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Immigrazione


FleurDeLys

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Da paese d'immigrati sarebbe illogico dire che non possiamo dare una mano, anche essendo un paese del G8.

Ma il problema è che effettivamente non siamo in grado sostenere un'immigrazione resa per colpe di politiche catto-comuniste totalmente incrollota.

Perchè come si dice da me, dove mangiano due si pò mangiare in tre, vale sempre.

Il problema è che qui mangiano pure in tre ma il quarto mangia la vostra immondizia.

Questo è il problema, puoi ridurre un essere umano a rovistare nelle spazzature per superare la giornata?

Qui c'è qualcosa che non và se una persona per sopravvivere deve mangiare i vostri avanzi, non bisogna fa i ben pensanti perchè è così. Ci si deve vergognare!

Molti si riempono la bocca nel dire che nel loro paese stavano facendo la fame, ma qui gli facciamo mangiare l'immondizia!!!

Basta guardare per la via di Roma ce ne sono tanti, oramai noi ci siamo fatti l'abitudine, poi senti chi dice diamo una mano a sta povera gente!!!

Diamo una mano all'AMA(la nettezza urbana di Roma), perchè voi fermatevi a vedere cosa mangiano, come puliscono con le mani i resti dei nostri pranzi.

Un paese che fa entrare persone per mangiare i propri avanzi nella pattumiera è un paese ho sadico, che piace vedere gli altri soffrire o un paese che non ha più possibilità di ricevere nessuno.

E poi rubano, spacciano, s'incazzano???

Ovvio entrano con la speranza di qualcosa e litigano per un cassonetto come cena.

Siamo più umani e sensibili, sono essere umani non merce di belle parole, se uno ha bisogno del latte, non portiamolo qui a berlo, ma mandiamogli una mucca....

I paesi poveri sono così perchè i paesi ricchi ne hanno bisogno.

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Guest burro.e.miele

Io sono esclusivamente a favore di un'immigrazione legata alle esigenze del mercato del lavoro, prima condizione per regolare il flusso. L'attuale legge Bossi-Fini tenta di muoversi in questo senso, ma obiettivamente con scarso successo. Innanzitutto, bisogna, a parer mio, mettersi in testa che l'Italia non è un grande istituto di beneficienza, così come non lo furono i paesi in cui un tempo gli Italiani erano soliti immigare (senza dimenticare l'attuale flusso emigratorio, inferiore a quello passato, di qualità differente, eppur presente). Io, in un certo senso, sono invischiato di persona nella situazione: mia madre è tedesca, immigrata in Italia nell'83, in seguito a un'ottima offerta di lavoro proposta a suo padre. Come mi racconta lei, ha vissuto l'esperienza di immigrata qui in Italia (seppur si sia sposata con mio padre, non ha accettato la cittadinanza italiana, ma ha mantenuto quella tedesca e oggi, divorziata, non ha comunque intenzione di acquisire la cittadinanza italiana per residenza, neppur con la possibilità di godere della doppia cittadinanza) e di cittadina di uno Stato (l'allora BRD) in cui l'immigrazione era fenomeno presente e consolidato da ormai molti anni (è andata via di lì che aveva 15 anni, quindi abbastanza cosciente della situazione immigrazione del suo Paese).

A volte, ci capita spesso di discutere il fenomeno immigrazione e lei lamenta spesso che l'Italia manca di fermezza e capacità di gestire un fenomeno, a suo dire, fisiologico nell'attuale sistema produttivo ed economico. Effettivamente, quando mi parla delle leggi sull'immigrazione in Germania, quelle del passato e quelle odierne, si evince una netta differenza dall'Italia: seppur entrambi i Paesi impostino le proprie leggi sull'immigrazione ordinaria (quindi non parlo dei casi di asilanti e rifugiati) in base all'andamento e alle esigenze del mercato del lavoto, in Italia manca un sistema di controllo ed espulsione degli irregolari, invece presente in Germania, inoltre la legge, già di per sé vaga e poco rigida, non è applicata con accortezza, ma in modo ambiguo (pensate alle assurde procedure di espulsione, tramite i cosiddetti fogli di via). Insomma, l'Italia è impreparata a gestire il fenomeno, ad arginarlo lì dove è eccessivo, ad assecondarlo lì dove risulta utile all'economia nazionale, a regolarlo nel lungo termine. E questa deficienza è frutto anche di una serie di discrepanze e conflitti tra legislatore e sistema giudiziario.

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Le società occidentali hanno bisogno di poveri

e quando non ne hanno a portata di mano

li importano.

 

I poveri servono per i lavori pesanti o umilianti.

Spesso vengono richiesti dagli imprenditori

in cerca di manodopera a basso costo;

a volte dalle famiglie che hanno bisogno di badanti;

in altre occasioni è il mercato della droga e della prostituzione

che ha bisogno di "carne da macello".

 

Ovviamente prima della metà degli anni Novanta

tutte queste attività era svolte da altri Italiani

e gli Italiani lo facevano in altri Paesi.

 

L'Estrema Destra cresce in tutta Europa

e ovunque chiede di chiudere le frontiere.

Io non credo che faranno mai una cosa simile;

gli Europei vogliono solo lamentarsi degli immigrati,

nessuno vuole davvero pagare le conseguenze

di una società senza immigrati.

 

Un discorso a parte lo meritano i Cinesi

- o gli Indiani che Hitam ha visto in Spagna -

perché non vengono solo come lavoratori,

ma anche e soprattutto come imprenditori.

 

Qualcuno si chiede dove i Cinesi trovino

le famose "valigie di contanti" con le quali

acquistano un po' ovunque esercizi commerciali.

 

Eppure tutti noi abbiamo comprato in contanti

tutte le cose "made in china" che usiamo ogni giorno.

 

Credo che in noi Europei ci sia la paura

che il Resto del Mondo faccia all'Europa

quello che noi abbiamo fatto al Resto del Mondo:

conquista politica, furto e conversione religiosa.

Una proiezione di un senso di colpa, direi.

 

Negli ultimi quindici anni la Lega Nord

è il partito che è stato più a lungo al governo;

gli immigrati non sono affatto diminuiti

perché - anche in tempo di crisi

e soprattutto in tempo di crisi -

imprenditori e famiglie vogliono risparmiare

e il miglior modo per farlo rimane sempre

un operaio nigeriano, una badante moldava

e una maglietta cinese.

 

Quando vince l'Estrema Destra le cose non cambiano

semplicemente la gente non vuole più pensare

alle cause di questa situazione, non vuole analisi;

vuole solo avere paura e lamentarsi.

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Penso che il problema non sia l'immigrato in sè, ma la cultura che, invevitabilmente, si porta dietro. Tutti i discorsi sulla criminalità e sulla conseguente insicurezza degli "italiani" lasciano (a mio parere) il tempo che trovano, perché legati semplicemente ad una condizione economica dei soggetti in questione. Il fatto che ad avere fame (e ad avere fame davvero, non a non avere i soldi per andare in vacanza come si lamentano molti italiani) siano soprattutto immigrati, porta alla conseguenza che anche chi "ruba" o è costretto ad entrare in giri di droga eccetera eccetera siano generalmente loro. Ma questo non si risolve chiudendo le frontiere, o punendo il datore di lavoro che (magari dopo aver votato lega) assume gli immigrati senegalesi per raccogliere le mele: semplicemente non si risolve. E' il risultato di un sistema economico basato sul cannibalismo, e queste sono le inevitabili conseguenze. Per stare molto bene, qualcun'altro deve stare molto male.

Il vero problema costutuito dall'immigrazione sono invece le culture che vengono in contatto con la nostra. Si può decantare fino all'inverosimile l'arricchimento culturale, ma io sinceramente non lo vedo proprio. Per me infibulare le bambine, circoncidere i bambini, lapidare le adultere, considerare mogli e figli come degli oggetti(e questo fa parte, ahimè, anche della cultura italiana), impiccare gli omosessuali... tutto questo secondo me non è qualcosa che può arricchire... tutto questo è semplicemente m###a. 

E considerato che la maggior parte degli islamici che conosco io sono irremovibili su questi punti, considerato che fanno 6 figli rispetto all'uno e mezzo che facciamo noi a coppia... insomma... c'è il serio pericolo che un giorno non saremo più qui a parlare di integrazione, perché seremmo stati democraticamente integrati. Non sarà molto politically correct ma io preferisco dire le cose come le percepisco

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Molto poetica, certo, l'apertura delle frontiere a tutti indistintamente, ma non serve; esistono, e sono evidenti, problemi di gestione e di logistica, non meno che di integrazione nel tessuto socioculturale nostro proprio. A mio vedere è più che altro necessario definire dei criteri per i flussi in entrata, tali da favorire l'ingresso a chi possegga i requisiti richiesti. Le esigenze del mercato del lavoro non mi paiono essere un parametro granché valido: il rischio è di attirare uomini come fossero, di fatto, cose. Questa logica del fattore produttivo mi pare riduttiva e non bastevole, senza considerare lo strascico di problematiche etiche connesso. Da liberali, si potrebbe consentire l'accesso solo e soltanto a chi già disponga di risorse proprie, e/o per un tempo stimato in funzione di quelle stesse risorse; oppure respingere tutti e soli gli aventi una fedina penale già compromessa, per reati, ovviamente, contemplati anche in Italia. Insomma, porre delle barriere in inizio, di modo che tutto gli immigrati regolari, possano godere delle medesime condizioni di partenza degli italiani. In fin dei conti è questo lo scopo della più bella istituzione della modernità, che è poi la nostro Unione Europea.

La tutela, troppo spesso si dimentica, non passa soltanto per gli immigrati, è bene anche la salvaguardia nostra e dei regolari. E' chiaro, mi pare, cercare con ogni mezzo di garantire l'ordine e, non meno, come da direttive, la dignità della persona. Entrambi questi obiettivi tendono a corrompersi qualora non vi siano risorse, strumenti e metodi organizzativi. Fine di una politica per gli stranieri dovrebbe essere lo sviluppo in quanto persone di ognuno di essi, ed eventualmente in quanto minoranze, il conseguimento da parte di questi di un grado di benessere del tutto identico a quello degli italiani. Non si possono caldeggiare flussi generalizzati, con conseguenze disastrose, la nostra propria disorganizzazione in merito (certamente ben vista dalle mafie) è già di per sé un deterrente a questo tipo di approccio. Non rientra nel bacino dei nostri valori lasciare libero ingresso a chiunque ..e poi dargli da cena nei cassonetti della spazzatura; o forse si?

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Io la penso così :

Non hai un lavoro?

Non puoi dimostrare che puoi vivere onestamente?

Hai già precedenti penali ?

Sei senza documenti?

 

Allora qui non c' e' posto.

 

Hai un lavoro che serve a sostenere te e la tua eventuale famiglia?

Sei in regola?

Sei addirittura nato qui?

Hai chiesto asilo perché se no nel tuo paese ti ammazzerebbero per reati che non sono tali?

 

Allora sei il benvenuto.

 

Scusate ma io la penso così .

Sono assolutamente contrario agli zingari ! Gentaglia la maggior parte che per scelta non lavora e sono specializzati nel furto

 

La politica d altro canto deve assicurare il permesso definitivo per tutti i cittadini stranieri che si integrano, lavorano onestamente.

 

Lo so, e' facile a dirsi, ma sono cose più grosse di me.

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Guest burro.e.miele

Le esigenze del mercato del lavoro non mi paiono essere un parametro granché valido: il rischio è di attirare uomini come fossero, di fatto, cose. Questa logica del fattore produttivo mi pare riduttiva e non bastevole, senza considerare lo strascico di problematiche etiche connesso. Da liberali, si potrebbe consentire l'accesso solo e soltanto a chi già disponga di risorse proprie, e/o per un tempo stimato in funzione di quelle stesse risorse; oppure respingere tutti e soli gli aventi una fedina penale già compromessa, per reati, ovviamente, contemplati anche in Italia. Insomma, porre delle barriere in inizio, di modo che tutto gli immigrati regolari, possano godere delle medesime condizioni di partenza degli italiani. In fin dei conti è questo lo scopo della più bella istituzione della modernità, che è poi la nostro Unione Europea.

 

Concordo perfettamente, però bisogna tener conto del fatto che la prima ragione dell'immigrazione è proprio l'offerta del lavoro, sia quando si tratta di emigrazione, sia quando si tratta di immigrazione. Secondo me il mercato del lavoro è il primo criterio su cui regolare il flusso migratorio, criterio-base insomma. Per il resto, condivido pienamente il tuo discorso. Oltre al lavoro, tutte le altre condizioni che proponi tu sono necessarie.

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Hai un lavoro che serve a sostenere te e la tua eventuale famiglia?

Sei in regola?

 

Il problema è che i primi a non voler mettere in regola queste persone sono le persone che le assumono. Vogliono queste persone disperate (che farebbero qualsiasi lavoro e a qualsiasi cifra) per poterle sfruttare e sottopagare. Non c'è l'interesse di chi li assume di metterli in regola. Tutta questa gente non lavora certo in nero perchè ama lavorare in nero. Lavora in queste condizioni perchè sono le uniche che gli vengono offerte. O così o nulla.

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Secondo me il mercato del lavoro è il primo criterio su cui regolare il flusso migratorio, criterio-base insomma. Per il resto, condivido pienamente il tuo discorso.

 

Che sia criterio importantissimo, non lo metterò mai in discussione. La mia critica sulla gerarchizzazione dei criteri muove da due fronti distinti. Da un lato la tradizione etico-morale, che insegna a non oggettivare gli uomini in fattori produttivi in contesti diversi dagli studi economici, e dalla quale io certamente provengo, e dalla quale sono scaturite le nostre fonti giuridiche per eccellenza, sia italiane sia europee. Donde appunto la chiarificazione postata prima sulla importanza di altri fattori nella determinazione dei criteri di flusso in entrata: con moto circolare però.

Dall'altro lato v'è l'esigenza, da parte del mercato di una certa flessibilità; in questi giorni sto leggendo un saggio di Cameron sulla storia economica del mondo, ed è interessante notare l'analisi intorno appunto ai mutamenti intervenuti nell'economia di singoli Paesi, in passato, anche attraverso gli ingenti spostamenti della forza lavoro. Il mercato deve essere elastico, è la mano invisibile a richiedere che sia così, e di fatto le sua capacità metamorfiche sono sbalorditive. La nostra capienza occupazionale è un parametro troppo rigido, dacché non possiamo pronosticare con sicurezza le fluttuazioni reali che i flussi accolti potrebbero determinare.

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Guest burro.e.miele

 

Il mercato deve essere elastico, è la mano invisibile a richiedere che sia così, e di fatto le sua capacità metamorfiche sono sbalorditive. La nostra capienza occupazionale è un parametro troppo rigido, dacché non possiamo pronosticare con sicurezza le fluttuazioni reali che i flussi accolti potrebbero determinare.

 

 

Certo, non volevo addentrarmi nei meandri della Macroeconomia, mi sono fermato ad una considerazione semplicistica basata sul meccanismo base d&s, perché non è il luogo opportuno per scendere in dettagli e si andrebbe OT. Ma è innegabile, nell'attuale sistema, la mercificazione del fattore lavoro, specie se si tratta di lavoro poco qualificato, per non parlare dell'inconsistenza relativa di capitale umano e individuale. Chiuso OT.  ;)

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Il problema è che i primi a non voler mettere in regola queste persone sono le persone che le assumono. Vogliono queste persone disperate (che farebbero qualsiasi lavoro e a qualsiasi cifra) per poterle sfruttare e sottopagare. Non c'è l'interesse di chi li assume di metterli in regola. Tutta questa gente non lavora certo in nero perché ama lavorare in nero. Lavora in queste condizioni perché sono le uniche che gli vengono offerte. O così o nulla.

 

Lo so . E mi dispiace per questo.

 

Sta allo stato e alle istituzioni garantire la messa in regola ... Ma se pensate che io, italianissimo , ho lavorato in nero per 5 anni, capirete anche come può essere difficile per loro.

secondo me infatti l Italia non e' in grado oggi di eicevere altri immigrati.

Già non c' e' lavoro per noi .

 

E ho pena per la gente che scappa dal loro paese per la guerra o perché ingiustamente perseguite( la minoranza)

Purtroppo , fare una selezione , e' impossibile .

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Sta allo stato e alle istituzioni garantire la messa in regola ... Ma se pensate che io, italianissimo , ho lavorato in nero per 5 anni, capirete anche come può essere difficile per loro.

 

Secondo me risolvere la questione del nero in generale (immigrati e italiani) sarebbe un grande passo avanti per l'Italia. Il nero è una delle nostre più grandi disgrazie. Alla fine i "furbi" (datori di lavoro e il nostro presidente del consiglio in primis) che non vogliono pagare le tasse continuano a non pagarle e così i "cretini" che le pagano, le devono pagare sempre più alte.

 

Comunque quella dell'immigrazione è davvero una questione ampissima. Secondo me l'unica cosa che si potrebbe fare per migliorare qualcosa è chiedersi: in quali paesi riescono a gestire meglio questa questione? e poi cercare di prendere esempio.

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Guest burro.e.miele

@ FleurDeLys

 

Armonizza i dati con la popolazione totale, sia immigrata (senza cittadinanza) che generale (quindi senza distinzione di cittadinanza), tieni conto del fatto che i Paesi che cita l'articolo sono interessati dal fenomeno immigrazione da molti più decenni (e non anni) dell'Italia, e comprenderai quanto fazioso e ridicolo sia il link postato (non prenderla sul personale, eh!,  ;) mi riferisco all'articolo, non metto in dubbio la tua buona fede nel mostrare come altri Paesi stiano affrontando il fenomeno immigrazione).

Di seguito, ti piazzo il link Eurostat sull'Acquisizione di cittadinanza, osserva i dati relativi all'ultimo anno preso in considerazione e osserva anche il trend decennale.

Puoi guardarlo anche in französisch, se vuoi:

 

http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/product_details/dataset?p_product_code=TPS00024

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Burro.e.miele ... capisco la tua propensione alla meticolosità , (tipica poi di chi sta dall'altra parte delle Ardenne)..., però la mia risposta e conseguente al rebus Madoka! Non penseranno adesso i teutonici di fare scuola vero?? Certo di passi avanti ne sono stati fatti nella patria del nazionalsocialismo, visto poi che fino a pochi decenni fa da apprendere (a titolo di esempio) ci stava ben poco, non vorrai mica che i nostri immigrati vadano in fumo vero??....  ;) Nulla di personale  ;)

 

mercì pour le lien  ;)

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Special_Needs

Io partirei dal principio..quindi dalla domanda, da cosa nasce l'immigrazione e da cosa è vista in maniera spesso negativa?

C'è da premettere che alla base della questione stà l'esistenza degli stati, delle barriere, dei confini..inutile dire che sono contrario ad essi in quanto il mio ideale anarchico utopisticamente si regge in vita. Però non bisogna liquidare questo aspetto subito..

la divisione in stati fù creata per il controllo del territorio, ciò sfociò subito in diversità, odi, razzismi e guerre..

Penso che la vera macchia e la vera causa del razzismo o semplicemente dell'avversione al fenomeno migratorio

sia proprio il (non) valore di patriottismo che l'individuo sventola e rivendica..

il patriottismo di per sè è un istinto ovviamente..

ma una cosa è quel patriottismo che ti lega per affetti e amore alla tua casa, al tuo quartiere, alla tua zona...

un altro è il patriottismo politico..l'attaccamento ad una nazione.

Trovo ciò davvero inutile e negativo per il progresso...

occorre eliminare almeno l'idea di stato, patria e nazione..l'idea di sentirle proprie..

bisognerebbe valutare l'intero mondo come patria..dove ognuno è libero di

muoversi, spostarsi, emigrare dove, come e quando vuole..

(tesi un po' romantica che riporta al primitivismo forse ;))

insomma..non vedo perché devo rispettare il fatto che questa si chiama Italia ed è "mia" e quella invece si chiama Francia ed è "tua" solo perché anni e anni fa due individui, due gruppi, due famiglie..due che si voglia decisero per motivi favorevoli al loro interesse di tracciare una linea e dividere..

la divisione la ho sempre vista come una cosa negativa..sia in amore che geograficamente.

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Guest burro.e.miele

Burro.e.miele ... capisco la tua propensione alla meticolosità , (tipica poi di chi sta dall'altra parte delle Ardenne)..., però la mia risposta e conseguente al rebus Madoka! Non penseranno adesso i teutonici di fare scuola vero?? Certo di passi avanti ne sono stati fatti nella patria del nazionalsocialismo, visto poi che fino a pochi decenni fa da apprendere (a titolo di esempio) ci stava ben poco, non vorrai mica che i nostri immigrati vadano in fumo vero??....  ;) Nulla di personale  :)

 

mercì pour le lien  ;)

 

Seppur abbia doppia cittadinanza, la critica all'articolo che tu hai linkato la faccio da italiano. Dovessi schierarmi al di qua del Reno, dell'Eifel e della Maasdal ti dico che noi non ci permettiamo di fare scuola a nessuno, esponiamo i fatti così come sono, perché solo i fatti stabiliscono se le opinioni sono vere o carta straccia, non viviamo nell'eterna ed illusoria convinzione di superiorità culturale, non ci trasciniamo dietro alcuna pretesa o principio di autorità. Nicht Revanchismus, war nichts persönliches!.  ;)

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Potete spiegarmi l'oggetto del contendere?

 

Perchè io da Italiano in quello schema vedo "solo" che l'Italia

ha un sacco di caselle vuote, per cui mancano i dati. Vedo poi

che Francia e Germania ( da quando Schroeder ha cancellato il

principio dello ius sanguinis dalla legge sulla cittadinanza tedesca )

hanno dati comparabili tra loro e molto alti.

 

Vedo poi che alcuni paesi più piccoli, che probabilmente si sentono

minacciati nell'identità nazionale, negli ultimi anni forse hanno stretto

le maglie sulla concessione della cittadinanza ( salvo il fatto che bisognerebbe

verificare le varie legislazioni per sapere se c'è stata una decisione politica o è un

effetto indiretto determinato da altro...meno permessi di soggiorno o Schengen etc. )

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L'immigrazione non è altro che un fenomeno provocato da processi economici che non sono di difficile comprensione se si è disposti a guardare aldilà dell'Italia

 

La propaganda ha fatto molto per suscitare paura nei cittadini, quando in realtà la percentuale di immigrazione in Italia è bassa rispetto ad altri paesi europei, e la maggior parte dei crimini di sangue avviene in casa, non per strada

 

La lotta fra poveri come la guerra, è utile solo a pochi che di certo non fanno gli operai

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a mio avviso dobbiamo pensare alla nostra condizione d italiani e di come noi facciamo fatica a trovare lavoro ecc poi agli immigrati non voglio essere malvagio o altro ma fino a quando non siamo stabili noi come paese come possiamo pretendere di dare sicurezza e stabilità per l appunto a coloro che vengono da altri paesi..

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simply_dreamer

argomento delicato  :rotfl:  punti di vista diversi, vissuti diversi. non mi ritengo razzista anche perchè ho avuto ed ho amicizie con persone straniere. le differenze culturali ci sono, ma è normale. l'integrazione sociale è fonte di ricchezza per la società. ci sono alcuni immigrati che vogliono integrarsi, ma non ce la fanno, per tutta una serie di motivi e al contrario, alcuni, che invece non voglioni integrarsi e si ghettizzano fra loro ed altri, che infine se ne fregano del paese ospitante e delle leggi, disprezzandone gli abitanti. ecco. è su questo che si dovrebbe lavorare. chi si vuole integrare è giusto che ci riesca, adattandosi alla società, in questo caso  italiana, lavorando e studiando, non gravando sugli enti locali, in quanto gli stranieri, nel nostro paese godono di agevolazioni che gli italiani stessi non hanno, come posti assegnati presso gli asili nido comunali e gli italiani, causa graduatoria piena, devono mandare i figli negli asili privati, idem per le case popolari. non è un mistero che in graduatoria spesso e volentieri, rientrino fra i primi posti proprio gli immigrati, mentre gli italiani, magari, con gli stessi problemi e le stesse esigenze si ritrovano senza casa, letteralmente. il discorso lavoro. bè. è ovvio che le badanti fanno comodo. e sono un bene, anche se non sempre... idem per chi fà lavori che gli italiani non sono disposti a fare, in quanto poco remunerativi e rischiosi, come lavori di manovalanza ecc. quindi dal punto di vista lavorativo sono una risorsa. è anche vero che alcuni (i più fortunati), svolgono lavoro ambiti dagli italiani stessi, che si trovano in questo caso dei concorrenti. per concludere, credo che  non siano una risorsa coloro che non rispettano la legge e il prossimo e che preferiscono rubare o entrare a far parte della criminalità organizzata, piuttosto che vivere una vita "normale", lavorando onestamente. quindi, tali persone, a mio avviso, andrebbero rimpatriate. non sono una risorsa, ma una spesa per le nostre tasche e una minaccia in un certo senso. scusate la schiettezza  :rotfl:

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Cosa intendi per "mancanza di integrazione"?

 

Un Italiano che va a lavorare in Gran Bretagna

dovrebbe sapere l'inglese e siamo d'accordo;

ma dovrebbe anche mangiare solo fish & chips

convertirsi all'Anglicanesimo e seguire il rugby?

 

A me gli stranieri che si sforzano di integrarsi

(le magliette con la scritta "Italia"

o i figli chiamati "Silvio Berlusconi")

mi fanno ridere, scusate.

 

Ho amici che lavorano in Cina e in Egitto,

ma non sono né comunisti né mussulmani.

Dite che fanno male?

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AndrejMolov89

Forse per integrazione intendono il superamento delle differenze per arricchire ulteriormente una società. Cioè, non è necessario che diventino italiani, è necessario che trovino un compromesso tale da arricchire la società rendendola multiculturale.

Non ho ben chiaro il problema, ma se dessi una definizione d'integrazione, la darei semplicemente in virtù della cultura che si amalgama ad un altra cultura senza perdersi e senza creare pastrocchi. La cultura di altri paesi arrichisce la nostra e arricchendola ci fa crescere, il problema della mancanza d'integrazione è semplicemente dato che se non parlano e non cercano di superare le differenze  o se viceversa siamo noi italiani a non permetterglielo, rimarranno solo delle macchiette separate dal coro: loro non crescono e marciscono perché sono comunità sparute; noi non approffittiam di questa crescita e lasciamo morire un opportunità importante.

Il discorso culturale è interessante, abbiamo paura dell'egemonia culturale di un altro popolo.

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Ma quali differenze ci sarebbero in degli immigrati che andrebbero superate?

 

Se una persona rispetta la legge, non vedo perché dovrebbe sbarazzarsi della sua diversità

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simply_dreamer

@Almadel: se è a me che ti riferivi, quando chiedevi cosa si intende per mancanza di integrazione, intendevo solamente dire che alcuni immigrati, non riescono ad integrarsi, perché non gliene viene data l'opportunità, per semplice razzismo in alcuni casi, ma comunque sia quando si và in un paese straniero occorre almeno conoscere le basi della lingua locale ed "accontentarsi" di lavori non qualificati, per iniziare a lavorare. proprio come fanno moltissimi italiani, vista la crisi economica. è ovvio che ognuno ha i suoi usi e costumi e non è che ti devi "plasmare" solo perché cambi paese, ma non puoi pretendere neanche di imporre agli altri di usi e costumi. fanno parte di te. ci sarà chi li condivide, chi non li condivide, chi ne resta semplicemente incuriosito. ma credo sia normale. infine, è fondamentale rispettare le leggi del paese in cui vivi e rispettare gli altri, anche se ti stanno antipatici, perchè sono di una religione diversa, di un orientamento sessuale diverso, di una nazionalità diversa. ma questo criterio, credo sia universale, no?!

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vi state scrociando sul:"se vai in un paese straniero puoi continuare a vivere come hai sempre fatto nel tuo paese ma non devi imporre il tuo modo di pensare e ti devi adattare a quelle che sono le regole del paese che ti ospita."

qui si può iniziare a parlare di integrazione...

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Detta schiettamente penso che uno che considera moglie e figli come una proprietà, per venire in Italia deve dimenticarsi questo tipo di usi e costumi. Se questi usi e costumi ti portano a impiccare gli omosessuali e a mutilare i tuoi figli, ben venga che l'integrazione si traduca in "assimilazione culturale". Ognuno è libero di essere schiavo come e quanto vuole, ma non di imporre schiavitù agli altri.

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Thelema, ma tu stai parlando di reati...

 

Trovo esatta la sintesi di Dream_River:

l'unica integrazione richiesta

è il rispetto delle leggi locali.

 

Gredd89, per "arricchire una società"

non sono loro a doversi integrare

siano NOI a doverlo fare :rotfl:

E' come la storia della pasta, no?

Gli spaghetti dall'Asia, il pomodoro dall'America

ed ecco un tipico piatto italiano :rotfl:

Non è stato merito dei Cinesi se noi abbiamo la pasta

è stato merito NOSTRO.

Non so se mi sono spiegato...

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