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freedog

 

Da antico boomer, sono della generazione per cui il "pezzo di carta" aveva un suo perchè, anche solo per vantarsene con amici, parenti & conoscenti.

Oggi però pare proprio che laurearsi sia un'ammazzata presso che inutile, perché il rischio di finire a friggere patatine al burgher king a vita come massima aspirazione professionale resta alto.

e poi capita pure di leggere analisi tipo questa, e mi chiedo a quale livello siamo arrivati con le distorsioni del "libero mercato"

---

 

Addio laurea. Molto meglio un titolo tecnico professionale, si trova lavoro prima e si guadagna di più. Così il mercato del lavoro americano sta rieducando la generazione z. Avrete già letto del calo di iscrizioni ad Harvard. Sì, quando si scopre che per 70 mila dollari di retta annua si riceve lavaggio del cervello e indottrinamento ideologico il rapporto costi benefici non funziona molto bene. Ma dietro il caso di Harvard, che è specifico, c'è un fenomeno molto più ampio. La generazione z si sta disamorando dal titolo di studio universitario perché scopre che è molto meglio essere abilitati a una professione di tipo tecnico manuale. Per esempio, sono aumentati del 23% in un anno le iscrizioni a quegli istituti tecnici professionali che insegnano mestieri legati all'edilizia. Un capomastro edile guadagna mediamente 10 mila dollari all'anno in più di un contabile in un'azienda o perfino di un esperto informatico che viene assunto immediatamente dopo la laurea. Quindi c'è questo deflusso, spostamento di giovani americani – la cosiddetta generazione z – dalle università verso tutte quelle scuole di tipo tecnico professionale che avviano ai mestieri più richiesti dal mercato. Evidentemente, a volte, il mercato funziona.

Oriente Occidente di Federico Rampini

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sabrinaT
2 hours ago, freedog said:

Per esempio, sono aumentati del 23% in un anno le iscrizioni a quegli istituti tecnici professionali che insegnano mestieri legati all'edilizia. Un capomastro edile guadagna mediamente 10 mila dollari all'anno in più di un contabile in un'azienda o perfino di un esperto informatico che viene assunto immediatamente dopo la laurea. 

nel sud degli Stati Uniti, soprattutto in Texas, c'è un boom edilizio e demografico da molti mesi sia per l'arrivo di molti immigrati da sud, sia per movimenti interni perché le multinazionali si stanno spostando in Texas per via del migliore regime fiscale e gli americani di conseguenza: si è creato un bisogno di manodopera e tecnici dell'edilizia nelle "boomtown" e i gen z americani invece di studiare cinema e scienze della comunicazione, ed essere presto sostituiti da Chat GPT, fanno questo. 

2 hours ago, freedog said:

 presso che 

OUCH!!! 

2 hours ago, freedog said:

 burgher king a vita come massima aspirazione professionale resta alto.

OUCH!!!!!

economicamente gli USA oggi crescono come non mai e la disoccupazione diminuisce come non mai... se non vanno ad Harvard è perché pagare 70.000 dollari per finire indottrinati dagli accademici woke e pro-Hamas non ne vale la pena se puoi lavorare in un settore in boom e guadagnare piu di un ingegnere in Italia dopo 10 anni d'esperienza 😆(anche se dubito che i college americani, i migliori al mondo, verranno abbandonati sul lungo periodo). 

freedog
31 minutes ago, sabrinaT said:

OUCH!!! 

lo so.

Il T9 ha colpito ancora, e me ne sono accorto quando non lo potevo più correggere...

33 minutes ago, sabrinaT said:

in Texas, c'è un boom edilizio e demografico

non so quanto sia stabile e/o duraturo, sia per la storia del muro col Messico, sia per la possibile secessione dei trumpiani, se Biden mandasse davvero i federali a presidiare i confini, come vorrebbe fare.

 

Secondo me un diploma tecnico o diploma di un istituto professionale, però, non sono necessariamente antitetici a tutta l’argomentazione della laurea. 
 

Io ho fatto un istituto tecnico. Ero quello mal visto, quello che frequentava una scuola di serie B a differenza della maggior parte che aveva scelto un liceo classico o scientifico.  Effettivamente riconosco di avere lacune (ma compensabili autonomamente) su alcune materie che non erano previste nella mia scuola. Così come è altrettanto vero che alcune materie erano meno “preponderanti” rispetto ad altre. 
 

Eppure una volta preso il diploma (ero un bravo studente, nella media, ma non certo un secchione) le aziende chiedevano nominativi e mi chiamavano per sostenere colloqui. Praticamente avrei avuto già un contratto a tempo indeterminato vecchio stile appena diplomato. Oppure avrei potuto iscrivermi all’ordine dei periti industriali facendo il libero professionista. Insomma, il mercato del lavoro aveva e ha ancora oggi bisogno di persone che sappiano fare una professione o che la sappiano fare sapendo anche la parte teorica e di “progetto” che ci sta dietro (appunto quest’ultima più in un istituto tecnico rispetto ad un professionale). 
 

In un certo senso questo vale anche per la laurea. Molti conoscenti o amici hanno preso il “pezzo di carta”, ma senza fare una vera considerazione sul mercato del lavoro, infatti poi hanno preso strade lavorative diverse e/o non adeguate alla fatica fatta per arrivare alla laurea. Altri, come me, si sono iscritti per prendere il pezzo di carta in quanto obbligatorio per iscriversi ad un ordine professionale. 
Poi c’è anche tutto un discorso su quanto alcuni corsi di laurea siano lontani anni luce, troppo nozionistici, rispetto alle richieste del mercato del lavoro. E non consideriamo il fatto che spesso e volentieri un bravo studente universitario non è detto sia altrettanto bravo nel mondo del lavoro.
 

Ora mi viene in mente questo ricordo; il papà di un amico era direttore del personale in una grande multinazionale e mi raccontava quante volte fosse dovuto andare a pregare alcuni presidi di facoltà perché tenessero aperti corsi di laurea particolarmente specializzanti (e con pochi iscritti). 

Poi c’è chi prende il pezzo di carta sapendo che sarà meno spendibile nel mercato del lavoro. Magari perché se lo può permettere o chissà per quale altra legittima ragione.

Insomma, il pezzo di carta serve ancora. È un dato di fatto. Ma tutto il sistema, a partire già dalle scuole superiori, avrebbe bisogno di una bella revisione.

Infine, secondo me, “oggi” c’è anche il “problema” di iscriversi all’università quando, finite le superiori, la maggior parte dei ragazzi manco sa da che parte è girata: tranne pochi, quanti fanno una scelta veramente consapevole? 

Pugsley

Si affermeranno sempre più gli ITS, legati molto alle aziende importanti, ma non solo.

La previsione non è rosea, le scuole superiori tradizionali a partire dai professionali e dai tecnici dureranno 4 anni, a seguire sarà la volta dei licei. Si affermeranno sempre più gli ITS, dopo le superiori come le conosciamo ora, della durata bi/triennale e prevederano poca teoria e un buon numero di ore di tirocinio (per chi andrà a lavorare), per gli altri la laurea 3+2 o 5 o 6+4. Ho letto anche che si vorrebbe portare da 3 a 4 anni la durata del dottorato di ricerca.

Per approfondimenti sugli ITS. https://www.miur.gov.it/tematica-its

Vedremo cosa ci riserverà il futuro...

Edited by Pugsley
Ghost77
10 hours ago, netny said:

Infine, secondo me, “oggi” c’è anche il “problema” di iscriversi all’università quando, finite le superiori, la maggior parte dei ragazzi manco sa da che parte è girata: tranne pochi, quanti fanno una scelta veramente consapevole? 

Ecco, è tutto qui .

Che poi, usi bene il virgolettato poichè è un "oggi" molto lungo che comprende anche "ieri" . Gia' in quelli della mia generazione funzionava così . Spesso segui un'idea pur essendo completamente privo di un'informazione pulita sul reale utilizzo del tuo futuro titolo di studio . Quando avevo 19 anni, Scienze della comunicazione e annessi vari era strapiena . Avevo amici che finirono lì per "la vita universitaria" . Eri in mezzo a gente, varie nazionalità, in pieno centro, facevi una vita che poteva sembrare piena . Pure io, dai fatiscenti e lontanissimi palazzi di medicina, spesso andavo in zona uni umanistiche in mensa, perchè era lì che erano tutti .

E non è da biasimare, eh . E' comune non avere le idee ancora chiare  . Poi se si persevera pur avendolo capito, è un altro discorso .

Anche perchè la laurea presa puramente per seguire le proprie passioni è una buona scelta, ma solo se sai di poter cadere in piedi . Un reddito lo devi avere, sia che possa essere di famiglia, sia invece lavorativo . La laurea non è come andare a vedere il proprio film preferito, nè il libro preso in libreria per piacere personale . Non è uno sfizio . E' qualcosa di costoso, di impegnativo, qualcosa che ti impegna anni . Se investi in un titolo che, finiti i tuoi anni, non ti porterà a nulla, o sei stato particolarmente sfortunato e il mercato del lavoro ha dato il giro nei pochi anni in cui ti sei formato, oppure lo sapevi e ti andava bene così .

Quindi, alla fine, cosa è meglio? A mio parere qualsiasi cosa che produca reddito . Per le proprie passioni c'è sempre tempo e non per forza queste necessitano di essere benedette da un foglio di carta prodotto dallo Stato .

10 hours ago, netny said:

legittima ragione.

Giustissimo . Legittima ragione . Che purtroppo a volte sfocia nella lamentela, e allora lì ti viene proprio da dire "cazzo, ma in quei 4 o 5 anni non lo sapevi? non te ne sei mai accorto? non hai approfondito?" .

1 hour ago, Ghost77 said:

cazzo, ma in quei 4 o 5 anni non lo sapevi? non te ne sei mai accorto? non hai approfondito?" .

Già, però a volte le pressioni della famiglia, che spesso ti ha sostenuto finanziariamente. O anche dentro a se stessi, quelle sensazioni simili ad un sentimento di fallimento e smarrimento, bloccano le persone.

È vero, razionalmente dopo qualche tempo, se vedi che le cose non vanno (nel corso o in prospettiva futura), basterebbe cambiare facoltà, oppure constatare che l’università non è per tutti (e non necessariamente serve a tutti). 
 

Sicuramente erano altre epoche, oggi sarebbe più complesso, ma conosco parecchie persone che hanno fatto discreti, buoni o ottimi percorsi lavorativi senza il pezzo di carta. 

Il lamento gratuito, come dici tu, anche no, grazie!


 

Ghost77
28 minutes ago, netny said:

Già, però a volte le pressioni della famiglia,

Verissimo, anche se le pressioni familiari di solito ti spingono verso qualcosa che a te interessa poco, ma che ha più possibilià di crearti reddito . 

Nel senso, non ho mai sentito finora amici la cui famiglia li ha spinti a fare qualcosa di umanistico o artistico perchè è un bagaglio che serve . Di solito ti spingono verso qualcosa che, a volte ingenuamente, pensano possa darti un futuro .

30 minutes ago, netny said:

buoni o ottimi percorsi lavorativi senza il pezzo di carta. 

Gli amici che lavorano da più tempo sono tutti senza laurea, infatti . E hanno avuto modo di fare la loro carriera interna, chi più chi meno !

 

19 hours ago, freedog said:

 

Da antico boomer, sono della generazione per cui il "pezzo di carta" aveva un suo perchè, anche solo per vantarsene con amici, parenti & conoscenti.

Oggi però pare proprio che laurearsi sia un'ammazzata presso che inutile, perché il rischio di finire a friggere patatine al burgher king a vita come massima aspirazione professionale resta alto.

No, dipende dal corso di laurea...la laurea in Medicina o Ingegneria sono indispensabili per poter svolgere quelle professioni. Ci sono molti corsi di laurea scollegati ad un mestiere preciso, da Scienze della Comunicazione ad Antropologia a Filosofia...se scegli di iscriverti a questi corsi all'uni, una volta laureato devi essere pronto a svolgere lavori magari non del tutto attinenti a quello che hai studiato 

3 hours ago, Ghost77 said:

Anche perchè la laurea presa puramente per seguire le proprie passioni è una buona scelta, ma solo se sai di poter cadere in piedi . Un reddito lo devi avere, sia che possa essere di famiglia, sia invece lavorativo . La laurea non è come andare a vedere il proprio film preferito, nè il libro preso in libreria per piacere personale . Non è uno sfizio . E' qualcosa di costoso, di impegnativo, qualcosa che ti impegna anni . 

Pure qui, dipende da quali sono le passioni. Se un mio giovane amico volesse studiare matematica perché molto portato per la materia, non credo gli sconsiglierei di farlo, ma non lo sconsiglierei nemmeno di iscriversi a Filosofia, se quella fosse la sua passione...in questo caso gli consiglierei però di impegnarsi per essere un po' (o più che un po') più bravo della media degli altri iscritti 🙂

4 hours ago, Ghost77 said:

Verissimo, anche se le pressioni familiari di solito ti spingono verso qualcosa che a te interessa poco, ma che ha più possibilià di crearti reddito . 

Nel senso, non ho mai sentito finora amici la cui famiglia li ha spinti a fare qualcosa di umanistico o artistico perchè è un bagaglio che serve . Di solito ti spingono verso qualcosa che, a volte ingenuamente, pensano possa darti un futuro .

Vero, tendenzialmente i casi più comuni sono quelli che descrivi tu.

Mi riferivo a circostanze, non so quanto statisticamente significative, ma che ho osservato.

Una pressione familiare del tipo “no, devi fare quel corso di laurea perché puoi sfruttare meglio quel titolo del mondo del lavoro” (magari lo stesso del padre/madre/famiglia). Le persone in questione non è che avessero necessariamente velleità di fare facoltà umanistiche o artistiche. 
 

Altri casi, invece, erano riferiti proprio al piacere (quasi obbligo) della famiglia di origine di avere un figlio/a laureato/a, senza rendersi conto che non necessariamente la laurea serve a tutti o tutti sono portati allo studio (e non per questo lavorativamente saranno incapaci o potranno lavorare solo al Burger king).

3 hours ago, schopy said:

in questo caso gli consiglierei però di impegnarsi per essere un po' (o più che un po') più bravo della media degli altri iscritti 🙂

Intendevi come votazione o velocità nel corso di laurea, o altro?

Perché anche questo è un argomento interessante. Sempre premesso che parlo dal mio piccolo angolo di mondo che non può far statistica, poche volte ho visto una correlazione tra bravura accademica e bravura nel mondo del lavoro. 

freedog
16 minutes ago, netny said:

poche volte ho visto una correlazione tra bravura accademica e bravura nel mondo del lavoro. 

credo sia pacifico che l'assioma "chi sa sa anche insegnare" sia fallace, perchè per insegnare, oltre alla conoscenza della materia, servono anche empatia, capacità di ascoltare le reazione dei discenti, eccetera.

21 minutes ago, netny said:

Intendevi come votazione o velocità nel corso di laurea, o altro?

Dipende dal settore; se ti occupi di antropologia o filosofia, la materia ti deve piacere abbastanza da riuscire a prendere quasi ad ogni esame il massimo dei voti se vuoi puntare, ad esempio, a rimanere nel mondo accademico dopo la laurea...

24 minutes ago, netny said:

(...) poche volte ho visto una correlazione tra bravura accademica e bravura nel mondo del lavoro. 

Non saprei, giriamo la cosa, vedi gente scarsa all'università che poi sul lavoro diventa eccezionale? Credo dipenda dal tipo di studi e dal tipo di lavoro. Io ho lavorato per qualche anno in una banca e, sebbene ci fossero colleghi "anziani" molto bravi senza laurea (avevano solo il diploma), i più bravi tra i miei colleghi giovani erano stati studenti universitari di economia molto molto bravi 🙂 

@freedog da Rampini mi aspettavo una riflessione un po' più sofisticata...quel che scrive non è del tutto sbagliato, ma mi ricorda quei padri veneti che sbraitano perché si sono stufati di pagare gli studi ai figli e gli dicono che era meglio se andavano a fare cartongessi 😊

@Ghost77  è più saggio di me, quando dice che consiglierebbe di studiare "qualsiasi cosa che possa produrre un reddito", ma il mercato del lavoro è piuttosto mobile, e quello che funziona di più oggi potrebbe non essere più richiesto tra qualche anno...spesso poi i genitori non lo conoscono nemmeno così bene il "mercato del lavoro" in cui si buttano i figli.

Comunque, certo che studiare Ingegneria è un investimento più sicuro di una laurea in Filosofia o in Scienze della Comunicazione, ma se, con ragione, pensi che ad Ingegneria saresti molto mediocre, che nemmeno saresti portato per quel lavoro etc..., e che invece potresti essere un fuoriclasse studiando quel che ti piace, ha senso iscriversi lo stesso a Ingegneria? Per alcuni sì, per altri no

Ghost77
26 minutes ago, schopy said:

ma il mercato del lavoro è piuttosto mobile, e quello che funziona di più oggi potrebbe non essere più richiesto tra qualche anno...

Sisi ne sono consapevole, assolutamente :D Intendevo che non è producente buttarsi in corsi di laurea palesemente privi da sempre di sbocco in Italia o all'Estero, solo perchè magari ci piace l'argomento . 

15 minutes ago, schopy said:

Dipende dal settore; se ti occupi di antropologia o filosofia, la materia ti deve piacere abbastanza da riuscire a prendere quasi ad ogni esame il massimo dei voti se vuoi puntare, ad esempio, a rimanere nel mondo accademico dopo la laurea...

Hai perfettamente ragione, e non vale solo per i settori da te citati come esempio. Sono io che non consideravo, inconsciamente, un futuro lavorativo nel mondo accademico😅

16 minutes ago, schopy said:

Non saprei, giriamo la cosa, vedi gente scarsa all'università che poi sul lavoro diventa eccezionale? Credo dipenda dal tipo di studi e dal tipo di lavoro.

Sicuramente ho fatto una generalizzazione. Però sì, ho visto un buon numero di persone scarse, o meglio, non particolarmente eccellenti nel loro corso di studi (per votazioni o per laurea fuori corso), che poi è riuscita ad essere più funzionale nel lavoro come dipendente o libero professionista. Capiamoci, non dico che siano diventati AD di chissà quale mega azienda, o principi del foro, tanto per fare due esempi a caso.
 

Viceversa, persone che all’uni avevano capacità per me da extraterrestre, “sfacciataggine” con i docenti, voti medio alti e lauree non fuori corso, alcuni anche con dottorato di ricerca… poi lavorativamente non riflettevano le stesse qualità. Anche solo - ma questo ci porterebbe fuori strada rispetto al ragionamento originario - lo spirito imprenditoriale. 
 

Ripeto, non voglio dimostrare nulla.
 

Anche perché ovviamente conosco diverse persone brave o molto brave all’uni, che hanno confermato lo stesso talento facendo ottime carriere lavorative.

Era solo un’osservazione che mi è capitata con una certa frequenza tra la bravura universitaria (che c’era) e quello che si è riuscito a fare poi a livello lavorativo negli anni successivi (decisamente meno bene).

32 minutes ago, schopy said:

Comunque, certo che studiare Ingegneria

Ormai, anche qui, c’è Ing… e c’è ing 😆

1 minute ago, Ghost77 said:

Sisi ne sono consapevole, assolutamente :D Intendevo che non è producente buttarsi in corsi di laurea palesemente privi da sempre di sbocco in Italia o all'Estero, solo perchè magari ci piace l'argomento . 

Certo, poi se tutti ragionassimo così nessuno dovrebbe iscriversi al conservatorio o studiare storia dell'arte (con l'eccezione dei figli dei milionari, cui concedi questo bonus)

7 minutes ago, netny said:

Viceversa, persone che all’uni avevano capacità per me da extraterrestre, “sfacciataggine” con i docenti, voti medio alti e lauree non fuori corso, alcuni anche con dottorato di ricerca… poi lavorativamente non riflettevano le stesse qualità 

Ovvio, ci sono persone molto brave nello studio che poi non fanno carriere di successo...ma non riesco a seguirti senza esempi concreti 🙃

 

fra1991

Per rispondere alla domanda iniziale del topic,credo che dipenda da ciò che uno vuole fare nella vita.

Se uno vuole fare il commesso o l' operaio,assolutamente no,se vuole fare il medico allora sì.

Ovviamente se una persona vuole intraprendere un percorso che gli dà scarse oppurtunità nel mondo del lavoro(ma vale anche per certi non laureati,per esempio per chi vuole fare l' attore o il cantante),deve tenerne conto ed essere pronto a fare altri lavori  in attesa di conseguire il suo sogno,a meno che non abbia particolari aiuti che gli permettano di svettare.

freedog
2 hours ago, schopy said:

il mercato del lavoro è piuttosto mobile, e quello che funziona di più oggi potrebbe non essere più richiesto tra qualche anno

beh, considerando che adesso incombe l'AI, che probabilmente scombussolerà tanto se non tutto, può anche darsi che sarà più remunerativo fare lo stagnaro o l'elettricista piuttosto che l'architetto o l'ufficio stampa

1 hour ago, schopy said:

Ovvio, ci sono persone molto brave nello studio che poi non fanno carriere di successo

Non necessariamente mi riferivo poi alla futura carriera lavorativa. E come ho già scritto non è che il mio punto di vista possa fare statistica.

Volevo dire che mi sono capitati esempi di persone laureate molto bene che poi nel mettere in pratica quanto studiato mi hanno fatto cadere la mascella. E l’hanno fatta cadere a me, che mi considero ben lontano dall’essere tuttologo o genio😅
 

Esempi concreti in ordine sparso. Conoscente architetto, buon percorso di studi, ha anche lavorato per un periodo in un prestigioso studio estero, poi parlando con me, per la realizzazione di un banalissimo muro di cinta ha affermato una sequenza di cazzate che un geometra neo diplomato avrebbe smontato in 3 secondi. A livello lavorativo nonostante l’inizio promettente, non è riuscita a far fruttare il bagaglio acquisito. 
 

Dipendente laureato in economia, idem come sopra (nel senso di percorso accademico molto buono). Ancora oggi non è in grado di leggere un bilancio che  altre persone non laureate sanno fare in pochi minuti. 
Conoscente sempre laureato in economia… si parlava di “ex articolo…” e mi dice “chissà perché bisogna specificare i vecchi numeri di articoli del codice” Io: 🤔🙄. Va bene che non hai fatto giurisprudenza, ma Gesù bambino!
 

Amico Ing che ha chiesto aiuto a me (memore della mia istruzione delle superiori) perché non riusciva ad abbozzare il minimo progetto di un impianto della sua abitazione. Ovviamente nemmeno io ricordavo certe formule, equazioni e via discorrendo ma è bastato riprendere in mano qualche vecchio libro per risolvergli il problema. 
 

Amica farmacista che evidentemente ha dimenticato le minime basi di tossicologia e farmacologia e ha fatto ustionare un amico comune 😵‍💫

Questi sono solo alcuni esempi che mi sono venuti in mente velocemente. 
Queste persone sono tutte accomunate da percorsi universitari molto buoni o ottimi ma che poi… boh… mi chiedo se hanno veramente capito cosa hanno studiato o no. E allo stesso tempo, lavorativamente, non hanno capitalizzato lo stesso successo che avevano avuto a livello univeristario.

Perciò mi chiedevo se era una mia percezione distorta, oppure c’è un fondo di verità nel fatto che un buon percorso universitario non implichi poi necessariamente conoscere/ ricordare / saper applicare (anche solo le basi) di ciò che hai studiato e dovresti far fruttare nel lavoro.
 

 

10 minutes ago, freedog said:

può anche darsi che sarà più remunerativo fare lo stagnaro o l'elettricista

Tante aziende cercano disperatamente dagli operai ai laureati (chiaramente con mansioni diverse, of course) per lavori molto specializzati e gli darebbero (quasi) qualsiasi cifra. E direi che è un fenomeno che c’è da tempo.

Edited by netny
32 minutes ago, netny said:

Queste persone sono tutte accomunate da percorsi universitari molto buoni o ottimi ma che poi… boh… mi chiedo se hanno veramente capito cosa hanno studiato o no. E allo stesso tempo, lavorativamente, non hanno capitalizzato lo stesso successo che avevano avuto a livello universitario.

Stai facendo le pulci agli amici che commettono qualche errore...magari non saranno proprio dei fulmini di guerra, ma a tutti può capitare di confondersi a volte, no? 

39 minutes ago, netny said:

Perciò mi chiedevo se era una mia percezione distorta, oppure c’è un fondo di verità nel fatto che un buon percorso universitario non implichi poi necessariamente conoscere/ ricordare / saper applicare (anche solo le basi) di ciò che hai studiato e dovresti far fruttare nel lavoro.

Mi limito ad osservare che se già quelli bravi nello studio poi annaspano nel lavoro, figurarsi quelli che nello studio erano scarsi 😄 a parte lo scherzo, può succedere che della gente sveglia non risulti granché brillante all'uni, e viceversa che gente molto studiosa poi si perda quando deve applicare le sue conoscenze

34 minutes ago, schopy said:

Stai facendo le pulci agli amici che commettono qualche errore...magari non saranno proprio dei fulmini di guerra, ma a tutti può capitare di confondersi a volte, no? 

1 hour ago, netny said:

Ma certo che capita a tutti di dire corbellerie, a me per primo spesso e volentieri. Però non dirmi che faccio le pulci😅; mi hai chiesto degli esempi concreti e ho scritto i primi che mi sono venuti in mente (non solo di amici, anche semplici conoscenti o persone con le quali ho a che fare). 

36 minutes ago, schopy said:

Mi limito ad osservare che se già quelli bravi nello studio poi annaspano nel lavoro, figurarsi quelli che nello studio erano scarsi 😄 a parte lo scherzo, può succedere che della gente sveglia non risulti granché brillante all'uni, e viceversa che gente molto studiosa poi si perda quando deve applicare le sue conoscenze

Certo che sì. La mia curiosità era se si trattasse di una mia percezione errata o ci fosse un fondo di verità osservato da altre persone. 

Ecco, me ne è venuta in mente un’altra. Ok, esce un po’ fuori tema rispetto al discorso intavolato. Ma è talmente tragicomica…

Propongo un’azione possessoria. In udienza il Giudice fa domande e già capisco che tira una brutta aria. Arriva poi la sentenza… il Giudice ha confuso il possesso con la proprietà (e non è una sottigliezza). Non solo la differenza si studia in diritto privato 1 (credo al primo anno di giurisprudenza) ma la conoscevo anche io dai miei superficiali studi di diritto fatti alle superiori. 
 

Fatto ovviamente reclamo al Collegio dei Giudici (3 Giudici) erano in imbarazzo per la sentenza scritta dal collega. 

@schopy insomma… io - nei panni di potenziale datore di lavoro - leggessi un ottimo curriculum universitario e poi mi trovassi ad ascoltare certe cose o vedere una continua incompetenza, qualche domanda me la porrei. E certamente influenzerebbe la posizione lavorativa. 

Ma ripeto, non voglio dimostrare nulla. E’ solo un confronto con altre persone.

Mi sono limitato ad osservare che dal mio piccolo punto di vista, ho notato più di qualche persona che è riuscita più nel lavoro, faticando però all’uni, e viceversa persone che hanno fatto l’uni in scioltezza e con grande successo faticare nel lavoro o non riuscire a raggiungere posizioni che dal percorso accademico davo per molto probabili.

Ghost77
4 hours ago, schopy said:

Certo, poi se tutti ragionassimo così nessuno dovrebbe iscriversi al conservatorio o studiare storia dell'arte

Certo, nel mucchio qualcuno emerge, qualcuno invece finisce a fare l'insegnante di musica alle medie, e gli altri ce l'hanno in quel posto .

Non è che sia sbagliato farlo, è che un po' di consapevolezza di poter finire a passare i pomeriggi in sala professori mangiando riso e carote da una schiscetta anzichè stare all'Auditorium Rai deve comunque esserci . Poi ci puo' stare il brivido, la "vaga bramosia dell'ignoto", la scommessa con sè stessi . La componente esterna, quella che va oltre le nostre capacità, però è qualcosa che non possiamo manovrare . Se finiamo tra gli scartati, tra quelli col titolo ma senza lavoro, un piano B dobbiamo averlo, anche perchè gli anni volano e un laureato che non ingrani subito, presto sarà troppo vecchio per essere uno con "interessanti prospettive per il futuro" .

1 hour ago, netny said:

Mi sono limitato ad osservare che dal mio piccolo punto di vista, ho notato più di qualche persona che è riuscita più nel lavoro, faticando però all’uni, e viceversa persone che hanno fatto l’uni in scioltezza e con grande successo faticare nel lavoro o non riuscire a raggiungere posizioni che dal percorso accademico davo per molto probabili.

devo dire che anche due che studiavano con me e che facevano fatica durante lo studio hanno fatto una gran carriera nelle assicurazioni.

io sospetto che per fare carriera in certe ditte più che l'intelligenza servono altre qualità sociali che spesso sono più presenti in chi fatica negli studi che nei secchioni.

Edited by marco7
Pugsley
32 minutes ago, Ghost77 said:

Se finiamo tra gli scartati, tra quelli col titolo ma senza lavoro, un piano B dobbiamo averlo, anche perchè gli anni volano e un laureato che non ingrani subito, presto sarà troppo vecchio per essere uno con "interessanti prospettive per il futuro" .

Sai, perché invece uno che lavora da anni facendo sempre le stesse mansioni, non invecchia da un punto di vista professionale...

Bisognerebbe essere pagati per utilizzare molto tempo lavorativo per aggiornarsi, io lo farei, invece le associazioni propongono lezioni con contenuti riciclati da lezioni accademiche che nemmeno sono le migliori, quindi non valgono nulla: a questo punto meglio comprarsi dei libri e studiarseli per conto proprio

Ricordo che mi hanno riferito il titolo di un corso di aggiornamento per psicoterapeuti dal titolo "Burn-out: chi si cura di chi si prende cura?" Tutti discorsi autoreferenziali

Edited by Pugsley
Ghost77
9 minutes ago, Pugsley said:

a questo punto meglio comprarsi dei libri e studiarseli per conto proprio

E mi trovi totalmente d'accordo . Capisco molto bene il concetto dell'aggiornamento a proprio carico, obbligatorio peraltro per poter svolgere la propria mansione . Il buffo, nel mio caso, è che tu devi avere il tuo tot di crediti annui, ma ti puoi aggiornare su qualunque branca . Ti ritrovi così a fare dei corsi che non ti interessano e non utilizzerai mai nella tua professione, perchè non è per nulla detto che per la tua ci sia qualcosa, sottraendo tempo a una formazione realmente utile .

 

7 hours ago, Ghost77 said:

Certo, nel mucchio qualcuno emerge, qualcuno invece finisce a fare l'insegnante di musica alle medie, e gli altri ce l'hanno in quel posto .

Non è che sia sbagliato farlo, è che un po' di consapevolezza di poter finire a passare i pomeriggi in sala professori mangiando riso e carote da una schiscetta anzichè stare all'Auditorium Rai deve comunque esserci .

Vabbè, ma fare l'insegnante mica significa essere dei falliti...o sì, dal tuo punto di vista? 🤔

7 hours ago, Ghost77 said:

Capisco molto bene il concetto dell'aggiornamento a proprio carico, obbligatorio peraltro per poter svolgere la propria mansione

Non so perché, i crediti per l’aggiornamento professionale mi ricordano la patente a punti. Idea che consideravo ottima, ma di fatto applicata malissimo.

L’aggiornamento professionale è fondamentale, ma un po’ per gli ordini che a volte sembrano più ragionare come una “mafia” che batte cassa,  oltre ad altri motivi, di fatto in molte professioni diventano strumenti di facciata per essere - più o meno in regola - con le normative, piuttosto che pensate per rimanere al passo con i tempi. 
 

8 hours ago, Pugsley said:

meglio comprarsi dei libri e studiarseli per conto proprio

Decisamente!

Ghost77
2 hours ago, schopy said:

Vabbè, ma fare l'insegnante mica significa essere dei falliti

Pensavo più allo stipendio e allo stress. Non associo mai il concetto del fallimento al lavoro, è solo un modo per ottenere denaro per - in teoria - vivere la vita. Nel senso, se volevi fare l'orchestrale e ti ritrovi a insegnare flauto a ragazzini che pensano che la tua sia un'ora di intervallo,e non puoi neanche fare un pasto decente perché finita l'ora devi assolvere altri impegni burocratici può essere fonte di frustrazione non da poco. 

2 hours ago, Ghost77 said:

Non associo mai il concetto del fallimento al lavoro, è solo un modo per ottenere denaro per - in teoria - vivere la vita. 

Io nemmeno, perciò non capivo bene 🙂

2 hours ago, Ghost77 said:

Nel senso, se volevi fare l'orchestrale e ti ritrovi a insegnare flauto a ragazzini che pensano che la tua sia un'ora di intervallo,e non puoi neanche fare un pasto decente perché finita l'ora devi assolvere altri impegni burocratici può essere fonte di frustrazione non da poco. 

Sì, può essere frustrante trovarsi a fare un mestiere di ripiego...ma allora torniamo al punto di partenza, sarà meno frustrante fare l'assistente del commercialista perché hai abbandonato la passione per la musica e ti sei iscritto ad economia o insegnare a suonare il flauto traverso ai ragazzini delle medie perché non sei diventato un grande concertista?

2 hours ago, Ghost77 said:

Pensavo più allo stipendio e allo stress.

Ho lavorato per 5 anni a contatto col pubblico (7h e 45 al giorno che spesso diventavano 9), 5 giorni la settimana, e non guadagnavo più di un professore di musica delle medie; apprezzo tanto quegli amici insegnanti che, più realisticamente, riconoscono che il loro mestiere, pur non essendo molto pagato, è meno impegnativo di tanti altri e consente loro di avere moltissimo tempo libero.

12 hours ago, netny said:

Mi sono limitato ad osservare che dal mio piccolo punto di vista, ho notato più di qualche persona che è riuscita più nel lavoro, faticando però all’uni, e viceversa persone che hanno fatto l’uni in scioltezza e con grande successo faticare nel lavoro o non riuscire a raggiungere posizioni che dal percorso accademico davo per molto probabili.

Ma sì, ovvio che succede e non l'ho negato nei precedenti interventi 🙂 

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