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Il Foglio: no alla parola GAY, sì alla difesa dell'italianissimo "frocio"


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Riporto quanto ritrovato su questo sito web, ripreso dall'edizione online del quotidiano Il Foglio:

 

Ci sono parole che una persona elegante non pronuncia mai. Non mi riferisco al turpiloquio tradizionale: io continuo a non rassegnarmi all’idea che una donna possa dire “scopare” o “cazzo” come se niente fosse ma so che comunque il mondo non cascherà, che il problema rimarrà circoscritto perché quelle parole diminuiscono soltanto lei. Invece il neoturpiloquio oltre che involgarire il singolo parlante diminuisce l’intera società che lo accetta e anzi vi indulge, minando la capacità di ragionamento di milioni di uomini. La prima delle nuove parolacce è talmente infettiva che non mi basta usare, a mo’ di guanti o di pinze, le tradizionali virgolette. Chiaramente sto riferendomi alla parola di tre lettere che comincia con G e finisce per Y. Se la vedrà chi in redazione dovrà titolare l’articolo, io non la pronuncio di sicuro, io indosso giacche Boglioli e pantaloni Incotex, ho uno stile da difendere.

 

Quella parola lì è quattro volte insoffribile: 1) è una parola inglese-americana; 2) è una parola rubata al neolatino; 3) è una parola che non si legge come si scrive; 4) è una parola che impone un giudizio. La prima colpa può sembrare lieve ma fateci caso: da quant’è che a Parma, se siete di Parma, non sentite la parola “culano”? e se siete di Bologna, la parola “busone” da quanto tempo non risuona melodiosa nelle vostre orecchie? Io in via del Pratello non l’ho mai sentita, gli studenti fuorisede sono i più conformisti, l’ultima ridotta potrebbe essere l’osteria Da Vito, se Guccini ci capita ancora. L’inglese internazionale applicato alla tecnologia e ai suoi recenti ritrovati è meno nocivo, denominando oggetti nuovi non uccide parole esistenti, quando invece si accanisce su cose antiche come il mondo (tipo la sodomia) ecco che taglia le lingue, falcia interi vocabolari. La parola cattiva scaccia quella buona e negli ultimi anni molti meravigliosi sinonimi si sono estinti e molti altri sono serissimamente minacciati, alla stregua del rinoceronte di Giava. Il movimento per i diritti di coloro che cominciano per G e finiscono per Y (scusatemi se non sono più esplicito, io vesto camicie Borrelli e maglie Zanone, non vorrei dover portare tutto in lavanderia) ci impone il dovere di parlare la sua lingua. Altro che difesa dei dialetti, qui è già molto se riusciamo a difendere l’italiano e la sua ricchezza espressiva. Infatti la proposta di legge della lesbica professionista Paola Concia, la cosiddetta legge contro l’omofobia, aggredisce finanche l’italiano regionale di “finocchio” e “culattone” e l’italiano-italiano di “invertito” e “pederasta”: ogni vocabolo tradizionale sarà querelabile e i magistrati diventeranno i nuovi cruscanti, l’italica favella cadrà nelle loro mani.

 

Colpa numero due: quella parola assassina è una parola ladra che ha saccheggiato il provenzale, una delle lingue più poetiche del pianeta, già massacrata dal centralismo francese. Lo sanno bene i piemontesi e i liguri che di cognome fanno Gay e i cui capostipiti erano allegri, non culi, e che oggi si ritrovano forse dileggiati e di sicuro storpiati foneticamente per colpa dell’omosessualismo giunto da Oltreoceano. Vista la gravità della colpa numero tre vorrei che il turpiloquente si buttasse in acqua con l’evangelica macina al collo: la parola di tre lettere che comincia per G e finisce per Y provoca dislessia, specie nei più piccoli. Perché la mancata corrispondenza tra grafema e fonema, problema tipico dell’inglese, colpisce la neurobiologia del bambino italiano, a cui il latte materno suggerisce di pronunciare A la lettera A. Ci sono studi medici in proposito ma gli omosessualisti non se ne curano: chi più egoista di loro?

 

Colpa numero quattro: la parola di tre lettere che comincia per G e finisce per Y impone alla società un giudizio positivo su chi imposta la propria vita sui rapporti omosessuali. E’ una parola pubblicitaria e se lo sterminio dei sinonimi non verrà fermato presto non ce ne saranno altre. L’uomo orgoglioso di andare con gli uomini è gaio quindi felice, è uno che ride, che balla e si diverte e non avendo figli da mantenere può permettersi più viaggi, più vacanze, più ristoranti, più mostre, più cinema, più concerti. Uno che si gode la vita: questo è il significato nemmeno tanto subliminale della parolaccia in questione. E se invece io giudicassi costui un povero sfigato, in senso stretto e lato, una cicala che non canterà a lungo, un patrimonio genetico finito in un vicolo cieco, un segno di ripugnante decadenza? Vincesse Paola Concia dovrei usare un mucchio di frasi contorte mentre invece qui mi basta dire “frocio”: una parola, questa sì, all’altezza dei miei mocassini Cole Haan.

 

© 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO

di Camillo Langone

Io mi ero già imbufalito alla fine del primo paragrafo.

 

Ci sono parole che una persona elegante non pronuncia mai. Non mi riferisco al turpiloquio tradizionale: io continuo a non rassegnarmi all’idea che una donna possa dire “scopare” o “cazzo” come se niente fosse ma so che comunque il mondo non cascherà, che il problema rimarrà circoscritto perché quelle parole diminuiscono soltanto lei.

 

Tutto ciò mi fa venire in mente lo sketch di Little Britain, dove il travestito continua a dire di essere una donna e di fare "cose da donne" come l'uncinetto o collezionare foto di gattini.

Ebbene, l'autore di tale articolo ha la stessa idea delle donne: fragili creature dalla boccuccia delicata, utilizzata solo per bere il tè delle 5 e per chiacchierare di facezie in compagnia di altre madamigelle vestite di merletti rosa e pizzo bianco.

 

Credo che, tanto per cominciare, ci siano un bel pò di stagioni di "Sex & The City"da mostrare all' "acculturato" autore dell'articolo.

Giusto per fargli capire che anche le donne "scopano" e amano il "cazzo" (alcune!  :awk:) e che, il non dirlo, renderebbe solo più ipocrite loro e i loro interlocutori.

 

Insomma, un bell'inizio per un articolo traboccante di stupidaggini.

 

La vera eleganza sta nel COME si dicono le cose e non nel COSA si dice.

A me invece sono venute in mente le leggi di italianizzazione mussoliniane, che imposero a tutti la sostituizione dei termini stranieri con equivalenti italiani (dei quali qualcosa resiste ancora, ad esempio autista al posto di chaffeur).

Ragazzi, siete dolcissimi - dico sul serio.

Siete tolleranti e buoni, vi esprimete con moderazione.

 

Io per conto mio non ho mai letto niente di più Fascista, e di più aggressivo.

Da notare che quel maiale di Ferrara pubblica la difesa dell«italianissimo» "frocio" il giorno in cui

a Roma è apparso il manifesto con la scritta: I froci al Colosseo ma con i leoni!

 

Giustamente Ahriman lo paragona a un giornale nazista.

Guest macavity

oh mio dio!!!!! :awk:

e io che combatto con i miei amici e gli rompo le palle: "FROSCIO NON SI DICE" (i toni variano dall'arrabbiato al rassegnato)

beh ragazzi: non lo sapevate adesso nuociamo ai bambini non solo con la nostra presenza, con l'aria che respiriamo (ecc) ma anche con le parole!!! non è ovvio?!?  :awk::rotfl:

è accettabile da me, donna, un "vaffanculo,coglione"?? aaaah giusto sono lesbica, un maschio mancato, io posso dirle le parolacce!!! :sisi:

Guest I_am_igor_stravinskij

"Colpa numero quattro: la parola di tre lettere che comincia per G e finisce per Y impone alla società un giudizio positivo su chi imposta la propria vita sui rapporti omosessuali."

Ma che si crede che uno se lo sceglie il proprio orientamento sessuale? Non è la prima volta che sento di gente convinta che l'omosessualità sia una scelta di vita, ma come ragionano?

"Colpa numero quattro: la parola di tre lettere che comincia per G e finisce per Y impone alla società un giudizio positivo su chi imposta la propria vita sui rapporti omosessuali."

 

 

Ma è vero, StravinskiJ! A parte il fatto che il termine gay non impone niente, lui ha sgamato benissimo

che è stato introdotto e si è ampiamente diffuso perché «sdrammatizza» l'omosessualità, le sottrae quella

connotazione negativa implicita o esplicita in altri termini, questi sì imposti agli omosessuali, e che lui vorrebbe

invece fosse restaurata già a partire dal nome!

tanto per stare in tema, chioserei con un nobilmente toscano "O Langone, ma vai a pigliallo 'n culo te, i tu' mohassini firmati di merda e quelle caàte che la pensano 'ome te, sega venuta male!"

Ci sono così tante falsità, offese e, francamente, STRONZATE (e sì, anche se sono piccola e carina dico stronzate se devo, cazzo!) che se si cominciasse a elencarle tutte e dissezionarle per bene, si finirebbe alle quattro di stanotte.

 

C'è non solo omofobia ma maschilismo, classismo (ma tienteli quei tuoi vestitini firmati), xenofobia. Insulta persino i bambini italiani, giudicandoli così idioti da non poter apprendere neanche una parola di un'idioma straniero, ignorando il fatto che qualunque lattante sia molto più ricettivo di lui (o, scientificamente, di qualsiasi adulto, anche un po' più intelligente del soggetto in questione), e possa imparare più lingue e dialetti con grandissima facilità. La sua scienza da dove la prende, Rieducational Channel?

 

Isher ha pienamente ragione quando dice che non ha mai letto niente di più fascista e aggressivo.

 

Potranno leggerlo anche quattro gatti Il Foglio, non m'interessa - una cosa del genere non dovrebbe neanche essere lasciata in un cassetto, dovrebbe essere bruciata subito, figuriamoci esporla al pubblico nazionale!  

E invece bisognerebbe concepire una risposta irreprensibile, intelligente, ferma, leggermente sprezzante,

e inviarla a Ferrara con tanto di firme, diciamo 10. Solo che io in questo momento sono troppo alterato per

scriverla. Ci vuole un freddo, per queste cose, o avere un momento d'ispirazione.

Guest I_am_igor_stravinskij

Isher, la mia non era una critica al fatto che la parola Gay imponesse un giudizio positivo, infatti ho segnato in rosso la parte che mi interessava di più, quando dice "persone che impostano la propria vita su rapporti omosessuali". Non è che io decido di essere omosessuale, sono nato così. Da come lo dice sull'articolo sembra che si diventi gay per scelta.

Credo che, tanto per cominciare, ci siano un bel pò di stagioni di "Sex & The City"da mostrare all' "acculturato" autore dell'articolo.

 

Ma non puoi consigliargli Sex and the City, perchè La 'C' che da noi si pronuncia 'S' potrebbe colpire la sua neurobiologia! E allora chi le porta in lavanderia le sue camicie Borrelli?  :awk:

ho segnato in rosso la parte che mi interessava di più, quando dice "persone che impostano la propria vita su rapporti omosessuali". Non è che io decido di essere omosessuale, sono nato così. Da come lo dice sull'articolo sembra che si diventi gay per scelta.

 

Sì, hai ragione aanche tu. Ma vedi, anche se sei nato così, hai pur sempre scelto di impostare

la tua vita sui rapporti omosessuali. La "natura" implica a fortiori la "cultura" (o "scelta") - se si rispetta la natura... :awk:

Guest Irish Dragon

Semplicemente nauseante, per non dire che è un concentrato agghiacciante di forzature, razzismo/omofobia e difesa oltranzista degli stessi.

Dal "lesbica professionista" (riferito a Paola Concia) allo pseudo "omosessualismo giunto da oltreoceano" (?!), è un "articolo" più che offensivo, davvero aggressivo e tenuto in piedi senza ragione.

(Sdrammatizzo perchè il mio ruolo da moderatore impone l'essere moderato e stavolta proprio non mi riesce)

 

Se vesti camicie Borrelli, maglie Zanone e mocassini Cole Haan sei proprio sicuro di non essere un "Frociorepresso"?

 

mmm..."Frociorepresso" dite che la Zanichelli me lo prende come neolinguismo?

Ma non puoi consigliargli Sex and the City, perchè La 'C' che da noi si pronuncia 'S' potrebbe colpire la sua neurobiologia! E allora chi le porta in lavanderia le sue camicie Borrelli?  :afraid:

 

ahahha, questa era bella xD

Ragazzi, non vi irritate, la libertà di espressione è un diritto di tutti, e la lingua italiana offre tanto di cesello a chi vuole sfumare i più sottili dettagli del mondo.

 

In questo slancio creativo, vorrei rammentarvi del comune senso estetico, che richiama financo quello del pudore. Considerate ora un direttore di sette lettere che comincia per F e finisce per A.

Questo direttore è 160 volte insoffribile, una per ogni chilogrammo, ma citerò solo alcuni fatti a supporto di questa tesi:

 

1) avrebbe potuto vegliare su quanto viene scritto nel giornale da lui diretto, tant'è che ne risponde penalmente. Sicuramente ne risponde ai miei occhi, non solo in quanto direttore, ma anche in quanto, per la sua autorevolezza e caratura (misurata in quintali più che in carati), è il personaggio a cui è più logico rivolgersi. Intanto, si suppone fino a prova contraria che approvi il testo dell'articolo in questione, così come è lecito immaginare che chi mangi una teglia di lasagne le apprezzi. Azzardo l'ipotesi che in quel momento non era attento, dato che cotanto lardo può comprensibilmente causare deficit cognitivi (non sono però un medico, è una semplice opinione di cittadino).

2) il suo nome non si scrive come si pronuncia, in quanto secondo l'alfabeto fonetico internazionale "Giuliano" si leggerebbe "Ghiuliano". Questo provoca dislessia nei bambini, oltre a spaventarli perché pensano che sia arrivato l'uomo nero a mangiarli.

3) non è anglo-americano, ma pare abbia avuto rapporti fiduciari con un'importante agenzia americana di tre lettere che inizia per C e finisce per A.

4) per usare un po' della ricchezza lessicale portata ad esempio nell'articolo, è grasso, ciotto, laido, purulento, coprofago figurativo, sudato della "schiumma 'e pulitura" di covattiana memoria, panzone, "spaventosa una testa, e nelle bocche / di spessi denti un triplicato giro, / e la morte più amara in ogni dente", Malagrotta per gli amici, ributtante, coperto da ispidi peli a guisa di cane, mangiatarzanelli, botte. Forse sono stato pesante, ma di sicuro ha cominciato lui.

5) vorrebbe essere considerato sovrappeso, impoverendo la lingua italiana delle espressioni del punto precedente.  

6) gli rimproverano di aver attraversato l'intero arco costituzionale, ma l'ha solo occupato con la sua mole.

7) è così grasso da fare provincia, come il cognome dimostra.

8) deruba gli emiliani di una loro perla, dato che quando essi nominano con orgoglio la loro città, vengono fraintesi e maltrattati, pur senza averne colpa.

9) porta un cognome femminile, essendo la "ferrara" la moglie del fabbro, e rientra quindi tra i "busoni" dell'articolo, o nel migliore dei casi tra le "lesbiche professioniste" insieme a Paola Concia.

10) fa anche un po' schifo.

 

Ho fatto queste considerazioni perché, come l'autore dileggia i gay invocando la libertà di espressione, io mi gioco dei ciccioni venduti, invocando la medesima libertà di espressione.

Ci sono parole che una persona elegante non pronuncia mai. Non mi riferisco al turpiloquio tradizionale: mi riferisco all'espressione "ti disprezzo perché diverso".

 

© 2009 - FOGLIO QUI NELL'ANO

 

In questo slancio creativo

 

Complimenti per il tuo post. Considerando la rabbia che abbiamo provato in molti,

tu hai avuto la capacità di oggettivarla in una risposta a tono, che andrebbe pubblicata in un blog

(ce ne sono, che hanno riportato quell'orrendo articolo: manda il tuo pezzo).

per me è un represso come ha detto oldboy  :afraid: oddio la cosa che mi ha maggiormente fatto incazzare  è quando ha scritto che i Gay sono persone che vanno a zonzo a divertirsi senza poter avere una famiglia...

Poi il fatto dell'inglese che può nuocere alle menti dei bambini italiani -.- no comment.

Mi sembra uno scherzo..poi lui che continua a affermare che veste firmato.Cioè chi potrebbe essere così idiota da mettersi in ridicolo e da mostrarsi così intollerante e idiota  :D dove l'ha lasciato il cervello dico io?  :devil:

Mike in the Breeze

Letto.

Sinceramente non mi ha colpito in modo particolare, nulla di nuovo.. Non mi sento tirato in causa, non mi ci rispecchio proprio per nulla, sarà per questo che non ha lasciato il segno.

E su una critica sono pure d'accordo. (L’uomo orgoglioso di andare con gli uomini è gaio quindi felice, è uno che ride, che balla e si diverte e non avendo figli da mantenere può permettersi più viaggi, più vacanze, più ristoranti, più mostre, più cinema, più concerti. Uno che si gode la vita: questo è il significato nemmeno tanto subliminale della parolaccia in questione. E se invece io giudicassi costui un povero sfigato, in senso stretto e lato.)

Un po' su questo non gli do torto, solo che critica in modo sbagliato. Sembra geloso del fatto che lui non possa godersi la vita.

Gent. Sg. Camillo Langone (non la chiamo “brutto coglione” perché queste sono parole che una persona elegante non pronuncia mai),

 

Ci sono parecchie cose di cui anche io continuo a non rassegnarmi, tra le quali, per esempio, il paradosso costituito dal fatto che oggi si possano chiamare “onorevoli” persone che hanno commesso più illeciti della maggior parte delle persone comuni.

Ci sono anche parecchie cose di cui, invece, mi stupisco, e devo ammettere che il suo articolo ne contiene una quantità davvero sorprendente.

 

1) Mi stupisco che lei abbia l’ardire di trascrivere per intero le parole “scopare” e “cazzo”, pur arginate dalle tradizionali virgolette, senza paura di sentirsi diminuito, lei che indossa giacche Boglioli e pantaloni Incotex e che ha uno stile da difendere.

2) Mi stupisco che lei rimproveri alla donna moderna l’utilizzo delle suddette parole, piuttosto che sgridare il suo insegnante, nonché più a lungo reo, ovvero l’uomo.

3) Mi sorprende che, al contrario, lei si faccia tutti questi scrupoli a chiamare una categoria di persone con il nome che essa stessa si è data. Ripagandola con la stessa moneta, le dispiace se la chiamo “propagandista” piuttosto che “giornalista”?

4) Mi stupisco che lei ritenga la parola “busone” melodiosa: forse che lei cerca indirettamente di difendere dalla sua accusa di neoturpiloquio involgarente un’altra parola con cui essa fa melodiosamente rima?

5) Mi sorprende che lei pianga la scomparsa dei sinonimi proprio nell’atto della lingua italiana di arricchirsi di sinonimi, pur se presi in prestito da altre lingue.

6) Mi sorprende che lei non accusi con la stessa gravità il prestito linguistico dall’inglese quando esso viene applicato a nuovi oggetti tecnologici. Che la lingua italiana faccia sempre più massicciamente ricorso all’inglese, in campo tecnologico così come in ambito culturale, non le sembra un preoccupante indice del fatto che oggigiorno l’Italia è un Paese improduttivo sotto entrambi i punti di vista? Non le pare tutto ciò ben più grave?

7) Mi sorprende che lei non lamenti la querelabilità di parole come “negro” o “scimmia”, entrambe ovviamente utilizzate per riferirsi a persone di origine africana. Possibile che lei non pianga la terribile perdita di espressioni tanto popolari?

8) Mi sorprende che lei non sappia che non esiste alcuna lingua chiamata “neolatino”, che si riferisce invece a un gruppo di lingue.

9) Mi sorprende che le sfugga che l’italiano è una lingua neolatina e che esso è stato in ogni suo processo lessicale pesantemente influenzato dagli altri linguaggi appartenenti allo stesso gruppo.

10) Mi stupisce che lei rimproveri, alla medesima parola, di essere anglo-americana prima e neolatina poi.

11) Mi stupisco che lei incolpi la parola “gay” di non rispettare la corrispondenza grafema-pronuncia, quando l’ortografia italiana prescrive di utilizzare segni quali C e G per più di un suono, o addirittura il suo H per nessun suono.

12) Mi stupisco che lei dia la colpa agli omosessuali di danneggiare le neurologia dei poveri bambini, costretti a imparare a compitare propriamente la parola “gay”, quando lei stesso ha nel suo articolo legittimato l’utilizzo di parole di uso ben più quotidiano, quali “computer” e “mail”. Forse dovremmo privare gli italiani di dette tecnologie, così avrebbero non solo meno problemi a imparare a leggere e scrivere, ma avrebbero tout court meno da leggere!

13) Mi stupisco che lei accusi la parola “gay” di essere pubblicitaria, quando lei stesso ha appena pubblicizzato ogni singolo capo di vestiario che indossa. Complimenti, quale stile!

14) Mi stupisco che lei non consideri che qualunque figlio di papà si può vestire come lei e che quindi il suo abbigliamento non è per niente utile a dare un giudizio sulla sua statura morale. Il suo articolo, d’altra parte, mi ha tolto ogni dubbio: lei è un povero cerebroleso, in senso stretto e lato.

15) Mi stupisco, infine, di essere d’accordo con lei in almeno un punto: la parola “frocio” è in effetti all’altezza dei suoi mocassini, ovvero l’altezza del marciapiede.

Complimenti anche a te, Loup-garou!

 

Che fate, le inviate al Foglio? pensateci.

 

Una precisazione sulla questione dell'anglicismo e del latino: non credo che ci sia una contraddizione in quanto scrive il mostro,

perché gay è inglese ma pare che l'aggettivo latino gaius fosse usato per definire l'atteggiamento

del nostro antenato omosessuale quando non aveva ancora questo nome.

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