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Coming Out involuto e "forzato"


LU_

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Hello everybody! :asd:

 

Here's my story.

 

Ho cominciato da poco il primo anno di università a Milano, e mi sono trovato di fronte ad una situazione che mi è pesata non poco.

 

Ormai vivo tranquillamente la mia condizione; all'inizio la consideravo un'intimissima parte, quasi un segreto, da svelare unicamente a pochi "eletti". Col tempo però ho imparato a considerarla una caratteristica complementare della mia complessa personalità, arrivando così a dirmi non c'è alcuna vergogna nel dirlo.

 

Ammetto tuttavia che nonostante questi traguardi, non sia esattamente la tipica persona che va a sbandierarlo in giro o se lo scrive in fronte (tantomeno che CE L'HA scritto in fronte): sono un tipo piuttosto riservato su queste cose, indipendendemente da chi mi stia davanti.

 

Settimana scorsa durante una lezione faccio la conoscenza di un ragazzo che capisco immediatamente essere gay (vuoi un po' la sua estrosità, vuoi un po' il buon vecchio radar :D). Troviamo immediatamente una qualche intesa, e ci apriamo subito l'unao con l'altro. Immagino che anche lui abbia intuito che anch'io fossi gay, perché ad un certo punto mi invita ad uscire ogni tanto in qualche locale (che, dall'elenco che mi ha fatto, corrispondevano con i santuari della gaylife milnese). Tutto da buoni amici, s'intende.

 

Pochi giorni dopo ritorvo questo ragazzo mentre parla con delle ragazze conosciute da poco nello stesso corso. Ed è allora che, dopo averli visti parlottare un po' a fianco a me in un tono poco comprensibile, mi vedo una delle ragazze fiondarsi a 5 cm dalla mia faccia e domandarmi: "ma anche tu sei gay?". Panico. Cosa diavolo si può fare in una situazione così? Ho risposto tempestivamente "sì"...e lei ha detto con una faccia alquanto scioccata "ma non sembra!! Davvero?!".

 

Per i primi 10 minuti mi sono sentito padrone del mondo. Dire con tanta disinvoltura che si è gay ad una quasi-perfetta sconosciuta; e chi se lo sogna? Subito dopo è arrivata però una scomoda sensazione, quasi come mi sentissi nudo davanti a tutti. E' vero, sì; un tempo consideravo la mia omosessualità un segreto da svelare a pochi eletti, poi le cose sono cambiate, mi sono sentito più libero di dirlo con disinvoltura ad altre persone...ma questo è decisamente troppo. Pur restando una persona riservata, penso che chiunque si sarebbe sentito un po' messo con le spalle al muro in una situazione del genere.

 

Cosa ne pensate dei CO forzati, come questo? Vi è mai capitata una cosa del genere?

 

PS: Nel caso in cui abbia riproposto un topic già esistente...mi scuso. Ho usato la funzione "cerca" prima di postare, e non ho trovato nulla di simile. Ma conoscendomi è molto probabile che l'abbia cercato nel modo sbagliato. Sorry in advance! :S

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é succcessa anche a me una situazione simile,ma sul lavoro..tra l'altro l'unica a non saperlo era la collega con la quale andavo più d'accordo..cioé,non é una bella situazione,DA EVITARE!

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Non è un CO forzato, ma la conferma di un Outing subito.

 

Comunque dipende dai casi, se lo si è taciuto ad una collega

perchè ci si teneva di più e si aveva più paura, rispetto ad altri

colleghi, la cosa si risolve ammettendo la verità: guarda a te non

l'avevo detto, perchè del giudizio degli altri me ne frego, mentre

al tuo ci tengo ed è assurdo....ma avevo timore che cambiasse

qualcosa. La collega si sentirà considerata e non svalutata...

 

Nel caso invece di un outing nei confronti di estranei, quando è

chiaro che non si potrebbe negare perchè la Fonte è presente

alla scena, è fisiologico sentirsi "forzati", tuttavia bisogna abituarsi

a non considerare l'omosessualità un fatto intimo, ma un fatto pubblico

che si può mostrare con disinvoltura ( ovviamente anche la notizia dovrebbe

essere recepita con disinvoltura...cosa che quelle etero non hanno saputo

fare )

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Guest etfetfetf

Lu che te ne importa se questa amante del chiacchiericcio lo sa, se per te lei non conta nulla, non vedo qual'è il tuo disagio, puoi sempre ritrattare nel caso le cose andassero in modo anomalo, io non ho mai incontrato nessun etero che mi abbia detto di esserlo, quindi perchè noi ci dobbiamo dichiarare, viviamo  la vostra vita con gioia e libertà, poichè nessuno ci obbliga a fare alcun tipo di dichiarazione a parte quella dei redditti  :asd::D

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Io mi sarei sentito perso completamente. sarei diventato verde e avrei balbettato qualcosa di assurdo.

Sbagliando ovviamente.

Invidio molto il fatto che hai risposto con sicurezza di si.

Facendoti vedere sicuro e per nulla spaventato ti sei messo al riparo da chiacchiere e brutte situazioni.

In queste situazioni la cosa peggiore da fare e di sembrare debboli. Si diventa immediatamente il bersaglio.

Hai fatto proprio bene.

Comunque credo che il comportamento del tuo compagno di università è stato scorretto oltre ogni limite.

Il discorso non è la contrapposizione tra omosessualità pubblica o privata.

Il fatto è che l'omosessualità ha un impatto sociale grave. Di solito si paga con l'esclusione.

Prova a dichiararti durante un colloquio di lavoro... 

Ognuno di noi deve decidere in autonomia quanto è giusto renderlo pubblico.

Io l'ho fatto con tutta la mia famiglia, zii, cugini e tutti gli amici che frequento. L'hanno tutti presa bene.

Ma non lo faccio in altri contesti (palestra, lavoro, coro)  perché pagherei un conto troppo salato.

Il tuo compagno di università è un bastardo. Sarà stato geloso del fatto che tu non sei smaccatamente gay e si è vendicato.

Queste cose mi fanno veramente infuriare.

Tra noi dovrebbe esserci un vincolo di solidarietà.

Un vincolo forte che col tempo ci può anche aiutare a venire allo scoperto, a fare CO,  perché sentiamo di non essere soli.

Ma questi comportamenti rompono il vincolo, e invece di rafforzarci ci fanno sentire soli con le spalle al muro.

Se questo outing l'avesse fatto un compagno etereo, passi pure... ma così no.

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Attenzione, io ho detto:

 

1) bisogna abituarsi ( cioè è una capacita da apprendere )

 

2) a considerare l'omosessualità un fatto pubblico che può ( non deve )

    essere mostrato

 

Altrimenti come possiamo Domani pensare a delle Pubblicazioni di matrimonio?

o ad uno stato di famiglia gay? o addirittura a dei figli adottati da una coppia gay?

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quanto pagherei perchè le mie amiche/compagne di corso venissero a chiedermi: ma tu sei gay?

secondo me hai fatto bene, meglio così piuttosto che non trovare MAI il coraggio di rivelarsi ai propri compagni di corso, come è successo a me...

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Attenzione, io ho detto:

 

1) bisogna abituarsi ( cioè è una capacita da apprendere )

 

2) a considerare l'omosessualità un fatto pubblico che può ( non deve )

    essere mostrato

 

Altrimenti come possiamo Domani pensare a delle Pubblicazioni di matrimonio?

o ad uno stato di famiglia gay? o addirittura a dei figli adottati da una coppia gay?

 

 

Sono d'accordo, di certo non mi presenterò mai con un "Piacere, sono gay" ma l'unica volta che mi hanno chiesto "Sei gay?" come è capitato a Lu ho mentito e ci sono rimasto abbastanza male, mi sono sentito come privato di qualcosa, non è stata una bella sensazione. Quindi davvero ti rispetto per essere stato in grado di essere sincero nonostante tu sia stato preso in contropiede.

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Metamorphoseon90

Mh... :D Però magari non è carino che ti capiti così all'improvviso... magari uno potrebbe volerlo dire (coi tempi e modi opportuni), e non sentirselo chiedere da uno sconosciuto, perchè qualcun altro gliel'ha detto.  E se non avesse voluto dirlo?

Parlo per me: se mi facessero questa domanda la mia faccia si trasmuterebbe all'improvviso e si capirebbe anche se negassi

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Si, sono d'accordo cn Hinzelmann, però esser presi così in contropiede non dev'esser nemmeno tanto bello...Dipende anche dal momento che si sta passando, e mi sembra un pò indelicato da parte di sto tipo andare a fare outing così :D

Poi, non metto in dubbio, che questa cosa avrà i suoi lati positivi :asd:

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bisogna abituarsi

a non considerare l'omosessualità un fatto intimo, ma un fatto pubblico

che si può mostrare con disinvoltura ( ovviamente anche la notizia dovrebbe

essere recepita con disinvoltura...cosa che quelle etero non hanno saputo

fare )

 

Guarda su questo sono d'accordo e non. Voglio dire; l'omosessualità dev'essere presa in considerazione come qualcosa di rilievo sociale, come potrebbe esserlo la questione dei neri negli States o delle donne in tutto il mondo. E' una questione di riconoscimenti e di diritti: noi siamo donne, abbiamo diritto allo stesso trattamento sociale degli uomini; siamo neri, ma abbiamo la stessa dignità dei bianchi; siamo gay, abbiamo il fottuto diritto di amare anche noi.

Però a livello personale non mi sento a mio agio nel mettere nel "pubblico" il mio privato. Semplicemente perchè penso che anche un etero dal QI normale non accetterebbe una domanda tipo: "Ma anche tu limoni con le donne? Ma le scopi? Non sembra."

Eisitono i cazzi miei e i cazzi pubblici.

Si tratta di discernere il pubblico e il privato. VIPs o no che siate, esiste secondo me una linea di demarcazione tra i due. Anche la persona più egocentrica del mondo ha la sua sfera intima e privata. Ne sono sicuro.

 

Non condivido invece il modo in cui Polipet condivide questa demarcazione. Sarebbe accettabile in un Paese civile che uno scegliesse di omettere la propria omosessualità ad un casting non "per interesse o tornaconto", ma per semplice temperamento. Sarebbe bello non pagare il conto salato. Sarebbe perfetto non pagare proprio un conto.

 

E anche se comprendo la sua rabbia (sempre di Polipet; magari è dovuta ad esprerienze negative), vado cauto nell'etichettare il mio compagno di corso. Non credo sia un "bastardo", penso solo che sia una persona che non conosce il concetto di "discrezione". E' goffaggine nel relazionarsi, non bastardezza.

 

Da tutta questa faccenda comunque per ora ne ho tratto solo beneficio; mi sono creato il mio gruppettino nel corso, e magari pianificheremo di uscire ogni tanto. Il mio timore è che questa situazione possa ripetersi in modo un po' più plateale e negativo.

 

Grazie a tutti per le risposte. E per la velocità con cui le avete postate  :D

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Altrimenti come possiamo Domani pensare a delle Pubblicazioni di matrimonio?

o ad uno stato di famiglia gay? o addirittura a dei figli adottati da una coppia gay?

Sono d'accordo. Sono d'accordo anche con il fatto che è una capacità da apprendere. Quoto totalmente. E so che ho molta strada da fare su questa via.

Aggiungo però quanto già detto: che lo si può fare solo se c'è una comunità coesa. Non un aglomeratto di pazze.

LU_ pensava di aver trovato un amico. Magari in due ci si sente più forti e si può pensare di chiedere una legge che tuteli i gay, le coppie di fatto, l'adozione.

 

@LU_ pensi di frequentare ancora questo compagno? Se ci riesci per me sei un grande, ben inteso. Come sono i vostri rapporti ora?

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Voglio risponderti lo stesso :D

 

Io c'ho messo un macigno sopra, ma gli ho fatto capire che la prossima volta che la cosa si ripete il masso glielo lancio addosso.

Per il resto ci stiamo molto simpatici. Io sto diventando il suo frigidone pantofolone e lui la mia troietta dalla bocca larga.

 

Frequentarlo potrebbe essere interessante; la comunità gay è ancora un'incognita per me (nonostante abiti a Milano, una delle città più frocie d'Italia) e magari conoscendo lui potrei scoprirla.

E magari lui grazie a me imparerà ad essere un po' più discreto. E' una dote importante, sai??

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io credo che tutto dipende da se stessi, dalla situazione e condizioni al contorno.

 

forse non lo volevi dire in quel momento, ma preso alla sprovvista non sei riuscito a nascondere la verità.

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tuttavia bisogna abituarsi

a non considerare l'omosessualità un fatto intimo, ma un fatto pubblico

che si può mostrare con disinvoltura

 

Ma l'omosessualità è un fatto intimo.

Come puoi non considerarla tale?

Diamine,i gay di tutto il mondo si lamentano della discriminazione che subiscono sfruttando la bellissima (quanto inflazionatissima) frase "che ti frega con chi vado a letto", sottolineando quindi quanto l'omosessualità sia un fatto privato,e oggi tutt'a un tratto diventa invece una cosa addirittura pubblica?

 

Ad ogni modo,io avrei reagito come LU,per poi andare a trivellare di insulti assassini la ciatella.

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Ma che scrivi?

 

Dire che l'omosessualità non consiste nel far sesso

significa il contrario di ciò che scrivi, significa sottrarla

ad una definizione SOLO intima e SOLO privata.

 

E' chiaro che un outing di per sè è una violenza

una violazione del diritto alla privacy, soprattutto

se non ha un movente politico ma è mero gossip.

Questo è indiscutibile.

 

Ma se vogliamo la cittadinanza ed il riconoscimento

pubblico, dobbiamo imparare anche a trattare la

nostra omosessualità come qualcosa che possa essere

detta con disinvoltura in pubblico, al pubblico.

 

Ovviamente nel momento in cui ognuno sceglie

di farlo, non quando lo scelgono altri. Però le

cose stanno così...

 

Tu quando vieni invitato ad una cena, lo dici:

"posso portare il mio compagno? "

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ammetto di non aver capito il senso del topic quindi chiedo scusa e sarei grato se qualcuno me lo spiegasse (se vuole)

outing forzato o coming out involontario... che importa? essere gay è anche questo: chiacchierare con normalità del proprio essere

quindi non vedo lo sbaglio del tuo amico nell'averlo detto a qualcun altro: parlando, avrà detto "ah sai c'è anche un altro ragazzo gay qui"

mica ha detto che "c'è anche un altro famoso serial killer"

 

è un "fatto privato" quello che si fa a letto nei dettagli, ma il fatto che piacciano gli uomini anziché le donne non è un "dettaglio"

me lo tengo per me finché nessuno chiede, ma tra una pausa e l'altra quando si discute di questo o quella mi sembra chiaro dover esprimere una preferenza

 

(l'avevo detto che non ho capito mi sa...)

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Ma che scrivi?

 

Dire che l'omosessualità non consiste nel far sesso

significa il contrario di ciò che scrivi, significa sottrarla

ad una definizione SOLO intima e SOLO privata.

 

E' chiaro che un outing di per sè è una violenza

una violazione del diritto alla privacy, soprattutto

se non ha un movente politico ma è mero gossip.

Questo è indiscutibile.

 

Ma se vogliamo la cittadinanza ed il riconoscimento

pubblico, dobbiamo imparare anche a trattare la

nostra omosessualità come qualcosa che possa essere

detta con disinvoltura in pubblico, al pubblico.

 

Ovviamente nel momento in cui ognuno sceglie

di farlo, non quando lo scelgono altri. Però le

cose stanno così...

 

Tu quando vieni invitato ad una cena, lo dici:

"posso portare il mio compagno? "

 

E' il discorso che è sbagliato dal principio.

L'essere omosessuali non è assolutamente un fatto pubblico.

L'errore sta nel distinguere l'omosessuale e l'eterosessuale a livello giuridico.

Il fatto che rivelare la propria sessualità possa servire per avere la "cittadinanza" ed essere "riconosciuti" è vero,ma è altrettanto sbagliato.

Inoltre io ad esempio,pur non parlando della mia omosessualità,la "tratto" come una cosa normalissima,e sono molto disinvolto nel farlo.

Quindi si,quando mi invitano a cena chiedo se posso portare il mio compagno.

E comunque,è scandalosamente OT

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Se quando ti invitano a cena chiedi se puoi portare il tuo compagno, significa che l'omosessualità E' un fatto pubblico. Quelli che dicono che è un fatto intimo ci vanno da soli.

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Se quando ti invitano a cena chiedi se puoi portare il tuo compagno, significa che l'omosessualità E' un fatto pubblico. Quelli che dicono che è un fatto intimo ci vanno da soli.

 

Si ma a sto punto definiamo cosa sia pubblico.

Perche' io per pubblico intendo quando chi non mi conosce sa di me.

E' chiaro che chi mi invita a cena mi conosce.

Insomma,nello specifico,il fatto che ragazze che LU manco conosceva gli vanno a chiedere se anche lui è gay,questo per me è pubblico.

Il fatto che lui lo abbia detto o fatto intendere a quello che poi sarebbe andato a dirlo in giro,non è rendere pubblica la sua omosessualità, ma è stato un effetto secondario.

Dopotutto ogni persona sceglie chi far entrare nella propria sfera privata.

Quindi parlare di se stessi ad amici e parenti,per me rimane privato.

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Rispondere alla domanda "hai una ragazza/o?" è un fatto pubblico o privato?

Devo ancora trovare un etero che sia imbarazzo a rispondere a una cosa del genere, siamo solo noi a farci di questi problemi.

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Sembrerò matto, ma sono due giorni che mi faccio la stessa domanda.

La risposta migliore sembra essere: pubblico. Mi sembra la migliore perché elimina qualsiasi sospetto di omofobia introiettata

Però c'è qualcosa del discorso di MIna che sento molto mio.

Ora provo a schiarirmi le idee.

Ci sono parti della persona che nei paesi democratici sono coperti da privacy: la fede religiosa. l'appartenenza politica, la salute e l'orientamento sessuale. Il problema ovviamene è l'orientamento sessuale.

A ben vedere essere Mormone o Satanista fa la differenza molto più che essere gay o etero. Eppure la fede è generalmente ritenuta un fatto privato. Essere gay no. Ad esempio non è pensabile che una ragazza che non conosci ti affronti in pubblico e di tica: <Ma è vero che Sei Mormone? Non mi sembrava.>  Men che meno potrebbe chiedere: <ma è vero che hai l'HIV?> o <Voti Berlusconi?> E se ci chiedono in pubblico se siamo gay? E' violazione della privacy oppure no. No, se è un fatto pubblico. Ma è un fatto pubblico? Nel tread si sostiene con coerenza che essere etero non è un fatto privato. Essere sposati inoltre è il fatto il pubblico per eccellenza: non a caso per sposarsi bisogna fare le pubblicazioni. Ma le pubblicazioni si fanno perché il matrimonio come atto pubblico è soggetto a disciplina giuridica e tutela da parte della società. Ciò che è pubblico è anche tutelato.  Ora qui ci troviamo difronte al caso strano che l'essere gay dovrebbe essere si un fatto pubblico, ma senza tutela. Ma è possibile? In questi due giorni mi sto convincendo che finché non avremo una legge sul matrimonio gay, dire che essere gay è un fatto pubblico non ha senso. Ma potrei aver sbagliato la sequenza logica, o tirato troppo il senso delle parole.

Cerco di vederla da un'altra angolazione.

Essere gay a teheran, è un fatto pubblico o privato? Secondo me è un fatto pubblico, perchè l'omosessualità  è punita dalla legge. Non è tutelata, ma è disciplinata. A teheran  sarebbe una grande conquista far passare l'idea che l'omosessualità coinvolge la sfera privata della persona. Ecco, ora sono più confuso di prima.

Ma noi non siamo a teheran. Certo. Ma forse dipende dal contesto se l'esser pubblico o privato è un valore o un disvalore.

E il nostro contesto qual'è. 

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Ci sono parti della persona che nei paesi democratici sono coperti da privacy: la fede religiosa. l'appartenenza politica, la salute e l'orientamento sessuale. Il problema ovviamene è l'orientamento sessuale.

A ben vedere essere Mormone o Satanista fa la differenza molto più che essere gay o etero. Eppure la fede è generalmente ritenuta un fatto privato. Essere gay no. Ad esempio non è pensabile che una ragazza che non conosci ti affronti in pubblico e di tica: <Ma è vero che Sei Mormone? Non mi sembrava.>  Men che meno potrebbe chiedere: <ma è vero che hai l'HIV?> o <Voti Berlusconi?> E se ci chiedono in pubblico se siamo gay? E' violazione della privacy oppure no. No, se è un fatto pubblico. Ma è un fatto pubblico? Nel tread si sostiene con coerenza che essere etero non è un fatto privato. Essere sposati inoltre è il fatto il pubblico per eccellenza: non a caso per sposarsi bisogna fare le pubblicazioni. Ma le pubblicazioni si fanno perché il matrimonio come atto pubblico è soggetto a disciplina giuridica e tutela da parte della società. Ciò che è pubblico è anche tutelato.  Ora qui ci troviamo difronte al caso strano che l'essere gay dovrebbe essere si un fatto pubblico, ma senza tutela. Ma è possibile?

 

Guarda hai colpito nel segno: pubblico coincide con tutelato e/o regolamentato. Ma a riguardo la costituzione è chiara e non allo stesso tempo. Il famoso articolo 3 lo ritengo benedetto, perchè riassume universalmente il concetto di "libertà": "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."

 

Ho voluto evidenziare "religione", perchè rimanda al concetto che hai esposto te prima. Ma è quel "condizioni personali e sociali" che mi crea sentimenti antitetici. Da un lato mi rassicura, perchè ritengo che le condizioni degli omosessuali rientrino in quella sfera di condizioni. Dall'altro mi sembra di illudermi, perchè nonostante mi piaccia pensare che l'Assemblea Costituente nella stesura di questo articolo alludesse anche all'orientamento sessuale (bisogna ricordare che l'Assemblea era composta sì da cattolici, ma anche da socialisti e comunisti tutti confluiti nel CNL), dal momento che la cosa non è espilicita al 100%, è soggetta a malintesi.

 

E' per questo che anch'io aspetto con ansia una legge ad hoc che metta in chiaro le cose una volta per tutte. Ho idea che dal momento in cui l'omosessualità diventerà legalmente riconosciuta e tutelata, l'atteggiamento del mondo non LGBT cambierà e si allenterà, e di conseguenza anche noi ci sentiremo più liberi di considerare la nostra condizione qualcosa di meno privato e più "pubblico", dal momento che non si avrà più paura delle ripercussioni che ciò potrebbe avere (e queste ripercussioni CI SONO; non si può negarlo).

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Ciò che è pubblico è anche tutelato.  Ora qui ci troviamo difronte al caso strano che l'essere gay dovrebbe

essere si un fatto pubblico, ma senza tutela. Ma è possibile? In questi due giorni mi sto convincendo che finché

non avremo una legge sul matrimonio gay, dire che essere gay è un fatto pubblico non ha senso.

Ma potrei aver sbagliato la sequenza logica, o tirato troppo il senso delle parole.

 

 

Secondo me non hai sbagliato nessuna sequenza logica, direi anzi che logicamente il tuo post è impeccabile,

e che il nesso che tu poni tra «pubblico» e «tutelato» (al quale, in questa forma, non avevo mai pensato)

arricchisce il senso della tesi di chi pensa che l'orientamento sessuale debba essere un fatto pubblico.

 

Ma qui come vedi c'è già la risposta al tuo approdo («non ha senso»).

 

Quella tesi infatti vale sul piano del dover essere, è vera e ha senso su questo piano.

 

 

Essere gay a teheran, è un fatto pubblico o privato? Secondo me è un fatto pubblico, perché l'omosessualità  

è punita dalla legge. Non è tutelata, ma è disciplinata. A teheran  sarebbe una grande conquista far passare

l'idea che l'omosessualità coinvolge la sfera privata della persona. Ecco, ora sono più confuso di prima.

 

 

In un Paese dominato da un regime totalitario, fondamentalista, anteriore a ogni separazione tra

religione e politica, dove non esiste il concetto di laicità, il problema si pone in modo totalmente

diverso che in una democrazia liberale. In Iran sarebbe non solo progressista difendere il principio che

l'omosessualità è un fatto privato, ma sarebbe un fatto rivoluzionario, perché lì la pubblicità dell'omosessualità

equivale all'impiccagione. Non c'è da essere confusi: è che i contesti sono interamente diversi.

 

 

Ma noi non siamo a teheran. Certo. Ma forse dipende dal contesto se l'esser pubblico o privato è un

valore o un disvalore. E il nostro contesto qual'è.  

 

 

Il nostro contesto è quello di una democrazia liberale, in cui però la laicità dello Stato è difesa solo

da una piccola minoranza di persone, e di fatto manca, mentre lo strapotere del Vaticano, e l'asservimento

dei partiti politici al Vaticano, è arrivato a un livello altissimo. Ciò significa che in molte realtà del

nostro Paese la tutela di cui tu parli manca completamente, non solo nel senso che mancano il matrimonio gay

e una legge contro l'omofobia, ma mancano i presupposti elementari di tolleranza dell'omosessualità.

 

La mia conclusione è sempre la stessa, cioè che la pubblicità dell'omosessualità deve essere realizzata, dalle

persone, le quali però, per realizzarla, devono avere alcuni requisiti fondamentali: innanzitutto avere maturato una

reale accettazione e asssunzione della propria identità sessuale, poi o trovarsi in un contesto non troppo sfavorevole,

oppure essere in grado di sottrarsi a eventuali pressioni o violenze dell'ambiente circostante.

 

Insomma il pubblico deve essere (e attualmente non è) tutelato, la pubblicità della propria identità sessuale

deve essere raggiunta, con uno sforzo e un atto di affermazione, e non è una cosa che va de plano, e questo

sforzo è sicuramente facilitato se è avvertito come un valore, e se è sorretto dalla consapevolezza che, se lo fai,

vivrai molto meglio, avrai fatto il tuo dovere verso te stesso, e contribuirai a una vita migliore anche per le altre

persone omosessuali (dalle quali non ci possiamo mai separare).

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LU_,  sembra proprorio che Isher con l'ultima frase abbia risposto a tutti e due. Io comunque paura delle conseguenze ce l'ho, come ho già detto prima. L'impeccabile conclusione di Isher, tuttavia, possiamo dire che mi mette con le spalle al muro più di un CO forzato  :pausa:

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