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Il Pride romano 2010


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Guest bettytrans

scusate se mi permetto di intervenire.....

si da il caso che qualcuno dei personaggi che hanno fomentato questa disgregazione stanno proprio nel comitato organizzatore del roma-pride....e fossero semplicemente di destra sarebbe ancora il meno....il fatto è che,conoscendo certe persone mi sento di dire che lo scopo era proprio quello....oltre ad ottenere una passerella selezionata solo per loro fomentare la divisione dando però all'opinione pubblica lgbtq l'idea di non esserne la causa...io personalmente sta cosa la trovo squallida benchè possa capirne le motivazioni....praticamente come si dice dalle mie parti d'origine....questi tirano la pietra e nascondono la mano....ebbene io non ci sto a bermi tale versione dei fatti....

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Di destra in senso stretto direi che proprio che non possano essere considerati.

( coll'eccezione di Gaylib Roma ovviamente )

 

A meno che non si consideri "destra" tutto ciò che è alla destra del PRC...il chè

può anche essere opinato, ma deve essere argomentato.

 

Non che questo sposti  per me la valutazione sull'operato di Imma Battaglia o

Marrazzo o Allegrezza o Paola Concia o altri...tuttavia non si può buttare lì: sono

di destra, sono filogovernativi, quando si sono candidati in Sinistra e Libertà o sono

del PD etc.

Guest bettytrans

io non faccio distinguo partitici,ma certo  andare a braccetto con chi curerebbe tutte le diversità di genere ed orientamenti sessuali differenti con elettroshock a,camicie di forza e terapie rieducative....bè non mi pare il massimo della lucidità....poi se c'è qualcuno che ancora crede alle balle governative si accomodi pure ma non si spacci di parlare a nome pure di coloro che non se le bevono

Ma il fatto di essere favorevoli al dialogo non vuol dire automaticamente abbracciare le idee più estremiste dell'altra parte.

I collettivi di sinistra è da anni che fondano la loro politica sul chiudersi a qualunque dialogo e qual è il risultato?

Nessuno.

 

Non vuol dire che io appoggi indiscriminatamente la politica dell'arcigay romano, sia ben chiaro. Ma penso che senza dialogo non si vada da nessuna parte, considerando anche che il muro contro muro si è visto che non funziona.  :love:

Na. Ciò che viene definita sinistra in itaglia ha ottenuto un successo incredibile, la propria diaspora.

 

Trascinando con lei le organizzazioni connesse, lasciandoci privi di alcuna rappresentanza o movimenti d' azione concreti all' interno del parlamento.

 

Ecco a cosa ha portato la chiusura. Certo, con questo non si dice di lodare la destra o il centro sinistra ma che vi è la necessità di relazionarsi con questi individui.

 

Imparando a sfruttarli attraverso una posizione lobbystica unitaria.

 

Ma la realtà glt saprà mai essere coesa ? Riuscirà mai ad abbandonare la sua fanciulezza e divenire adulta ?

 

A quanto sembra, dal proseguo dalla vicenda del Pride Romano, pare che i tempi dell' asilo siano ancora lunghi.

Io vorrei tanto sapere se chi sta sparando a zero contro questo gay pride è abbastanza informato da poterlo fare.

Avete letto il documento politico?

Avete idea di cosa è successo negli ultimi mesi?

A me sembra proprio di no, per cui riepilogo brevemente.

 

I gay pride romani sono sempre stati organizzati dal mario mieli.

Quest'anno le altre associazioni hanno chiesto in coro che ci fosse un'organizzazione condivisa e partecipata, al che il Mario Mieli si è rifiutato di prenderne parte.

Le rimanenti associazioni si sono fatte carico dell'organizzazione del gay pride, benchè alcune di loro se ne siano lavate le mani alle prime difficoltà.

Tutto ciò non è stato pianificato per fare una passerella e mettersi in bella mostra come ho letto qui, al contrario è stato aperto un periodo di riflessione per capire insieme dopo lo strappo che direzione si volesse prendere.

http://www.digayproject.org/Archivio-notizie/roma_pride.php?c=3212&m=15&l=it

A questo proposito è stato organizzato un workshop aperto a tutti (non a tutte le associazioni, a ogni singolo cittadino) nel quale ognuno ha potuto dire la sua e influire su quelle che sono state individuate come linee guida.

 

Qui trovate i resoconti.

http://www.digayproject.org/Archivio-notizie/convocazione_workshop.php?c=3213&m=15&l=it

 

http://www.nidodellafenice.it/omnia/rainbow_prideditutti2010_Sintesi.html#3maggio

 

Finiti gli incontri e stabilite le linee guida i volontari (ancora una volta, non necessariamente tesserati con alcuna associazione) hanno continuato a partecipare mettendo a disposizione le proprie competenze, e il comitato ha iniziato l'organizzazione pratica.

 

è online il sito ufficiale http://www.romapride2010.it/ che è in continuo aggiornamento.

 

 

Il periodo è sicuramente delicato, ma chi adesso ha così tanto da ridire contro il gay pride perchè non era presente al workshop? Sareste stati ascoltati, ma se non ci si interessa e non ci s'informa poi è fin troppo facile sputare giudizi e sentenze sull'impegno altrui.

Guest bettytrans

il fatto che la sinistra non abbia fatto granchè per far valere i nostri diritti,che poi dovrebbero essere di tutti ( ma poi perché dovremmo delegare  ad altri le nostre battaglie ? )...dicevo che non significa certo dialogare con chi dialoga e ciancia di democrazia solo quando gli conviene....io non dialogo con chi mi ritiene una persona malata da eliminare con le buone o con le cattive....gli altr* sono liberi di credere ciò che vogliono...io ho espresso solo la mia modesta opinione in base alle mie conoscenze nell'ambito dell'estrema destra e di un personaggio che guarda caso fa parte degli organizzatori...discorso chiuso per parte mia...

p.s. il personaggio in questione finora si è distinto solo per il suo impegno ad intascarsi le quote associative e cercare di occupare una qualche carica governativa anche mediante l'uso mediatico....il tutto con evidente scarso successo....il  che ci fa capire che forse  tutto il mondo lgbt si è bevuto il cervello...

R.POST, fai bene ad andarci per dovere, io spero che tu ci andrai anche per piacere. Il Pride è

una festa, in primo luogo; una manifestazione identitaria; un appuntamento annuale di tutta la

comunità (chiamiamola così) glbt che non può essere messo in discussione; ogni altra manifestazione

sì (ma sa l'Inferno di quante manifestazioni unitarie avremmo comunque bisogno), questa no.

 

 

 

purtroppo non è più così per me. sono diventato ufficialmente intollerante a qualsiasi cazzata di ogni schieramento politico sessuale geografico e lavorativo. fosse per me il pride non sarebbe nemmeno questa o quel testimonial, questa o quell'associazione, bandiera e circolo. l'intera baracca per me è diventata una finzione, e a farne parte me ne rendo conto sempre di più. contano i valori veri, quelli alla base, non i ghirigori e gli abbellimenti o i bei discorsi. ne ho fatti solo 4 di pride finora (da quando faccio parte del movimento) e ancora: discorsi discorsi discorsi. so che i cambiamenti non avvengono dall'oggi al domani. so anche gli esponenti glbt non hanno il potere di cambiare le cose non stando in parlamento come maggioranza. ma  loro, tutti, hanno dimostrato di aver fatto male o in malafede qualcosa e io, mi spiace, ma non credo più a nessuno.

so anche gli esponenti glbt non hanno il potere di cambiare le cose non stando in parlamento come maggioranza. ma  loro, tutti, hanno dimostrato di aver fatto male o in malafede qualcosa e io, mi spiace, ma non credo più a nessuno.

 

Potresti spiegarti meglio? in che senso hanno dimostrato di aver fatto male o in malafede qualcosa?

Sarei molto curioso. Da parecchio tempo sento uno strano malcontento all'interno della comunità glbt e vorrei avere chiara la situazione.

La base non conta più nel momento in cui segue quel che gli dice

di fare  - o di non fare - l'associazione X, piuttosto che la Y in cui

milita o è iscritta, per simpatia o vicinanza ( a prescindere dai fatti )

 

Anzi è proprio il concetto di "base" ad essere sbagliato....perchè

presupporrebbe l'esistenza di un vertice della piramide. Nel nostro

caso poi si tratterebbe di tante piccole piramidi, con vertici litigiosi.

 

Mentre al pride si dovrebbe andare prima di tutto per essere comunità.

E siccome questo tasso di litigiosità interna è indotto dall'assenza di comunità,

di coscienza collettiva, l'unico antidoto è fregarsene di ciò che le associazioni

dicono sul Pride.

 

Poi una leadership, una piattaforma politica, un serio dibattito sulla

strategia migliore per conseguire risultati politici...PRATICI, sarebbero

auspicabili e se ne dovrebbe discutere il resto dell'anno fra un pride e

l'altro. Cosa che puntualmente non avviene...

Guest bettytrans

condivido l'ultimo intervento...in effetti mi sono iscritta ( credo sarà l'ultima volta ) per l'ennesima volta all'associazione che mi ha sempre dato maggior affidamento....ebbene mi ha delusa per la seconda volta....io credo occorra andare oltre il concetto di associazione ( le associazioni chi più chi meno contano meno del due di picche e perseguono intenti spesso diversi dagli iscritti ) e puntare più su un movimento libertario che contempli un ampia schiera di aderenti e vada sul concreto ( basta chiacchere !!!!) con una piattaforma di SACROSANTE rivendicazioni.

a me pare che a parole nel mondo lgbt tutt* vogliamo questo ma poi al lato pratico ognun* badi solo al proprio conto personale come il resto degli italiani....questa è la vera differenza coi movimenti esteri che hanno raggiunto i risultati che auspico....

Guest Count Vertigo

Ricordo sempre con piacere i miei Gay Pride, pochi a dire la verità, fatti per lo più tra il 2003 e il 2005, quando frequentavo il Mario Mieli ed essere gay aveva per me un senso di conquista e di libertà.

 

Nel 2003, al mio primo Gay Pride, ricordo mi sentivo ansioso, con le palpitazioni a mille, mani sudate, e quasi non potevo parlare. Mi sentivo scemo, frastornato dalla presenza di tante persone, e come prima volta la ricordo sempre con piacere: mi ha aperto ad una nuova dimensione, mi ha reso ciò che sono ora, e mi preparai per la mia seconda volta.

 

Al 2004, al secondo Pride, ero scatenato, ero felice, volevo correre con i miei amici ovunque, fare festa e dire a tutti di guardare oltre le apparenze, oltre le etichette: essere gay è un modo di vincere le proprie paure, e di essere una persona valida nonostante si ami un uomo invece che una donna. Una delle più belle giornate della mia vita, senza dubbio, e soprattutto mia sorella era lì con me, seppure al telefono e mi diceva di aver fatto la cosa giusta.

 

Nel 2005, al terzo ed ultimo Gay Pride, vissi uno stato di agitazione molto forte: si sentiva che il vento e la conquista dei diritti LGBT in alcuni paesi stava cambiando, ed io nella mia mente di sognatore utopista volevo credere che anche qui in Italia un giorno ci sarebbero potuti essere due uomini uniti in matrimonio, o anche solo in un vincolo saldo, sentendo la frase che mi provoca sempre il magone "In salute e in malattia, finchè morte non vi separi!". Ci volevo credere, e alla fine c'ho sbattuto il muso quando ho visto che ogni giorno i miei amici gay venivano sbeffeggiati, o violentati, o peggio presi a pugni e solo perchè gay.

 

Ora, nonostante io rimanga sempre convinto che le associazioni romane dovrebbero sedersi a tavolino e capire dove vogliono andare, ma soprattutto cosa è meglio fare per mostrarsi uniti e con la voglia di vincere il nemico, sono confuso e molto arrabbiato.

 

Tutto questo perchè, dopo aver letto le righe del link, ho capito che in Italia ancora ci aspettano ancora anni di terrore, periodi di stravolgimenti in cui i nostri comportamenti saranno oggetto di disprezzo e di continue aggressioni, sia verbali sia fisiche, come è successo ad Almadel, e chissà quanti altri ancora.

 

Ma, soprattutto, ci aspetteranno periodi bui perchè prima dovremo imparare a far capire alla gente là fuori che vogliamo solo i nostri diritti: vogliamo contribuire alla vita sociale del paese, ma vogliamo farlo liberamente, alla luce del sole. Il Gay Pride serve a farci vedere, nei nostri pregi e nei nostri difetti, nel voler gridare "Siamo come voi, abbiamo anche noi sangue che scorre nelle nostre vene", e vogliamo solo una cosa: VIVERE!

 

Il resto, ossia le critiche, le parolacce, i giudizi, sono solo etichette. Io sono io, Alessandro, e nel bene o nel male ho diritto come tutti ad una vita in questo paese.

condivido l'ultimo intervento...in effetti mi sono iscritta ( credo sarà l'ultima volta ) per l'ennesima volta all'associazione che mi ha sempre dato maggior affidamento....ebbene mi ha delusa per la seconda volta....io credo occorra andare oltre il concetto di associazione ( le associazioni chi più chi meno contano meno del due di picche e perseguono intenti spesso diversi dagli iscritti ) e puntare più su un movimento libertario che contempli un ampia schiera di aderenti e vada sul concreto ( basta chiacchere !!!!) con una piattaforma di SACROSANTE rivendicazioni.

a me pare che a parole nel mondo lgbt tutt* vogliamo questo ma poi al lato pratico ognun* badi solo al proprio conto personale come il resto degli italiani....questa è la vera differenza coi movimenti esteri che hanno raggiunto i risultati che auspico....

 

parole sante....

 

con ciò non critico la presenza delle associazioni,comunque fondamentali...ma c'è bisogno di più coesione,e più movimento da parte di tutti,a partire dalla visibilità sociale...

Guest bettytrans

IL CASO

Gay Pride, lo spot indigna la Rete

la comunità divisa contesta l'evento

Sabato a Roma arriva la sfilata. Gli omosessuali che non si riconoscono negli stereotipi attaccano duramente il video che la promuove. E' l'ultima polemica interna al mondo glbtqi, spaccato da mesi, con decine e decine di associazioni che ufficialmente e, a malincuore, prendono le distanze dalla giornata

di ALESSIA RIPANI

 

"Vuoi mettere una bella 'transona' napoletana, che sprizza salute e allegria, contagia un intero mercato di frutta e verdura regalando finocchi e sorrisi? Meglio il 'froscetto' sul divano che si fa la ceretta guardano Will & Grace? Non scherziamo". L'ultima polemica sul Roma Pride 2010, che arriva nella capitale il 3 luglio dopo la lunga tournée su e giù per le città italiane e il recente successo dell'appuntamento di Napoli 'Alla luce del sole', si avvita attorno allo spot ufficiale del comitato organizzatore capitolino, preso letteralmente a parolacce sui siti Internet, su Facebook e Youtube, dove anzi rimbalza tra gli utenti dopo la chiusura ai commenti della versione postata ufficialmente. Ma appunto è solo l'ultimo motivo del contendere in una comunità spaccata da mesi proprio intorno all'organizzazione dell'evento. Una divisione a detta degli stessi protagonisti storica, e forse irreversibile. "Del resto era prevedibile che in un'Italia dove tutto si è storto - scrive sconsolato un osservatore di parte - il Pride seguisse la stessa sciagurata tendenza!". E così si va al corteo di sabato con una sfilza di associazioni e realtà, più di 50, che prendono le distanze e si dissociano palesemente dall'evento, uniti nel fronte dei "Noi non ci saremo". Tra loro, il Circolo Mario Mieli, organizzatore del Pride romano dal 1994 al 2009 e soggetto incaricato dall'Epoa - l'European pride organizers association - di mettere a punto l'EuroPride 2011. Preso di mira nelle repliche del coordinamento dell'evento, che risponde punto per punto alle osservazioni.

 

LO SPOT - GUARDA IL VIDEO

La voce italiana di uno dei personaggi della sit-com americana Will & Grace ambientata negli ambienti scanzonati dell'omosessualità nella Grande Mela - l'irresistibile Karen Walker doppiata da Laura Latini - stride nelle orecchie di gay, lesbiche, bisessuali, trans, intersexual e queer. Non per quello che dice, ma per chi l'ascolta: un ragazzo che si depila il petto davanti alla tv, spronato, è vero, a lasciare il divano per andare a manifestare in piazza. Sullo schermo, Amici, la De Filippi e Platinette. Stereotipi triti e ritriti, luoghi comuni vissuti come offese e occasioni perse da chi invece voleva parlare, soprattutto attraverso la campagna di comunicazione ufficiale, di diritti civili. Centinaia i commenti su Facebook, decine e decine anche nella pagina ufficiale del comitato organizzatore: "Dà il voltastomaco", "Orrendo", "Ma è uno scherzo?", "Che schifo", "Un bel colpo di spugna ad anni di conquiste", "Non bisogna di certo essere gay per rendersi conto che si tratta di una macchietta in stile Natale a Miami!". A dire il vero, anche il promo del Napoli Pride (IL VIDEO) ha fatto storcere il naso a qualcuno per il carretto di finocchi e l'immagine baraccona e carnevalesca. Ma due elementi ne hanno fatto apprezzare gli intenti, sorvolando sugli aspetti più folcloristici: l'apertura alla città, con il serpentone colorato che si accoda alla protagonista, e la questione trans incarnata con orgoglio dall'animatrice del mercato cittadino. Incontestata la simpatia. Su Youtube sono stati pubblicati anche nuovi spot di risposta a quello ufficiale di Roma. Niente di costruito e tutto molto amatoriale, fino a una sequenza di cartoline dal mondo dove i nomi delle città sono stati cambiati in Gay York, Rio de Gaynero, Gaydrid e via di seguito. Un video 'brutto', ammettono i commentatori, "ma meno di quello ufficiale".

 

LO SLOGAN  -  OGNI BACIO UNA RIVOLUZIONE

E che dire della parola d'ordine? Dove sono finite "laicità, parità, diritti", chiede il gruppo di contestatori. Frase poco conflittuale, scelta da un ufficio stampa e non dal movimento, non condivisa, partorita prima del Manifesto stilato in occasione dell'evento 2010. Voluta  -  si legge - "perché la nostra rivoluzione passa anche attraverso i nostri baci, simboli dell'amore, della famiglia, dell'amicizia, della solidarietà. Sentimenti che ci vengono negati ma di cui noi ci riappropriamo, che porteremo orgogliosamente nel nostro corteo". Troppo debole, troppo poco. E nell'anti-documento stilato dal fronte del no si fa notare: "sembra che tutta la complessità possa ridursi a un bacio. Gesto universale di amore, ma che sembra appiattire sull'orientamento sessuale tutta la tridimensionalità e la polifonia delle vite lgbtq, che non sono solo baci".

 

LA MAPPA -  GUARDA IL PERCORSO

 

LA MANIFESTAZIONE

Data e percorso e comitato organizzatore. Oltre alla sostanza, c'è la forma. "Il pride è stato spostato dal 12 giugno al 3 luglio, in pieno clima vacanziero; il percorso modificato 'escludendo piazza San Giovanni per non irritare le gerarchie vaticane'; le decisioni non sono state prese insieme; nel comitato organizzatore figurano solo quattro associazioni: DiGay Project, Arcigay Roma, Gaylib Roma e Azionetrans; troppi gli 'interessi commercialì quando poi c'è il GayVillage finanziato con i fondi dell'Estate romana; il pride a Roma 'tende a destra', dove il sindaco Gianni Alemanno è contrario e l'ha detto più volte a una legislazione contro l'omofobia, anche dopo i brutti episodi di violenza degli ultimi mesi.

 

I 'FUORIUSCITI'

E così accanto alla pagina ufficiale del coordinamento RomaPride2010, nasce su Facebook anche il RomaPride2010: noi non ci saremo. I perché stanno nel rosario di contestazioni:

 

    *      la costruzione politica di un Pride che passa attraverso una psicoterapeuta;

    *      la perdita dell'uso del femminile nel linguaggio;

    *      l'irrilevanza della questione transessuale;

    *      l'uso smodato del vittimismo;

    *      l'ossessiva e plumbea richiesta di supporto di polizia e telecamere;

    *      la perdita del senso della storia e delle indubbie conquiste sociali e culturali ottenute dal movimento;

    *      l'idea che le associazioni hanno fatto il loro tempo e devono fare passi indietro, salvo poi dirigere il tutto attraverso poche persone che nelle associazioni ci stanno da decenni o ne hanno attraversate parecchie, e magari militano anche nei partiti;

    *      l'uso spregiudicato delle vicende di cronaca di omofobia fino al punto di usarle come spot davanti ai media, magari appropriandosi anche di iniziative altrui appiccicando cartelli con il logo del "proprio" Pride sul petto di chi sta facendo una fiaccolata di solidarietà".

 

Con "dolore immenso" non aderiscono al Pride, ma nella migliore tradizione politica, lasciano libertà di partecipazione a tutti gli iscritti. Quelli del fronte del no però sono andati tutti tre giorni fa a Napoli, "a supportare  -  hanno spiegato - un Pride che condividiamo e sentiamo nostro, anche se la gioia di quel giorno non colmerà il senso di perdita umana e politica del Pride di Roma"

Silverselfer

La costruzione politica di un Pride che passa attraverso la figura dello psicoterapeuta

 

Ragazzi, basta questo per dire No.

 

Troppo facile fare richiami all’unità dal carro di chi comanda.

 

Cito Saviano parafrasando in chiave Gay quanto ha detto riguardo alla nuova omertà italiana:

 

“Omertà non è più solamente tapparsi gli occhi quando si vede un ragazzo pestato a morte  perché gay; la nuova omertà è non informarsi o fingere di non sapere dinanzi a dei fatti di inequivocabile gravità”.

 

Il Gay-Pride di Roma ha di fatto ottemperato a “quasi” tutte quelle richieste che lo volevano più discreto e ossequioso rispetto alle autorità che governano la “Città Santa”, a cominciare dal percorso stesso del corteo. Il primo passo per la definitiva cancellazione della manifestazione stessa, magari spostandola in un’altra città, ma a ben guardare anche questo è già stato fatto.

 

Roma non è Napoli, da qui partono le invettive più dure contro il riconoscimento e l’integrazione della natura gay. La moratoria contro l'omofobia all’ONU è saltata perché “ROMA” non riconosce nessuna delle istanze rivendicate nei Gay-Pride e il Gay-Pride stesso, riducendolo ad una blasfema parata di peccatori dediti a traviare i ragazzi e le ragazze dalla retta via. Cos’altro significherebbe quella figura dello psicoterapeuta a filtrare il tutto?

 

Chi non vuol vedere questo è un omertoso.

 

Altro che orgoglio gay, questa è la riscossa di chi vuole marginalizzare una scomoda realtà per ricondurla in un discreto ghetto sconsacrato, una gay street, un locale per invertiti da ben vigilare per la “sicurezza” di tutti, sia di chi ci sta dentro, sia di chi sta fuori.

 

La politica la sporca chi la fa con piglio opportunista o peggio, si sente delegato di proteggere una salute pubblica minacciata dal diritto all’espressione individuale.

 

Quanto inutile gesuitico cavillare dinanzi ad una chiara volontà di seminar zizania!

 

C’è chi dice il suo “NO” con coraggio e prendendosene il peso delle responsabilità politiche, è semplicemente coerenza con quanto fato in passato e non più condiviso da un presente che, invece, cerca di giustificare quanto fa scaricando le proprie responsabilità su una politica che vorrebbe far credere appartenere a terzi, fingendo di combatterla con la non bandiera della “apoliticità”.

La Jervolino a Napoli, accusata di rinnegare i valori cristiani dopo la sua partecipazione al Gay-Pride partenopeo, ha ritenuto opportuno fare il distinguo di aver partecipato a una manifestazione per dei diritti civili non espressamente omosessuali. Ecco rivelato lo spirito dell’apoliticità proposto da quella sinistra a parole laica che ha organizzato la parata romana.

 

Oggi a Roma sfilerà un Gay Pride i cui colori arcobaleno saranno falsati tra un apolitico bianco e un plumbeo nero di funesti ricordi, più simile a quello di Belgrado che a quello di Madrid.

 

Volete far finta che tutto questo non esista? Tappatevi gli occhi e ammantatevi di gioia beota tanta cara all’iconografia Gay spacciata per orgoglio omosessuale nei salotti televisivi, ma non accusate chi per anni ha combattuto proprio gli stereotipi sostituendoli con la rivendicazione politica di esistere senza compromessi. Il carro di muccassassina non piaceva a molti, ma esistendo era garanzia di libertà d’espressione anche nelle sue accezioni meno convenzionali. Oggi non ci sarà e saremo tutti un po’ meno liberi.

 

Oggi a Roma sfilerà il Gay-Shame

 

Un insulto del genere non lo avresti dovuto scrivere.

 

Per il resto spari nel mucchio, ti rivolgi non si sa a chi, («la nuova omertà» «volete far finta che»

«tappatevi gli occhi e ammantatevi di gioia beota»), le tue non sono argomentazioni ma grosse sparate.

 

Non andare al Pride è un errore. Ma io non attacco personalmente quelli che non ci vanno. Mi limito

ad andarci e a fare quello che mi sembra giusto e necessario.

Attaccare selvaggiamente quelli che ci vanno è molto più che un errore. 

premesso che non ho mai sfilato e non sfilerò oggi

dico una cosa della serie "da che pulpito"  :salut:

comprendo le critiche che sono state portate, e trovo che molte abbiano una obiettiva fondatezza

ma spero sinceramente che questo pride "difficile" riesca come partecipazione numerica

e che sfilino tutti, anche quelli appartenenti alle associazioni che si sono defilate

la posta in gioco è troppo importante e lascerei le discussioni al post-pride

non è importante solo per il "movimento gay" (ammesso che esista come tale)

è importante per i singoli

è importante per la città di Roma, che ha bisogno come il pane, l'aria e l'acqua che questa manifestazione ci sia e che sia partecipata

è una manifestazione di libertà e di rottura, che si infila come una lama affilata in un clima plumbeo e stagnante, obiettivamente "fascista"

e lo sarebbe (di rottura) anche se sfilassero tutti in giacca e cravatta

coraggio (e questa cosa la dico anche a me stesso  :afraid: )

Enrico, non ti seguo... non sarete a Roma per... ?!? Non ho capito in che senso non andare al Pride possa implicare una protesta contro la manovra  :afraid:

Non voglio essere polemico, veramente, mi spieghi in che senso intendevi quanto hai scritto? Thanx  :salut:

 

Era una battuta :salut:

Visto che i motivi della "non-partecipazione"

sono così stupidi, volevo un motivo stupido anche io!

Guest bettytrans

almadel a me invece i motivi della non partecipazione paiono tutt'altro che stupidi...infatti  si è visto quanto sia disponibile al dialogo questa destra....spero si facciano un bell'esamino di coscienza codesti fautori della zizzania cammuffata da apoliticismo a favore del dialogo con la destra che mal ci sopporta e fa di tutto per farcelo sapere....per chi non ha le fette di prosciutto sugli occhi ovviamente....il tutto fermo restando che ognuno poi è libero di bersi le panzane che crede :afraid:

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