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Dal 4 a 6 settembre 2009 si terrà a Sarzana il IV Festival della Mente.

Quest'anno si è voluto avere rappresentati, con relazioni, anche temi culturali

e temi legati all'Etica. Figurano così in programma, tra l'altro, una relazione dal

titolo «Alterità umana», affidata ad Adriano Prosperi, e due sull'identità maschile

e femminile, di cui parleranno Luigi Zoja e Miriam Mafai.

 

Come al solito manca una relazione dedicata all'identità omosessuale: identità

gay e identità lesbica.

E, come al solito, l'uomo e la donna vengono identificati con l'uomo eterosessuale

e la donna eterosessuale.

 

Di qui la veridicità - OT - del mio motto: «gli eterosessuali sono una maggioranza che

si prende per un Universale».

 

Ma se uno di voi - non parlo di quelli che non si vogliono definire, né di quelli che confondono

definizione di sé ed "etichettatura" - fosse invitato a prendere la parola, saprebbe - sapremmo -

dire, balbettare qualcosa?

 

Perché gli uomini sono abituati a raccontarsi da secoli, le donne sono specialiste nell'arte di

parlare de "la donna" (e il suo vissuto, e le sue rivendicazioni, e la sua sessualità, e i suoi

peculiari sentimenti, e i suoi diritti, e un'infinità di cose ancora), ma gay e lesbiche non lo sono

(usiamo una litote) per niente. Spesso nella letteratura hanno elaborato

un linguaggio allusivo e cifrato, o addirittura assunto un'identità eterosessuale.

 

Le cose sono però cambiate, almeno a livelli di punta.

 

Molti/e di voi sono 20 e 30enne, studenti/studentesse universitari/e o laureati. Sapreste

parlare dell'identità gay e lesbica, o almeno impostare un discorso

su di essa, se ve ne fosse data l'opportunità, di fronte a un pubblico vario e composito?

Oppure stilare una scaletta dei temi che si dovrebbero toccare? Insomma, se il Paese in

cui viviamo diventasse improvvisamente laico, liberale, tollerante e aperto, noi saremmo

pronti a fare la nostra parte e ad esserne Attori?

 

 

PS: apro questo topic sui lunghi tempi, tra l'altro tra un paio di giorni parto in vacanza

e non potrò intervenire.

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https://www.gay-forum.it/topic/10853-identit%C3%A0-omosessuale-appunti/
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ciao Isher, ho tolto il tuo doppio post e adesso mi lambicco il cervello con la vera questione...

 

riuscirei a parlare in pubblico dell'identita' lesbica? Probabilmente si', ma mi troverei a sostenere la tesi che non esiste niente del genere!!

Si puo' parlare di temi comuni alla maggioranza delle lesbiche, ma ci sara' sempre qualcuno che potrebbe mettersi in mezzo e dire "no, le cose per me non stanno cosi'."

Temi universali non ne esistono... non so come facciano ad esistere nel caso delle donne e uomini etero perche' non mi sono mai posta il problema, ma sono fermamente convinta che per il mondo lesbico e probabilmente anche quello gay l'identita' gay sia un'utopia in cui speriamo in molti ma poi non si riscontra nei fatti, di conseguenza se dovessi fare un discorso verterebbe su quello.

E' vero che fattualmente se si apre una discussione sulla identità omosessuale o lesbica

verranno da gay e lesbiche più obiezioni o in generale atteggiamenti antagonistici che

di reale confronto o condivisione.

 

Però ci possiamo chiedere perchè...ciò accade?

 

L'identità nazionale americana, secondo vecchie categorie eurocentriche ( razza, religione, lingua,

tradizioni cetuali e dinastiche ) era più debole di qualunque identità nazionale europea.

 

un popolo buono solo a fare frigoriferi...avrebbe detto un Mussolini.

 

Oggi a nessuno verrebbe in mente che l'identità americana sia così debole, prima i fatti

hanno smentito le categorie poi l'america ha imposto le sue categorie, diverse da quelle

europee.

Mah io principalmente direi che cio' accade perche' essere gay e' una caratteristica che accomuna un certo gruppo di persone ma le somiglianze finiscono li'. Sarebbe come parlare di identita' dei biondi: un gruppo di persone accomunato dall'avere un determinato colore di capelli. Insomma e' una comunanza superficiale, non molto profonda. Ci sono identita' razziali e identita' nazionali che hanno forti radici comuni, anche li' non mancano i dissidenti ma forse i legami sono piu' forti perche' si ha in comune un vissuto, una storia, una tradizione, e si presuppone che chi appartiene a quei gruppi (ad es. i neri, gli italiani) ne sia cosciente e orgoglioso. Intendiamoci non e' che i gay non abbiano una storia comune, perche' ce l'hanno, e' solo che non sono molto interessati ad essa. Del resto io conosco persone "tecnicamente" giamaicane che pero' non si sentono di avere nulla a che spartire con la loro identita', cosi' come io sulla carta sono italiana ma non ho niente a che spartire con l'identita' italiana. Solo che nel nostro caso, noi siamo minoranza. Nel caso dell'identita' gay sono di piu' le persone che si disinteressano o non si identificano in questo concetto comunitario. Forse, eh. E' solo la mia risposta al tuo perche'.

Io comincerei a parlare di come viene negata e scoraggiata l'esistenza di una individualità e una identità gay.

No, non sei gay - ti dicono tutti, ma prima ancora che tu accenni ad esserlo. Te lo dici tu stesso,

insaponandoti e impastandoti la testa con rimozioni e negazioni, alle prime avvisaglie che, invece, lo sei.

Quindi tutta una parte del mio intervento sarebbe tesa a spiegare perché non si forma facilmente una

identità gay, ma essa è negata da tutti e ricacciata indietro finché è possibile.

 

Poi identificherei il punto di differenza tra questa situazione e quella in cui tutta una serie di «no»

vengono sgominati, e cercherei di ricondurli a dei fattori: di età ed epoca storica (un ragazzo che aveva 16 anni

negli anni Sessanta, o oggi) di cultura (l'importanza dell'informazione e della cultura in senso lato) di contesto

(essere isolati/non essere isolati come omosessuali) di inserimento nella realtà glbt (Collettivi - oggi non

esistono più -, Associazioni, Associazioni gayfriendly, chat, Forum, e altro) andando avanti su questo tipo

di discorso fino a identificare tutti i luoghi in cui si forma il «no» alla coscienza e il «si» alla coscienza

omosessuale, e dalla coscienza procederei alla identità.

 

Insomma comincerei non con le «condizioni di possibilità» kantiane, ma con gli «elementi reali e psicologici

di negazione»: dovrei riempire facilmente il tempo assegnatomi, ma naturalmente in questo topic possiamo

fingere di avere a disposizione una relazione di 24 ore, perché questo non sarebbe che l'inizio.

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