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La Parolaccia


BlackRose

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Elogio della parolaccia

diAlessandro Lucchini

 

Non sara'per il puro gusto della diversita' che, in una raccolta di nobili pensierisulla parola, arriva un elogio alla parolaccia. Immagino sia stata questa lareazione piu' benevola al mio titolo. Tra le altre: come si puo' elogiare laparolaccia, che ha contaminato i giornali, la tivu', il linguaggio comune? Nonavra' mica figli questo qui, non dovra' combattere le loro litanie contro iprofessori crudeli, i compagni bacchettoni, l'allenatore fascista, etc. Piu'semplicemente: la potenza comunicativa della parolaccia e la sua diffusione inogni ambito sociale, culturale e professionale mi pare meritino qualcheconsiderazione.

Non azzardero' qui un'analisi socio-linguistica della parolaccia, inparticolare dei suoi aspetti negativi: dei casi in cui da' realmente fastidio,quando e' usata per offendere, quando e' sintomo di disagio sociale, dipochezza intellettuale, quando insomma e' specchio di ben altri problemi. Milimitero' a un'osservazione di costume, relativa soprattutto ai casi in cui,completamente desemantizzata, spogliata del ruolo di significato riferito a unvero e proprio significante (pensiamo al tanto di moda "az"), perdeogni carattere di volgarita' per assumere un valore di puro divertimento, diformula piu' simpatica e incisiva per comunicare.

Pensiamo alla politica, per esempio alla mitologia del "celodurismo";pensiamo alla canzone, dallo storico "per i ladri e le puttane sono Gesu'Bambino" di Lucio Dalla fino al catartico "Vaffanculo" diMasini, e oltre. Pensiamo alla letteratura, che offre esempi anche piu' nobili.Molto prima delle "Storie di ordinaria follia" di Bukowsky, ecco ilpiu' famoso verso dell'Inferno, censurato da tutti i professori, ma stampatocome un'epigrafe nella memoria degli studenti: "ed elli avea del cul fattotrombetta". La citazione dantesca, da cui potremmo risalire per trovaresplendidi esempi nella letteratura latina o greca, serve qui a sostenere latesi: viva la parolaccia, quando aiuta a esprimere un concetto. Senza abuso,senza volgarita', ma anche senza falsi pudori. Il nostro linguaggio e' cosi' felicementericco di parolacce! Dal punto di vista relazionale, quasi, si potrebberoconsiderare l'indice della cordialita' e della confidenza tra le persone.Spesso vengono prima dell'aperitivo, quasi sempre prima del tu.

Le usiamo nel lavor per impartire un ordine, rafforzare un augurio, scongiurareun pericolo, per commentare la pigrizia del collega, la conferma tanto attesa,la rampogna del capo ("rampogna"? meglio "cazziatone").Oggi le usiamo abbastanza liberamente anche con i genitori, che abbiamo cominciatoa educare intorno ai nostri sedici anni, con i fondamentali (casino, ciula,pirlata, etc.), e che ormai costellano i loro racconti delle assembleecondominiali o delle code al supermercato con energici "quello stronzo,quel rincoglionito, m'han fatto due palle", etc. Le usiamo con i nostrifigli, per avvicinarci a loro, per rallegrare ai loro occhi la nostra immagine,spesso indurita dalla poca frequentazione. Che orgoglio, poi, quando anche lorole usano a proposito! (Ricordo con tenerezza mia figlia, due anni, sullungomare di Celle: dopo giornate inutilmente spese a familiarizzare col mare,finite sempre in strazianti suppliche di allontanamento, al primo giorno dibrutto tempo, quindi senza il tormento degli esercizi con le onde, si piazzo'di fronte al mare a gambe larghe, come per urlare piu' forte, e con inusitatabaldanza tuono': "Mare, vai a tadare!". Oggi e' tenerezza; allora fugrande soddisfazione.) Le parolacce, insomma, fanno parte di quelsotto-linguaggio che ci divertiva molto, da piccoli, ricercare nel vocabolario,ma che oggi ci imbarazza ancora utilizzare nelle occasioni piu' ufficiali.

Non ci vorra' molto, pero', perche' esse acquistino pubblica dignita' eraggiungano - se lo meritano - ogni nobile forma di espressione. Allora lo spregiativo"parolacce" restera' solo come ruvida e pregnante nota di colore.

 

 

Secondo voi, quanto c'è di vero in questo saggio? L'uso della parolaccia è diventato parte del lessico ordinario e senza rendercene conto infarciamo ogni frase di parolacce.

 

Non sono convinto che l'uso di tali termini abbia il potere di rafforzare un discorso ma a quanto pare, non riusciamo a farne a meno. Cosa ne pensate?

 

Discussione aperta ma senza parolaccelipsrsealed.gif... c***oazz.gif che sbadato.

 

 

 

 

 

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Ieri ho fatto molto caso all'uso della parolaccia

come modo per "accorciare le distanze".

Sono venuti a parlare al Gruppo Giovani dell'ArciGay

tre gay di un'associazione omosessuale cattolica

(decisamente più maturi della media

- abbastanza ostile - dei presenti)

e per loro l'uso della parolaccia era un modo

per non sembrare "vecchi e noiosi".

Anche alcuni professori la usano con gli studenti

per lo stesso scopo.

 

Poi c'è l'uso che se ne fa tra ragazzi

con le parole proibite dai genitori;

immagino che tutti capiscano a cosa mi riferisco.

 

E infine - in letteratura - è semplice realismo.

Come possiamo immaginare un dialogo censurato?

Risulterebbe credibile solo nella Terra di Mezzo.

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