yrian Posted May 8, 2006 Share Posted May 8, 2006 http://www.gayforum.tv/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=62117#62117 Dal link qui sopra (il topic sul "Codice Da vinci") traggo spunto per una discussione amplificata: quanto, secondo voi, può concedersi di "inventare" un romanziere? E, secondariamente, preferite storie di ambientazione realistica o fantastica? Io personalmente, visionario per vocazione e scrittore per professione, ricordo che da ragazzo di storie troppo realistiche non volevo saperne (rigettavo a scatola chiusa tutto ciò che avesse a che fare con la realtà o con la storia contemporanea, compresa - grave colpa - la Resistenza) e rivendico tuttora (nel mio interesse...) l'assoluta libertà del mestiere di scrivere. Tuttavia ci si trova davanti a un paio di paradossi. Il primo è che molte storie, pur fantastiche, non sono sconnesse dalla realtà e quindi sulla realtà stessa offrono fior di analisi (menziono un titolo per tutti, "La fattoria degli animali"). Il secondo è che, al giorno d'oggi, con l'esplosione della cultura New Age e del nuovo interesse per l'esoterismo, ci troviamo di fronte a tutto un nuovo filone che propone storie verosimili, cioè di pura fantasia ma con pretese scientifiche tali da risultare fuorvianti per molti lettori. A proposito del "Codice Da Vinci", per esempio, io ero irritato soprattutto dalla mistificazione culturale che nasconde, facendo del sensazionalismo attorno a pure banalità. Leggendo i pareri nel Forum, invece, mi sono accorto che Brown è oltre tutto molto grossolano negli errori che commette, ad esempio nella collocazione di certi monumenti. Io non mi ero fatto ingannare dalpunto di vista ideologico, ma - non conoscendo Roma - credevo che almeno la documentazione fosse ineccepibile. Voi ritenete che ci sia una sorta di "disonestà intellettuale" al di sotto di tutto questo o che sia comunque responsabilità del lettore non farsi "fregare"? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
SaintJust Posted May 8, 2006 Share Posted May 8, 2006 Innanzitutto credo che sia una responsabilità del lettore non farsi fregare. Qualunque tipo di romanzo si legga (e a volte anche applicabile ai Saggi) bisognerebbe partire dal presupposto che almeno l'80%, se non tutto, sia frutto di pura fantasia; se poi si vuole, vuoi perchè interessati realmente, vuoi per semplice curiosità bisognerebbe rivolgersi ad altro per approfondire i temi e le teorie e scoprire da cosa derivino e quanto siano state cambiate (o totalmente inventate). Non capisco poi, perchè, per alcuni leggere qualcosa in un libro equivale a convincersi che sia la realtà, mentre ad esempio nessuno crede che ci siano i coccodrilli albini nelle fogne di NY perchè detto a voce da qualcuno che asserisce la fonte sia il cugino Il discorso cambia quando un libro che presente una trama di pura fantasia viene ambientato nel nostro mondo, in un luogo esistente e ben definito, nel nostro tempo, prendiamo come esempio il maine di King: il maine è, a tutti gli effetti, come king lo descrive, per quanto siano poi totalmente fantastiche le sue storie (qualcuno di voi crede che un simil chtuloide, residente su un altro piano astrale, abbia perso un pezzettino di se sotto una cittadella del maine e uccida bambini mostrandosi come un clown dentro le fogne? con tanto di palloncini?) l'ambiente circostante resta reale. Per Dan Brown che ha allegramente stravolto qui e li la mia bella città... che posso dire? Tralasciando la storia (come ho detto... è un fallo del lettore credere di poter conoscere veramente l'eresia catara da un libro che porta chiaramente impresso in copertina 'Romanzo'), la documentazione risulta essere pressochè nulla. I casi son due... o ha studiato davvero (perchè, a tutti gli effetti mi sembra di ricordare che le opere siano nelle chiese in cui le mette) e ha deciso che, visto che le opere di cui parla non sono disposte come lui voleva, poteva prendersi la briga di ridisegnare la topografia di roma (ARGH!), oppure non ha proprio mai preso una pianta di roma in mano e ha solo cercato dove era contenuto cosa (e mi sembra assurdo, bastano un computer e 5 minuti per scoprire anche com'è fatta la fontana dei fiumi e vederne le barrierine intorno oltre che la pianta di roma)... in questo, il fallo, è dello scrittore. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Cosgrove Posted May 8, 2006 Share Posted May 8, 2006 I romanzieri possono scrivere qualsiasi cosa. La mistificazione accade quando si pretende che una storia inventata si basi su fatti "reali" senza documentare, scopiazzando idee altrui, come ha fatto Dan Brown. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Lum Posted May 8, 2006 Share Posted May 8, 2006 Bel topic... Prima la parte facile: leggendo di tutto, non ho particolari preferenze tra il fantastico ed il reale (per quanto poi anche il più immaginario dei libri abbia, a mio parere, un certo riscontro nel mondo reale). Sono d'accordo con Saint Just nel dire che sta sostanzialmente al lettore non farsi fregare, però è anche importante l'onestà dell'autore, cosa che a Dan Brown, tanto per tirarlo in ballo, manca. In fondo, perché tanta gente è disposta a credere che quello che ha scritto sia vero? Imho, perché ci si fida dell'autore, e in fondo è anche giusto, perché se passo metà del tempo a dire "ah ma questo non era così e cosà" si perde anche il gusto della lettura. Probabilmente non sono stata molto chiara... Faccio un esempio: prendiamo la saga di Roma di Collen McCullough. Sicuramente c'è un'ottima documentazione, tant'è che pubblica anche la bibliografia, e sicuramente ci sono delle licenze. Che però lei è la prima ad ammettere, per esempio nel caso dei sandali di Cesare. Ora nel momento in cui leggo il libro, non sto a pensare cosa c'è di giusto e cosa di sbagliato, semmai a fine lettura vado a farmi ricerche per conto mio. DB invece mette una nota a fine o inizio libro, dicendoti che è tutto documentato e tutto vero. Questa per me è una presa per i fondelli, uno perché basta leggere 10 pagine e ci becchi 2 castronerie neppure necessariamente legate alle varie "verità" che vuole propagandare, due perché stai volutamente mentendo al lettore e questo secondo me non è bello, si rompe il tacito accordo di cui sopra: il lettore si fida dell'autore, ma l'autore deve rispettare il lettore. Spero che non sia un discorso troppo contorto... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
grandguignol Posted July 17, 2006 Share Posted July 17, 2006 Con Dan Brown i concetti di "patto narrativo" e "sospensione dell'incredulità" richiedono al Lettore uno sforzo non idifferente. :asd:A parte le mille inesattezze storiche, geografiche io non ho ancora capito come sia materialmente possibile che due riescano a fuggire (a bordo di una SMART... :)) a metà della polizia parigina.Ma Edward Docx, con Il calligrafo, gli fa una concorrenza spietata. Cito:E poi -sì- le domandai se era in grado di suggerirmi un buon posto dove alloggiare, come l'appartamento in Città del Vaticano che mi aveva procurato l'ultima volta...E' noto a tutti il vastissimo mercato immobiliare in Vaticano, giusto? :DEDIT: scusate, sono stato impreciso. Chi non ha letto Il calligrafo può giustamente pensare anche che il protagonista del libro possa essere il figlio del sultano del Brunei (ammesso che anche quest'ultimo possa permettersi un'appartamento nella Santa Sede)...E invece, no! :DQuesto è un inglese della media borghesia che per farsi bello con la ragazza decide di portarla a Roma.Trovando, ovviamente, alloggio in Vaticano.EDIT2, di quattro ere successive: ho corretto il passo riportato. Pardon. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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