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Elezioni presidenziali in USA del 2024


Gastida

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Qui non si tratta di dire se kamala ha ragione su tutto quel che dice o quel che ha fatto.

si tratta di scegliere se il presidente futuro degli usa sara' trump o kamala.

in pratica quasi qualsiasi cittadino americano e' meno bugiardo e meno porco di trump. E' difficile trovare una persona meno schifosa di trump. Mi spiace ma questa e' la situazione. Per fortuna che biden si e' ritirato perche' dover scegliere solo tra un rimbambito e un criminale non e' una bella scelta.

anche se kamala fosse una candidata e persona mediocre sarebbe sempre meglio avere lei presidente che avere trump.

gli americani spero si accorgano che trump e' veramente il peggio che gli puo' capitare.

Edited by marco7
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9 minutes ago, marco7 said:

Qui non si tratta di dire se kamala ha ragione su tutto quel che dice o quel che ha fatto.

si tratta di scegliere se il presidente futuro degli usa sara' trump o kamala.

in pratica quasi qualsiasi cittadino americano e' meno bugiardo e meno porco di trump. E' difficile trovare una persona meno schifosa di trump. Mi spiace ma questa e' la situazione. Per fortuna che biden si e' ritirato perche' dover scegliere solo tra un rimbambito e un criminale non e' una bella scelta.

anche se kamala fosse una candidata e persona mediocre sarebbe sempre meglio avere lei presidente che avere trump.

gli americani spero si accorgano che trump e' veramente il peggio che gli puo' capitare.

E il fatto che non sia mediocre e manco pregiudicata é una ragione ancora più grossa per votarla. 

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MyleneFarmer
24 minutes ago, marco7 said:

 

secondo te da un punto di vista italiano o europeo che ci cambia che ci sia kamala o trump? Non penso che Trump sia cosi scemo da uscire dalla Nato per esempio anche se qualche volta l'ha minacciato perché non garantirebbero più l'egemonia che gli stati uniti hanno. Paradossalmente le finte minacce di Trump di tagliarci la sicurezza potrebbero far prendere all'Europa la svolta che deve prendere e diventare una sorta di vera federazione e non solo un carrozzone burocratico.

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Just now, MyleneFarmer said:

. Paradossalmente le finte minacce di Trump di tagliarci la sicurezza potrebbero far prendere all'Europa la svolta che deve prendere e diventare una sorta di vera federazione e non solo un carrozzone burocratico.

Sehhh.

Chissà con quali mezzi e in quanto tempo.

(ma poi considerando lo spopolamento a cui l'italia é destinata preoccuparsi della situazione delle altre democrazie é sempre un bene)

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38 minutes ago, MyleneFarmer said:

secondo te da un punto di vista italiano o europeo che ci cambia che ci sia kamala o trump? Non penso che Trump sia cosi scemo da uscire dalla Nato per esempio anche se qualche volta l'ha minacciato perché non garantirebbero più l'egemonia che gli stati uniti hanno. Paradossalmente le finte minacce di Trump di tagliarci la sicurezza potrebbero far prendere all'Europa la svolta che deve prendere e diventare una sorta di vera federazione e non solo un carrozzone burocratico.

penso che trump o harris faccia una differenza innanzitutto per la guerra in ucraina.

se viene eletto trump presumibilmente metterà gli ucraini alle strette e dovrabbo accettare una pace a condizioni che non desiderano.

per la nato io do ragione a trump sul fatto che l'europa ha finora pagato troppo poco per le spese militari. questo però  non giustifica le minacce di trump di abbandonare la nato. gli europei ora si sono dati una svegliata e hanno capito che devono in futuro pensare innanzitutto loro stessi alla propria sicurezza e questo è pure merito di trump.

forse questa maggiore coesione militare che l'EU deve avere tra i suoi stati rafforzerà l'EU anche politicamente e questo potrebbe pure essere un vantaggio per l'EU.

dal punto di ista commerciale tra usa e EU alla fine non credo cambi molto tra trump e harris o biden. gli americani fanno gli affari loro e non quelli americani.

ricordo che sotto obama scoppiò lo scandalo in cui si seppe che gli americani spiavano i telefoni della merkel. gli americani e forse anche i russi spiano tutti, sia amici che nemici.

Edited by marco7
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MyleneFarmer

Gastida dovrebbe andare in USA e fare campagna elettorale per Kamala Harris, tornare in Italia e farsi eleggere segretaria del PD dopo la Schlein.

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Almadel

Io quando leggo queste cose penso sempre a chi dice

che il problema degli Stati Uniti è il politicamente corretto :D

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Gastida

C'è chi ha provato a smentire l'interpretazione autoritaria col fatto che Trump sarà al suo ultimo mandato e che la Costituzione statunitense sia talmente solida da non consentire involuzioni in questo senso... però i commenti dell'ex presidente arrivano circa quattro mesi dopo la pubblicazione di The American Conservative, rivista e organizzazione partner dell'agenda di estrema destra del Progetto 2025 che chiede l'abrogazione del 22° Emendamento, che limita i presidenti a due mandati, come riportava all’epoca Media Matters for America: https://www.huffpost.com/entry/donald-trump-christians-wont-have-to-vote-anymore_n_66a46c8be4b015f7c2ba6d61

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Gastida
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In appena una settimana, Harris ha già raccolto 200 milioni di dollari di donazioni, una cifra enorme per la normalità delle elezioni presidenziali. I soldi provengono da nuovi donatori, entusiasti per la sua figura e candidatura.

La sua nomina a candidata ufficiale sarà ufficializzata alla convenzione del Partito democratico a Chicago dal 19 al 22 agosto, ma la vicepresidente ha già il sostegno plebiscitario di tantissimi delegati di partito, tanto da poter essere considerata già la candidata ufficiale oltre ogni ragionevole dubbio.

Edited by Gastida
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1 hour ago, Gastida said:

dal 19 al 22 agosto

dovrebbero aver anticipato al 7 agosto.

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Gastida
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L'attore Tim Robbins glissa sul sostegno a Harris: "Andate a chiedere ai detenuti in California la loro opinione a riguardo." L'attore da sempre impegnato per i diritti dei carcerati si riferisce a quando la vicepresidente degli Stati Uniti era procuratrice generale dello Stato della California e che nel 2011 ostacolò più volte una sentenza della Corte suprema che stabiliva la riduzione del sovraffollamento delle carceri.

Edited by Gastida
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Gastida
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Trump ha detto che Imane Khelif è davvero un ottimo pugile UOMO.

L’ex presidente rilancia la bufala sulla sessualità della pugile algerina durante un comizio ad Atlanta. E assicura che, con lui alla Casa Bianca, alle Olimpiadi di Los Angeles «gli uomini non parteciperanno agli sport femminili».

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13 minutes ago, Gastida said:

Trump ha detto che Imane Khelif è davvero un ottimo pugile UOMO.

L’ex presidente rilancia la bufala sulla sessualità della pugile algerina durante un comizio ad Atlanta. E assicura che, con lui alla Casa Bianca, alle Olimpiadi di Los Angeles «gli uomini non parteciperanno agli sport femminili».

Sì sì, non dubitavo, lui dà sempre al suo elettorato quello che vuol sentire

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Gastida

Meno di un mese fa Donald Trump aveva circa sei punti di vantaggio su Joe Biden, ormai screditato dalle evidenze dell’inadeguatezza legata all’età. L’effetto Harris ha ridotto il vantaggio dello sfidante repubblicano a due punti percentuali – secondo un sondaggio del Wall Street Journal – sotto la soglia del margine di errore, trasformando d’incanto una vittoria assicurata trumpiana in un testa a testa dove il vento favorevole ora soffia dalla parte dei democratici. Ma al di là dei numeri, che a novanta giorni dal voto valgono quel che valgono, l’ingresso di Harris ha ricompattato ciò che era sfaldato e rivitalizzato ciò che pareva morto.

Anche i più severi critici da sinistra della vicepresidente ora si sono uniti al coro degli entusiasti. Basti pensare al New York Times, passato da toni severissimi nel raccontare l’inconsistenza e l’elusività politica di Harris al plauso gaudente per quella che ora appare come l’unica possibilità per evitare un nuovo mandato di Trump. Rimangiarsi i giudizi cinici e recuperare d’un tratto l’esaltazione perduta: l’America è anche questo.

Gli Stati Uniti di oggi sono ricurvi sotto il peso di molte cose che non sono andate per il verso giusto. E questo peso non va sottovalutato. Le disastrose guerre in Iraq e Afghanistan per sradicare terroristi e dittatori e portare la democrazia non solo non hanno raggiunto gli obiettivi, ma hanno gettato un’ombra sull’idea stessa della democrazia liberale.

La tremenda strage che gli oppioidi fanno da decenni soprattutto fra i bianchi del Midwest – fenomeno purtroppo in rapida esportazione – è solo un indicatore di una più vasta categoria di decessi che gli economisti Anne Case e Angus Deaton hanno chiamato «morte per disperazione», non avendo altra categoria a cui fare appello per dare ragione del fenomeno. Il Surgeon General, una specie di alto ufficiale della salute pubblica, ha detto anni fa che la patologia più
grave che affligge gli americani è la solitudine. Più di recente ha spiegato che i social media dovrebbero mettere un’avvertenza per i danni cerebrali che fanno ai ragazzi nell’età dello sviluppo, fenomeno conclamato e recentemente raccontato in modo persuasivo dallo psicologo Jonathan Haidt in The Anxious Generation, che è chiaramente già uno dei libri più importanti del nostro decennio. L’onnipresenza delle armi da fuoco, diritto sancito dalla Costituzione che viene esteso ogni giorno verso armamenti paramilitari con capacità letali fuori scala, rende lo spazio della società civile il teatro di una perenne guerra in potenza. In un Paese dove ci sono 120 armi per ogni 100 persone (avete letto bene), è statisticamente lecito concepire il vicino di banco o la persona seduta accanto a noi in autobus come un possibile sparatore.

È difficile isolare i singoli elementi che compongono il fosco quadro esistenziale dell’America di oggi. Ma di certo c’è un’ombra nel profondo del suo cuore. Anche l’attentato a Trump lo testimonia. Bisogna essere cauti nell’indovinare i moventi degli attentatori, quando non li dichiarano apertamente, ma dalle informazioni trovate nei device del ventenne Thomas Matthew Crooks e dall’analisi delle sue (poche) frequentazioni politiche è emerso che prima di sparare all’ex presidente aveva cercato anche informazioni sulla convention democratica, su Biden e altri membri dell’Amministrazione. Non ci sono chiari segni di affiliazioni estremiste o radicalizzazioni politiche, il che, in un certo senso, è molto peggio. Non odiava Trump, odiava tutto. Kamala Harris ha riportato l’entusiasmo nel panorama democratico, ma chiederle di essere un antidoto a queste patologie che lavorano nel profondo dell’anima dell’America è forse esagerato.

https://www.vanityfair.it/article/kamala-harris-elezioni-usa

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MyleneFarmer

ma chi è

vincerà Trump!! 

un grave errore non candidare Newsom e neanche sceglierlo come vice ! 

Edited by MyleneFarmer
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"Veterano della Guardia Nazionale, operaio, agricoltore, professore di geografia alle superiori e coach di football, parlamentare, Governatore del Minnesota e candidato Vicepresidente.

Tim Walz si è fatto conoscere per avere la capacità di parlare agli elettori rurali o indecisi, grazie al suo essere "terra-terra". Coetaneo di Kamala Harris, ha sempre trasmesso alla stampa l'idea del "nonno". Ed è proprio questa sua autenticità che lo hanno portato a coniare il termine "weird" che viene utilizzato per descrivere il duo Trump/Vance e ormai diventato una costante linea d'attacco dei democratici.

Walz non porta solo la sua forza nei confronti delle zone rurali, ma a livello di Governo porta la sua esperienza con il Congresso. Prima di candidarsi a Governatore del Minnesota è stato rappresentante per 11 anni, in un seggio abbastanza conservatore, la vittoria del 2006 arrivò a sorpresa. Questo potrebbe aiutare Kamala Harris ad attuare la propria agenda legislativa, considerando che l'attuale Vicepresidente ha passato solo 4 anni al Senato.

Come Governatore ha garantito il diritto all’aborto, all’assistenza sanitaria per la riaffermazione del genere e ha messo al bando le terapie di conversione. Dal punto di vista dei diritti sociali ha rafforzato i diritti dei lavoratori, tagliato le tasse statali per la classe media e fornito pasti gratuiti universali a tutti gli studenti dello Stato. Secondo alcuni, Walz ha reso il Minnesota un "Santuario" per i diritti, salvandolo da una crescente deriva conservatrice che riguarda tutto il Midwest."

Però oh,non lo conosce nessuno eh

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Pugsley
Pugsley
38 minutes ago, marco7 said:

quel geografo ha il dottorato @Pugsley ?

Non sono in possesso al momento di fonti che lo dicano. So che insegnava Geografia nelle High School che corrispondono ai nostri licei. Siccome in Italia nei licei non si insegna Geografia ma nei Tecnici Economici, bene praticamente è un mio collega paritario

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Gastida
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Le campagne elettorali dei Repubblicani e dei Democratici per le elezioni presidenziali statunitensi del 5 novembre stanno concentrando i loro sforzi in una regione dove sarà fondamentale ottenere buoni risultati: il Midwest. Sia Kamala Harris e Tim Walz, i candidati rispettivamente alla presidenza e alla vicepresidenza per i Democratici, sia il candidato vicepresidente Repubblicano J.D. Vance, hanno tenuto comizi in Wisconsin e in Michigan, due degli stati più rappresentativi della regione. Sia Walz che Vance, inoltre, sono originari proprio del Midwest: il primo è del Minnesota, il secondo dell’Ohio.

Il Midwest non è una regione amministrativa, e quindi non ha confini precisi. Generalmente l’espressione si riferisce ad alcune zone di Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Michigan, Minnesota, Missouri, Nebraska, North Dakota, Ohio, South Dakota e Wisconsin. Pur essendo chiamati MidWest, quindi “medio-occidentali”, questi stati si trovano nella parte centro-orientale degli Stati Uniti. È una zona poco frequentata dai turisti, tanto da essere spesso chiamata “flyover country”, ossia l’area che viene attraversata in aereo per andare da una costa all’altra del paese.

La regione ha una lunga tradizione industriale e sindacale, e nel Novecento prosperò grazie alla presenza di grandi fabbriche attive soprattutto nel settore automobilistico, come Ford e General Motors. Con il tempo però molte industrie chiusero, vennero spostate altrove o ridimensionate, dando inizio a un lento ma progressivo declino che intaccò la prosperità e l’attrattiva della regione.

Negli ultimi anni il Midwest ha avuto un ruolo sempre più centrale nei processi politici ed elettorali statunitensi, anche perché comprende molti stati “in bilico” che possono determinare l’esito di un’elezione. Nel Midwest si trova il cosiddetto Blue Wall (il “muro blu”), ossia un insieme di stati che per vent’anni, tra il 1992 e il 2012, votarono sempre Democratico alle elezioni presidenziali: Minnesota, Wisconsin, Illinois e Michigan. Le cose sono cambiate negli ultimi otto anni. Nel 2016 Wisconsin e Michigan, insieme anche alla Pennsylvania, votarono per Donald Trump (il candidato Repubblicano), mentre nel 2020 tornarono a votare Democratico e furono fondamentali per la vittoria di Joe Biden.

Esistono ovviamente anche altri stati in bilico, tra cui l’Arizona, la Georgia e il Nevada, dove probabilmente i candidati spenderanno tempo e risorse nei prossimi mesi. Ma Wisconsin, Michigan e Pennsylvania (che a rigore non fa parte del Midwest) sono considerati molto importanti per vincere, soprattutto per i Democratici. Al momento in questi stati i sondaggi indicano una situazione di sostanziale parità tra i due partiti.

Del Midwest stanno parlando soprattutto i candidati alla vicepresidenza, che possono sfruttare le loro origini e il legame con il territorio. Vance ha passato la sua infanzia tra Ohio e Kentucky, in un contesto familiare e sociale svantaggiato: lo ha raccontato estesamente nel libro autobiografico Hillbilly Elegy (Elegia americana in italiano), pubblicato nel 2016.

Nonostante abbia poi studiato a Yale, una delle università più prestigiose degli Stati Uniti, e lavorato anche come imprenditore nella Silicon Valley californiana, Vance ha sempre rivendicato le sue origini e nei comizi e nelle apparizioni pubbliche sottolinea spesso il fatto di essere del Midwest. Nel discorso con cui ha accettato la nomina a candidato vicepresidente, per esempio, aveva detto: «Vi prometto un’altra cosa, cittadini di Middletown e di tutte le altre città dimenticate in Michigan, Wisconsin, Pennsylvania e Ohio… sarò un vicepresidente che non dimenticherà mai da dove arriva» (Middletown è la sua città natale).

Anche Walz è strettamente legato al Midwest: dal 2019 è il governatore del Minnesota, uno stato liberale a maggioranza Democratica, e prima ha rappresentato lo stato al Congresso nazionale per più di dieci anni. Rispetto a Vance, Walz sta riuscendo a presentarsi agli elettori e alla stampa come più autentico e genuinamente vicino alle tradizioni rurali della regione, al punto che diversi giornali gli attribuiscono «un’aria da padre del Midwest» («Midwest dad vibes»), quindi una persona con cui è facile relazionarsi. Almeno su una cosa Vance e Walz vanno d’accordo: entrambi amano la Mountain Dew, una bevanda gasata con un’alta concentrazione di caffeina, tipica proprio del Midwest.

I candidati di entrambi i partiti si stanno anche dando da fare per girare il più possibile il territorio. Harris ha presentato la candidatura di Walz durante un comizio in Pennsylvania, mentre i due sono andati in Wisconsin e poi in Michigan. All’aeroporto in Wisconsin hanno anche incrociato Vance, che aveva in programma un altro comizio nello stato. Vance ha parlato brevemente con la stampa, mentre lo staff della campagna elettorale di Harris ne ha approfittato per scherzarci su.

Tra pochi giorni, tra il 19 e il 22 agosto, ci sarà la convention del Partito Democratico a Chicago, in Illinois, uno stato del Midwest: non è considerato in bilico (dal 1992 ha sempre votato Democratico alle presidenziali), ma sarà un’ulteriore occasione per parlare con l’elettorato della regione.

https://www.ilpost.it/2024/08/08/midwest-elezioni-usa-2024/?homepagePosition=0

Edited by Gastida
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Gastida

Sale la tensione nella campagna elettorale americana, con una escalation di attacchi reciproci tra i due ticket presidenziali, dopo che Kamala Harris risulta avanti di cinque punti su Donald Trump. Secondo un sondaggio di Ipsos, la vicepresidente ha il 42% delle preferenze contro il 37% dell'ex presidente. Trump si dice ora pronto a sfidare la sua avversaria in tre dibattiti televisivi, il 4, il 10 e il 25 settembre. "Abbiamo raggiunto un accordo con Fox il 4 settembre - ha spiegato nel corso di una conferenza stampa organizzata a Mar-a-Lago, in Florida - con NBC il 10 settembre e con ABC il 25 settembre". 

https://www.lastampa.it/esteri/2024/08/09/video/elezioni_usa_trump_accetta_il_duello_tv_con_kamala_harris_ne_faremo_tre-14544368/

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