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Partendo dal presupposto che, ora come ora, non ci è dato sapere come nasca l'omosessualità, volevo provare a creare un dibattito riguardo le sue origini.

Gli scienziati, i filosofi e compagnia bella, in effetti, sono anni che cercano di trovarne le cause: chi nei geni, chi nel cervello, chi nel vizio...

Ma noi, che ne siamo i detentori, come ci riteniamo?

 

Questa problematica influisce, inoltre, in maniera particolare sull'intero movimento lgbt, due esempi:

 

Immaginate se si scoprisse che esiste un gene che rende omossessuali e che, con un singolo prelievo di sangue, si è in grado di stabilire se è presente o non in una persona, sarebbe la più grande vittoria contro l'omofobia, che a quel punto non avrebbe più giustificazioni d'esistere, quantomeno in ambiente laico...

 

Viceversa se si scoprisse che l'omosessualità è indotta dalla psicologia, magari dal vedere scene omo durante l'infanzia, eccola là che crollerebbero tutte le nostre richieste per le famiglie rainbow e dovremmo a quel punto vivere seriamente nascosti dal resto del mondo: Una vittoria incontrastata per l'omofobia.

 

Ovviamente sono solo alcune idee, e voi cosa ne pensate, anche in rapporto alle altre forme di orientamento sessuale e di genere? Inoltre approvereste studi sugli uomini per andare a fondo in questa ricerca?

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https://www.gay-forum.it/topic/17626-omosessualit%C3%A0/
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Guest Petit.Prince

Sicuramente è un dibattito audace, ma allo stesso tempo appassionante, quello in cui interrogarsi sulle cause di qualcosa che in noi esiste tutti i giorni. Ne è esistito un primo? Come noi viviamo tutti i giorni e abbiamo una data di nascita, si può far corrispondere omosessualità ad un'esperienza che coincida con la nostra venuta al mondo, o come fattore che agisca in noi, affiorato in un secondo momento? Penso che tutti ce lo chiediamo e finora una risposta risolutiva non sia stata ancora combinata. Penso tuttavia che ignorare le origini, sia anche un modo per progredire, per arricchirci, ampliarci, elevarci. Perfino la comparsa dell'uomo e le varie teorie evoluzionistiche, sono ancora fonte di polemica e di confronto. E' un'argomentazione inesauribile nella quale, in virtù del fatto che non sempre assistiamo alla fonte del fenomeno, allora apportiamo ad esso il nostro personale contributo, delineandolo a nostra immagine e misura. Si può, nei nostri comportamenti, ravvisare il segreto per risalire alle cause? Forse sono le nostre stesse abitudini, la nostra conformazione, la nostra immagine, a darci punti di rilievo nella regressione verso il meccanismo originale. In questo caso, però, si può obiettare la presenza di elementi che ci inducano a presupporre una nostra compresenza. Eravamo presenti, alla nostra nascita, ma gran parte dell'infanzia non registra movimenti intellettuali che possano far sì che si autoimposti. Non c'è una coscienza di sé abbastanza sviluppata. Personalmente, ricordo, per quanto ciò possa apparire anomalo, che già a tre anni provavo una sorta di timida sensibilità verso un bambino a me coetaneo. Qualcosa che già implicava da parte mia una reazione di stupore. A cinque anni, più consapevole del quadro entro cui mi muovevo, già mi ero tacciato di malattia incurabile. Ho convissuto fin dalla primissima infanzia con la sensazione di omosessualità. Mi sono affacciato su varie teorie. Spesso il diverso in natura è una componente correttiva, più che nociva. Probabilmente se tutti fossero stati eterosessuali, avremmo ottenuto una sovrabbondanza di popolazione che avrebbe compromesso la nostra permanenza in terra. Forse siamo dotati un istinto, di un'intelligenza animale che abbia scongiurato questa evenienza. Oppure, se volessimo fare filosofia orientale, è possibile che qualcosa in qualche vita precedente abbia comportato una condizione simile? Forse siamo tutti donne che, ritrovatesi nel corpo di un uomo, hanno mantenuto uno spirito emotivamente legato agli uomini, nonostante il cambiamento di indirizzo? Forse l'anima non ha sesso? Forse abbiamo vissuto amori irrisolti verso gli uomini? O forse siamo ex uomini che hanno, in seguito ad un'esperienza disastrosa col genere femminile, sentito il bisogno di cambiare sponda? E' tutto molto fantasioso, me ne rendo conto, ma ho sempre indirizzato la mia mente verso territori tanto incerti. Sai, non so quanto la teoria genetica possa rivelarsi fedele alle nostre dinamiche. Penso, a questo punto, che allora anche gli eterosessuali dovrebbero essere marcati da una configurazione specifica, se in vita dimostrano questa propensione. Se qualcosa esiste, penso risieda nella psiche o nell'anima, ciò a prescindere dalla fede in una religione. E ciò non può essere neppure ricondotto unicamente ad un nostro decreto volontario, un gradimento particolare verso una fascia piuttosto che un'altra giustificata dai nostri bisogni. A volte mi piacerebbe essere fidanzato con una ragazza, riuscirei perfino a proiettarmi fuori di me e a trovare un quadro simile piuttosto naturale, eppure manca qualcosa per innescare la scintilla dell'attrazione. Sicuramente l'attrazione sessuale è una componente fondamentale, ma bisogna forse chiedersi da cosa è messa in movimento. Alla luce del fatto che avevo soltanto tre anni al primo episodio che mi ha fatto registrare questa mia inclinazione, non so cosa possa essermi accaduto in quei primissimi anni di così significativo, o di traumatico, da invitarmi a rivolgermi al mio stesso genere. Problema legato ad un nostro passato ancestrale, del quale sono sicuro tutti non saranno convinti sia esistito? Episodio che abbia generato un cambiamento? Eppure di episodi ne accadono e molti; come mai in tanti bambini tuttavia non si manifesta nulla? Deve esistere necessariamente una predisposizione. E questa predisposizione sa di segreto insondabile, ma sul quale sarebbe bello discutere. Quando penso a me, omosessualmente costituito, ho come l'impressione che questo statuto aderisca perfettamente alla mia personalità. Bisogna forse rintracciare nelle nostre caratteristiche comuni il luogo di un'origine? Abbiamo effettivamente delle caratteristiche che ci uniformano? O nessuno è propriamente omosessuale, eterosessuale o bisessuale, e la sessualità non è costituzione, ma abitudine? Le abitudini possono nascere da qualcosa che ci piace e che abbiamo deciso di portare avanti, ma anche da qualcosa nato silenziosamente, che col tempo abbiamo trovato non troppo spiacevole da perseverare. Ciò dipende anche dalla nostra accettazione intima, e slegata dai rapporti con l'esterno, che possano averla, con il loro contributo, incentivata o demotivata. Come viviamo il rapporto con la nostra omosessualità? Se rinascessimo, vorremmo rinascere così, o se potessimo scegliere, resteremmo tali? Se vivessimo in una società in cui la parola omosessualità ed eterosessualità fossero demolite, come ci rapporteremmo? Il nostro disagio è un disagio sociale o esistenziale? Se tutti godessero degli identici diritti, allora ci faremmo più domande sul perché della diversità? E' interrogativo sociologico o spirituale? Nasce da una carenza, o effettivamente avvertiamo in noi qualche nota dissonante che ci differenzia a prescindere dall'attrazione e dalla sfera intima, tradotta in pulsione sessuale, in usi, costumi, attitudini? Più che offrirti una risposta, ti ho solo offerto altre domande, alle quali non saprei rispondere. Forse aspetto qualche intervento per fare luce in modo più approfondito su tutto questo. Ma non è affatto banale chiederselo, anzi :D

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Loup-garou

Voilà, ventitré pagine di discussione già pronte per te: http://www.gay-forum.it/forum/index.php/topic/3398-omosessuali-si-nasce-o-si-diventa/page__hl__gene

 

Sfatiamo questo mito che se l'omosessualità è genetica vince, se invece è acquisita vince l'omofobia. Non c'entra una mazza.

 

Se l'omosessualità è una questione genetica, gli omofobi diranno che è una malattia genetica, una mutazione rispetto all'eterosessualità che rappresenta la normalità. E vorranno curare l'omosessualità intervenendo sulla genetica.

Se l'omosessualità è un comportamento acquisito, gli omofobi diranno che è disturbo mentale causato da un incidente di percorso durante l'infanzia. E vorranno curare l'omosessualità intervenendo sulla psiche.

Se l'omosessualità è una scelta, gli omofobi diranno che è una scelta immorale e che i gay sono dei pervertiti. E vorranno combattere l'omosessualità reprimendola dal punto di vista sociale e legale, con l'ottica del "più rendiamo difficile questa scelta, meno gente la farà".

 

Non esista una causa che ponga l'omosessualità al riparo dall'omofobia, né l'omofobia si può sconfiggere con una causa piuttosto che l'altra. Ciò che va redenta e rivalutata è l'omosessualità in sé.

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Loup-garou

È così scontato perché è una risposta alle organizzazioni religiose che sostengono che lo stile di vita gay è un pericolo per la famiglia tradizionale. È evidente che questa posizione può essere sostenuta solamente laddove l'omosessualità sia imitabile: quindi o una scelta o un comportamento appreso.

La risposta dei sostenitori dei diritti gay è stata sostenere che l'omosessualità non è una scelta ma una caratteristica innata.

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Hinzelmann

La caratteristica innata ci difende pure dal peccato ( in senso religioso )

dalla colpevolizzazione degli etero in senso largo e dai sensi di colpa

( in senso psicologico )

 

Ovviamente "tara genetica" contiene in sè già la connotazione negativa

di malattia, i gay preferiscono pensare ad una caratteristica genetica

( neutralizzano il termine ) e poi ci si affezionano perchè una caratteristica

innata è pure "naturale".

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https://www.gay-forum.it/topic/17626-omosessualit%C3%A0/#findComment-490371
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io mi stupisco del fatto che qualcuno possa credere che l'omosessualità sia una scelta...ora che mi sono trovato è ovvio non vorrei essere altro che questo..ma fino a non molto tempo fa se mi avessero chiesto di scegliere mi sarei buttato su una strada molto più facile; in un mondo omofobico solo un sadico potrebbe scegliere di essere gay

 

ho scritto una boiata....intendevo dire masochista non sadico....:azz:

Edited by mark89
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La scelta potrebbe esserci, ma esistere solo a livello di sub-consio, tu comunque non puoi saperlo. :rolleyes:

 

e @ Loup-garou Per quanto l'omofobia probabilmente continuerebbe ad esistere, almeno in ambiente laico verrebbe perlopiù sconfitta, se l'omosessualità fosse un codice genetico, per quanto possa essere una malattia genetica, sarebbe al pari di tante altre, che comunque tra persone civili non ricevono discriminazioni (metti ad esempio i down, io non ho mai incontrato nessuno che dicesse qualcosa di più brutto di un mi dispiace, verso di loro). Certo poi magari dei genitori, se potessero venire a conoscenza dell'omosessualità del figlio, potrebbero decidere di abortire ma vabbe...

 

in ogni caso grazie per la segnalazione :pausa:

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Ma anche se l'omosessulità fosse genetica non sarebbe una malattia. Sarebbe al massimo una caratteristica. Per malattia si intende (secondo l'OMS) un'anormalità biologica o funzionale e/o psichica che porta sofferenza all'individuo. Secondo te l'omosessulità rientra in questa definizione? Secondo me no.

Le cose che portano un'omosessuale a stare male in quanto omosessuale è la mancanza di diritti e la difficoltà di non sentirsi accettati dalla società.

L'omosessulità NON è una malattia. Anche se si scoprisse il gene dell'omosessualità questa non diventerebbe una malattia. Esiste il gene dei capelli rossi (si ok è solo una semplificazione estrema ma è per far capire il mio punto) ma mica avere i capelli rossi è una malattia.

Come si fa nel 2011 a parlare ancora di omosessualità come malattia!! E come si fa a paragonare l'omosessualità al nascere con gravi sindromi come quella di Down e sperare di essere trattati come malati: vabbè poverini!. Ma per favore.

Non vedo perchè scoprire che sia genetica dovrebbe portare a sconfiggere l'omofobia in ambiente laico. E in ambiente religioso no? I religiosi mica danno addosso ai bambini down.

 

Per quanto riguarda le tue considerazioni di apertura topic credo anche io come altri che qualsiasi sia la causa dell'omosessualità l'omofobo troverà sempre argomentazioni per screditarci come esseri umani.

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Era ovviamente un'esagerazione, la mia, per rispondere a Loup-garou. Per quanto riguarda all'ambiente religioso, a loro, almeno in teoria, l'omosessualità non è peccato, il peccato è l'atto omosessuale... e quì poco si può parlare di omofobia, sono credenze, poco si discute.

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sono d'accordo con quanto è stato risposto precedentemente da qualcuno: se fosse dovuto a un gene non sarebbe così positivo, anzi, sarebbe la conferma di qualche pazzo della storia il quale ha ritenuto questo "gusto" una malattia, ...di conseguenza credo che non sia tanto importante chiedersi il motivo di questo "gusto", quanto il come ci fa sentire...

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Sono credenze omofobe. Credo si possa parlare sì di omofobia se ti vengono a dire che l'essere omosessuale non è peccato, ma l'atto omosessuale lo è peccato.

Mi vien difficile non considerare questa credenza ad alto contenuto omofobo. E io di certo con la chiesa su un tema del genere non ci discuto perchè in quanto atea poco mi frega di quel che pensa la chiesa. Un discorso con la chiesa forse lo dovrebbero fare gli omosessuali cattolici.

Io alla chiesa che dice scemenze sull'omosessualità rispondo a dovere. Ma non lo vedo come un mio compito cambiare le credenze interne alla chiesa. Ma se fossi lesbica cattolica mi sentirei di portare questa discussione all'interno della chiesa. Non credo direi: vabbè, son credenze e non si discute perchè secondo me son credenze sbagliate e molto omofobe.

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Loup-garou
Per quanto riguarda all'ambiente religioso, a loro, almeno in teoria, l'omosessualità non è peccato, il peccato è l'atto omosessuale... e quì poco si può parlare di omofobia, sono credenze, poco si discute.

Se per te questa non è omofobia si spiegano tante cose altrimenti poco comprensibili dei tuoi post...

 

Ma anche se l'omosessulità fosse genetica non sarebbe una malattia. Sarebbe al massimo una caratteristica. Per malattia si intende (secondo l'OMS) un'anormalità biologica o funzionale e/o psichica che porta sofferenza all'individuo.

Chiariamoci, la definizione di malattia è arbitraria. Quando parliamo di malattie non facciamo altro che registrare uno svantaggio sociale o evoluzionistico di determinate mutazioni, stati o caratteristiche.

Volendo, si può benissimo far rientrare l'omosessualità nel concetto di malattia (prova è che è stato fatto in passato), in quanto condizione che ostacola la riproduzione.

 

Con questo non voglio dire che l'omosessualità sia una malattia, ma che si tratta di definizioni molto politiche e culturali, e molto poco scientifiche. Quindi sperare che siano obiettive e che le si possa sbattere in faccia agli omofobi è una pia illusione.

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Infatti non ne faccio un cavallo di battaglia contro l'omofobia quella di non considerarla una malattia. Perchè sinceramente il fatto che non sia una mallatia lo dò per scontato.

Ma se uno mi viene a dire che l'omosessualità è una malattia gli rispondo con quello che a oggi è considerata la definizione di malattia. Perchè volendo un sacco di cose possono rientrare nel concetto di malattia, ma non vi rientrano e neanche l'omosessualità ci deve rientrare.

E culturalmente e politicamente parlando allora trovo che sia più malato un omofobo che non un omosessuale.

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Loup-garou

Tra parentesi, ti consiglio di ricontrollare la tua definizione di malattia. La malattia non è definita in base alla sofferenza (un soggetto può essere malato anche se non soffre), ma in base a quali siano considerati lo stato e le funzioni fisiologici dell'uomo e del suo corpo.

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Per inciso, reputare l'atto omosessuale, almeno da parte della Chiesa, un peccato non è un caso di omofobia in quanto, almeno in teoria, non c'è discriminazione.

L'atto omosessuale (nello specifico sessuale nel caso non fosse chiaro, viste le precedenti risposte) è un peccato al pari di tutti gli altri atti sessuali non affini alla riproduzione e esterni al matrimonio, quindi no, non vedo nessun segno di omofobia da parte della Chiesa. Certo poi uno può credere o non ( come molti di noi immagino) al suo culto, ma di certo non li si può incolpare di essere incoerenti (oddio, in questo caso eh <_<).

 

Inoltre non mi sembra sia il caso di discutere se far rientrare l'omosessualità tra le malattie, in quanto lo stesso termine malattia è molto ambiguo in italiano, tuttavia se vogliamo discuterne, dovremmo prendere prima in analisi il termine stesso "malattia" in modo da non creare dissidi d'interpretazione.

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Sfatiamo questo mito che se l'omosessualità è genetica vince, se invece è acquisita vince l'omofobia. Non c'entra una mazza.

[...]

Non esista una causa che ponga l'omosessualità al riparo dall'omofobia, né l'omofobia si può sconfiggere con una causa piuttosto che l'altra. Ciò che va redenta e rivalutata è l'omosessualità in sé.

 

Sante parole, non posso che quotare sisi.gif

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L'omofobia cattolica è dovuta alla negazione della sessualità gay.

Non si tratta di condannare un atto sessuale in quanto peccaminoso

ma tutti gli atti sessuali che avvengono tra persone dello stesso sesso.

 

Ovviamente il "sesso riproduttivo" non c'entra nulla.

Le donne smettono di essere fertili a quarant'anni;

sarebbe piuttosto pittoresco se la Chiesa invitasse

le donne in menopausa e i loro compagni ad astenersi dal sesso

o proibisse loro di contrarre matrimonio dopo quell'età.

 

Inoltre la Chiesa è contraria al matrimonio gay

e questo non avrebbe alcun senso se il divieto religioso

fosse solo indirizzato alle pratiche sessuali

e non anche a un progetto sentimentale di vita in comune.

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Silverselfer

Secondo me non è riduttivo o compromettente affermare che si può essere gay per scelta o per gusto.

 

Mi piace molto meno pensare che sia una qualche tara genetica o naturale a costringerti in una condizione indesiderata.

 

E' poi sul termine naturale ci sarebbe da discutere parecchio. E' naturale ciò che appartiene al mondo o quello che presuppone una visione divina dello stesso? Perché nel primo caso, tutto è naturale tranne la foglia di fico sulle pudende di Adamo.

 

Il concetto di famiglia gay mina quello tradizionale semplicemente perché ne nega l'unicità dell'amore che ne cementa l'unione. Amore, poi se vediamo i dati della cronaca scopriamo che alla fine ci si scanna a tambur battente tra le mura domestiche; quindi direi che si temono forme alternative di unioni famigliari perché quella tradizionale è in profonda crisi.

 

 

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Io penso che l'orientamento sessuale non sia altro che una presa di coscienza dei gusti che il nostro corpo ha, in ambito sessuale.

Se a me piace il cioccolato, lo mangio. Se a me non piace, perché dovrei mangiarlo per forza?

 

Il ragionamento è, IMHO, pressocché identico anche per il gusto sessuale.

Sei un uomo etero? Allora vai con le donne. Perché dovresti andare con gli uomini?

Sei un uomo gay? Allora vai con gli uomini. Perché dovresti andare con le donne?

 

Certo, il discorso sarebbe un pochettino riduttivo dividere il mondo in queste due categorie, ma è per far capire il concetto.

 

Il grosso è perlappunto prendere coscienza dei segnali che il nostro corpo ci dà.

Secondo me c'è una predisposizione non genetica, ma basata sulle connessioni neurali nel cervello, nel sistema limbico ed annessi immagino.

Io ad esempio non ho mai avuto la reale necessità, fin da piccolo, di dovermi fidanzare per forza con qualche bambina.

Né ho avuto particolari stimoli da parte di altri bambini.

Certo, poi crescendo, con la pubertà, il mio corpo ha iniziato a rispondere all'ambiente, ma questo è un altro discorso.

 

Ma l'orientamento sessuale non è una malattia. Non è una depravazione.

E' una condizione. Una condizione data da numerosi fattori, di cui noi prendiamo atto. E ci mancherebbe pure, chi non lo fa incorre inevitabilmente in vari disturbi psichici (*coff* chi ha detto omofobi --> omosessuali repressi? *coff*).

 

La differenza non dovrebbe mai essere combattuta. Dove ci troveremo ora se non ci fossero state persone diverse come Bacone? Galilei? Einstein? Hegel (ok per lui ve la abbono lol)?

Io, personalmente, sono contento di essere diverso. Sono contento di poter contribuire al mescolamento del genere umano.

E' solo che non tuttti lo capiscono.

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Per inciso, reputare l'atto omosessuale, almeno da parte della Chiesa, un peccato non è un caso di omofobia in quanto, almeno in teoria, non c'è discriminazione.

L'atto omosessuale (nello specifico sessuale nel caso non fosse chiaro, viste le precedenti risposte) è un peccato al pari di tutti gli altri atti sessuali non affini alla riproduzione e esterni al matrimonio, quindi no, non vedo nessun segno di omofobia da parte della Chiesa.

 

Le donne smettono di essere fertili a quarant'anni;

sarebbe piuttosto pittoresco se la Chiesa invitasse

le donne in menopausa e i loro compagni ad astenersi dal sesso

o proibisse loro di contrarre matrimonio dopo quell'età.

 

Si, è proprio per questo che considero incoerente il pensiero della Chiesa..

Anzi, io credo che la Chiesa stia trovando un modo per evitare la sua dissoluzione nel dare contro a tutte le forme sessuali che sono diverse dal sesso donna-uomo con fecondazione.

Cioè, basta pensare all'assurdità della crociata contro la fecondazione assistita: c'è qualcuno più aperto alla vita di una coppia sterile che cerca di avere un figlio?

Siamo arrivati in un periodo storico in cui è possibile avere figli anche in sterilità, addirittura cambiare sesso.. Perché devono proibirlo!? Perché una persona nasce biologicamente maschio, ma in cuor suo sa di essere femmina? Perché un ragazzo ha avuto gli orecchioni in età puberale, ed ora non riesce a mettere incinta sua moglie? Che cavolo, non mi sembra affatto giusto, anzi, frustra dei desideri legittimi di una persona.. Questa non è carità cristiana, è una serie di scelte di comodo che traviano una grande fetta della popolazione mondiale..

 

Inoltre la Chiesa è contraria al matrimonio gay

e questo non avrebbe alcun senso se il divieto religioso

fosse solo indirizzato alle pratiche sessuali

e non anche a un progetto sentimentale di vita in comune.

 

 

Ma infatti è proprio così.. Perché impedirci di sposarci, avendo ben definito la nostra situazione, avendoci detto a che condizione dobbiamo stare insieme? La verità è che vogliono proprio scoraggiarci a farlo! Neanche loro, ormai, danno più credito a quei passi obsoleti dell'Antico Testamento, ormai li citano solo quando non hanno più argomentazioni per ribattere..

 

Se ammettono che l'omosessualità non è un peccato, allora non possono neanche considerarla una "devianza", come viene (se non erro) classificata nel Catechismo. La grandissima contraddizione nel pensiero della Chiesa al nostro riguardo, secondo me, è che, credendo fermamente nel concetto di persona agostiniano, vogliono porre dei modelli universali di buon comportamento (Gesù, i santi vari, eccetera): ma se ogni persona ha delle attitudini diverse, come potranno mai tutti puntare ad uno stesso modello comportamentale?

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  • 2 weeks later...

Per sapere che una cosa non ti piace devi prima assaggiarla in teoria.

Non conosco nessuno che ha esordito con "no il cioccolato non mi piace" ancor prima di assaggiarlo.

Conosco fiumi di eterosessuali maschi convinti che a loro il caxxo non piace, eppure non lo hanno mai assaggiato.

La differenza sta qui.

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cedrickleloup

Trovo difficile credere che l'omosessualità possa essere "indotta" dal contesto sociale in cui si cresce. Ciò che semmai può essere causato dall'ambiente è una confusione riguardo alla propria sessualità.

 

Ricordo di aver letto un articolo riguardo il comportamento omosessuale negli animali; pare che praticamente in tutte le specie con due sessi distinti sia presente il comportamento omosessuale (che va dal corteggiamento tra individui dello stesso sesso alla stimolazione dei genitali, fino, in certi casi, alla costituzione di "famiglie" stabili). Ora, dal momento che quello a cui noi ci riferiamo col termine "contesto sociale" è pressochè assente negli animali, mi pare probabile che l'omosessualità sia una conseguenza genetica (o, più tecnicamente, che sia il fenotipo di un certo blocco di geni).

 

Incidentalmente il comportamento omosessuale negli animali mostra che l'omosessualità, dovesse essere dimostrata geneticamente determinata, non è definibile come "tara" genetica, dal momento che in questo caso avrebbe dovuto estinguersi; al contrario, benchè gli studi a riguardo siano esigui, pare che il fenomeno sia più comune di quanto si immagini e che possa perfino presentare dei vantaggi evolutivi.

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La domanda è un'altra: per quale motivo l'omosessualità non dovrebbe esistere?

Alcuni vorrebbero che esistesse soltanto il modello umano di eterosessualità, ma questa è una convenzione dettata da secoli di ignoranza.

Perché dovremmo a tutti i costi cercare una causa? L'omosessualità non è una malattia, stop. E' così e basta, semplicemente perché noi abbiamo deciso così, e tanto basta per farne una realtà accettabile (visto che la definizione di malattia altro non è che un concetto, e siamo noi che conferiamo valore ai concetti). Tanto, a prescindere dalle cause, gli "oppositori" troverebbero comunque il modo di attaccare l'omosessualità: se la causa è psicologica, gli omosessuali vanno curati, internati; se è genetica, il difetto deve essere corretto prima della nascita, oppure bisogna sopprimere il futuro individuo.

Penso che basti rallegrarsi del fatto che gli "oppositori dell'omosessualità" marcino, più o meno velocemente, più o meno silenziosamente, verso l'estinzione.

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Ho sbagliato a formulare la domanda: perché dovremmo a tutti i costi cercare una causa che funga da giustificazione, legittimazione per il fenomeno stesso?

E questa non è una cosa che si fa per tutti gli aspetti del comportamento umano. Però è esattamente quello che avviene, il più delle volte, per l'omosessualità (da parte degli omosessuali stessi): "una ricerca dice che anche i pinguini hanno rapporti omosessuali, quindi l'omosessualità è normale". Molto banale come esempio, ma funziona.

E' la pretesa di trovare non la causa, ma una causa sufficientemente adatta a giustificare l'esistenza del fenomeno osservato, che mi lascia perplesso (e che influisce anche sull'intero movimento, come evidenziato dall'op). Come se avessimo bisogno di legittimarci agli occhi di chi non riesce a vedere oltre il proprio naso.

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