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Come sensibilizzare nelle arti...


Noa

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...quando si trattano tematiche su cui l'informazione è indiretta e spesso deformata dal pregiudizio?

 

Prendendo il media più diffuso, ovvero le pellicole, la risposta è stata per molti registi creare un'opera che esalti una storia, spesso realmente accaduta, solitamente enfatizzando una grave ingiustizia sociale, talvolta partendo da contesti sociali degradati, che risulti in una sorta di prodotto educational con tanto tanto pathos di cui si sente fin troppo la forzatura. In altri casi, si è adottato un tono documentaristico incentrandosi comunque sulla tematica in questione.

 

Ma personalmente quando guardo un film, se anche tocca argomenti che mi riguardano direttamente, i miei parametri di giudizio non cambiano e non mi lascio influenzare da componenti che non siano artistiche... ed è la stessa cosa che fa chiunque non sia interessato direttamente ad una di queste tematiche: vede il film per trarne qualcosa che vada oltre l'informazione o l'etica sociale, che lo raggiunga nell'animo, che lo diverta, che lo sorprenda... che provochi insomma una reazione emotiva e inaspettata, troppo intima per essere scaturita da un commentario sociale.

 

Ma ci si è mai chiesti qual'è l'obiettivo che vorremmo raggiungere? Con questa domanda avremmo già un ampio ventaglio di possibilità su cui discutere, ma partendo da ciò che già esiste, fin'ora l'obiettivo perseguito dal grosso dei registi è stato inneggiare ed esaltare la diversità (quasi propagandarla), o denunciare un'ingiustizia (quest'ultimo è un ottimo veicolo per raggiungere la notorietà).

 

Ma qual'è il messaggio che vorreste lanciare voi?

 

In questo primo posto post, risponderò con quello che ritengo importante io.

 

Il metodo adottato più di frequente non fa altro che trovare approvazione da chi è già consapevole di un problema... ma non potrà mai influenzare un'opinione contraria, basata sul pregiudizio di una persona che conosce già sommariamente l'argomento, e forse proprio l'esaltazione del tema lo porterà a storcere il naso. E, soprattutto, vengono viste come situazioni eccezionali, troppo costruite per essere riconducibili al contesto di vita quotidiana di chi guarda il film. Certo, l'informazione non fa mai male, ma non credo colpiscano nel segno.

 

Come presupposto artistico, personalmente non realizzerei mai un film su una tematica 'a effetto' a meno che la storia non mi esalti davvero. Oltretutto, credo che in fondo quel che più si vorrebbe dalla società è l'integrazione, far sì che le diversità vengano accettate senza scandalo, ed anche senza vittimizzazione... che le condizioni personali non arrechino ne danno ne vantaggio.

 

E a questo scopo (ma solo a questo scopo, poi ognuno giri quel più gli piace :look:) io trovo sia fondamentale decentralizzare le pellicole dalle tematiche a effetto, e mostrare ogni persona come un essere umano, per cui si prova empatia per vicende che riguardano aspetti fondamentali della vita che trascendono le loro condizioni. Avere personaggi con condizioni particolari come parte di uno spettro di possibilità, senza accanirvisi contro. Esaltare le condizioni comuni a tutti noi (che possono andare dall'amore all'odio, per prendere due estremi), per dimostrare come le condizioni personali non influenzino la nostra umanità.

 

Con questo non intendo dire che non si debba trattare drammaticamente un personaggio nero, omosessuale, ebreo, o altro (perdonatemi, ho scelto categorie volontariamente scollegate e talvolta discriminate)... ma concentrarsi su ciò per cui *tutti* possono simpatizzare, che tutti possono comprendere, indipendentemente da ciò che ci contraddistingue.

 

Un buon esempio, proprio in un eccesso drammatico, si aveva in una puntata di Dead Like Me (Bryan Fuller è un autore di spiccata sensibilità):

 

[--- SPOILER ---]

I protagonisti sono degli impiegati della morte: ricevono data e luogo del decesso di una persona, ed il loro compito è sfiorarla prima che gli eventi si svolgano al peggio per liberarne l'anima e permetterne il viaggio nell'aldilà. Non si sa per quale motivo certe persone vengano scelte per questo ruolo, e tra questi vi è infatti un ragazzo di origine inglese, sbandato ma non di animo cattivo, ma di certo inadatto allo scopo. Nella scena in questione riceve le date della morte di due persone, nello stesso luogo, a distanza di poche ore l'una dall'altra, senza che sia chiaro come sia possibile. Arriva all'abitazione dove accadrà il fatto, e con la scusane di compilare un sondaggio si introduce agli inquilini: una coppia omosessuale. Nell'imbarazzo, il protagonista se ne esce con qualche battuta di dialogo basata sullo stereotipo e sull'ignoranza, a cui rispondono con dignità e sufficienza, al punto che dei tre non sembra certo la coppia l'elemento ridicolo. Inavvertitamente, in assenza di uno dei due, cucinando l'altro scivola e, per una ragione tanto stupida, muore. Mentre il compagno prende consapevolezza dell'accaduto, ci rendiamo conto che questi non era la figura forte della coppia, e non è in grado di mantenere il proprio equilibrio in assenza dell'altro. Lo spirito del compagno morto, visibile solo al protagonista, lo spinge a comprendere che è vissuto sempre con lui, e non è in grado di sostenere il colpo da solo... cerca di convincere il protagonista a contattare una loro amica, perché lo assista, ma rendendosi infine conto che il compagno vuole tagliarsi i polsi e suicidarsi, indica al protagonista delle pillole da mostrare al compagno. Il protagonista purtroppo sa bene di non poter cambiare la storia che gli è stata assegnata, e lo assiste per accompagnarlo in una morte indolore.

[--- FINE SPOILER ---]

 

La premessa drammatica parte dal fatto che entrambi moriranno in breve tempo, in casa, e non se ne capisce il perché.

La scena viene introdotta con le battute sterili del protagonista, trattate con tanta comune dignità e sufficienza dai due coinquilini che proviamo imbarazzo per lui, non per loro, e si conclude con la commozione dello spettatore dovuta al dramma di una persona che si uccide perché non in grado di vivere senza il suo partner... e a quel punto, lo spettatore ha la concentrazione rivolta al dramma dell'amore in due persone legate indissolubilmente, mentre il loro orientamento è andato del tutto in secondo piano. E lo spettatore non si aspettava neanche un dramma d'amore, perchè in realtà sarebbero potuti morire per qualsiasi motivo. In realtà il fatto che fosse una coppia gay ha solamente caratterizzato in un certo modo la scena che, con diversi dialoghi (sebbene non sia facile eguagliare il senso di dignità e legame che trasmetteva, essendo davvero ben scritta e diretta) avrebbe potuto funzionare anche con una coppia etero.

 

Insomma, per dimostrare il mio punto ho preso un estremo shakespeariano, e avrei forse potuto cercare esempi più chiari, ma rende l'idea. :love:

 

Cosa ne pensate?

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Il tema della diversità dovrebbe;

1) interessare il/la protagonita

2) Non essere l'argomento della trama

 

Per Ebrei e Neri già si fa

(meno per gli Italiani all'estero:)).

Mancano totalmente protagonisti GLBT

all'esterno di una tematica GLBT.

 

Immaginate l'ispettore Derrick gay

o una Scully lesbica per X-Files

o il Doctor House come trans ftm...

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Hinzelmann

C'è anche il fenomeno inverso...piazzo un nero nel cast e mi metto l'anima in pace col politically correct.

 

A fine anno però non è stato prodotto un solo film che parli veramente dei problemi della comunità nera di una

grande città, della cultura di questa comunità etc. etc. perchè? Perchè non interessa al 90% del pubblico bianco...

 

Mancano totalmente protagonisti afroamericani che rappresentino il loro mondo e le loro tematiche

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... fin'ora l'obiettivo perseguito dal grosso dei registi è stato inneggiare ed esaltare la diversità (quasi propagandarla), o denunciare un'ingiustizia (quest'ultimo è un ottimo veicolo per raggiungere la notorietà).

 

Ma qual'è il messaggio che vorreste lanciare voi?

 

 

 

di film a tematica GLBT ne ho visti molti

me ben pochi sono quelli memorabili

trovo il 90% di questi film (dal punto di vista del giudizio estetico): schematico, superficiale, sciatto, imbarazzante

mi sembra a volte che si girino film GLBT come diversivo, perchè le storie di amore etero sono state tutte consumate nelle loro diverse sfaccettature

probabilmente questa è una fase ancora iniziale, in cui l'argomento pone sufficiente scandalo presso l'uomo della strada

da suscitare comunque curiosità a prescindere dal valore artistico del film

ma insomma mi pare che la trama sia quasi sempre

-> uomo gay "nascosto"

-> dramma interiore

-> innamoramento

-> fase di coming out (salve, sono gay)

-> contrasto con i familiari/ambiente di lavoro

-> accettazione finale

questa tipica trama può essere "girata" nelle due versioni "commedia" o "dramma"

ma insomma, per dirlo in italiano, due coglioni  :love:

però mi rendo conto che oggi c'è bisogno anche di questo

 

trovo personalmente più interessanti alcuni film in cui è stata sviscerata l'affettività maschile

anche nei suoi risvolti non gay e non sessuali

o anche film in cui aleggia un ambiguo sentimento di amicizia uomo-donna

come nei film di Rohmer

 

il grande cinema è tutta un'altra cosa

tra i grandissimi film in cui il tema dell'omosessualità è parte integrante mi vengono in mente

Cabaret di Bob Fosse

Ludwig e Morte a Venezia di Visconti (pesanti e densi entrambi)

Le fate ignoranti di Ozpetek

...

e sicuramente ce ne sono alcuni altri

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C'è anche il fenomeno inverso...piazzo un nero nel cast e mi metto l'anima in pace col politically correct.

Esatto... e storcerei il naso alla stessa maniera, rendendomene conto. E a quel punto magari se lo fai notare, ti danno anche del razzista (come per Will Smith in Io Sono Leggenda, quando nell'originale era bianco e biondo, o Ford Prefect ne La Guida Galattica, che nell'originale era color latte coi capelli rossi XD). Comunque di personaggi neri bene caratterizzati ve ne sono. :love:

 

Continuo a basarmi sul presupposto narrativo e artistico: non inserirli per educare, ma perché, partendo da una conosenza ed apertura maggiore degli sceneggiatori (fa parte del mestiere conoscere e replicare ogni realtà), sono in grado di proporre personaggi ben caratterizzati anche quando non appartenenti a realtà conosciutissime... e in questi casi, quando la storia è già pensata su un tipo di personaggio particolare, si arricchisce narrativamente un film.

 

A fine anno però non è stato prodotto un solo film che parli veramente dei problemi della comunità nera di una

grande città, della cultura di questa comunità etc. etc. perché? perché non interessa al 90% del pubblico bianco...

E si torna al problema principale di cui parlavo: si guarda un film non con intento documentaristico, ne per il commentario sociale. Quindi in questo senso, se devi centrare una pellicola su un tema, è meglio che tu abbia un'idea davvero figa... o farai contenta solo la critica politically correct e il pubblico direttamente coinvolto. E tuttavia è altrettanto al di fuori dell'intento artistico mettere dei personaggi inappropriati in un determinato contesto solo perché politically correct.

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Almadel, personaggi del genere esistono gia', solo che raramente hanno la posizione di assoluto protagonismo in un telefilm, ma sono comprimari.

E' pero' una soluzione abbastanza frequente in molte collane di libri lesbici, dove una protagonista e' un detective, o un avvocato, o altro lavoro di alto profilo, e pero' ci viene anche detto qualcosa sulla sua vita privata, in genere su una crisi con la compagna intanto che la trama principale si dipana :love:

 

Sinceramente, a me non piacciono questo tipo di storie... preferisco che siano incentrate sul processo di coming out. Nel mondo dei film e telefilm pero' penso che sia diverso. Ci sono personaggi lesbici in Grey's Anatomy, anche se non lo seguo, ma questo potrebbe essere il problema del "politically correct" di cui parla Hinzelmann... ormai ogni telefilm ha il suo gay locale.

 

Per me, in base ai canoni che ha elencato Noa, il film che meglio li incarna per il mondo lesbico e' "The truth about Jane", non finiro' mai di dirlo. Certo e' un film abbastanza cheap, uno di quei docu-drama che manderebbero alle 4 di pomeriggio su Canale 5, ma racconta bene sia il percorso della ragazzina alle prese col primo coming out sia quello della madre che inizialmente non capisce e non accetta e poi piano piano impara.

Infatti dopo che la protagonista fa coming out come lesbica il film mostra situazioni con cui tutti possono empatizzare, ovvero gente che le grida dietro insulti per i corridoi della scuola, e la reazione di sua madre che le sta proprio accanto quando questo succede.

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Lunaville

-> uomo gay "nascosto"

-> dramma interiore

-> innamoramento

-> fase di coming out (salve, sono gay)

-> contrasto con i familiari/ambiente di lavoro

-> accettazione finale

questa tipica trama può essere "girata" nelle due versioni "commedia" o "dramma"

ma insomma, per dirlo in italiano, due coglioni  :love:

però mi rendo conto che oggi c'è bisogno anche di questo

 

Mumble muble......

La cinematografia LGBT ha una storia molto, molto, molto lunga. E' un'ovvia falsità dire che in passato non esistessero film a tematica omosessuale. Sicuramente non riuscivano ad arrivare al grande schermo, ma esistevano, alcuni abbastanza carini, altri da prenderli e bruciarne la pellicola.

Effettivamente Conrad ha ragione su alcuni aspetti, più che altro noto che la schematizzazione che ha posto lui, sia prevalentemente quella di ozpetek, che sinceramente non ritengo un grande regista, effettivamente se non trattasse una certa tematica, e non usasse per attirare il genere commedia raramente verrebbe ascoltato (basta nominare alcuni dei suoi più grandi flop come "un giorno perfetto" bellissimo libro che è riuscito a rovinare)

Tolto ciò, sono circa cinque anni che lavoro per il torino film festival, è posso assicurare che quello schema che mostri tu, è praticamente inesistente in quasi tutti i film. Quello schema compare solo in un genere di film, ovvero quelli adolescenziali, in cui ovviamente viene affrontata "la prima volta".

Per quanto riguarda il discorso principale, io credo che ognuno ha suo modo può attingere a degli spunti di riflessione su un film. Sembra stupido, ma i cartoni animati, hanno una profonda anima d'insegnamento, perchè? Ovviamente perchè il pubblico dei cartoni è quello dei bambini e quindi è inevitabile che i messaggi che vengono inviati siano, pacifici, costruttivi e  con una profonda etica della società!

Credo che sia banale uscire da un film che affronta un certo tema e uscirne vuoto, è come andare un film di pasolini (la rabbia ne prendo uno ad esempio) e uscire con la stessa consapevolezza di prima. (ovviamente non mi riferisco ai grandi blockbuster o ai pannettoni di natale)

Credo che il discorso più che altro sia nell'educare le persone a scindere certe cose, farla ragionare, apprendere nuovi schemi da un film, e renderli propri......alla fine quello che vediamo è solo un film.

 

Per quanto riguarda la politically correct io credo che non sia questione di "vabbe mettiamolo perchè è giusto" non è per questo motivo che in quasi ogni pellicola c'è il personaggio (principale, secondario, di sfondo) gay, ma perchè la società ovviamente sta cambiando è l'inserimento del personaggio gay viene messo per attirare più gente, è brutto da dire, ma sulla falsa riga di Will&grace quasi tutti i personaggio gay nei film fanno comunque ridere (parlo di quelli che vengono distribuiti qui in italia)

Per finire, vorrei poter riprendere questa conversazione fra qualche mese, quando uscirà il nuovo film di Hopkins che in inglese si chiama "the city of final destination" Regia di Ivory (e non pizza e fichi XD )

 

AlX

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ciao Lunaville

si ho estremizzato il concetto, ma devo dirti che la mia delusione di fondo sul cinema GLBT è piuttosto fondata

alcuni sono veramente inguardabili, con approfondimento delle tematiche e dei personaggi zero

ho visto tanti film, molti dei quali in lingua originale perché mai usciti sul circuito italiano (ok, questo è un altro discorso che prima o poi andrebbe affrontato...)

ho comprato dvd (se disponibile) ovvero saccheggiato/scaricaxxx gran parte dei film riportati nel sito http://www.cinemagay.it/

 

comunque mi ritrovo ad esempio sul tuo giudizio positivo (che hai dato in una altro thread) su Prayers for Bobby

e seguirò sicuramente i tuoi interventi per avere qualche altra dritta soprattutto su bei film recenti  :love:

 

ah dimenticavo: su Ozpetek invece non sono d'accordo con te

non trovo la trama dei suoi film stereotipata e secondo me ha fatto (alcuni) bei film

certo è un regista discontinuo...

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se l'intento è quello di sensibilizzare il pubblico in generale, e magari quello che ha pregiudizi,

forse paradossalmente proprio il recente fenomeno di inserire personaggi gay nei telefilm o film più popolari può essere il metodo migliore, anche perchè raggiunge effettivamente un pubblico vasto e ha un impatto significativo sull'opinione pubblica.

Purchè naturalmente si tratti di personaggi ben rappresentati, e non mavcchiette alla Will&Grace.

A tale scopo trovo che alcuni film di Ozpetek come le fate ignoranti o la finestra di fronte abbiano dato il loro contributo.

Altra cosa è evidentemente produrre pellicole che affrontino seriamentre le problematiche del mondo lgbt, che però raggiungono sicuramente un pubblico diverso...

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Sarebbe un buon modo iniziare dai bambini, magari attraverso le fiabe e i libri illustrati. E' un buon modo perché la fiaba parla attraverso allegorie e metafore, non si rischierebbe quindi un libro troppo schierato o banale, di interesse solo per figli di coppie omosessuali o temuto dalla gente proprio per i temi trattati. Alla fine si racconta una buona storia, si spera abbastanza universale e contemporaneamente si agisce sull'inconscio del piccolo. E' un terreno fertile, ancora poco sfruttato o sfruttato male. Altro elemento fondamentale è la scuola, come veicolo dii diffusione dell'arte, ma troppo spesso questa è ancorata a modelli di insegnamento e programmi ormai stantii e mai rinnovati.

 

Per quanto riguarda gli adulti più di quanto è stato fatto non mi viene in mente. Keith Haring ad esempio riuscì nell'intento di rendere la sua arte estremamente popolare e ad oggi non è raro trovare i suoi omini abbracciati e la sua satira di costume (con chiari rimandi all'omosessualità), sui muri delle città, sui libri e persino su oggetti di uso comune come t-shirt e tazzine da caffè. E questo è solo un esempio di come la cultura e l'arte omosessuale si siano insinuate nella vita della gente tentando di sensibilizzarla a poco a poco, ma purtroppo gli effetti ottenuti non sono molti. L'arte va anche saputa apprezzare e per quanto chiara possa essere spesso e volentieri viene ignorata, dà l'idea di essere un optional puramente decorativo, qualcosa di poco conto o relegato ad un mondo di fiction.

 

Di una cosa sono sicuro, escluderei la tv da questo processo di sensibilizzazione, soprattutto se non cambiano le cose nella dirigenza delle reti, nella scrittura dei programmi, nella scelta delle persone a cui dar voce. E' preferibile l'ignoranza ad una mala-educazione.

 

Allego due opere di Haring abbastanza schierate, nel caso qualcuno non le conoscesse.

 

EDIT: Ho visto che avete parlato solo di cinema ma il topic sembrava aperto a qualsiasi forme d'arte. Se ho sbagliato cancellate pure il post :)'

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Per me, in base ai canoni che ha elencato Noa, il film che meglio li incarna per il mondo lesbico e' "The truth about Jane", non finiro' mai di dirlo. Certo e' un film abbastanza cheap, uno di quei docu-drama che manderebbero alle 4 di pomeriggio su Canale 5, ma racconta bene sia il percorso della ragazzina alle prese col primo coming out sia quello della madre che inizialmente non capisce e non accetta e poi piano piano impara.

Infatti dopo che la protagonista fa coming out come lesbica il film mostra situazioni con cui tutti possono empatizzare, ovvero gente che le grida dietro insulti per i corridoi della scuola, e la reazione di sua madre che le sta proprio accanto quando questo succede.

Premetto di non aver visto il film in questione, ma dalla descrizione che ne fai rientra nel genere di film di cui parlavo all'inizio: si concentra sulla tematica (il coming out), esalta la diversità della protagonista e le sofferenze che derivano dalla sua situazione, e probabilmente la dipinge come modello in cui identificarsi per chi può simpatizzare per esperienze analoghe di vita vissuta... non è un personaggio lesbico inserito in una storia qualsiasi, semplicemente perché adatto al contesto narrativo, e suppongo (ma potrei sbagliarmi non avendolo visto) che la personalità della protagonista venga idealizzata in positivo. E quindi torno al punto di partenza: non mi interessa guardare un film solo perché a tematica lesbica (l'ennesimo), a meno che non ci sia un'idea davvero stimolante dietro. Finirei per guardarlo solo per criticarne la rappresentazione in positivo o in negativo dei temi trattati, insomma per il commentario sociale, e non per le ragioni per cui guarderei un film qualunque... e per la stessa ragione, chi non ha nemmeno interesse nell'argomento, dopo aver visto uno o due film a tema, indipendentemente dalla loro qualità, si sarà scocciato di rivedere lo stesso concept.

 

Il mio principio sarebbe quello di inserire personaggi con condizioni personali particolari solo perché adatti al contesto narrativo, perché stanno a pennello nella sceneggiatura, e non concentrare l'intero film sul concetto di propaganda o denuncia, spesso più utile al consenso del regista che al piacere del pubblico. Far sì che il pubblico simpatizzi per le situazioni che vive un personaggio in condizioni particolari anche per aspetti della sua vita che non le riguardano... anche perché in realtà non si può simpatizzare davvero per una situazione non vissuta, e se diviene l'argomento dominante, si rischia di non creare un vero contatto con il pubblico. E oltretutto, visto che le reazioni sociali associate alle condizioni personali per realismo sarebbero comunque presenti, si potrebbero inserire scene che sensibilizzino in modo meno invasivo perché l'intera pellicola non si focalizza solo su di esse... finiresti per simpatizzare per un personaggio a tutto tondo, e non solo perché gay/lesbica/bisex/trans o di particolare etnia o religione.

 

EDIT: Ho visto che avete parlato solo di cinema ma il topic sembrava aperto a qualsiasi forme d'arte. Se ho sbagliato cancellate pure il post :D'

Nono, al contrario, hai colto perfettamente l'idea :gh:   sono io che mi sono concentrata esplicitamente sui film per esprimere più chiaramente il mio ragionamento :)

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NightWisher

Noa secondo me quello che dici tu si trova nei fumetti di Gaiman, specialmente in Death - Il grande momento della tua vita, le protagoniste sono due ragazze lesbiche, ma è un dettaglio, un valore aggiunto, non la colonna portante della trama.

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Sì ma infatti ogni tanto capita... Grant Morrison in Invisibles ha un personaggio transessuale che lo è per esigenze di trama, ed è una trama così ricca e visionaria che ci si trova letteralmente di tutto... eppure il personaggio si ricorda. :D Però in questo caso era davvero peculiare, in un contesto culturale, sociale e psicologico che riguarda realtà diverse da ciò che spinge/obbliga in realtà una persona a transizionare :gh:

 

Comunque Neil Gaiman, e Grant Morrison... insomma, sono ottimi scrittori e di ampia cultura. :)

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