conrad65 Posted September 11, 2010 Share Posted September 11, 2010 ... sembrerebbe che, nel linguaggio usato, e potrebbe quindi essere solo una questione di modo espositivo e di approccio al pubblico, ami presentare le sue posizioni come una risposta da parte della scienza a quesiti propri della filosofia... è proprio questo il punto: capisco che nel dire quello che sto dicendo rappresento forse solo me stesso ma a me pare che la scienza non possa e non debba in alcun modo "rispondere" a dei quesiti filosofici questo se vuole conservare integro e coerente il suo peculiare approccio alla conoscenza altrimenti il rischio è quello di dover discutere contrapponendo un'equazione a Cacciari ma ci rendiamo conto? è una cosa terribile e anche inestetica e forse un poco anestetica tornando alla tua osservazione sull'olismo, io lo apprezzo come approccio "all'uomo" credo anch'io che vada applicato nella sede sua propria che a mio avviso è la medicina e la psicologia sarò anche qui un cane solitario ma vedo in tutta la cosmologia (e in gran parte della religione ma questo meglio dirlo sottovoce) una pura proiezione di contenuti inconsci insomma il solito inganno in cui uno pensa di dire come è fatto l'universo (bella pretesa) o come ragiona il padreterno (altra bella pretesa) e nella realtà non fa altro che descrivere inconsapevolmente i "buchi" del suo approccio conoscitivo ma mi chiedo: come potrebbe essere diversamente? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Isher Posted September 11, 2010 Author Share Posted September 11, 2010 Ma la storia, dai Presocratici in poi, è andata diversamente, Conrad, e l'interazione tra filosofia e scienza percorre tutta la storia dell'umanità, della filosofia singolarmente considerata, della scienza singolarmente considerata. Non ti fai un'idea troppo ristretta di ciò che debba essere la scienza? Questo non significa confondere o contaminare bizzarramente i due piani, e su questo ti do pienamente ragione. E sul fatto che la scienza, in sé, è una cosa, con principi e vie sue proprie, e la filosofia un'altra: anzi Aristotele per primo ha enunciato l'assoluto divieto della metabasis eis allo ghenos. Ma il dialogo tra le due discipline c'è sempre stato. Sulla proiezione dei contenuti inconsci in un campo del pensiero, bisogna aver pazienza. Ammettiamo che ciò si dia. Ma poi il mulino della storia, del pensiero, della scienza, della critica, penserà a separare e discriminare ciò che qualche spirito insigne e creativo, malgrado l'eventuale carica di inconsceità, aveva addensato in un uno. Basta aspettare. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
conrad65 Posted September 11, 2010 Share Posted September 11, 2010 premetto che in quello che dirò non voglio esprimere un giudizio di merito (nè positivo nè negativo) verso la religione o verso la filosofia e neanche assegnare un primato alla scienza certamente ci sono molteplici intrecci tra filosofia e scienza il vero dialogo è nato quando la scienza ha cominciato ad assumere alcuni connotati ben precisi, trovando il suo metodo di lavoro nella dialettica tra verifica sperimentale e teoria (falsificabile): quindi parliamo del XVII° secolo (ancora nel XVI° secolo la scienza è "alchimia", quindi inconscia, ed infatti Jung ne ha attinto a piene mani per farne "scienza psicologica") il dialogo scienza-filosofia ha preso maggiore interesse e consistenza a partire da Locke e dagli empiristi (Hume e Berkeley) per poi arrivare nel XX° secolo a risultati eccezionali con Popper, Russell, Frege e Wittgenstein (e citerei anche Godel, che più che un filosofo era un logico) tali intrecci hanno prevalentemente riguardato il campo cognitivo ed epistemologico, dove l'interazione è stata effettivamente molto fruttuosa ma certamente non ha mai riguardato la metafisica, verso la quale la scienza dovrebbe sospendere il giudizio, e verso la quale i filosofi che citavo hanno tutti, chi più chi meno, espresso posizioni perlomeno problematiche Wittgenstein era strettamente anti-metafisico, ed è una posizione che condivido senza riserve trovo che metafisica, per dirlo come lo direbbe Woody Allen, è non sapere di cosa si sta parlando ma questo approccio della scienza "anti-metafisico" o per meglio dire "a-metafisico" è venuto meno da alcuni decenni: la scienza ha assunto una connotazione quasi religiosa, "salvifica", con una chiara deriva metafisica questo è percepibile non solo nei libri come quello che è all'origine di questo thread ma a mio avviso anche nel cuore stesso di pertinenza della scienza, ovvero il processo "sperimentale" un esempio può essere la sperimentazione nella sua accezione da "Cern-di-Ginevra", per intenderci in cui si ipotizzano modelli della materia, particelle e campi di cui di fatto non si può per definizione sperimentare alcunchè, se non gli effetti degli effetti degli effetti... è ancora sperimentazione? in che termini vale in questo ambito il concetto chiave dell'epistemologia scientifica, ovvero quello di falsificabilità di una teoria? il complesso di fenomeni che vengono via via messi in luce quante possibili "teorie" è in grado di ammettere? una catena sperimentale causa-effetto lunga e ramificata non viene forse intrinsecamente "indebolita"? per quanto riguarda l'altro punto che tu citi, Isher, ovvero il tempo che è in grado di discriminare tra "realtà" e mere proiezioni inconsce sono assolutamente d'accordo anzi trovo da questo punto di vista affascinante lo storicismo del cristianesimo, nella sua accezione cattolica, perché nell'evoluzione del dogma è possibile leggere come in uno specchio l'evoluzione dell'autoconsapevolezza dell'uomo che quel dogma ha "riconosciuto" noi tendiamo a pensare che i nostri avi di qualche migliaio di anni fa fossero come noi, ma non è esattamente così: e se non altro le evoluzioni religiose ci fanno toccare con mano di quanto si sia ampliata la consapevolezza umana nel corso dei secoli da questo punto di vista, come suggerimento di lettura, vorrei citare un'opera di Jung che si intitola "Risposta a Giobbe" e dove viene interpretata in pura chiave psicologica l'evoluzione religiosa cristiana come tendenza dell'uomo dell'epoca verso una nuova idea del divino che a sua volta era lo specchio di una aumentata presa di coscienza e consapevolezza il cui punto di svolta Jung individua nella famosa vicenda biblica di Giobbe l'aumentata consapevolezza è segno in una certa misura del "restringersi" dell'inconscio a favore del complesso dell'io ma, una volta accertato che solo nel tempo sarà possibile distinguere quello che oggi è per me "verità ultima" e che domani potrebbe essere giudicato come evidente proiezione insconscia, devo assumere che, nel momento stesso in cui "faccio" metafisica, corro un rischio ovvero quello di proiettare la mia ignoranza sullo schermo cinematografico dell'universo ecco, a me pare che tutti questi filosofi come Cacciari siano invece "tronfi" e totalmente inconsapevoli di questo rischio e questo è imperdonabile Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted September 11, 2010 Share Posted September 11, 2010 Conrad65, ti prego di essere sintetico e di permettermi di fissare bene i termini della questione. La questione di Hawking è semplice: la Materia si genera dal Caos e dal Nulla, pertanto un Ente Creatore non è necessario. Il mito di Esiodo era esplicito in proposito. Gaia - la Materia - sorge dal Kaos già gravida dello Spazio - Urano - e il Tempo - Crono - è il loro primogenito che nasce con la sua sposa Rhea - il Flusso, l'Energia, la Gravità - Esiodo già traduce, già fa "divulgazione", di quello che la Scienza arriverà più tardi a dire. Io la vedo come una conversione all'Antico, un uso della mitologia non come "dogma di fede" ma come semplice metafora di ipotesi scientifiche. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Wolf Posted September 11, 2010 Share Posted September 11, 2010 L'Universo può e continuerà a crearsi da sé. La creazione spontanea è la ragione per cui qualcosa esiste piuttosto che il nulla. Il fondamento di questa autogenerazione spontanea, il cui punto di partenza è il caos, è nella legge di gravità. Diciamo che Hawking ultimamente è stato oggetto di fluttuazioni di pensiero (visto che si parlava di fluttuazioni di densità di materia ) su alcuni aspetti teorici (su tutti, la possibilità di includere le leggi micro e macro cosmiche nella teoria delle superstringhe, prima negata poi presa in considerazione, ma anche altre valutazioni sulla fisica dei buchi neri) che ne hanno un po' destabilizzato l'autorevolezza..quindi il ritorno sui suoi passi, relativamente all'argomento che più di tutti l'aveva "esposto", era sinceramente prevedibile Resta il fatto, comunque, che Hawking anche ora continua a prendere in considerazione la possibilità, avanzata da lui stesso già nei primi anni '90, di un "universo derivato da delle leggi fisiche cogenti al punto tale da autodeterminarsi esse stesse" che, sempre nell'ottica di Hawking, potrebbero essere interpretate come "Dio", la chiave della Creazione, ma ora vengono semplicemente ricondotte alla costante di gravitazione universale (per farla molto breve) forse è questione di termini, e l'idea che mi son fatto leggendo un po' di questo nuovo "trattato" (se così si può chiamare) è di una virata parziale e non particolarmente ricca di nuovi punti di vista, ma venduta bene mediaticamente Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
conrad65 Posted September 11, 2010 Share Posted September 11, 2010 La questione di Hawking è semplice: la Materia si genera dal Caos e dal Nulla, pertanto un Ente Creatore non è necessario. sarò sintetico: chiedi ad esempio a Hawking, che è un fisico, una definizione scientifica di "nulla", o anche di "materia" e vedi cosa ti risponde Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Wolf Posted September 11, 2010 Share Posted September 11, 2010 Ma sta teoria si sviluppa da quella delle singolarità o non ha niente a vedere con questa? Il concetto base di singolarità spazio temporale nel momento 0+ del Big Bang (quindi la parte classica di Hawking-Penrose) resta immutata, anche perché altrimenti nascerebbe il problema di dover giustificare ciò che era all'istante 0- ; non mi pare però che approfondisca l'aspetto delle singolarità verso infinito Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Isher Posted September 11, 2010 Author Share Posted September 11, 2010 chiedi ad esempio a Hawking, che è un fisico, una definizione scientifica di "nulla", o anche di "materia" e vedi cosa ti risponde Secondo te che risponderebbe, Conrad? PS: poi mi riservo di rispondere al tuo post, sempre che non sia superato dalla discussione in corso Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
coeranos Posted September 11, 2010 Share Posted September 11, 2010 sarò sintetico: chiedi ad esempio a Hawking, che è un fisico, una definizione scientifica di "nulla", o anche di "materia" e vedi cosa ti risponde non a caso hai usato due termini che, dal punto di vista scientifico, sono troppo vaghi Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
conrad65 Posted September 11, 2010 Share Posted September 11, 2010 Secondo te che risponderebbe, Conrad? e che vuoi che ti risponda? farebbe scena muta i fisici parlano di massa, non di materia, e ne parlano perché la possono definire fisicamente, ovvero misurare per quanto riguarda il nulla, in fisica non è trattabile in alcun modo (posso ipotizzare densità molto piccole, ma non il "nulla") non esiste la metafisica fondata sulla fisica ovviamente anche i fisici sono liberi di fare della metafisica, ci mancherebbe ma il loro essere fisici non rende la loro metafisica più autorevole di quella di chiunque altro che sia la signora Maria o Heidegger o Cacciari Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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