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Djokovic campione indiscusso


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2 ore fa, marco7 ha detto:

Mi meraviglio che parla italiano.

italiano, inglese, francese, spagnolo, russo, (ovviamente) serbo.... 

c'avrà un fottìo di soldi, ma una vitaccia come la sua, in giro per il mondo 45 settimane l'anno, non la farei mai

1 hour ago, marco7 said:

Se volesse potrebbe anche solo girare per 10 settimane all‘anno. E‘ lui che sceglie.

è un pelo più complicato di così: se giocasse solo gli slam più altri 5-6 tornei, non resterebbe nei primi 10 del ranking più di una mesata.

Infatti quando si infortunano (e a sti ritmi purtroppo capita spesso) scendono di parecchi posti in classifica (vedi Nadal, Berrettini, l'ultimo Federer eccetera).

Pure lì, è l'algoritmo che decide i piazzamenti, in base ai tornei e alle partite giocate/vinte

beh, ricordi parecchio male; i criteri per il ranking atp sono belli strong

Secondo l'ATP Rulebook del 2023, le classifiche dei tennisti di vertice in singolare e in doppio si basano sul totale dei punti accumulati nei seguenti 19 tornei (più le eventuali ATP Finals in singolare):[1][2][5][11]

  • I quattro tornei del Grande Slam
  • Gli otto tornei Masters 1000 con obbligo di partecipazione per i tennisti in singolare ai quali è consentito l'accesso in base al proprio ranking. L'unico Masters 1000 in cui non c'è obbligo di partecipazione è quello di Montecarlo.[N 1]
  • I migliori risultati ottenuti in altri sette tornei tra i quali il Masters di Montecarlo, gli ATP 500, la United Cup,[12] gli ATP 250, i tornei Challenger e ITF Men's World Tennis Tour giocati nelle ultime 52 settimane.[N 2][2]
  • Il punteggio accumulato nelle ATP Finals rimane nel conteggio fino al lunedì che segue l'ultimo torneo della stagione successiva.[2]

I tennisti in singolare hanno obbligo di partecipazione ai tornei degli Slam e agli 8 Masters 1000 obbligatori se sono nella entrylist di questi tornei; nel caso non vi partecipino senza validi motivi, come per esempio un infortunio, subiscono sanzioni. I tennisti in doppio non hanno invece obbligo di partecipazione ad alcun torneo.[1]

Il Montecarlo Masters 1000 divenne facoltativo a partire dal 2009, se un giocatore vi prende parte il risultato viene conteggiato al posto del suo quarto miglior risultato conseguito negli ATP 500, mentre rimangono i risultati dei suoi migliori tre tornei ATP 500. A un tennista che rientra dopo essere stato fermo almeno sei mesi per infortunio può essere concesso lo status di protected entry, che gli consente di partecipare ai tornei conservando la posizione media del ranking dei primi tre mesi dall'ultimo torneo giocato. La protected entry viene applicata per i primi 9 o 12 tornei giocati e per un periodo di 9 o 12 mesi dopo il rientro, a seconda che sia rimasto fermo tra i sei e i dodici mesi o oltre un anno.[1]

Con le regole attuali, un giocatore che nel corso delle 52 settimane si aggiudicasse i quattro tornei del Grande Slam, tutti gli incontri delle Finals ATP, i nove Masters 1000, cinque ATP 500 e i punti massimi disponibili nella United Cup accumulerebbe 21.500 punti, il massimo consentito. Ad aprile 2021, il record apparteneva a Novak Đoković, che il 6 giugno 2016 raggiunse 16.950 punti.[13]

-da Ranking ATP - Wikipedia -

in pratica, questi devono girare per 10-11 mesi/anno nei 4 angoli del globo a giocare, se vogliono restare alti in classifica.

ok che c'hanno 20-30 anni (a parte Nole 36enne, che infatti è IL veterano superstite), però io avessi l'età loro, non ci penserei proprio a stare sempre accampato in alberghi o ostelli o foresterie (perchè non ci sono solo i supertop, ma pure quelli che devono farsi le qualificazioni per cercare di entrare in tabellone)

Edited by freedog
Saramandasama
44 minutes ago, Franciss9292 said:

Vabbè ma l'unico che ha rosicato è quello sporco venduto di Burioni

 

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No, se dai un’occhiata su boomerbook ci sono molti articoli di giornalisti “pseudowoke” che hanno scritto decine di articoli inneggiando a Sinner come esempio positivo contro l’antivax complottista Djokovic. Nonostante abbia vinto non rappresenterebbe le qualità del vero campione etc..

#Wawrinka: "Nel tennis abbiamo un grosso problema di ridistribuzione dei ricavi" 

 

Stan Wawrinka (38 anni, numero 50 del ranking ATP) ha concluso la sua stagione con un brutto infortunio alla caviglia nel corso del match di ottavi di finale del torneo ATP 250 di Metz con Luca Van Assche: un 2023 tutto sommato positivo per il 38enne di Losanna che nel corso dell’anno ha guadagnato un centinaio di posizioni in classifica sfiorando il diciassettesimo titolo della carriera (dolorosa sconfitta con Popyrin in finale a Umago). Nel corso di un’interessante intervista concessa a L’Equipe il veterano svizzero – come una specie di vecchio saggio del circuito – ha affrontato soprattutto temi che possiamo definire più politici che tennistici, partendo ad esempio da una vicenda recente che l’ha colpito in prima persona e che, per ovvi motivi, ha appassionato anche la maggior parte dei tifosi italiani: ovvero la folle programmazione del torneo 1000 di Parigi-Bercy, che ha costretto Sinner a terminare il proprio match d’esordio con McDonald a notte fonda e a ritirarsi il giorno successivo dal torneo francese.

 

“Per quattro serate consecutive hanno terminato la programmazione oltre la mezzanotte. Se n’è parlato solamente quando un top player come Jannik ha avuto il coraggio di prendere e andarsene dal torneo, ha fatto benissimo. Quella notte gli spettatori della sessione serale hanno dovuto aspettare tre ore fuori dall’arena prima di poter entrare…Io un paio di sere prima ho terminato il mio match con Thiem alle 2.30 del mattino e il giorno successivo mi hanno messo in programma un doppio alle 3 del pomeriggio. Non sono ingenuo, so perfettamente che le sessioni serali garantiscono ai tornei ulteriori introiti, però bisogna anche ragionare col buon senso e piazzare addirittura sei partite dalle 11 del mattino- considerando la durata media dei match- non è una grande idea…”

 

Soldi maldistribuiti e troppe sigle 

 

Sempre a proposito di introiti Stan crede che nel tennis ci sia un grosso problema a livello di redistribuzione del denaro generato dal circuito: “Sui circa 500 milioni di euro di introiti viene restituito ai giocatori, che teoricamente sarebbero i protagonisti, solamente il 10%. In particolare le federazioni più ricche, quelle che organizzano i quattro tornei dello slam, non comunicano tra di loro, pensano solamente a ciò che gli conviene. In effetti negli ultimi anni il montepremi delle qualificazioni e dei primi turni di uno slam è aumentato in maniera esponenziale, ma semplicemente perché prima era ridicolo, e in ogni caso stiamo comunque ancora parlando di un montepremi piuttosto basso se paragonato all’incremento dei ricavi degli ultimi anni dei quattro Grandi Slam”. 

 

E poi aggiunge: “La verità è che nel tennis ci sono troppe governance, troppe entità diverse (ITF, tornei del Grande Slam, ATP, WTA) e se ognuna bada solamente ai propri interessi diventa inevitabile andare a schiantarsi contro un muro.” Wawrinka lamenta soprattutto una scarsa considerazione delle opinioni dei giocatori, che raramente vengono interpellati al momento di prendere qualsiasi tipo di decisione: “Non abbiamo bisogno di un sindacato dei giocatori, abbiamo bisogno di giocatori seduti ai tavoli dove si decidono le cose. Non dico debbano essere esclusivamente i giocatori a decidere, non spetta a loro farlo, ma devono essere parte delle decisioni o perlomeno hanno il diritto di avere dei rappresentanti credibili”.

 

Gli fanno eco Pospisil e Ruusuvuori 

 

Stan nel corso dell’intervista cita due temi concreti, quello delle palle (una delle polemiche che hanno caratterizzato il 2023: molti giocatori si sono lamentati perchè nel circuito, anche tra tornei ravvicinati, si utilizzano marchi di palline diverse e questa mancanza di uniformità andrebbe a stressare il braccio del giocatore, aumentando il rischio di infortuni) e quello della prima domenica dell’Australian Open (che dal 2024 comincerà appunto con un giorno di anticipo): “Nessuno ci ha chiesto cosa ne pensassimo, non c’è stato alcun rappresentante di Tennis Australia che ci abbia interpellato, in teoria dovremmo lavorare insieme alle istituzioni ma in pratica è come se parlassimo due lingue diverse e anche la vicenda della Coppa Davis ne è un esempio”.

 

Quello delle palline è un argomento molto spinoso e attuale (nel corso del 2023 sono stati utilizzati undici marchi di palle per un totale di sedici modelli diversi) e infatti è stato affrontato anche da due dei protagonisti della settimana di Finals di Coppa Davis di Malaga: Ruusuvuori ha dichiarato che col suo team preparano la programmazione dei tornei in base alla marca delle palle: “Ci informiamo di volta in volta, l’obiettivo è quello di cercare di giocare almeno un paio di settimane consecutive con le stesse palle, perchè cambiare tutte le settimane le condizioni di gioco diventa davvero troppo rischioso per il nostro fisico e le palle fanno ovviamente parte delle condizioni di gioco” mentre Pospisil, ai margini della sconfitta decisiva nel doppio con la Finlandia, ha raccontato dei suoi problemi al gomito. (ubitennis.com)

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