Guest korio Posted June 19, 2010 Share Posted June 19, 2010 Allora, probabilmente non mi sono espresso bene. 1) non sostengo che esista una malattia e una cura, sostengo che è l'esistere e il permanere di una etichetta di "differenza" fra una minoranza con dei gusti e una maggioranza con altri gusti a creare i presupposti per cui si definiscano memi come "malattia gay" e "cura gay". 2) le definizioni indicano differenze che esistono solo nelle mappe mentali delle persone. Io non vedo dove sia la differenza fra un gay e un etero, aldilà di gusti sessuali. Come non c'è una etichetta di "cioccolatay" a chi ama il cioccolato.. Io sostengo che sia il permanere e il voler far permanere queste differenze non solo esternamente al mondo gay ma anche all'interno a creare molti problemi. Poi ognuno la pensa come vuole e mi scuso per essere itnervenuto Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398771 Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted June 19, 2010 Share Posted June 19, 2010 Ma è un "forum di discussione" Uno esprime la sua opinione e un altro replica, senza che nessuno dei due debba scusarsi Io ti ho solo risposto che se i miei genitori e insegnanti, se i miei amici e i miei nemici, se lo Stato e la Chiesa trovassero la preferenza per i maschi uguale alla preferenza per il cioccolato a me non sarebbe mai venuto in mente di "etichettarmi da solo". Infatti nell'Antichità non c'erano "etichette", ma nascono come reazione alle persecuzioni. Persecuzioni che non esistono verso chi mangia il cioccolato. Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398781 Share on other sites More sharing options...
coeranos Posted June 19, 2010 Share Posted June 19, 2010 Io non vedo dove sia la differenza fra un gay e un etero, aldilà di gusti sessuali. chissà perchè non sento mai dire da un mancino "non vedo dove sia la differenza tra un mancino e un destrorso oltre le abilità manuali" eppure non ho mai sentito lamentarsi un mancino per essere etichettato così perchè sono caratteristiche umane, inutile lamentarsi di queste cose. ovviamente, anche se lo si da per scontato, l'omosessualità riguarda non solo il sesso ma anche la vita affettiva. Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398782 Share on other sites More sharing options...
gianduiotto Posted June 19, 2010 Share Posted June 19, 2010 Dopo il mio primo intervento alquanto inviperito sull'idea di cura, torno sull'argomento. Un modo omofobico ed eterocentrico non potrebbe che voler imporre una Cura per tramutare i diversi ( leggasi lgbt etc ) in etero-normali. Il passaggio contrario sarebbe impossibile! Altrimenti come si spiegherebbe che la maggior parte dei maschi etero decerebrati, pur parlando male delle donne, ha sempre in mente la gnocca? La Cura inoltre sarebbe anche la soluzione perfetta per santa romana chiesa! Ragionando per assurdo, ma poi non tanto, possiamo dire che chi pesta i gay è come i nazisti che uccidevano gli ebrei ( e anche i gay) nei campi di sterminio; chi cura i gay è come santa romana chiesa che imponeva conversioni coatte, umiliazioni, vessazioni e pogrom agli ebrei. Se il nazismo ci voleva morti , con la cura benedetta da santa romana chiesa, possiamo vivere, solo riprogrammati @Koiro , attento! il discorso sulle etichette è spinoso e... ancora non è passata Sweet da queste parti! Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398787 Share on other sites More sharing options...
D. Posted June 19, 2010 Author Share Posted June 19, 2010 Si è gay (totalmente, parzialmente, in maniera simpatizzante, omo, bi, tri, etc etc), si ha una etichetta. E il fatto di accettare l'etichetta, in maniera vergognosa, negativa o orgogliosa e positiva, è in se l'accettare tutto quello che con l'etichetta ci si porta su come "Meme" della società umana, indipendentemente dal periodo storico o dalle caratteristiche locali e culturali: dalla concezione di malattia, ovvero stato di minorazione (la mancanza di interazione sessuale con la controparte femminile geneticamente adatta all'accoppiamento), rispetto alla normalità (vedi stato di essere di maggioranza della razza in questo caso umana), alla cura, ovvero la rimozione del processo minorante. Dall'apertura del topic abbiamo cercato di tenere lontani i fantasmi delle etichette, dacché sono irrimediabilmente superflui. Discutere di categorie sociali ben distinte come amalgama unitario è dannoso alla nostra discussione, giacché va a tuffarsi direttamente all'interno dei concetti heideggeriani prima esposti, per farne groviglio. Ma la critica va direttamente al concetto stesso di etichetta, così superficiale e stantio. Tu dici che accettando i parametri di una delle categorie a disposizione, finisco per finirvi incluso; io vedrei la cosa al rovescio, in quanto non è un paniere di predicati predefiniti a rendermi quello che sono, è vero invece l'opposto: dall'insieme dei predicati che io sono, costruisco analogie e insiemi. L'omosessualità, seriamente parlando, non ha stereotipia; v'è solo l'essenza stessa di questa condizione alla quale nessun omosessuale (in quanto tale, appunto) può sottrarsi. Ma a questo punto non accetto un'etichetta: molto più semplicemente mi riconosco e sono omosessuale. E, nota di completezza, no, il dire che non c'è "cura" non implica affatto che non ci sia malattia, ma solo che non esiste un rimedio di risoluzione non letale per l'essere "malato", perché una cura c'è sempre, ad esempio l'eliminazione fisica del malato per contenere il contagio. Abbiamo ampiamente spiegato come la cura faccia la malattia dal punto di vista dei dualismi della razionalità. La logica basa se stessa sul principio di bivalenza (ma non tutta, oggi), sarebbe impensabile una col solo principio di verità. O_O Ecco, una volta tolta, secondo me sotto non rimane granchè spazio per discriminare o creare problemi di malattie e cure. Un possibile male sociale, sempre che corrisponda a quanto scritto, non esclude la riflessione psico-fenomelogica o filosofica. Al di là di tutto, da convinto servitore delle regole formali, chiedo: L'insieme E di tutte le etichette, contiene se stesso? Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398824 Share on other sites More sharing options...
Guest korio Posted June 19, 2010 Share Posted June 19, 2010 Sinceramente mi dispiace aver evocato fantasmi etichettati all'interno della discussione. Sicuramente il succo del mio pensiero non è venuto fuori, ma è una mia mancanza. Diciamola allora in un'altra maniera, senza usare memi ed etichette, così non corro il rischio di una lapidazione virtuale (so che non corro il rischio di una lapidazione virtuale!....... vero?.....) Io mi trovo spesso, come credo alcuni di voi, a discutere con etero sull'argomento omosessualità, dalla mia posizione di "insospettabile infiltrato". La posizione della maggioranza delle persone è tipicamente culturale e, aldilà di chi ha posizioni estreme e anacronistiche dovute ad aspetti religiosi, per molti il problema principale si percepisce sta in una sorta di divisione netta fra il mondo normale, e il mondo omosessuale. Il gay viene percepito in maniera differente perchè esiste una minoranza che agisce in maniera forzatamente differente. Quando uno stereotipo diviene marcato in maniera continua ed esagerata, ovviamente si crea in tutta la comunità di maggioranza una sorta di presa di distanza dall'estremo. Questo aspetto non può essere negato: esiste una parte della comunità gay che associa il concetto di "diversità" con "ribellione" o "estremismo". Il voler esprimere con forza una distanza, la creazione di un ghetto o di un muro di separazione, non rende più facile un processo di adattamento e di integrazione di questo tipo di diversità nella cultura attuale. E' chiaro che è un processo lungo, lento e che deve superare nicchie di minoranza religiose, ad esempio, che sono più radicate nel territorio e sono più difficili da superare, ma la maggioranza normale e silenziosa non ha problemi ad accettare l'omosessualità, quando essa è vissuta in maniera normale. Faccio un esempio: una coppia gay che si bacia senza troppa, come dire, voglia di esibizionismo, non crea molti problemi nella maggioranza della gente; certo ci sarà la signora anziana che borbotterà "ah ai miei tempi queste cose non succedevano!", ma ci saranno molte più persone di mezza età che non faranno caso al fenomeno, perchè già culturalmente c'è la predisposizione. Ma se una coppia gay, vestita come due zoccole, comincia ad "esibirsi" in un viale con volgarità, chiaramente attirerà la disapprovazione di chi viene disturbato dall'esagerazione, indipendentemente dalla radice omosessuale, con l'aggravante però di rafforzare il pregiudizio. Cosa c'entra questo con "malattia" e "cura"? Ecco, fino a che ci sono manifestazioni, anche di una minoranza, di atteggiamenti o di esibizioni estreme, allora non si fa che rinforzare il disagio e il disturbo nella maggioranza delle persone, rafforzando il pensiero che dietro a queste cose ci deve essere chiaramente un problema psichico. Io credo che in un tempo accettabile il mondo occidentale si può adattare alla diversità dell'essere omosessuale, anzi, io credo che già oggi una coppia gay dichiarata e normale in qualunque città anche piccola europea può integrarsi abbastanza bene in un tempo non lunghissimo (certo un minimo di adattamento ci deve essere, la diversità spaventa) e, con il tempo, l'omosessualità sarà considerata non come una malattia ma come una caratteristica, alla stessa maniera dell'essere mancini che, fino a tempi abbastanza recenti, era considerato un difetto, una malattia, e veniva curato imponendo l'uso della destra nei bambini. Ma io credo che questo processo di adattamento non è aiutato dagli eventi in cui ci sono estreme manifestazioni di eccessiva disponibilità sessuale, il messaggio di promiscuità tra le coppie, il voler dimostrare con sfida la distanza e la diversità. Questi sono fenomeni che fanno si che il concetto di "malattia gay" si rinforzi. Ripeto, tutto questo secondo la mia onesta, inesperta, poco importante opinione. Se ho offeso qualcuno o ho disturbato qualcuno con le mie idee, me ne scuso fin d'ora, non era mia intenzione. Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398851 Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted June 20, 2010 Share Posted June 20, 2010 Solito discorso...letto tante volte. Non è la maggioranza ad essere intollerante è la minoranza ad essere disturbante. E' chiaro che il concetto di volgarità è indifferenziato, in teoria vale tanto per la maggioranza quanto per la minoranza e quindi SEMBRA un criterio valido di valutazione, sembra impolitico perchè essendo prevalente non sembra di parte, sembra neutrale anche se in concreto opera per la cancellazione di ogni manifestazione di libertà dei gay e lascia filtrare ogni sconcezza e volgarità eterosessuale. Anzi più gli eterosessuali diventano volgari, meno sono disponibili ad accettare le manifestazioni di omosessualità. Per l'appunto io sono pure mancino...ti assicuro che le due caratteristiche non sono minimamente comparabili fra di loro. Non lo sono per me, perchè l'essere mancino conta relativamente poco e l'omosessualità necessariamente molto e non lo sono neanche per gli altri tolto forse il caso di un istruttore di tennis. Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398870 Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted June 20, 2010 Share Posted June 20, 2010 Vediamo se ho capito. L'omosessualità non sembrerebbe una malattia se alcuni gay non sembrassero diversi, giusto? A sedici anni ero davvero convinto di questa cosa; ma mi accorsi abbastanza presto che il problema non era la riconoscibilità di chi "vestiva da troia"; ma la "timidezza" dei gay non riconoscibili. Traducendo la frase che ho scritto in corsivo: L'omosessualità non sembrebbe una malattia se i gay che non sembrano diversi si dichiarassero Il giorno in cui Korio non sarà più "infiltrato" allora - presso i tuoi amici - cadrà questo muro di separazione e si aprirà quel ghetto in cui sei ancora infilato. Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398873 Share on other sites More sharing options...
Guest korio Posted June 20, 2010 Share Posted June 20, 2010 Mi arrendo, di fronte alla non volontà di leggere quello che uno scrive e comprendere uno si ferma. Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398882 Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted June 20, 2010 Share Posted June 20, 2010 Non puoi semplicemente continuare a spiegarti? Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398883 Share on other sites More sharing options...
conrad65 Posted June 20, 2010 Share Posted June 20, 2010 L'insieme E di tutte le etichette, contiene se stesso? paradosso di Russell Diciamola allora in un'altra maniera, senza usare memi ed etichette, così non corro il rischio di una lapidazione virtuale (so che non corro il rischio di una lapidazione virtuale!....... vero?.....) ma no: in quanto quasi-quarantenne su questo forum sei una specie semi-protetta Questo aspetto non può essere negato: esiste una parte della comunità gay che associa il concetto di "diversità" con "ribellione" o "estremismo". Il voler esprimere con forza una distanza, la creazione di un ghetto o di un muro di separazione, non rende più facile un processo di adattamento e di integrazione di questo tipo di diversità nella cultura attuale. ... Ma se una coppia gay, vestita come due zoccole, comincia ad "esibirsi" in un viale con volgarità, chiaramente attirerà la disapprovazione di chi viene disturbato dall'esagerazione, indipendentemente dalla radice omosessuale, con l'aggravante però di rafforzare il pregiudizio. ... Io credo che in un tempo accettabile il mondo occidentale si può adattare alla diversità dell'essere omosessuale, anzi, io credo che già oggi una coppia gay dichiarata e normale in qualunque città anche piccola europea può integrarsi abbastanza bene in un tempo non lunghissimo (certo un minimo di adattamento ci deve essere, la diversità spaventa) e, con il tempo, l'omosessualità sarà considerata non come una malattia ma come una caratteristica, alla stessa maniera dell'essere mancini che, fino a tempi abbastanza recenti, era considerato un difetto, una malattia, e veniva curato imponendo l'uso della destra nei bambini. quello che esprimi è un sentire molto comune, anche tra alcuni gay (qualcuno teorizza addirittura l'esistenza di una maggioranza silenziosa di gay che la pensano esattamente così) io, che sono un maschio tranquillo e barbuto e non ho la minima intenzione di andare in giro come una sciantosa sono arrivato nel tempo a una conclusione opposta: che se un giorno potranno esserci coppie gay "normali" in giro per le nostre città dovranno gran parte del loro essere accettate proprio alle zoccole travestite che si sono esibite con aggressiva volgarità ben prima che loro venissero fuori se ci pensi un poco su, credo che alla fine sarai d'accordo con me che far deflagrare le differenze è sano nasconderle è malato (per rientrare in topic almeno un poco) e che il tuo discorso sotto sotto è un annullarsi, un censurarsi, un cercare la carità di un'omologazione minimale e invisibile, una rinuncia ma poi la cosa davvero scandalosa non è la checca sciantosa ma sono due bei maschioni barbuti e virili che si baciano passeggiando al centro il Sabato pomeriggio Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398887 Share on other sites More sharing options...
Guest korio Posted June 20, 2010 Share Posted June 20, 2010 ma no: in quanto quasi-quarantenne su questo forum sei una specie semi-protetta Immaginavo..... quello che esprimi è un sentire molto comune, anche tra alcuni gay (qualcuno teorizza addirittura l'esistenza di una maggioranza silenziosa di gay che la pensano esattamente così) io, che sono un maschio tranquillo e barbuto e non ho la minima intenzione di andare in giro come una sciantosa sono arrivato nel tempo a una conclusione opposta: che se un giorno potranno esserci coppie gay "normali" in giro per le nostre città dovranno gran parte del loro essere accettate proprio alle zoccole travestite che si sono esibite con aggressiva volgarità ben prima che loro venissero fuori se ci pensi un poco su, credo che alla fine sarai d'accordo con me che far deflagrare le differenze è sano nasconderle è malato (per rientrare in topic almeno un poco) e che il tuo discorso sotto sotto è un annullarsi, un censurarsi, un cercare la carità di un'omologazione minimale e invisibile, una rinuncia ma poi la cosa davvero scandalosa non è la checca sciantosa ma sono due bei maschioni barbuti e virili che si baciano passeggiando al centro il Sabato pomeriggio No, non sono d'accordo. Diciamo che mi prendo la presunzione di valutare le cose con maggiore serenità e forse con un minimo in più di obbiettività per il mio status di quasi quarantenne forse bisessuale. Però il problema si può scindere in due fasi: la prima fase è l'accettazione del diverso come "variante" e non come "problema". E' lo stesso dilemma dell'extracomunitario moderato: si inserisce in una comunità e per un periodo iniziale ristretto viene sicuramente malvisto e sospettato di portare delinquenza, togliere lavoro, di essere sporco etc. Poi dopo un po' l'extracomunitario impara la lingua, si comporta in una maniera decente, si adatta alle problematiche culturali locali (ad esempio non parla arabo in continuazione e non da fuoco ai crocefissi, e magari alla compagna non gli impone il Burka) risolve la maggiorparte dei dubbi sulla "diversità" ed ecco che questi si è integrato in maniera non totale, ma sufficiente, nella società. Con il tempo, tutti i residui dubbi si rilasceranno e alla fine per la maggioranza della comunità è uno di loro. Certo, ci sarà sempre una minoranza ostile, ma che vuoi.. questo vale per tante categorie. Io questo l'ho visto accadere sorprendentemente visitando molti paesi dell'alto Veneto, dove pensavo che l'imprinting "padano" fosse così forte da rendere difficile certi meccanismi. E invece ho avuto testimonianze molto interessanti di integrazione di interi gruppi di persone extra-comunitarie in tempi relativamente brevi (2-3 anni al max). Se invece l'extracomunitario (ad esempio i ROM) insiste nella sua ostentazione della diversità, parla una lingua differente, non si integra nel tessuto sociale, vive in tende e camper ai margini della società, in condizioni igeniche non perfette, è normale che poi venga visto in maniera estremamente negativa e si porti dietro la ghettizzazione. Non solo, la sua diversità "personale" peggiora addirittura la considerazione per tutti gli altri extracomunitari perchè, ovviamente, quando esce fuori il pregiudizio non c'è differenza di etnia o di provenienza. Per fare un altro esempio classico: l'italiano in USA è spesso ghettizzato e stereotipato, perchè vive nelle sue comunità chiuse, si integra poco con gli altri, e viene associato per forza alla mafia. Ma l'italiano integrato (e ho l'esempio di un mio amico che vive la, che non rinnega affatto la sua esistenza e cultura ma vive nel mondo senza particolari ostentazioni), insegna nelle università americane, non ha nessun problema di etichettatura e, insomma, vive nella comunità in maniera regolare. Tornando al discorso lgbt, è chiaro che l'accettazione non è immediata. Ma anche valutando l'esperienza di chi fa coming-out, nella maggiorparte dei casi a parte un inizio brutale poi il "clan" si adatta e accetta; la distanza iniziale viene gradatamente assorbita, pur nel rispetto delle differenze e delle proprie personali opinioni, che sono comunque lecite. Certamente, un coming-out spettacolare in cui una persona di botto si comincia a truccare pesantemente e andare in giro in maniera "shockante", che si porta a casa un fottio di compagni sempre diversi ogni sera, che associa all'attività promiscua anche alcool e droga in abbondanza, non può essere accettato alla stessa maniera, ma sarebbe la stessa cosa se la persona fosse etero. Non è un problema di gusti sessuali, ma di atteggiamento. Una pornostar vivrebbe un incubo molto simile anche se etero. Poi è chiaro, il pregiudizio c'è e va a rinforzare la distanza. Dicevamo che il problema è diviso in due parti. La seconda parte è sicuramente un problema di relazione con una struttura culturale legata a concetti religiosi, in Italia cristiani. Qui il problema non si supera altrettanto facilmente. Quando una persona, nel profondo, è legata a un paradigma che vede l'omosessualità come un peccato capitale, è chiaro che avrà difficoltà notevoli ad accettare l'omosessualità. Nel profondo, rimarrà sempre una barriera difficilmente superabile. Ed è qui che nasce il concetto di "malattia", come sistema risolutivo del problema: non voglio dire che il gay è "cattivo" perchè evidentemente non lo è, ma non posso accettarlo come "buono" perchè la mia religione mi dice che non lo è, allora invento il meccanismo di deresponsabilizzarlo, considerandolo malato. Così posso accettare che una persona buona sia anche "gay", perchè ho messo in qualche modo all'esterno della sua anima la caratteristica negativa. E' chiaro a chiunque non abbia questi vincoli religiosi che è un problema religioso, non dei gay. Però è chiaro che vivendo in una società in cui esiste una parte non così minoritaria di cristiani che ci credono veramente, la cosa crea un'onda di dissenso difficile da abbattere. Proprio l'altro giorno parlavo con dei colleghi di lavoro, persone molto simpatiche e tendenzialmente aperte di pensiero, ma cristiane. Loro accettavano senza problemi l'esistenza dell'omosessualità pur mantenendo una distanza, ridotta, ma presente (ma quello è inevitabile), per cui non avevano problemi ad andare da clienti gay o ad accettare figure gay nella loro quotidianità. Però ad esempio, per loro due uomini o due donne non potevano adottare un bambino, e per loro era preferibile l'orfanotrofio ad una coppia gay, perchè poi il bambino cresce gay... Ok, ci sta. E' una discriminazione. Ma è una discriminazione di una minoranza, che sta lentamente adattandosi alla questione. Le stesse persone, 20 anni fa, non avrebbero accettato amicizie gay o presunte gay, e 50 anni fa probabilmente avrebbero partecipato alla lapidazione sociale di qualcuno presunto omosessuale. Ma le stesse persone, quando si immaginano il gay, non è che si immaginano i due barbuti che si baciano. Dovesse capitare di osservare una scena di questo tipo, probabilmente ne riderebbero imbarazzati e lo racconterebbero agli amici con tono semiscandalizzato, ma comunque percepirebbero l'elemento come qualcosa di presente nell'attuale società moderna. Invece quello che si immaginano con irritazione sono le scene da gay pride o da campo nudista, con persone che in strada si fanno far pompini di fronte a tutti e si toccano, che sono vestiti come fosse carnevale senza rispetto per l'etica comune. Si immaginano con irritazione la "Patrizia" del caso Elkann, brutta, con le labbra gonfie, volgare, cocaina in una mano e depravazione nell'altra. Questi sono gli elementi che non consentono l'integrazione, sono "la mafia, la tamarraggine e gli spaghetti" degli italiani all'estero, la "puzza, il rapire i bambini, il mendicare e il rubare" dei ROM e degli zingari, il "burka e la sottomissione delle donne, il crocefisso da togliere, gli attentati terroristici" di ogni arabo visto per strada. Spero di essermi spiegato meglio stavolta... e, ripeto, non voglio offendere nessuno. Il mio mondo personale è fatto di persone, non di gusti sessuali. Per me è indifferente essere uomini o donne, nel caso affettivo, mentre nel caso sessuale credo che sia una questione di gusti e io sono interessato ad entrambe le possibilità. Non credo nelle etichette, ma se mi eccita e mi commuove e mi provoca in questo momento invidia (perchè son solo soletto) vedere due barbuti che si baciano (come due donne che si baciano, o come un uomo e una donna che si bacia), mi lasciano del tutto indifferente o anzi mi irritano certe esposizioni ed esibizioni volgari perfettamente senza senso, nel mio modo di vedere le cose. E mi scuseranno chi invece ritiene queste cose determinanti per loro stessi: accetto la loro idea, ma porto loro il feedback del mondo "normale", che sia uomo o donna il compagno di letto. Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398906 Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted June 20, 2010 Share Posted June 20, 2010 Se la causa dell'essere considerati "malati" fosse davvero la "ostentazione" resta da spiegare per quale motivo il Gay Pride esiste da quaranta anni e da 37 non siamo più considerati "malati" ma solo una "variante della sessualità umana" Su questo fatto vorrei una risposta. Io - barbuto dichiarato con fidanzato barbuto - necessariamente induco tutti coloro che conoscono solo me a immaginare tutti gli omosessuali simili a me. Qualora conoscano anche altri gay diversi ecco che lo stereotipo viene totalmente a cadere. Sfortunatamente non a tutti è concesso avere molti esempi di omosessualità in quanto sono visibili solo coloro che non lo possono nascondere e spesso chi lo può nascondere ne approfitta per una doppia vita (finendo così spesso sposato e traditore, ad alimentare gli steretipi negativi sui bisessuali ) Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398910 Share on other sites More sharing options...
Guest korio Posted June 20, 2010 Share Posted June 20, 2010 Se la causa dell'essere considerati "malati" fosse davvero la "ostentazione" resta da spiegare per quale motivo il Gay Pride esiste da quaranta anni e da 37 non siamo più considerati "malati" ma solo una "variante della sessualità umana" Su questo fatto vorrei una risposta. Ma infatti, nella maggioranza della popolazione non esiste la malattia "gay" ne la discriminazione, manca chiaramente una accettazione completa ma è un processo che, nel complessivo di una intera società mondiale, è necessariamente lento e richiede tempo, così come è stato necessario molto tempo per sradicare alcuni totem culturali come il razzismo verso la gente di colore, l'antisemitismo, l'inferiorità delle donne etc etc. Il tema del discorso però è riguardo al problema del significato della cura e dunque della malattia. Il tema è presente laddove esiste ancora un forte blocco discriminatorio, ovvero laddove, per numerosi fattori, ancora il salto in avanti di accettazione dell'essere gay è difficile e l'unica soluzione è un pò quella di considerare il gay un "mutante" (alla x-men). Io - barbuto dichiarato con fidanzato barbuto - necessariamente induco tutti coloro che conoscono solo me a immaginare tutti gli omosessuali simili a me. Qualora conoscano anche altri gay diversi ecco che lo stereotipo viene totalmente a cadere. Sfortunatamente non a tutti è concesso avere molti esempi di omosessualità in quanto sono visibili solo coloro che non lo possono nascondere e spesso chi lo può nascondere ne approfitta per una doppia vita (finendo così spesso sposato e traditore, ad alimentare gli steretipi negativi sui bisessuali ) Allora come vedi sei d'accordo con me. La minoranza estremamente visibile di chi alimenta uno stereotipo negativo parla per la maggioranza dei barbuti "silenziosi" che, pur essendo dichiarati, sono all'interno della società senza grossi problemi se non le chiacchiere dietro le spalle. Se l'immagine del gay fosse del normale vicino di casa e son cazzi suoi come vive la sua affettività e sessualità nel privato, la situazione dell'accettazione sarebbe molto più avanti di così e chi parla di "malattia gay" e "cura" sarebbe deriso e le sue idee disinnescate così come oggi chi parla di "deviazione mancina" e che obbliga il figlio mancino da piccolo a scrivere con la destra viene considerato un idiota. Fino a che il gay standard nell'immaginario collettivo è quello del "Vizietto", i problemi rimarranno. Giusto per andare sul banale e usando esempi leggeri, della nostra televisione. Prendi Luxuria (aldilà del personaggio che può essere simpatico o meno, opportunista o meno, politicamente in sintonia o meno, e venduto o meno oggi allo starsystem): ha dimostrato che essere appartenente alla categoria lgbt non significa essere un fenomeno da baraccone, che si può portare avanti la propria personalità anche davanti alle telecamere o al giudizio pubblico in una elezione governativa senza nascondere chi si è ma senza per questo dover dimostrare chissà cosa. Ha causato curiosità, certamente (avendo anche scelto un baraccone come l'isola dei famosi per portare avanti il messaggio), ha creato un minimo di subbuglio, ma non ha certo portato una crisi epocale nel paese. Cicciolina al governo, ai tempi, causò ben altro rumore e ben altre forme di dissenso. Nel contempo Platinette, pur essendo una persona squisita ed educata, molto contenuta nei modi e nelle parole, per la sua espressione molto ostentata è stata immediatamente incasellata nel fenomeno da baraccone, e se pur il pubblico già la conosceva via radio (e quindi c'è stato modo di accettare la mente prima che l'immagine), una certa irritazione per il personaggio in molta gente permane. Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398916 Share on other sites More sharing options...
conrad65 Posted June 20, 2010 Share Posted June 20, 2010 siamo un poco OT comunque: mi sembra che il tuo punto di vista (socialmente condiviso in larga misura: quante volte si sente ripetere che "non infastidisce il gay, ma l'ostentazione scandalosa della sua condizione") sia fortemente unilaterale l'ostentazione gay, che pure esiste, è manifestazione di scandalo, su questo non c'è dubbio ma quale ne è l'origine? è un messaggio del gay verso l'etero il messaggio dice: tu mi rifiuti? ecco che ti dò un motivo di scandalo per farlo ecco che metto in luce la tua viscerale avversione nei miei confronti c'era anche prima, io la sentivo adesso la senti anche tu adesso anche tu puoi capire quanto mi odi e attenzione, tu credi che sia per il mio comportamento scandaloso ma non è così, il tuo odio c'era anche prima il mio comportamento ti toglie qualsiasi alibi è solo l'occasione che ti fornisco per svelare a te stesso le tue pulsioni di odio è solo uno specchio della tua realtà interiore questo "passaggio sociale" è a mio avviso inevitabile e porta alla vera accettazione (parlo qui di accettazione sociale, non di auto-accettazione) non ci può essere accettazione a fronte di cose non dette o odi non espressi ma latenti non è accettazione vera il dire: se tu stai al posto tuo (cosa vuol dire esattamente?) a me va bene e ti accetto ripeto, i conflitti non possono restare nascosti, devono deflagrare io credo che un giorno i gay tutti dovranno fare un monumento al "travestito ignoto" o, generalizzando, ai tanti gay che hanno esposto sé stessi in un contesto sociale difficilissimo ed essere riconoscenti a chi ha saputo interpretare le sofferenze dei gay e renderle visibili al mondo creando scandalo aiutando, quasi come una levatrice, quest'odio e questa avversione sociale a venire davvero fuori dando modo all'omofobia sociale di apparire alla luce del sole e quindi in prospettiva a permetterne la catarsi ovviamente poi c'è l'altro lato della medaglia perché il travestitismo può anche essere acquiescenza verso il pregiudizio il travestitismo scandalizza ma in una certa misura è anche "comodo" all'omofobo perché ghettizza il gay in un suo specifico atteggiamento mettendo al riparo i velati dall'essere scoperti è socialmente rassicurante in una certa misura quindi, come tutte le cose, è ambivalente ma, ripeto, a mio avviso non esiste mai come manifestazione gratuita di provocazione è un moto di ribellione/acquiescenza che nasce come reazione all'omofobia e che non esisterebbe in assenza di simmetria Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398934 Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted June 20, 2010 Share Posted June 20, 2010 Certamente offendiamo un senso dell'ordine ( siamo contro natura, siamo sterili, siamo malati o deviati...) rispetto a questo la ostentazione è un corollario minore, che marca la reazione estetica ( facciamo schifo ) Molta gente non si chiede chiaramente da cosa gli nasca lo schifo... però credo sia opportuno che se lo chiedano pure. Lo schifo non nasce dal nulla e certo non dalle ostentazioni ( o dai mostri ) D'altronde chi ci odia vuole la cura per poter dimostrare che abbiamo cattiva volontà ( senza cura saremmo vittime della sorte, dei disgraziati da compatire...no? ) in questo modo possiamo anche offendere un senso del bene ( e quindi si può dire che operiamo per il Male ) e quindi essere non solo isolati ed esclusi dalla società, ma anche condannati. Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398969 Share on other sites More sharing options...
Guest korio Posted June 20, 2010 Share Posted June 20, 2010 Boh, io dico la verità.. Tutto questo schifo e tutta questa repulsione per i gay, io non la vedo. A parte che per la più conservativa minoranza cattolic-related, per cui esiste un problema di base con Mosè e i suoi 10 comandamenti, non mi sembra proprio che sia un problema prioritario della gente il fatto che uno sia gay o meno. Ripeto, per me la reazione è all'eccesso e a certi stereotipi. Poi, è chiaro, singolarmente se abbordi un etero, quello magari reagisce un po' più fortemente, ma non lo chiamerei "schifo", "disprezzo" etc... Ed è anche vero che scatta la mentalità provinciale, le chiacchiere, i pettegolezzi, le risate e le battute, ma anche questo non lo chiamerei disprezzo, semplicemente una reazione alla disabitudine, all'elemento differente. Non so.. io forse ho una visione troppo ottimistica. Ma secondo me, una buona fetta del problema è nelle nostre teste. Io ci stavo riflettendo oggi, in merito a un possibile futuro coming-out, e valutavo effettivamente quanto del mio mondo attuale rischiavo di perdere a causa di una mia potenziale ammissione di essere bisessuale (e quindi gay per il 99% del mondo). In realtà, mi sono reso conto che, a parte un possibile malore per mia madre che vuole da me il nipote per proseguire con la stirpe, e a parte qualche conoscenza secondaria, il resto del mio clan, dopo un periodo di assestamento, non avrebbe nessun problema. Mi toccherebbe una esistenza di portate per i fondelli, battutacce e cose così (ma d'altro canto fa parte degli affetti e dell'amicizia, sarebbe un modo per risistemare gli equilibri..), ma per il resto non credo cambierebbe granchè... In realtà, il vero blocco mentale è il mio. E con questo, direi che ho parlato troppo per uno che ancora è ben lontano da iniziare ad essere realmente bisex.. Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-398994 Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted June 21, 2010 Share Posted June 21, 2010 Non hai parlato troppo, però forse dovresti aprire un topic nella sezione CO in cui parlare del tuo blocco mentale. Un blocco mentale nasce sempre da un insieme di paure. Certamente il blocco mentale è il tuo, se ti impedisce di vivere ciò che desidereresti, se blocca ad un livello interiore il tuo desiderio. Il giudizio degli altri arriva solo in un secondo momento, dopo che tu hai intanto iniziato a vivere. Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-399040 Share on other sites More sharing options...
D. Posted June 21, 2010 Author Share Posted June 21, 2010 paradosso di Russell No, purtroppo no. Non v'erano i presupposti per giungere ad un paradosso. Ma noi ci accontentiamo con poco, ed una contraddizione - seppur più modesta - è sempre gradita. Sarebbe bastata quella domandina a costringere ad una revisione di una intera argomentazione. Ma, toh, è stata ignorata. Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-399228 Share on other sites More sharing options...
Apoptosis Posted June 28, 2010 Share Posted June 28, 2010 Bah... se ci fosse... sarei felice. Non tanto per il fatto di usarla, non lo farei assolutamente... sono un gay troppo orgoglioso... sono il gay dell'"Un Coming OUT al giorno leva il medico di torno"... eheh Dicevo, sarei felice se ci fosse... perchè in qualche modo avremmo una SCELTA... ovvero la libertà di modificarci a piacimento. Come io maschio non posso scegliere se partorire o meno un bimbo... Se sono gay... con istinti gay, ma non accetto la gaytitude...non posso farci nulla e mi troverei a soffrire per tutta la vita. Con la CURA posso scegliere di tornare ad essere etero. Sarebbe quindi un modo per permettere la libertà più totale all'essere... di conseguenza spero esista anche la cura inversa.. una donna che è stata violentata da un uomo può perdere la fiducia negli uomini... e con la CURA reverse potrebbe innamorarsi anche delle donne. Vittime collaterali da ABUSO di terzi, certo... ma ce ne sono sempre! D'altronde i giocatori di baseball hanno la mazza.... che poi la usino per giocare o ne abusino per uccidere un vecchietto... non è colpa della mazza, così lo stesso per la cura. In finale, mi trovate più che positivo a riguardo. Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/14148-del-significato-della-cura/page/2/#findComment-400189 Share on other sites More sharing options...
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