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La storia di un militare gay morto in Afghanistan


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Andrew Wilfahrt: la storia di un soldato gay sotto il DADT

 

Andrew si è arruolato per evitare che in guerra ci andessero dei padri di famiglia. Questo è il ricordo più vivido che tutti hanno di lui, militare gay dichiarato.

 

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08 Luglio 2011

 

Essere un soldato non è facile. Molte persone trovano immorale scegliere di lavorare nell'esercito. Altre trovano deplorevole essere nell'esercito se non si è "veri uomini". Andrew Wilfahrt ha vissuto entrambe queste "discriminazioni". Andrew era una giovane soldato gay. Era, perchè è morto in Afghanistan.

Andrew ha deciso di diventare un militare a 29 anni, dopo esser cresciuto come gay dichiarato in Minnesota, perchè voleva pagarsi gli studi e evitare che si arruolassero dei padri di famiglia. Meglio lui, ragazzo giovane e single, che un padre con a carico moglie e figli.

 

Un pensiero nobile il suo, dicono mamma e papà, che raccontano di lui con le lacrime agli occhi. Quando annunciò di volersi arruolare il padre lo appoggiò, la madre rimase basita dalla scelta del figlio. Nessuno sapeva come avrebbero trattato un ragazzo omosessuale in caserma. Ma Adrew era deciso. "Anche lui aveva dei dubbi", racconta il padre, "Per cui iniziò a lavorare molto su di sé. Iniziò a irrobustire il fisico, ad impostare la voce in modo da non lasciar trapelare il suo orientamento, anche se non è mai sembrato troppo gay. Una barriera scomoda per lui che fin dal liceo si era battuto per i diritti lgbt. Ma non poteva rischiare di esser preso di mira. Era un ragazzo tutto d'un pezzo, a compartimenti stagni, disciplinato e ostinato."

Poi una volta entrato nell'esercito le cose sono cambiate. Andrew si è conquistato la fiducia e il rispetto dei suoi compagni, fino ad aprirsi e raccontare loro chi era davvero. "Un giorno chiamò a casa e disse: 'Tutti sanno di me e a nessuno importa!' Aveva vinto la sua battaglia. Aveva trovato nell'esercito quella fratellanza che tanto gli mancava nel mondo gay. Con i commilitoni riusciva ad aprirsi e a parlare di sé molto più che con i suoi amici".

Poi il suo reparto fu mandato in Afghanistan. A dicembre dell'anno scorso finalmente il Presidente Barack Obama chiese la fine Don't Ask Don't Tell. Andrew si rese conto di aver vinto la sua seconda battaglia. Lui come tutta la minoranza gay dell'esercito americano finalmente poteva vedersi riconosciuto il diritto di vivere alla luce del sole. Purtroppo: "Dopo due mesi da questa vittoria personale, le terre che ospitavano mio figlio, quel ponte che aveva fatto mille volte, è esploso con loro sopra. Andrew è morto difendendo il suo compagno". Ecco le ultime parole in ricordo di Adrew da parte di due genitori che ora, in Minnesota, vogliono continuare a combattere in memoria del proprio figlio. Sono diventanti pubblicamente sostenitori della Marriage Equality e stanno mobilitando l'opinione pubblica per ottenerla, in onore di Andrew. E come molti altri genitori attendono con ansia di capire quando la fine del DADT verrà resa effettiva in tutti gli Stati Uniti. Forse è solo questione di giorni...

 

 

http://www.gay.tv/articolo/1/15052/Andrew-Wilfahrt--la-storia-di-un-soldato-gay-sotto-il-DADT

 

Un video ricordo del ragazzo con intervista ai genitori

Ecco, questo è un genere di eroe che mi sta sulle palle.

 

spero che almeno ci sia un motivazione che ti porta a sparare questa caz..ta ... un militare morto in guerra (gay o etero che sia) è solo da onorare... le guerre non la decidono loro, ma solo i capi di stato e loro purtroppo sono gli unici a perdere la vita.... ragioniamo prima di scrivere :)

 

 

Questa storia mi ricorda un film tra due militari gay in Libano ... bello ma molto triste e anche molto reale ... il film si intitola "Yossi & Jagger"

Be', lo dice anche l'articolo, no? Molte persone trovano immorale scegliere di lavorare nell'esercito.

 

Al di là di questo, ho capito che lo Stato deve lodare come eroi tutti i soldati che muoiono in guerra, per questioni di pubblicità. Ma io non ci vedo nulla di eroico in tutto ciò.

A me l'idea di essersi scelti un lavoro

che - né più né meno - consiste nell'uccidere altre persone

è qualcosa che assolutamente non posso condividere.

E' vero che le guerre non le scelgono loro, ma ci mancherebbe altro!

I soldati che scelgono da soli le loro guerre si chiamano serial killer...

 

La maggior parte dei soldati americani che conosco

sono portoricani in cerca di cittadinanza e assicurazione sanitaria;

ma - in ogni caso - se non torni morto da una guerra, ci torni assassino.

E non sono pochi i reduci disintegrati dai sensi di colpa...

 

C'è un modo onorevole per combattere, uccidere e morire?

Certo. Quando hai difeso il tuo Paese da un'invasione

o quando sei caduto per proteggere un magistrato dell'antimafia...

 

Le motivazioni di Andrew Wilfahrt mi hanno colpito.

L'idea di andare a morire perché la vita di un gay

vale meno di quella di un padre di famiglia

e il forzarsi a non sembrare effeminato

per evitare il nonnismo nell'esercito

per me somigliano a una cosa chiamata

omofobia interiorizzata.

 

Non immagino un mio amico che mi dica:

"Eh sì, i bulli mi prendono a calci nelle palle;

ma meglio che lo facciano a me che a un etero...

Non posso avere figli, quindi i testicoli non mi servono."

O che impostasse la voce per non farsi sfottere,

invece di denunciare il bullismo che subisce...

Probabilmente gli consiglierei uno psicoterapeuta, no?

Non sopporto i militari e queste pubblicità da martire della patria ...

 

Il perchè è semplice, non vedo il motivo di onorare qualcuno che è morto per il suo lavoro pagato.

Non era obbligato a diventare un militare e la morte è un "rischio" di quel lavoro.

Che negli eserciti professionali si arruolino non elite

ma fasce sociali disagiate è un dato di fatto.

 

L'esercito americano si è quindi ritagliato un po' l'immagine

di agente di integrazione sociale, una istituzione che integra

nella società gli esclusi ( in effetti anche questo ragazzo aveva

il problema di doversi pagare gli studi universitari quindi ha fatto

come tutti una scelta di opportunità )

 

D'altronde negli USA scuola e sanità non sono gratuite.

Non so se sia meglio da noi...dove si offrono solo vantaggi

economici legati ad indennità di rischio o di missione, che

di fatto istituzionalizzano la missione come corrispettivo dei

benefit.

 

L'alternativa sarebbe tornare agli eserciti nazionali di popolo

cioè alla leva militare come obbligo morale, valido per tutti, che

si sostiene e legittima attraverso il patriottismo.

 

Evitare il nonnismo nell'esercito non direi sia omofobia interiorizzata,

non necessariamente. Può essere un modo di difendersi in un ambiente ostile

tanto è vero che questo ragazzo avrebbe poi fatto CO e lo aveva fatto pure

in precedenza a scuola ( ricordiamoci che vigeva il dont ask, dont tell )

 

Ovviamente c'è il sospetto di un uso propagandistico della sua morte, un

ulteriore accreditamento del ruolo socialmente positivo dell'esercito, che

ora integra pure i gay, che difendono le famiglie americane etc.

 

Ma, se fosse vero, propenderei sempre per il fatto che questo ragazzo sia

partito per poter continuare gli studi, che fosse preoccupato per l'omofobia

ed il dont ask dont tell, come naturale e ovvio.

Il perchè è semplice, non vedo il motivo di onorare qualcuno che è morto per il suo lavoro pagato.

Anche i morti nel rogo della ThyssenKrupp, erano pagati.

Andrebbe specificato "nel suo lavoro che prevede di uccidere persone"

 

Io sono dell'idea che un soldato morto in guerra non vale più di un rumeno che lavora in nero in un cantiere e che muore in un incidente perchè la sua impresa non rispetta le norme sulla sicurezza. (anzi a ben vedere il lavoro di certi operai sfruttati, impiegati nella costruzione di opere pubbliche, è più utile)

 

Pertanto va benissimo ricordare il soldato caduto, come una vittima della guerra (così come l'operaio che cade sul lavoro), ma rifiuto ogni elevazione a "eroe", soprattutto se era in terra straniera mandato per dubbie operazioni di pace.

 

Riguardo l'affermazione secondo la quale si è arruolato per evitare che ci andassero padri di famiglia... non so, all'inizio ho pensato che fosse stata aggiunta per rendere più eroica la sua immagine, mi sembra strano che lo pensi un giovane.

Nel mondo militare esistono i lustrini, le divise, le medaglie, la definizione di eroe per dare a chi fa parte di un corpo militare un senso a quello che stanno facendo. I gradi per esempio non servono solo per una questione gerarchica ma anche per gratificare la tal persona. I militari son pieni di fissazioni e di un forte sentimento di patriottismo e in qualche modo devono sentirsi degli eroi altrimenti non riuscirebbero a fare un lavoro del genere. Per il resto il 90% di chi entra nell'esercito al giorno d'oggi lo fa per garantirsi una carriera decente e un minimo di stipendio.

Un soldato che muore in guerra è un eroe? secondo me è una persona che per qualche ragione si è trovata a fare un lavoro pericoloso ed è morta sul lavoro. Ma l'esercito ha bisogno di figure così per far sì che la gente si arruoli ed è ovvio che le chiami eroi e che ne enfatizzi al massimo le figure.

Il fatto che lui si sia arruolato in quanto gay per non far arruolare padri di famiglia mi pare una grande stupidaggine che probabilmente gli hanno fatto dire da morto (dato che ora non può smentire).

spero che almeno ci sia un motivazione che ti porta a sparare questa caz..ta ... un militare morto in guerra (gay o etero che sia) è solo da onorare... le guerre non la decidono loro, ma solo i capi di stato e loro purtroppo sono gli unici a perdere la vita.... ragioniamo prima di scrivere :)

 

Io la penso in maniera molto simile a lui, anche se di fatto non sopporto proprio la retorica generica del "militare eroe".

Chiaramente non mi auguro che i militari trovino la morte nelle zone di guerra (o "missioni di pace"), ma di certo mi guardo bene dal definire eroe chi accetta di poter morire o dover uccidere per guadagnare più della pagnotta di un operaio; come ricordava Almadel, l'arruolamento nelle truppe U.S.A. prevede dei vantaggi che sopperiscono ai disagi avvertiti da certe minoranze o ceti, rendendo appetibile la possibilità di una carriera nell'esercito.

 

Per quanto riguarda questo ragazzo invece, mi trovo a non sapere cosa pensare. Il non dichiararsi di per sé è lecito e il volersi "immolare" al posto di eventuali padri di famiglia sa quasi di pensiero ingenuo (pur essendo in linea con un certo tipo di patriottismo, questo soltanto lui potrebbe confermarlo o smentirlo), però è anche una sorta di sminuimento della propria condizione di ragazzo giovane e single (e gay?), indipendentemente dall'averla vissuta in maniera quasi serena rispetto alle tristi dinamiche del DADT.

Se la sua storia vuole essere considerata in questi ultimi termini ok, ma in caso contrario sarebbe di pessimo gusto il volerlo considerare una sorta di "eroe", ancor di più "eroe gay".

Silverselfer

La retorica agiografica del gay buono mi sta sulle palle perché ha il solo scopo di fare l'identikit del gay da mettere all'indice.

 

Poter compiere carriera militare è un sacrosanto diritto di tutti: donne, immigrati e gay. Lasciatemi però dire che non si tratta di un mestiere come un altro e se a farlo è un gay non lo rende più pulito.

 

Per il resto Almadel ha già detto tutto quello che c'era da dire.

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