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L'ho detto al mio migliore amico..ma lui non riesce a comprendermi..


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Un anno fa l'ho detto al mio migliore amico. La risposta è stata molto comune: "è una fase", "devi chiarirti le idee", "ti passerà" "dai ti sbagli".. E' vero che spesso ci si trova davanti ad un muro ideologico, soprattutto se la persona a cui l'hai appena detto ha un'idea di te consolidata nel tempo e un'esperienza con l'argomento pari a zero. E' comprensibile che subito non sia facile, ok. Io e lui però non abbiamo più ripreso il discorso, forse una volta sola, ma come se non fosse mai successo nulla, e io ho lasciato correre anche perché al tempo ero inconsciamente cotto di lui e non ho voluto rischiare di perderlo. Col senno di poi ti posso dire che secondo me la cosa giusta sarebbe lasciargli il tempo che gli serve, senza però fare finta di niente: io al posto tuo gli direi che può anche non condividere una tua idea, o una tua abitudine, ma se non condivide un tuo modo di essere non condivide tutta la tua persona, e non vedo come si possa parlare di amicizia in quel modo.

Una risposta del genere mi avrebbe portato

sicuramente a una rottura definitiva.

Mi sarei subito cercato un amico migliore

o un giro di frequentazioni più in accordo

con la possibilità che io mi dichiari.

 

Chiedevo se non ne avevate parlato prima,

perché quando mi sono dichiarato io

già non conoscevo più persone omofobe

ed è una pratica (quella di non fare amicizia con gli omofobi)

che generalmente mi sento di consigliare.

Però, Almadel, il tuo atteggiamento può essere anche controproducente. Si rischia di cadere nel ghetto gay, in cui tutti ci accettano perché sono come noi o la pensano come noi. Ma c'è un mondo fatto di 6 miliardi di persone con cui siamo chiamati ad avere a che fare. Un amico non me lo posso scegliere io a mo' di casting ideologico, e per giunta in base alla sua opinione sui gay. Lo trovo un modo riduttivo di intendere l'amicizia. O comunque è un modo per segare le gambe all'amicizia stessa.

Bry, non fare amicizia con gli omofobi è solo un precetto sano.

 

Purtroppo non lo si può applicare quando si hanno 12 o 14 anni o anche 16 anni e si hanno amici

dall'infanzia, dalla prima adolescenza. Ricordo un ragazzo di 19 o 20 anni, per un periodo assiduo

di questo Forum, che mi raccontò di come i suoi più cari amici dell'intera adolescenza, con i quali

aveva trascorso per anni e anni l'intera giornata, vacanze comprese, lo avessero spietatamente

allontanato e rifiutato quando lui fece i primi CO.

 

Dopo i 20/22/24 anni, testare l'omofobia delle persone è un dovere di autoprotezione per una persona

omosessuale. Se tu credi che sia un fatto vagamente "ideologico", t'inganni: è solo legittima

difesa (se nasce una grande amicizia con una persona che è o si rivela omofoba, tu gay ne soffrirai

moltissimo), nonché esercizio di scelta (io non chiudo la porta in faccia a nessuno: ma se una persona la chiude

in faccia a me, allora non posso che prenderne atto e tenermi lontano da costui/costei).

 

Tu parli di segare le gambe all'amicizia. Ma per segargliele, deve essere amicizia. Ora ti senti di definire

amicizia quella con una persona che su un tasto così proprio e insostituibile di te non ti riconosce?

Che considera il tuo modo di essere, le tue pulsioni più proprie e naturali, uno sbaglio? E' solo una

dolorosa situazione, in cui coesistono un grande affetto e un'immensa impossibilità di essere realmente

amici. Una situazione da cui tenersi lontani.

Certo, sono d'accordissimo, ma non mi riferivo agli omofobi. E' ovvio che non si può essere amici di persone che nella migliore delle ipotesi ti reputano un malato da curare (o impossibile da curare).

Mi riferivo più che altro a situazioni come quelle descritte in questo topic, in cui penso che bisogna saper essere pazienti e tolleranti e attendere che l'altra parte sia disposta ad accettare (come noi stessi ci siamo dati del tempo per poterlo dire a qualcuno, così dobbiamo darlo a chi è chiamato ad accettarci in quanto figli, fratelli, amici, ecc).

Il post di Almadel mi sembrava troppo radicale.  :eek:

 

Non è possibile avere tutti amici o tutti parenti che comprendono pienamente quello che siamo. Tra l'omofobo che ti reputa un peccatore/malato e quello che semplicemente non si trova a suo agio nel discutere dell'argomento c'è una bella differenza. E non mi sembra, che nel secondo caso, ci sia un motivo tanto sufficiente per chiudere un'amicizia importante.  :rotfl:

 

In questo senso parlo di "ghetto"... ci potrebbe essere la tendenza a ricercare persone sempre totalmente conciliabili con noi.

Sul dar tempo ed essere un tantino tollerante sono d'accordo, anche perché, se fatto con lucidità e

in modo sincero verso sé stessi (senza cioè chiudere gli occhi su come, di fatto, è quella persona),

è anche una prova di forza da parte di una persona omosessuale.  :rotfl: E sono anche d'accordo su

quello che ormai si chiama "educare" i propri genitori, o parenti, o anche amici (sebbene questi ultimi

ci dovrebbero arrivare da soli perché nella maggior parte dei casi sono coetane), ad accettare

l'omosessualità, a togliersi dalla testa pregiudizi e idee sbagliate. Ma se una persona non si trova a suo

agio a parlare con me delle mie storie ed esigenze, non me ne chiede mai niente, non mi chiede

mai niente intorno, che so, ai diritti glbt, a quello che succede nel mondo in questo campo, (cosa per

me ancora più grave), per me è al massimo declassata a conoscente, non può essere amico/a. Con

i parenti è diverso perché, come dire, ce li troviamo in sorte, e spesso appartengono ad altre generazioni.

Tuttavia la mancanza di intimità è ferale per ogni rapporto, o comunque lo ridimensiona.

Io fin dai 14 anni non parlo coi razzisti.

E non certo perché io sia nero o meridionale,

ma perché le trovo persone indegne della mia amicizia.

 

Ne consegue che ho allontanato gli omofobi

molto prima di realizzare la mia omosessualità

(pressappoco nella fase in cui tu stesso

potresti aver avuto tali atteggiamenti).

 

Questo mi ha permesso a diciassette anni

di innamorarmi senza sensi di colpa

e di introdurre il mio ragazzo nella mia compagnia

e di trasmettere al mio fratellino i miei valori fin da piccolo

ben prima di affrontare con lui la mia identità.

 

Se ho ben capito: è questo quello che tu chiami "ghetto"?

 

La cosa spiacevole del mio discorso è ovvia:

"se i nostri amici si dimostrano omofobi

è fondamentalmente colpa nostra;

che non abbiamo reagito prima alla loro omofobia".

E - no - dire che quando li abbiamo conosciuti

non sapevamo di essere gay non ci giustifica;

questo sì sarebbe un discorso ghettizzante.

Un anno fa l'ho detto al mio migliore amico. La risposta è stata molto comune: "è una fase", "devi chiarirti le idee", "ti passerà" "dai ti sbagli".. E' vero che spesso ci si trova davanti ad un muro ideologico, soprattutto se la persona a cui l'hai appena detto ha un'idea di te consolidata nel tempo e un'esperienza con l'argomento pari a zero. E' comprensibile che subito non sia facile, ok. Io e lui però non abbiamo più ripreso il discorso, forse una volta sola, ma come se non fosse mai successo nulla, e io ho lasciato correre anche perché al tempo ero inconsciamente cotto di lui e non ho voluto rischiare di perderlo. Col senno di poi ti posso dire che secondo me la cosa giusta sarebbe lasciargli il tempo che gli serve, senza però fare finta di niente: io al posto tuo gli direi che può anche non condividere una tua idea, o una tua abitudine, ma se non condivide un tuo modo di essere non condivide tutta la tua persona, e non vedo come si possa parlare di amicizia in quel modo.

 

beh per me è stato esattamente così..stesse risposte, solo che io non sono attratto da lui..

e com'è la tua situazione attuale?

No, per ghetto intendo la tendenza a volersi circondare in maniera esclusiva di persone "gay-friendly", ovvero far rientrare nella propria cerchia - spesso escludendo la stessa famiglia - soltanto quelle persone che sono totalmente aperte sul tema. Non la reputo una scelta sbagliata in assoluto, però molto riduttiva. Ritengo sia possibile essere buoni amici anche se non si condivide questo aspetto della propria esistenza.

Non è che se una persona non è pronta a discutere di omosessualità è in automatico un omofobo-nazista-razzista-ecc da mettere alle porte. Altrimenti qui si scade nel fanatismo inverso...  :rotfl:

 

Ma se una persona non si trova a suo

agio a parlare con me delle mie storie ed esigenze, non me ne chiede mai niente, non mi chiede

mai niente intorno, che so, ai diritti glbt, a quello che succede nel mondo in questo campo, (cosa per

me ancora più grave), per me è al massimo declassata a conoscente

 

E' vero che un'amicizia, specie se importante, si deve fondare anche e soprattutto sulla condivisione della propria vita. Quindi non è bello pensare che con un amico non ci si possa confidare delle proprie vicissitudini sentimentali, ma è anche vero che questo non è tutto. Un amico può essere prezioso per molte altre ragioni, secondo me è sbagliato far corrispondere questa sfera - che è importantissima e certamente non lo nego - con tutta l'amicizia: ovvero, se non c'è questo, non c'è amicizia. Ovviamente non parlo di chi ci disprezza o ci reputa malati, perchè come ho già detto non credo ci sia possibilità di fare amicizia con persone simili (o di mantenere un'amicizia su simili presupposti).

Un amico può essere prezioso per molte altre ragioni, secondo me è sbagliato far corrispondere

questa sfera - che è importantissima e certamente non lo nego - con tutta l'amicizia: ovvero, se

non c'è questo, non c'è amicizia.

 

 

Bada che io non ho parlato solo di sfera privata, ma anche culturale e politica (vedi il mio

riferimento ai diritti glbt, che porta con sé molte cose). Comunque quello che ti ho esposto è

solo il mio modo di essere, e riguarda l'amicizia intesa nel senso proprio del termine (non rapporti

di buona conoscenza, cordialità o buona colleganza). Vale anche la proposizione speculare: se una

persona non arriva a essere per me un amico/a, tenderò a frequentarla poco, a tralasciarla, a

ritenerla magari cara e simpatica, ma a non uscirci mai, o quasi mai.

 

Ma vorrei rivolgerti una domanda: per te quali sono le altre ragioni per cui un amico può essere

prezioso?

Prima di tutto il momento del bisogno, se ho un problema e un caro amico mi aiuta, non è detto che dobbiamo condividere per forza tutto. Poi c'è la questione affettiva. Si può voler bene a chi la pensa diversamente da te o a chi non condivide una tua "scelta" (che scelta non è, nel nostro caso).

Io ho un'immagine quasi utopica dell'amicizia  :eek:, però cerco di restare coi piedi per terra ed apprezzare anche altre cose che una persona può darmi.

Sulle idee politiche poi mi sembra davvero troppo riduttivo. Se si hanno idee molto contrastanti, basta non affrontare argomenti di quel genere. Altrimenti l'amico diventa una specie di riflesso di sè stessi, più che un'altra persona a cui dire qualcosa e da cui farsi dire qualcos'altro. Senza contare poi che idee divergenti su certi temi sono riscontrabili tra i gay stessi... :rotfl:

E' normale pure che deve esserci un terreno comune da cui partire, non lo nego, effettivamente difficilmente potrei avere a che fare con un iraniano integralista, e su questo hai ragione!

secondo me invece bry91 e compagnia bella, vi affrettate troppo a definire alcune persone come il vostro "migliore amico".

col tuo migliore amico dovresti avere un rapporto unico e più che fraterno, e per lui dovrebbe essere quasi naturale interessarsi a questa parte della tua vita tanto importante... o quanto meno non ignorarla, dato che vi volete bene. altrimenti che vi dite? se non gli puoi raccontare tutto che razza di migliore amico è?

Dopotutto l'amicizia vera è la forma d'amore più disinteressata che ci sia

Io non ho mai parlato di migliori amici, personalmente non credo di averne (mi è mancato sempre qualcosa per definire una persona "migliore amico", fin ora). Io mi riferivo a "buoni" amici, persone a cui accordare fiducia, stima, rispetto e affetto, anche se magari non sono usciti esattamente da una puntata di Queer as Folk.  :rotfl:

Metamorphoseon90

Sulle idee politiche poi mi sembra davvero troppo riduttivo. Se si hanno idee molto contrastanti, basta non affrontare argomenti di quel genere.

Su questo sono d'accordo, vabbè che le mie idee politiche sono alquanto confuse, ma tendo a relazionarmi di più con chi ha idee diverse dalle mie.

col tuo migliore amico dovresti avere un rapporto unico e più che fraterno, e per lui dovrebbe essere quasi naturale interessarsi a questa parte della tua vita tanto importante... [...] se non gli puoi raccontare tutto che razza di migliore amico è?

Dopotutto l'amicizia vera è la forma d'amore più disinteressata che ci sia

Ma, obiettivamente, ce ne sono? O forse sono io che non ce l'ho, ma dei cinque amici che ho (sono cinque veramente eh! E manco è una compagnia) solo a mia cugina potrei raccontare quasi tutto, ma tutto tutto no. Solo di lei potrei fidarmi, ma, non so perchè, non la definirei "migliore amica". Per esempio coi due amici di più lunga data non parlerei mai della mia omosessualità perchè non credo proprio che la prenderebbero bene, e quindi mi sto interrogando se sono veramente amici o no. Forse è colpa mia. Sono io parecchio disincantato e cinico?

Ad un altro che conosco da molto meno invece l'ho detto e la presa benissimo.

Bada che io non ho parlato solo di sfera privata, ma anche culturale e politica (vedi il mio

riferimento ai diritti glbt, che porta con sé molte cose).

 

 

 

Sulle idee politiche poi mi sembra davvero troppo riduttivo. Se si hanno idee molto contrastanti,

basta non affrontare argomenti di quel genere.

 

Su questo sono d'accordo, vabbè che le mie idee politiche sono alquanto confuse,

ma tendo a relazionarmi di più con chi ha idee diverse dalle mie.

 

Ehi, ragazzi, avete dato una lettura troppo riduttiva di quel che intendevo con politica  :rotfl:

E' vero che avrei dovuto scrivere «culturale-politico». Ma insomma il senso era questo.

Non intendevo idee politiche nel senso di «quale partito voti?»,

ma soprattutto nel senso culturale, cioè potere discutere di tutto, e confrontare tutto,

e con un certo atteggiamento di fondo, il che implica una supremazia accordata all'onestà intellettuale,

all'intelligenza, al valore del dialogo.

Metamorphoseon90

Ah ecco. Allora se la metti così si, deve esserci una certa affinità, o perlomeno disponibilità al dialogo e confronto.

Con mia cugina e l'altro che sa di me questo dialogo c'è.

Per esempio coi due amici di più lunga data non parlerei mai della mia omosessualità perché non credo proprio che la prenderebbero bene, e quindi mi sto interrogando se sono veramente amici o no.

 

anche io ai miei vecchi amici storici che ho frequentato dalle elementari al liceo non sono stato in grado di dirlo... anche se alla fine sono mezzo dichiarato su facebook quindi lo staranno sospettando.

però non li ho mai considerati dei veri amici, infatti finito il liceo ci siamo persi di vista.

sono rimasti dei buoni conoscenti, non persone degne della mia confidenza.

 

gli amici stretti che ho ora, tutti etero e che si contano su una mano, sanno di me e hanno voluto farmi diverse domande.

mi hanno chiesto come l'hanno presa i miei genitori e come vivessi in generale,

e ogni tanto mi chiedono se mi vedo con qualcuno.

Tutto ciò me li fa sentire molto più vicini

Metamorphoseon90

però non li ho mai considerati dei veri amici, [...], non persone degne della mia confidenza.

Hm, io ne ho uno storico, uno recente, ma non mi confiderei. Non sanno di me

Uno recentissimo e mia cugina, e con loro mi confiderei, ma non del tutto Sanno di me

gli amici stretti che ho ora, tutti etero e che si contano su una mano, sanno di me e hanno voluto farmi diverse domande.

[...]

Tutto ciò me li fa sentire molto più vicini

Quindi te li sei fatti in un'età più matura, magari te li sei potuti scegliere non alla scuola dell'obbligo (convivenza forzata), ma in altri ambiti.

beh per me è stato esattamente così..stesse risposte, solo che io non sono attratto da lui..

e com'è la tua situazione attuale?

 

Adesso siamo amiconi eh, lo vedo tutti i giorni e comunque, almeno superficialmente, stiamo bene in compagnia. Ma quando mi capita di guardarlo negli occhi ogni tanto vorrei dirgli "perché non lo capisci che sono gay??". Non è piacevole. Io ho fatto la mia scelta, ho nascosto sotto il tappeto una parte di me perché avevo paura e forse, dico FORSE, ne è valsa la pena perché finora ho potuto stargli così vicino. Ma col tempo il gioco inizia a non valere più la candela e non so quanto ancora potrò fare finta di niente.. se fosse un amico qualunque non mi importerebbe, ma vorrei poter chiamare migliore amico una persona che sa che sono gay e lo accetta, non una che crede che abbia passato "una fase". Comunque io ne ero innamorato perso (e sinceramente un po'lo sono tuttora) ed è per questo che ho cercato di costruire questo rapporto.. quindi mi sembra che sia un po'diverso..

E' totalmente diverso. Probabilmente lui, dopo la tua dichiarazione, ha potuto leggere determinati tuoi atteggiamenti come una vicinanza in "quel senso" (non sbagliandosi). Gli etero sono spesso superficiali, specie i maschietti, ma non sono mica stupidi...  :rotfl:

E' totalmente diverso. Probabilmente lui, dopo la tua dichiarazione, ha potuto leggere determinati tuoi atteggiamenti come una vicinanza in "quel senso" (non sbagliandosi). Gli etero sono spesso superficiali, specie i maschietti, ma non sono mica stupidi...  :rotfl:

 

Se parli del mio caso, sì, ed ero pure bevuto quindi aveva capito quasi di sicuro, ma la storia in sé è complicata, una volta mi aveva pure dato un bacio, ci sono state diverse cose che hanno destabilizzato sia me che lui. Ergo, ripeto che è stato diverso.

 

[FINE OT]

gli amici stretti che ho ora, tutti etero e che si contano su una mano, sanno di me e hanno voluto farmi diverse domande.

mi hanno chiesto come l'hanno presa i miei genitori e come vivessi in generale,

e ogni tanto mi chiedono se mi vedo con qualcuno.

Tutto ciò me li fa sentire molto più vicini

Quoto.

 

Se iniziano con discorsi del tipo "è tutto nella tua testa", "è solo un periodo", che vadaono dritti dritti nel deretano di qualche puffo  :rotfl:

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