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Regione Lazio, CENSURATI siti gay (ora nel mirino gay.it ,gay.tv)


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Secondo Sergio Rovasio, segretario Associazione Certi Diritti, la Regione, "dopo aver chiuso (e riaperto) nelle ultime 48 ore, l'accesso a decine di pagine di informazione online e social-network, ora è la volta dei siti che danno informazioni sulla comunità glbt italiana che pubblicano spesso anche iniziative sulle unioni civili e per la lotta alle discriminazioni

 

La Regione Lazio "oscura" alcuni dei principali siti di informazione gay italiani. Portali che vengono classificati come "pornografici". Lo stop arriva a pochi giorni dal blocco che aveva interessato anche Facebook e Twitter, ripristinati, dopo le proteste, ai consiglieri regionali e ai loro collaboratori più stretti. Ma adesso, a finire nella blacklist del server dell'amministrazione regionale sono i siti che contengono la parola "gay. Da gay.it a gay.tv fino a gaynews. it. Pagine che hanno come scopo primario quello di informare il mondo Glbt oppure di offrire spazi di confronto con forum e chat, e non certo quello di veicolare materiale pornografico. queerbcncensored3-copia1.jpg

 

Ad accorgersene è stato Sergio Rovasio, segretario dell'Associazione radicale Certi Diritti e capo segreteria Lista Bonino Pannella - Federalisti Europei alla Regione Lazio. Cliccando su una delle pagine vietate, dal suo ufficio, ha ottenuto il seguente messaggio, accompagnato dal logo ufficiale della Regione: "Accesso non consentito. Motivazione: le attuali policy aziendali non consentono l'accesso al sito richiesto. La pagina che si sta tentando di visualizzare è categorizzata come 'Pornography'". Per eventuali lamentele, si viene invitati a contattare l'helpdesk di supporto. "Dopo aver chiuso (e riaperto) nelle ultime 48 ore, l'accesso a decine di siti di informazione e social-network, ora è la volta di quelli che danno informazioni sulla comunità glbt italiana  -  denuncia Rovasio  -  Portali che pubblicano spesso anche iniziative dei consiglieri regionali radicali del Lazio, ad esempio sulle unioni civili e per la lotta alle discriminazioni". I Radicali chiedono chiarimenti immediati: "Occorrerebbe capire per quale motivo è stata attivata questa procedura che ha alcuni aspetti gravi: da una parte si considera la stessa parola gay come una parola pornografica e dall'altra si decide in modo autoritario, alla 'Goebbels de noantrì di limitare l'accesso perché magari il contenuto non piace a chi sta nei piani alti". "Non pensiamo che si tratti di una svista - commenta ancora Rovasio - ma pensiamo di trovarci di fronte ad una vera e propria operazione censoria". mussolini-berlusconi.JPG

 

I gestori delle pagine vietate non si stupiscono. Da gay.it fanno sapere di essere al corrente di censure di questo tipo: "Eravamo già a conoscenza - dice il direttore di Gay.it Alessio De Giorgi - che diverse amministrazioni pubbliche e aziende 'discriminanò il nostro sito internet, etichettandolo come pornografico e permettendo nel contempo l'accesso ai propri dipendenti a siti di vario genere che hanno contenuti spesso meno casti del nostro (sportivi, femminili e così via). Questa è una vera e propria discriminazione, che non permette di informarsi peraltro a persone - come chi lavora negli Enti Pubblici - che avrebbero proprio necessità di invece essere sensibilizzate sui temi dell'omofobia e del riconoscimento dei diritti civili alle persone lgbt".

 

Sul forum c'è già chi segnala casi analoghi, come nei computer del comune di Caorle (Ve).  Franco Grillini, responsabile diritti civili per l'Italia dei Valori e direttore di una delle pagine "incriminate" (gaynews. it) è categorico: "Siamo di fronte al trionfo del pregiudizio. E' la dimostrazione che le amministrazioni locali troppo spesso si affidano a persone che, nell'effettuare queste scelte, sono guidate dai loro pregiudizi. Qualcosa del genere accadde anche nell'amministrazione comunale di Torino: dopo le proteste, il filtro fu rimosso. Tra l'altro è una censura miope e immotivata: il nostro sito è principalmente una rassegna stampa, e raccoglie le principali notizie che potrebbero interessare la comunità gay italiana". "Il livello di oscurantismo che regna nella Regione è da Santa Inquisizione - attacca anche Angelo Bonelli, Presidente dei Verdi per la costituente ecologista e capogruppo in Regione - Da un lato c'è la censura, inaudita, e dall'altro non si danno ai consiglieri alcuni importanti strumenti di informazione. Alla governatrice Polverini manca solo la frusta, a quel punto il quadro è completo".

 

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/11/17/news/i_radicali_contro_la_polverini_vieta_l_accesso_ai_siti_gay-9214076/

Boh, io ritengo che uno dal lavoro non dovrebbe navigare per piacere...

Però effettivamente alcuni lavoratori potrebbero dover usufruire di questi siti per motivi di lavoro (?)

 

Da quello che dicevi pensavo che avessero chiuso i dns di tutta la rete... :P

Ma quale censura e censura... fosse poi la prima volta che capita!!! Semplicemente alcuni sistemi informatici fanno coincidere la keyword "gay" con porno... capirai che gran censura!

 

Ma poi quelle immagini cosa c'entrano???  :ok:

E' censura anche secondo la tua interpretazione.

Qualcuno glielo dirà ai sistemi informatici di collegare gay a porno,sempre!

Se poi la questione fosse quella di evitare distrazioni sul lavoro dovrebbero oscurare milioni e milioni di siti,di ogni genere e argomento.

E' censura anche secondo la tua interpretazione.

Qualcuno glielo dirà ai sistemi informatici di collegare gay a porno,sempre!

Se poi la questione fosse quella di evitare distrazioni sul lavoro dovrebbero oscurare milioni e milioni di siti,di ogni genere e argomento.

 

 

Si, qualcuno glielo dice, è per evitare che si finisca su siti porno gay. E' difficile fare capire a dei sistemi di reti (specialmente poi quelli in uso nelle istituzioni pubbliche) che YouPornGay è un sito porno e Gay.tv no...

Nel dubbio si generalizza e si taglia la testa al toro  :ok:

Ma non ho capito.. Li hanno censurati a chi vive in Lazio o ai lavoratori di certi enti in Lazio?? Comunque molti siti gay sono un po`pornografici pero`... :ok:

Li hanno censurati a chi lavora in certi enti del lazio.

Ovviamente quando si collegano da casa possono accedervi.

ORA! pornography, come siamo eccessivi!!

 

Comunque mi pare giusto limitare internet ai dipendenti, in primis facebook e cazzate varie.

 

Ma se usate un proxy con siti tipo facebook, vi partono? Purtroppo non ho la possibilità di provare, però sarebbe interessante capire se questi firewall sono aggirabili.

Sicuro. Se hanno censurato il nome del dominio sono aggirabili conoscendo l'ip del sito (ci si collega con quello invece che col nome del dominio); questa è la cosa che fanno di solito e che hanno fatto sicuramente anche nel caso della regione lazio.

Invece se hanno messo nella blacklist l'ip del sito si può aggirare il tutto usando un proxy.

Ma se devi fare tutto questo casino tanto vale che ti porti un netbook o uno smartphone e ti colleghi con quello a una wifi aperta o col 3g invece che usare la rete dell'ufficio...

simply_dreamer

che cazzate. ma veramente... scusate ma quando ci vuole ci vuole... no comment.  non tutti i gay sono uguali, come non tutti gli etero lo sono. gay.tv e gay.it non mi sembrano dei siti porno, anzi... youporn lo è. lo sà anche un bambino, voglio dire. figuriamoci se la Polverini non lo sà. lo sà, lo sà. ma il potere del Vaticano, gioca in casa, non dimentichiamocelo XD. e quindi tutto è lecito... o quasi, quando si tratta di essere omofobi  :rotfl:

Ma...

Perchè non censurare il sito di "Pontifex"...per istigazione all'odio, magari...

Basta solo digitare la parolina magica "gay" su cerca, per constatare.

Poi uno dice...Perchè l'Italia è un paese fortemente omofobo...

Ragazzi, ma l'hanno censurato dal lavoro. Cioè, chi lavora alla regione lazio non ci può accedere dal lavoro.

Come se chiudessero facebook o youtube, anzi magari hanno chiuso anche quelli, di dominii  :rotfl:

Vorranno semplicemente che la gente non cazzeggi su internet quando è al lavoro.  :roll:

Penso anch'io che non si tratti di omofobia, o comunque non è così tragico come viene descritto (forse è più noncuranza), ma semplicemente non vogliono che i dipendenti passino la giornata su internet e sui social network. In diverse aziende ad esempio facebook e youtube sono bloccati.

 

L'unica critica che si può fare è che su alcuni di questi siti ci sono notizie utilizzabili per fare rassegna stampa. Ecco se qualche dipendente si occupa di quello, allora deve poter accedervi.

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