AndrejMolov89 Posted February 28, 2011 Share Posted February 28, 2011 Questo topic lo scrivo per partito preso. L'Italia, oltre ad essere famosa per le opere d'arte, è altrettanto famosa per i : rischi idrogeologici, rischi sismici, rischi vulcanici. Una triade perfetta di eventi naturali inevitabili - soprattutto gli ultimi due-, ma limitabili. L’Italia cade letteralmente a pezzi. Cinquecentomila sono le frane censite. Il 70 per cento del territorio nazionale è a rischio idrogeologico, per un totale di 5mila 581 Comuni. Da Nord a Sud in quasi tutte le regioni è elevatissimo il rischio sismico. Sono numeri che rispuntano fuori, dopo ogni calamità. Ribadirli dovrebbe suonare quasi banale. Eppure il governo Berlusconi, in barba a qualsiasi politica di prevenzione, ha deciso di chiudere i tre quarti dei dipartimenti universitari di geologia in Italia. È la conseguenza della riforma universitaria del ministro Gelmini. Dopo la riduzione degli stanziamenti e un piano straordinario per il rischio idrogeologico mai veramente partito, ora la scure viene calata sulla ricerca. «In questo modo – è l’allarme che lancia Gian Vito Graziano, presidente dell’Ordine nazionale dei geologi italiani - si rischia di raggiungere un punto di non ritorno. Si smette di salvaguardare il Paese dai grandi rischi e si preferisce rincorrere le emergenze»[....]Si rischia dunque di azzerare la ricerca, nonostante la geologia italiana rappresenti a livello internazionale un vero e proprio settore di eccellenza. Secondo l’agenzia internazionale di ranking scientifico Scimago, le Scienze della terra italiane, per pubblicazioni e qualità della ricerca, si posizionano al nono posto (in una classifica che comprende oltre 200 paesi) dietro al Giappone e alla Germania e davanti a paesi come l’Australia, la Svezia, l’Olanda e la Spagna. «Sembra quasi che all’aumentare delle calamità naturali – spiega Rodolfo Carosi, preside del corso di laurea di geologia a Pisa e componente del Consiglio nazionale dei geologi - ci sia un disegno perverso teso a ridimensionare la crescita di quei professionisti che incassano a livello internazionale i riconoscimenti più alti» *http://www.terranews.it/news/2011/02/il-governo-cancella-le-facolta-di-geologia Si sta uccidendo un importante settore, ma soprattutto si sta uccidendo il rispetto per il territorio, si sta uccidendo la responsabilità e l'amore per l'ambiente in cui abitiamo. Questo topic, seppur parta da premesse geologiche, è anche un modo per fare una riflessione: da quando curare è meglio che prevenire? E soprattutto che valore ha la ricerca scientifica? (l'idea del topic mi è nata dal topic su ruby, ruby, in cui sembra che l'italia debba sacrificare gli studi umanistici per la ricerca scientifica d'avanguarda) In tutti i settori della vita pubblica italiana c'è questa tendenza di curare il danno, e non prevenirlo, come se ci augurassimo le tragedie. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Rbert Posted February 28, 2011 Share Posted February 28, 2011 In quanto a tragedie: la ricerca è spesa pubblica, il disastro è speculazione privata. La prevenzione "conviene soltanto alla collettività", e per prevenire certi disastri sarebbe bastato molto meno della "ricerca d'avanguardia". In qualsiasi campo. Riguardo alla premessa: la fusione con dipartimenti affini non mi sembra così tragica (i finanziamenti briciole sono e briciole restano, e sono proporzionali alla dimensione del dip.to), perlomeno in atenei medio-grandi dove "scienze della terra" non è l'unico dell'area GEO/xx. (all'autore dell'articolo costava tanto spendere qualche secondo su google, per scoprire che facoltà, dipartimento e corso sono tre organi distinti, non sinonimi?) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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