Almadel Posted May 15, 2011 Share Posted May 15, 2011 Se dici che l'identità di genere è una costruzione sociale arriverai facilmente in conflitto con i transessuali. Tutto dipende - ovviamente - da come gliela racconterai o da come sia già giunta alle loro orecchie la sua volgarizzazione. La cosa che conta è che possiamo anche essere infastiditi dal concetto di virilità del maschio biologico; ma se dici a un trans che "la virilità è un costrutto sociale", lui ti ribadirà invece che si tratta invece di una condizione innata. Se neghi il valore assoluto dell'identità di genere neghi tutti l'esperienza della transessualità e questo è solo uno degli spigoli contro cui si va a sbattere. E' facile oggi trovare una nuova transfobia nelle radical-chic, che ti diranno che le transessuali si adeguano più delle donne a un'immagine della donna-oggetto, a una sua forma puttanesca filtrata pesantemente dall'immaginario maschile. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
orodeglistupidi Posted May 16, 2011 Share Posted May 16, 2011 No, non si consuma conflitto tra l'idea di genere come costruzione sociale e l'esperienza transgender, poiché tale idea nega non il valore dell'identità di genere, bensì il valore del binarismo di genere. Le persone transgender che abbracciano il transgenderismo come condizione pienamente degna non sostengono il binarismo di genere e ripudiano l'esistenza di "condizioni innate". Quelle cui tu ti riferisci sono persone transgender transfobiche, che percepiscono il proprio transgenderismo come una mortificazione, un ostacolo insopportabile, una pura e semplice patologia. Queste persone non sono disposte a scorgere nel genere un costrutto sociale perché, avendo interiorizzato la pressione transfobica della società, sentono di doversi salvare da se stesse annullandosi in un altro stereotipo di genere, quello opposto al loro sesso biologico. Scrive Monica Romano, attivista transgender: Queste spesso evitano qualsiasi contatto con altre persone transgender, vivono l’iter come un percorso di “riassegnazione” al “sesso giusto”, ricercano l’assoluta indistinguibilità estetica ma anche culturale con le persone del sesso di elezione, negando anche solo l’idea di un’identità differente e spesso giungono all’intervento di “riassegnazione finale” sui genitali per poi vivere una vita che nega uno scomodo “passato”. La cosa più stupida che possiamo fare è trovare nel transgenderismo una giustificazione al binarismo di genere o, peggio, una lusinga allo stereotipo di genere cui siamo aggrappati. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted May 16, 2011 Share Posted May 16, 2011 Io tutto questo fastidio in giro per la virilità del maschio biologico non lo vedo... Su questo forum c'era Fleur, che aveva un suo percorso personale fondato sull'ideale di bellezza androgina ( badate bene: ideale di bellezza non femminilizzazione...quelle sono le "bischerate" di gay it, ma non ci si può schiacciare su quel livello ) che ogni tanto contrastava coi 3/4 del forum ( ossessionato dalla costruzione maschile )e incidentalmente stiamo parlando di una persona che pubblicamente parlava di problemi di anoressia ( in cui quindi l'ideale è un tema centrale in termini psicologici ) Lo avete fatto a brandelli...schiacciandolo in una percezione che secondo me non gli corrispondeva Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted May 16, 2011 Share Posted May 16, 2011 Aspetta Orodeglistupidi; usiamo dei termini convenzionali? "Transgender" quando non si vuole la riassegnazione chirurgica e non si cerca una diagnosi di DIG (distrurbo di identità di genere) e "transessuale" quando la diagnosi c'è e ci si vuole operare. Le opinioni sono tre: 1) I generi sono due e basta (il punto di vista reazionario) 2) I generi sono più di due (la "normale" posizione GLBT) 3) La definizione di "genere" è sbagliata. (la "queer theory") Una persona transessuale può avere solo le prime due posizioni. Nel primo caso vorrà "sparire come trans" ed essere "solo donna" e nel secondo caso non rinnegherà il suo passato (e spesso manterrà gli amici e i contatti con l'ambiente). Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted May 16, 2011 Share Posted May 16, 2011 Non tutti i transessuali vogliono la riassegnazione chirurgica, molti rivendicano il diritto alla propria identità di genere senza dover arrivare al cambiamento di sesso e rispetto a questa seconda scelta-possibilità la teoria queer dice la sua ( come rispetto ad ogni scarto rispetto al sistema binario : trans, trav, androgini etc ) La trans-sessualità come transitorietà può tranquillamente convivere con un approccio anti-essenzialista, cosa c'è di meno obbligatorio e normativo e più potenzialmente liberatorio in chiave queer, della scelta di stare nel mezzo? Che poi vi siano dei transgender che sono infastiditi dai transessuali e ingaggiano discussioni sul DIG è un altro discorso. E' chiaro che ciò che un transgender e un transessuale possono condividere è la transizione come orizzonte utopico. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Isher Posted May 16, 2011 Share Posted May 16, 2011 La tua primitiva tesi era questa: La teoria queer - per quanto riguarda la "questione di genere" - è nemica dell'esperienza del transessualismo. e ti ho dimostrato perché è falsa. Ora sostieni la tesi contraria, ovvero che sono i transessuali ad essere nemici della Queer Theory, che non la possono accettare né comprendere: Se dici che l'identità di genere è una costruzione sociale arriverai facilmente in conflitto con i transessuali. Tutto dipende - ovviamente - da come gliela racconterai o da come sia già giunta alle loro orecchie la sua volgarizzazione. La cosa che conta è che possiamo anche essere infastiditi dal concetto di virilità del maschio biologico; ma se dici a un trans che "la virilità è un costrutto sociale", lui ti ribadirà invece che si tratta invece di una condizione innata. Se neghi il valore assoluto dell'identità di genere neghi tutti l'esperienza della transessualità e questo è solo uno degli spigoli contro cui si va a sbattere. Ma anche questo è falso. È come dire che MtF e FtM, in quanto aspirano alla loro ricongiunzione in una piana identità di genere, sono incapaci di operare una critica e una decostruzione della formazione storico-culturale che sottende ciascuna identità di genere. La QTh, poi, non sostiene che l'identità di genere è esclusivamente "una costruzione sociale". Infine, è vero esattamente il contrario di quanto tu pensi. È perché è esistita la QTh, è perché la QTh ha permesso una almeno parziale storicizzazione delle identità sessuali, una loro immersione nel fiume del tempo e della Storia, che tali identità di genere sono divenute più mobili, sono pensate come non più fisse e (esclusivo) dato di natura. E quindi la QTh è, al contrario, amica del transessualismo, quale che sia la forma in cui esso si esprima o scelga di determinarsi. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted May 16, 2011 Share Posted May 16, 2011 Non tutti i transessuali vogliono la riassegnazione chirurgica, molti rivendicano il diritto alla propria identità di genere senza dover arrivare al cambiamento di sesso e rispetto a questa seconda scelta-possibilità la teoria queer dice la sua ( come rispetto ad ogni scarto rispetto al sistema binario : trans, trav, androgini etc ) Sì, dice la sua SOLO se vuoi stare nel mezzo e "stare nel mezzo" non è la condizione tipica delle trans; lo è soltanto nell'immaginario degli etero in cerca della "donna col pene" che - generalemnte - è un immaginario piuttosto immaturo e reazionario. La tua primitiva tesi era questa: Visualizza messaggioAlmadel, su 15 maggio 2011 - 20:55 , dicono: La teoria queer - per quanto riguarda la "questione di genere" - è nemica dell'esperienza del transessualismo. e ti ho dimostrato perché è falsa. A dire il vero mi hai detto solo che è falsa... Una dimostrazione pretenderebbe due righe in più rispetto a Tutti, gay, lesbiche, trans, ma anche etero, possono servirsene,e se ne sono serviti. Gradirei una citazione di una trans transizionata chirurgicamente che mi dicesse che "i generi sono solo una costruzione sociale" e poi ripartirò volentieri da quel commento citato. Infine, è vero esattamente il contrario di quanto tu pensi. È perché è esistita la QTh, è perché laQTh ha permesso una almeno parziale storicizzazione delle identità sessuali, una loro immersione nel fiume del tempo e della Storia, che tali identità di genere sono divenute più mobili, sono pensate come non più fisse e (esclusivo) dato di natura. Io amo essere smentito. Io con la storicizzazione della transessualità (l'esperienza delle hijira, dei Galli di Cibele e via discorrendo) posso solo dimostrare che il transessualismo è un valore assoluto perché assoluti sono i ruoli di genere: a prescindere dalla cultura e dai tempi, sempre identici nelle dinamiche perché medesime sono le pulsini- Io non vedo mobilità ma fissazione e accettazione di un complesso di dinamiche noto fino dalla sciamanesimo. Sii molto preciso (e molto semplice, di modo che tutti ti seguano). Che poi vi siano dei transgender che sono infastiditi dai transessualie ingaggiano discussioni sul DIG è un altro discorso. E' chiaro che ciò che un transgender e un transessuale possono condividere è la transizione come orizzonte utopico. Ma io parlavo del contrario! Io parlavo dei transgender e dei foucaultiani infastiditi dal transessualismo; perché quest'ultimo è una rinuncia alla mobilità e una ricerca di una nuova fissazione di genere! Puoi spiegarmi quale parte del mio discorso genera delle incomprensioni o cosa io non ho compiutamente compreso? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
orodeglistupidi Posted May 16, 2011 Share Posted May 16, 2011 Gradirei una citazione di una trans transizionata chirurgicamente Beh, non stupisce che le MtF ti tengano alla larga, visto il tuo atteggiamento. :) La distinzione "convenzionale" che operi tra transgender e transessuale non mi sembra granché quotata tra le persone trans, anzi, mi pare decisamente combattuta, tanto più che finisce per creare trans di serie A e trans di serie B. Il termine "transessuale", poi, viene in genere denunciato come incorretto, visto che il sesso è una condizione genetica immutabile, mentre è il genere che si apre alla transizione. Inoltre, per evitare i fraintendimenti che il dibattito su un tema tanto complesso tende a creare (come mi sembra siano emersi anche qui), si è solit* distinguere tra genere (che può definirsi o meno in senso binario) e ruolo di genere (che è ineludibilmente binario). Di fronte a tale distinzione, questa affermazione Io parlavo dei transgender e dei foucaultianiinfastiditi dal transessualismo; perché quest'ultimo è una rinuncia alla mobilità e una ricerca di una nuova fissazione di genere! non sembra centrare la questione. Si contesta non la fissità del genere, bensì la fissità del ruolo di genere, soprattutto quando incancrenisce in uno stereotipo di genere. Il ruolo di genere è il vero prodotto culturale messo in discussione dal transgenderismo, e prima di proclamare che assoluti sono i ruoli di genere:a prescindere dalla cultura e dai tempi, sempre identici nelle dinamiche perché medesime sono le pulsini dovresti verificare che non ti sia sfuggito qualche studio in proposito che dimostra l'esatto contrario (i lavori della Mead, ad esempio). Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Isher Posted May 16, 2011 Share Posted May 16, 2011 Sii molto preciso (e molto semplice, di modo che tutti ti seguano). Almadel, mi sbaglierò, ma la sensazione che ho è che tu parli di qualcosa che non conosci. Tu non fai affermazioni «tratte» dalla Queer Theory, né citi autori o autrici o opere che avvalorino le idee che hai in testa sulle MtF, tu semplicemente fai affermazioni «sulla» QTh, ma senza giustificarle. A parte questo, sarò «semplice e preciso» e torno alla tua affermazione che la QTh è nemica del transessualismo, e alla mia replica che questo non è affatto vero. Un assioma della teoria queer è quello della transitività dei generi, da cui segue la possibilità di mettere in discussione la stabilità dell'identità e delle politiche ad essa legate (tutto il potere della normazione, che passa attraverso genitori e parenti, casa, scuola, modelli, abitudini e abitudine psicologica, eccetera), e addirittura di affermare che le identità sono non-fisse, e non possono essere categorizzate. Ebbene, la QTh offre qui la giustificazione teorica, psicologica e culturale della transizione. Altro tema caratteristico della QTh è che un singolo aspetto di una persona non può in alcun modo definirla, e questo vale anche per la determinazione biologico-sessuale, che, per quanto naturalisticamente e ingenuamente appaia come un «dato» oggettivo, come «fatto di natura», è sempre un precipitato di storia che precede e contrassegna quella identità, non solo nella persona, ma anche nei gruppi che la tramandano e la riconoscono. La QTh sostiene che per reperire la determinazione della propria più o meno instabile identità occorre spogliare la costruzione sessuale di tutti questi aspetti aggiuntivi, sociali, culturali, politici, che la precedono e le si affestellano sopra. È il decostruzionismo. E questo è la giustificazione di quel rovesciamento delle identità date che è, poniamo, la percezione della propria autentica identità di genere, quella verso la quale si vuole andare, con la quale ci si vuole ricongiungere, che può essere propria ad es. di un FtM. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted May 17, 2011 Share Posted May 17, 2011 La QTh sostiene che per reperire la determinazione della propria più o meno instabileidentità occorre spogliare la costruzione sessuale di tutti questi aspetti aggiuntivi, sociali, culturali, politici, che la precedono e le si affestellano sopra, 1) Il mio pregiudizio è che sotto questo "affastellamento" sembra non esserci nulla e che appaia quindi inutile compiere una transizione tra due "identità vuote": come se la decostruzione del ruolo bastasse a sé stessa. Quando Orodeglistudipi chiedeva "cosa è il maschile e cosa il femminile?" la risposta che mi sembrava desse per scontata è "in essenza, nulla". E se non vi è nulla di essenziale nel Genere e se l'Identità è fluida a cosa pensa una transessuale che si dice "donna"? E questo è la giustificazione diquel rovesciamento delle identità date che è, poniamo, la percezione della propria autentica identità di genere, quella verso la quale si vuole andare, con la quale ci si vuole ricongiungere, che può essere propria ad es. di un FtM 2) Vedi? Mi stai confondendo :) Per quale motivo il decostruzionismo sembra applicarsi solo nel rovesciamento? Non riesco a cogliere questo passaggio. Perché ho l'impressione che un maschio eterosessuale non possa - spogliata l'identità maschile di tutti questi aspetti aggiuntivi, sociali, culturali, politici -trovare ciò che trova un FTM e -come lui - aderirvi, accettarla, riappropriarsene nuda? Io credo - ed è forse un mio ulteriore pregiudizio - che insistiate sul "rovesciamento" per paura che - spogliato il Maschile dalla socialità, dalla cultura e dalla politica - troverete la Bestia: il gorilla poligamo e possessivo e lo scimpanzè che uccide la prole del rivale... E che l'unica "incrostazione" sociale e culturale che volete rimuovere è quella sotto la cui scorza c'è un'identità femminile o almeno ingentilita e l'unica vera identità maschile che volete celebrare ha una biologia femminile. Non ho infatti capito per quale motivo - in fondo alla vostra decostruzione - vi aspettiate di trovare un Angelo e non una Bestia. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted May 17, 2011 Share Posted May 17, 2011 In termini giuridici si direbbe che tu desideri uno Status, non so se in termini filosofici si possa dire Ontologico. Il decostruzionismo non è rovesciamento, anzi per certi versi critica il mero rovesciamento ( credo soprattutto in un certo femminismo...chiaramente è un aspetto che conosco meno ) Sei tu Almadel che mi pare ti muovi nell'ambito di un discorso costruito tutto sull'idea di "rovesciamenti", come se l'unico discorso possibile potesse consistere nell'arrovesciare. Forse perchè è l'unico modo per trovare-afferrare una soggettività, una identità? Il discorso è un po' complicato, potrei aver afferrato quel senso di diffidenza profonda che la Qth produce in Italia e che io credo Almadel rifletta in modo autentico ( ovviamente almadel contro la Qth. è una lotta impari...sul piano della validità delle argomentazioni siamo a Ercole contro Maciste nella valle dei Guai, quindi bisogna capire perchè il discorso prende una certa forma, che potrebbe riflettere i motivi profondi della cattiva ricezione italiana della Qth. ) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted May 17, 2011 Share Posted May 17, 2011 Sei tu Almadel che mi pare ti muovi nell'ambito di un discorsocostruito tutto sull'idea di "rovesciamenti", come se l'unico discorso possibile potesse consistere nell'arrovesciare. E questo è la giustificazione diquel rovesciamento delle identità date che è, poniamo, la percezione della propria autentica identità di genere, quella verso la quale si vuole andare, con la quale ci si vuole ricongiungere, che può essere propria ad es. di un FtM. Ci credo che in Italia non viene recepita :) Ti autorizzo a prendermi come paradigma del tipico gay italiano che non ci capisce una mazza, ok? Vado a una conferenza, mi sembra di aver capito tutto; chiedo se ho capito e mi rispondono che ho capito; sollevo un'obiezione e mi dicono di leggere un libro... Ma - cavoli - non ho letto neanche Hegel o Kant, ma mi pare che siano riusciti a spiegarmeli in modo coerente! Forse perchè è l'unico modo per trovare-afferrare una soggettività, una identità? Senti, facciamo che non me ne importa nulla né di definirmi maschio né di definirmi gay, ok? Concentriamoci a farmi capire la sostanza della teoria. Il Maschile e il Femminile sono solo delle costruzioni, dei dispositivi o sono anche essenzialmente qualcosa? E cosa sarebbero oltre ai ruoli di genere imposti dalla società? Perché quando ho chiesto al mio vicino di casa (metà dei miei amici si sono laureati su Foucault :)) mi ha risposto che la mia è la tipica critica essenzialista del Femminismo; mentre se ne parlo con voi sembra che intendiate sempre qualcos'altro... Questo non aiuta la ricezione della Queer Theory. Si può non girarci intorno? Quando discutemmo del fatto che l'identità gay fosse solo un costrutto sociale finalizzato al controllo attraverso la classificazione dell'identità; ti dissi che era il classico discorso da gay irrisolto ma colto che traduceva così la diffusa argomentazione dell'odio per le "etichette". Tu mi rispondesti che ciò era dovuto "alla cattiva ricezione della Queer Theory in Italia" Ah bene, grandioso! E allora cosa sarebbe per la Queer Theory l'identità gay? Perchè quando chiedo a un'esperto se la mia definizione sia giusta, mi dice di sì; ma quando poi oso sollevare una critica ci ripensa e mi dice che ho capito male... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted May 17, 2011 Share Posted May 17, 2011 Se ti dicono che devi leggere i libri - anche io te lo dico da anni - è perchè evidentemente potrebbe essere necessario leggerli ( mica è una orrenda punizione leggere dei libri, è vero che molti di essi sono stati tradotti in Italiano con 10-15 anni di ritardo ma ora dovrebbero essere reperibili ) Tu hai credenziali sul piano della militanza incontestabili, a maggior ragione non guasterebbe concedere uno spazio anche culturale e di riflessione etc. Anche io quando esco da un Convegno credo di aver capito tutto e poi mi saltan fuori i dubbi etc. ( non è strano, è normale... ) poi vado a casa e trovo dei libri ( che servono a soddisfare l'esigenza di una riflessione ulteriore, a volte occorre pure tornarci sopra, rileggerli, sottolineare con la matita certi passaggi, fare delle orecchie alle pagine...il risultato è che i libri si consumano, pace...vuol dire che servono no? ) Sul fatto che tu sia un Essenzialista non ci sono dubbi. Tu prendi una singola frase di Isher, il quale ( credo...eventualmente lui mi correggerà, perchè certamente non stiamo a parlare di cose facili ) cerca di dimostrarti che anche in un caso ( il suo "poniamo" ) in cui la percezione della propria identità di genere sia un "rovesciamento", la teoria conserva validità ( perchè il decostruzionismo giustifica la possibilità anche di questo discorso ) E' importante che una teoria possa servire a tutti no? Credo sia questo ciò che Isher voleva dirti, io lo capisco così se non ho capito male... Ti attacchi come una cozza allo scoglio, alla parola "rovesciamento" ed io a questo punto ti decostruisco...il non detto del tuo discorso, è noto che mi piace Derrida, quindi mi pare il minimo Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Isher Posted May 17, 2011 Share Posted May 17, 2011 2) Vedi? Mi stai confondendo :) Per quale motivo il decostruzionismo sembra applicarsi solo nel rovesciamento? Ti lasci confondere facilmente, ma altrettanto facilmente cerchi tu di confondere gli altri, solo che con me non ci riesci Non è affatto vero che il decostruzionismo si applica solo nel rovesciamento, o sofista, né io l'ho detto. Io sto discutendo la tua affermazione che la teoria queer è nemica del transessualismo, e, per rispondere alla tua richiesta di scrivere qualche riga in più rispetto a quanto avevo già detto circa il fatto che questa affermazione è infondata, anzi è vera la contraria, ti ho fatto l'esempio di due motivi fondamentali della teoria che possono dare una giustificazione culturale, psicologica anche, a due eventi fondamentali del transessualismo stesso, la transizione, e prima ancora la percezione e identificazione della propria identità di genere e quindi sessuale. La teoria queer si applica (nel senso che è stata creata, inventata, scritta) a tutti coloro che se ne fanno carico. Gli etero se ne fanno carico? Non lo so. Forse però anche qualcuno di loro, anche se, supporrei, non nel dominio della sessualità, ma in altri ambiti, con altre estensioni. La ThQ è per definizione una teoria aperta. A parte Foucault, che ne ha gettato i motivi ispiratori, le più grandi teoriche della teoria sono state donne e lesbiche. Ed è certo che l'aspetto della decostruzione procede parallelamente a quello della costruzione. Per citare il caso più noto, emblematico, e a modo suo geniale: la costruzione del corpo lesbico. Monique Wittig affermava di non essere, lei, una «donna» (perché dava a «donna» il significato diciamo storico-culturale-psicologico che questa identità ha asunto nelle società e nei gruppi nel corso del tempo). Per lei la lesbica non era una «donna», e questo implica evidentemente la ricostruzione (la «lesbica») insieme alla decostruzione, e anzi i due momenti vanno di pari passo, e, se sono convincenti, il primo genera o almeno pone le basi del secondo. E lei lo ha dimostrato con la sua stessa vita. Anche Foucault, giusta o sbagliata che sia la sua tesi, ha trovato una data di nascita dell'«omosessuale», prima del quale esso non esisteva. Esistevano altre figure, ovvero altri fasci di relazioni, unificati in questa o quella forma: siamo in pieno eraclitismo, per dirla allusivamente e stenograficamente. Si ritorna al tema del variare delle identità, - e certamente quello della variazione delle identità è un tema principe del transessualismo, anche se non ne è il solo -, per cui questa teoria non solo non ha quella fissazione che qualche post fà tu volevi attribuirle, ma è piuttosto la celebrazione della mobilità. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted May 17, 2011 Share Posted May 17, 2011 Sì: ma come si può pretendere che una teoria venga "recepita bene" da un Movimento, se è così esoterica da poter essere accettata o contestata solo da alcuni? E parliamo di libri spesso impermeabili a un lettore sprovvisto di una cultura specialistica... Il Collettivo di Filosofia di Padova "Il corpo della differenza" di cui fa parte anche Schopy è talmente poco incline al ruolo di mediatore culturale della Queer Theory da essere stato soprannominato "Il corpo della diffidenza" :) La sapete spiegare questa Queer Theory oppure no? Me ne parlano da quindici anni e non mi ha mai convinto; dopo venti righe di dispensa universitaria sull'argomento rimanevo sconvolto da come un concetto così naif potesse essere condito da una prosa tanto fumosa e quando chiedo lumi agli esperti mi rispondono col name-dropping (che è la versione demente dell'ipse dixit; non serve neppure citare le parole di Tizio, ormai basta citare il nome di Tizio) Tralasciamo il "rovesciamento", allora? Non metto in dubbio che sia valida se sei un "genderqueer"...; ma prima sei un genderqueer e dopo abbracci una teoria che spiega quello che sei e che mette in rilievo come la tua identità di genere venga condizionata dalle aspettative della Chiesa, della Società e della Famiglia. Questo però è vero per tutti, se non mi sbaglio. Peccato però che funzioni solo in chiave femminista, decostruendo il ruolo di "moglie e madre" e non funzioni con l'identità maschile, la cui civilizzazione coincide con la nostra stessa idea di Civiltà. Cosa diavolo andiamo a trovare sotto l'identità maschile? Perché volete convincermi che ci troveremo un genderqueer? Forse una donna struccata e pelosa vi sembrerà mascolina (a me no); ma di certo a me un maschio sporco e peloso non mi sembra femminile. I padri ci vogliono responsabili e prestanti, le madri educati e puliti; ma se decostruisco questi condizionamenti sarò "più maschio" e non meno (pigro, irresponsabile, sporco e volgare...) Anche senza immaginare una logica speculare,a me pare ovvio. Direi che "essenzialismo" descrive bene la mia critica... prima di inviare ho letto la questione della Wittig; ma risponderò in un'altra occasione... (ritornando sul discorso del transessualismo, dove è forte il discorso di isher) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
orodeglistupidi Posted May 17, 2011 Share Posted May 17, 2011 I padri ci vogliono responsabili e prestanti, le madri educati e puliti; ma se decostruisco questi condizionamenti sarò "più maschio" e non meno (pigro, irresponsabile, sporco e volgare...) Anche senza immaginare una logica speculare,a me pare ovvio. Ti pare ovvio perché tu metti insieme quattro caratteristiche (la pigrizia, l'irresponsabilità, la sporcizia e la volgarità) e dai a questo insieme il nome di maschio, ma questo è già frutto di un condizionamento culturale. Se decostruisci gli stessi condizionamenti per una figlia femmina, anche in lei emergerà l'insieme core che tu chiami maschio: sarà pigra, irresponsabile, sporca e volgare. Il punto è che una persona identificata dai genitori come maschio viene probabilmente lasciata più libera di comportarsi in modo pigro, irresponsabile, sporco e volgare; al contrario, la persona identificata dai genitori come femmina viene costretta a contenere la propria "bestialità" il più possibile. Non è la civilizzazione dell'identità maschile a segnare il nostro concetto di civiltà, bensì la determinazione di un rapporto di civilizzazione squilibrato, che pesa quasi tutto sull'identità femminile per garantire un margine netto di libertà all'identità maschile. Rimossi i condizionamenti, ci accorgeremmo che la femmina biologica non è meno "bestiale" del maschio biologico. Ritorna allora la mia domanda, alla quale non do affatto alcuna risposta scontata: "cosa è maschile, cosa è femminile?". Sulla base di quanto sostiene Mirella Izzo nel Manifesto Pangender, una parte delle femmiste è incline a rispondere "nulla", perché per loro il genere è soltanto un ruolo di genere, e il ruolo di genere è un prodotto strettamente culturale; il movimento transgender risponde invece che, rispetto al continuum determinato da tutte le possibile combinazioni di sesso genetico e sesso "psicologico", essi sono due estremi che la cultura ha voluto identificare convenzionalmente con il nome di "maschio" e di "femmina", sulla scorta di una certa corrispondenza con il sesso genetico maschile e femminile, e ai quali poi la cultura ha associato determinati ruoli di genere. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted May 18, 2011 Share Posted May 18, 2011 Se qualcuno di voi mi avesse chiesto di buttar giù tre o quattro righe "critiche" nei cfr. della Queer Theory io avrei sicuramente evitato accuratamente di parlare di transessualismo e mi sarei concentrato sul concetto di identità gay. Se tu Almadel dici che la Queer Theory funziona per le donne e non per gli uomini, secondo me è perchè continui a ragionare in termini essenzialisti. Come se liberando la donna da un sistema di regole oppressive maschili io riuscissi ad attingere un desiderio sessuale originario o naturale costitutivo dell'identità femminile: tolgo la repressione trovo l'essenza. Così più o meno ragiona mio padre, il quale come ogni eterosessuale della sua generazione ragiona nell'ottica della rivoluzione sessuale anni '60, la cui vulgata era questa. Ma poi ci sono un sacco di suggestioni culturali più ampie ( in modo simile ragionava il giusnaturalista, il concetto stesso di rivoluzione si forma in un certo modo...l'idea di liberazione etc. ) Rispetto al paradigma del desiderio sessuale originario viene abbastanza facile sul piano della logica, aggiungere, estendere, il discorso ai gay. Perchè come ti ha spiegato Isher l'identità gay data quantomeno 1870, quindi esiste da molto nelle nostre teste l'idea dell'Omosessuale in quanto persona, poi l'omosessuale non è più malato, non è un prodotto di scarto, un'avaria, del sistema binario ( come il-la trans ) Il problema risiede ovviamente nel fatto che se esiste un desiderio omosessuale questo non può che riguardare in certa misura anche gli eterosessuali ( e qui suppongo si debba far ricorso all'idea della bisessualità originaria ) Allo stesso modo libero il frocio da una serie di regole oppressive eterosessuali e trovo il gay ( e quindi sono pure legittimato a polemizzare col frocio...con ciò che io immagino sia il frocio ) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted May 18, 2011 Share Posted May 18, 2011 Torniamo alla questione transessuale e quindi ai concetti di decostruzione e transito. Se io fossi una transessuale quale identità dovrei decostruire? Quella maschile della mia biologia o quella femminile della mia psiche? Perché se decostruissi la mia identità maschile mi accorgerei che il "dover essere maschio in un certo modo" è soltanto il frutto di un condizionamento sociale e - qualora me ne liberi - potrei sentirmi maschio anche senza averne determinate caratteristiche. Di conseguenza; mi definerei maschio e mi vestirei da donna (genderqueer) Se docostruissi invece la mia identità femminile mi renderei conto che "vestirsi in un certo modo per essere donna" è unicamente il risultato di un condiozionamento culturale, liberatomi dal quale potrei sentirmi donna vestendomi da uomo (genderqueer) In nessuno dei due casi sarei "una transessuale" E perchè? Perché nel Genderqueer il transito è l'assunzione di una liberazione dai ruoli di genere mentre per la transessuale il transito è la soluzione di un problema psichiatrico (Un problema psichiatrico? Foucault si starà rivoltando nella tomba...) Riguardo l'identità di genere negli omosessuali La Wittig rende bene la mia idea di teoria naif almeno per come me la vuole raccontare Isher. L'idea di non definirsi "donna" ma "lesbica" sembra parallela all'ingenuità omofoba di chi ci definisce "non maschi, ma gay". Come nel caso del "rifiuto delle etichette"; in cui la Teoria Queer coincide così tanto con l'omofobia interiorizzata da farmi credere che ne sia soltanto la veste accademica... Cedere l'identità di genere all'eterosessualità invece di arricchirla con la propria omosessualità non mi pare affatto una strategia razionale; se non altro perché l'equazione tra Maschile/Femminile ed Eterosessuale è proprio il punto centrale dell'identità cisgender dei reazionari... Sacrificare l'identità eterosessuale e l'identità femminile facendole coincidere, per far emergere una soggettività lesbica, è però una mossa simpaticamente radicale :) Riguardo la civilizzazione come femminilizzazione Rimossi i condizionamenti, ci accorgeremmo che la femmina biologica non è meno "bestiale" del maschio biologico. E' assolutamente vero. Ogni civilizzazione riduce la bestialità e quindi rende "meno maschili" sia i maschi che le femmine. Per questo i reazionari - che confondono la causa con l'effetto - credono che le civiltà cadano per la mollezza dei costumi; dal momento che l'autonomia del Femminile non può che progredire per tutta la durata di una civiltà. E regredire con la barbarie. Tu pensi che il "condizionamento sociale" schiacci il Femminile e liberi il Maschile; io penso invece esattamente il contrario. Perché il luogo del Maschile è "lo stato di natura" in cui la superiore forza fisica è un vantaggio e il Padre impone su giovani e femmine la sua autorità (il gorilla al centro della radura...); mentre il luogo del Femminile è "la società del controllo" in cui nessuno farà nulla senza il permesso di Mamma che vigila, cura e protegge i suoi eterni cuccioli (l'Ape Regina al centro dell'alveare...) E' il mito babilonese di Enkidu: l'uomo bestia che perde i peli dopo l'incontro con la donna; Eva che conduce Adamo fuori dall'Eden e lo immerge nella Storia... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted May 18, 2011 Share Posted May 18, 2011 Vabbè Almadel, ma rispetto all'idea che la transessuale creda di essere una malata psichiatrica mi devi segnalare anche gli psicofarmaci che decide di farsi prescrivere... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted May 18, 2011 Share Posted May 18, 2011 Di preciso cosa cambia? La Transessuale vive un disagio o no? Sì. Il Genderqueer vive questo disagio? No. Voler appiattire queste due situazioni sotto l'etichetta di transito mi pare davvero una forzatura. Credo che se Foucault si esprimesse sul "disturbo dell'identità di genere" si scaglierebbe contro questa definizione psichiatrica; anche se sapesse che è finalizzata solo ad ottenere gli ormoni. Quale motivo dovrebbe esserci - in una prospettiva radicale - di far "accertare la reale transessualità di un individuo" a un'equipe di psicologi e psichiatri? Solo un escamotage per cambiare sesso gratuitamente; un po' come chi si finge pazzo per non farsi la galera? Se le identità di genere sono una costruzione sociale è evidente che un simile "disturbo" non è di natura neurologica; definirlo tale chiaramente è il solito abuso psichiatrico nato per medicalizzare un problema politico. () Non trovi che quello che scrivo sia coerente con la Teoria Queer? Evidentemente no :) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted May 18, 2011 Share Posted May 18, 2011 In effetti non esiste nessun disturbo neurologico il procedimento medico-legale accerta che non vi sia malattia psichiatrica ( schizofrenia etc. ) eventualmente si valuta se sussistano disturbi dell'umore, non cura...la dispercezione cognitiva, perchè non c'è niente da curare. Ed in diversi paesi si sta pensando ed in alcuni casi provvedendo a cancellare la disforia di genere dal catalogo dei "disturbi mentali" come è già stato fatto per l'omosessualità. Cosa che probabilmente piacerebbe molto a Foucault...certamente a me non dispiace. Accertata l'inesistenza di malattie psichiatriche e fornita assistenza psicologica alla persona che deve decidere cosa fare ( orientamento alla scelta ) mi pare che tutto torni. Ciò premesso, mi domando se sia possibile fare un discorso serio. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
coeranos Posted May 18, 2011 Share Posted May 18, 2011 Come nel caso del "rifiuto delle etichette"; in cui la Teoria Queer coincide così tanto con l'omofobia interiorizzata da farmi credere che ne sia soltanto la veste accademica... ahah sì, lo penso anche io, ma solo per i maschi Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Isher Posted May 18, 2011 Share Posted May 18, 2011 Ciò premesso, mi domando se sia possibile fare un discorso serio. Io direi di no Cedere l'identità di genere all'eterosessualità Capisco che tu lavori sulle citazioni altrui, Almadel, e non sui libri né della Wittig, né della teoria queer. Però almeno un po' d'intuito potrebbe portarti a capire che l'autrice de Il corpo lesbico e Il pensiero straight si sta riferendo alla donna eterosessuale, in quella conferenza del 1978. In cui spiegava: «Sarebbe improprio dire che le lesbiche vivono, si associano, fanno l'amore con delle donne, perché la-donna (la-femme) non ha senso se non nel sistema di pensiero e nei sistemi economici eterosessuali. Le lesbiche non sono delle donne». Questa frase (provocatrice, e da interpretare) s'inscrive nell'analisi che la Wittig dà dell'eterosessualità come regime politico, come base di un contratto sociale, che le lesbiche rompono rifiutandosi di sottomettervisi. E ovviamente non cede nessuna identità di genere, usando, per riferirsi alla donna straight «donna», «la-donna» (è appena il caso di ricordare che femme in francese significa sia «donna», sia «moglie»!), perché sta utilizzando il termine che nel sistema di pensiero etero designa non solo la donna eterosessuale ma con essa l'universale-donna, e lo sta utilizzando a scopo polemico. Senza contare che l'identità di genere non è indicata né «da donna» né da «uomo», ma da «maschile» e da «femminile», quindi semmai da «maschio» e «femmina». L'accusa di omofobia interiorizzata che rivolgi a Monique Wittig e alla teoria queer è una accusa comica. Ma anche grave, almeno per me, se la rivolgi a un gigante come Monique Wittg. Altra cosa è se ti riferisci al chiacchierio "non-mi-definisco" che distorce, altrettanto comicamente, la teoria queer. Ma questo chiacchierio la conosce? Ne parla a ragion veduta? Suvvia, no, semmai ne orecchia qua e là qualche cosetta. Anche dire che è una teoria naïve avrebbe senso se tu te la fossi studiata e la conoscessi, ma tu stesso hai confessato di non capirci nulla e di conoscerla solo da qualche riassuntino circolato in associazione. La Wittig ha enormemente fecondato e anche sconvolto, colla sua grande personalità, sia la letteratura sia i movimenti collettivi delle donne, delle lesbiche, dei queers, a lungo considerati come trascurabili e minoritari. Capisco scherzare, ma un po' di rispetto è necessario. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted May 19, 2011 Share Posted May 19, 2011 Nono, ovvio. Nessuno di chi ha orecchiato la teoria queer e la usa per "non farsi soggetto" ne ha mai letta una riga, ovviamente. Chi approfondisce ha già compiuto questo passo. Tutti la apprezzano dal punto di vista storico; ma per nessuno è ancora canovaccio di discussione politica. Sono strumenti coi quali oggi non si può affrontare nulla. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted May 19, 2011 Share Posted May 19, 2011 La campagna Stop Trans Pathologization-2012 e’ un’azione coordinata dalla Rete Internazionale per la Depatologizzazione delle Identita’ Trans. Questa rete e’ una piattaforma di coordinamento creata da un gruppo di avvocati provenienti da diverse citta’ (principalmente dalla Spagna) che lavorano a favore della depatologizzazione delle identita’ trans. Sebbene molti degli attivisti appartenenti a questa rete vivano in Spagna, il nostro obiettivo diventa di livello internazionale perche’ questa depatologizzazione dipende da organi internazionali (la Societa’ Psichiatrica Americana e l’Organizzazione Mondiale della Sanita’). http://www.stp2012.info/old/it/manifesto http://www.congenid.org/ Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted May 20, 2011 Share Posted May 20, 2011 Quindi in definitiva e su un piano di mero buonsenso: 1) La Queer Theory è fondamentale, irrinunciabile e attuale per i-le Trans 2) La Queer Theory è necessaria irrinunciabile e attuale per le lesbiche ( non fosse altro che per il fatto che in gran parte l'han scritta loro e quasi tutto ciò che loro han scritto è Queer )e... 3) ...[ SOPRATTUTTO ] Tutte queste obiezioni sollevate contro la Queer Theory, a parte la loro superficialità e infondatezza restano critiche solo "maschili" in nome della maschilità ( il chè conferma alla lesbica istintivamente la loro infondatezza in termini assoluti e nella fattispecie a ragione ) ...non a caso questa discussione esordisce con una mia chiamata in causa dell'effeminato e poi dell'androgino, cioè di Gay, perchè il discorso anche ridotto ai suoi minimi termini, piegato e deformato nell'ambito di una polemica un po' grottesca, un po' comica...Proprio assumendo questi limiti intellettuali e culturali, nasce e resta un discorso solo tra maschi. E noi non possiamo "mandare in vacca" una mole di studi di questo rilievo perchè ci sono dei ragazzini che usano queste cose per contestarsi a vicenda il fatto: tu vuoi decostruire l'identità perchè sei un maschio complessato e confuso, tu non la vuoi decostruire perchè sei un maschio complessato e omofobo. Nasce forse da qui per voi, ma non può morire qui. Quindi le due opzioni culturali prima devono essere studiate su dei libri di storia Lgbt così magari ci si confronta con il dibattito politico vero ( tipo: voi costruendo un percorso affermativo gay, finite per rafforzare inevitabilmente anche l'eterosessualità VS voi vi illudete di poter rivoluzionare tutta la società etc. )e si comprendono le implicazioni meno personali-individualistiche ed il fatto che il dibattito sia servito e possa servire anche oggi. Il Costruttivismo essenzialista sarà giudicato insufficiente da un Queer, ma egli riconoscerà che ha avuto dei grandi meriti storici, che è fondamentale per parlare agli etero e soprattutto il dato di fatto che, essendo la soluzione più intuitiva per chi non abbia mai aperto un libro, non può ignorarsene il rilievo pedagogico. La Q.th. è uno strumento culturale valido per tutti, ma non accessibile a tutti ( e al collettivo di filosofia bisogna arrivarci preparati in termini di conoscenza storica del movimento lgbt e con una certa solidità psicologica ) L'essenzialista-innatista, cioè quasi tutto questo forum, in primo luogo non può scaricare trans travestiti, effeminati, androgini senza porsi il problema di quanta dettatura eterosessuale vi sia nella propria narrazione, perchè non c'è identità gay senza identità eterosessuale. Nè basta autoimporsi il dovere di marciare tutti assieme alle manifestazioni, quello è solo il minimo sindacale. E tanto altro ci sarebbe da dire...ma ( per ora ) FINE DELLA PATERNALE Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted May 22, 2011 Share Posted May 22, 2011 Non serve che usi il plurale per fare la paternale a me (o a me e a Coeranos) :) Io però preferirei che tu entrassi nel merito della mia ingenua critica. Io come donna lesbica mi ritrovo a sentirmi dare della "mascolina" solo perché non mi conformo a quell'idea di debolezza e sottomissione che i maschi hanno in testa quando parlano di "femminile" Io - se rifiuto il loro concetto di "femminile" rifiuto di conseguenza anche la loro idea di "maschile" - e mi approprio di quei concetti di forza e di indipendenza per attribuirli a una mia identità nuova, ulteriore a questo binomio. Su un livello meno compiuto definirsi "una tipa mascolina" significa dire "sono una donna con quelle caratteristiche positive che il maschio attribuisce a sé stesso". Sfortunatamente se un gay si definisce "effeminato" l'essenza della sua affermazione è traducibile come: "Sono un maschio debole e vanesio e mi definisco -effeminato- perché ho interiorizzato il concetto deteriore del -femminile- proprio della mentalità maschilista". La rinuncia/denuncia della Wittig della sua "femminilità" dovremmo farla nostra e rinunciarci anche noi. Perché in quella parola non c'è un genere, ma un ruolo; un ruolo (quello della dipendenza, della vanità e delle debolezza) che non ci appartiene affatto e che rigettiamo. Non mi stupisce che per un gay sia difficile appropriarsi di un simile pensiero, perché si corre il rischio di non sbarazzarsi - contestualmente - del machismo. Piacerebbe ai miei amici fanatici della Queer Theory la definizione allora di "guerrigliere col pisello"; a mio avviso efficace e in totale abdicazione di un pensiero autonomo maschile. (A vent'anni avrei detto: "Ci serve un mitra. Caricato a paillettes") E' a questo che somiglia il percorso identitario che hai in mente? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted May 22, 2011 Share Posted May 22, 2011 Che io mi rivolga a te e Coeranos è scontato, nella discussione siete entrati solo voi. Che io sappia che come voi la pensano altri che non sono entrati nella discussione, non ci entreranno, ma invece dovrebbero sentirsi chiamati in causa e leggere è altrettanto scontato. Entrare nel merito delle tue ingenue critiche non è facile perchè ti appigli a tutto, pure alla Witting. Ma poichè servirebbe in realtà non parlare solo a te... Se per affermarmi devo "riappropriarmi" di qualcosa che fino ad un certo punto è appartenuto agli eterosessuali io chiamerei questo modo di ragionare un costruzionismo affermativo che ribalta gli stereotipi. Poi voglio vedere all'atto pratico questo Soggetto, con la sua camicia da cowboy attillata o i suoi pantaloni di pelle strizzachiappe quanto è poco vanesio...però ha preso degli stereotipi eterosessuali e li ha fatto propri e nell'usarli è diventato un Soggetto. ( pertanto in grado di produrre una sua cultura ) Quanto poi questa persona sia effettivamente debole è tutto da vedere situiamolo a Castro 1977 e per il fatto di essere lì, in quel momento c'ha due p***e così! Ma forse pure l'effeminato...l'immagine di debolezza ( rispetto all'Italia un miraggio ) che il film Milk ci trasmette sono i due gay borghesi e perbene che pubblicano Advocate. Ma questo soggetto nella San Francisco dei tempi di Milk cosa ha fatto? E la sua identità gay in cosa consiste, se esiste, se non nello strizzarsi in quei due capi di abbigliamento? O comunque nella dialettica gay-etero che questa pratica affermativa istituisce e che è un rimando interno continuo? Quel gay non ha avuto bisogno di decostruire niente, ha fatto una operazione diversa, liberatoria Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted May 22, 2011 Share Posted May 22, 2011 Fatto sta che ciò che ha fatto questo gay viene difficile alla lesbica non gli può bastare perchè troverebbe la donna eterosessuale non la lesbica, c'è bisogno di uno strumento più radicale e articolato, non ci si può limitare a ribaltare o a riappropriarsi di qualcosa che è e resta un prodotto culturale maschile - la Donna- e quindi eterosessuale. Inoltre alle lesbiche pare che questa dialettica finisca per rafforzare in generale l'eterosessualità, anche in danno dei gay. Altri gay premono per uscire dal catalogo delle parafilie e implicitamente avanzano la richiesta che il costruttivismo affermativo sia antiessenzialista e plurale ( BSDM, Fetish ) e ne mettono in discussione il paradigma, il desiderio sessuale originario rivendicando il diritto ad una propria produzione culturale. La questione è politicamente meno stridente perchè si possono situare nel sottoinsieme delle preferenze sessuali. Anche se andando a Tokyo ho avuto netta la percezione di come per loro preferenze e pratiche sessuali possano costituire l'essenza della questione ( beh certo è una sensazione...niente più ) I-le trans possono guardare a questa discussione da una distanza maggiore, per loro orientamento sessuale e preferenze sessuali sono meno identificanti, però certo l'idea che la loro identità si risolva in un errore di natura da correggere in un aut-aut non è entusiasmante ( se non nell'Iran di Khomeini ). Certamente c'è anche un entusiasmo rivoluzionario che fa ipotizzare la possibilità di cambiare tutta la società, anche attraverso lo scandalo, perchè nessuna di queste persone è confusa o omofoba ma son tutti estremamente motivati ( se mai fin troppo fino al limite di rotture politiche ) ma nel 1981 con l'irruzione dell'AIDS ci sarà un brusco risveglio ed il bisogno di serrare le fila. Da tutto ciò è assente l'idea dell'effeminato come prodotto di scarto rispetto ad una nuova identità gay ( che a me pare un po' un ragionamento da uomo nuovo ) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted May 22, 2011 Share Posted May 22, 2011 "Ingenuo" è un eufemismo, diciamo "ottuso". Io vedo due diverse identità omosessuali maschili che partecipano dello stesso Soggetto Politico, anche se appartengono a due comunità distinte: il gay che enfatizza la virilità in modo anche parodistico (i Village People, l'immaginario di Tom of Finland, eccetera...) e quello che gioca con l'identità femminile (la drag, l'efebo androgino, eccetera...). Quelli che io chiamerei il Nero e il Bianco, insomma... Non ho capito chi dei due sia "costruzionista" e chi no... non saprei da che parte metterli nella "lavagna dei buoni e dei cattivi". Per me è "buono" chi è consapevole di aderire a tale Soggetto senza escludere l'altra metà della Luna. C'è dell'altro che dovrei sapere? Le persone transessuali o eterosessuali e le lesbiche fanno benissimo a costruire in autonomia il loro pensiero. Non riesco a capire cosa dovrei esportare o importare, dal momento che l'autonomia di una sociologia omosessuale dovrebbe essere proprio il nostro pensiero-guida. Io non la sento quest'ansia di "decostruire" perché a vent'anni già avevo le mie identità gay belle e pronte. Il massimo che posso fare è dire "basta con i berretti di cuoio e i boa di struzzo" che è più o meno quanto mi pare sostenga Orodeglistupidi. Per il momento il meglio che posso fare è indossarli entrambi e il peggio che posso fare è chiamarmene fuori e invocare "la giacca e cravatta". Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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