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Lo studio - le nostre esperienze.


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Oggi, su Facebook, un caro amico torinese ha condiviso questo articolo che vi propongo.

 

http://www.repubblica.it/scuola/2011/02/09/news/studio_inutile-12235340/

 

Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni al riguardo, magari condividendo la vostra

 

opinione sul percorso di studi che avete fatto, le esperienze positive  e  negative, le

 

critiche al  sistema di insegnamento  attuato per lo svolgimento  dei  programmi  nei

 

vari  indirizzi, focalizzando  la  vostra attenzione, se  volete, sul 'perché  i  ragazzi non

 

hanno voglia di studiare'.

Link to comment
https://www.gay-forum.it/topic/16536-lo-studio-le-nostre-esperienze/
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Io rispondo con una domanda  :roll:

"perché i ragazzi dovrebbero aver voglia di studiare?"

 

Hai mai pensato che se tutti si ponessero questa domanda prima di aprire un libro qualsiasi, saremmo nell'ignoranza più totale?  :pausa:

 

@Amaranto: E' anche vero che il pezzo di carta fa anche comodo per inserirsi nel mondo del lavoro.

 

Quindi, buon per te che studi con la voglia di farlo e sicuramente, anche se non te l'aspetti, ne ricaverai vantaggio.

secondo me è questione di motivazione: sei motivato a studiare quando una cosa ti interessa, ti incuriosisce.

Non puoi rendere bene su una materia di cui non ti frega niente.

 

x qsto io ho sempre pensato che al di là di tutto, è giusto studiare qlo che piace. E' inutile che ti sforzi di fare scienze infermieristiche solo perché "dà lavoro" se non te ne frega niente delle sc. infermieristiche.

Poi se ci riesci buon x te ma io lo trovo un po' come andare contro natura: sforzarti di fare un percorso non tuo solo perché qsto si vuole oggi, bò, lo trovo contro natura e da rassegnati.

 

Io alle superiori studiavo poco perché ero poco motivata, però mi piaceva studiare certe materie, come tutti.

Ho iniziato a studiare di più all'università perché mi rendevo conto che costava tanto x i miei genitori e qlo è stato il primo motivo. Poi mi sono resa conto che è bello avere un proprio percorso, un proprio bagaglio. Ho studiato sempre qlo che mi piaceva e mi interessava e contunuo a leggere e a studiare solo qlo che mi piace. E ho sempre reso.

 

Secondo me non esistono lauree veramente inutili, dipende dai punti di vista. Per me una laurea non è mai inutile o buttata nel cesso.

Così come trovo triste vedere che ci sono pesone che non amano studiare: scoprite la vostra passione e poi vedrete come avrete voglia di studiare.

 

x me è qstione solo di stimoli, di motivazione e , almeno nel mio caso, anche di avere persone con cui condividere le proprie passoni. x me anche qsto è importante. Non mi piace crescere da sola, io voglio condividere e crescere con qcuno che abbia le mie stesse passioni.

Ahahahaha!!  :pausa:    concordo con Mina. La tua teoria parte da un controsenso: perché chiedersi perché non hanno voglia piuttosto che chiedersi perché dovrebbero averla? 

La scuola non è fatta per essere divertente o per dare un'istruzione che stimoli all'apprendimento e al miglioramento della persona in sé, ma per la formazione di dei cittadini lavoranti. Difatti il risultato è quasi sempre l'opposto: gli studenti con gli anni sentono lo studio come un peso, un dovere e non un diritto. La mia prof di Latino ed Italiano per quanto un po' svampita adora le sue materie e adora trasmettere questo amore agli studenti ma a nessuno -o quasi- la cosa interessa. Perchè vi chiederete? Perché lo studio scolastico e un piacevole apprendimento non hanno nulla a che fare.

Agli studenti vengono offerti due stimoli: il bastone, la minaccia della bocciatura e la perdita di un anno di vita insomma, e la carota, il buon voto incoraggiato da una squallida competitività. Vi renderete conto da soli che chiunque abbia un briciolo di cervello si rende conto che questo è un metodo per far avanzare un quadrupede reticente, non una persona. Difatti molti dei ragazzi più svegli studiano in prospettiva dell'università e del lavoro.

Perché lo studio è noioso? Perché è un lavoro a tempo pieno e non si è fatto mai nulla per renderlo più divertente. Anche filosofia (per me una materia interessantissima, per esempio) viene resa tremendamente pesante per il fatto che un apprendimento volontario e sereno viene convertito in un apprendimento coatto.

 

Io sono dell'opinione che si stava meglio quando si stava peggio. Quando la scuola non era un obbligo ma un privilegio e una scelta e quindi il piacere dello studio era tutt'altra cosa. Tuttavia è necessaria la scuola dell'obbligo per la formazione di cittadini moderni.

Hai mai pensato che se tutti si ponessero questa domanda prima di aprire un libro qualsiasi, saremmo nell'ignoranza più totale?  :pausa:

 

E' inesatto,proprio per il significato stesso del termine "ignoranza".

Una persona ha i suoi interessi,quindi fa di tutto per approfondire i propri interessi.

Ma uno che ama la lingua italiana,mi spieghi cosa se ne fa di algebra matematica scienze arte chimica e quant'altro?

 

Il punto è che la scuola obbliga a studiare,il che è sbagliato.

La scuola dovrebbe venire incontro agli interessi dello studente,ed aiutarlo ad approfondirli.

Io,a 27 anni,avendo fatto tutte le scuole dell'obbligo,ti posso dire che non ricordo un emerita minchia di quanto ho studiato in quegli anni.

Perchè?

Perche' non ero interessato.

Però,caso strano,amando i numeri,mi ricordo benissimo tutte le materie matematiche.

Per come la vedo io,le ore passate a studiare appunto arte,scienze, chimica e via dicendo,sono ore che ho letteralmente (mio malgrado) buttato nel cesso.

E ti giuro,non mi sento assolutamente ignorante,perche' di cose ne so parecchie.

Io invece ritengo che sia importante che ognuno abbia una base in tutto, anche se magari non servirà nella vita, ma ti dà gli strumenti per capirne di più in caso ti servisse.

Al liceo ho avuto anche io delle crisi, non studiavo per via di alcuni professori.

Il risultato è che la matematica me la sono dovuta imparare da sola all'università.

Ma nel complesso sono contenta di quello che studio, ho una discreta fiducia in me e sono contenta del livello a cui sono arrivata. Col senno di poi rifarei lo stesso percorso.

Spero solo di trovare un lavoro che mi permetta di mettere a frutto appieno quello che ho imparato (dpo la triennale ho lavorato per un po' ma mi ero ritrovata a fare l'assistenza tecnica riparando pc... non molto qualificante  :pausa:)

Metamorphoseon90

Io invece ritengo che sia importante che ognuno abbia una base in tutto, anche se magari non servirà nella vita, ma ti dà gli strumenti per capirne di più in caso ti servisse.

Sono d'accordo, a me piaceva studiare al liceo, ne anche adesso, però ho sempre notato che se il professore non riusciva a farmi scattare quell'interesse necessario studiavo sì, ma senza quella passione che invece ho, per esempio, per le materie umanistiche. Eppure anche per certi campi di quelle scientifiche ho ad oggi un interesse grandissimo che, purtroppo, non è mai stato totalmente soddisfatto.

All'università quello che studio mi piace, ma qui sempre tutto dipende da chi ho davanti e spesso devo fare molto da solo.... Ad ogni modo ho scelto l'indirizzo con le materie che più mi piacevano e sono tuttora convinto della scelta (un po' meno della sede)

AndrejMolov89

 

Io adoro ciò che faccio, è una materia che secondo me mi darebbe tanto, ma sono anche alle prese con un carattere di merda. Il mio più grande desiderio è di avere una passione, o comunque qualcosa che mi faccia sentire la mia vita. Seppur provi interesse, la passione non arriva XD.

Sostanzialmente, credo, che l'ambiente in cui si impara sia sbagliato. Per trasmettere qualcosa un insegnante deve avere un minimo di contatto umano con gli studenti. Non deve essere indulgente, perchè umano, ma comprendere, quello sì.

Attualmente le classi hanno una media di 30 allunni. In quale modo si instaura un rapporto motivante? Cioè, è impossibile. Parlando per esperienza personale, ho ricevuto un forte incorraggiamento a studiare grazie ad un insegnante, che pur mantenendo la sua professionalità, mi ha saputo prendere come persona, aiutandomi a valorizzarmi nello studio.

Dalle elementari sino alle superiori sono stato lasciato a me stesso come un relitto. Ho sviluppato un minimo di personalità solo dall'università in poi e sto facendo una fatica enorme a trovare un giusto ritmo e soprattutto a vivere per quel che faccio, pur essendoci un interesse di base abbastanza forte.

Inoltre c'è una diminuzione della severità a causa di insegnanti incapaci. Ovvio che non bisogna dare alla categoria, però, ci sono certi cessi che non dovrebbero insegnare, perché non aiutano neppure a comprendere in modo meccanico la materia.

Io ho fatto molti errori nella mia carriera scolastica, e mi rendo conto che sono stato apatico in molti fronti, però, il mio modus operandi, quello che ho tenuto, ha trovato un terreno fertile in cui "crescere". :sisi:

Credo che lo studio sia, spesso e volentieri, un fattore squisitamente soggettivo.

Non a caso deriva da "studium", il cui primo significato è "passione, desiderio" e non si può ovviamente pretendere che tutti abbiano la stessa passione per qualcosa. La scuola, per quanto siamo tutti d'accordo sul fatto che generalmente non riesca a trasmettere l'amore per la conoscenza, se non altro dà (vabbè, ormai DAVA :sisi:) la possibilità a tutti di entrare in contatto con le branchie più disparate del sapere; dopodichè, un individuo dovrebbe riuscire a discernere tra ciò che non lo aggrada o che lo stimola particolarmente per poi poter proseguire autonomamente nel suo percorso. Oppure anche capire benissimo che, di tutte quelle nozioni e informazioni, non gliene può fregare una beata mazza.

 

Così è stato per me. Al liceo non ho mai avuto insegnanti particolarmente motivanti o passionali circa la loro materia (a parte qualche rarissima eccezione), ma i miei interessi personali sono riusciti a scavalcare la barriera personale e a farmi scoprire, durante le ore di studio coercitivo, che alcune delle cose che studiavo mi appassionavano veramente - nonostante in quel preciso momento avrei voluto fare di tutto fuorchè essere obbligato a sputare sangue su quei libri. E' questo il grande problema, l'obbligo, e forse anche l'età. Ed è una cosa che ho riscontrato anche con le letture che mi venivano propinate a scuola, libri che bisognava leggere entro una determinata scadenza, condizionati a verifiche vertenti su autori per i quali non si ha affatto ancora la mentalità adatta per apprezzarli (infatti molti dei libri che avrei dovuto leggere in quegli anni li ho letti ed apprezzati soltanto ultimamente).

@Mina e GlassOnion: Sono d'accordo con voi, ma la scuola dovrebbe

 

educare l'allievo anche nel rispettare certe scadenze nella vita.

 

Non credo che questi obblighi non servano a nulla, né, tanto

 

meno, che siano qualcosa di negativo, anzi, ti fanno capire che

 

nella vita se non ti dai da fare, per te stesso, sia chiaro, non si va avanti.

 

Per quanto riguarda la capacità degli insegnanti nel motivare, è vero,

 

ci sono parecchi insegnanti che vengono piazzati lì e servono a ben poco.

 

Nel mio caso, fortunatamente, almeno al Liceo, ne ho visti pochi di individui

 

incompetenti. Quanto meno gli insegnanti delle materie principali del mio

 

corso sono stati capaci di stimolarmi abbastanza, fatta eccezione per quella

 

di letteratura italiana e latina, che rincoglionita era e rincoglionita rimane...  :sisi:

Io mi rendo conto che più passa il tempo più le mie conoscenze di latino sfumano verso l'indefinito. Sarà pur sempre una materia che per molti risulta inutile ma è la prova del fatto che ciò che si apprende e non viene più esercitato viene perso nel vuoto. Per ora sono dettagli quelli che mi sfuggono ma con lo scorrere degli anni ricorderò sempre meno e questo non ha alcun collegamento sul fatto che io fossi interessato o meno.

Lo studio che pratico in questi anni è dettato dal puro interesse e nel momento in cui sono costretto a studiare argomenti già trattati la mia attenzione cala drasticamente e i pure i risultati, dato che manca la motivazione. I ripassi per me sono una pratica estenuante perchè tendo a perdere la concentrazione in quanto credo di conoscere a sufficienza l'argomento ma spesso scopro di non padroneggiarlo a sufficienza.

Per esperienza personale posso dire che le motivazioni che stanno dietro allo studio (scolasticamente e accademicamente parlando), quello vero e che si riconosce già nei primi cinque minuti di un'interrogazione, sono, generalizzando molto, le seguenti (l'una non esclude l'altra ovviamente): attitudine, autodisciplina, competitività, interesse, passione, soddisfazione personale.

-Attitudine: già, non è un requisito per coltivare la propria passione, ma credetemi, una persona di per sé poco atta a passare tempo sopra un libro, indipendentemente che piaccia o meno, avrà ben più difficoltà nello studio (ciò non toglie che possa rendere ottimamente in altri campi).

-Autodisciplina: questo è il fattore che secondo me, sia a breve che a lungo termine, rende maggiormente, sempre col presupposto però di avere un interesse, altrimenti alla lunga dell'autodisciplina non ci si fa nulla...

-Competitività: questa può giocare a nostro favore, ma solo in un determinato contesto, e non credo sia alla lunga un fattore di fondamentale importanza, insomma se ne può fare anche a meno.

-Interesse: gli interessi sono associabili alla curiosità, e possono essere di vitale importanza, specialmente dove l'autodisciplina non la fa da padrone; di norma aumentano notevolmente la qualità dello studio, o perlomeno aiutano parecchio in quel senso.

-Passione: la passione non è l'equivalente dell'interesse a mio avviso, è qualcosa che non solo interessa, ma porta anche a una grande gratificazione e si è disposti a tralasciare altre cose, a rinunciarne ad altre e a "combattere" per portarla avanti, anche a discapito di una via più facile o immediata o sicura (o tutte e tre  :sisi:). Alla lunga questa dà risultati importanti, soprattutto a livello personale (non sempre pratico).

-Soddisfazione Personale: questa può essere intesa in vari modi, ma per non "intersecare" le altre motivazioni sopra (nelle quali è spesso presente), la possiamo intendere come una soddisfazione volta all'ottenimento di un risultato finale, che va al di là del "cosa" si deve fare per ottenerlo; questo tipo di gratificazione rende però molto più sofferto il percorso per ottenere quel risultato, ma ci sono evidenti casi che questo può funzionare...

 

Ora, riassumere così l'argomento mi rendo conto sia moooolto limitativo (per non contare che avrò tralasciato una miriade di altre motivazioni) ma è quello che più o meno ho capito.

 

ps. essere obbligati dai genitori non è una "vera motivazione"  :)  (anche se qualche eccezione la conosco, e lì era una buoniiissima motivazione, se non vitale  :love:)

Cassius Hueffer

  Inoltre c'è una diminuzione della severità a causa di insegnanti incapaci. Ovvio che non bisogna dare alla categoria, però, ci sono certi cessi che non dovrebbero insegnare, perché non aiutano neppure a comprendere in modo meccanico la materia.

Per esperienza personale, non si può dare la colpa della diminuzione della severità all'incapacità degli insegnanti. Il problema è che gli insegnanti non possono essere severi perché c'è una totale mancanza di carattere nei bambini. Cerco di spiegarmi: quando andavo alle elementari io (più o meno 15 anni fa) c'erano ancora i maestri che tiravano le orecchie o davano qualche schiaffo, il tutto non meravigliava più di tanto e dopo il pianto iniziale bene o male si ritornava alla normalità. Adesso se anche provi solo a rimproverare un bambino, questo è come se rimanesse traumatizzato e la cosa diventa mortificante per un insegnate. Come può una maestra essere severa se ogni qualvolta richiama un bambino questo inizia a piangere?

Crescendo in questo modo, quando raggiungono le medie, non avendo disciplina diventano ingestibili e quindi il problema è l'opposto.

Per quanto riguarda le materie è vero che non può piacere tutto a tutti, ma è anche vero che si dovrebbe dare la possibilità ai ragazzi di scegliere tra ciò che piace e ciò che non piace, ed è in quest'ottica che nelle scuole dell'obbligo si cerca di dare un inquadramento generale di ogni materia.

Cassius, la tua visione mi sembra estremamente obsoleta. La violenza fisica da parte di un insegnante è perso ridicola e mi rifiuto di metterla in discussione. Gli insegnanti devono essere autorevoli e non autoritari. Un insengnate che forgia il rispetto e l'autocontrollo dei suoi studenti con una austera e repressiva rigidità è un incapace. L'insegnante (elementare) deve portare attraverso la sua figura autorevole, ammirevole e coerente con il sistema che adotta ad un piacere dello studio, perchè le elementari più di ogni altra scuola dovrebbero essere la mediazione fra il piacere dell'apprendimento e il peso dello studio, per la minima quantità di sforzo richiesto. Una volta che lo studente si sente gratificato dal sistema scolastico e comprende il lao positivo della scuola, difficilmente peggiorerà la sua visione della scuola. Una prova è l'andamento scuolastico di chi già dalle elementari ha dei buoni voti e si propone come uno studente conforme al sistema, che è più alto di chi già dalle elementari rifiuta lo studio.

Comunque ci sono modi adatti e non adatti per rimproverare uno studente: se questo sembra traumatizzato o piange è ovvio che il rimprovero è del tutto distruttivo e offensivo, mentre dovrebbe essere costruttivo e correttivo del comportamento errato. Mi sembra chiaro che se un insegnante mortifica uno studente al punto di farlo piangere, questo svilupperà un odio crescente contro la figura dell'insegnante e della struttura scolastica e quindi si rifiuterà, giustamente, di adattarsi. La tua logica mi sembra molto lontana da chi abbia mai avuto a che fare con dei bambini in prima persona.

Cassius Hueffer

Sono stato frainteso o forse non mi sono spiegato bene. Non intendo dire che si deve ritornare alle punizioni corporali, ma semplicemente che si è passati da un estremo ad un altro. I bambini adesso sono cresciuti nella bambagia dai genitori che li trattano come principini, quindi ora ogni volta che li si contraddice è un trauma per loro. Il rimprovero di cui parlo io è un semplice richiamo del tipo: "cosa cosa stai facendo?" fatto ad un bambino che durante la lezione gioca con la macchinina. Mia madre è insegnante e non ha mai alzato una mano sui bambini, ma ultimamente mi racconta cose assurde. Mi parla di bambini di 9 anni che ancora si fanno vestire dalla mamma (e non intendo preparare gli abiti, ma vestire completamente come fossero manichini).

Per non parlare delle mamme che si vanno a lamentare con loro perché vengono assegnati troppi compiti (i troppi compiti sono: una lettura ed un disegno).

L'essere autorevoli comporta porre qualche limite, ma quando chi ti sta davanti è insofferente a tutto perché "tanto c'è mamma che mi copre" il mestiere dell'insegnate diventa difficile.

Una volta che lo studente si sente gratificato dal sistema scolastico e comprende il lao positivo della scuola, difficilmente peggiorerà la sua visione della scuola. Una prova è l'andamento scuolastico di chi già dalle elementari ha dei buoni voti e si propone come uno studente conforme al sistema, che è più alto di chi già dalle elementari rifiuta lo studio.

Ho conoscenze di coetanei che alle elementari andavano benissimo e già dalle medie si sono iniziati a perdere.

La tua logica mi sembra molto lontana da chi abbia mai avuto a che fare con dei bambini in prima persona.

Per varie attività che svolgo nella mia comunità sono a contatto con bambini e ragazzi, quando mi capita di richiamare qualcuno non ho mai usato toni offensivi o insulti al più mi è capitato di alzare il tono oppure ho richiamato i diretti interessati (del tipo: " Tizio, Caio, Sempronio smettetela"), non mi sembra di aver offeso qualcuno in questo modo.

Evidentemente "alzare la voce" funziona anche con gli adulti.

Cassius - dopo il richiamo di Dreamer - è passato da

Cerco di spiegarmi: quando andavo alle elementari io (più o meno 15 anni fa) c'erano ancora i maestri che tiravano le orecchie o davano qualche schiaffo, il tutto non meravigliava più di tanto e dopo il pianto iniziale bene o male si ritornava alla normalità.

a un più parco

Il rimprovero di cui parlo io è un semplice richiamo del tipo: "cosa cosa stai facendo?

:sisi:

Cassius Hueffer

A quando pare devo andare a ripetizioni di italiano visto che mi è impossibile farmi capire...

Allora:

nel passato (quando io andavo alle elementari) si usavano le punizioni corporali. Questo è un dato di fatto, ma non significa che io sia d'accordo con tali punizioni.

nel presente

Adesso se anche provi solo a rimproverare un bambino, questo è come se rimanesse traumatizzato e la cosa diventa mortificante per un insegnate.

era a questa frase che si riferiva:

Il rimprovero di cui parlo io è un semplice richiamo del tipo: "cosa cosa stai facendo?"

Il mio intento non è assolutamente quello di difendere la violenza verso i bambini, la ritengo un atto orribile e chiedo quindi scusa se il mio messaggio è stato interpretato in questa maniera.

AndrejMolov89

Questo è un problema più che altro sociale. I genitori si lamentano della severità degli insegnanti perché guardano da un ottica totalmente familiare la faccenda.

Non è importante se ci sia o meno un danno fatto dal proprio pargolo, ma è importante ciò che la critica dell'insegnante fa al bambino e quindi alla famiglia. In Italia, secondo me, si ha un idea del nucleo famigliare molto individualistica, non c'è la concezione del rispetto per l'altro,ma per il rispetto all'interno del nucleo. Questo porta a vedere i rapporti con gli insegnanti in modo molto ostile; io stesso ho abusato di questo perverso meccanismo, perché mi toglieva la responsabilità che io cercavo di evitare in tutti i modi possibili.

Ovviamente ci sono gli insegnanti incapaci, ma questo è un altro problema intrinseco della vita italiana: la staticità. Si raggiunge un posto e non lo si molla, non si lotta, lo si ha conquistato una e una volta sola. Avevo certi insegnanti che spiegavano chimica che non sapevano la formula dell'acqua, oppure che ci insegnavano le cose sbagliate e questa impostazione ci ha portato a non poter neppure provare qualsivoglia test per le facoltà di medicina, in quanto in chimica, biologia e scienze della terra eravamo totalmente impreparati. Oppure in italiano, che non ci era permesso di dare un interpretazione personale alla faccenda, bisognava seguire semplicemente lo schema del professore senza porsi domande, seguire le freccie e null'altro. Qui non sto togliendo la responsabilità agli studenti, ma è evidente che senza una guida adeguata le energie si disperdono, lo dico perché ho il problema di organizzarmi e pormi degli obbiettivi, quindi subisco questo atteggiamento "a-direzionale" nella mia vita personale che mi blocca in molte attività.

Ho avuto insegnanti impreparati in certe cose, che comunque mi hanno motivato, perché sopperivano le lacune e l'estremo didatticismo, con una completa comprensione di quello che spiegavano entro dei binari fissi.

A volte, invece, ci sono insegnanti con manie di grandezza e pazzi. Il professore di mia sorella di filosofia era matto come un cavallo. Una volta è entrato e ha detto che il giorno dopo avrebbe fatto un compito su 4 capitoli che doveva ancora spiegare. Abuso di potere, impreparazione oppure volontà di plagiare, ci sono anche questi nel corpo insegnante. Come per gli studenti c'è assenza reale di comprensione delle proprie responsabilità - io per primo - e assenza di autodisciplina e volontà di migliorarsi come persone inserite nella società.

 

Parlo ovviamente da studente cazzone di prima categoria, cioè, se ripenso al periodo delle superiori mi viene da piangere da quanto sono stato cazzone ed ignorante.

Le punizioni corporali?

 

Ma son finite da quel dì...

 

Semmai un tempo gli insegnanti erano circondati

da un certo consenso sociale ed i familiari avevano

un timore reverenziale, che però era più inspirato

loro da un senso di inferiorità gerarchica, che daun

rispetto reale per la cultura.

Il rimprovero di cui parlo io è un semplice richiamo del tipo: "cosa cosa stai facendo?" fatto ad un bambino che durante la lezione gioca con la macchinina.

Evidentemente il riprovero è posto in maniera aggressiva e scorretta, oppure hai interpretato male la risposta emozionale del bambino, perché mi sembra assurdo che ad un "Cosa cosa stai facendo?" un bambino sviluppi un'emozione che vada oltre l'imbarazzo e il senso di colpa dell'aver disubbidito. Inoltre ripeto che ad un rimprovero bisogna aggiungere una spiegazione; far capire cioé allo studente che non si può giocare durante le lezioni non perché io insengnate non voglio ma perché in quel modo è impossibile seguire e quindi si va a perdere la gratifica e incorrere nel brutto voto.

Per non parlare delle mamme che si vanno a lamentare con loro perché vengono assegnati troppi compiti (i troppi compiti sono: una lettura ed un disegno).

Sta all'intelligenza dell'insegnante dividere le proteste motivate da quelle immotivate ed inutili.

Per varie attività che svolgo nella mia comunità sono a contatto con bambini e ragazzi, quando mi capita di richiamare qualcuno non ho mai usato toni offensivi o insulti al più mi è capitato di alzare il tono oppure ho richiamato i diretti interessati (del tipo: " Tizio, Caio, Sempronio smettetela"), non mi sembra di aver offeso qualcuno in questo modo.

Supporre che alzare la voce non offenda il bambino mi sembra fin troppo ingenuo. Il rimprovero di per sé viene accompagnato da un senso di inadeguatezza e imbarazzo quindi a meno che non sia necessario alzare la voce per farsi sentire, mi sembra un gesto diseducativo quello di un educatore che grida.

Ho conoscenze di coetanei che alle elementari andavano benissimo e già dalle medie si sono iniziati a perdere.

Concordo, ma non conosco nessuno che ha fatto il contrario. Se l'approccio alle elementari è negativo, rimane tale o semmai peggiora.

 

Detto questo non nego che i genitori, persa l'usanza di una gerarchia con rigide regole, non abbiano mai imparato ad educare i figli ad un rispetto della scuola. Ma non vedo come la scuola possa porre rimedio a tutto questo irrigidendosi su se stessa.

Cassius Hueffer
Concordo, ma non conosco nessuno che ha fatto il contrario. Se l'approccio alle elementari è negativo, rimane tale o semmai peggiora.

nel tuo primo post hai detto il contrario

Supporre che alzare la voce non offenda il bambino mi sembra fin troppo ingenuo. Il rimprovero di per sé viene accompagnato da un senso di inadeguatezza e imbarazzo quindi a meno che non sia necessario alzare la voce per farsi sentire, mi sembra un gesto diseducativo quello di un educatore che grida.

alzare il tono della voce non vuol dire gridare.

Ma non vedo come la scuola possa porre rimedio a tutto questo irrigidendosi su se stessa.

Dove l'ho detto? Ho detto che i genitori dovrebbero fare il loro "lavoro" in modo che anche l'insegnante possa fare il suo senza rischiare che un richiamo sembri una cosa strana al bambino.

A questo punto si pretende che l'insegnante faccia il suo mestiere senza l'appoggio della famiglia che in ogni caso è pronta a prendere le difese del pargolo; muovendosi con gentilezza e dolcezza perché altrimenti rischierebbe di offendere l'estrema sensibilità del bambino; intrattenendo gli alunni in modo che le sue materie sembrino interessanti; venendo pagata in maniera ridicola; con delle risorse a disposizione minime. Vi ricordo che stiamo parlando di persone e non di santi.

Detto questo è vero che nella scuola ci sono molte persone inadeguate, ma il mio intento era quello di farvi capire anche il punto di vista degli insegnanti perché è troppo facile mettersi dalla parte degli studenti e criticare il sistema scolastico, ma la questione non si riduce solo a questo.

Io davo lezioni private e poiché le famiglie pagavano,

pretendevano anche dei risultati. E pretendendoli

mi avrebbe pure autorizzato all'uso della frusta :love:

 

Morale della favola: volete dei risultati dai fanciulli?

Fate pesare sulla famiglia i rischi di uno scarso rendimento.

:sisi:

Oggi sull'Internazionale c'era un articolo interessante intitolato Il ruggito di mamma tigre, sull'esperienza di una docente sino-statunitense che ha scritto un libro sulla sua maniera di educare le figlie pretendendo sempre il massimo da loro.

Devo ammettere che l'ho trovato interessante, anche se non penso che applicherei in toto (es: 6 ore di studio del pianoforte al giorno) i suoi metodi.

Bè purtroppo non si può pretendere che tutti gli insegnanti siano dei veri 'leader', ma per esempio sarebbe una buona idea legare lo stipendio dell'insegnante al suo rendimento in classe (anche se mi rendo conto, può essere difficile soprattutto nei livelli più "bassi", nel senso di scuole elementari soprattutto) e prevedendo la possibilità di licenziamento non solo sulla base di un comportamento "criminale" dell'insegnante, ma anche sulla base di un'effettiva incapacità di insegnamento o impreparazione sulla propria materia.

Detto questo.. mi dispiace proprio ma devo dar ragione a chi dice che i bambini, oggi, sono spesso trattati come principi dalle famiglie e che gli insegnanti si ritrovano di fronte dei bambini che non solo non studiano, ma pretendono di essere giustificati per questo (e la cosa tragica è che spesso accade, in famiglia). Inoltre, è vero che un bambino interessato si applicherà meglio allo studio, ma se quel bambino non ha "interesse a interessarsi", come la si mette? Perchè gli insegnanti possano riuscire ad affascinare i bambini bisogna che i bambini ascoltino quello che l'insegnante dice e capiscano che in quel momento l'insegnante costituisce l'autorità. Se non hanno idea di che cosa sia l'autorità o il rispetto, è semplicemente impossibile.

  • 2 weeks later...

personalmente lo studio è una delle cose in cui posso sentirmi realizzato,mi dà tante soddisfazioni e posso dire di avere una maggiare apertura mentale rispetto a qualche anno fa.Certo che non tutti i giorni ho voglia di studiare,resterebbe un utopia pensare a una scuola dove le lezioni vengono fatte personalizzate in base all'alunno...Non tutto ciò che studio mi piace,anzi poche sono le cose che mi interessano.Io studio per costruirmi un futuro,chi non studi rimanga allo stato primordiale.Cosa ci distingue dalla bestia se non siamo poi civilizzati?

la cultura ci rende liberi da chi magari vuole ingannarci perchè sa più di noi.

simply_dreamer

oggi come oggi, non ci si sente motivati a studiare perchè l'attinenza fra una laurea e il lavoro che il laureato andrà concretamente a svolgere terminato il corso di studio è veramente minima. ora più che mai. e quindi si pensa che un titolo di studio, serva esclusivamente a svolgere un determinato lavoro ed è così, ma non completamente. studiare serve per renderci consapevoli di ciò che ci circonda, accrescendo la nostra cultura personale. riguardo gli insegnati... bè non me la sento di esprimere un opinione. io stesso ho avuto degli insegnanti che non meritavano quel posto, perchè incapaci di relazionarsi con gli studenti e questo uno studente lo percepisce subito. cmq rimango dell'idea che il detto "impara l'arte e mettila da parte", sia  :gha:

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