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Antisemitismo e comunità gay


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Sulla pagina di FB del Mieli ho trovato commenti antisemiti molto schifosi di questo tizio, uno psicopatico delirante credo, ma vi ripropongo sta primizia:

 

Andrea A. M. Dino una cosa è sicura ebrei bastardi.... che controllate anche i siti cristiani per incatenarci ad uno stato medioevale la pagherete carisssima... non ci vorrà moltissimo tempo che il vento soffi così forte che non riuscirete nemmeno più a tenervi saldi... l'esito sono le camere a gas ^^

 

Ovviamente ho comunicato ai poco accorti amministratori della pagina, questa loro disgustosa svista.

 

I commenti stanno nella sezione photo a commentare la presenza della bandiera israeliana all'Europride , posso capire che al limite possono sfuggire un paio di commenti in una sezione secondaria, ma non è che facciano meno male a quanti, come me, si vorrebbero tesserare e gironzolano per le pagine del Mieli a cercare conferme alle proprie intenzioni.

 

Ok, ma ora mi chiedo: cosa pensa il mondo gay di Israele?

 

Più in dettaglio magari cosa ne pensa ognuno di voi, visto che le posizioni della sinistra europea sono molto nette nello schierarsi dalla parte dei palestinesi.

 

Sono consapevole di andarmi ad infilare in un ginepraio e che sarà dura non farsi male, confido nel fair play che contraddistingue questo forum per una discussione serena.

Link to comment
https://www.gay-forum.it/topic/18163-antisemitismo-e-comunit%C3%A0-gay/
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Avendo studiato molto approfonditamente l'antisemitismo

e la questione israelo-palestinese posso dire con sicurezza che

lo stato di Israele (in toto) è uno stato assolutamente illegittimo, costituito

sul terreno di un altro stato sovrano (benché sotto mandato inglese).

E' stato il primo passo della "colonizzazione" americana/occidentale in medio-oriente,

direi che ormai nessuno lo possa più negare.

 

Detto ciò non giustifico le azioni terroristiche dei palestinesi, seppur le

trovi in un certo qual modo comprensibili. E neanche posso giustificare il

ridondante antisemitismo di matrice sia razziale che ideologica; ancora oggi

c'è chi ha il coraggio di dire che gli ebrei formano una potente lobby politica

che controlla ogni cosa a questo mondo. Una convinzione che purtroppo lo stesso

marxismo ha in qualche modo alimentato.

 

Gli ebrei hanno subito lo stesso tipo di diffusa discriminazione che subiscono i gay,

per fortuna l'opinione pubblica mondiale si è liberata di tutte le false congetture che circondavano

gli ebrei, anche se ogni tanto queste teorie vecchie di cent'anni ritornano in auge fra qualche

stupido ignorante, e se questo ignorante è pure gay, allora è doppiamente stupido.

Io di gay antisemiti non ne conosco.

 

Riguardo al sionismo, le posizioni sono queste.

1) Israele deve sparire

2) I Palestinesi devono sparire/sottomettersi

3) Dovrebbero esserci due Stati

4) Dovrebbe esserci un unico Stato bilingue

E io caldeggio grandemente la quarta posizione.

Non credo che Israele sia più illegittimo dell'Italia. Sono nati in modo molto simile... anzi, Israele in modo più legittimo, visto che almeno gli ebrei avevano già colonizzato e lavorato quella zona da molto prima che lo stato venisse loro riconosciuto.

Scusa e chi abitava in Veneto prima dei Veneti?

 

Lavorare in un Paese non è affatto un buon motivo

per vedersi riconoscere uno Stato.

Anche il mio quartiere è pieno di Cinesi:

lavorano e sono proprietari di molti edifici;

ma se domani fondano qui la "Cina Occidentale"

prometto che faccia saltare in aria un loro ristorante.

 

Faccio per dire, ovviamente.

Né la comunità cinese, né quella nigeriana, né quella tunisina

hanno mai preteso che il mio quartiere diventasse il loro Paese,

coi loro tribunali, il loro esercito, la loro lingua

e nessuno di loro mi ha mai mandato in un campo profughi.

 

Potrebbe capitare? Certo. Lo fecero anche gli Austriaci, qui in Veneto.

E più di qualcuno dei nostri finì fucilato, in esilio e in galera.

(Noi Veneti lo avevamo fatto in Croazia e in Grecia, però)

Personalmente non digerisco non stato gli ebrei, ma quanto gli ebrei che considerano la "terra promessa" come un loro diritto. Io considero lo stato di Istraele come uno stato abusivo, nato a colpi di raid e terrorismo nei conronti dei palestinesi....

Interessante.

Non sono antisemita, ma come dicono tutti, è innegabile che lo stato di Israele - così com'è - è uno stato che non dovrebbe esserci. Il territorio per tutti c'è, il problema è che bisognerebbe vedere, prima di tutto, cosa israele ha tolto alla palestina (Giacimenti minerari, materie prime, e così via). In seconda linea comprendere le ragioni che hanno i palestinesi, e terzo, appoggiare l'idea di una convivenza. Anche se ad essere realistici, sai per certo che non ci sarà nessuna convivenza possibile. Quindi dovrebbe poter andare anche la terza opzione.

Il problema del conflitto è questo, da un lato abbiamo un esercito ben formato, dall'altro abbiamo quasi dei dilettanti allo sbaraglio. Israele quindi, oltre che essere "abusivo", è anche uno stato con un bell'esercito, addestrato, e motivato a rimanere dove sta.

I gay mediamente sono antisonisti al limite dell'antisemitismo per una

serie di ragioni convergenti, che in parte emergono in nuce in questo

topic. Con qualche eccezione non sono antisemiti in senso razziale, per

ovvie ragioni ( non sono cattolici, non sono nazisti etc. )

 

Israele non è affatto uno stato abusivo, anzi è l'unico stato al mondo

ad essere sorto in virtù di una decisione delle nazioni unite, ovvero per

una decisione che potrà non essere condivisa ma sul piano del diritto

internazionale vale più del mero impiego della forza, che è quanto invece

caratterizza ogni altro nation building.

 

Ovviamente la costituzione dello stato di Israele avrebbe dovuto coesistere

con la creazione di uno stato palestinese, che non era uno stato sovrano per

il semplice fatto che era un territorio prima amministrato dai Turchi per secoli

poi sotto mandato inglese dopo la dissoluzione dell'impero ottomano ed infine

giova ricordarlo affidato al re di Giordania.

 

Cisgiordania, un nome che si tende a voler cancellare, designa quanto tenue

fosse in realtà il senso di appartenenza ad una nazione palestinese prima che

la questione di Israele la determinasse.

 

Fatte queste premesse si potrebbe ipotizzare che l'antisemitismo gay possa

catalizzarsi per il fatto che Israele rappresenta l'affrancamento di una minoranza

o meglio una minoranza che trova una sua patria ( cosa che i gay ragionevolmente

non potranno mai fare, talchè quanto è "simpatico" l'ebreo errante, tanto diventa

"antipatico" l'ebreo israeliano... )

 

Questa ovviamente è una ipotesi

Personalmente non metto affatto in dubbio

il diritto degli Ebrei di vivere dove vogliono;

per me possono pure venire ad abitare

tutto intorno a casa mia, vorrei soltanto

che non mi mettano un posto di blocco

per andare al supermercato...

 

Tutti sono "terroristi" finché non conquistano uno Stato.

Lo erano i sionisti, lo sono i Palestinesi,

lo erano i carbonari e pure i partigiani.

Se vincono diventano "soldati" ed "eroi".

 

Citare la risoluzione ONU sulla nascita di Israele suona un po' buffo:

suppongo sia l'unica risoluzione ONU che Israele abbia rispettato :)

Calma Hinzelmann, il fatto che l'ONU abbia creato Israele

a tavolino non vuol dire assolutamente che la sua nascita sia

conforme al Diritto Internazionale, il suolo palestinese era un suolo

sovrano in quanto gli inglesi avevano abbracciato lo status di mandato,

ovvero di traghettare la regione verso una stabilità politica che seppur vacillante,

rendeva la zona uno stato con tutti i requisiti (Territorio, Popolo, Sovranità).

 

Un'organizzazione Internazionale non ha il potere di creare, smembrare o

dissolvere stati. Per non parlare del fatto che gli stessi inglesi hanno favorito

e promosso l'immigrazione degli ebrei in Palestina durante la II Guerra Mondiale,

i quali precedentemente costituivano nella zona una piccola minoranza. Per non

parlare poi ancora del fatto che Israele è stato finanziato (anche militarmente) da stati stranieri,

anche questo considerato non conforme al Diritto Internazionale.

 

E aggiungo, il processo di state-building può essere illegittimo se perpetuato con l'uso della forza

ma lo è davvero se precedentemente non vi è stato un processo di nation-building. L'Italia era,

nonostante tutto, una nazione già prima che il Piemonte inglobasse il resto della penisola,

in Israele c'è stato l'esatto contrario, è uno "stato" senza nazione.

Io sono di sinistra e sono per l'autodeterminazione del popolo palestinese. Mi definisco antisionista, ma non antisemita.

L'antisemitismo è una forma di razzismo, l'antisionismo è semplicemente una posizione politica.

Spesso le due cose vengono confuse. Spesso i filosionisti ci giocano sporco e definiscono antisemita (o fanno sentire tale) chiunque critichi la politica interne o estera di Israele. Anche al di fuori della questione palestinese.

Confondere l'antisemitismo con l'antisionismo

è come confondere il razzismo verso Obama

contro l'anti-americanismo.

 

Né l'antisionismo né l'anti-americanismo

sono però due posizioni razionali.

Io non mi sento "filopalestinese";

perché non penso che una posizione

acriticamente filoplastinese

possa portare a una pace duratura.

 

Che è quello che vorrei: anche per il popolo israeliano.

Può piacerti o meno che abbiano fatto la Stato d'Israele,

ma ci sono Ebrei che là sono nati e cresciuti

che hanno cli stessi diritti che ho io di vivere a casa mia.

 

Il mio sogno è un Israele/Palestina come il Sud-Tirolo/Alto-Adide:

bilinguismo, quote nei posti pubblici e cose del genere.

 

Non vuoi che Moishele impari l'Arabo o che Akim impari l'Ebraico?

Peggio per te, ti ci convinco a bastonate:

esattamente come farei con un Cinese che non voglia

che i suoi figli nati in Italia facciano la scuola elementare italiana.

 

Ovviamente - già che sogno - immagino anche

una Costituente fatta da Al Fatah e dai Laburisti;

con Hamas e il Likud consegnati alle pagine nere della Storia.

Non esistono "suoli sovrani" :azz:

 

Esistono stati sovrani

 

Peccato, che nella fattispecie il territorio fu diviso fra Israele e Giordania

due stati sovrani il primo in cui i palestinesi avrebbero avuto gli stessi diritti degli altri

cittadini, il secondo in cui sarebbero stati i sudditi di un re straniero, hascemita.

 

Le organizzazioni internazionali, possono farlo eccome ( vedi ex Yugoslavia, kossovo etc)

ma a prescindere da questo, pur potendo far bene o male, certamente hanno più legittimità

sotto un profilo politico e morale di un ricorso diretto alle armi ( vedi Risorgimento italiano )

 

Ovviamente parlo delle risoluzioni giuridicamente vincolanti, non degli atti privi di valore giuridico

dell'assemblea generale

Fabio Castorino

Penso che tutti abbiano il dovere morale di condannare qualsiasi forma di antisemitismo, e i gay ancora più degli altri, perché l'antisemitismo si fonda su pregiudizi e paure irrazionali che hanno molto in comune con quelle che alimentano l'omofobia. Sia antisemitismo che omofobia postulano che non tutti i membri della società siano pienamente cittadini, ma che esistano minoranze interne che costituiscono un "corpo estraneo" da estirpare, e che vengono presentate strumentalmente come un pericolo (per la "razza" gli uni, per la "famiglia" gli altri) in modo da poterle privare dei diritti e della dignità. Basti pensare che uno degli slogan più ricorrenti dell'antisemitismo era l'esistenza di una fantomatica "lobby ebraica", mentre oggi gli omofobi straparlano di una fantomatica "lobby gay".

 

Per quanto riguarda invece il conflitto israelo-palestinese, l'unica soluzione possibile mi sembra la n.3 dell'elenco di Almadell, cioè l'esistenza di due Stati indipendenti. Un unico Stato binazionale lo vedo difficilmente realizzabile per gli odi che si sono accumulati in tutti questi decenni di conflitto, e sarebbe sempre a rischio di precipitare in una guerra civile.

Bisognerebbe quindi tornare alla soluzione inizialmente prevista dalle Nazioni Unite, e che non si realizzò perché nel 1948 gli Stati arabi aggredirono Israele per impedirne la nascita, e poi perché nel 1967 Israele occupò Gaza e la Cisgiordania.

Secondo me è anche giusto che le Nazioni Unite ammettano la Palestina come Stato sovrano, in modo che si rafforzi l'idea che esistono due Stati ugualmente legittimi che devono negoziare la pace tra di loro, e spero che gli USA non mettano il veto a questo riconoscimento.

Il suolo palestinese era un suolo sovrano Hinzelmann in quanto

appartenente ad uno stato sovrano rispondente ai tre requisiti principali

(Territorio, Popolo, Sovranità). L'unica cosa imputabile allo stato palestinese

era il fatto di non avere soggettività internazionale in quanto manchevole del

requisito dell'indipendenza (per via del mandato britannico). L'effettività

dello stato palestinese può essere altresì confermata dall'ormai

consolidato principio di autodeterminazione dei popoli, consuetudine

del diritto internazionale universalmente riconosciuta (gli ebrei contavano

meno dell'11% della popolazione non localizzati in un area specifica).

Tutte le altre suddivisioni sono venute "dall'alto" senza un legittimo

parametro giuridico.

 

Le organizzazioni internazionali non hanno quel tipo di potere, il loro raggio d'azione

è limitato ai loro soli stati membri, e la palestina non era membro delle nazioni unite e

neanche della società delle nazioni, non ha concesso quelle limitazioni di sovranità

necessarie ad un intervento esterno. Il fatto che ciò sia accaduto in seguito (ex-Yugoslavia,

Kossovo, URSS e via dicendo...) non né rappresenta alcuna legittimità giuridica ma, forse,

solo politica. Paradossalmente secondo le consuetudini internazionali è ritenuto più legittimo

un intervento interno, anche con l'uso della forza piuttosto che un intervento esterno.

 

Per essere considerato stato vi sono dei parametri oggettivi che prescindono qualunque tipo

di riconoscimento esterno (dal mio manuale di Diritto Internazionale).

Veramente il territorio di palestina, in quanto tale, apparteneva alla sovranità

dell'Impero ottomano che lo governò per 400 anni fino al 1918

 

Cioè era governato dai Turchi, uno stato straniero ed un governo non arabo.

 

Col l'accordo Syckes-Picot Francia ed Inghilterra si divisero le zone di influenza

a guerra finita, quel che si può dire è che promisero a Husayn ibn Ali che quei

territori avrebbero fatto parte di una unica grande nazione araba-saudita ( promessa

che ovviamente non mantennero preferendo dividere i territori ) Nel 1922 la

Gran Bretagna concesse i territori ad est del Giordano all'emiro Abd Allah I

etc. etc.

Mi ha fatto piacere che Alma abbia fatto il distinguo tra antisemitismo e anti sionismo, per quanto il secondo spesso diventi solo la versione politically correct del primo.

 

Sposo appieno la sua idea che trovo talmente bella che boh, spero che un giorno si riesca davvero a superare la storia per l'interesse di un futuro migliore. Il passato è finito chiuso, c'è solo il futuro che può darci ancora un presente migliore. Ma certo non è quello che si sta discutendo oggi all'Onu,

 

Bah, ora mi sento un po' stupido ad aver perso due giorni a scrivere sta assurdità di tomo, però oramai lo posto.

 

Visto che non tutti sono eruditi al riguardo del sionismo, e la storia che ha portato alla fondazione dello stato d'Israele; il quale non è certo nato da una concessione dei vincitori della seconda guerra mondiale per, così dire, risarcimento danni? Lavarsi la coscienza?

 

Vi faccio un rapido (si fa per dire) specchietto cronologico delle tappe che hanno portato al ritorno in Israele. Certo nessuno è costretto a leggerselo, ma almeno però dopo non avesse la pretesa di liquidare in due parole la legittimità di uno stato legittimo. .

 

Partiamo però dalla diaspora, (giusto due parole) perché oggigiorno, dopo la shoa, va di moda negare pure questa. Come il resto sarebbe un’invenzione sionista (non potete immaginare quante cose si stanno azzuffando nella mia testa e che pretenderebbero di essere scritte).

 

________________________________________________________________________

 

 

607/537 (p.e.V.): La prima diaspora risale alla cattività babilonese. Dopo i persiani conquistano Babilonia e Ciro permette agli ebrei di tornare in Palestina.

 

63 (p.e.V.): I romani riducono a una provincia dell’impero quella che per vicende alterne era stato il territorio ebraico denominato Giudea. A seguito delle sanguinose rivolte “nazionalistiche” del popolo giudeo del 70 (p.e.V.) e del 135 (e.V.), si narra di una repressione con più di mezzo milione di morti e decine di migliaia i giudei venduti come schiavi; non solo ma i romani distruggeranno definitivamente il Tempio di Gerusalemme (la prima volta erano stati i Babilonesi, ma ricostruito al ritorno dalla prima diaspora). Infine Gerusalemme sarà proibita ai figli di Israele e ha quindi inizio la Grande Diaspora. C’è da dire che piccole comunità rurali isolate, rimasero sempre in Giudea.

 

La convivenza ebraica con le altre culture mediterranee è ottima e proficua, anche sotto Maometto. I problemi, in cui non scenderò in dettaglio, sorgono intorno all’XI sec. (e.V) quando la chiesa li accusa apertamente di deicidio e miscredenza, iniziando la loro progressiva emarginazione sociale.

 

Punto a capo. Questa a seguire sono le date del ritorno dalla Grande Diaspora.

Nb: Non predente come oro colato tutte le date, potrei aver preso qualche abbaglio (le date non sono il mio forte).

 

1870/80 – Gli Hoveve’ Zion sono dei gruppi di ebrei romeni e russi che promuovono insediamenti agricoli in Eretz Israel (occhio alle date siamo ancora nell’impero ottomano e gli arabi che vivono in Palestina non sentono alcun bisogno di definirsi popolo, stato o checchessia ma sono semplicemente arabi giordani. Nel 1870 c’è stata la breccia di Porta Pia e bisognerà aspettare il 1915/18 con la Grande Guerra il completamento dell’unità d’Italia sotto lo scudo sabaudo, sicuramente la “repubblica” italiana ha una storia diversa, ma anagraficamente non così distante da quella israeliana).

 

1870 – A Giaffa viene fondata la scuola agricola Mikve’Israel. A posteriori si può definire il primo passo ufficiale di un piano per il Grande Ritorno.

 

1882/1903 – Avviene la prima Aliya’, un piano di immigrazione su vasta scala. Sono per lo più i membri degli Hoveve’Zion russi.

- Nel
1882
- Leo Pinsker lancia un appello per la formazione di un centro nazionale ebraico.
- I membri del movimento Bilu sono il primo gruppo di pionieri organizzato. Il movimento invoca la rinascita del popolo ebraico in Israele.
- Nel
1885
- Nathan Bimbaum conia il termine “Sionismo” su una rivista del movimento Hoveve’Zion. La situazione in Palestina al tempo contava 500mila persone di cui 47mila ebrei che possedevano lo 0,5% del territorio.
-
1890
– Il governo russo riconosce Hoveve’Zion come “Società per il sostegno dei contadini ebrei in Siria e in Terra di Israele” altrimenti noto come Comitato di Odessa.
- Nello stesso anno Eliezer Ben Yehuda fonda il comitato della lingua ebraica, da cui nascerà l’ebraico moderno(gli ebrei di tutto il mondo oramai non si capivano tra loro).
-
1896
– Theodor Herzl scrive il suo libro “Lo stato ebraico”, asserendo che il problema dell’antisemitismo può essere risolto solo con la formazione di uno stato ebraico. Qui va spiegato cos’è stato il caso Dreyfus che molti avranno sentito studiando Prust, ma non sanno di che si tratta. Nel 1894 un ufficiale ebreo, appunto Alfred Dreyfus, viene accusato ingiustamente di alto tradimento per aver passato segreti militari ai tedeschi. E’ deportato nella terribile isola del Diavolo nei Caraibi. Il colpevole è un suo superiore che le autorità militari proteggono deviando l’inchiesta. Solo dodici anni dopo si scoprirà la verità. La Francia si divise tra innocentisti e colpevolisti, ma soprattutto l’argomento riattizzò l’antisemitismo, e molti sostenevano che un ebreo non è un francese. Anche Theodor Herzl si pose questa domanda e risolse che nessun ebreo sarebbe stato mai considerato francese, tedesco o quant’altro. Un ebreo quindi sarebbe stato al riparo dall’antisemitismo solo in uno stato ebraico. Originariamente viene menzionato come possibile luogo per l’ipotetico stato, anche l’Argentina.
-
1897
– Si convoca il primo congresso sionistico, durante il quale si lancia ufficialmente l’appello alla formazione di una patria per gli ebrei nella Terra di Israele. Si fonda l’Organizzazione Sionistica.
-
1898
– Secondo congresso e fondazione del Fondo Coloniale poi diventato Banca anglo palestinese.
-
1899
– Terzo congresso Sionistico in cui si adotta uno statuto completo.
-
1901
– Quinto congresso in cui s’istituisce il Keren Kayemet Leisrael, un fondo nazionale con lo scopo di acquistare terreni in Terra d’Israele con il chiaro e proclamato scopo che siano “eterno possesso del popolo ebraico”.
-
1902
– Sesto congresso. Gli inglesi offrono agli ebrei un territorio in Uganda. La proposta crea una grande divisione interna e originariamente è approvata, solo successivamente sarà abbandonata.
-
1903
– Si ufficializza il Banco Anglo Palestinese, principale organo finanziario dell’Yishuv (Comunità ebraica della Palestina).
- Intanto si forma anche la prima associazione dei maestri di lingua ebraica moderna.

 

 

1904/1914 – C’è la seconda Aliya’. L’antisemitismo dei continui pogrom hanno ridotto in miseria molte comunità ebraiche dell’Europa dell’Est, principalmente Russia ma anche Romania e Polonia. La seconda ondata d’immigrazione è un vero banco di prova per la macchina sionista. Riesce a tenere l’onda d’urto e si formano numerosi nuovi insediamenti.

-
1907
– Ottavo congresso. Herzl è morto. Viene intrapresa la via politica per ottenere a livello internazionale un documento ufficiale per gli ormai numerosi ebrei in Terra d’Israele,
-
1908
– Nasce Hazvi’, il primo quotidiano diffuso in ebraico moderno.
-
1909
– Si costituisce Hashomer, organizzazione per la sicurezza degli insediamenti.
- Nei pressi di Giaffa viene fondata Tel Aviv.
- Sulle rive del mare di Galilea (Lago Kinnere) viene fondato dai giovani pionieri ebrei il primo Kibbutz, insediamento agricolo ispirato ad un regime di vita collettivista (il sionismo è legato a doppio filo con le nascenti teorie socialiste).
-
1913
– Undicesimo congresso in cui s’intraprende l’atto fondativo dell’università ebraica di Gerusalemme.
-
1914
– Scoppia la prima guerra mondiale e la Gran Bretagna offre l’indipendenza a tutti gli stati arabi che combatteranno l’Impero Ottomano.

 

 

1916 – Gran Bretagna, Francia e Russia firmano il trattato di Sykes Picot. In cui la Siria e il Libano passano sotto il controllo Francese e Giordania, Palestina e Iraq sotto quello Inglese.

 

1917 – Si concludono 400 anni di dominio ottomano su Gerusalemme. Il governo inglese con la “Dichiarazione di Balfour” si dichiara ben disposto verso quanto stanno compiendo i Sionisti. In quel momento in Palestina ci sono 700mila abitanti, di cui 574mila mussulmani, 74mila cristiani e 56mila ebrei.

 

1918 - Una legione ebraica si unisce all’esercito britannico per la liberazione di Eretz Isarel. Il capo della commissione sionistica incontra l’emiro Feisal, capo del movimento nazionalista arabo.

 

1919 – Sionisti e arabi sottoscrivono un accordo di stretta collaborazione fra i loro movimenti nazionali. Il documento verrà ripudiato dagli arabi.

 

1921 – Gli arabi sollevano violenti disordini e caccia all’ebreo a Giaffa, Rehovot, Perach Tikva, Hedera e altri luoghi minori, vengono barbaramente uccisi 47 ebrei.

 

1922 – La Gran Bretagna prende il mandato per la Palestina e riconosce gli sforzi dei sionisti che hanno contribuito alla vittoria degli inglesi. Inizia così il piano del Grande Ritorno.

- Viene fondata la compagnia elettrica di Palestina che porterà luce e conseguente sviluppo in tutta l’area.

 

 

1924/32 – Quarta Aliyà che proviene soprattutto dalla Polonia.

 

1929 – Prima bega con i mussulmani a Gerusalemme per il possesso del Muro del Pianto, che era un pezzo del tempio di Salomone raso al suolo dai romani, che nel frattempo è diventato il muro occidentale della città dove anche gli arabi esercitano il loro culto. Gli arabi al solito invocano la guerra santa contro gli ebrei e di riflesso contro le autorità britanniche. Iniziano scaramucce che finiscono con veri e propri attentati terroristici. Gli ebrei formano reparti armati e il botta e risposta comincia senza più avere fine. A Hebron vengono massacrati 70 ebrei; a Gerusalemme, Tel Aviv e Haifa gli attacchi vengono contrastati dalla Haganà.

 

1933/45 – L’antisemitismo tocca il suo apice con il genocidio nazista. Israele diventa esattamente quello che aveva previsto Theodor Hertz: il solo posto al mondo dove un ebreo potrà rivendicare la propria libertà.

-
1936
- l’immigrazione ebraica conosce un picco vertiginoso negli anni trenta, sono gli anni in cui s’intuisce che le leggi segregazioniste stanno concretandosi in vere persecuzioni.
- L’utopia sionista non solo si sta realizzando, ma la macchina funziona e si aprono biblioteche, scuole, società di trasporti, teatri e la filarmonica di Palestina. Si discutono piani economici e sindacati dei lavoratori.
- L’opposizione araba s’inasprisce e centinaia di ebrei vengono aggrediti e trucidati. Si fondano circa una cinquantina d’insediamenti noti come “insediamenti delle palizzate e delle torrette di guardia”.
-
1937
- Il governo inglese tenta una mediazione proponendo la prima bozza di divisione del territorio con la formazione di uno stato ebraico a nord ovest, con una zona araba in cui venivano inclusi Gerusalemme e un corridoio che portava al mare sotto amministrazione britannica. Il concetto di Palestina e popolo palestinese neanche con uno sforzo di fantasia si affaccia alla mente di qualcun arabo.
- Il piano viene rifiutato sia dagli arabi sia dagli ebrei che durante il ventesimo congresso sionistico avevano cercato di negoziare una spartizione più equa della Palestina.
- C’è la sollevazione della popolazione araba che si risolve con la deportazione di alcuni leader.
-
1938
- Comincia l’Aliyà Bet, l’immigrazione clandestina degli ebrei dall’Europa; attraverso la quale arrivarono fino al 1948 intorno ai 100mila ebrei.
- Charles Orde Wingate addestra delle squadre speciali notturne ebraiche, incorporate all’interno dell’esercito britannico per contrastare gli attacchi delle bande arabe. La tecnica prevede l’incursione nottetempo negli insediamenti palestinesi da cui partono le bande arabe. Gli si fa saltare in aria le abitazioni, assassinando i presunti responsabili. L’idea di abbattere le abitazioni dei terroristi suicidi, come vedete nasce da lontano.
- Shlomo ben Yosef è impiccato dagli inglesi per la parte da lui avuta nel mancato attacco a un autobus arabo (Era membro dell’Ezel organizzazione segreta della destra rivisionista, da sempre opposta al laburismo di sinistra).
-
1939
- Il governo inglese rassicura gli arabi che non favorirà la formazione di uno stato ebraico. Viene pubblicato il libro bianco di Churchill, nel quale si dà un’interpretazione restrittiva della dichiarazione di Balfour a favore dell’immigrazione ebraica in Palestina.
- Durante il ventunesimo congresso sionistico si da palese appoggio all’immigrazione illegale.
- Scoppia la seconda guerra mondiale e i nazisti faranno quello che è noto, anche se qualcuno pensa che pure questo sia stato tutto un piano sionistico ispirato dalla lobby ebraica che sovraintende il mondo.
-
1940
- Dall’Ezel si distacca l’organizzazione clandestina di resistenza Lehi.
-
1941
- Viene formato il Palmach, la forza d’attacco della Haganà.
- Una nave che portava immigrati ebrei illegali, La Patria, stava per essere fatta ripartire per le isole Maurizio. L’Haganà per impedirne la partenza cerca di sabotarla, ma la nave affonda con 250 persone a bordo (tutti morti).
-
1942
- Un’altra nave, la Struma, è costretta a tornare in Europa dagli inglesi ma s’inabissa nel Mar Nero con 700 persone a bordo.
-
1944
- La Brigata Ebraica viene incorporata nell’esercito britannico. Un gruppo di paracadutisti dell’Haganà viene lanciato oltre le linee naziste per organizzare la resistenza ebraica.

 

 

1945 – Fine della seconda guerra mondiale.

- Due membri del Lehi vengono impiccati dagli inglesi in Egitto. Avevano assassinato al Cairo Lord Moyne, il ministro britannico per il Medio Oriente.

 

 

1946 – Le organizzazioni di difesa ebraiche (Haganà, Ezel, Lehi) si alleano per compiere azioni di sabotaggio contro gli inglesi. Si colpiscono soprattutto le vie di comunicazione che collegano la Palestina ai paesi limitrofi.

- E’ Il Sabato Nero (29 giugno) si arrestano molti ebrei, tra i quali i membri dell’esecutivo dell’Agenzia Ebraica. Gli inglesi effettuano ricerche per scoprire i nomi dei membri del Palmach e i nascondigli dove tengono le armi. S’intensifica l’azione contro l’immigrazione illegale.
- L’ala sud dell’Hotel King David, sede del Governo mandatario e dell’Esercito Britannico viene fata esplodere dall’Ezel (80 morti).
- Boicottaggio economico della Lega Araba contro la comunità ebraica della Palestina.

 

 

1947 – Il caso della nave Exodus partita da La Spezia con 4515 ebrei scampati alla shoa, furono rispediti indietro dalle autorità inglesi prima di sbarcare in Palestina. Davanti Haifa la nave è speronata da un cacciatorpediniere causando vittime a bordo. Dopo un lungo peregrinare nel Mediterraneo, nessuno era disposto ad accogliere gli ebrei, la nave fu costretta a tornare in Germania, dove i profughi furono sistemati ad Amburgo in un ex lagher convertito in un campo di prigionia.

- Il 29 novembre l’ONU prova a dividere la Palestina in uno stato ebraico e in uno arabo con Gerusalemme tenuta da un mandato internazionale
(risoluzione 181).
Con una votazione di 33 paesi favorevoli, 13 contrari e 10 astenuti, viene approvata e cominciano le rivolte arabe contro l’Yshuv.
- Intanto la costruzione della società continua e si costituisce la compagnia nazionale dell’Opera d’Israele.

 

 

1948 – Le truppe britanniche se ne vanno ed è chiaro che gli arabi non rispetteranno la risoluzione 181 della spartizione del territorio. Si prende la decisione di tutelarsi dalla maggioranza araba e l’Hagana blocca le strade che portano ai territori previsti per lo stato ebraico, creando una zona cuscinetto intorno alle colonie ebraiche. In queste zone vengono allontanati gli insediamenti palestinesi. L’idea è di sostituirsi all’autorità britannica.

-
Il 9 aprile
gli abitanti del villaggio di Deir Yassin (Gerusalemme) si oppongono all’evacuazione e rimangono uccisi 254 arabi. Questo è al punto di non ritorno.
-
Il 19 aprile
viene conquistata la città di Tiberiade e gli abitanti sono tutti espulsi.
-
21 aprile
si bombarda Haifa e si sferra l’attacco finale il 22 e il 23 aprile. Si bloccano tutte le strade tranne quelle che vanno al porto. Radio Pagana incita in arabo la popolazione a mettersi in salvo.
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27 aprile
vengono evacuati gli insediamenti arabi intorno a Giaffa.
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28 aprile
si prende possesso della Galilea orientale.
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30 aprile
si occupano i quartieri occidentali di Gerusalemme.
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11 maggio
si prende Bisan e si espellono gli arabi.
-
14 maggio
cade l’ultima città della Galilea occidentale. Si occupa Giaffa e si attacca la città vecchia di Gerusalemme.

 

 

Il 14 maggio del 1948, il giorno prima della fine del mandato inglese in Medio Oriente, Ben Gurion proclama lo stato d’Israele. Questo comprende il 72,3% del territorio, il 20,7% in più previsto dalla risoluzione 181 che non teneva conto degli spazi “cuscinetto”.

 

Scoppia la guerra e qui si potrebbe discutere giorni su quanto è accaduto. Mi sa che non lo sa bene nessuno in realtà. L’agiografia Israeliana è meglio lasciarla stare. C’è un bel libro di Benny Morris cui io faccio riferimento. Ma insomma, continuando ad attenersi prettamente ai fatti succede questo:

 

Gli arabi di Palestina che nessuno ancora si sogna di chiamare palestinesi (come fino a quale anno fa nessuno avrebbe mai chiamato popolo padano gli italiani della pianura padana), forse si spaventano. La radio araba dice loro che gli ebrei li andranno a prendere in casa uno per uno e li uccideranno persino peggio di come sanno fare loro. Al che scappano. Ripiegano verso la Cisgiordania, la striscia di Gaza e verso i paesi arabi confinanti che si sbrigano a sigillarli in campi profughi creati ad hoc, anche perché sono aree desertiche dove è facile dimenticarseli.

 

Gli Usa e Urss riconoscono lo stato d’Israele e gli altri stati a seguito.

 

15 maggio – Egitto, Siria, Giordania e un contingente dall’Iraq, invadono il nuovo stato. Dopo un anno e tre mesi di aspri combattimenti, dove i generali arabi non si sanno mai coordinare e fidano troppo sulla loro maggiore potenza di fuoco; sono respinti da Israele che a questo punto si annette i territori della Galilea del Nord e a sud si espande fino a Negev, sono ritenuti spazi necessari per la sicurezza futura del paese. Gerusalemme è divisa con la Giordania (cis-giordania è Giordania perché qualche folle potrebbe anche avanzare la stramba idea che i palestinesi, altro non siano che arabo-giordani di palestina).

 

Sono circa 700mila gli arabi di Palestina che migrano nei paesi limitrofi.

 

Viene fondata la IDF, forze di difesa di Israele, incorpora tutte le forze di difesa israeliane, nasce così l’esercito chiamato “Zhaal”.

 

La guerra termina con accordi bilaterali con Egitto, Giordania, Libano e Siria.

 

Gli ebrei in quel momento sono 625mila, il 33% degli abitanti. Su una popolazione di arabo palestinesi stimata intorno al milione e mezzo scarso, 860mila erano nei territori occupati da Israele, e ne rimasero 160mila.

 

11 maggio del 1949 Israele viene accettata come 59esimo membro dell’ONU.

 

 

__________________________________________________________________

 

Questo è ciò che è stato fatto per dare una patria agli ebrei. L’hanno fatto gli ebrei per gli ebrei e non gli è stato regalato niente. Al contrario, è stato fatto molto affinché non avvenisse.

 

La formazione di qualsiasi Paese è stata preceduta dall’affermazione di un popolo su altre genti che ne condividevano gli spazi. I Romani dovettero combattere con le popolazioni vicine fino a formare il primo nucleo di quello che poi divenne l’impero. E’ sempre un rapporto di forze che determina un equilibrio. Certo ora è comodo fare i “pacifisti” col culo al caldo, quando qualcun altro ha fatto il lavoro sporco per darci la terra che calpestiamo.

 

Israele esiste per un assoluto atto di volontà espresso da un popolo che dopo millenni di vessazioni, non ultime quelle del secolo scorso, ha deciso di riconquistare il suo spazio, tornando nella terra degli avi. Se è legittimo per il resto del mondo non vedo perché non debba esserlo per Israele.

 

Il popolo palestinese è un’invenzione creata dagli arabi per continuare a giocare sullo scacchiere mediorientale i loro rapporti di forza.

 

Con questo non voglio dire che vadano sparati o angariati, ma credete sul serio che il loro scopo sia avere il riconoscimento del seggio all’ONU? Sulle spalle degli arabo palestinesi ora si gioca la partita Turchia VS Iran. Hezbollah è indebolito dalla primavera Siriana, una nazione vicina all’Iran. Ora la Turchia gioca lei e cerca di far pesare il suo posto nella Nato, spingendo l’occidente a questo riconoscimento. Il quale gli conferirà l’assoluta leadership araba sulla costa araba del mediterraneo.

 

La situazione si è certamente incancrenita, ma sia chiaro che da una parte abbiamo una democrazia con tutti i suoi limiti, zone d’ombra eccetera, ma chiede solo che venga riconosciuta e rispettata per aprirsi ad ogni dibattito di pace.

 

Ma per capire quello che accade oggi, bisogna capire come si è formata la destra politica sionista.

 

Ok, ci perderò almeno un altro giorno a scriverla, ma per chi volesse almeno capire …

Il popolo palestinese è un’invenzione creata dagli arabi per continuare a giocare sullo scacchiere mediorientale i loro rapporti di forza.

 

Scommetto che se gli zingari tornassero nelle regioni indiane del Gujarat o Rajasthan

(loro -quasi certe- terre d'origine), sarebbero ben felici di avere il mondo occidentale che

gli disegna uno stato a tavolino adatto alle loro esigenze. Un giorno qualcuno potrà dire

che gli indiani dell'area occidentale sono un'invenzione degli indiani bengalesi per continuare a

giocare sullo scacchiere del sud-ovest asiatico i loro rapporti di forza.

ecco quanto:

 

Per comprendere certe reazioni del governo Israeliano bisogna proprio conoscere le radici della sua destra storica che fino al 1977 è stata minoranza, ma da allora ha governato quasi interrottamente.

 

Tenete conto che dopo l’assassinio di Rabi e la fregatura di Arafat, la sinistra in Israele ha la stessa consistenza di un PD. Un mulo suonato incapace di esprimere una valida alternativa alla destra che farnetica il Grande Israele.

 

La destra israeliana

 

Ma ricominciamo da lontano:

 

Il partito revisionista sionista è la radice storica della destra israelita. Fu fondato nel 1925 a Parigi da Jabotinskij con la chiara intenzione di opporsi al socialismo che ispirava il sionismo. Il termine revisionista sta proprio a significare la rielaborazione del sionismo troppo vicino, e per alcuni versi, ispiratore del socialismo. Il partito coniuga per la prima volta il termine sionismo con anti comunismo.

 

La sinistra all’epoca era molto forte e quando Jabotinskij forma il partito nel quartiere latino di Parigi, gli viene subito dato del fascista. Forse lui non lo era, ma poi vedremo come si svilupperà il revisionismo sionista …

 

Il partito revisionista prende forza a seguito della Ailya’ del 1924/28. Sono 80mila immigrati polacchi espulsi dalle leggi antisemite del governo Grabski.

Si tratta di media borghesia che s’identifica subito nel liberismo capitalista del partito revisionista e sono spaventati dalla prospettiva di finire a zappare la terra in un regime collettivista.

 

Poi c’è stata la crisi economica del 1926/28 (ricordate quella del 29 in Europa che spianerà la strada alle destre del vecchio continente?). In Israele la crisi è molto seria e mette in dubbio il modello agrario collettivista dei pionieri, rafforzando l’idea di capitalismo liberista della destra.

 

Il partito revisionista proporrà persino di vietare gli scioperi e Jabotinskij proclamerà : “La borghesia ha le chiavi del futuro in tasca, non dobbiamo vergognarcene camerati borghesi”. Naturalmente s’intende vergogna per pudore verso quella sinistra fondatrice dell’utopia dello stato ebraico.

 

Nel 1928 c’è la defezione “storica” di tre membri del partito sionista storico, quello di sinistra. Essi sono il poeta Uri Zvi Greenberg, lo scrittore Yehoshua Yevin e il giornalista Abba Ahimer. Sono un piccolo pezzo d’intellighenzia che si contrappone al sionismo di sinistra e forma subito una fazione radicale fascistoide nel contesto del Partito di Palestina, che farnetica una società di “Capi e Soldati”.

 

Siamo nel 1929 e come mostrato nello specchietto cronologico della storia della formazione di Israele, avvengono quei tristi fatti in cui gli arabi uccidono in maniera tremenda degli ebrei. Questo aggiunge quell’ingrediente fondamentale alla formazione di tutte le destre: La paura. Il partito revisionista triplica i suoi voti nelle elezioni interne all’organizzazione sionistica. La tendenza è ancora più in ascesa per i gruppi radicali.

 

Ahimeir diventa l’ideologo e solo ufficialmente sostiene ancora Jabotinskij, in realtà lo considera uguale ai comunisti. Nel 1931 la sua sezione si organizza fuori dal partito revisionista. Si chiama Brit Ha’Birionim e lotta contro la sinistra sionista, gli arabi e gli inglesi. Tuttavia non passeranno mai ad azioni concrete.

 

Nel 1932, durante il quinto congresso del partito revisionista, Ahimeir vuole dare al partito una forma autoritaria. Jabotinskij si oppone invocando il principio di uguaglianza di tutti i cittadini. Però, in realtà lui sta sottovalutando quella che considera ancora una piccola sezione del partito. Scioglie la direzione del partito e indice nuove elezioni per ricevere l’appoggio al suo punto di vista di uscire dall’organizzazione sionista (ma è una provocazione perché anche vincendo, non abbandonerà l’organizzazione sionista).

 

Nel 1933 Ahimeir arriva a dichiarare che c’è del buono in Hitler quando parla di “polpa anti marxista”. Jabotinskij perde l’occasione giusta per rompere coi Birionim.

 

Poi si verifica quello che potrebbe essere definito il caso Mattetotti israeliano. Il socialista Haim Arlozoroff è il direttore dell’Agenzia Ebraica; è assassinato misteriosamente (ancora non si sa chi sia stato), dopo che al mattino era stato minacciato violentemente dalle colonne del giornale di Ahimeir. Arlozoroff aveva negoziato col terzo reich l’emigrazione di ebrei tedeschi.

Gli inglesi accusano Ahimeir e poi lo prosciolgono dell’accusa di omicidio. La sinistra accusa i Birionim di fascismo ma Jabotinskij difende ancora Ahimeir. Tuttavia i Birionim scompariranno dalla scena politica.

 

Dopo l’assassinio di Arlosoroff la sinistra perde ogni fiducia nella destra. Li considerano alla strenua di assassini fanatici. La rottura in seno al sionismo è ormai inevitabile. Al VIII congresso che si tiene a Praga, la sinistra parlerà apertamente di deriva fascista. Il partito revisionista perde un terzo dei voti e la sinistra ottiene un 44% che la conferma anima del sionismo. Nel 1935 Il partito revisionista decide di abbandonare l’organizzazione sionista perché dominata dai socialisti.

 

Si dà dunque vita alla Nuova organizzazione sionista. Torneranno poi in seno a quella vecchia nel 1946 perché non riusciranno mai ad attrarre abbastanza gente. Si salderanno però con i religiosi sionisti del partito conservatore del Mizrahi, perdendo così la laicità delle origini.

 

L’Hagana’ è la formazione armata clandestina che nasce a seguito delle rivolte arabe del 1935/39. Jabotinskij era membro del suo consiglio politico. Dopo il 1939 l’organizzazione s’ingrandisce e radicalizza nei revisionisti più estremi. La ceca violenza contro i civili arabi viene condannata dalla sinistra (le vittime si aggirano tra i 200 morti ammazzati) anche i revisionisti a questo punto moderati di Jabotinskij si dichiarano turbati da tale azioni.

 

Ci saranno pesanti collusioni con il governo antisemita polacco che voleva deportare gli ebrei in Madagascar. Jabotinskij cercherà di convincerli a mandarli in Palestina facendo pressione sugli inglesi che avevano messo il numero chiuso alle immigrazioni. La fronda armata di Stern riceverà armi e addestramento per sabotare gli inglesi. Fino al 1940 quando cercarono addirittura di prendere contatto con la Germania nazista per la lotta comune contro la Gran Bretagna.

 

Poco dopo scoppia la guerra e comunque il partito revisionista decide di appoggiare gli alleati. Nel 40 muore Jabotinskij e lascia una destra divisa tra Betar, l’Irgun e partito revisionista che avevano solo lui come comune denominatore. L’invasione sovietica e tedesca della Polonia taglierà la raccolta dei fondi e militanti della maggiore retroguardia del partito revisionista.

 

L’attivismo militante dell’Irgun lo imporrà come soggetto politico di primo piano. Nel 1940 l’Irgun decide un cessate il fuco contro gli arabi e una tregua con gli inglesi per partecipare alla guerra sul fronte europeo. Daranno il loro contributo nel sabotaggio nelle retrovie nemiche. Il capo dell’Irgun morirà in missione nel 1941.

 

La scelta di sospendere la battaglia contro gli arabi non è condivisa da Avraham Stern, erede politico dei Birionim. Formerà con Yitzhak Shamir (futuro primo ministro) la organizzazione Lehi, i britannici la chiameranno la “Banda Stern”. Quelli del Lehi condurranno attacchi contro i britannici senza risparmiare gli ebrei “collaboratori” e tenteranno anche un contatto con i nazisti, scindendo il valore di persecutore e quello di chi impedisce la formazione dello stato di Israele. La Banda Stern viene smantellata nel 1942, quando Stern muore e Shamir finisce in prigione.

 

Colui che rimetterà insieme i cocci della destra è Menachem Begin, responsabile del Betar in Polonia. Considerato più radicale di Jabotinskij, ma meno di Stern. Bengin arriva in terra d’israele nel 1943, con i resti dell’armata Anders. Succede al leader dell’Irgun Ratziel morto in missione in Europa. E dal 1944 l’Irgun torna alla lotta armata sul territorio nazionale. Si distingue dal Lehi perché quelli non s’ispirano più al revisionismo sionista, ma sono filo sovietici.

 

Nel 1945 l’Hagana’ si unisce all’Irgun nella lotta ai britannici, anche se ne criticherà sempre i metodi eccessivamente violenti.

 

Tra il 1944 e il 1948 la lotta nazionalistica si perfeziona e ottiene molti successi. Le perdite britanniche sono ingenti e non si contano i morti tra funzionari e poliziotti inglesi.

 

Nel 1947 l’Irgun concentrerà le sue rappresaglie contro gli arabi. Questi hanno cominciato la lotta terroristica con attentati anti ebraici a seguito della decisione dell’ONU di formare uno stato Ebraico.

 

Dopo l’indipendenza Ben Gurion esige lo smantellamento dell’Irgun. Una questione che lascia sul campo ben 18 morti, ma L’Irgun si scioglie, anche se Begin diventa il capo incontrastato dei Revisionisti.

 

Nel 1948 crea Herut che ingloba nel Partito revisionista ciò che resta dell’Irgun. Saranno di fatto questi ultimi a prendere le redini del partito. Il partito Revisionista che affondava le sue radici in Polonia non esiste più, Herut è un partito israeliano puro. Alle elezioni del 1949 prende più del 10% delle preferenze e diventa così il quarto partito del paese.

 

La linea di Herut è: L’annessione della Cisgiordania, della striscia di Gaza e della Giordania, per formare un “Grande Israele”. Liberismo politico ed economico, anticomunismo e sono contro ogni sinistra, c’è esaltazione dell’anima nazionale nelle forze armate che ne formano l’ossatura.

 

Herut nel 1973 diventerà il nucleo centrale del Likud. Il Likud è anch’esso una creatura di Begin e proprio nel 77 darà la storica vittoria alla destra e per la prima volta i laburisti finiscono all’opposizione. Israele non sarà più la stessa, nel senso dell’utopia originaria.

 

I nomi dei leader che si sono succeduti in questi anni si raccontano da soli: Shamir (83|93) Netanyahu (93|99), Sharon (99|95). Tutti loro sono stati anche primo ministro.

 

Quando Sharon nel 2005 decide di ritirarsi da Gaza su pressioni americane, s’infrange il sogno del Grande Israele. Il Likud entra in fibrillazione e la crepa diventa insanabile. Sharon da radicale di destra si ritrova a fondare Kadima, un partito centrista. Netanyahu è rimasto nel Likud a sognare le rive del Giordano. Ne torna il leader e lo riporta su posizioni di destra puriste.

 

Questa è la destra che si presenta alle elezioni del 2006. Il Likud crolla e perde la maggioranza relativa a destra. Lo supera persino il partito degli immigrati russi (ultranazionalisti più più più).

 

Nel 2009 le elezioni riportano a galla il Likud. Kadima vincerebbe le elezioni per la differenza di un solo seggio ma il suo leader Livini fallisce il giro di consultazioni per formare un’alleanza di governo(la politica israeliana somiglia sorprendentemente a quella italiana).

Netanyahu, invece, non sta lì a sottilizzare, prende sul carro tutto il cucozzaro e Peres (Il Napolitano israeliano) gli dà la sua benedizione.

 

Nella sua attuale alleanza c’è il partito estremista di Lieberman, un tipo che si è guadagnato la scena politica sostenendo “la pulizia etnica” della società ebraica. Questo tizio ha in mente uno stato su base razziale. L’espulsione prima toccherebbe agli arabi, poi immagino ai falascià etiopi (dal sangue impuro perché discendenti della regina di Saba che si unì a Salomone e il sangue ebraico si trasmetterebbe per via materna e non paterna [poi sono pure neri … ]), quindi spetterebbe fare le valigie ai nati dai matrimoni misti e infine ai laici miscredenti per un ritorno alla teocrazia ortodossa.

 

Sembra un assurdo, ma per come la vedo io, la salvezza d’Israele passa proprio per una presa di coscienza degli arabo palestinesi. Se prendessero in mano le redini del loro destino, senza lasciarsi giostrare dagli interessi che legano i rapporti di forza delle potenze economiche arabe; e riconoscessero la legittimità d’Israele, potrebbero finalmente disinnescare la destra Israeliana che regna sulla paura di una guerra sempre imminente. E si vanta di aver azzerato gli attentati e gli attacchi arabi, si vanta di quel muro che non si capisce bene chi segrega veramente, perché conti alla mano i morti israeliani sono diminuiti sensibilmente da quando lo stanno costruendo. Chi si azzarda solo a dire “ma” viene tacciato come odiatore d’Israele.

 

La sinistra è ancora forte nelle coscienze e c’è tanta voglia di smetterla con questo stillicidio. Ma fin quando gli Himam nei territori professeranno l’odio e Hamas prenderà soldi da chi la finanzia solo per combattere la loro guerra e non per gli interessi degli arabo palestinesi, la minaccia di una guerra sarà sempre presente e la destra sionista revisionista governerà, perseguendo a sua volta assurdi scopi di allargamenti territoriali, come l’annessione della Cisgiordania o peggio, l’annessione della Giordania.

 

La sinistra è vincolata alla pace, non può perseguire altri scopi. Arafat nella sua infingarda politica la faceva balenare come una possibilità, e nella speranza che fosse la volta buona, il partito laburista insieme a Rabi c’erano andati vicini. Io mi emoziono ancora a ripensare quella sera in cui le piazze straripavano osannando Rabi, e poi bang, ammazzato dalla destra per mano di un povero imberbe decerebrato … ma ora sappiamo che Arafat comunque barava. Disfaceva di notte quello che tesseva di giorno e intanto, come un buon leader arabo, s’imboscava i soldi che tutti gli elargivano.

 

Quello che si sta discutendo oggi non è uno stato palestinese, ma una vittoria di Erdogan e degli equilibri in medi oriente che riguardano tutti, tranne i palestinesi e gli israeliani. Fomenterà solo il fondamentalismo islamico da una parte e il radicalismo di destra israeliano. Ci andrà di mezzo, come il solito, la gente che dovrà lottare per la propria sopravvivenza e non per uno scopo di convivenza pacifica.

Ottimo lavoro Silver, ovviamente non posso condividere

quanto affermato da ultimo da Almadel sullo studio della

storia, essendone appassionato...

 

Comprendo che un antisionista radicale, negando la storia

si rifiuti di studiarla...ma appunto questa è una cartina tornasole

per vedere dietro l'antisionista il germe dell'antisemitismo.

 

Lo studio della storia sarebbe invece essenziale, che poi nella

pratica questo funzioni per un numero limitato di persone è un

altro discorso ( esistono omofobi ignoranti ed omofobi perfettamente

informati dei fatti )

 

Quanto all'asserzione provocatoria ma in gran parte vera di Silver,

che il popolo palestinese non esistesse...affermazione che vale

pure per gli iracheni o i kuwaitiani non essendo mai esistite nazioni

arabe in senso proprio fino al 1918 ma una unica umma, si potrebbe

dire che il senso di appartenenza dei palestinesi ad una nazione nasca

proprio insieme ad Israele. Se vogliamo questo dà anche il senso del fatto

che i destini di questi due popoli siano inscindibilmente legati l'uno all'altro

Avete proprio schivato l'obiezione di Altair, eh?

Un "popolo" ha una lingua, delle tradizioni e una religione.

Anche gli Uighuri sono un popolo (checché ne pensi la Cina)

anche se non credo sia mai esistita una "Nazione Uighura in senso proprio".

 

I Palestinesi - a torto o ragione - si sentono discendenti dai Filistei

(quelli che subirono l'attacco kamikaze di Sansone)

La causa principale dell'antisionisimo di Sinistra

è dovuta principalmente al numero di studenti di Storia.

 

Prendi un filosionista e dagli un libro di Storia

- scritto da un altro filosionista -

e probabilmente avrai un antisionista entro due settimane.

:)

Quanti interventi! Non sono rapido come voi, avevo risposto, ma ora non c'entra più niente.

 

In ogni modo grazie Hinz, riguardo allo studio della storia ci sarebbe molto da dire, e moltissimo dipende da chi la scrive ...

 

 

Ma perché insistete su questa

identità nazionale di riflesso a quella israeliana
?

Se un popolo è mussulmano e parla arabo,

non ha bisogno di un Ebreo che finge di non parlare yddish

per sentirsi diverso da lui, o no?

 

Noi Veneti ci siamo sentiti Italiani

di "riflesso rispetto alla nazionalità austro-ungarica".

Senza l'Austria avremmo continuato a sentirci Veneti

e non Savoiardi o Toscanizzati o "romacapitalisti".

E' un problema se le cose sono andate così?

Perché se mi dite che è un problema, voto Lega Nord :)

l'ambasciatore Abdullah Abdullah si è intrattenuto con il Daily Star Lebanon riguardo la risoluzione di riconoscimento della Palestina all'Onu.

 

L'ambasciatore afferma senza equivoci che i rifugiati palestinesi non saranno cittadini del nuovo Stato, questione molto discussa.

 

" Sono palestinesi, è la loro identità ", dice "Ma … non saranno automaticamente cittadini. "

 

Questo non si applica soltanto ai rifugiati in paesi come il Libano, l'Egitto, la Siria e la Giordania o gli altri 132 paesi - dice Abdullah - nei quali risiedono i palestinesi.

 

Abdullah ha dichiarato che " anche i rifugiati palestinesi che vivono nei campi (dei rifugiati) all'interno dello Stato palestinese sono sempre rifugiati. Non saranno considerati come cittadini . "

 

Rileggiamo questa frase: " anche i rifugiati palestinesi che vivono nei campi all'interno dello Stato palestinese, sono sempre rifugiati. Non saranno considerati come cittadini. . "

 

A chi vive nei campi del suo proprio Stato sarà impedito, dai propri dirigenti, di divenire cittadini di questo Stato ! Perché ?

 

 

repris par Elder of Zion – Traduction : http://observatoired...nt.blogspot.com

 

 

----------

 

Ho tagliato le conclusioni così da permettere una rapida lettura ... in ogni modo la risposta è facilmente intuibile.

 

Gli arabi di Palestina che siano i discendenti dei filistei è provabile come per un padano dire che discenda dai celti.

Non capisco perché un ebreo debba provare sempre dieci, cento volte delle verità palesi, mentre si prende sempre per buono quello che asseriscono i suoi oppositori.

 

Lo Yddish è, ahimè, ormai una lingua morta, ma ora si sta rivalutando parecchio.

A rifondare l'ebraico neanche Herzl ci sperava, pensa solo allo sforzo di tradurre tutta la cultura mondiale in ebraico moderno.

 

Il punto è proprio questo: la volontà, lo sforzo comune è quello che ha sempre contraddistinto i popoli ... e fatto la differenza.

 

Un popolo può vivere anche senza sentire il bisogno di essere stato, i gitani sono un esempio lampante. I Curdi ad esempio, sono un popolo che rivendica il diritto ad uno stato, e combattono per averlo. Hanno dinanzi uno stato come quello Turco che si è sempre distinto in repressioni esemplari come quella armena, eppure non si arrendono. Ora con il disfacimento dell'Iraq hanno delle buone carte da giocare, ma non mi pare che le stiano sfruttando bene .. che dire, ad ognuno la propria storia.

 

L'Italia a ben guardare non ha mai avuto uno spirito di popolo unitario. Del resto anche oggi vediamo che alcuni italiani continuerebbero volentieri a scannarsi come hanno sempre fatto in passato. L'individualismo forse è la caratteristica genetica che ci contraddistingue di più.

 

I Cinesi - Mi viene in mente il Kosovo. In tal caso la sinistra che spacca il capello in 4 per Israele, non ha avuto rigurgiti di coscienza a legittimare l'esproprio armato del Piemonte serbo per darlo a una minoranza etnica che nel frattempo aveva figliato più dei serbi. l'Uck che persegue un sogno di grande Albania è stato preferito all'intento di uno stato legittimo di tenere integro il proprio territorio e proteggere i propri cittadini dalle persecuzioni etniche in casa loro.

Data la fertilità dei cinesi credo che tu faccia bene a temere che qualcuno, per le stesse ragioni Kosovare, un giorno ti costringerà in un enclave italiana in territorio cinese.

 

Secondo me, invece, quello che dice Hinze è verissimo. La coscienza di popolo agli arabi palestinesi l'ha data la lotta contro gli ebrei. Altrimenti se ne starebbero ancora a pascolar capre nell'indifferenza generale di tutto il mondo arabo.

 

Le università - Al. tu studi con buon profitto storia, quindi sai bene quanto questa finisca per essere strumento politico. Nelle scuole italiane ancora non si riescono a studiare con serenità le vicende della seconda guerra mondiale. Si discute ancora persino sul creazionismo e l'evoluzionismo! e ora ti stupisci che ci siano posizioni del tutto in linea con un atteggiamento culturale generalizzato su Israele? Per prendere buoni voti si studia quello che ci si chiede di sapere, ma se vuoi farti un'idea devi almeno andare ad ascoltare tutte e due le campane e poi farti una tua opinione, che non sarà la verità, ma una delle tante interpretazioni di come sono andate le cose. Solo le date e i fatti certificabili non sono interpretabili, ma sulle cause e gli effetti ....

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