il singolo individuo, nel momento in cui gli fornisca una consolazione nelle tribolazioni della vita, un senso e una direzione per il suo cammino su questa terra.

 

Questo è vero!

Il problema è che sono bellissime invenzioni senza alcun supporto di realtà sperimentale o almeno di necessità razionale. 

Tanto vale confidare nelle bufale di Wanna Marchi!

Certo quelle della Marchi erano comunicate a titolo oneroso, mentre quelle delle religioni sono comunicate normalmente a titolo gratuito, però non sono meno faticose ed afflittive. 

Anche mia nonna è molto cattolica,

ma proprio perché ha fede non avrei MAI il coraggio

di chiederle cosa pensa della morte con la stessa semplicità

con la quale hanno fatto questa domanda alla Hack.

 

Noi trattiamo sempre i credenti (specie quelli a cui vogliamo bene)

come una sorta di minorati mentali a cui sarebbe crudele togliere l'amico immaginario.

Questa nostra supponenza è - spesso - terribile.

 

Il problema è opposto a quello che noi pensiamo.

Non è Dio a renderli più forti (non lo fa),

è solo che loro sono così tremendamente deboli da averne bisogno.

 

Come diceva Gesù: "Non sono venuto per i sani, ma per i malati"

Invidiare la fede è come invidiare una sedia a rotelle quando hai le gambe che funzionano.

 

Hai ragione, paradossalmente anche io ho sempre pensato questo. 

Perché trovo una gran dose di ignoranza in buona fede in queste persone...

Ecco che in questi casi mi ritrovo a combattere con un dualismo interiore cresciuto parallelamente alla mia omosessualità, ed alla mia razionalità.

E aggiungerei riflessività in ogni argomento che nella vita possa porre dubbi.

 

Non credo nell'uomo,

né nell'istituzione della chiesa. 

Trovo semplicemente una conciliazione tra il mio credere in una grande forza superiore, e la grande figura di Cristo. 

Per ciò che ha dimostrato nella vita. In fondo non importa molto se fosse davvero o meno figlio diretto di Dio (che cmq in fondo lo siamo tutti stando alla bibbia). Ma importa ciò che ha dimostrato. Ha dimostrato che l'uomo è capace di vivere senza odio. 

Dai era un hippie rivoluzionario! XD

Se lo si prende come figura all'infuori della religione, piacerebbe a tutti! 

 

Lascio una citazione del grande Faber. 

 

"Non intendo cantare la gloria 

né invocare la grazia e il perdono 

di chi penso non fu altri che un uomo 

come Dio passato alla storia 

ma inumano è pur sempre l'amore 

di chi rantola senza rancore 

perdonando con l'ultima voce 

chi lo uccide fra le braccia di una croce. "

 

 

 


Invidiare la fede è come invidiare una sedia a rotelle quando hai le gambe che funzionano.

 

Questo in effetti non l'ho mai capito!

Quelli che dicono: io non ho la fede purtroppo.

Ma come "purtroppo"?

Se pensi che sia meglio credere, chi ti impedisce di credere?

Se non hai fede, è perché razionalmente non pensi che abbiano fondamento le invenzioni delle religioni, ma se ti disturba tanto non credere a quelle invenzioni, credici pure e crogiolati nelle credenze!

Che senso ha capire che lo scrigno non contiene gemme, ma lamentarsi perché lo si capisce?

@Panda1806, son dal telefono e non posso quotare in maniera "figa", ma ci provo alla vecchia maniera.

 

Non è mia intenzione iniziare una discussione su scienza, ateismo e fede, né fare opera di evangelizzazione atea.

 

Ci tengo solo a replicare a una parte di quel che hai espresso, perché è molto peculiare.

 

Hai scritto

 

<<Ma poi alzo lo sguardo, e penso in grande... Penso "non puo' essere tutto qui. Tutto così banale...">>

 

Personalmente quando penso "in grande", vedo tutto fuorché la banalità.

 

La materia che ci circonda è in realtà composta principalmente da vuoto, persino quella solida, vuoto e particelle che, a ben vedere, son solo energia imbrigliata su s'è stessa.

 

La vita s'è sviluppata spontaneamente in un tremendo gioco ai dadi avvenuto probabilmente nelle profondità marine, vicino a sorgenti calde, molecole su molecole si sono scontrate, montate, spezzate, perdute, a velocità folli e per tempi lunghissimi, sino a quando nel numero incalcolabile di combinazioni spontanee dovute alla sola chimica e termodinamica di quel brodo, una molecola (o un set di molecole) si è distinta dalle altre: una molecola in grado di interagire con altre molecole e di riprodurre sé stessa, o qualcosa di molto simile a sé, o qualcosa che fosse in grado di riprodurla reciprocamente, o di produrne altre che in un ciclo chimico erano in grado di riprodurre quella di partenza.

 

I colori, gli odori, i sapori, i suoni che percepiamo non esistono. Sono solo costruzioni della nostra mente, selezionate da pressioni evolutive perché ci permettevano di interagire meglio con il mondo circostante, intercettando rispettivamente radiazioni, molecole in sospensione nell'aria, molecole disciolte nella saliva, e onde meccaniche, garantendo una probabilità di sopravvivenza più alta ai nostri antenati.

Ognuno di noi vive in realtà in una illusione autoindotta dalle sue reti neurali, figurandosi un mondo che, concretamente, non esiste come tale: e la parte più divertente è che quell'illusione è diversa da individuo a individuo perché muta in funzione delle sue esperienze pregresse e si adatta ad esse, sicché non è nemmeno un'illusione collettiva, e quel che ci permette di interagire tra di noi è la banale approssimazione, possibile solo perché abbiamo "la stessa marca" di reti neurali! :D

 

Personalmente trovo che tutto questo, tutto questo e tutto il resto, sia quanto di più lontano sia concepibile da "tutto così banale..." ^__^

 

Se c'è una cosa che trovo piuttosto banale, e inutile, è il dover inserire la figura di un entità creatrice a monte di tutto questo, di un genio che abbia voluto e progettato tutto.

È una semplificazione estrema, marcata spesso da un profondo antropocentrismo del tutto ingiustificato.

 

Ma ciascuno sa quel che sente necessario al suo mondo, e possiede il libero arbitrio, e su questo non si può ribattere.

Questo in effetti non l'ho mai capito!

Quelli che dicono: io non ho la fede purtroppo.

Ma come "purtroppo"?

Se pensi che sia meglio credere, chi ti impedisce di credere?

Se non hai fede, è perché razionalmente non pensi che abbiano fondamento le invenzioni delle religioni, ma se ti disturba tanto non credere a quelle invenzioni, credici pure e crogiolati nelle credenze!

Che senso ha capire che lo scrigno non contiene gemme, ma lamentarsi perché lo si capisce?

 

Provo a spiegare quello che intendevo ... se ci riesco ... (non è un ragionamento che voglia avere un senso, per la verità non è neanche un ragionamento, è un flusso di coscienza :-))

Non è che io invidi davvero, a livello razionale, chi ha una fede religiosa, non posso dire di volerla avere anch'io, però a volte mi piacerebbe potermi crogiolare in alcune convinzioni consolatorie.

Per esempio, mi piacerebbe pensare che i morti esistono ancora, in qualche luogo bello, sereno, dove stanno bene, meglio di come sono stati in vita magari. Mi piacerebbe pensare che essi ci vedono ancora, che sanno quello che proviamo, che sanno quanto ci mancano e che ci stanno vicini, magari ci proteggono.

Mi piacerebbe pensare che, quando non capisco più dove sta andando la mia vita, perchè accade una serie di cose impreviste, imponderabili e dolorose, ci sia un regista che sa quello che fa, che ha in mente un disegno, che sa qual è il mio bene e mi ci conduce (questo diventa però parecchio assurdo di fronte a cose che solo un dio particolarmente crudele e spietato potrebbe ordire).

Mi piacerebbe poter alzare gli occhi al cielo e chiedere aiuto, affidarmi nei momenti di sconforto, è un modo per continuare a sentirsi un po' bambini che confidano nell'onnipotenza dei genitori.

Però non si può dire: "Ok, adesso mi convinco che sia così perchè mi piace pensarlo". Se dentro di te sai che son tutte invenzioni della mente umana, lo sai e basta ...

 

 

 

Noi trattiamo sempre i credenti (specie quelli a cui vogliamo bene)

come una sorta di minorati mentali a cui sarebbe crudele togliere l'amico immaginario.

 

Non proprio (in parte sì, ma non è solo così ...)

Sarà che le persone con cui io sono cresciuto, mia nonna, ma anche i miei genitori,

sono molto intelligenti (posso dirlo senza paura di essere di parte).

Sono persone con le quali si può parlare tranquillamente di tutto, non sono dei fanatici

e, a volte, mi mettono il dubbio che la loro fede li aiuti molto (sto parlando di fede come dialogo interiore, come senso del sacro, come percezione di una realtà superiore, non come adesione alle parole della Chiesa, naturalmente). Ho visto morire mia nonna con una grande serenità, convinta che avrebbe incontrato di nuovo mio nonno e tutte le persone a lei care, ho visto mio padre convinto che lei sarebbe andata a stare meglio ... 

Io, invece, devo accettare che le persone sopravvivono solo nei nostri ricordi e in quanto di buono hanno fatto su questa terra, devo accettare che non rivedrò più chi è scomparso, se non nel profondo del mio cuore. Devo farmi una ragione del fatto che l'unico senso che gli eventi dolorosi possono avere risiede in quanto abbiamo imparato dal dolore che ci hanno causato, nella lezione che ci hanno dato.

Edited by wasabi

A prescindere dal fatto che come ha fatto notare chi ha dato vita al topic, ci sono delle incongruenze gigantesche in alcune religioni e che esse volenti o nolenti si siano trasformate nel tempo con i progressi della società (non scordiamoci che nell'antico testamento si parlava di schiavitù come se nulla fosse), il discorso che mi son fatta è semplice: credere in qualcosa che mi condanna per la mia natura, è da masochisti. Specie se poi l'entità in cui bisogna riporre le proprie speranze e la propria esistenza si dichiara infinitamente buona, onniscente + caratteristiche varie ed eventuali.

Mi sembra quanto mai assurdo che tale entità possa desiderare la mia sofferenza e totale infelicità su una questione come quella della scelta della persona con cui voglio condividere la mia vita.

Per tale motivo, dovesse esistere realmente qualcosa, sarà quel qualcosa ad avere la premura, in quanto essere onniscente, a comprendere le mie ragioni.

Io di mio vivo come coscienza mi dice di fare, consapevole del fatto che non ho bisogno della minaccia di una fantomatica punizione alla fine della corsa per sapere come si fa a convivere in maniera civile con il prossimo.

E lo preferisco di gran lunga al vivere secondo delle regole che alla fin fine vengono rispettate dal 99% della popolazione a seconda di come gli convenga: piuttosto che pensare a chi mi porto a letto io, forse è il caso che questi individui si ricordassero che fino al matrimonio devono praticare l'assoluta castità e una volta sposati, gli è concesso avere rapporti solo ai fini riproduttivi. Ed è un problema decisamente più complesso da affrontare rispetto a quello dell'omosessualità :asd:

 

 


Per esempio, mi piacerebbe pensare che i morti esistono ancora, in qualche luogo bello, sereno, dove stanno bene, meglio di come sono stati in vita magari. Mi piacerebbe pensare che essi ci vedono ancora, che sanno quello che proviamo, che sanno quanto ci mancano e che ci stanno vicini, magari ci proteggono.
Mi piacerebbe pensare che, quando non capisco più dove sta andando la mia vita, perchè accade una serie di cose impreviste, imponderabili e dolorose, ci sia un regista che sa quello che fa, che ha in mente un disegno, che sa qual è il mio bene e mi ci conduce (questo diventa però parecchio assurdo di fronte a cose che solo un dio particolarmente crudele e spietato potrebbe ordire).
Mi piacerebbe poter alzare gli occhi al cielo e chiedere aiuto, affidarmi nei momenti di sconforto, è un modo per continuare a sentirsi un po' bambini che confidano nell'onnipotenza dei genitori.
Però non si può dire: "Ok, adesso mi convinco che sia così perchè mi piace pensarlo". Se dentro di te sai che son tutte invenzioni della mente umana, lo sai e basta ...

 

Wasabi, un conto è che uno dica che sarebbe opportuno se ci fosse un dio che spiegasse il tutto come causa e come fine, un dio provvidenziale cui rivolgersi in caso di necessità, un dio giustiziere che punisse in questa o almeno nell'altra vita quelli che riteniamo malvagi e premiasse quelli che riteniamo buoni, un dio riconoscente che rendesse immortale quanto di eccellente crediamo di fare in questa vita ecc. 

Che tutto questo sarebbe opportuno posso anche ragionevolmente concordare.

 

Un altro conto è che uno dica che non crede che tutto ciò sia possibile, se non altro perché non c'è nessuna evidenza dimostrativa, ma si lamenta di non crederci.

Questo mi sembra assurdo!

Se uno non ha stima delle sue stesse opinioni, tanto vale che le dismetta e raccolga quelle che più lo soddisfanno, invece di rifiutarle, ma di lamentarsi di non poterle avere. 

 

 


il discorso che mi son fatta è semplice: credere in qualcosa che mi condanna per la mia natura, è da masochisti.

 

Questo è in parte vero, ma daltronde è anche vero che credere solo in ciò che ci fa comodo, che si adatta perfettamente alla nostra indole, ai nostri vizi, ai nostri difetti, forse è tanto facile da essere ridicolo, se non stupido.....

 

 


Wasabi, un conto è che uno dica che sarebbe opportuno

 

Non ho detto che sarebbe "opportuno", così come non ho parlato di un dio giustiziere, io non voglio mai punire nessuno, non è nella mia indole. Anche l'idea del "premio" non mi piace, preferisco pensare che i comportamenti virtuosi siano di per sé migliori per tutti e che quindi siano autosufficienti e non necessitino di premi ulteriori. Non farei mai qualcosa per un "premio nell'aldilà", come non eviterei di fare qualcosa per paura della "punizione nell'adilà". La mia etica è tutta basata sull'aldiqua e non necessita di stampelle basate su altri mondi.

 

 

 


Se uno non ha stima delle sue stesse opinioni, tanto vale che le dismetta e raccolga quelle che più lo soddisfanno, invece di rifiutarle, ma di lamentarsi di non poterle avere

 

Non è che non ho stima delle mie opinioni, le difendo anche.

Ma non si può scegliere un'opinione. Mi spiego?

 

Forse vorrei solo, qualche volta, un viaggio mentale, un'illusione ...

Dite che dovrei passare alle canne? E' che non mi rilassano ...

Non ho detto che sarebbe "opportuno", così come non ho parlato di un dio giustiziere, io non voglio mai punire nessuno, non è nella mia indole. Anche l'idea del "premio" non mi piace, preferisco pensare che i comportamenti virtuosi siano di per sé migliori per tutti e che quindi siano autosufficienti e non necessitino di premi ulteriori. Non farei mai qualcosa per un "premio nell'aldilà", come non eviterei di fare qualcosa per paura della "punizione nell'adilà". La mia etica è tutta basata sull'aldiqua e non necessita di stampelle basate su altri mondi.

 

Wasabi, ma io non mi riferivo specificamente a te:  avevo commentato un'affermazione di Almadel a proposito di quelli che non hanno fede ma si lamentano di non averla e poi ho ripetuto lo stesso concetto a te perché mi avevi quotato.

 

 

 

Ma non si può scegliere un'opinione.

 

Quindi le opinioni sono innate?

Mi sembra improbabile, anche perché se lo fossero, non potremmo mai cambiarle.....

Edited by Mario1944

Non tutto ciò che non si sceglie è innato ...

 

Non posso scegliere di chi innamorarmi, non posso scegliere di credere in un dio come piace a me, non posso scegliere di non ritenere una persona a cui sono affezionato una testa di cazzo, non posso scegliere di non rendermi conto che mia madre è stupida (è un esempio, la mia non lo è XD).

 

 


ma daltronde è anche vero che credere solo in ciò che ci fa comodo, che si adatta perfettamente alla nostra indole, ai nostri vizi, ai nostri difetti, forse è tanto facile da essere ridicolo, se non stupido.....

Difatti la mia personale soluzione non è credere in qualcosa che mi fa comodo, ma sospendere il giudizio ed agire nel rispetto della convivenza civile. E non c'è bisogno di credere in qualcosa per farlo.

Ed è terribilmente ipocrita credere in qualcosa usandola come giustificazione per imporsi sulle libertà del singolo individuo se poi per primi non si rispettano le leggi che impone il proprio credo. E l'esempio sui rapporti pre-matrimoniali e quelli finalizzati alla sola procreazione  basta e avanza per dimostrare come il 90% dei credenti verrà a farmi compagnia nell'eventualità che esista un bel girone infernale.

A questo punto, preferisco volgere i miei sforzi nel cercare di condurre una vita coerente e retta nel rispetto del prossimo piuttosto che credere in qualcosa, agire in maniera totalmente incoerente rispetto a ciò che quel credo mi impone e nel frattempo andare a giudicare ed impormi sulla libertà altrui pure quando quell'altrui è innocuo e vorrebbe solo conquistarsi un po' di felicità come qualsiasi essere umano sulla faccia del pianeta.

 

 


Non posso scegliere di chi innamorarmi, non posso scegliere di credere in un dio come piace a me, non posso scegliere di non ritenere una persona a cui sono affezionato una testa di cazzo, non posso scegliere di non rendermi conto che mia madre è stupida (è un esempio, la mia non lo è XD).

 

E' un'opinione che francamente mi lascia perplesso se non sia inserita in una concezione necessitante di tutti gli eventi, che però ci spoglia di ogni virtù e di ogni vizio nelle azioni quotidiane: se non posso scegliere, non ho né meriti né colpe per quello che faccio. 

 

 

 


Difatti la mia personale soluzione non è credere in qualcosa che mi fa comodo, ma sospendere il giudizio ed agire nel rispetto della convivenza civile.

 

Si parlava di chi crede in un dio che lo condanna per la sua natura o per i suoi impulsi più o meno naturali.....

Il problema del rispetto della convivenza civile è facilmente risolubile nella temperie storica:  sappiamo grosso modo quali ne siano le regole qui oggi o là ieri.

Ma se il rispetto della convivenza civile lo astraiamo dal momento storico per adeguarlo all'eternità fuori del tempo e all'universalità fuori dello spazio che dovrebbero essere proprie di un dio, nascono parecchie e irresolubili complicazioni!

@Mario1944

Ed infatti io non capisco come si fa a credere in qualcosa che ti condanna, pur rispettando chi ci riesce purché non vada a infastidire il prossimo.

Anche perché se la guardiamo sotto il punto di vista della definizione dell'entità in cui si crede, se essa è onniscente, infallibile e infinitamente buona, non vedo perché debba prendersela con persone che conducono una vita retta solo perché amano uno del proprio stesso sesso e agiscono in buona fede.

Pure perché prima di porsi il problema se come omosessuale posso credere o meno, devo pormi altri 10.000 problemi di carattere etico che non si sposano assolutamente con i precetti del libro di fede, a partire dal santificare le feste ma non poterlo in teoria fare in un luogo di culto dove sono esposte statue di qualsiasi natura, dato che nel 10 comandamenti è chiaramente scritto (seppur non si sa per quale motivo quasi nessuno lo rispetta) "Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai."

 

Quindi almeno secondo il mio punto di vista, o si rispettano tutti i precetti della fede o almeno ci si sforza nel farlo quanto più possibile, o si decide di non farlo.

Trovarsi a metà strada e sentirsi in colpa perché non si è in grado di rispettare i precetti di qualcosa in cui si crede, è la strada migliore per condannarsi all'infelicità perenne in vita.

Oppure si segue la strada che è per la maggiore, cioè si fan orecchie da mercante riguardo alle cose che non si riescono a rispettare e si va avanti senza problemi.

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