AndrejMolov89 Posted May 5, 2010 Share Posted May 5, 2010 Giovanna, una sconosciuta, che rimarrà tale, sia chiaro, passeggiava tranquillamente per le strade. Un passero, stanco di volare, cercò di sistemarsi in un piccolo davanzale, ma il tappeto di color blu, pendente, e inumidito gli impediva di pigliarsi il meritato riposo in quel canto d'esistenza. Iniziò a volare e si perse nell'indefinito azzurro. So soltanto una cosa: il passero morì. Marco era dentro la sua stanza, l'oscurità s'addensava ogni tanto dinnanzi al suo sguardo. Non comprendeva, stava disteso in quella posizione da ore. Sapeva che la polvere aveva inondato la sua stanza. La manifestazione concreta di un tempo gettato, un tempo passivo e ormai morto, sacrificato inutilmente nell'altare d'una vita considerata consumata, umiliata dal suo stesso padre che giaceva in quella misera posizione supina senza domandarsi il perché e agognando che la morte lo prenda in quell'istante. Si ripeteva in ogni istante cosa gli mancava, cosa non aveva fatto. Se lo diceva da talmente tanto tempo che ormai, quelle parole, avevano perso ogni significato, divenendo solo un disco rotto, un eterno ritorno del monotono, una piccola prigione. La noia, l'impossibilità di fuggire, il peccato senza Dio. S'alzò, guardò in giro: vide solo ombra. S'avvicinò alla porta del bagno, quasi inciampò. Era nudo. Osservava il suo corpo da distante: grasso, insulso, un accumulo di materia organica non necessaria. Prese tra le mani il suo pene ed iniziò a far fluire l'urina. Guardò i suoi genitali apaticamente, come se non fossero nulla: neppure il piacere sessuale lo avrebbe confortato. Si sentiva come un grave nel vuoto ed immoto. Dopo aver pisciato, essersi grattato, si avvicinò allo specchio. Guardò il suo volto pallido e scarno... in quel momento voleva credere in Dio, voleva assolutamente che esistesse non per confortarlo, non per usarlo come mezzo per uscire da quella situazione in cui il serpente del sempre uguale si mordeva la sua coda, ma per chiedergli di concedergli il lusso di non essere mai esistito. S'avvicinò allo specchio e disse: “Ti prego, esaudisci il mio desiderio” Giovanna, una sconosciuta, che rimarrà tale, sia chiaro, passeggiava tranquillamente per le strade. Un passero, stanco di volare, cercò di sistemarsi in un piccolo davanzale. Si appoggiò in un piccolo davanzale, si stiracchiò le ali e si coricò per un po', guardando il mondo. In fondo, seppur di poco, qualcosa era cambiato. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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