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Recenti fatti di Omofobia e movimento GLBT


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La comunità GLBT è per sua natura divisa per categorie (Trans, Drag, orsi, fichetti, lesbiche ecc) sia politicamente (destra, centro, sinistra) ma ciò che ho sempre ritenuto grave è l'incapacità di condividere una linea comune di base e cosa ancora più grave il totale disinteresse di certe persone alle battaglie che da anni il movimento conduce.

 

Fin'ora i casi di omofobia hanno riguardato solo le persone particolarmente esposte che non potevano nascondere o non volevano nascondere di appartenere alla comunità GLBT (trans, attivisti, effeminati) ma i recenti fatti di cronaca oltre ad essere martellanti hanno una novità: l'omofobia colpisce tutti noi e arriva dentro i nostri luoghi di ritrovo.

 

Sarà solo un impressione ma questa novità (che poi perché dovrebbe essere una novità non saprei) ha in qualche modo "risvegliato" le coscienze di qualcuno (almeno dovrebbe). Fin'ora non c'è mai stata veramente la consapevolezza del fatto che ci piaccia o no stiamo tutti sulla stessa barca: qualcuno ha sempre pensato che certe cose non lo riguardassero e che poteva vivere tranquillo senza complicarsi la vita semplicemente ignorando certe questioni o addirittura criticando certe scelte. Per mia esperienza personale queste persone o hanno la fortuna di nascondere il proprio essere sempre o almeno quando vogliono, o hanno talmente paura per la loro situazione persone da criticare qualsiasi cosa a "marchio" GLBT.

 

Sarebbe troppo facile ritirare fuori la ciclica polemica sul Gay Pride: amato da chi non può o non vuole nascondersi e odiato da chi per un motivo o per un altro è in categoria "velati" e "repressi" che nel criticare i cosiddetti "eccessi" non si rendono conto di praticare una discriminazione all'interno della comunità GLBT semplicemente perché s'illudono che se tutti fossero sobri (per usare un termine carfagnano) il mondo accetterà l'omosessualità con più facilità.

 

Sarebbe altrettanto facile sottolineare l'ipocrisia di chi "non frequenta locali" perché non vuole ghettizzarsi ma poi frequenta battuage, chat o il Gay-forum ignorando che (forse anche consapevolmente) nessuno "campa d'aria" e quindi in qualche modo si deve ghettizzare almeno per un po per soddisfare i suoi bisogni (non solo sessuali)

 

Ho recentemente polemizzato sul forum e nella vita reale sul coming out: chi ha visto il film Milk saprà che secondo lui il diritto alla privacy è il peggiore dei nostri nemici e non posso che condividere. Ora mi auguro che tutto questo sia compreso e che arrivi il giorno che nonostante le differenze sacrosante all'interno della comunità GLBT questi principi di base non vengano più messi in discussione

La cosa allucinate è che solo in Italia, tra i Paesi sviluppati dell'occidente (ma lo siamo ancora??), il Gay Pride viene considerato come "offensivo", "oltraggioso" addirittura verso la chiesa cattolica (ma chissenefrega!!), "sconcio" e altre idiozie del genere!!

 

In tutti gli altri Paesi, il Gay Pride è esattamente uguale al nostro (caricature dei vescovi comprese), ma nessuno si sogna di attaccarlo in modo così animalesco, e ovunque meno che in Italia è semplicemente considerato una bella festa nella quale si fanno anche sacrosante rivendicazioni (come in effetti è).

 

Il dramma è che in Italia c'è persino qualche gay che si è lasciato fare il lavaggio del cervello.

kelp, sei persino troppo positivo nella tua osservazione. "qualche" gay sono in realta' tantissimi, che talmente tanto hanno sentito ribadire baggianate come "possono fare quello che vogliono, basta che lo facciano tra le quattro mura di casa loro" o che "dio ama il peccatore ma non il peccato" o tantissimi altri esempi che ora non mi vengono in mente perche' e' tardi, che se ne sono auto-convinti. E' questa la cosa piu' triste... che il cattolico medio non sappia pensare con la propria testa non me ne stupisco (fermo restando che secondo me i cattolici non esistono, perche' non vale che ti prendi solo quelle parti della religione che ti si addicono e ignori le altre... i cattolici veri non esistono!) ma mi rattrista enormemente vedere che non ci riesce il gay medio.

Il problema è che il gay medio italico non è consapevole di porre in atto

una serie di comportamenti difensivi di adattamento ad un ambiente ostile.

 

Se così fosse il dissenso sarebbe fra impegno e disimpegno, ma almeno

parleremo lo stesso linguaggio

 

Il problema è che il gay medio italico è impregnato dei pregiudizi omofobici

cioè ha costruito la propria identità interiorizzando gran parte di ciò che gli

veniva propinato per evitare di affrontare problemi e paure.

 

In poche parole ha razionalizzato la propria paura costruendosi una identità

a misura dell'omofobia e quindi non è consapevole neanche di porre in essere

comportamenti difensivi o di adattamento all'ambiente.

 

A quel punto non esiste neanche un linguaggio comune, anzi inevitabilmente

si cozza....fra di noi.

 

Per questo è difficile affrontare il discorso su mere basi logiche o politiche

etc. etc.

L'omofobia interiorizzata

è già di per sè una reazione.

Sbagliata e nociva per tutti;

ma comunque una reazione.

 

Anch'io mi sono spesso chiesto

quale sia il "motivo italiano"

che fa in modo che solo qui

i Gay Pride vengano criticati

dalla stessa comunità.

 

Ci deve essere una spiegazione storica o sociale

che ci ha permesso di interiorizzare così tanto

le motivazioni dei nostri aggressori.

 

Io ho una sola spiegazione: MAMMISMO.

I giovani italiani sono - a causa dei bassi stipendi e alti affitti -

estremamente dipendenti dalla convivenza con la famiglia

e dai contributi che ricevono dai genitori

(stimati in 200 euro mensili per trentenne lombardo

fino ai 400 euro al mese per trentenne campano).

 

In questa situazione di convivenza e dipendenza

è impossibile affrancarsi dall'Ideologia del Decoro,

che deve essere fatta propria se non si vuole il conflitto.

In genere chi scrive sul cd. sistema di "tolleranza repressiva"

intendendo con ciò descrivere la vischiosità di un sistema in cui

lo stato delega storicamente la repressione a chiesa e famiglia,

parla di "Familismo"

 

Questo peraltro in gran parte d'Italia prende la forma del cd.

"Familismo amorale" secondo la classica definizione di Banfield

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Familismo_amorale

 

E' chiaro che una società stagnante non incoraggia il cambiamento

tuttavia sulla forma mentis agiscono fattori culturali e psicologici che

inducono un certo tipo di reazione di adattamento.

 

Il problema però è come superare la situazione.

 

Per certi versi chi viene fuori provocando reazioni omofobiche

negli eterosessuali destabilizza i gay che vivono in questa situazione

per altro verso queste persone cercano di mantenere il punto di vista

eterosessuale sull'omosessualità e sotto questo profilo la battaglia è

anche culturale.

AndrejMolov89

L'omofobia interiorizzata

è già di per sè una reazione.

Sbagliata e nociva per tutti;

ma comunque una reazione.

 

Anch'io mi sono spesso chiesto

quale sia il "motivo italiano"

che fa in modo che solo qui

i Gay Pride vengano criticati

dalla stessa comunità.

 

Ci deve essere una spiegazione storica o sociale

che ci ha permesso di interiorizzare così tanto

le motivazioni dei nostri aggressori.

 

Io ho una sola spiegazione: MAMMISMO.

I giovani italiani sono - a causa dei bassi stipendi e alti affitti -

estremamente dipendenti dalla convivenza con la famiglia

e dai contributi che ricevono dai genitori

(stimati in 200 euro mensili per trentenne lombardo

fino ai 400 euro al mese per trentenne campano).

 

In questa situazione di convivenza e dipendenza

è impossibile affrancarsi dall'Ideologia del Decoro,

che deve essere fatta propria se non si vuole il conflitto.

Molte persone gay disprezzano il gaypride per una ragione molto semplice : il desiderio di normalità. Al di là del mammismo imperante, la maggior parte dei gay ha paura di dare consenso a tutte le istanze di una comunità perchè questo li farebbe sentire meno normali, è come se si aggrappassero ad un piccolo frammento di normalità attaccando non loro stessi per la loro sessualità, ma coloro che in teoria vengono visti dalle persone come individui "pericolosi" che dovrebbero vergognarsi. E' una sorta di mediazione: sono gay, non sono rientrabile nel canone, devo accettarlo, però non mi aggrego ai miei simili così posso tenere ben saldo un piede nel mondo convenzionale, e infilare il pene da qualche parte e sentirmi comunque legato al mondo in cui non potrei entrare.

Credo che sia la sintesi di quello che ho pensato oggi. Questo ragionamento, penso, sia estendibile anche alle comunità eccetera.

Ma Greed89... ci dovrà pur essere

qualcosa di "italiano" in tutto questo.

 

E' l'effetto in ambito gay dalla mancanza di "senso della comunità" che manca alla maggior parte della gente in Italia. Familismo amorale vuol dire questo, ricercare il vantaggio a breve termine per sé o per il proprio clan familiare e fregarsene crassamente del resto.

Un evasore si crede furbo perché risparmia qualche migliaio di euro all'anno, ma ha servizi pubblici scadenti, una polizia sotto-equipaggiata, autostrade che cadono a pezzi (treni che deragliano e fanno esplodere un'intera stazione a Viareggio...). L'evasore pensa a se stesso solo come individuo, non come membro di una comunità.

Ma se tutti gli evasori pagassero le tasse, avremmo ottime scuole e ospedali, più sicurezza senza ronde, infrastrutture degne di questo nome, e si potrebbero pure abbassare la tasse! Ci guadegnerebbero infinitamente anche loro (gli ex-evasori).

 

Per i gay pride è la stessa cosa: è più facile e comodo a breve termine nascondersi come fanno i velati o in generale fregarsene dell'impegno politico per imporre i nostri diritti. Un gay velato si crede furbo perché sfugge ai problemi che l'omofobia della gente gli potrebbe creare illudendosi di essere solo un individuo che non ha nulla a che fare con la comunità gay (e questo lo fanno non solo i velati, anche se loro raggiungono vette di squallore ineguagliabili): riduce la sua vita affettiva al minimo possibile (l'atto sessuale anonimo) e cerca di conformarsi alle aspettative degli etero peggiori; sputa sentenze su manifestazioni che non ha mai visto, né ha alcuna intenzione di parteciparvi in futuro (nemmeno per cambiarle da come crede che siano ora!).

Nei casi peggiori diventa direttore di giornali omofobi (vedi Boffo), o pastore evangelico anti-gay (vedi Ted Haggard) o papa (non c'è bisogno di esempi)...

Un ipocrita del genere può arrivare a vivere discretamente se diventa abbastanza potente da assicurarsi dei privilegi. Rimarrà però sempre nella menzogna, ricattabile, e la sua vita sarà stata alla fine squallida, senza contare che può in ogni momento venire sputtanato e cadere in disgrazia (vedi ancora Boffo).

Ma quanto infinitamente migliore sarebbe la sua vita nel lungo termine se lui e tutti quelli come lui cominciassero a darsi da fare per l'emancipazione dei gay come comunità?

Il senso della comunità sta alla comunità

come la coscienza di classe alla classe.       

 

D'altronde tu Almadel hai altrove posto

un paragone coi metalmeccanici

 

Solo che  hai omesso di dire che quando

l'operaio italiano ha realizzato di non poter

diventare maggioranza, perchè la rivoluzione

industriale era finita e la sua classe non era

più il motore della storia, ha iniziato a votare

Lega Nord.

 

Per noi il problema non si pone perchè

noi sappiamo che saremo sempre una

minoranza, nessuno ci può promettere

che diventeremo maggioranza.

 

Questa è già una differenza specifica

perchè le battaglie di minoranza, in

generale, in Italia sono difficili.

AndrejMolov89

Ma Greed89... ci dovrà pur essere

qualcosa di "italiano" in tutto questo.

 

Il desiderio di "normalità" per un gay spagnolo

passa per il Gay Pride, per un gay italiano no.

Beh... credo che alla fine sia qualcosa radicato nella cultura italiana, ovvero nella volontà di preservare sè stessi senza interrogarsi su quello che accade agli altri. Potremo definire la società, e gli individui che ne fanno parte una sorta di piccoli narcisi alla riscossa. Essere normali è una questione di involucro, non di sentimento. Al di là dei problemi che sono stati affrontati fin'ora, ovvero della cultura italiana intrisa di un bigottismo e di un familismo amorale, c'è anche una sorta di narcisismo. Spero di non usare il termine impropriamente. Non importa com'è sentirsi normali, è importante darlo a vedere. Con questo non voglio assolutamente affermare che l'essere normali solo da un punto di vista estetico sia il problema, perchè il termine narcisismo si estende a tutta una serie di comportamenti che trasformano qualsiasi atto, qualsiasi interesse come piccoli componenti di un estesi totale della persona. Credo che in italia ci sia questo malanno, ovvero il mancato interesse verso tutte le azioni, e l'utilizzazione di certe cose per crearsi un immagine.

Sembra banale come discorso, forse lo è, ma si può riscontrare un pò ovunque nella nostra cultura, soprattutto tra di noi gay. :P

spero di essere stato chiaro.

In ogni caso credo che sia soltanto in funzione di essere classificato normale dai più, ovvero una repressione sistematica di alcuni tratti per far emergere quello che in ogni caso fa riportare il singolo individuo nella norma della massa.

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