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Europee 2024  

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freedog
4 hours ago, MyleneFarmer said:

FDI è più berlusconiano-statalista-arraffone, Lega è più comunista, setta antagonista, anti-tutto.

più banalmente: Meloni è nazionalista, i legaioli della prima ora erano secessionisti, adesso si sono parecchio annacquati e blaterano di un federalismo che manco loro sanno bene che significa

Almadel

A me non pare che la differenza sia tra liberismo e statalismo,

che ci potrebbe anche stare.

Ho la sensazione che Lega e FdI siano entrambe schierate per il protezionismo.

Non mi viene in mente un tema iconico in cui siano in disaccordo

o differenze sostanziali nel loro programma elettorale.

Infatti il loro elettorato passa indistantamente da Berlusconi a Salvini e a Meloni

senza che si percepisca un minimo cambiamento di posizionamento.

Uncanny
On 6/10/2024 at 2:49 PM, Almadel said:

Io non voglio sembrare a tutti i costi il raffinato cittadino che critica la campagna.

E' un fatto però che la differenza tra Destra e Sinistra sia - in Veneto come negli USA -

una banale differenza tra centro e provincia. Non è neppure davvero una questione di classe.

C'è una parte della popolazione che non ha amici neri o immigrati e ne ha una paura fottuta

e un'altra parte che invece ne conosce molti e teme chi ne ha una fobia irrazionale.

Trovo a tratti toccante quest'immagine romantica che hai di città multiculturale inclusiva vs campagna buzzurra e ignorante

Però, però, però... la realtà sembra contraddirti, mi dispiace rompere le uova nel paniere

Se guardiamo i risultati delle europee a Padova FdI - in marrone - è primo partito in moltissime sezioni elettorali:

Cattura.thumb.jpg.600920bb83880f3907fb4f2ec06f1fab.jpg

 

Ciò che è ancora più interessante è il dato dell'Arcella però, il paradiso di convivenza multiculturale che da sempre ci decanti

Analizzando il dato della destra (FdI + Lega + FI) nelle sezioni elettorali corrispondenti abbiamo: 

- Sezione 76: destra al 31,69%
- Sezione 77: destra al 31,92%
- Sezione 78: destra al 34,57%
- Sezione 79: destra al 41,45%
- Sezione 81: destra al 42,34%
- Sezione 82: destra al 35,80%

Facendo una media approssimativa possiamo dire che il 35% degli arcellesi ha votato per la destra becera e ignorante 

Il che è un dato notevolissimo, considerando poi l'elevata quantità di immigrati che vive all'Arcella (oltre il 30% della popolazione) e che difficilmente voterà per la destra

Probabilmente gli arcellesi non-immigrati hanno votato in maggioranza a destra, non sarebbe da escludere

La domanda sorge spontanea: Perché? Perché il 35% degli arcellesi pur vivendo nell'Eden Multiculturale in Terra ha dato il suo voto alla destra razzista e ignorante? Sembra davvero inspiegabile 

Per intenderci il 39,93% dei padovani nel complesso ha votato destra mentre il dato nazionale è del 47,42%

È un'ovvietà che le città tendano più a sinistra della campagna, ma la differenza è molto meno netta di quanto vorresti far credere. Questo nonostante il peso molto maggiore del voto degli immigrati in città rispetto alla campagna (poi ovviamente sono anche in molti gli immigrati a votare a destra, non sono un blocco monolitico)

E stesso discorso per le periferie tanto romanticizzate, che anzi spesso sono più a destra della media nonostante la loro composizione demografica

Questo almeno per l'Italia, poi ogni paese ha le sue specificità che non andrebbero generalizzate

Edited by Uncanny
Gastida
1 hour ago, schopy said:

Cosa ti fa pensare che Borghi sia liberista? Perché fa trading online...?

Il programma della Lega Nord di Salvini presenta elementi contrastanti, che potrebbero essere ricondotti a diverse filosofie politiche. Per semplicità verranno presi in esame i punti più importanti del programma economico della Lega, dove tali contraddizioni sono lampanti e significativamente compongono la natura “liberal-protezionista” del partito.

È nota a tutti la postura euroscettica della Lega Nord. L’introduzione della moneta unica, una valuta troppo forte per l’economia italiana, avrebbe infatti costretto i governi a mantenere in parità la bilancia commerciale tramite il taglio dei consumi, riducendo quindi le importazioni senza alterare le esportazioni. La necessità dell’uscita dall’euro è quindi argomentata su base economica sostenendo il maggior vantaggio di possedere un tasso di cambio flessibile, che permetterebbe il riequilibrio della bilancia commerciale senza toccare stipendi e salari. Il tasso di cambio dell’euro è già flessibile rispetto alle altre valute, l’IMF lo ritiene un “independent floating”, però la Lega si pone già nell’ottica delle diverse economie nazionali che compongono la zona euro, vedendo il rapporto commerciale con gli altri paesi dell’eurozona come il vero elemento destabilizzatore. Questo elemento deve essere tenuto bene a mente, perché il problema della fissità del tasso di cambio e della moneta sopravvalutata costituiscono i pilastri con cui la Lega si oppone a tutti gli eventuali trattati di libero scambio che coinvolgerebbero l’Italia. Questo rende di difficile lettura la posizione della Lega Nord nei confronti di questi temi. La Lega intreccia il tema della flessibilità del cambio a quello dell’uscita dall’euro. Il modo migliore per tutelare la competitività dell’economia italiana sarebbe quello di riottenere sovranità monetaria per poter equilibrare la bilancia dei pagamenti tramite cambio flessibile. Il tema della flessibilità del cambio è storicamente caro alla tradizione neoliberale, che ovviamente critica qualunque alterazione artificiale del tasso di cambio, tuttavia nel programma della Lega, questo argomento viene usato in un’ottica di protezione dell’economia interna. Vi è quindi il principio per cui uno stato non dovrebbe alterare il tasso di cambio, ma allo stesso c’è una forte opposizione al libero scambio, che è invece in linea col pensiero protezionista, sotto forma di euroscetticismo. In sintesi, da una parte si caldeggia un ritorno ad uno stato meno attivo, in questo caso tramite la Banca Centrale, nell’alterare il tasso di cambio, mentre dall’altra lo stato deve proteggere l’economia interna uscendo dal mercato unico europeo (ipotizzando, naturalmente, che un’uscita dall’euro comporti anche un’uscita dal mercato unico). Le contraddizioni però non finiscono qui e la più lampante e importante di tutte non è quella che è stata appena illustrata, ma è quella che invece riguarda la sola economia nazionale.

Anche in questo caso è abbastanza nota la posizione del partito in materia fiscale. Il pilastro su cui poggia la proposta di riforma della Lega è quello della flat tax, un’aliquota unica per tutte le fasce di reddito fissata al 15%, come lo stesso Salvini ha più volte ribadito in diverse interviste. Questa proposta si intreccia con quella del supporto alle piccole e medie imprese. È infatti molto interessante osservare che le grandi imprese non sono considerate dal partito come attori da tutelare, ma semmai da punire. Il recupero della sovranità monetaria discusso in precedenza, la detassazione e la semplificazione normativa sono le tre strade che il partito vuole percorrere per sostenere le PMI, che sono poste al centro della politica economica della Lega. In tutto ciò viene sollevata una forte critica alle “grandi imprese globalizzate e delocalizzate”, che nel tempo sono state sostenute e incentivate da governo e Confindustria. Dal programma della Lega giunge infatti un monito nei confronti di quelle imprese che vorrebbero delocalizzare la produzione all’estero, per cui il partito ipotizza la costruzione di un percorso che possa invertire la tendenza (apparentemente ignorando il dato per cui l’Italia sarebbe in cima alle classifiche per quanto concerne la “rilocalizzazione” delle imprese). Questo fa capire anche che tipo di mercato interessa alla Lega: un mercato costellato da imprese di dimensione medio-piccola è sicuramente più simile all’ideltipo di mercato concorrenziale, caro alla tradizione neoliberale, rispetto ad un mercato più oligarchico dove sono le grandi imprese a fare la parte del leone.

Se si considera che nemmeno negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, paesi fortemente segnati alle idee neoliberali, vi è un’aliquota unica è facile affermare che la Lega si inserisca perfettamente nel solco del neoliberismo economico. La proposta della flat tax infatti, implica non solo che lo stato non debba occuparsi di questioni redistributive, ma anche che non debba interferire più di tanto con il regime di produzione italiano. Il rilancio dell’economia è interamente delegato al mercato, quale motore di crescita e sviluppo e tali processi possono essere garantiti solo tramite un ruolo maggiormente residuale da parte dello stato. A questo bisogna aggiungere che la Lega non ha espresso particolari proposte per quanto riguarda il welfare, con l’esclusione del sostegno alla famiglia, che lo stato dovrebbe incentivare per far sì che la crescita demografica sia sostenuta dall’aumento della natalità degli italiani e non dei migranti, ma in questo caso le motivazioni si rifanno ad una logica decisamente diversa, che si intreccia con le tematiche di sicurezza.

[...]

Dalla fine della Guerra Fredda l’Europa Continentale è andata incontro a processi di riforma molto importanti, che hanno modificato le reti di protezione e di solidarietà sociale, sacrificandole in virtù di un’ideologia neoliberale che, probabilmente anche in virtù di un predominio culturale in seguito allo scioglimento dell’Unione Sovietica, ha influenzato le agende di tutte le formazioni politiche d’Europa. Il welfare è stato messo al centro di un progetto di riforma che ha modificato in maniera sostanziale il grado di inclusione dei sistemi di solidarietà sociale. Prima della crisi economica del 2008, l’ideologia ispiratrice di queste riforme non era stata messa in discussione, ma dopo la crisi le cose sono cambiate. Il neoliberismo ha cominciato ad essere criticato, soprattutto per quanto riguarda le sue declinazioni internazionaliste, che hanno ispirato maggiormente i percorsi di riforma del welfare, ma anche delle relazioni industriali, ispirati da un principio per cui i costi dovessero essere ridotti per garantire competitività.

Da questo punto di vista il programma della Lega “salviniana”, contradittorio solo all’apparenza, può essere interpretato come una critica, parziale e di destra, di tale paradigma. Il mercato continua ad essere lo strumento principale a cui ricorrere per stimolare la crescita, ma vengono posti dei limiti all’integrazione commerciale, finanziaria e culturale per tutelare l’economia nazionale. Qui nasce la commistione di neoliberismo, protezionismo e intervento pubblico che permea il programma del partito di Salvini. Questo apre la strada ad un’altra, importantissima, domanda, ovvero cosa dovrebbe fare la sinistra occidentale, schieramento politico che non è stato in grado finora di fornire una vera alternativa e che, con poche eccezioni, non ha ancora messo in discussione il paradigma neoliberale che tanto ne ha influenzato le agende a partire dagli anni ’90.

https://www.pandorarivista.it/articoli/paradosso-destra-lega-nord/

Non è un partito statalista come i partiti di sinistra o neofascista, ma "liberal-protezionista", che è appunto ossimorico e non mi aspetto niente di diverso dalla Lega.

Edited by Gastida
25 minutes ago, Uncanny said:

La domanda sorge spontanea: Perché? Perché il 35% degli arcellesi pur vivendo nell'Eden Multiculturale in Terra ha dato il suo voto alla destra razzista e ignorante? Sembra davvero inspiegabile 

Per intenderci il 39,93% dei padovani nel complesso ha votato destra mentre il dato nazionale è del 47,42%

È un'ovvietà che le città tendano più a sinistra della campagna, ma la differenza è molto meno netta di quanto vorresti far credere.

Scusami Uncanny, ma se il 35 % dei votanti arcellani ha votato a destra, vuol dire che pressapoco il 60% degli arcellani NON HANNO votato a destra, no? 😅 (dipende poi da come consideri il centro di Renzi e Calenda e il Movimento 5 Stelle)

Ho appena verificato i dati del mio comune, .ca 4000 abitanti, zona rurale in provincia di Padova; qui il 61% dei voti sono andati ai tre partiti di destra FdI, Lega e Forza Italia.

In un comune limitrofo al mio, a Codevigo, i tre partiti di destra arrivano al 67%...capisci che la situazione in Arcella è completamente rovesciata (e l'Arcella dista circa 25 km da qui), che qui in Veneto l'orientamento di voto è molto diverso tra un quartiere periferico di città e le zone di campagna...?

Edited by schopy
Uncanny
23 minutes ago, schopy said:

Scusami Uncanny, ma se il 35 % dei votanti arcellani ha votato a destra, vuol dire che pressapoco il 60% degli arcellani NON HANNO votato a destra, no? 😅 (dipende poi da come consideri il centro di Renzi e Calenda e il Movimento 5 Stelle)

35% è un dato altissimo per un quartiere multiculturale in città, quartiere di cui oltre il 30% della popolazione è composto da immigrati 

Quartiere che poi Almadel da anni ci decanta come paradiso di convivenza multiculturale in cui ci si aspetterebbe che la destra non superi il 20%

Considerando solo il voto degli italiani di Arcella (immigrati esclusi) il dato della destra salirebbe poi parecchio, potrebbe fin essere maggioritario

Che in generale la città tenda più a sinistra e la campagna più a destra è un'ovvietà, ma la differenza non è così sostanziale da farne una questione "civilazionale" come qualcuno vorrebbe far credere

Se poi prendi a paragone i paesini buchi di culo del Veneto che è la regione più a destra d'Italia, g.a.c. che la differenza è più marcata

Just now, Uncanny said:

35% è un dato altissimo per un quartiere multiculturale in città, quartiere di cui oltre il 30% della popolazione è composto da immigrati 

Quartiere che poi Almadel da anni ci decanta come paradiso di convivenza multiculturale in cui ci si aspetterebbe che la destra non superi il 20%

Considerando solo il voto degli italiani di Arcella (immigrati esclusi) il dato della destra salirebbe poi parecchio, potrebbe fin essere maggioritario

Che in generale la città tenda più a sinistra e la campagna più a destra è un'ovvietà, ma la differenza non è così sostanziale da farne una questione "civilazionale" come qualcuno vorrebbe far credere

Se poi prendi a paragone i paesini buchi di culo del Veneto che è la regione più a destra d'Italia, g.a.c. che la differenza è più marcata

1. Come tu stesso hai riconosciuto nel precedente intervento, non tutti gli immigrati votano a sinistra, nemmeno all'Arcella.

2. Ho fatto qualche altra verifica sui paesini "buchi di culo" della provincia di Padova (quali sarebbero poi, tutti..? Perché non è che in provincia ci siano tanti comuni che superano i 10K abitanti) e sì, più sono lontani dalla città, più la destra raccoglie consensi, in alcuni casi anche sopra il 70%.

3. Che nella regione più a destra d'Italia un quartiere multietnico di Padova voti solo per il 30-35% a destra, rispetto al 60-70% delle zone rurali, mi sembra invece proprio in linea con quanto scriveva Almadel.

2 minutes ago, schopy said:

Che nella regione più a destra d'Italia un quartiere multietnico di Padova voti solo per il 30-35% a destra, rispetto al 60-70% delle zone rurali, mi sembra invece proprio in linea con quanto scriveva Almadel.

correzione: "voti solo per il 30-35% a estrema destra"

anche nel resto d'europa succede che un terzo votano a estrema destra e non è una cosa solo italiana ma detto in modo corretto.

Almadel
55 minutes ago, Uncanny said:

Analizzando il dato della destra (FdI + Lega + FI) nelle sezioni elettorali corrispondenti abbiamo: 

Cioè, serio?

In Veneto Fratelli d'Italia (37,6%), Lega (13,2%) e Forza Italia (8,6%) fanno quasi il 60%.

Praticamente nel mio quartiere la Destra prende quasi la metà dei voti, proprio grazie all'integrazione.

Puoi bene immaginarti che percentuali ci siano nella campagna veneta...

Questo è il mio punto: l'esorbitante sproporzione tra Destra e Sinistra

in base alla quantità di immigrati che vivono nelle tue vicinanze.

1 hour ago, Uncanny said:

Per intenderci il 39,93% dei padovani nel complesso ha votato destra mentre il dato nazionale è del 47,42%

Io paragono il dato di Padova con quello del Veneto, non quello italiano.

Perché quello che mi interessa è la differenza tra città e campagna, non tra Padova e l'Italia.

1 hour ago, Uncanny said:

È un'ovvietà che le città tendano più a sinistra della campagna, ma la differenza è molto meno netta di quanto vorresti far credere.

Scusa, ma perché sarebbe una ovvietà?

Per quale motivo maggiore è il numero di immigrati, meno si è razzisti?

Questo non va in controtendenza con la tua analisi?

 

Tu dici: "Eh, ma gli immigrati votano a sinistra!"

Beh, magari.

In primo luogo gli immigrati non votano: non solo quelli che non ne hanno diritto;

in generale come scrutatore posso dirti che ho visto solo qualche Romeno

o qualche Albanese orgoglioso del suo primo voto.

Percentuali comunque insignificanti.

E non esiste che Romeni o Albanesi votino a sinistra

(Quelli ignoranti votano Meloni e quelli colti al massimo Calenda;

Cinesi, Bengalesi, Nigeriani e Marocchini non votano mai, neanche se hanno la cittadinanza.

La comunità cinese era monolitica con Forza Italia ai tempi di Galan,

ma secondo me preferiscono finanziare una campagna elettorale che andare alle urne).

 

E' strano perché tutti i partiti mettono un immigrato come esca.

Nel mio collegio l'unico di loro che ha preso voti è un Palestinese

(lo avranno votato solo Bianchi, nessun arabo ha votato da me).

 

 

 

12 minutes ago, marco7 said:

correzione: "voti solo per il 30-35% a estrema destra"

anche nel resto d'europa succede che un terzo votano a estrema destra e non è una cosa solo italiana ma detto in modo corretto.

@Uncanny contava anche i voti a Forza Italia, che considererei di destra e non di "estrema" destra

Edited by schopy
MyleneFarmer

Le grandi città italiane del centro nord sono diventate invivibili sotto molti punti di vista tra cui anche la questione immigrati! L'immigrazione di massa di popolazioni poco o per niente istruite e low skill non da chissà quale beneficio al nostro paese con tutti i cervelli in fuga che ci sono! 

 

Si dovrebbe incentivare l'immigrazione di popolazioni più compatibili e altamente formate: cinesi, indiani, est europa etc..

Uncanny
39 minutes ago, Almadel said:

Scusa, ma perché sarebbe una ovvietà?

Da sempre il voto proveniente da contesti rurali è conservatore, da quando esiste il suffragio universale e i contadini possono votare. E da dei tempi in cui l'immigrazione neanche esisteva

In Italia a rappresentare quel conservatorismo è stata la DC, in altri la destra propriamente detta 

La sinistra socalista o socialdemocratica ha trovato il suo bacino elettorale di predilezione nelle periferie delle città e nei conglomerati urbani industriali, nel voto operaio che è sempre stato per ovvie ragioni concentrato in tali zone. Le zone ricche della città popolate dalla borghesia cittadina invece votavano la destra borghese

Oggi il pattern di voto a livello urbano è cambiato parecchio, ma è rimasto fondamentalmente simile a livello rurale

Quando mai la campagna ha votato sinistra, scusa? 

Codevigo, visto che questo è stato nominato, nel 1948 ha votato al 60% per la DC

Per il resto dai per scontato che chi vota destra lo faccia solo perché schifa gli immigrati, che sta più o meno al livello di dire che chi vota sinistra lo fa solo perché gli piacciono i cazzoni neri

Resta che più di una persona su tre rinnega l'Eden Multiculturale Arcellano in cui vive, il che al di là dei tentatvi di minimizzarlo resta un dato eccezionale

Edited by Uncanny
Uncanny
7 minutes ago, Gastida said:

In Emilia, anche nei piccoli comuni di pianura votavano la sinistra, in collina i cattolici.

Esistono eccezioni alla regola, ovviamente 

Ancora oggi quei piccoli comuni votano sinistra, nonostante un arretramento avvenuto in particolare nell'ultimo decennio

Edited by Uncanny
4 minutes ago, Uncanny said:

Per il resto dai per scontato che chi vota destra lo faccia solo perché schifa gli immigrati, che sta più o meno al livello di dire che chi vota sinistra lo fa solo perché gli piacciono i cazzoni neri

Resta che più di una persona su tre rinnega l'Eden Multiculturale Arcellano in cui vive, il che al di là dei tentatvi di minimizzarlo resta un dato eccezionale

Non puoi però sostenere che chi vota a destra non è razzista e subito dopo concludere che gli arcellani che votano a destra sono razzisti 😂 deciditi!

Uncanny
25 minutes ago, schopy said:

Ma allora perché dai per scontato che chi vota a destra in Arcella "rinneghi l'eden multiculturale in cui vive"...? 😊

Si può avere una posizione critica o comunque scettica o comunque avere delle riserve rispetto al multiculturalismo e le sue implicazioni, ancora di più se parliamo di multiculturalismo spinto come quello dell'Arcella, senza per questo essere razzisti 

Diamo il benvenuto al pensiero complesso 😊

Una fetta di elettori di destra sarà davvero razzista, la restante non sarà evidentemente ardente sostenitrice del multiculturalismo senza per questo essere razzista 

Un sostegno ideologicamente convinto a tale fenomeno dovrebbe avere come conseguenza scontata un non-voto alla destra

Chi ha votato destra o vi si oppone o evidentemente non ha considerato dirimente l'opposizione del partito che ha votato, avendo magari altre priorità

Edited by Uncanny
52 minutes ago, Uncanny said:

In Italia a rappresentare quel conservatorismo è stata la DC, in altri la destra propriamente detta 

secondo te la DC era il corrispondente italiano della CSU (unione cristiano sociale) della merkel e di helmut kohl in germania o stava più a destra della CSU tedesca ?

la DC ha quella componete cristiana che ha la CSU e io li ho sempre considerati equivalenti proprio per questo.

MyleneFarmer

Andrebbe contestualizzato il concetto di "campagna": le campagne lombardo-emiliano-venete odierne non sono le campagne di 150 anni fa e non sono come le campagne del sud Italia e non sono nemmeno il midwest trumpiano americano. In moltissime zone della campagna padana lo scenario tipico è quello dell'urban sprawl altoborghese: ci sono persone con un titolo di studio elevato, ad alto reddito e alto-spendenti con abitazioni mono-bifamiliari non certamente umili circondati dalle fabrichètte dei brambilla nei distretti industriali che ancora resistono nel paese, spesso affamate di manodopera straniera e per questo nemmeno tanto razziste. Sono i poveracci delle periferie urbane che diventano razzisti. 

Uncanny

In effetti campagna e provincia non sono equivalenti, solo una parte della provincia è campagna 

Io però ho parlato di campagna proprio nel senso di ruralità, di territorio scarsamente o non urbanizzato

Da che mondo e mondo la ruralità vota conservatore, che corrisponde quasi sempre alla destra

Dal dopoguerra ad oggi magari molte zone rurali si sono arricchite o più o meno industrializzate, ma non sono per questo diventate tutto d'un tratto progressiste

19 minutes ago, marco7 said:

secondo te la DC era il corrispondente italiano della CSU (unione cristiano sociale) della merkel e di helmut kohl in germania o stava più a destra della CSU tedesca ?

la DC ha quella componete cristiana che ha la CSU e io li ho sempre considerati equivalenti proprio per questo.

Non conosco bene la storia della CDU-CSU ma mi sembra un partito sovrapponibile alla DC su molti aspetti

Forse la CDU-CSU era più a destra in economia, un vero partito di centro-destra 

La DC ha passato diversi periodi. Alla fine si trattava di un partito ombrello che conteneva diverse fazioni che andavano dal centro-sinistra al centro-destra passando per il centro. A seconda del periodo ci sono state fazioni che hanno prevalso sulle altre

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