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Libri a tematica T* (romanzi)


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Non mi pare che ci sia un topic sull'argomento, quindi magari lo apro, sperando che qualcun altro sia interessato.

Oltre agli ovvi libri scientifici sulla trans/intersessualità mi interessavano più i romanzi.

 

Nella lista io metterei:

- Stone Butch Blues di Leslie Faenberg

- Middlesex di Jeffrey Eugenides

- Il viaggio di Arnold di Davide Tolu

- Invisible Monster (non proprio a tematica, ma ci sono personaggi T) di Chuck Palaniuck

 

Altri?

Qualcuno che ha intenzione di parlare a riguardo di qualcuno di questi? :rotfl:

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https://www.gay-forum.it/topic/13082-libri-a-tematica-t-romanzi/
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Ho amato Invisible monsters per la trama, l'ho odiato per lo stile dello  scrittore. Il  personaggio T mi ha sempre spaventato  incredibilmente, totalmente fuori di testa e di controllo, troppo  sottomesso alle pazze "mammine adottive"; il suo essersi in parte pentito del cambiamento mi ha fatto immaginare quanto debba essere difficile iniziare un percorso del genere.

Il finale mi è piaciuto

parole_alate

Beh, non so se sia pertinente, dato che il focus è spostato più sul rapporto uomo/donna all'interno della società che sul transgenderismo in sè, però mi pare che almeno da citare ci sia anche "Orlando" di Virginia Woolf...

In realtà ho citato Invisible Monsters come un libro non a tematica T proprio perchè (SPOILER)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

...uno dei due personaggi T non soffre di disturbo dell'identità di genere.

In quanto autolesionista (se non ricordo male era questa la motivazione) decide di assoggettarsi alle tre mammine e quindi di iniziare il percorso di transizione proprio per farsi del male.

Tant'è che le manca solo l'operazione finale ai genitali, e se non ricordo male la definisce proprio come il gesto estremo di autolesionismo.

 

 

 

 

Riguardo a Orlando, mi manca. Me lo devo procurare :)

Ho amato Invisible monsters per la trama, l'ho odiato per lo stile dello  scrittore.

 

Invisible Monster mi ha dato una sensazione costante di marcata orizzontalità della scrittura.

Per orizzontalità intendo mancanza di spessore e di peso delle parole. Anche il mondo circostante

è affetto da questa stessa caratteristica. In un certo senso non esiste, di per sé, ma è un effetto

del linguaggio, della narrazione, oppure, come verso la fine, un pretesto per giustificarla.

Non so se questo possa essere messo in rapporto con l'autolesionismo del personaggio protagonista,

nel senso che la negazione giunge a investire il mondo. In ogni caso mi sembrerebbe interessante

in romanzi come questo capire che correlazione c'è tra uso del linguaggio, stile, scrittura,

e contenuto (mentale, psicologico, affettivo).

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