Silverselfer Posted September 16, 2010 Share Posted September 16, 2010 Norman era una ragazzo siciliano di 27 anni, già laureato in Filosofia della Conoscenza e della Comunicazione, era un dottorando di filosofia del linguaggio e a dicembre avrebbe concluso il dottorato di ricerca della durata di tre anni; insomma, Norman era uno che nella vita ci credeva, tant’è che era fidanzato e sognava di metter su famiglia. Eppure lunedì scorso Norman si è lanciato nel vuoto dal settimo piano della Facoltà di Lettere a Palermo, neanche un quarto d’ora prima scriveva un sms alla sua ragazza ribadendole il suo amore sincero. Questo non è un giallo alla Lucarelli, qui la mano dell’assassino, l’arma del delitto non saranno prove a carico di qualche colpevole da far marcire in galera. Il coro unanime del mondo che esclama il suo stupore sublima già lo squallore in tragedia innalzando il suicida agli altari laici del martirio sociale . E’colpa di tutti, è colpa di nessuno. Norman è il simbolo di una generazione senza speranza, ci dice l’autrice di un brutto libro da cui è stato tratto un altrettanto sciocco film, l’opposizione al governo dichiara che il suo è stato un atto lucido e consapevole contro la politica che demolisce la scuola pubblica e gli studenti si appropriano di una vita per farne mezzo per le loro rivendicazioni sacrosante, ma indebite perché non appartengono più a Norman, lui ha risolto in altro modo, quanti sono d’accordo con lui, salissero sul tetto di un’Università e si buttassero di sotto … sono certo che già al quinto o sesto martirio anche l’occhio apatico dell’algida Gelmini illanguidirebbe. Come narrò mirabilmente Tolstoij nelle pagine in cui accompagna all’appuntamento con la morte Anna Carenina, non esiste una lucida volontà suicida, bensì la disperata resa del nuotatore che si abbandona al gorgo che lo tirerà in fondo. Norman scriveva sul suo taccuino che la libertà di pensiero si traduce anche in libertà di morire, di questo e solo questo egli si è chiamato testimone. Norman era un giovane uomo che non riusciva ad essere tale perché viveva in Italia; d’estate Norman sfangava 25 euro al giorno piantando ombrelloni in uno stabilimento balneare, pochi per prendere una casa in affitto per sé e la sua ragazza. Questa è una società che forma bamboccioni, rassicuranti individui incapaci di emanciparsi, peluche di una gerontocrazia che continua a spendere il presente mettendolo in conto al futuro. Quello che ha ucciso Norman è stata la speranza, la speranza di avercelo anche lui un santo in paradiso, quello dinanzi cui il padre, giornalista in quota AN-PDL-FL, s’inginocchiava e accendeva un cero di 350 euro ogni mese. Il santo si chiama Fabio Granata, la parroccia in cui accendeva il cero era il santissimo Circolo Archimede di Siracusa, di cui era parroco Maurizio Reale (sposato con al sorella del santo protettore). Un bel sacrificio se pensate che Claudio Zarcone percepisce uno stipendio di 1.650 euro con una famiglia da campare, ma lui è uno che sa arrangiarsi e politicamente è un picchiatore, tanto che proprio lo scorso febbraio aveva pubblicato un libercolo col un titolo che era tutto un programma - Sex on Sicily; un vero racconto di memorie sui vizietti sessuali di politici locali e non con cui Claudio Zarcone era entrato in amicizia. Uno sgarro e si sa che chi fa la spia non è figlio di Maria, e certo la cosa deve far girare le palle pure a qualche santo. Norman credeva di avere le “carte in regola” per permettersi una vita, non privilegiata, una vita e basta. Solo che la speranza è scemata quando i docenti, ma chiamiamoli col loro vero nome “baroni”, dell’ateneo gli avevano chiaramente detto che non avrebbe mai avuto un futuro nell’università. Niente posto fisso, una vita di lavoro sui libri buttato via. Norman era diventato uno come tutti gli altri: senza speranza. E come diceva Filomena Marturano “chi non ha conosciuto bene nun sa chiagnere”. Norman a differenza di tutti gli altri figli di nessuno, aveva da che piangere le sue speranze perdute. Norman aveva confidato qualche sera prima a degli amici che si sentiva un fallito, ecco la prova. Quanti lavoratori onesti ed entusiasti della vita: cassaintegrati, insegnanti precari, operai di cooperative fittizie; quanti si sentono dei falliti eppure non si tolgono la vita. “Chi non ha conosciuto bene nun sa chiagnere”. Penso che Norman sia stato ucciso non direttamente dal sistema baronale e nepotista che sovraintende ogni aspetto di questo paese in cui “la famiglia” e le “amicizie” contano più di ogni curriculum, bensì dall’acquiescenza di chi il sistema vuole combatterlo a parole ma nei fatti continua a scenderci a patti. Povero Norman, poveri noi. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
dreamer_ Posted September 16, 2010 Share Posted September 16, 2010 A me sembra semplicemente un suicidio come 1000 altri. Capisco che la crisi dell'economia e della scuola italiana è demotivante e particolarmente penalizzante per i nuovi lavoratori ma un laureato con il 110 e lode dovrebbe rendersi conto che una laurea in filosofia è utile quanto una nocciolina nell'ambito lavorativo. Per altro non mi sembra nemmeno un suicidio di protesta, dato che che non ha fatto dell'atto una forma di contestazione (che per altro in Italia sarebbe stata perfettamente inutile). MI sembra uno spreco di pagine di giornale questa notizia. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Frattaglia Posted September 16, 2010 Share Posted September 16, 2010 Secondo me invece è significativo, molto. Sto buttando anni sui libri (fortunatamente non in filosofia, ma ciò non toglie che questo ragazzo pareva avere le carte in regola per restare e insegnare nell'università), e qua nessuno dei miei colleghi e amici vuole restare in Italia a fare il dottorato di ricerca. Vai all'estero a farlo e ti pagano uno stipendio degno. Resti qui ed è tanto che non devi pagare tu, per farlo. Lo stato investe per formare dei laureati migliaia di euro... ma poi non c'è la possibilità di utilizzare quello che si è imparato, non si può fare ricerca nè insegnare, trovi solo stage precari e sottopagati. Norman è stato debole, ci sperava quando in realtà non c'è speranza. Tutti gli altri abbandonano l'italia in silenzio. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Isher Posted September 16, 2010 Share Posted September 16, 2010 L'episodio è talmente angosciante che meriterebbe di non essere utilizzato per veicolare o fare da cassa di risonanza ad altre proteste. Resta molto incerto il tutto. Perché questo ragazzo non ha neppure finito il dottorato? Quando qualunque dottorando di terz'anno è preso, strapreso, dalla redazione della Tesi di dottorato? Lui al dottorato c'era potuto entrare (cosa che è già un grosso successo). E se ambiva alla carriera universitaria sapeva benissimo che il titolo di dottore di ricerca, e l'aver scritto un'eccellente tesi, sono solo l'inizio, e la condizione indispensabile, per qualunque passo ulteriore. C'è qualcosa che non quadra. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
D. Posted September 17, 2010 Share Posted September 17, 2010 C'è qualcosa che non quadra. E' facile, in Sicilia, sentirsi falliti. E' perché noi siamo fatti così. Certo, il gesto estremo dovrebbe arrivare in seguito ad un minimo di sforzo.. Ed anche ricordo con piacere la lettura del Levi; con la sua consueta irruenza di una memoria impressa e pur tuttavia labile, e perciò urgente, ricordava come all'interno del lager, laddove tutto sembrava perduto, senza nemmeno il diritto o la possibilità di qualche brandello di carta per difendersi dal gelo tedesco, sarebbe bastato spingersi al di qua della recinzione, ed una scarica elettrica avrebbe posto fine a tutto. Lui, come tanti altri, non lo fece, eppure il sollievo era lì, nell'alta tensione a scorrere in un fil di ferro: di più, la speranza del silenzio, della cessazione. Il conforto del pensiero, allora, che in qualsiasi momento avrebbero potuto decretare la fine. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Isher Posted September 17, 2010 Share Posted September 17, 2010 E' facile, in Sicilia, sentirsi falliti. E' perché noi siamo fatti così. Una cosa del genera merita una meditazione. Per quel che so o ho potuto cogliere della Sicilia, credo che tu colga un punto importante, drammatico. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
D. Posted September 17, 2010 Share Posted September 17, 2010 Una cosa del genera merita una meditazione. Per quel che so o ho potuto cogliere della Sicilia, credo che tu colga un punto importante, drammatico. L'ho sempre sostenuto, ma (a ragione) l'apostolo Tommaso non viene meno nemmeno qui: la Sicilia è un mondo a parte, con le sue regole auree, fondamentali, fondazionali, per certi versi. Stiamo parlando di una terra corrosa dalle metastasi del nuovo fascismo profetizzato da Pasolini, l'elevazione della borghesia a paradigma della storia universale, unico immutabile ed eterno. E chiunque si estranei da questa pianificazione, chiunque devii dall'ordine prestabilito non può non considerarsi fallito. Sotto l'egida della borghesia e della mafia, che sono, più o meno, la stessa cosa ormai, si determina il valore di un uomo: la forma, quello che fa. Non v'è posto per i perditempo, i fannulloni, i poeti. Siamo ammiratori dell'azione, di chi ha sterminato i giudici dal sangue pazzo: chiedete pure, quanti vi risponderanno che Falcone e Borsellino sarebbero ancora vivi, avendo curato di non urtare nessuno, facendosi i fatti propri? Siamo gli estimatori del Duce, figurarsi se abbiamo spazio per i perdigiorno. Ma ancora siamo stati greci, musulmani, e sai quanto e più di me come la discendenza di Pelope amasse l'ingiuria, il veneficio, il sofisma. Ed uguali certo gli arabi. E come nelle più antiche cacce alle streghe il poeta o filosofo non può che essere emarginato, isolato da un ambiente avverso ed ostile. Egli non è solo inutile, è lo stereotipo del nemico, è, come sempre, il più abietto abominio terreno. Difficile conservarsi integri sotto gli occhi giudici di chi ti circonda, col giudizio sempre uguale: persona inutile. E certo non aiuta il doppio vincolo batesoniano, dacché anche in questo, da bravi greci siamo bravi: fingere, dissimulare, e dire a parole ed a gesti cose affatto diverse. E questo accade sempre, quando si presenti l'errore di un calcolo per il siciliano. Pirandello non scherzava o non parodiava, dipingendo i suoi personaggi come in preda alla follia. Noi non riconosciamo la diversità, abbiamo pochi e saldi modelli esplicativi della realtà circostante, chi se ne discosta, può anche smettere di esistere. Per questo la gente si uccide, non per l'indifferenza, ma per il peso tutto personale di una schiatta incommensurabile di potenziali nemici e giudici. Da noi l'indifferenza non esiste. E si verifica verso l'adultera, il gay, il debole e il sensibile, il comunista, ed in tutti quei casi di devianza dalla norma. E' una guerra psicologica già persa in partenza, un vero e proprio assedio alla rocca nemica. E' la nostra eredità araba questa, e nessuno potrà farci niente. Ma con questo non si eliminano altre ragioni, quali quelle esposte da Silver. Noto solo come in Sicilia, da diversi, sia di gran lunga più facile morire. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Recommended Posts
Join the conversation
You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.