Omocrazia Posted November 4 Share Posted November 4 I gay che usano romeo preferirebbero di gran lunga la Harris. Bene. E allora? Spero che i sondaggisti lavorino su basi un po' più ampie...🙄 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted November 4 Author Share Posted November 4 Nel timore di disordini sono state erette barriere protettive intorno alla Casa Bianca, a Capitol Hill e il Naval Observatory, la residenza della vicepresidente Kamala Harris. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted November 5 Author Share Posted November 5 Donald Trump ha votato a Palm Beach, in Florida, in un seggio poco distante dalla sua residenza di Mar-a-Lago. Si è presentato con la moglie, Melania Trump, e dopo aver votato ha parlato brevemente con i giornalisti. Alla domanda se questa sarà la sua ultima campagna elettorale ha risposto: «Direi di sì». Ha detto po che sarebbe disposto ad ammettere una sconfitta, specificando che lo farebbe solo nel caso in cui l’elezione fosse “corretta” e che pensa che finora lo sia stata. Kamala Harris ha detto di aver votato per posta la settimana scorsa. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted November 5 Author Share Posted November 5 Secondo l'exit poll di APVoteCast, gli elettori si sono recati alle urne con un sentimento diffuso di insoddisfazione. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted November 6 Author Share Posted November 6 Ha vinto Trump. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted November 6 Author Share Posted November 6 A scrutinio ancora in corso, Donald Trump è proiettato a vincere anche il voto popolare, cosa che per un candidato presidenziale repubblicano non succedeva dal 2004, con George W. Bush. Al momento il tycoon ha il 51% dei voti (68.754.633), contro il 47% di Kamala Harris (63.656.587), secondo il Guardian. A Trump per il momento sono andati 267 Grandi elettori, a Harris 224, per ottenere la vittoria definitiva ne servono 270 e appare chiaro chi sia ormai formalmente il nuovo Presidente eletto... Secondo i calcoli e le valutazioni dell’agenzia di stampa Associated Press (AP), i Repubblicani avranno la maggioranza nel prossimo Senato, controllato fino a oggi dai Democratici, con una maggioranza minima (51 senatori a 49). I Democratici hanno infatti già perso due seggi al Senato: quello della West Virginia che era di Joe Manchin (ha vinto Jim Justice), e quello dell’Ohio di Sherrod Brown, sconfitto da Bernie Moreno. I Repubblicani hanno invece “difeso” i due seggi che erano considerati contendibili, quelli del Texas e del Nebraska. In tutto si votava per 34 seggi al Senato, 23 erano dei Democratici e 11 dei Repubblicani. La maggioranza in Senato permetterà a Donald Trump, se vincerà le elezioni, di avere un largo margine di azione per nominare segretari e giudici. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted November 6 Author Share Posted November 6 Il tycoon ha superato la soglia dei 270 grandi elettori e ha battuto Kamala Harris nella corsa alla Casa Bianca. “Abbiamo fatto la storia. È una magnifica vittoria che ci consentirà di rendere l'America di nuovo grande”, ha detto il tycoon sul palco di West Palm Beach quando il risultato non era ancora ufficiale. Ha promesso di portare una nuova "età dell'oro" negli Usa. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
lr02 Posted November 6 Share Posted November 6 Gli europei che esultano per Trump sono più ridicoli degli stessi americani,non a caso basta vedere che elementi siano visto che la differenza numerica é significativamente a favore dei blue In occidente. Fa morire dal ridere poi che il massimo delle argomentazioni a suo favore qua sia una fantomatica risoluzione del conflitto in Ucraina,come se questa gente non pensasse semplicemente ai propri interessi. Saranno 4 anni da ridere. https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2024/09/29/ucraina-zelensky-trump-mi-ha-assicurato-che-sosterra-kiev_4c3fae01-ee2a-44dd-b499-41b69811889f.html&ved=2ahUKEwj9zY2w-seJAxUok_0HHaXsM9oQFnoECBEQAQ&usg=AOvVaw2IO1HHXJlPWDWVrXCWJklx Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted November 6 Author Share Posted November 6 Per la seconda volta Donald Trump ha vinto le elezioni con meno risorse economiche del candidato democratico di turno: quest’anno ha speso poco più di un miliardo di dollari contro i quasi 1,6 miliardi di Kamala Harris; nel 2016 sconfisse Hillary Clinton con poco più della metà dei fondi dell’avversaria. Trump è però un’eccezione: in gran parte delle elezioni presidenziali ha vinto il candidato che ha raccolto e investito più denaro nella campagna elettorale. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Omocrazia Posted November 6 Share Posted November 6 18 minutes ago, Gastida said: in gran parte delle elezioni presidenziali ha vinto il candidato che ha raccolto e investito più denaro nella campagna elettorale. Se bastassero i soldi investiti... Berlusconi avrebbe sempre vinto che non aveva solo tanti soldi da investire, ma anche tre televisioni a supporto. 6 hours ago, Gastida said: “Abbiamo fatto la storia. È una magnifica vittoria che ci consentirà di rendere l'America di nuovo grande”, ha detto il tycoon sul palco di West Palm Beach quando il risultato non era ancora ufficiale. Ha promesso di portare una nuova "età dell'oro" negli Usa. Uh quante chiacchiere! Come sempre per i politici del resto... Visto quello che ha fatto nel precedente mandato, non credo ci riserverà meraviglie. Sopravviverà, come (quasi) tutti. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted November 6 Author Share Posted November 6 Qual è il programma di Trump, in sintesi? Sigillare il confine e fermare l’immigrazione illegale: Trump promette di rafforzare il confine con il Messico e intensificare i controlli per fermare l’immigrazione non autorizzata. Attuare una massiccia operazione di deportazione: intende portare avanti la più ampia operazione di deportazione nella storia americana, concentrandosi su individui con precedenti penali o sospetti di crimini. Contrastare l’inflazione e rendere gli USA più accessibili: l’obiettivo è arginare l’inflazione attraverso una serie di riforme economiche, aiutando a contenere il costo della vita per i cittadini americani. Rendere gli Stati Uniti leader nella produzione energetica mondiale: Trump si impegna a far sì che gli USA diventino i principali produttori di energia, sostenendo l’industria dei combustibili fossili e incentivando l’autosufficienza energetica. Rilanciare la produzione interna: prevede di riportare in patria molte delle produzioni attualmente esternalizzate, facendo degli Stati Uniti una superpotenza manifatturiera e creando più posti di lavoro. Ridurre le tasse: Trump vuole ridurre le tasse per i lavoratori e garantire che le mance non siano tassate, cercando di migliorare le condizioni economiche per chi vive di lavori a bassa retribuzione. Difendere la costituzione e le libertà fondamentali: Trump ha dichiarato di voler tutelare la libertà di parola, la libertà di religione e il diritto di possedere armi, che considera fondamentali per la democrazia americana. Prevenire nuovi conflitti globali: punta a ripristinare la pace in Europa e Medio Oriente e a costruire un avanzato sistema di difesa missilistica, realizzato completamente negli USA, per proteggere il territorio nazionale. Fermare l’uso del governo come strumento di controllo politico: Trump promette di riformare il governo per impedire che le istituzioni federali vengano utilizzate per limitare la libertà o per scopi politici. Combattere la criminalità legata all’immigrazione illegale e ai cartelli: Trump propone politiche severe contro i cartelli della droga e le bande criminali, promettendo misure più rigide per proteggere la sicurezza interna. Riqualificare le città americane: Trump vuole migliorare le condizioni urbane, rendendo le città più sicure e pulite, con un focus particolare su Washington DC e le principali metropoli. Rafforzare le forze armate: Trump intende modernizzare e potenziare l’esercito per renderlo il più potente al mondo, garantendo una posizione di forza a livello internazionale. Preservare il ruolo del dollaro come valuta globale: per Trump è fondamentale mantenere il dollaro come valuta di riserva internazionale, puntando a politiche economiche che rafforzino la stabilità monetaria americana. Proteggere i programmi di previdenza e assistenza sociale: Trump ha dichiarato di voler preservare questi programmi senza modificarne l’età pensionabile o apportare tagli. Limitare l’obbligo di veicoli elettrici: Trump intende ridurre le normative sui veicoli elettrici, lasciando ai cittadini la libertà di scegliere il proprio mezzo di trasporto e diminuendo i costi per le industrie automobilistiche. Riforma educativa: promette di tagliare i fondi federali a scuole che promuovono la teoria critica della razza, l’ideologia di genere e contenuti considerati inappropriati per l’istruzione dei giovani. Difendere lo sport femminile: Trump sostiene che lo sport femminile debba essere riservato esclusivamente alle donne, affermando che il loro diritto a competere in modo equo debba essere tutelato. Espellere le persone con ideologie estremiste dai campus universitari: si propone di rendere i campus più sicuri e patriottici, contrastando la presenza di movimenti estremisti e antisemiti. Garantire la sicurezza e trasparenza elettorale: Trump promuove il voto in giornata, l’identificazione obbligatoria per votare e la prova di cittadinanza per assicurare che le elezioni siano sicure e affidabili. Unire gli Stati Uniti: infine, Trump si impegna a portare il paese a nuovi livelli di successo, con un approccio che considera inclusivo e focalizzato sull’unità nazionale. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted Thursday at 09:02 AM Author Share Posted Thursday at 09:02 AM Nel discorso della sconfitta, Kamala Harris si rivolge ai suoi giovani sostenitori e dice: "va bene sentirsi tristi e delusi, ma sappiate che andrà tutto bene. Spesso dico che quando combattiamo, vinciamo, ma il fatto è che a volte la lotta richiede un po' di tempo. Questo non significa che non vinceremo”. “La cosa importante è non arrendersi mai - ha scandito la vice presidente parlando dalla Howard University - Non smettere mai di cercare di rendere il mondo un posto migliore. Voi avete il potere". Barack e Michelle Obama si congratulano con Donald Trump per la sua vittoria alle elezioni, pur ammettendo che "ovviamente non è il risultato che speravamo". In una nota, l'ex presidente democratico e la moglie - che sono stati in prima linea nella campagna per Kamala Harris e per questo oggetto degli attacchi del tycoon - sottolineano che, nonostante "i profondi disaccordi con i repubblicani su tutta una serie di questioni, vivere in una democrazia significa riconoscere che il nostro punto di vista non sarà sempre vincente ed essere disposti ad accettare il trasferimento pacifico dei poteri". Il senatore indipendente Bernie Sanders attacca il partito democratico per la sconfitta di Kamala Harris. "Non dovrebbe essere una grande sorpresa che un partito democratico che ha abbandonato la classe media scopra di essere abbandonato dalla classe operaia. Mentre la leadership democratica difende lo status quo, il popolo americano è arrabbiato e vuole il cambiamento. E ha ragione", ha detto Sanders. "Gli interessi finanziari e i consulenti ben pagati che controllano il partito impareranno qualche lezione da questa disastrosa campagna?", ha aggiunto. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted Thursday at 08:05 PM Author Share Posted Thursday at 08:05 PM Il presidente Biden: "La volontà degli elettori prevale e dobbiamo accettare la scelta fatta dal Paese", ha detto. Poi ha aggiunto: "Lasciamo l'economia più forte al mondo. Abbiamo perso questa battaglia, le sconfitte sono inevitabili, ma mollare è impensabile". Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
marco7 Posted Thursday at 10:06 PM Share Posted Thursday at 10:06 PM io mi chiedo se trump farà come nel sup primo mandato in cui ha assunto come consiglieri e ministri amici e famigliari o se questa volta sceglierà i suoi collaboratori in base alla loro vera competenza professionale. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted Friday at 10:56 AM Author Share Posted Friday at 10:56 AM Ecco la mappa quasi definitiva del voto a queste presidenziali americane: Mancano all'appello ancora gli Stati di Nevada e Arizona, dove ha comunque vinto Trump. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Omocrazia Posted Friday at 11:01 AM Share Posted Friday at 11:01 AM Credo che Trump sia uno che faccia sempre di testa sua. Semmai c'è da chiedersi quanto possa realmente fare. Perché dal dire al fare c'è sempre di mezzo il mare e quattro anni non sono molti per attraversarlo. Anzi, due anni, perché dopo due anni ci saranno le votazioni per le Camere e certe promesse azzardate potrebbero ritorcersi contro di lui, facendogli perdere quella maggioranza nelle Camere che è necessaria per non rimanere un'anatra zoppa. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Paedicator1987 Posted Saturday at 06:56 PM Share Posted Saturday at 06:56 PM Ma alla fine più che vinto Trump mi sembra che abbia perso la Harris. In ogni caso Trump aveva già perso contro la Clinton per 3 milioni di voti degli elettori e fu salvato solo dai voti dei grandi elettori. Poi dopo la prima presidenza perse anche contro Biden sia per voti di elettori sia per voti di grandi elettori. Perciò non mi sembra che Trump sia tanto stimato dagli americani, se no lo avrebbero eletto contro Biden permettendogli una seconda presidenza. E' probabile che ora gli americani abbiano scelto il male minore tra una Harris che dà poca fiducia e un Trump che ne dà un po' di più e che comunque, essendo già stato presidente, è già conosciuto e si sa quali sono virtù e vizi. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Pugsley Posted Saturday at 08:33 PM Share Posted Saturday at 08:33 PM On 11/8/2024 at 11:56 AM, Gastida said: Ecco la mappa quasi definitiva del voto a queste presidenziali americane: Mancano all'appello ancora gli Stati di Nevada e Arizona, dove ha comunque vinto Trump. È evidente che da sempre l'urbanizzazione fa pensare diversamente le persone Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted Saturday at 09:05 PM Author Share Posted Saturday at 09:05 PM In seguito al risultato delle elezioni presidenziali statunitensi, nel Partito Democratico ci si è iniziati a chiedere dove abbia sbagliato Kamala Harris. Non c’è una risposta certa e nemmeno una sola risposta possibile: si possono fare alcune considerazioni sulla base di quello che è successo durante la campagna elettorale, dei risultati e delle analisi proposte finora sul voto. Una prima risposta ha a che fare con il presidente in carica Joe Biden, che ha 81 anni ed è parecchio impopolare. Harris, che è la vicepresidente, era diventata la candidata del Partito Democratico solo dopo il ritiro di Biden, lo scorso 21 luglio: durante la sua breve campagna elettorale non è riuscita a discostarsi in modo convincente da quella che è anche la sua amministrazione, finendo per essere associata ad alcune scelte politiche deludenti di Biden. In un’intervista con il programma televisivo The View di inizio ottobre, quando le è stato chiesto se c’era qualcosa su cui avrebbe preso decisioni diverse rispetto a quelle di Biden, ha risposto: «Non mi viene in mente nulla». Lo scambio è stato molto sfruttato dal Partito Repubblicano, che l’ha usato in diversi spot elettorali per presentare Harris come completamente allineata all’impopolare Biden. L’associazione a Biden è stata controproducente per Harris soprattutto su due temi che sono stati al centro dell’intera campagna elettorale: l’economia e l’immigrazione. Durante il mandato di Biden l’economia statunitense ha ottenuto risultati eccellenti in termini di crescita del PIL, ma ha anche attraversato un periodo di forte inflazione, ossia un aumento generale dei prezzi che è stato percepito molto negativamente dagli americani. Negli ultimi mesi la situazione è molto migliorata, ma il presidente non è mai riuscito a comunicare questo messaggio e a sfruttare a suo favore i dati positivi sulla riduzione dell’inflazione e sull’aumento dei posti di lavoro: nella percezione di moltissime persone Biden è rimasto associato a una cattiva gestione dell’economia, e di conseguenza anche Harris. Durante i primi mesi del suo mandato inoltre Biden dovette fare i conti con una crisi causata dall’aumento dei flussi migratori: negli ultimi anni (e anche di recente) ha adottato misure più restrittive, ma non è mai riuscito a presentarsi come sufficientemente deciso su questo tema. Tra l’altro, nel marzo del 2021 Biden incaricò proprio Harris di occuparsi delle cause che spingono le persone migranti a partire dai paesi dell’America Centrale, come l’Honduras ed El Salvador, per andare negli Stati Uniti. Era un incarico molto delicato e sul quale era difficile ottenere risultati soddisfacenti, dato che è impossibile risolvere i problemi dell’America Centrale nel giro di quattro anni. Harris non doveva occuparsi direttamente di gestire gli arrivi di migranti irregolari negli Stati Uniti, ma i Repubblicani hanno sfruttato questa diffusa incomprensione a loro vantaggio per definire Harris come “czar del confine”, un titolo informale che deriva dalla parola russa zar e nel gergo politico americano indica il funzionario che ha il controllo su una certa questione. Harris, insomma, non è riuscita a presentarsi come la candidata del cambiamento politico in una competizione che per mesi era stata tra due uomini bianchi, entrambi ben oltre i 70 anni e con un mandato già alle spalle. «Abbiamo fatto la campagna migliore che potessimo, considerato che Joe Biden era presidente», ha detto a Politico una persona del comitato elettorale di Harris rimasta anonima. «Joe Biden è la singola ragione per la quale Harris e i Democratici hanno perso». Come ha notato l’opinionista del New York Times Ezra Klein, in generale Harris era in una posizione particolarmente scomoda: non era la presidente uscente, e quindi non aveva una serie di decisioni e misure di successo da presentare agli elettori; ma non era nemmeno una candidata esterna all’amministrazione, cosa che le ha impedito di promettere grandi cambiamenti o almeno una netta discontinuità con il passato. Harris ha anche dovuto fare una campagna elettorale molto breve: ha avuto a disposizione poco più di 100 giorni, da fine luglio a inizio novembre, mentre normalmente i candidati alla presidenza iniziano a organizzarsi e farsi conoscere anni prima del giorno delle elezioni. Per questo ha dovuto crearsi un team in grande fretta, ereditando in buona parte quello di Biden, e non ha avuto tempo di studiare una strategia comunicativa né di produrre un insieme coerente di proposte. Anche in questo caso c’entra Biden, che secondo molti osservatori avrebbe dovuto ritirarsi prima per lasciare spazio a un o una candidata più giovane e con più possibilità di vincere. La vicenda della candidatura e poi del ritiro di Biden hanno mostrato inoltre come il Partito Democratico, benché i suoi membri fossero ben consapevoli della fragilità politica di Biden, fino all’ultimo non abbia avuto la forza di contraddirlo. Quando Biden annunciò l’intenzione di ricandidarsi, ad aprile del 2023, nessun esponente del partito provò davvero a contestare la sua decisione: vinse agilmente le primarie, alle quali non si candidò alcun oppositore con qualche speranza di vittoria. Dopo il suo ritiro si parlò brevemente della possibilità di tenere delle specie di brevi primarie o almeno di avviare una discussione su chi dovesse essere il suo successore: Biden però indicò subito Harris, bloccando sul nascere la questione. Nonostante le varie difficoltà dovute anche ai tempi stretti, la campagna elettorale di Harris era partita bene: nelle prime settimane c’era entusiasmo per il ritiro di Biden e Harris era inizialmente riuscita a impostare uno stile comunicativo basato sull’ottimismo, usando bene i social media. Aveva anche colto impreparato il Partito Repubblicano e Trump, che fino a quel momento aveva impostato tutta la sua campagna elettorale intorno ai punti deboli di Biden. Dopo lo slancio iniziale, alcune strategie adottate da Harris e dai suoi collaboratori sono state criticate. Tra le altre cose, per circa un mese Harris non ha dato interviste, e anche dopo ha parlato principalmente con media progressisti (con qualche eccezione: ha fatto anche un’intervista con Fox News). In questo modo «ha permesso al Partito Repubblicano di definirla», ha detto alla rivista Time un funzionario del Partito Democratico rimasto anonimo. «Avrebbe potuto […] raggiungere gli elettori di ogni orientamento politico, ma inspiegabilmente lei e Tim Walz si sono nascosti e non hanno fatto interviste per settimane». Anche la scelta di Tim Walz come candidato vicepresidente non sembra aver portato a Harris i vantaggi che sperava: Walz si era presentato inizialmente come un eccellente comunicatore capace di rassicurare l’elettorato bianco e moderato del Partito Democratico, ma ha rapidamente perso efficacia e visibilità. Nell’ultimo periodo di campagna Harris aveva cambiato approccio: aveva iniziato ad adottare toni più cupi, presentando Trump come un pericolo per la democrazia e per le istituzioni statunitensi. Sono gli stessi argomenti che usava Biden mesi prima, ma non è chiaro quanto davvero facciano presa sull’elettorato e soprattutto su quel segmento di persone che fino all’ultimo sono state indecise sul candidato per cui votare. Harris è stata criticata anche per alcune proposte e convinzioni espresse durante la campagna per le primarie del Partito Democratico del 2019, dalle quali si ritirò piuttosto presto. In quegli anni tutto il partito si era spostato a sinistra, in parte per rispondere alle posizioni di estrema destra di Trump, che era presidente, e in parte per seguire una parte di elettorato sempre più identitaria. Harris, per esempio, aveva detto di essere contraria al fracking (una tecnica di fratturazione idraulica usata per estrarre idrocarburi, che è dannosa per l’ambiente ma ha contribuito all’espansione dell’industria estrattiva americana e ha creato molti posti di lavoro), e favorevole a decriminalizzare gli ingressi illegali di persone migranti negli Stati Uniti. Ha poi cambiato idea su entrambi i temi, ma durante la campagna elettorale per le presidenziali non è riuscita a spiegare perché: «I miei valori non sono cambiati», si è limitata a rispondere durante un’intervista con CNN, in modo poco convincente. I risultati delle presidenziali e la distribuzione del voto nelle varie fasce demografiche indicano però che la sconfitta di Harris non è attribuibile a un solo fattore o a una singola scelta sbagliata, ma più probabilmente a un insieme di scelte e tendenze che interessano non solo Harris ma tutto il Partito Democratico. Harris ha perso in tutti i sette stati in bilico, dove secondo i sondaggi lei e Trump erano molti vicini, e ha ottenuto risultati deludenti anche in stati solidamente Democratici: ha vinto di 12 punti percentuali nello stato di New York, dove nel 2020 Biden aveva vinto con più di 23 punti di distacco. In New Jersey ha vinto con 5 punti di vantaggio, contro i 16 che ebbe Biden quattro anni fa. Ha ottenuto risultati poco soddisfacenti anche tra le donne, che erano di gran lunga il gruppo demografico su cui contava di più e che sperava di mobilitare a suo vantaggio puntando soprattutto sulla necessità di tutelare il diritto all’aborto. Secondo gli exit poll ha votato per Harris il 53 per cento delle donne, mentre nel 2020 aveva votato per Biden il 57 per cento. È andata molto male anche tra i latinoamericani: il 52 per cento di questi elettori ha votato per lei, un calo di 13 punti percentuali rispetto al risultato ottenuto da Biden nel 2020. Al contrario, l’elettorato Repubblicano che ha votato per Trump è stato il più eterogeneo da molti anni a questa parte. L’allontanamento delle minoranze dal Partito Democratico era iniziato ben prima della candidatura di Harris. I motivi sono molteplici e in parte indipendenti dai singoli candidati: c’entra il fatto che la società statunitense è in rapido cambiamento, tanto che continuare a ipotizzare le tendenze di voto di una persona in base a una sua singola caratteristica (che può essere l’appartenenza etnica, l’età o il genere) porta sempre più spesso a generalizzazioni fuorvianti. Molti si sono chiesti se il fatto che Harris sia una donna possa avere influito sul risultato elettorale. È troppo presto per avere una risposta, che comunque sarebbe inevitabilmente complessa e sfaccettata. Guardando ai dati oggettivi, è vero che durante la campagna elettorale Harris non ha mai cercato di presentare l’elezione come un confronto tra un uomo e una donna: non ha sfruttato il suo genere, preferendo concentrarsi su altri temi, come appunto la difesa del diritto all’aborto e dei valori democratici. È la strategia opposta a quella adottata nel 2016 dall’allora candidata Democratica Hillary Clinton, che invece aveva puntato molto sul fatto di poter realisticamente diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti (uno dei suoi slogan era “I’m with her”, ossia “sto con lei”). Anche in quel caso però Clinton aveva perso contro Trump. https://www.ilpost.it/2024/11/08/errori-harris-usa2024/ Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted Saturday at 10:45 PM Share Posted Saturday at 10:45 PM 1 hour ago, Gastida said: In seguito al risultato delle elezioni presidenziali statunitensi, nel Partito Democratico ci si è iniziati a chiedere dove abbia sbagliato Kamala Harris. E' questo strano vezzo all'autocritica della sinistra. Nessuno si chiede mai dove abbia sbagliato Trump alle ultime elezioni, quando ha perso contro Biden. Niente, ha perso: poi ci ha riprovato e ha vinto. Così va la vita: una volta a te e una volta a me. No, per la sinistra non funziona così. Se perdi una volta, hai fallito. Hai sbagliato qualcosa, serve gente nuova e idea nuove. Berlusconi, Salvini e Meloni non sbagliano mai: neanche quando perdono. Rimangono lì anche quando dimezzano il loro elettorato. Il PD invece non ricandida mai uno sconfitto. Non bisogna capire cosa abbia sbagliato la Harris, ma capire perché per la sinistra "perdere" significhi automaticamente "sbagliare". Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Pugsley Posted Saturday at 10:58 PM Share Posted Saturday at 10:58 PM 12 minutes ago, Almadel said: E' questo strano vezzo all'autocritica della sinistra. Nessuno si chiede mai dove abbia sbagliato Trump alle ultime elezioni, quando ha perso contro Biden. Niente, ha perso: poi ci ha riprovato e ha vinto. Così va la vita: una volta a te e una volta a me. No, per la sinistra non funziona così. Se perdi una volta, hai fallito. Hai sbagliato qualcosa, serve gente nuova e idea nuove. Berlusconi, Salvini e Meloni non sbagliano mai: neanche quando perdono. Rimangono lì anche quando dimezzano il loro elettorato. Il PD invece non ricandida mai uno sconfitto. Non bisogna capire cosa abbia sbagliato la Harris, ma capire perché per la sinistra "perdere" significhi automaticamente "sbagliare". Almadel hai fatto un'ottima osservazione Anzi se perde la destra c'è sempre qualche broglio elettorale Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted Saturday at 11:28 PM Author Share Posted Saturday at 11:28 PM A Mario Draghi è stato chiesto un commento sulla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, e sulle conseguenze che potrebbe avere il suo mandato sull’economia europea: «Non c’è alcun dubbio che la presidenza Trump farà grande differenza nelle relazioni tra gli Stati Uniti e l’Europa, non necessariamente tutto in senso negativo», ha detto. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
marco7 Posted Sunday at 08:41 AM Share Posted Sunday at 08:41 AM più che perché la sinistra a perso negli usa per me bisogna chiedersi perché trump ha vinto con il suo passato criminale. la risposta sembra che sia che l'economia corrompe la morale dei votanti. se ritengono che con trump l'economia andrà meglio che con altri votano trump. una perdita di valori insomma, sempre che negli usa ci siano stati valori diversi dai soldi in passato. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted Sunday at 11:48 AM Author Share Posted Sunday at 11:48 AM Trump ha vinto con ben 312 Grandi elettori. On 11/8/2024 at 11:56 AM, Gastida said: Ecco la mappa quasi definitiva del voto a queste presidenziali americane: Ora è completa. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
marco7 Posted Sunday at 12:45 PM Share Posted Sunday at 12:45 PM Che percentuale sono ? 58% ? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
busdriver Posted Sunday at 12:52 PM Share Posted Sunday at 12:52 PM (edited) se draghi che ragiona col portafoglio dice che non sarà tutto negativo è la parola di un banchiere... Edited Sunday at 12:53 PM by busdriver Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted Sunday at 02:15 PM Author Share Posted Sunday at 02:15 PM 1 hour ago, marco7 said: Che percentuale sono ? 58% ? Non so, la percentuale del voto popolare è 50,5%, mentre Harris ha il 47,9% (226 Grandi elettori). Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
marco7 Posted Sunday at 04:28 PM Share Posted Sunday at 04:28 PM io intendevo la percentuale di grandi elettori che ha preso trump su tutti i grandi elettori. 270 grandi elettrori (50% più uno credo) servono per diventare presidente e io ho calcolato il 58% prendendo i grandi elettori di trump e dividendo con 2 x 270. credo sia giusto ma non sono sicurissimo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted Sunday at 06:44 PM Author Share Posted Sunday at 06:44 PM Donald Trump firmerà un ordine esecutivo che ritirerà ancora una volta gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima. E potrebbe farlo già nel suo primo giorno nello Studio Ovale, anticipa il Wall Street Journal citando figure vicine al presidente Usa in pectore, già al lavoro per redigere le bozze dei decreti. Trump nelle scorse settimane ha ribadito la sua intenzione di non vincolare gli Stati Uniti ad alcuna riduzione delle emissioni di gas serra o ad altri impegni per la salvaguardia del clima e della natura. Il presidente uscente Joe Biden nel suo primo giorno in carica aveva riportato gli Stati Uniti nell’accordo firmato nell’era Obama, dopo che Trump l’aveva stralciato una prima volta nel 2019. Funzionari vicini a Trump hanno detto che l’ordine è stato redatto e sarà pronto per essere firmato nel suo primo giorno in carica alla Casa Bianca. https://www.open.online/2024/11/10/trump-usa-uscita-accordo-parigi-clima-cop29/ Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
marco7 Posted Monday at 04:14 AM Share Posted Monday at 04:14 AM altro inizio con il piede sbagliato: https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/11/11/usa-diktat-di-trump-le-mie-nomine-senza-la-conferma-del-senato_04861da3-acca-4652-a0f8-80bff92b8411.html La pessima notizia delle elezioni presidenziali usa e' che ha vinto trump. la buona notizia e' che sara' la sua ultima elezione quale presidente (se non riesce addirittura a far cambiare la costituzione per permettergli di essere ancora presidente tra 4 anni. Putin ci e' riuscito e spero che trump fallisca in questo). Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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