Frederic Posted September 9, 2009 Share Posted September 9, 2009 Con il passaggio alle superiori, Nick compì, -come per dire- un passo indietro. Egli scelse infatti l’indirizzo linguistico (un classico per un omosessuale) e si trovò di conseguenza in una classe composta da sole ragazze: 20 femmine e 1 lui. Nick pianse molto prima di entrare a scuola, tanto che avrebbe voluto cambiare indirizzo, ma poi se ne pentì in quanto in classe si trovò molto bene. E ben presto, anche se inconsciamente, cominciò ad apprezzare i vantaggi di quella classe: -era il pretesto per stare con le ragazze (ma stavolta non per sua volontà ma per necessità..si era trovato in quella classe cosi che doveva fare?) -nessuna presenza maschile lo avrebbe messo a disagio Il rapporto con le ragazze però –ovviamente- era diverso da quello che aveva con le amichette alle elementari. Egli era ora un maschio da tutti (o quasi) riconosciuto etero, doveva quindi portare avanti questa figura anche con loro: era accettabile ridere e scherzare ma con un certo ritegno e distacco, quel distacco che sancisce la divisione tra maschio e femmina. E credo che fu proprio questo distacco/attacco che aveva Nick con le sue compagne, che gli impedirono di compiere il fatidico coming out. Diciamo che piano piano si convinse anche lui di essere etero nella vita reale e omosessuale solo ed esclusivamente nella sua testa, nei suoi pensieri. Il fatto però che le sue compagne lo considerassero tale o peggio un farfallone/balocco/tonto(in quanto era etero ma non concludeva mai nulla con nessuna ragazza) creò in Nick un bloccò che gli impedì di rivelare la sua vera identità. (Voglio dire, per quanto il coming out sia difficile per tutti, è sicuramente più facile per quell’individuo che non ha mai compiuto quel processo di “mascolinizzazione” percorso da Nick, ma che al contrario ha continuato a legare con le ragazze rapporti di amicizia stretti e spontanei come quelli delle elementari). Nick viveva quindi due vite: nella vita reale e sociale era un uomo (o meglio un omino, in quanto non aveva niente di femminile ma neanche niente di propriamente maschile) nella sua testa era o una donna o un uomo normale. Il percorso di Nick infatti, fu sempre portato avanti dalla speranza di un cambiamento o dell’incontro con un ragazzo gay, che potesse piacergli. Ma come è possibile cambiare e incontrare un individuo gay se Nick non faceva niente di pratico ma continuava a sognare e a sognare? Nick questo l’ha capito quasi alla fine delle superiori in quanto prima la paura e la protezione data dalla maschera che si era creato e da quella classe femminile, sovrastavano i suoi obbiettivi e la sua facoltà di agire. Fu cosi che anche Nick compì il suo coming out, prima a una psicologa poi a una persona a lui vicina. Non a caso questo avvenne dopo un’ avvenimento PRATICO che non si era mai presentato a Nick, che mi propongo di raccontare brevemente per far capire come solo questo permise a Nick di “risvegliarsi”. (Premessa: Nick, come già ho detto, ritrovandosi in una classe al femminile e non compiendo alcuno sport, perse il contatto con il mondo maschile, accentuando questo senso di distacco e incapacibilità di fronte al proprio sesso. Viveva inoltre in un paese piccolo composto da pochi ragazzi, con questi usciva e si trovava bene ma non erano dei veri “uomini”: erano comunque ragazzi semplici, e ironia del caso, anche se non omosessuali non erano interessati più di tanto alle ragazze.) Nick che da tempo si era infatuato, o meglio aveva concentrato la sua ricerca ossessiva in solo lui, un certo John, amico della sua migliore amica, decise di prendere l’occasione al volo quanto questo John (pensando forse che Nick fosse politicamente di sinistra) lo invitò a venire con lui ed altri suoi amici a Roma per una manifestazione contro il governo. Nick che non sapeva niente di politica, decise comunque di accettare in quanto vedeva in quella occasione il modo migliore per conoscere di persona John e per capire molte cose. Ma non aveva messo in conto diversi punti a suo sfavore, primo tra tutti non aveva pensato a un ipotetico blocco di fronte a John, ma poi c’era la sua mancanza di conoscenza in politica, la presenza di altre persone che John conosceva e lui no, il caos della città.. Fu cosi che questa serie di punti, che Nick non aveva progettato, si riversarono su di lui come una bomba causando , come già ho anticipato, un vero e proprio blocco. Sono state ore difficili per Nick quelle, per la prima volta si trovava allo scoperto, da una parte la voglia di piangere e di arrendersi, dall’altra John accanto a lui e l’impegno che doveva mettere per conoscerlo. Era a Roma, non poteva scappare, non poteva piangere ma doveva rimanere li con John e i suoi amici, nella penombra. Da quel momento fu inevitabile il coming out. Un coming out che però si limitò solo a due persone, lasciando cosi Nick meno solo ma comunque sempre in una condizione di restrizione e impossibilità pratica. (Nick maturò l’idea dell’origine dell’omosessualità nel rapporto con il padre proprio in questa occasione, quando al ritorno da roma mentre tutti dormivano lui si trovò da solo accanto a John, entrambi svegli in silenzio senza scambiarsi una parola. Nick avrebbe voluto parlargli [altro che parlargli..] ma come ho già detto era nel mezzo di un blocco emotivo. Quell’incomunicabilità era la stessa che avveniva quando Nick si trovava da solo in macchina con suo padre..) Siamo arrivati quindi a questi giorni dove Nick riflette sulla sua condizione, o meglio omosessualità e dopo diversi anni passati con il broncio tenta di capire ciò che questa abbia cambiato nella sua vita e lo ha portato ad essere ciò che è oggi. Di seguito tutte le “caratteristiche” caratteriali che l’omosessualità ha favorito in Nick: 1) Insicurezza/timidezza. Non è tanto la timidezza caratteriale, quanto una timidezza ovvia, inevitabile per coloro che hanno un disagio.(è normale che all’inizio il bambino si vergogni ad essere diverso) 2) Egocentrismo accentuato. La ricerca di Nick è proprio diretta all’affetto quindi all’attenzione da parte degli altri. Questa viene sempre di più negata in quanto si trova di fronte a un mondo ostile alla sua condizione. L’unico modo per ottenere l’attenzione è esagerare alcuni atteggiamenti, che spesso però da come risultato l’esatto opposto. (Nick piuttosto di ottenere l’attenzione dei maschi su di lui, era disposto anche a farsi odiare da questi, stuzzicandoli sempre. Non è forse un caso che. Oscar wilde, scrittore gay affermò “Parlate pure male di me, purchè ne parliate”) 3) Osservazione acuta Il fatto di non poter vivere la propria vita appieno (o almeno all’inizio), -mi riferisco ad avere un ragazzo come tutte, poter parlare di certe cose liberamente ecc- lo ha portato ad analizzare quelle degli altri, e di conseguenza ad essere un osservatore più in generale. [è forse un caso che l'omosessuale è spesso associato alla figura o del pettegolo o di quello che consola e da consigli?] 4) Vittimismo/incomprensione: fin dall’inizio Nick capisce di essere diverso, questa diversità lo porta ad essere oggetto di scherno e violenza (vittimismo) e a una limitazione nell’esprimersi e comunicare i suoi sentimenti, dato che almeno all’inizio sono celati (incomprensione). Vittimismo significa sentirsi sempre inferiori, sfortunati, e rimandare ogni cosa negativa all’omosessualità mentre incomprensione è quell’atteggiamento molto simile al vittimismo che ha più a che fare con l’esterno che con l’interiorità. (Es: Nick si sente una vittima perché non riesce a legare con il gruppo dei maschi che allo stesso tempo lo prendono in giro. Egli si pone nei loro confronti con prudenza e insicurezza, a causa della mancanza della presenza maschile nella prima infanzia e non per una questione di carattere e attitudine. E’ quindi agli occhi degli altri incompreso in quanto, le persone più grandi attribuiscono questo distacco alla timidezza o al carattere, e non di certo al comportamento omosessuale.) (Es2: Nick alcune volte si vergognava ad esibirsi di fronte a troppe persone, non perché timido o poco intraprendente, ma perché temeva di gesticolare in maniera troppo femminile) (Es3: Nick, nonostante fosse un ragazzo carino, non usciva con le ragazze, non perché fosse un tonto, ma semplicemente perché a lui piacevano i ragazzi) 5) Identificazione con particolari modelli femminili:. Bene o male tutti i bambini, anche se involontariamente si sono fatti influenzare o hanno imitato i loro compagni, è un processo naturale che serve al bambino per arrivare alla sua vera identità. Questo vale anche per Nick, che essendo l’unico omosessuale (e quindi non trovando in nessuna figura gay un esempio) e fin da piccolo nel mezzo di una crisi d’identità/sessuale (e quindi a maggior ragione ha bisogno di una “guida”) , tende a portare agli estremi questo processo di imitazione/identificazione. Il modello della dolce ragazzina per benino è irraggiungibile per lui “gay” disprezzato, prende cosi un modello più verosimile alla sua condizione, che è quello della donna stupida e/o sexy/aggressiva e/furba, in entrambi in casi capace di domare un uomo. (Es: rispettivamente Britney Spears e Paris Hilton, Christina Aguilera ecc) 6) Personalità sognatrice (Prevalenza dell’astratto sul concreto): Nick dai primi anni delle elementari comincia a riflettere sulla sua “condizione”, riconosce che è difficile e che nessuno può aiutarlo, ma allo stesso tempo individua la soluzione al problema (Per Nick inizialmente l’unica soluzione poteva essere diventare donna). La soluzione è ovviamente l’incontro con un altro omosessuale che possa piacere al bambino, questo ovviamente difficilmente avviene alle elementari o alle medie bensì dopo quando il bambino/ragazzo è più maturo. Nick quindi, che come già ho detto è alle elementari comincia a sognare questo incontro (trasferendolo poi con l’immaginazione su uno dei suoi compagni) e a “vivere” quasi in funzione di questo: poiché il problema dell’omosessuale è proprio questo, si comincia cosi a delineare in lui una tendenza all’immaginazione e all’sogno, una tendenza a fissare con insistenza l’attenzione all’obbiettivo, tralasciando spesso il percorso, ovvero il come il dove e il perché. Con il tempo, in quanto Nick è veramente preso da questo suo “problema” trasferirà involontariamente questo sua tendenza in ogni campo della sua vita: scuola, lavoro, relazioni. (Nick in ogni cosa si ritrovava a pensare al dopo, a quando questa sarebbe stata terminata, all’obbiettivo..e metteva in questa “speranza” cosi tanta energia che spesso si stancava di riferirsi al concreto vale a dire a come arrivarci.) 7) Egoismo/Ribellione Nick in quanto la sua ricerca è indirizzata direttamente al proprio io, un io quello dell’omosessuale continuamente minacciato sia dai dubbi interiori della persona stessa (Ma a me piacciono gli uomini o le donne? Io sono donna o uomo? Due domande per niente leggere) sia (e non direi soprattutto) dagli attacchi esterni (offese, risate ecc), dopo un periodo di passività comincerà a proteggere il suo ego, per poi esaltarlo. [Non a caso molte persone omosessuali si trovano nel mondo dello spettacolo, e più di altre riesco ad esprimere loro stessi nella musica, danza, cinema..]. Si tratta di un egoismo, che se inizialmente è visto come qualcosa di più o meno positivo, può sfociare spesso nella sua accezione negativa: la ribellione. L’io “frastornato” si ribella a questo bombardamento interno ed esterno, accentuando determinati comportamenti che in alcuni casi possono essere quasi forme di “autopunizione”. (Abbastanza comuni sono le frasi “Dicono che sono gay? Allora glielo faccio vedere io che vuol dire essere gay! Frase Seguita da mosse esagerate o da balletti/urli/crisi isteriche). Siamo cosi arrivati al punto in cui Nick, dopo una lunga riflessione, è consapevole di chi è: sa di essere omosessuale ma allo stesso tempo riconosce anche che questa sua “caratteristica” ha portato nella sua vita dei cambiamenti che lui ritiene negativi. (che sono appunto quelli precedentmente elencati). Negativi non per la normalità, non per l’etica in generale, non per la chiesa e il disegno di vino, non perché due omosessuali non possono riprodursi. Sono negativi per la sua persona, semplicemente Nick, avendo vissuto questo sulla sua pelle, ritiene che siano tutte sfaccettature negative del suo carattere, che lo portino a stare male: essere troppo chiusi porta alla solitudine, troppo egocentrici all’esagerazione, identificarsi con altre persone nega una completa crescita individuale, sognare troppo non porta a risultati ecc.. Ci sono alcune “teorie”/terapie, o comunque persone e dottori che affermano che è possibile guarire dall’omosessualità: vale a dire il paziente, attraverso un esercizio mentale che corregge la sua omosessualità, riesce alla fine a riparare il rapporto infranto col padre e di conseguenza una volta ri-acquisito il mix di protezione e forza che doveva ereditare fin da piccolo, non è più portato a cercarlo in altri uomini, e quindi ad amarli ecc ecc. Ora io credo che questo, anche se si tratta di un qualcosa avvenuto e sperimentato, sia comunque una forma mascherata per dire “I gay non devono più esistere e chi rimane gay è perché non si impegna nel guarire”o comunque una maniera troppo forte per plasmare una persona. (Sono convinto che queste persone alla fine riescano a non essere più attratti dagli uomini, ma non so quanti di loro siano poi attratti dalle donne, in altre parole vedo la terapia quasi come una castrazione,dove lo stimolo sessuale alla fine non risponde più né al corpo maschile né al corpo femminile). Arrivando a una conclusione, come ho già detto, io non voglio non essere gay o essere etero –mettetela come vi pare- ma bensì voglio essere un’omosessuale sano, e questo “sano” sta per depurato da tutte quelle paure e comportamenti anomali che sento che mi appartengono. Sono ormai diversi mesi, che senza seguire un ritmo o una schema, cerco di migliorarmi in quelle parti omosessuali di me che non mi piacciono, e per ora ho ottenuto molti risultati soddisfacenti che mi fanno sentire bene con gli altri ma soprattutto con me stesso.. Entro breve tempo, sono convinto che sarò finalmente fiero di essere ciò che sono: un omosessuale. (Fine) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Isher Posted September 9, 2009 Share Posted September 9, 2009 Arrivando a una conclusione, come ho già detto, io non voglio non essere gay o essere etero –mettetela come vi pare- ma bensì voglio essere un’omosessuale sano, e questo “sano” sta per depurato da tutte quelle paure e comportamenti anomali che sento che mi appartengono. Sono ormai diversi mesi, che senza seguire un ritmo o una schema, cerco di migliorarmi in quelle parti omosessuali di me che non mi piacciono, e per ora ho ottenuto molti risultati soddisfacenti che mi fanno sentire bene con gli altri ma soprattutto con me stesso.. Entro breve tempo, sono convinto che sarò finalmente fiero di essere ciò che sono: un omosessuale. (Fine) Questa è la sola cosa essenziale e che conti, e mi sembra l'atteggiamento giusto: concentrati ora sulle "cause finali", come direbbero Aristotele (e Jung), e tralascia le cause efficienti, vere o presunte che siano. Auguri! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
beginner Posted September 10, 2009 Share Posted September 10, 2009 ciao ! un po' lunga come riflessione ma mi ci riconosco molto, soprattutto nella parte del rapporto con il padre. Molto vera secondo me. Anche io ho avuto padre severo e che temevo. Mi sentivo molto umiliato nei suoi confronti. Invidio quei ragazzi che hanno complicità con il loro padre. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
subaru-zats Posted September 10, 2009 Share Posted September 10, 2009 certo... non sono completamente d'accordo sull'idea di cambiare forzatamente il proprio carattere per adattarsi allo stereotipo del maschio virile, che non può avere amiche, farfallone, praticante sport, amante del calcio etc etc... ma credo non sia questo il tuo caso =), se senti che fare tutto ciò possa aiutarti ad accettare ciò che sei, ti appoggio augurandoti buona fortuna ^^ Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Dreaming Posted September 12, 2009 Share Posted September 12, 2009 Non mi convince molto il ragionamento. Io per esempio da piccolo ero una peste, rompevo tutto ed avevo amichetti maschi. Poi (forse con l'inizio della crescita) mi sono ammutolito, quando ho cominciato a provare qualcosa per i maschietti allora si, ne ero intimidito... come pure dalle femmine però Non penso di aver mai avuto attegiamenti "femminileggianti", giocavo con Big Jim se me lo comperavano, avevo un orsacchiotto, giocavo con le macchinine... bruciavo un po tutto (ero un piccolo piromane).... Non mi piaceva giocare a calcio questo si, e crescendo l'ora di educazione fisica era diventata un tormento.. anche perche non ero bravo in nulla Poi si, quando ho capito che mi piaceva guardare il sedere dei ragazzi ed anche quello che avevano davanti.. chiaramente mi sono intimidito ancora di piu.. e poi no cercato di negare la cosa. Boh, almeno per me è andata cosi. PS: in famiglia padre abbastanza presente, madre possessivissima (e cio ha creato in me profonda insicurezza) ___fine autoanalisi_____ Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ryuk89 Posted September 13, 2009 Share Posted September 13, 2009 non concordo su molti punti, però vabbè... e ad ogni modo, io ho avuto un rapporto con mio padre fantastico, lui c'è sempre stato per me e non sono mai stato intimorito dalla sua presenza, anzi.. e devo aggiungere che vale lo stesso per il mio ragazzo, anche lui ha avuto (e ha tutt'ora) un rapporto molto bello con il padre. quindi non vuol dire! può essere tutto come può essere niente. secondo me vale da persona a persona. ps: @dreaming seriamente, chi non è mai stato un piccolo piromane? io da piccolo adoravo giocare col fuoco..e nascondevo i fiammiferi sotto il tappeto, pensando di farla franca..peccato che mi hanno scoperto nel giro di pochi giorni XD con 948509348509052035 fiammiferi usati Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Recommended Posts
Join the conversation
You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.