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sentirsi inappagati dalla realtà contingente


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Capisco il senso di vuoto che provi. Anche io a volte mi guardo attorno e provo un certi senso sia di in innapagatezza come anche di inadeguità. Ma io ho imparato ad essere una persona positiva e piuttosto che lasciarmi invadere da tutti gli apsetti negativi,  cerco di trovare sempre ciò che di positivo mi circonda. Trovato ciò che ci stà di positivo cerco di usarlo come punto di partenza per far si che si diffonda. Impegnati nel perseguire le tue aspirazioni e quan 'alltro, non lasciare che la tua vita passi alla ricerca di concetti troppo astratti, correresti il rischio di vedere il classico bicchiere sempre mezzo vuoto. Impara a vederlo mezzo pieno e tutto ti apparirà sotto un occhio diverso.

Ad una situazione così prospettata,si dovrebbe reagire

prendendo atto che il senso di insoddisfazione proiettato

sulla realtà "contingente", nasce, ha una sorgente interiore.

 

Questa mancanza di desiderio, molto spesso in un giovane gay

si radica su un residuo omofobico ( non a caso si parla fin dall'inizio

della possibilità di un fidanzato, anche se per escluderla )

 

L'aspirazione ad un rapporto alto, spirituale, ad una nobilitazione

dei rapporti personali e dell'approccio alla realtà è un meccanismo

di difesa rispetto ad una realtà che viene svilita per non essere

affrontata, inoltre alimenta una intellettualizzazione narcisistica

che difende da un inconscio timore di non essere completamente

accettabili ai propri occhi.

 

L'associazione fra questo approccio e la banalizzazione del "semplice

fidanzato" ci chiarisce in modo inequivocabile che tutto ciò ha a che

vedere con la propria omosessualità, ma se parliamo di sessualità il

"semplice" fidanzato, non è affatto semplice nè banale...è la méta

prefissa all'orientamento sessuale.

  • 2 weeks later...

Quando provavo il senso di vuoto che descrivi era intorno ai 20 anni fa...

non avevo ancora capito la mia inclinazione sessuale,

non avevo chiari progetti per il futuro,

non avevo amicizie costruttive che mi stimolassero a maturare e

non avevo figure alle quali aspirare.

Tutto mi appariva banale, insignificante.

Mi credevo "al di sopra" e pensavo che il mio disagio ne fosse la prova.

 

Ho vissuto allo sbando/sballo, quasi un decennio... da dimenticare.

 

Dopodiché, travolto dalle responsabilità che vengono con l'indipendenza, mi sono ritrovato a fare i conti con la realtà.

Ho capito che ero uno come tanti altri alle prese con i problemi che hanno praticamente quasi tutti.

Forse solo più sensibile. Forse solo più fragile. Non necessariamente, ma non un "illuminato" di certo...

 

Quando mi sono guardato con obiettività, ho visto con obiettività anche il resto del mondo.

Quando ho capito chi ero e cosa volevo dalla vita, mi è sembrata d'improvviso... "piena"...

 

Tu? Ti vedi con obiettività? Sai chi sei, cosa vuoi? Sinceramente? Senza alcun pregiudizio o illusione?

 

Può sempre capitare di provare un senso di vuoto, a chiunque.

Io ho imparato a considerarlo un segno di confusione/smarrimento interiore.

Quando capita, mi prendo il mio tempo e rifletto.

Spesso dietro quel vuoto si cela una verità che non vogliamo vedere.

 

 

Magari sono fuori strada, ma farci un pensiero non nuoce.

Facci sapere, wink.gif

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