schopy Posted August 7 Share Posted August 7 41 minutes ago, MyleneFarmer said: Non so come pretendiate di essere presi sul serio come di sinistra quando in confronto a voi Daniela Santanché pare Karl Marx. Io non rappresento nessuno, e come ho scritto più volte anche qui sopra se ritieni preferibili i test con graduatorie divise per ateneo perché ti sembra un metodo più equo, ben venga (non cambierà un cazzo) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
MyleneFarmer Posted August 7 Share Posted August 7 (edited) - il figlio di Barbara d'Urso e del regista Mauro Berardi, laureato in medicina - una mia amica di liceo col padre con lo studio oculistico Edited August 7 by MyleneFarmer Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
schopy Posted August 7 Share Posted August 7 27 minutes ago, MyleneFarmer said: "l'operaio" "il nero" etc.. è tutto cherry picking. Non avevamo la pretesa di fornire statistiche 🙂 2 minutes ago, MyleneFarmer said: - il figlio di Barbara d'Urso e del regista Mauro Berardi, laureato in medicina - una mia amica di liceo col padre con lo studio oculistico Tranquillizzati; ovvio che molti medici siano figli di medici, come molti elettricisti sono figli di elettricisti e molti insegnanti sono figli di insegnanti...spesso i figli svolgono la stessa professione dei genitori Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
MyleneFarmer Posted August 7 Share Posted August 7 c o r p o r a t i v i s t a r o s s o b r u n o Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
schopy Posted August 7 Share Posted August 7 5 minutes ago, MyleneFarmer said: c o r p o r a t i v i s t a r o s s o b r u n o MELONIANO DELLE MIE SCARPE Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted August 7 Author Share Posted August 7 43 minutes ago, schopy said: spesso i figli svolgono la stessa professione dei genitori Ma che cosa dici? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
lr02 Posted August 7 Share Posted August 7 (edited) Che nelle classi più modeste la voglia di studiare dei figli sia inferiore é una realtá,specie fra maschi. Chi cresce in un ambiente poco stimolante da quel punto di vista segue l'esempio dei genitori. Del resto, anche genitori con la terza media hanno più spesso figli con la terza media (dati Istat). Edited August 7 by lr02 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted August 7 Author Share Posted August 7 (edited) 10 minutes ago, lr02 said: Che nelle classi più modeste la voglia di studiare dei figli sia inferiore é una realtá,specie fra maschi. Chi cresce in un ambiente poco stimolante da quel punto di vista segue l'esempio dei genitori. Del resto, anche genitori con la terza media hanno più spesso figli con la terza media (dati Istat). Questo non c'entra nulla col seguire le stesse identiche orme professionali dei genitori. I dati confermano solo che in una famiglia di laureati si tenda ad andare più facilmente all'università. Edited August 7 by Gastida Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Saramandasama Posted August 7 Share Posted August 7 2 hours ago, Almadel said: Io non rispondo dei delirii paranoidi dei disagiati Proprio non ce la fate ad associare patologie mentali invalidanti ad insulti, nevvero? Ora mettiamo che veramente ci trovassimo dinnanzi ad un individuo sotto cura psichiatrica perché soffrisse di disturbi paranoidi, quanto abilista può essere dargli del disagiato?! Perché sì, le patologie che siano mentali o fisiche hanno la stessa rilevanza.. https://narrazionidifferenti.altervista.org/linguaggio-abilista-riconoscerlo-smettere-usarlo/ https://m.my-personaltrainer.it/salute/schizofrenia-paranoide.html Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
schopy Posted August 7 Share Posted August 7 1 minute ago, Saramandasama said: Proprio non ce la fate ad associare patologie mentali invalidanti ad insulti, nevvero? Ora mettiamo che veramente ci trovassimo dinnanzi ad un individuo sotto cura psichiatrica perché soffrisse di disturbi paranoidi, quanto abilista può essere dargli del disagiato?! Perché sì, le patologie che siano mentali o fisiche hanno la stessa rilevanza.. https://narrazionidifferenti.altervista.org/linguaggio-abilista-riconoscerlo-smettere-usarlo/ https://m.my-personaltrainer.it/salute/schizofrenia-paranoide.html Naturalmente ci auguriamo che l'esame di realtà del nostro simpatico interlocutore sia integro 🙂 4 minutes ago, Gastida said: Questo non c'entra nulla col seguire le stesse identiche orme professionali dei genitori. I dati confermano solo che in una famiglia di laureati si tenda ad andare più facilmente all'università. Ma cos'è questo fuoco di fila? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
lr02 Posted August 7 Share Posted August 7 23 minutes ago, Gastida said: Questo non c'entra nulla col seguire le stesse identiche orme professionali dei genitori. I dati confermano solo che in una famiglia di laureati si tenda ad andare più facilmente all'università. Quanti figli di operai fanno gli operai? La discussione poi era un Pochettino più ampia di cosí leggendosi qualche topic sopra. 30 minutes ago, Gastida said: . I dati confermano solo che in una famiglia di laureati si tenda ad andare più facilmente all'università. Non solo,confermano la stessa cosa per chi ha la terza media. In caso contrario puoi smentire lì mando. https://www.openpolis.it/in-italia-il-titolo-di-studio-dei-figli-dipende-troppo-spesso-da-quello-dei-genitori/ Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted August 7 Share Posted August 7 6 hours ago, MyleneFarmer said: quando vivi già a Padova devi spendere meno rispetto a fare il fuorisede Stavo per darti ragioni, ma poi ho guardato le Regioni con più laureati. Al primo posto c'è il Lazio (e ci sta), ma è seguito da Abruzzo, Molise e Umbria; tre regioni né ricche né vicine alle università. Quindi evidentemente qualcosa non torna. E le Marche hanno più laureati della Lombardia. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Pugsley Posted August 8 Share Posted August 8 (edited) 45 minutes ago, Almadel said: Stavo per darti ragioni, ma poi ho guardato le Regioni con più laureati. Al primo posto c'è il Lazio (e ci sta), ma è seguito da Abruzzo, Molise e Umbria; tre regioni né ricche né vicine alle università. Quindi evidentemente qualcosa non torna. E le Marche hanno più laureati della Lombardia. La Lombardia ha sempre avuto un buon zoccolo duro di ceto medio diplomato formato bene. Col tempo questa preparazione per numerosi motivi sta venendo meno. Quindi si pensa di fare le superiori di 4 anni a cui aggiungere 2 anni di ITS che è una specie di università per il lavoro gestita da insegnanti che sono figure apicali di grandi società, insomma diciamo gestite da cordate varie di rami di una specie di Confindustria. Il che spinge tutti a pensare che si formeranno adulti non più come persone ma come reali e ottimi esecutori di grandi società orientate al massimo profitto P.S. Al momento un buon ITS ti può chiedere, se è addirittura su 3 anni, anche 15k, ma ti garantisce il lavoro al termine della formazione, formazione che è al 50% ore di stage aziendali e 50% materie tecnico-pratiche. Quindi credo che verrà fortunatamente meno il PCTO (ex-Alternanza scuola-lavoro) che abbiamo adesso alle superiori: infatti si erano creati problemi per quanto riguarda le mansioni svolte a causa della minore età degli allievi (fini assicurativi in caso di infortuni), che con gli ITS verrebbe (in parte) meno (visto che saranno ben più che maggiorenni) Edited August 8 by Pugsley Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted August 8 Share Posted August 8 5 hours ago, lr02 said: Chi cresce in un ambiente poco stimolante da quel punto di vista segue l'esempio dei genitori. La differenza si vede fin dalle superiori. Un genitore insegnante o anche solo laureato può seguire meglio i figli, controllare i compiti, informarsi sui problemi scolastici e dare disciplina e metodo di studio. I miei genitori hanno la terza media (e comunque sono cresciuto con mia nonna, che ha la seconda elementare); non avevano la possibilità di aiutarmi alle medie: figuriamoci al Classico. Mio fratello per riuscire a laurearsi ha dovuto fare l'operaio per cinque anni e ha investito i soldi guadagnati in una laurea in Belgio (arricchita dalla nascita del suo primo figlio, giusto per complicarsi la vita...). E le vicende di mio marito sono decisamente più patetiche. Io cerco anche di essere comprensivo, ma il vittimismo dovrebbe avere un limite. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
MyleneFarmer Posted August 8 Share Posted August 8 (edited) 36 minutes ago, Almadel said: Io cerco anche di essere comprensivo, ma il vittimismo dovrebbe avere un limite. Esattamente quale sarebbe il vittimismo se finalmente faccio un discorso di sinistra e parlo male di un sistema elitario e corporativista come il test di medicina? Dovresti essere felice 🤣 In Francia non funziona come in Italia: funziona che ti fai il primo anno in comune poi fai due test ma non ci sono scorrimenti, fai il test nella sede che hai scelto e basta. Se non superi il test nella sede di Lione non è che concorri per i posti vacanti a Parigi... e c'è anche un limite di volte che puoi fare il test (credo due tentativi). Il sistema degli scorrimenti è più simile al sistema tedesco, anche se non è proprio come in Italia e tengono pure conto del voto di maturità oltre che del/dei test. Io poi non faccio la vittima e poi mi sono laureato 5 mesi fa, anche se in ritardo perché ho iniziato a studiare di nuovo da capo un'altra cosa, e poi non mi interessa fare medicina. Il discorso della nonna, la laurea del fratello, il numero di laureati per regione (detta così non vuol dire nulla) e quello degli immigrati (a ingegneria, con modalità di selezioni diverse) a Padova sono i soliti discorsi assurdi quando vi inventate qualsiasi cosa pur di non darmi ragione. Edited August 8 by MyleneFarmer Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Pugsley Posted August 8 Share Posted August 8 So di uno della provincia romana che è finito a Messina e per lui ogni ridiscesa in Sicilia è un trauma e inoltre ha le pressioni della madre che lo vuole a tutti i costi medico. Questa è l'Italia. Dove lo status sociale non te lo puoi fare tu con le tue forze, perchè tu lo scegli e lo decidi, ma te lo fanno fare i tuoi avi se sono potenti, ricchi o ammanicati. Se ci penso ho il vomito a spruzzo Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
lr02 Posted August 8 Share Posted August 8 Un tizio che conosco ha fatto un annetto di biotecnologie (credo) qua in Umbria,per poi entrare il secondo anno a medicina, a Catanzaro!!! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Pugsley Posted August 8 Share Posted August 8 (edited) 1 hour ago, lr02 said: Un tizio che conosco ha fatto un annetto di biotecnologie (credo) qua in Umbria,per poi entrare il secondo anno a medicina, a Catanzaro!!! Conosco una ternana che ha fatto un anno di scienze naturali a Perugia per poi entrare a Rieti su fisioterapia, convalidando gli esami comuni Diceva che faceva 1 ora di auto andata e 1 ora di auto al ritorno e diceva che era troppo lontano Il tempo medio per andare a lavoro a Milano è 1 ora "Eh ma per noi è diverso..." Dicevano sia lei che i genitori suoi Edited August 8 by Pugsley Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
schopy Posted August 8 Share Posted August 8 5 hours ago, Pugsley said: Questa è l'Italia. Dove lo status sociale non te lo puoi fare tu con le tue forze, perchè tu lo scegli e lo decidi, ma te lo fanno fare i tuoi avi se sono potenti, ricchi o ammanicati. Se ci penso ho il vomito a spruzzo Mamma mia che visione cupa... 5 hours ago, MyleneFarmer said: In Francia non funziona come in Italia: funziona che ti fai il primo anno in comune poi fai due test ma non ci sono scorrimenti, fai il test nella sede che hai scelto e basta. Se non superi il test nella sede di Lione non è che concorri per i posti vacanti a Parigi... e c'è anche un limite di volte che puoi fare il test (credo due tentativi) Vive la France! 😊 (contento così?) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted August 8 Author Share Posted August 8 28 minutes ago, schopy said: Mamma mia che visione cupa... È la realtà, ben svegliato. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
schopy Posted August 8 Share Posted August 8 2 hours ago, Gastida said: È la realtà, ben svegliato. Io non so nemmeno bene cosa sia lo status sociale di cui parla @Pugsley, mi sembra una cosa da romanzo ottocentesco Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted August 8 Share Posted August 8 14 minutes ago, schopy said: Io non so nemmeno bene cosa sia lo status sociale di cui parla @Pugsley, mi sembra una cosa da romanzo ottocentesco Limpatto dello stato sociale non riguarda le eccellenze, ma tutti gli altri. I figli dei benestanti hanno un piano B in caso di fallimento. Può essere l'azienda di famiglia, una laurea a trent'anni, un tutor privato. Anche alle superiori i figli dei poveri perdono l'anno, mentre quelli dei ricchi fanno due anni in uno. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
MyleneFarmer Posted August 8 Share Posted August 8 1 hour ago, schopy said: Io non so nemmeno bene cosa sia lo status sociale di cui parla tu non sai mai niente !!! sembri freedog Parlaci di come mantieni la ricchezza attuale con una produttività invariata, meno ore lavorate e qualche milionata di vecchi da mantenere in più nei prossimi anni!! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
schopy Posted August 8 Share Posted August 8 (edited) 31 minutes ago, MyleneFarmer said: Parlaci di come mantieni la ricchezza attuale con una produttività invariata, meno ore lavorate e qualche milionata di vecchi da mantenere in più nei prossimi anni!! Chiedilo a @Gastida che vuole la rendita per tutti 😃 (non sono troppo preoccupato dalle milionate di vecchi da mantenere visto che, come tu mi insegni, gli italiani sono un popolo di risparmiatori e di proprietari di immobili) Edited August 8 by schopy Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
MyleneFarmer Posted August 8 Share Posted August 8 La metà della ricchezza privata italiana è in case, ma le case non varranno una lira prossimamente a parte quelle di qualche grossa città del centro nord o centro turistico! Anche in Giappone le case costano poco fuori da Tokyo perché è un paese di vecchi!! Conviene trasformarle in RSA, il business del futuro. Ci sarà l'over-RSA altro che over-tourism!!! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted August 8 Author Share Posted August 8 (edited) 44 minutes ago, schopy said: Chiedilo a @Gastida che vuole la rendita per tutti 😃 Ti consiglio di pensare bene a cosa voterai alle prossime elezioni regionali, comunali e politiche perché tu, caro mio, non sei affatto di sinistra. Ma su questo forum nessuno lo è, a parte me. Poi, io credo che il sistema attuale si stia rapidamente degradando perché il liberismo ci sta corrodendo, come sta corrodendo il clima, la mano invisibile di Adam Mylene Smith non esiste, è un'utopia come il comunismo. Il neo-keynesismo sarà il futuro, fatevene una ragione, se ovviamente volete un posto dove vivere, se volete la fine del mondo allora difendete pure il capitalismo senza controllo, la fine dei diritti sociali e le pensioni a 100 anni. Qui invece credo che si pensi solo a sé, mentre gli altri possono pure crepare sotto le spire del libero mercato mafioso in cui viviamo, tipica mentalità dell'anarco-capitalismo!!! Il sistema attuale non è più sostenibile e non c'è più nessuna ricchezza!!! Per tutto il resto aprite un libro, né io né voi siamo economisti, quindi informatevi. In più allego qui un articolo illuminante sull'illusione della tanto agognata meritocrazia, una fiaba per gli allocchi del sogno americano: È giusto che un mendicante riceva 300mila euro solo per aver giocato al gratta e vinci? E premiare chi usa più spesso la carta di credito? E sarebbe un bene estrarre a sorte i membri del Parlamento? Sono domande che nascono da notizie degli ultimi giorni, e a cui d’istinto sembra facile rispondere, ma che in realtà, se si ha la pazienza di fermarsi a pensarci su, contengono veri e propri dilemmi. Il mendicante è stato sfortunato a lungo, quindi un colpo di fortuna sembra meritarselo: ma se la sua condizione di povertà ed emarginazione fosse stata in parte o in tutto conseguenza di sue azioni devianti o malvagie? Premiare chi usa le carte di pagamento aiuta a combattere il nero e l’illecito, e quindi sembra giusto, ma lo è escludere dal premio chi non può permettersene una? Mettere in Parlamento qualcuno estratto a sorte sembra una follia, ma allora perché non ci sembra così assurdo che in paesi come gli Stati Unici ci siano giurie estratte a sorte che decidono sulla condanna a morte di una persona? I più tendono a pensare che il talento sia una caratteristica innata: qualcosa che hai dalla nascita o non hai. Se è così, però, sembra una caratteristica anti-meritocratica per definizione: perché dovremmo premiare qualcuno solo perché ha già avuto la fortuna di nascere con certe abilità o capacità? Alcuni però suggeriscono una variante più complessa: il talento sarebbe la capacità di riconoscere e coltivare una certa predisposizione, fino a renderla una capacità o competenza spiccata (in questo senso, il talento verrebbe almeno in parte a sovrapporsi con l’impegno). Ma se è così, vogliamo negare che al mondo ci siano persone con molte più opportunità di altre di scoprire le proprie inclinazioni e coltivarle? Un figlio di una famiglia ricca ha o no molte più possibilità di conoscere e provare più discipline di uno di famiglia povera? Di avere i maestri migliori? E, forse ancora più importante, vive o no in un ambiente culturale più prono a incoraggiarlo nei suoi tentativi? Veniamo quindi all’impegno. Ammesso e non concesso che tutti abbiano le stesse opportunità e incentivi per “impegnarsi”, come lo misuriamo l’impegno? Il criterio meno ambiguo per determinarlo sembra essere il tempo: più tempo investi e utilizzi per raggiungere un risultato, più alto è l’impegno. Eppure, premiare chi ci mette più tempo a ottenere un risultato pare un’altra contraddizione in termini al concetto di meritocrazia. Un ragazzo ricco che passa 5 anni a studiare medicina all’università privata si è impegnato di più della madre single che fa le scuole serali? Si potrebbe allora replicare che l’impegno si deve misurare non nel processo, ma nei risultati. Ma siamo sicuri che anche questo si possa fare senza ambiguità? Come li misuriamo i risultati? Un giornale scandalistico che vende molto è più meritevole di una rivista di grande qualità e approfondimento? Un impiegato che produce un certo numero di documenti in meno tempo è più meritevole di chi ne produce di meno ma con maggior cura? E se è invece quest’ultimo più meritevole, chi decide la qualità dei documenti prodotti? Il capo? Il cliente? E se è il mercato a determinare la qualità dei risultati, una multinazionale del tabacco che vende milioni di sigarette è molto meritevole? Il fatto è che spesso i risultati non si possono misurare se non in maniera soggettiva, se non altro perché qualsiasi risultato ha alla fine un impatto – diretto o indiretto - su una componente umana, ed è il giudizio di questa componente umana che, in ultima istanza, determina la qualità del risultato. Tuttavia, anche se è lecito e forse talora pure giusto che siano altri e non l’agente a giudicare la qualità di un risultato, ciò non dovrebbe escludere l’importanza del giudizio dell’agente sulle sue proprie azioni, e soprattutto non dovrebbe implicare che il giudizio altrui sia oggettivo e imparziale, cioè che si basi su un’unità di misura – il merito – misurabile e controllabile tramite incentivi esterni. La critica quindi non è al merito, ma alla meritocrazia, ovvero a quel sistema che cerca di distribuire benefici e opportunità sulla base del merito come misurato da altri. Per funzionare anche solo in potenza, un sistema meritocratico ha bisogno di almeno cinque assunti: la risorsa desiderata deve essere scarsa; le condizioni di partenza di tutti gli aspiranti alla risorsa devono essere uguali; il merito è misurabile; chi misura il merito è sempre oggettivo e imparziale; chi ha più merito così misurato è colui che darà i migliori risultati se premiato. Non serve molto per capire che tutti questi assunti spesso sono tutt’altro che veri già singolarmente, e praticamente mai lo sono tutti contemporaneamente. D’altronde, nonostante svariati decenni di insistenti tentativi di incarnare la meritocrazia, le sue promesse – una società più giusta, efficiente, pacifica e con pari opportunità per tutti - paiono ben al di là dal realizzarsi, anche se non soprattutto in quei Paesi che sono indicati come maggiormente meritocratici. Ma se in fondo non sembra funzionare, perché la meritocrazia ha avuto così tanto successo? Perché è considerata un totem inscalfibile, tanto che il solo metterla in dubbio pare ai più un abominio? Forse la sua ubiqua affermazione potrebbe derivare non dalle sue attraenti promesse, ma piuttosto da alcune sue paradossali e nefaste implicazioni. La prima è la deresponsabilizzazione. La meritocrazia, infatti, si fonda sull’assunto che le persone non siano in grado, con il loro personale giudizio, di fare le scelte migliori per loro stessi o per l’istituzione che rappresentano. Perciò, fornisce loro una cornice interpretativa e degli strumenti – i certificati, i test, i curriculum, gli algoritmi – che, lungi dal selezionare davvero il merito, consentono al decidente di emanciparsi quanto meno in parte dalla responsabilità della scelta, e a chi la subisce di appellarsi alla sfortuna o alla discriminazione per giustificare la propria condizione di “sconfitto”. La seconda, conseguente, è la discriminazione. In un quadro ideologico meritocratico chi ha successo tenderà ad attribuirsene il merito, sminuendo l’impatto della fortuna e di condizioni di partenza migliori; viceversa, chi non ce la fa spesso si convince di non valere, e quindi si arrende a una vita di compromessi al ribasso abbandonando le proprie aspirazioni ma covando rabbia. Ciò potrebbe ben spiegare il dilagante malcontento sociale e la rabbia verso le elité di cui siamo oggi così pienamente testimoni. La meritocrazia, quindi, è un mito; un ideale attrente, ma irraggiunbile e che nel suo fascino affabulatorio rischia e ingannare chi vi crede. Un mito nato e sostenuto con le migliori intenzioni, certo, ma che in una malefica eterogenesi dei fini ha forse contribuito a generare un mondo contrario a quello che prometteva di creare. Ma, d’altronde, l’alternativa quale può essere? Come possiamo organizzare una società prescindendo dal merito? Se ci pensiamo bene, però, la questione non è abbandonare il merito – cosa in sé impossibile – ma cercare di mettersi alle spalle la meritocrazia. La meritocrazia, dopotutto, è una risposta e insieme una giustificazione della sfiducia nel prossimo e nel suo giudizio, e soprattutto un formidabile promotore della deleteria mentalità della scarsità, ovvero quella diffusa convinzione che le risorse siano più o meno ugualmente desiderabili e scarse per gli individui, per cui tutti vogliono – o persino dovrebbero volere – le stesse cose ma pochi possono essere accontentati. Una concezione tanto più foriera di guai quanto più diventa diffusa e quindi una profezia che si auto-avvera, alimentando sfiducia e prevaricazione. In fondo, la meritocrazia è una limitazione della libertà di espressione e di azione dell’individuo (è quindi curioso che siano spesso i liberali i suoi più accaniti difensori). Forse dovremmo quindi lasciare le persone più libere di scegliere, esplorare il loro potenziale e giudicarne i risultati: nello studio, nella scelta del lavoro, dei rappresentanti, dei collaboratori… Senza dover legare le loro scelte a criteri “oggettivi” e meritocratici, e lasciando loro però la piena responsabilità delle conseguenze delle loro scelte (evitando però di tramutare gli eventuali errori in condanne). Mi rendo conto che si tratta di un passaggio ardito e in parte spaventoso: io stesso a volte ne dubito. Ma se il nostro punto di arrivo è creare una società più serena, giusta e responsabile, perché non alimentare la speranza e le aspirazioni delle persone, invece di frustrarle e “metterle in classifica”? Perché non abbandonare gli incentivi esterni promuovendo quelli interni? D’altronde, qual è la garanzia migliore del fatto che una persona si comporti in maniera corretta e lavori bene, se non quello che senta come propria quella scelta e si senta appagata e ripagata di lavorare per essa? “Mai perdere la speranza. Se non smetti di crederci e ti comporti bene, prima o poi il bene ti torna” ha detto Tiziano Pellonara, l’ex-mendicante che ha vinto 300mila euro. Non è forse questo che vorremmo pensasse ogni cittadino? https://www.huffingtonpost.it/cultura/2020/09/26/news/l_inganno_della_meritocrazia-5303278/ Edited August 8 by Gastida Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
schopy Posted August 8 Share Posted August 8 1 hour ago, Gastida said: Ti consiglio di pensare bene a cosa voterai alle prossime elezioni regionali, comunali e politiche perché tu, caro mio, non sei affatto di sinistra. Questa è divertente, non sono abbastanza di sinistra per votare a sinistra. Non più la selezione degli eletti, facciamo la selezione degli elettori! 1 hour ago, Gastida said: Per tutto il resto aprite un libro, né io né voi siamo economisti Tu no di sicuro... e infine, l'articoletto dell'Huffington Post, che non posso leggere nonostante abbia speso oltre 40 euro per un abbonamento annuale, perché evidentemente al servizio abbonamenti digitali ci lavorano delle capre: 2 hours ago, Gastida said: In fondo, la meritocrazia è una limitazione della libertà di espressione e di azione dell’individuo (è quindi curioso che siano spesso i liberali i suoi più accaniti difensori). Forse dovremmo quindi lasciare le persone più libere di scegliere, esplorare il loro potenziale e giudicarne i risultati: nello studio, nella scelta del lavoro, dei rappresentanti, dei collaboratori… Senza dover legare le loro scelte a criteri “oggettivi” e meritocratici, e lasciando loro però la piena responsabilità delle conseguenze delle loro scelte (evitando però di tramutare gli eventuali errori in condanne). Mi rendo conto che si tratta di un passaggio ardito e in parte spaventoso: io stesso a volte ne dubito. Ma se il nostro punto di arrivo è creare una società più serena, giusta e responsabile, perché non alimentare la speranza e le aspirazioni delle persone, invece di frustrarle e “metterle in classifica”? Perché non abbandonare gli incentivi esterni promuovendo quelli interni? D’altronde, qual è la garanzia migliore del fatto che una persona si comporti in maniera corretta e lavori bene, se non quello che senta come propria quella scelta e si senta appagata e ripagata di lavorare per essa? Sono la persona meno affascinata dal mito della meritocrazia che conosco 🙂 ti sembro uno che "mette in classifica" le persone o che frustra le altrui speranze? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
MyleneFarmer Posted August 8 Share Posted August 8 2 hours ago, Gastida said: Mylene Smith il mio nome drag? 2 hours ago, Gastida said: agognata meritocrazia a volte in alcuni annunci di lavoro viene considerato come un plus l'aver fatto l'erasmus, ma sappiamo tutti quanto sia una misura regressiva, cosa ne pensa il segretario del PD Gastida? 🎤 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Gastida Posted August 8 Author Share Posted August 8 38 minutes ago, MyleneFarmer said: a volte in alcuni annunci di lavoro viene considerato come un plus l'aver fatto l'erasmus, ma sappiamo tutti quanto sia una misura regressiva, cosa ne pensa il segretario del PD Gastida? 🎤 Spiegami un attimo perché 'sto benedetto Erasmus non puoi/potrai/vuoi/vorrai farlo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
MyleneFarmer Posted August 8 Share Posted August 8 (edited) ma che c'entra la mia personale esperienza, parlavi di merito in generale. che merito aggiunto ti da una esperienza di 6 mesi a scopare in spagna metà pagata da fondi pubblici che non ti piazzano sopra la soglia di povertà per più di metà dei paesi disponibili (e che ti arrivano sempre dopo in ritardo quando già ne hai spesi di soldi per spostarti, come nel test di medicina ) e metà dai soldi dei genitori? La lingua la puoi imparare anche in altri modi se è per quello. E non ti rende neanche più europeista perché se parti vuol dire che europeista già lo eri. (altro esempio di self selection) 😂 sono quelle cose normalizzate dalle aree progressiste che però non hanno proprio alcun senso e che non vanno neanche a favore delle classi più povere. Edited August 8 by MyleneFarmer Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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