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I Gay-Pride


Cosgrove

Siete mai stati a un Pride?  

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  1. 1. Siete mai stati a un Pride?

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Non si può fare l'elogio ad una visione parziale, Hinzelmann.

Pretendere che la storia abbia un'interpretazione univoca è incredibilmente puerile,

come se un libro fosse la Bibbia (da qui il mio accostamento con la religione).

 

Detto questo, l'ho letto? No.

Sono disinformato? Nel complesso non credo.

 

Però se credi che non aver letto un libro interdica a scrivere su questo topic, manda un MP al moderatore,

sono certo che le credenziali per esprimere la mia opinione saranno attentamente valutate.

 

Ad ogni modo sono sicuro che, come gli altri, tu sia in grado di esporre argomentazioni valide e non

debba ricorrere a questi mezzucci per delegittimare l'opinione altrui. Così facendo offendi la tua intelligenza.

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Il pride non deve comunicare con gli etero omofobi, ma con quelli

che si credono evoluti o pensano di esserlo, che credono di aver

già risolto la questione omosessuale perchè in fondo ognuno è

libero di fare della propria vita privata ciò che vuole.

 

Ehm, sì ognuno è LIBERO di fare quello che vuole con la propria vita. La comunità deve riunire le forze e lottare per evitare violenze fisiche, verbali, ottenere diritti. Non può "obbligare" a seguire una dottrina e farti piacere per forza cose che non sono. I gay prima di essere gay sono persone e ognuno è libero di viversi la sua vita come meglio crede! Se ai miei amici non piace andare a ballare non posso costringerli solo perché io penso che la gente divertente debba andare per forza a ballare. Lo scopo della comunità dovrebbe limitarsi a dare la libertà a tutti di viversi la vita come meglio crede e NON a dare regole o dottrine da seguire per essere dei "veri "gay. Sinceramente sembra una cosa peggio della Chiesa.

 

 

 

Il punto è che non credo che certi atteggiamenti siano propri di queste persone in quanto gay. Credo piuttosto che questo modo di manifestare o

comunque un certo modo di vivere ed esprimere la propria omosessualità sia semplicemente un fattore culturale ma non naturale. Un mix di stereotipi

etero ed atteggiamenti nati "per contrasto" che a mio parere non hanno nulla a che vedere con l'omosessualità. Io credo che si sia creata una sorta

di vera e propria cultura gay che mette al centro di tutto il sesso, la vanità e la frivolezza, il primo era un elemento necessario ai tempi in cui essere gay

doveva rimanere una "affare privato" e veniva relegato all'ambito delle "perversioni" e che in seguito gli etero ci hanno attribuito come carattere identitario,

gli altri due sono nati per contrasto, forse come strumento di difesa contro l'omofobia.

 

Concordo al 100%, un'analisi intelligente come sempre! Si riallaccia anche al mio discorso dei gay veterani.

 

 

Per il discorso del libro non ho parole!!E' un po' come se un etero dovesse leggersi la storia del'amore etero per capire come deve fare per essere etero e amare realmente una donna. Dai ragazzi... Anche perché l'omoaffettività pubblica è un concetto parecchio recente e ancora in evoluzione e trasformazione, quindi sinceramente quei libri oltre a essere accessori possiamo anche considerarli carta straccia dal mio punto di vista. E lo dico da un'esperienza abbastanza personale come quella tra me e il mio ragazzo visto che col tempo il suo modo di dare affetto si è evoluto e si è affinato notevolmente. Non c'entra nulla il fatto che sia più innamorato di me o cerchi di farmi "contento", ma vedo proprio che ha scoperto nuovi modi di dare affetto che prima forse per via delle relazioni omosessuali che ha avuto non conosceva. I primi tempi li vedeva stranissimi e io "Hmmm, guarda che qualsiasi coppia lo fa, o almeno tutte quelle con cui sono stato!". Non scendo in esempi, ma spero abbiate capito il concetto ;)

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Credo che quando si parla di "cultura gay" pensiamo a due cose diverse.

 

A qualcuno vengono in mente programmi trash, moda e locali per rimorchiare;

ad altri vengono in mente filosofi francesi, corone funebri e cineforum :)

 

E la cosa buffa è che sono i primi ad accusare i secondi

di avere una visione "solo sessuale" dell'omosessualità;

salvo poi additarli come "sfigati" se vestono casual

o se vanno a una retrospettiva di Jarman invece che in disco...

 

La differenza vera tra le generazioni non è sui libri letti,

quanto piuttosto nell'approccio attivo-militante

(organizzare conferenze e manifestazioni, raccogliere fondi...)

che potevo avere io a vent'anni e l'approccio passivo-consumatore

(utilizzare dei servizi per la comunità - come chat e locali - e lamentarsi della loro qualità)

che hanno invece i ventenni di oggi.

 

Tranne alcune lodevoli eccezioni (flash mob e video su youtube)

i giovani gay contemporanei hanno un atteggiamento solo ricettivo

nei confronti della loro omosessualità, vivono in una dimensione tutta ritirata nel privato.

Vanno nelle chat e nei locali - si fidanzano - poi disprezzano le chat e i locali e la cosa finisce lì.

E una volta accasati si lamentano perché gli altri non risolvono i loro problemi

o perché organizzano le cose diversamente da come lo farebbero loro...

 

Quello che serve non è un conflitto generazionale,

ma uno scatto di orgoglio generazionale.

Qualcosa di più consistente di far girare notizie su Facebook

(che appunto non è un fine, ma un mezzo: ma un mezzo per fare cosa?)

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Non si può fare l'elogio ad una visione parziale, Hinzelmann.

Pretendere che la storia abbia un'interpretazione univoca è incredibilmente puerile,

come se un libro fosse la Bibbia (da qui il mio accostamento con la religione).

 

Detto questo, l'ho letto? No.

Sono disinformato? Nel complesso non credo.

 

Però se credi che non aver letto un libro interdica a scrivere su questo topic, manda un MP al moderatore,

sono certo che le credenziali per esprimere la mia opinione saranno attentamente valutate.

 

Ad ogni modo sono sicuro che, come gli altri, tu sia in grado di esporre argomentazioni valide e non

debba ricorrere a questi mezzucci per delegittimare l'opinione altrui. Così facendo offendi la tua intelligenza.

 

Quale mezzuccio?

 

Semplicemente parli di cose che, come pacificamente ammetti, non conosci

 

Il minimo per sostenere che una certa visione è parziale, mi pare sia prima averla

letta per come esposta da qualcuno

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A qualcuno vengono in mente programmi trash, moda e locali per rimorchiare;

ad altri vengono in mente filosofi francesi, corone funebri e cineforum :)

 

Alamdel, magari tutti i gay conoscessero Verlaine e Rimbaud quanto conoscono Platinette e Malgioglio,

mi pare evidente che la cultura dominante è tutt'altra.

 

Ad ogni modo riuscite - come fa Isher - a parlare dell'argomento in questione senza delegittimare le opinioni altrui?

 

Prima avete tirato fuori l'omofobia interiore, poi i libri ( :D ), poi il fatto che siamo discotecari passivo-consumatori

(per la cronaca credo di essere l'unico iscritto del Mieli che non ha mai messo piede al Mucca).

 

Forse non avete argomentazioni da addurre il che mi rende sempre più sicuro di avere ragione.

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AndrejMolov89

Diciamo che se non si conosce un testo, è corretto - ammetto per primo di esserlo non tanto corretto- non considerare l'attributo di parzialità come qualcosa di assoluto, ma come un opinione. Cioè, mi pare giusto da un lato. Se non conosco i testi non posso difenderli, né attaccarli se non superficialmente. Quindi la mia opinione non risulta molto costruttiva sia in senso positivo, che negativo.

 

@@Isher ha ragione quando dice che puoi avere la tua sensibilità, ma di fatto quest'ultima non deve impedirti di partecipare attivamente, oppure negare la possibilità di poterlo fare agli altri. Il fatto che determinate persone ti diano l'impressione di essere "false", cioè di non dare una rappresentazione della loro omosessualità, è anche questo un commento generalizzante, secondo me. Perché magari ce ne sono alcune che non sono così nella vita di tutti i giorni, ma altre sì. Per quanto riguarda l'aspetto carnevalesco... credo che sia in linea con la ricorrenza festeggiata. A stonewall non c'erano avvocati che lanciavano ventiquattrore contro la polizia che facevano la solita retata...

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Non è questione di deligittimare, se una persona parla di

cultura gay ed introduce il fatto che sia il prodotto di un

contesto storico ( in sostanza del passato, di vecchie

generazioni ) tale per cui oggi il progresso va in una

direzione diversa....dovrebbe avere l'interesse di studiare

la storia Lgbt.

 

Allo stesso identico modo in cui Isher ti dice : vai, fai qualcosa

di concreto...invece di polemizzare.

 

Io dico: se sostieni questa ipotesi, studia, leggi qualcosa invece

di polemizzare con una "cultura gay" di cui ammetti di non conoscere

niente.

 

In entrambi i casi: polemizzo, ma non organizzo ; polemizzo ma non leggo

il risultato è che Altair polemizza e basta.

 

Il tuo atteggiamento è un atteggiamento poco costruttivo che si delegittima da solo

non c'è bisogno che lo faccia Almadel o io o altri ancora...

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Altair, ti convinci facilmente di avere ragione, eh? :)

 

Non c'è in verità alcuna necessità di delegittimare le tue opinioni.

Tu pensi che il Gay Pride in Italia non funzioni perché alla Mussolini e a Giovanardi non piace l'esibizionismo;

io penso che non funzioni perché in Italia persino alcuni gay di sinistra la pensano come loro.

Hai assunto in blocco le loro critiche e questo straordinariamente ti fa sentire moderno.

 

Fortunatamente - sia per te che per me - è estremamente facile uscire da questa polemica.

A te basta dimostrarmi che il tuo non è solo un problema di vigliaccheria, pigrizia o ignoranza;

a me basta dimostrarti che non sono aprioristicamente a favore dell'esibizionismo

e che la dimensione collettiva dell'omosessualità che mi interessa sono i diritti e non il sesso.

 

Come si fa? E' semplicissimo: cominci a fare qualcosa di concreto e incassi il mio plauso.

Anche perché non ci sarà mai più un momento migliore di questo per farlo (la tua vita universitaria)

né una città altrettanto disponibile (Roma nel 2012), né persone migliori (una coppia stabile e non macchiettistica).

 

La militanza gay è in primo luogo produzione (di eventi, di contenuti, di comunicazione interpersonale)

e solo secondariamente è ricezione di ciò che gli altri omosessuali producono.

Intendo dire che non è assolutamente importante quello che fanno gli altri:

perché conta principalmente quello che fai tu.

 

Se io faccio pubbliche letture di Rimbaud, di Proust, di Whitman o di Saffo,

non mi devo preoccupare se gli altri conoscono Malgioglio o Platinette.

Se io non faccio nulla per la promozione culturale, chi altri lo farà?

Se io non sostengo la proiezione di Un Chant d'Amour di Genet

come potrò lamentarmi se i gay guardano solo Amici?

 

E' chiaro che questo vale anche per la mia presenza al Gay Pride;

ma se davvero temo che i giornalisti non mi fotografino

- così maschio, così sobrio, così intellettuale -

allora farò in modo che mi fotografino in un'altra occasione.

 

Perché se il problema è la rappresentazione che i media danno dell'omosessualità,

allora la battaglia si concentra completamente sulla visibilità.

E tutti i nostri sforzi saranno tesi a mettere la foto di Altair e de IlRomantico su La Repubblica:

così finalmente anche Giovanardi e la Mussolini dovranno ricredersi.

 

In quale altro modo si dovrebbe procedere?

La sfida è questa: il prossimo articolo sui gay in prima pagina deve avere te

e non un go-go boy vestito da diavoletto, giusto?

Un bell'articolo su Pride dedicato alle "coppie normali"

invece che alle migliori saune del Nord Italia....

 

Ovviamente non sareste mai d'accordo:

perché avete la pretesa che si facciano avanti sempre gli altri.

Perché siete abituati a non lottare, a non esporvi in prima persona,

a sparare giudizi guardando la televisione da dentro un armadio.

Consumatori passivi di una rappresentazione verso la quale

volete mantenere il diritto di lagnarvi e basta.

 

O no? Oppure mi sbaglio?

Siete davvero vittime dei giornalisti che fotografano solo i culi nudi e mai voi?

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Però ammetterete che quello che dice Altair non sia poi così tanto falso. E' da pagine di topic che appena rispondiamo alle vostre critiche ne cercate altre di tutt'altro genere cambiando del tutto argomento!Prima era l'omofobia interiorizzata (???), poi gli studi dei libri (!!!???) e ora Almadel con l'ultima trovata che i gay veterani sono degli attivisti e i nuovi dei pigri consumatori... suvvia... tra l'altro che razza di argomentazione è?Per me NON c'è alcuna differenza tra i programmi trash e quelli filosofici o da cineforum, sempre di cose di NICCHIA si sta parlando. Inoltre ho sempre trovato di cattivo gusto chi fa volontariato o attivismo e in un certo senso lo rinfaccia o se ne vanta, le cose si fanno col CUORE sennò con atteggiamenti del genere sembra che la gente lo faccia solo per pulirsi la coscienza. E resti chiaro che io sono il primo ad ammirare e a ringranziare di cuore chi si dedica al volontariato e all'attivismo, a patto che venga fatto senza doppi scopi o senza ostentazione.

 

Almadel a poco servirebbe il servizio di me o Altair su Repubblica se poi la comunità decide di manifestare in un certo modo. Paradossalmente potremmo anche essere presi per falsi in quanto il commento medio potrebbe essere "Si questi giocano a fare i sobri e i <normali>, ma in realtà poi vanno al gaypride col culo all'aria e i vestiti di piume". Dev'essere la comunità a darsi una svegliata in generale non certo l'iniziativa di 10-20 persone...

 

Il mio attivismo si limita a vivere con il mio compagno, ma non so quanto possa essere peggiore di un gay che non fa altro che autoghettizzarsi...

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Però ammetterete che quello che dice Altair non sia poi così tanto falso.

 

Eì falso perché ovunque nel Mondo,

non è stato necessario cambiare il Pride per cambiare

il modo che hanno gli etero di percepirci.

Ovunque significa ovunque.

 

Se vi viene in mente un solo caso nella Storia

nel quale prima abbiano cambiato il Pride e dopo abbiano ottenuto leggi

allora ditecelo. Altrimenti le vostre argomentazioni sono solo fuffa.

 

E' da pagine di topic che appena rispondiamo alle vostre critiche ne cercate altre di tutt'altro genere cambiando del tutto argomento!Prima era l'omofobia interiorizzata (???), poi gli studi dei libri (!!!???) e ora Almadel con l'ultima trovata che i gay veterani sono degli attivisti e i nuovi dei pigri consumatori... suvvia... tra l'altro che razza di argomentazione è?

 

Guarda che l'argomentazione è sempre la stessa...

Siete qui che aspettate che gli altri facciano qualcosa,

perché voi non avete le palle di fare nulla.

E volete che gli altri facciano le cose come dite voi...

 

Per me NON c'è alcuna differenza tra i programmi trash e quelli filosofici o da cineforum, sempre di cose di NICCHIA si sta parlando. Inoltre ho sempre trovato di cattivo gusto chi fa volontariato o attivismo e in un certo senso lo rinfaccia o se ne vanta, le cose si fanno col CUORE sennò con atteggiamenti del genere sembra che la gente lo faccia solo per pulirsi la coscienza. E resti chiaro che io sono il primo ad ammirare e a ringranziare di cuore chi si dedica al volontariato e all'attivismo, a patto che venga fatto senza doppi scopi o senza ostentazione.

 

Fai una cosa bella.

Smetti sia di "ringraziare" sia di "trovare di cattivo gusto".

Fai qualcosa di tuo e basta, fregandotene dei "veterani".

Esponiti in prima persona e dimostra quanto sei "diverso".

 

Quando tuo figlio sarà grande, tu cosa gli dirai?

Gli dirai che quando gli altri gay si battevano per farti adottare,

tu te ne stavi dietro a una tastiera a pretendere che ci fossero

meno palloncino a forma di caxxo alle manifestazioni?

 

Eh no! Quando lui sarà grande tu gli dirai:

"Eh, quando gli altri gay avevano i palloncini a forma di caxxo,

io e tuo padre per far valere il nostro diritto ad adottare

ci siamo incantenati davanti a Montecitorio!"

 

Almadel a poco servirebbe il servizio di me o Altair su Repubblica se poi la comunità decide di manifestare in un certo modo. Paradossalmente potremmo anche essere presi per falsi in quanto il commento medio potrebbe essere "Si questi giocano a fare i sobri e i <normali>, ma in realtà poi vanno al gaypride col culo all'aria e i vestiti di piume". Dev'essere la comunità a darsi una svegliata in generale non certo l'iniziativa di 10-20 persone...

 

Lo sai cosa penso vero?

Penso che sia tutta una scusa e che tu non abbia neanche il coraggio di dirlo a mammà,

figurati se hai voglia di comparire in un telegiornale :D

 

Ma facciamo finta che tu abbia ragione e che tu sia sincero.

Se una manifestazione di 10-20 persone sobrie non basta;

vorrà dire che ne faremo un paio al mese.

E su 24 manifestazioni solo una mostrerà il culo di fuori...

 

Io sul giornale ci sono finito tre volte come gay

(un picchetto contro un ristorante che aveva cacciato due gay,

una manifestazione in Comune per far approvare un testo contro l'omofobia

e dopo che siamo stati aggrediti) e nessuno ha mai detto: "Poi vedremo Enrico col culo di fuori..."

(Ma davvero qualcuno mi immagina su un carro seminudo coperto di glitter? :))

 

Se vuoi dare un'immgaine dei gay "diversa"; devi metterci la tua faccia.

Non è neanche tanto difficile....

Il mio attivismo si limita a vivere con il mio compagno, ma non so quanto possa essere peggiore di un gay che non fa altro che autoghettizzarsi...

 

E a noi che ce ne frega che vivi col tuo compagno o che fai pompe in dark?

Quello che ci interessa è l'immagine che tu dai degli omosessuali.

Se passi il tuo tempo a limonare col tuo ragazzo in camera, a noi cosa ci cambia?

Se pensi di poter essere un esempio per i ragazzini diverso da Platinette,

allora sforzati di farti vedere dagli altri.

 

Vogliamo fare "buona pubblicità" a questi gay o no?

Pensi di essere una "buona pubblicità" per i gay o no?

Allora pubblicizzati!

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Ok, ora siamo arrivati al fatto che noi polemizziamo e basta perché scriviamo sul forum... :D

 

Io ho esordito sul fatto che nelle sedi di militanza incontro spesso barriere alle mie opinioni,

credevo fosse sottinteso il fatto che di militanza ne faccio (o quantomeno ci provo, ma con

scarso seguito), ma forse non avete letto bene o forse preferite credere alla favola secondo

cui voi siete i paladini difensori dell'orgoglio omosessuale e noi siamo i malvagi omofobi della

situazione che amano solo polemizzare ;)

 

Vabbè, quando avete finito con questa filippica sui motivi per cui io e romantico non siamo autorizzati

a dire la nostra per un motivo o per un altro, fatemi un fischio! :D

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Almadel hai finito di crederti un supereroe?Ma quanto te la tiri marò... Non è che con 3 episodi meritevoli contribuisci chissà in che modo alla causa gay, sarà una bellissima goccia in un oceano, ma sempre una goccia resta. Raccontami che dopo il tuo picchietto al ristorante ora nella tua zona i gay vanno a cenare romanticamente nei ristoranti, raccontami che quel gesto abbia davvero cambiato le cose e non si limiti solo a essere una bella azione.

 

Ai miei figli (semmai avremo fortuna di averne) dirò "mentre i gay si ghettizzavano e pensavano di sensibilizzare la gente con volgarità ed esibizionismo, io e il tuo secondo padre ce ne fragavamo della supposta "cultura gay" e ci "limitavamo" a mostrare il nostro amore in qualsiasi luogo e con qualsiasi persona: dal portiere alla vicina al giornalaio. In mente avevamo solo creare una famiglia e un futuro per te, e ce ne fregava assai poco di libertinaggio e piume di struzzo. Il rispetto e l'affetto della gente ce lo siamo guadagnati essendo sempre noi stessi ed è il consiglio che ti dò anch'io figliolo:sii sempre te stesso."

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Almadel hai finito di crederti un supereroe?Ma quanto te la tiri marò... Non è che con 3 episodi meritevoli contribuisci chissà in che modo alla causa gay, sarà una bellissima goccia in un oceano, ma sempre una goccia resta. Raccontami che dopo il tuo picchietto al ristorante ora nella tua zona i gay vanno a cenare romanticamente nei ristoranti, raccontami che quel gesto abbia davvero cambiato le cose e non si limiti solo a essere una bella azione.

 

Ovvio, si cagano in mano all'idea che impediamo agli avventori di entrare nel loro ristorante

o che riempiamo i loro clienti di opuscoli contro l'omofobia, no?

 

Qui non si tratta di "fare i supereroi", si tratta di "fare qualcosa".

Anche una cazzata, ma mettendoci la faccia.

 

Perché dico "mettendoci la faccia"?

Perché sennò la faccia ce la mette qualcun altro

e se quella faccia non vi piace non vi potete neanche lamentare :)

Ai miei figli (semmai avremo fortuna di averne) dirò "mentre i gay si ghettizzavano e pensavano di sensibilizzare la gente con volgarità ed esibizionismo, io e il tuo secondo padre ce ne fragavamo della supposta "cultura gay" e ci "limitavamo" a mostrare il nostro amore in qualsiasi luogo e con qualsiasi persona: dal portiere alla vicina al giornalaio. In mente avevamo solo creare una famiglia e un futuro per te, e ce ne fregava assai poco di libertinaggio e piume di struzzo. Il rispetto e l'affetto della gente ce lo siamo guadagnati essendo sempre noi stessi ed è il consiglio che ti dò anch'io figliolo:sii sempre te stesso."

 

"Mentre Martin Luther King manifestava,

io ne tua madre ci limitavamo ad essere negri"

 

Io ho esordito sul fatto che nelle sedi di militanza incontro spesso barriere alle mie opinioni,

credevo fosse sottinteso il fatto che di militanza ne faccio (o quantomeno ci provo, ma con

scarso seguito), ma forse non avete letto bene o forse preferite credere alla favola secondo

cui voi siete i paladini difensori dell'orgoglio omosessuale e noi siamo i malvagi omofobi della

situazione che amano solo polemizzare wink.png

 

Innazitutto cambia disco.

Come ti ho già detto non sarà con le parole della Mussolini che sembrerai intelligente.

 

In secondo luogo non hai bisogno di nessuno.

Facebook e Twitter bastano e avanzano per organizzare qualcosa.

 

Solo in questo forum hai abbastanza persone che ti danno ragione

per organizzare un gruppo su un social network

interessato ad organizzare forme di protesta alternative

 

Mi è facile supporre che la tua partecipazione al Mieli

si riduca all'impatto delle polemiche che puoi fare nel forum:

dire che quello che fanno gli altri è sbagliato.

 

Serve un passo successivo.

Un passo che chiaramente ti esporrà alle critiche di altri piccoli Altair

che ti diranno che la tua idea è controproducente

e che è a causa delle persone come te che non abbiamo diritti in Italia...

Ma è un passo che necessariamente devi fare per la tua formazione politica.

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Ma la smettetete di tirare in ballo ebrei o persone di colore per fare esempi??tra l'altro il razzismo con l'omofobia c'entra come i cavoli a merenda!l'omofobia è molto più complessa e ha ben altri problemi che la razza o il colore della pelle. Io penso a crearmi la famiglia, i tuoi discorsi non m'interessano Almadel;)

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Il punto è che non credo che certi atteggiamenti siano propri di queste persone in quanto gay. Credo piuttosto che questo modo di manifestare o

comunque un certo modo di vivere ed esprimere la propria omosessualità sia semplicemente un fattore culturale ma non naturale.

 

Ne sono convinto anch'io. Si sottovaluta troppo (o semplicemente non si suppone che esista) il peso del fattore culturale, mentre invece ogni costruzione

di sé piuttosto insistita, molto dirompente, ne è carica, e non ci vuole molto per capirlo. E si sottovaluta anche un altro fatto: uscire in pubblico, ad esempio

in occasione di un Pride, può provocare per contraccolpo il bisogno della costruzione di un personaggio, che, almeno a volte, è prevalentemente uno scudo,

a meno che non sia, invece, un'arma per reagire a tutto quello che si è dovuto mandar giù in altre occasioni, o, infine, semplicemente un'arma da usare.

 

Il limite di molte persone omosesuali è quello di non avere strumenti per ragionare su un fatto: l'omosessualità, in quanto condotta negata, perseguitata,

lesa (intendo proprio dire a partire dalla nascita, nell'infanzia e adolescenza, nelle scuole e nei luoghi pubblici) è carica di una storia culturale fatta nel segno

della negazione: e questa negazione la si assorbe, se non si è molto forti, e non si hanno altri modelli di riferimento. Non è possibile fare una teoria di come il

peso di questa negazione ("non sei un uomo", per i maschi) si trasformi in condotta, atteggiamenti, modo di essere, abbigliamento, ma un rapporto tra le due

cose c'è, e non ci sarebbe solo se non esistesse il peso della negazione.

 

E in effetti il raggiungimento di una buona espressione della propria omosessualità significa anche capacità di acquisire il proprio stile, il proprio modo di

essere, che è sempre un po' nascosto sotto di noi, almeno quando si è giovani o giovanissimi, ma forse anche dopo.

 

 

Questo modello, correggimi se sbaglio, sembra essere più presente fra i gay della generazione passata e meno in quella attuale, a dimostrazione del fatto che quel

modo di vivere l'omosessualità era un bisogno necessario all'epoca (fino agli anni '80) e ora non lo è più, forse perché la società si è evoluta. Ma sopratutto ciò dimostra

che quel modo di essere non è necessariamente l'unico modo di essere gay.

 

Per quanto io mi ricordi, non c'è alcun cambiamento, invece. La comunità gay è sempre stata così, divisa in tanti sottoinsiemi e in figure umane notevolmente diverse. La tipologia di una Giornata dell'Orgoglio Omosessuale del 1982 è più o meno la stessa di quella di un Gay Pride, e infine di un Pride, di oggi, o ieri. Trent'anni fa non c'era un modo unico di vivere l'omosessualità, esattamente come non c'è oggi. Quanto al sesso, la differenza è questa: trent'anni fa, per essere e sentirti gay, dovevi fare sesso, e riuscire a farlo. Come? Dove? Con chi? Era un'impresa. Questo era il problema. Per questo, riuscire a farlo, in genere, per persone più o meno come noi (scolarizzati, universitari, mediamente colti, etc.) coincideva con una presa di coscienza di sé piuttosto profonda. Era costato fatica e bisognava aver seguito tutto un percorso. Oggi, essendoci molto più canali e modi, esiste una datità del sesso, la quale, di per sé, non garantisce la conquista di alcuna identità gay, in senso positivo: si è dissociata quella necessità che, nella maggiore difficoltà di "prendersi" l'omosessualità, garantiva tuttavia una certa assunzione di sé, una certa chiarezza, una certa identità.

 

Allora, l'elemento carnavalesco era anche rivestito (da parte della "nostra" tipologia umana, che magari provava ad appropriarsene, per un momento, per un Pride) del senso di una provocazione verso la società, mentre oggi non ne ha più alcuno: la società assorbe tutto, e divide per sottoinsiemi. Tutto può starci, c'è posto per tutti.

 

Quello che resta è che le persone etero più omofobe, più ostili ai diritti gay, e anche quelle più lassamente indifferenti (sono la maggioranza), utilizzano l'aspetto carnevalesco della parata, che di per sé non toglie niente a nessuno, non fa male a nessuno, non è significativo in nessun senso, per rintuzzare l'ostilità omofobica.

 

Tornando al sesso, credo dunque che le cose stiano al contrario di quanto hai supposto tu: non era più centrale, era più importante e difficile da raggiungerlo; ce n'è infinitamente di più oggi, e se è centrale, lo è davvero molto di più ora. Era più centrale come "mira", come obiettivo: oggi non è un obiettivo di un percorso, è sesso e basta, con un sito d'incontri lo si può avere in 30 minuti. In un certo senso è un progresso (perché il sesso dovrebbe essere oggetto di tutto un percorso, di un'assunzione di sé, e cose simili?). In un altro senso, se non cambiano le cose strutturalmente, per le persone omosessuali, è un'esperienza complessivamente meno significativa biograficamente.

 

Per cambiamento strutturale intendo:

 

1 pieni diritti civili: matrimonio o al minimo Pacs francesi (niente a tutto il resto, inutile, inefficace, consolatorio e offensivo)

2 accesso all'adozione

3 propensione di gay e lesbiche alla procreazione

4 diminuzione dell'omofobia, non con la falsa-legge "contro l'omofobia" di quella avventuriera della Concia, che è riuscita a convincere l'ignorantissimo popolo gay-lesbico di averne proposto una, ma di una vera e propria legge "contro l'omofobia".

 

Ma a conti fatti, di quest'ultima non c'è neppure veramente bisogno, se ci sono le prime 3 cose, mentre, se non ci sono le prime tre cose, a nulla serve la legge e peggio ancora la pseudo-legge.

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@@Altair una domanda: ma secondo te un gay frivolo, ha una sua dignità? Quando noi (O almeno io, ma mi pare di aver letto qualche pagina fa che anche tu partecipi ai Gay Pride) partecipiamo ai gay pride, lo facciamo anche per rivendicare la loro dignità?

 

Io penso di si, perché la nostra dignità di omosessuali non deriva da ciò che la gente pensa, ma dalla nostra aspirazione alla felicità che è identica a quella di tanti eterosessuali.

Perché dovremmo cedere a quella confusione trasmessa dalla propaganda omofoba, che vuole confondere il riconoscimento della dignità delle persone omosessuali con un giudizio su caratteristiche personali (Che programmi televisivi guarda, quali sono le sue priorità nella vita, come si veste, ecc ecc)?

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Io la trovo una cosa talmente strana... Insomma, ci sono molti altri modi per protestare, i gay-pride mi sembrano quasi una ridicolizzazione del mondo gay e le persone finiscono per pensare ancora peggio riguardo alla comunità LGBT...

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Ma la smettetete di tirare in ballo ebrei o persone di colore per fare esempi??tra l'altro il razzismo con l'omofobia c'entra come i cavoli a merenda!l'omofobia è molto più complessa e ha ben altri problemi che la razza o il colore della pelle. Io penso a crearmi la famiglia, i tuoi discorsi non m'interessano Almadel;)

 

Veramente c'entra eccome, visto che sia nel caso che riguardi il colore della pelle, le convinzioni religiose o l'orientamento sessuale, si tratta sempre di un comune schema di pensiero che vuole associare a una caratteristica non morale una rilevanza morale.

 

Il vero problema per noi, che è lo stesso problema che riguarda tutte le minoranze emarginate dalla società, è proprio mostrare come questo ragionamento sia di per se fallace, e trasformare questa presa di coscienza in azione politica

 

Se tu stesso sei disposto ad accettare questo ragionamento, che una caratteristica non morale (magari estetica: vestirsi di piume di struzzo) abbia rilevanza morale, dovresti capire perché poi ti si accusa di aver interiorizzato l'omofobia.

 

Ai miei figli (semmai avremo fortuna di averne) dirò "mentre i gay si ghettizzavano e pensavano di sensibilizzare la gente con volgarità ed esibizionismo, io e il tuo secondo padre ce ne fragavamo della supposta "cultura gay" e ci "limitavamo" a mostrare il nostro amore in qualsiasi luogo e con qualsiasi persona: dal portiere alla vicina al giornalaio.

 

Fino al giorno in cui tuo figlio sarà espulso da scuola per essersi baciato con un suo compagno per i corridoi della scuola, e il suo preside ha ritenuto questo in gesto "esibizionistico"

 

Magari il preside sentendo le tue rimostranze, affermerà "Mi scusi signore, ma se accettassimo tutto questo, poi saremmo costretti a tollerare anche che gli studenti vengano a scuola con le piume di struzzo"

 

A quel punto spero ti chiederai se ritrovarsi a discutere con un preside omofobo fino a che punto tuo figlio possa esprimere se stesso, sia il segno di quanto fosse stato furbo in passato rifiutarsi di fare comunella con chi vestiva piume di struzzo.

Edited by Loup-garou
Uniti post doppi
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Senti Dream, davvero rileggiti bene i miei precedenti interventi, studiateli, pensaci e riflettici giorno e notte, poi quando sei arrivato a una riflessione nuova che non sia il solito "disco rotto" ne riparliamo seriamente. Da persona educata comunque replico ai tuoi ultimi interventi-"fotocopia":

Veramente c'entra eccome, visto che sia nel caso che riguardi il colore della pelle, le convinzioni religiose o l'orientamento sessuale, si tratta sempre di un comune schema di pensiero che vuole associare a una caratteristica non morale una rilevanza morale. Il vero problema per noi, che è lo stesso problema che riguarda tutte le minoranze emarginate dalla società, è proprio mostrare come questo ragionamento sia di per se fallace, e trasformare questa presa di coscienza in azione politica
L'omosessualità è una minoranza e un problema MOLTO più complesso del "semplice" razzismo religioso o per il colore della pelle. I neri erano e solo MILIONI di persone e il loro "unico" problema derivava dal colore della pelle, manifestavano TUTTI per uno scopo comune in quanto quello che solo interessava era eliminare il pregiudizio senza alcun senso logico del colore della pelle. Il messaggio che portavano era univoco e condiviso da tutti, così come pure la lotta per eliminare il razzismo: vere e proprie battaglie per conquistare i propri diritti in America (roba che il gaypride è solo una festicciola scolastica di fine anno). Quindi ripeto la prima vera significativa differenza è il numero. Se fossimo stati milioni la storia omosessual e non sarebbe stato certo questa, ma siamo una percentuale abbastanza "ridicola" (paradossalmente forse una delle più grandi minoranze di sempre) tanto è vero che per farci vedere numerosi siamo costretti a far venire più gente possibile da tutta Italia se non da tutta Europa per fare i gaypride. Inoltre in questa minoranza l'unico termine comune è che ci piace lo stesso sesso, ma ci sono mille concetti e modalità con cui si decide di amare lo stesso sesso: così abbiamo gay, bisex, lesbiche, trans. In termini umani e di dignità siamo TUTTI UGUALI, ma una lesbica non è un trans e quest'ultimo non è un gay, ci sono per forza di cose necessità diverse derivanti semplicemente dalla propria natura. La cosa si complica ulteriormente col fatto che queste macro-categorie contengono a loro volta delle sotto-categorie. In termini semplicistici (è un esempio volutamente banale) ci sarà il gay maschile che non tollera le piume di struzzo e gli atteggiamenti frivoli e isterici, ma dall'altro c'è il gay checca che per natura sua non può e/o non vuole essere maschile ed è infastidito da questi atteggiamenti maschili e/o seriosi da parte del gay maschile. Poi c'è anche la comunità che si è costruita una sua cultura e che sembra costringere nel farla seguire a tutti ("sei gay quindi amerai o dovrai farti piacere questo e quello"), perdendo di vista che nonostante le categorie o sotto-categorie, molte persone semplicemente amano il proprio sesso, ma non sono disposte a far parte per forza di una cultura, rientrare in una sotto-categoria o a rispecchiarsi in quello o quell'altro stereotipo. La comunità sembra chiusa mentalmente e non accetta che qualcuno non segua la sua cultura, più ossessionata per omologare tutti, si dimentica di battersi e pensare in primis a quello per cui tutto noi facciamo parte della comunità: amare lo stesso sesso senza discriminazioni.
Se tu stesso sei disposto ad accettare questo ragionamento, che una caratteristica non morale (magari estetica: vestirsi di piume di struzzo) abbia rilevanza morale, dovresti capire perché poi ti si accusa di aver interiorizzato l'omofobia.
Lo stesso motivo per cui ai matrimoni si va vestiti eleganti e in un ristorante di lusso non si va con le ciabatte. Io amo vestrimi comodo e MOLTO sportivo, ma a seconda del contesto bisogna avere l'intelligenza di capire che c'è un certo codice per l'abbigliamento, non rispettare ti fa solo apparire inutilmente anti-conformista e parecchio arrogante e spocchioso perché si gioca a fare dell'anticonformismo da quattro soldi. Se la caratteristica è solo estetica, allora a maggior ragione mi sembra ancora più controproducente rischiare di essersi messi in risalto per qualcosa di estetico invece di farsi vedere per la persona che si è. Se tu punti a mettere più in risalto la tua parte estetica che quella umana, vuol dire che trovi più interessante la prima e allora in me (e ai potenziali spettatori) è naturale che nasca una sensazione di frivolezza. Io finora per strada non ho visto nessuno con le piume di struzzo (e fidati che vedo gente di tutti i tipi) quindi non penso che sia una caratteristica così irrinunciabile e si possa avere un po' di elasticità mentale per non ostentare e farsi vedere un po' di più per quello che si è.
Magari il preside sentendo le tue rimostranze, affermerà "Mi scusi signore, ma se accettassimo tutto questo, poi saremmo costretti a tollerare anche che gli studenti vengano a scuola con le piume di struzzo"
Ce ne faremo una ragione... tanto dovrebbe indossare per forza l'uniforme scolastica!:) Inoltre l'ipotetico preside sarebbe abbastanza denunciabile - Si mi sento abbastanza furbo nel decidere con chi cavolo voglio passare il mio tempo o fare comunella, non penso che rimpiangerò gli amici "pennuti" :)
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Mi sembra che sia tu a prendere molte cose per scontate di continuo, ma d'altronde se sei disposto ad accettare una società dove l'autorità può importi chi può baciare per strada e chi no, non è dell'efficacia del gay-pride di cui dobbiamo parlare, ma dobbiamo proprio metterci d'accordo su che tipo di società aspiriamo.

 

Perché senza un accordo comune su quale società desideriamo per noi omosessuali, allora è proprio vero che il gay-pride ora come ora non serve a niente. O almeno, un gay-pride che includa persone che desiderano società differenti (un po' come il PD).

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Perché senza un accordo comune su quale società desideriamo per noi omosessuali, allora è proprio vero che il gay-pride ora come ora non serve a niente. O almeno, un gay-pride che includa persone che desiderano società differenti (un po' come il PD).

 

E se rinunciassimo a discuterne?

In fondo alcune cose sono evidenti:

1) Il Pride non cambierà

2) Chi si lamenta non farà nulla di alternativo

3) Nonostante (o "grazie al fatto che") il Pride rimarrà tale e quale, prima o poi ci saranno i diritti anche in Italia

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ma secondo te un gay frivolo, ha una sua dignità? Quando noi (O almeno io, ma mi pare di aver letto qualche pagina fa che anche tu partecipi ai Gay Pride) partecipiamo ai gay pride, lo facciamo anche per rivendicare la loro dignità?

 

La dignità non c'entra nulla.

 

E' questione di messaggio, un gay frivolo non manda un messaggio sbagliato, un cartellone che pubblicizza il Gay Pride con la faccia di

un porno attore lo fa eccome. Non mi sembra che la manifestazione si chiami Porn Pride.

 

Gay = erotomane è un uguaglianza che non credo sia molto veritiera e comunque non è parte della nostra identità, sarà una bellissima caratteristica

di alcuni, ma non di tutti in quanto omosessuali.

 

l Pride rimarrà tale e quale, prima o poi ci saranno i diritti anche in Italia

 

Ma magari...

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Gay = erotomane è un uguaglianza che non credo sia molto veritiera e comunque non è parte della nostra identità, sarà una bellissima caratteristica

di alcuni, ma non di tutti in quanto omosessuali.

 

Esatto!! E' questo il senso del messagio che dà il gay pride attualmente. O forse l'ha sempre dato.

 

Dream_River.. l'esempio della scuola non serve. A scuola c'è un certo codice da rispettare, anche per quanto riguarda il vestirsi, non a caso alle elementari e medie impongono di portare il grembiule per dare un senso di uguaglianza.

Se andiamo a vedere nei paesi europei, Gran bretagna in primis, viene imposta la divisa anche alle scuole superiori (college) sempre per lo stesso senso di uguaglianza e rispetto reciproco. Tralasciando poi il discorso sul fatto che alcuni avevano la divisa firmata e altri quella da pochi soldi.

 

Non siamo noi a dover accettare che gli altri ma aiutare gli altri ad accettarci puntando sull'uguaglianza, non sul diverso.

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Dream_River.. l'esempio della scuola non serve. A scuola c'è un certo codice da rispettare, anche per quanto riguarda il vestirsi, non a caso alle elementari e medie impongono di portare il grembiule per dare un senso di uguaglianza.

Se andiamo a vedere nei paesi europei, Gran bretagna in primis, viene imposta la divisa anche alle scuole superiori (college) sempre per lo stesso senso di uguaglianza e rispetto reciproco. Tralasciando poi il discorso sul fatto che alcuni avevano la divisa firmata e altri quella da pochi soldi.

 

Non siamo noi a dover accettare che gli altri ma aiutare gli altri ad accettarci puntando sull'uguaglianza, non sul diverso.

 

Pensavo fosse evidente che la scuola era solo una metafora per evidenziare l'arbitrarietà del potere e l'incapacità di criteri di "accettabilità estetica" di imbrigliarla. Nel momento in cui riconosci l'assunto della logica razzista secondo cui possiamo giudicare moralmente gli individui sulla base di caratteristiche non morali (l'orientamento sessuale, il modo di vestirsi, ecc ecc), non esiste criterio, aldilà della scontro delle volontà, per posizione l'asticella dell'accettabile dove vorrebbe ilromantico o dove vorrebbe Giovanardi

 

Non condivido assolutamente il tuo assunto che diversità e accettazione reciproca siano in contrapposizione. Una società è inclusiva quando accetta le diversità dei modi di vivere e i diversi modi con cui si soddisfa la propria aspirazione alla felicità, non quando livella gli individui sotto il peso di modelli, calati dall'alto, a cui adeguarsi. (a che qualcuno vorrebbe assumere a criterio di "vera autenticità della persona")

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Quello che voglio dire è questo:

vogliamo un Gay Pride uguale al Family Day:

famiglie con bambini in spalla con bandierine arcobaleno in mano,

il carro della mamme dei gay e cose simili.

 

Peccato che anche il Family Day abbia le sue provocazioni.

ansa_10363565_22150.jpg

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Penso di essere, in generale, d'accordo con Almadel e Isher sulla posizione riguardo al gay- pride. All'inizio della mia "carriera gay", pensavo che il Pride fosse una idea sbagliata e una esposizione volgare.

 

In realtà poi, ragionandoci sopra e paragonandomi poi con il mondo e la realtà di vita gay, oltre che partecipando sia pur passivamente ad alcune attività di associazioni gay e lesbo del mio territorio, (piccole cose ma comunque presenti e importanti in quanto comunque testimonianze e azioni in uno spazio come quello della provincia che manca di sensibilità a certe tematiche), ci si rende conto di alcuni aspetti importanti.

 

Il primo aspetto è che la comunicazione parte innanzi tutto dall'attenzione. Il più bell'evento su qualunque tematica non serve a nulla se non c'è pubblico attento e soprattutto nuovo ad assistere. L'albero che cade la dove non lo sente nessuno cadere non fa nessun rumore. Il GayPride genera attenzione, produce energia comunicativa, fa si che persone che normalmente ignorano il mondo omosessuale se non come "sentito dire" o come "evento non correlato all'esperienza quotidiana", ne scoprano l'esistenza e ne vengano in qualche modo stimolati.

 

L'attenzione poi veicola messaggi, e in una manifestazione i messaggi sono sempre pochi e molto iconici e se vuoi "pompati". Il messaggio del gaypride è molto evidente: allegria, l'invito ad apparire e non nascondersi (rivolto alla maggioranza gay nascosta), la volontà di esserci, la volontà di ribadire una esistenza senza l'uso di violenza o di rancore o di odio, la volontà di esprimere il diritto ad una sessualità disinibita e senza i vincoli "cultural-religiosi" imperanti.

 

Certo, si rischia che alcune cose poi non vengano fuori, che nasca una associazione di idee fra gay e culi de fori. Ma è proprio così? Oggi, in una epoca in cui per venderti uno yogurt fanno pesanti riferimenti sessuali, sono così sconcertanti i palloncini a forma di cazzo?

 

E poi, quale senso avrebbe un corteo fatto di gente vestita casual? come sarebbe diverso dai tanti cortei che ogni giorno "infestano" la capitale e per cui non c'è l'attenzione dei media? In che modo il pubblico NON ATTENTO, il cittadino che non si cura normalmente del problema della discriminazione ma la alimenta inconsciamente, può essere risvegliato dalla sua "distrazione"?

 

Secondo punto: il gay pride non è il luogo adatto per "la giacca e cravatta". Ci sono altri eventi o meglio ci dovrebbero essere anche in Italia altri eventi in cui sono i business-man, o le coppie di fatto, fanno sentire le loro ragioni. Perchè queste ragioni devono essere esplicate non solo con un messaggio iconico, ma attivandosi con azioni, ragionamenti, movimenti, politiche ed eventualmente strutture legislative.

 

Queste iniziative ci sono, sono però complesse perchè ad oggi ancora l'attenzione della maggioranza non è così elevato. Però, laddove la tematica si è mossa, i risultati poi sono venuti perchè di fianco al gaypride c'è chi lavora politicamente per attivare risultati.

 

La cosa importante è l'azione combinata. Da un lato il GayPride che genera attenzione, dall'altra l'attivismo più localizzato ed "elevato" che dirige l'attenzione verso la consapevolezza e l'accettaizone.

 

Probabilmente un domani in Italia, di fronte a un eventuale disegno di legge o referendum sulle coppie di fatto, avrebbe senso un corteo di gente vestita casual che sostiene il messaggio della legge o del referendum in piazza. Quel giorno sono certo che la gente sfilerebbe senza carri e un po' più morigerata, ma perchè quel giorno l'esigenza comunicativa è differente.

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L'albero che cade la dove non lo sente nessuno cadere non fa nessun rumore. Il GayPride genera attenzione, produce energia comunicativa, fa si che persone che normalmente ignorano il mondo omosessuale se non come "sentito dire" o come "evento non correlato all'esperienza quotidiana", ne scoprano l'esistenza e ne vengano in qualche modo stimolati.

 

Se la vostra dottrina è: "nel bene e nel male purché se ne parli", mi sembra ovvio che non sono d'accordo.

 

Secondo punto: il gay pride non è il luogo adatto per "la giacca e cravatta"

 

Ah no? Non si può? E' vietato?

 

Comunque vorrei farvi notare che fra il "giacca e cravatta" ed il "boa di struzzo" c'è una via di mezzo,

ovvero l'essere se stessi.

 

Nessuno vuole imporre uno stile o un atteggiamento artificiale semplicemente vi chiedo una cosa:

 

Perché il Gay Pride non può mostrare i gay così come sono tutti i giorni invece di mostrare sempre

e solo delle carnevalesche maschere?

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Perché il Gay Pride non può mostrare i gay così come sono tutti i giorni invece di mostrare sempre

e solo delle carnevalesche maschere?

 

Ma perché lo chiedi a noi che al Pride ci andiamo in jeans e maglietta, scusa?

Domandalo ai mass media, eccheccazzo!

 

Se i giornalisti fotografano solo "Priscilla il Perno che Zampilla"

e non Korio, il problema non è né di Priscilla, né di Korio,

né dell'organizzatore del Pride che non ha menato Priscilla

quando si è presentata alla manifestazione, no?

 

No?

 

Se proprio vuoi, incazzati coi fotografi o coi capiredattori dei giornali.

 

Ma come è demenziale boicottare una manifestazione di Greenpeace

solo per le foto che compaiono nei giornali dei petrolieri;

così è demenziale boicottare il Gay Pride solo per l'immagine

che vedi sulla prima pagina de "L'Avvenire".

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