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La vita nascosta di Marco


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Voglio condividere con voi questa breve storia che ho scritto di getto... Mi scuso per lo stile non proprio letterario, spero che lo apprezzerete comunque! :)

Voglio raccontare una storia: la storia di un bambino di nome Marco.

 

Marco è sempre stato un bambino allegro, ma anche molto riflessivo. Ha una famiglia che gli vuole bene ed un fratello che gli è molto affezionato.

 

Un certo giorno, però, sente che sta cambiando qualcosa in lui, anche se non l’ha veramente capito: inizia ad interessarsi sempre di più ad una dimensione che non aveva mai considerato, la sua sessualità. Cerca così di gettare un po’ di luce su questa novità, e il modo più semplice che trova per farlo è cercare informazioni su internet, proprio come fino ad ora aveva fatto per qualsiasi altro argomento. Scopre così il mondo del sesso, e ne rimane affascinato; riesce a scoprire anche che quei cambiamenti che sentiva hanno avuto un riflesso nel suo corpo e che riesce ad ottenere nuove sensazioni molto piacevoli grazie a quello che sta imparando.

 

I primi timidi tentativi di scoperta vanno avanti e Marco, che ormai sta diventando un ragazzo, approda alla pornografia vera e propria e, poco dopo, inizia a selezionare quello che trova. Scopre che le immagini di pornoattrici lo disgustano, e ne attribuisce la causa alla volgarità del mondo che rappresentano. Si accorge invece che ciò che veramente lo attira sono immagini di ragazzi, più o meno della propria età, che magari fanno quelle cose che lui fa, nella sua intimità, ma si vergogna di ammettere. Man mano, parallelamente alla sua crescita, cresce in lui sempre di più il desiderio di confrontare il proprio corpo e le proprie sensazioni con i ragazzi che gli stanno vicino. Il primo timido tentativo di confronto con un amico non arriva a compimento, e per molto tempo non ce ne saranno altri.

 

Gli anni passano per Marco, e lui continua a rivolgere sempre di più la sua attenzione verso questo tipo di materiale pornografico. Ormai i siti che frequenta indicano esplicitamente una parola, che da ora in avanti diventerà una delle parole più spaventose per lui: “gay”. A questo punto non si fa ancora delle domande, non si chiede chi sia e quale sia la sua identità. Lui sa che quando crescerà troverà una ragazza, magari in classe alle superiori come suo fratello, la sposerà, ci farà una famiglia insieme. Quello che guarda è soltanto qualcosa che lo incuriosisce, che usa per divertirsi, ma non ha nessun significato.

 

Un giorno però succede qualcosa. È seduto sul divano, a guardare la televisione; gli si avvicina suo padre, con un’aria tetra che non lascia presagire niente di buono. Suo padre gli spiega: aveva passato così tanto tempo connesso ad internet da far arrivare una bolletta stratosferica. A causa di questo suo padre ha voluto verificare se qualcuno avesse effettivamente usato così tanto la connessione, o fosse solo un errore del gestore: ha scoperto così quello che Marco guardava abitualmente. Marco è spaventato, confuso: quello che finora era stato solo un suo mondo privato diventa improvvisamente pubblico. Suo padre è arrabbiato e, capirà solo molto dopo, non tanto per l’elevata bolletta, ma per il timore che suo figlio sia gay. Marco cerca di restare impassibile, nega che tutto questo significhi qualcosa, promette di stare più attento ad usare la connessione in futuro e riesce a far cadere il discorso. Qualche giorno dopo, però, suo fratello riprende con lui lo stesso discorso: gli dice che lui non ha mai avuto desideri né attrazione verso il corpo maschile e che anzi gli farebbe piuttosto schifo. Chiede quindi a Marco cosa provi lui, se sia veramente gay; Marco nega, dice che è solo una fase, che lui non è gay e che anche a lui quelle immagini in realtà fanno quasi schifo.

 

Lui sa di non essere gay: sa che questo interesse verso il corpo maschile è solo dovuto alla sua volontà di confrontare il proprio corpo. Sa che non potrà mai avere una relazione con un ragazzo. Sa che quello che vuole è invece avere una famiglia, dei bambini, una vita normale. Lui non è gay e sa di non esserlo; è solo in un momento di scoperta, di transizione, tipico dell’adolescenza.

 

Non passa molto tempo da questo episodio, e Marco inizia ad andare a nuotare con un gruppo di ragazzi della sua età. Un giorno è in un camerino e si sta cambiando; ad un certo punto qualcosa cattura la sua attenzione: l’ombra che proviene dal camerino di fronte a lui si muove in maniera regolare, in un modo che gli ricorda qualcosa. Inizia allora a guardare, e si accorge che in quel camerino si sta cambiando uno dei suoi compagni di corso: ha la sua stessa età e, da quel che può capire, è completamente nudo. All’inizio non ci vuole credere, ma poi capisce quello che quel ragazzo sta facendo: si sta masturbando, proprio come lui stesso fa nell’intimo di casa propria. Raramente gli era capitato prima di provare un’eccitazione così forte; vorrebbe vedere tutto quello che sta succedendo dietro quella esile parete, ma sa che non può. Riesce a dare qualche fugace occhiata dalle fessure sotto la parete, ma non riesce a vederci molto. Da lì in avanti questa diventa la sua ossessione, e ogni volta che va al corso di nuoto non vede l’ora che la lezione finisca perché inizi questo suo spettacolo personale. Non riuscirà mai a vedere molto più di così, e si accontenterà di osservare il movimento dell’ombra e di lavorare di immaginazione. Poi il corso finisce, e quel ragazzo non lo rivedrà mai più.

 

Passa ancora del tempo e la situazione personale di Marco cambia molto poco. Continua a frequentare siti nelle quali si trova quell’imbarazzante parola, “gay”, è riuscito a non farsi più scoprire da nessuno e pensa con sempre più convinzione che uno degli obiettivi veramente importanti nella vita sia quello di avere dei figli, e quindi una compagna. Per questo ha aggiunto nelle sue abitudini anche la frequentazione di siti “normali”, nelle quali possa trovare sì pornografia eterosessuale, ma anche in cui gli attori (ed in particolare le parti maschili) siano dei ragazzi giovani ed attraenti, proprio come crede di essere lui. Ormai, però, ha raggiunto i 16 anni: è alle superiori e nella sua classe i ragazzi e le ragazze iniziano a formare le prime coppie. Lui non sente nessun’attrazione verso le ragazze, ma non se ne preoccupa: sa di aver tempo e che quando sarà il momento se ne accorgerà. I suoi desideri sessuali li sfoga nell’intimità della sua camera e pensa che questo gli basti, pensa che il sesso sia e debba rimanere una cosa estremamente privata. Le superiori però si stanno avviando alla conclusione, quando si accorge di una cosa: c’è una sua compagna di classe, Maria, che sta iniziando a risaltare rispetto alle altre. Questa ragazza è intelligente, sembra molto matura, è anche simpatica: Marco sente quindi che gli fa piacere frequentarla e starle vicino. Ha capito una cosa: proprio come suo fratello, ha trovato una ragazza nella classe delle superiori e questa probabilmente sarà quella che starà con lui per il resto della sua vita. Il suo atteggiamento, però, dall’altra parte non viene capito e lui non riesce ad esprimere quello che vorrebbe, ma che non è sicuro di provare. Finiscono così le superiori senza che la relazione con questa ragazza parta mai, ma Marco non si dispera: sa che comunque un giorno troverà una ragazza. Marco, però, è molto cambiato, anche se non riesce a capirlo: della sua allegria ormai c’è poca traccia, e le sue relazioni con le persone sono poche, spesso superficiali e insoddisfacenti. Pensa che gli altri gli siano utili, ma che in realtà lui starebbe benissimo e potrebbe vivere tutta la sua vita anche da solo. Non crede che le persone possano davvero amarsi e soprattutto è convinto che lui sia incapace di farlo. Ormai è abituato a cercare sempre da solo il piacere sessuale, stimolando la propria immaginazione sempre con lo stesso tipo di immagini, ormai collaudate, ed è abituato a provare sempre la stessa sensazione dopo l’orgasmo: un forte senso di colpa.

 

Arriva una sera: Marco è nella casa in montagna, con la famiglia, a festeggiare il natale. Succede qualcosa, un diverbio, ed improvvisamente si rompe qualcosa: Marco è travolto da un’emozione che non aveva mai provato con questa dirompente intensità, la solitudine. La sensazione rimane viva per parecchio tempo prima di scemare; Marco è spaventato, non gli era mai successo niente di simile. Capisce che c’è qualcosa che non va in lui, che c’è un conflitto sopito che non ha mai voluto affrontare. Decide così di iniziare un percorso di esplorazione all’interno di sé, un percorso che gli possa riportare quella serenità e quella forza che fino ad allora pensava di avere.

 

In realtà per molto tempo ancora non succede niente: i suoi blocchi e le sue paure sono talmente forti che riprendono immediatamente il controllo dopo quell’episodio, e non gli consentono nemmeno di capire quale sia il problema. Deve passare qualche anno prima che, improvvisamente, Marco inizi a rendersi conto di quello che prova. Capisce che anche lui è un essere umano come gli altri, e che anche lui cerca disperatamente una cosa: una persona da amare. Capisce che il motivo per cui è riuscito a nascondersi questo desiderio così efficacemente fino ad ora è stata la paura di scoprire che questa persona da amare potesse essere un ragazzo. Capisce che aveva paura che la sua vita prendesse una strada che l’avrebbe portato in futuro a rodersi nel rimpianto. Capisce anche che, al contrario di quello che pensava fino ad ora, lui non sarà mai come suo fratello e come i suoi genitori e spera di riuscire, un giorno, ad accettarlo.

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https://www.gay-forum.it/topic/17151-la-vita-nascosta-di-marco/
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Silverselfer

Innanzi tutto grazie di voler condividere qualcosa di tuo anche con me.

 

Marco così come lo descrivi è uno dei tanti, non ha originalità. Questo non lo dico perché doveva capitargli chissà quale accidenti, al contrario trovo che il suo sia uno spaccato di vita assai verosimile. Il punto è che ci racconti quello che accade senza mai fermarti a riflettere.

 

C'è un punto che m'incuriosisce. Mi sembra di capire che l'omosessualità di Marco risieda prima nel suo corpo e solo dopo nella sua testa e quindi nell'attrazione fisica oggettiva verso un altro corpo maschile. Per intenderci meglio - è nell'autoerotismo che scopre la propria omosessualità e non per esempio negli sguardi clandestini che s'intrufolano tra le pieghe della quotidianità con i suoi amici. Questo presuppone che in un gay ci sia un funzionamento fisiologico "diverso" rispetto al corpo di un ragazzo etero.

Una tesi questa che se fosse vera delineerebbe la sessualità umana in modo "naturalistico" - i gay provano piacere solo in un certo verso, lo stesso sarebbe precluso agli etero a prescindere dall'attrazione fisica che ne sarebbe una mera conseguenza d'incastri.

 

Naturalmente in questo ragionamento ci ho messo molto di mio perché nel racconto in realtà non si approfondisce la questione. L'innamoramento è un'altra parte totalmente mancante, la stessa parola "amore" non mi pare di averla letta. Al contrario si da per scontato che un etero pensi a se stesso solo in funzione della famiglia, senza tener conto che la sessualità con la monogamia ha sempre avuto poco a che fare, tant'è che poi le corna si sprecano prima, dopo e durante di checche ne dicano i ben pensanti.

Ecco, se c'è una cosa che mi ha un po' urtato nel tuo racconto è il ricorso al conformismo per riuscire a trovare una qualche collocazione "accettabile" di Marco nella società.

Nella chiusura stessa del brano sembra che Marco si rammarichi della sua condizione, la quale offende le aspettative dei genitori. La figura del fratello si staglia su Marco come fosse il prototipo dell'uomo vero, quello che funzionando bene non potrà che adempiere ad ogni aspettativa riposta in lui.

 

Se Marco esistesse davvero gli direi di non considerare la sua storia come la risultante "naturale" di una condizione subita.

 

Tutto qua.

Ciao Silverselfer2, grazie per le tue osservazioni: le ho trovate molto interessanti e vorrei discuterne qui di seguito.

 

Marco così come lo descrivi è uno dei tanti, non ha originalità. Questo non lo dico perché doveva capitargli chissà quale accidenti, al contrario trovo che il suo sia uno spaccato di vita assai verosimile. Il punto è che ci racconti quello che accade senza mai fermarti a riflettere.

Hai ragione, non inserisco quasi mai delle riflessioni; in questo caso la cosa è voluta perchè volevo che fossero i lettori ad aggiungere le proprie. Credo infatti che la verosimiglianza della storia possa portare più facilmente ognuno di noi ad interpretarla in maniera diversa in base al nostro vissuto, creando così un'interessante molteplicità di punti di vista basati però sugli stessi fatti.

 

C'è un punto che m'incuriosisce. Mi sembra di capire che l'omosessualità di Marco risieda prima nel suo corpo e solo dopo nella sua testa e quindi nell'attrazione fisica oggettiva verso un altro corpo maschile. Per intenderci meglio - è nell'autoerotismo che scopre la propria omosessualità e non per esempio negli sguardi clandestini che s'intrufolano tra le pieghe della quotidianità con i suoi amici. Questo presuppone che in un gay ci sia un funzionamento fisiologico "diverso" rispetto al corpo di un ragazzo etero.

Una tesi questa che se fosse vera delineerebbe la sessualità umana in modo "naturalistico" - i gay provano piacere solo in un certo verso, lo stesso sarebbe precluso agli etero a prescindere dall'attrazione fisica che ne sarebbe una mera conseguenza d'incastri.

Non pretendevo di configurare Marco come il prototipo di "gay represso". Marco non solo è gay, ma si è anche creato un mondo nel quale le emozioni devono essere controllate e represse; questa parte non l'ho sviluppata ma in effetti sarebbe stata necessaria per avere un quadro più completo della sua condizione. Però, come dici tu, sono comunque abbastanza convinto della tesi "naturalistica": credo che ci sia una differenza biologica tra etero e gay e che, quindi, un gay non potrà mai "imparare" ad essere etero...

 

L'innamoramento è un'altra parte totalmente mancante, la stessa parola "amore" non mi pare di averla letta. Al contrario si da per scontato che un etero pensi a se stesso solo in funzione della famiglia, senza tener conto che la sessualità con la monogamia ha sempre avuto poco a che fare, tant'è che poi le corna si sprecano prima, dopo e durante di checche ne dicano i ben pensanti.

L'innamoramento manca per lo stesso motivo che ho detto prima: è semplicemente qualcosa completamente al di fuori del mondo di Marco. La visione degli etero è la visione che Marco ha di loro, è il modello a cui lui aspira e che ha ricavato dall'ambiente (familiare) in cui ha vissuto. È chiaramente un modello parziale, semplicistico e se vogliamo infantile, ma è qualcosa che ha accettato da bambino, quando ancora non aveva sviluppato sufficiente spirito critico, e che si è cementato in lui.

 

Ecco, se c'è una cosa che mi ha un po' urtato nel tuo racconto è il ricorso al conformismo per riuscire a trovare una qualche collocazione "accettabile" di Marco nella società.

Concordo pienamente! :)

 

Nella chiusura stessa del brano sembra che Marco si rammarichi della sua condizione, la quale offende le aspettative dei genitori. La figura del fratello si staglia su Marco come fosse il prototipo dell'uomo vero, quello che funzionando bene non potrà che adempiere ad ogni aspettativa riposta in lui.

Marco ha paura della propria condizione, ma ha finalmente capito che quella è la sua strada. Sa che la vita per lui non sarà così facile come l'aveva immaginata e non è ancora riuscito ad accettarlo. Sente su di sé la pressione delle aspettative della sua famiglia, teme il confronto con suo fratello, ma si sta rendendo conto che non può continuare a vivere in un'illusione. Vede la strada tracciata davanti a sé. Deve solo decidere di percorrerla.

Silverselfer

Sai? Mi è capitato di discutere molte volte, moltissime, con giovani autori anche pubblicati, a proposito della lettura attiva, cioè che debba essere il lettore a completare quanto non viene scritto dall'autore. Secondo me si tratta di una bufala pazzesca, certo è solo un'opinione personale, tuttavia quello che non viene detto deve essere scritto comunque "tre le righe", un esercizio ancora più complicato del narrare direttamente. Così come hai fatto tu è solo una scorciatoia per evitare di scavare dentro le parole.

 

La conferma a questo che dico sta proprio nella tua risposta. L'ho trovata molto più bella e profonda dell'intero racconto, se cercassi d'integrarla miglioreresti notevolmente il valore dello scritto generale. Le considerazioni che fai sono sacrosante, anche quando non le trovo condivisibili, ma è così che deve essere.

 

in finale mi sento di darti un consiglio, come tale sei liberissimo di non accettarlo, scrivere è un po' come smutandarsi in pubblico, ci vuole una buona dose di esibizionismo. Se scrivi con il pudore di essere scoperto o peggio deriso, finirai per raccontare solo ciò che è condiviso dagli altri, il convenzionale, lasciando l'eccezionale sotto i vestiti, perché sei tu come individuo la parte originale, lo sguardo unico che ognuno di noi ha della realtà. Tutto il resto è fuffa.

  • 1 month later...

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