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Coming Out è ...


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E' da un po' che penso a questo topic... ed eccomi ad aprirlo! :ok:

 

Cosa cambia dopo il CO? Cosa permette l'essere out con qualcuno? :look:

 

A voi la parola: scrivete pensieri, speranze, reali opportunità che il CO vi ha dato. Inizio io:

 

CO è ... poter essere se stessi, scherzando, ammiccando, non nascondendosi

CO è... avere qualcuno che ti capirà quando hai bisogno

CO è... sentirsi sereni di amare il proprio ragazzo ed esserne orgogliosamente felici anche con le persone che fanno parte della nostra vita

 

E poi una una new entry nelle mie libertà:

 

CO è ... poter scherzare con mio fratello e due amiche sul farmi crescere la francia o il ciuffo per performance orali più "aggressive" ... :asd:

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Nella mia esperienza personale, fare CO è libertà certo

ma anche subire l'aggressività degli altri.

Di chi non accetta il tuo CO (perchè in italia lo sappiamo non è facile)

Fa più male quando è un genitore o un fratello che non lo accetta?

O quando non lo accettano gli amici d'infanzia?

E quando scopri che hai fatto il CO con semplici conoscenti

solo per essere preso ancora una volta in giro...

non voglio fare l'elenco della negatività naturale del CO in Italia

perché deve passare il messaggio positivo

bisogna fare il CO perché è politicamente corretto

poi certo i vantaggi di natura psicologica sono enormi

ma gli svantaggi sociali altrettanto...

poi dipende anche dal carattere

ci sono gay che preferiscono vantaggi sociali rispetto a quelli psicologici

forse perché hanno un'altra psicologia e viceversa

ci sono gay che preferiscono i vantaggi psicologici

forse perchè non hanno bisogno dei vantaggi sociali

certo da sempre, in Italia, sembra che solo chi è ricco possa avere una vita omosessuale

senza problemi, che si dichiari o no tale, che sia o no nel movimento,

 

quindi il positivo del CO diopende, forse, anche dalla classe sociale di appartenenza

anzi credo che un ricco, pensandoci su, non si ponga nemmeno il problema del CO

perché è un problema sociale comune

lui essendo ricco è al di fuori dal comune, dal sociale in senso stretto

 

sto andando OT? ragionare sempre in termini di economia reale

deve essere un residuato della mia formazione radicale

però insomma, qualché strana verità esce fuori.

Dolce & Gabbana, facciamo un esempio reale.

Tutti sanno che sono gay. Sono stati tanti anni insieme.

Nel lavoro, nell'amore, nella vita.Nel lavoro lo sono ancora.

Non hanno avuto bisogno di d.i.c.o., pacs...

Non temono outing né coming out

 

L'omofobia mondiale gli ha fatto un baffo...

 

Ma prendiamo Mario e Luca due gay italiani qualsiasi

magari col mito di Dolce & Gabbana

ma senza speranza

quanto conviene loro fare CO

in un ambiente omofobo dove vengono sfruttati

e tollerati solo per essere sfruttati

appena girano le spalle le voci malevole dei gay friendly?

sono OT?

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Ora non ho tempo di riflettere sulla domanda che hai fatto tu Casper, ma poi risponderò con più calma più tardi.

Vorrei solo rispondere ad akinori che secondo me l'hai messa in modo sbagliato: quando uno fa CO non pensa solo che preferisce i vantaggi sociali a quelli psicologici. C'è anche chi nel fare CO ci vede sia quelli che tu hai chiamato vantaggi sociali sia quelli psicologici. Certo anche le tue opzioni esistono, ma c'è anche chi nel CO ci vede solo vantaggi e non svantaggi e dobbiam tener conto anche di questo gruppo di persone.

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Per me ormai Coming Out è quasi una parola vuota applicata a me, è come vivo la vita. Stare nell'armadio non è più un'opzione, e mi sorprendo di come altre persone ci riescano (ma altre persone non hanno una vita in cui una relazione è così centrale, penso, con convivenza e trasloco interregionale).

Non riesco a immaginare un qualcosa di diverso dall'Out. Quindi per me il CO è vivere la mia vita, e il non CO sarebbe...non farlo.

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Non l'ho messa in modo sbagliato. L'ho messa in modo equilibrato, IMHO. Ho parlato di vantaggi e svantaggi. Ci sono persone che vedono anche solo svantaggi, sai? Oltre a quelle che vedono solo vantaggi. E queste persone tendono a non fare CO.

Io vorrei motivare queste persone a farlo, come ho fatto io, dicendo che è politicamente corretto. Ovvero è la prospettiva politica che fa superare tutto il discorso (personale) dei vantaggi e degli svantaggi per raggiungere un fine più alto, sociale: ovvero l'emancipazione della comunità gay. :roll:

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Fabio Castorino

I vantaggi psicologici del C.O. sono grandissimi, quelli sociali dipendono dall'ambiente in cui ci si trova. In un ambiente "omofilo" i vantaggi sociali si sommano a quelli psicologici, e il gay dichiarato vive uno straordinario miglioramento della qualità della sua vita. Certo che se uno fa C.O. in un ambiente omofobo e si trova a subire dei pesanti svantaggi sociali, questi alla lunga annullano i vantaggi psicologici, anzi creano svantaggi psicologici, e il C.O. diventa controproducente da tutti i punti di vista.

Bisogna però tenere in conto che i C.O. sono lo strumento principale per cancellare l'mofobia della società, quindi più gay fanno C.O. più diminuiscono le situazioni in cui farlo crea svantaggi sociali. Certo, questo è un processo in corso che impiegherà ancora molti anni a completarsi, oggi siamo in una fase di transizione in cui fare C.O. significa ancora accettare un certo livello di "rischio".

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Come dice Ariel, quando hai una relazione seria

quella del coming out non è più un'opzione.

Io e il mio ragazzo (ma anche mio padre e mia madre)

non potremmo nascondere la nostra relazione neanche volendo.

 

E' una scelta fintanto che sei in famiglia, forse.

Senza contare che l'essere dichiarati

è l'unico modo che abbiamo per difenderci dall'omofobia

perché ci permette di denunciarla.

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Io credo che anche quando ci sia una relazione seria, il CO possa essere di fatto un'opzione. Tant'è vero che molti non lo fanno, anche se è politicamente scorretto (quindi non li giustifico, ma li comprendo. Fabio Castorino fino ad ora è l'unico che sembra comprendere e condividere la mia posizione, che definirei "neutra", essendo basata sull'oggettività di vantaggi e svantaggi).

Infatti anche la relazione seria nasce in contesti sociali, culturali e anagrafici diversi.

Una cosa è il CO di due trentenni o quarantenni figli di genitori progressisti, ciascuno con un lavoro sicuro, in un ambiente non omofobo.

Un'altra cosa è il CO di un 17 e un 19 enne, senza lavoro, magari dipendenti dalla famiglia, che hanno genitori reazionari o fascisti, che vivono in un piccolo paese di provincia, in una realtà molto omofoba. Per quanto la loro relazione possa essere seria, non credo che il CO sia per loro la scelta più opportuna, in questo momento della loro vita. Se vogliono evitare difficoltà e sofferenze in fondo inutili. Magari, una volta emigrati in una grande città, dove l'ambiente è più tollerante, in genere, con un lavoro che spezzi la dipendenza economica dai genitori, il CO potrebbe diventare non più un'opzione, come dici tu.

 

Insomma, non credo che possa esserci una regola generale per cui è giusto fare il CO sempre e comunque, appena si è consapevoli di essere gay. Anche perché non è che si nasce "gay risolti". Il percorso dell'accettazione può essere "liscio" ma anche tortuoso, e per un gay che non è ancora pienamente consapevolmente di sé e fa CO in un ambiente ostile le pressioni omofobiche possono essere molto deleterie, secondo me.

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La mia definizione di "relazione seria"

riguarda essenzialmente la convivenza

o quantomeno il progetto di convivenza.

 

Una relazione seria tra un 17enne e un 19enne

cresciuti in un paesino provinciale e reazionario

prevede che vadano a vivere a Londra tra un paio d'anni...

 

Non che io pretenda tanta serietà da due ragazzi così giovani;

ma per me la "serietà" è composta da bollette da pagare,

conti da far tornare a fine mese e cose del genere;

scogli sul quale anche molti romantici vanno ad affondare.

 

In questa situazione (io la chiamo "seria", tu puoi chiamarla "matura")

il coming out smette di essere davvero una possibilità,

a meno di non inventarsi balle straordinarie

o lasciare che la gente ti parli alle spalle.

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Ok, allora c'è stato un fraintendimento. Per relazione "seria" intendevi relazione "matura", come poi hai corretto.

Si sono d'accordo in questo caso il CO è anche un gesto di responsabilità, anche nei confronti di se stessi.

 

Per quanto riguarda il 17enne e il 19enne, questo intendevo quando parlavo di emigrazione in una grande città.

(andare a vivere a Londra (ma anche Milano) entro un paio d'anni)

 

Certo non è una scelta facile, e probabilmente nemmeno una scelta giusta.

E in questi due anni fare CO porterebbe più svantaggi che altro, in una realtà profondamente omofoba come nella mia ipotesi.

Quindi, non credo che ci possa essere una regola generale per il CO. Bisogna cogliere il kairos, come dicevano i greci.

Poi c'è un momento in cui esso cessa di essere un'opzione, ma parliamo di persone mature.

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Ma è ovvio che prima o poi il CO sarai costretto a farlo, se vorrai vivere serenamente la tua omosessualità.

Poi il termine CO è molto generico. Non è che un giorno ti svegli e fai CO con tutto il mondo, automaticamente :roll:

Puoi cominciare con gli amici più fidati, se la tua famiglia è molto omofoba e dipendi economicamente da essa.

Puoi evitare di farlo nell'ambiente di lavoro, se capisci che in un certo momento potrebbe ostacolarti la carriera

(qui il discorso è molto soggettivo, c'è chi preferisce la carriera e chi essere se stesso)

e farlo invece con chiunque sia fuori del mondo del tuo lavoro, o nell'ambiente di lavoro

al momento opportuno. Come vedi, l'unica regola del CO è che non c'è una regola universale valida per tutti.

Salvo che prima o poi, ma più poi che prima, sarà naturale farlo perché i vantaggi supereranno gli svantaggi. Poi c'è anche chi se ne frega del discorso vantaggi/svantaggi, il mondo è bello perché è vario. Ed è giusto se ognuno ha i più ampi margini di scelta.

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CO per me è essere libera di essere me stessa senza freni né bugie.

CO per me è non avere pesi né ansie addosso.

 

Una volta fatto coming out con tutti io non starei mai con una persona che non è out come me.

La sola idea di essere presentata come "amica" alla sua famiglia o ai suoi amici mi fa venire l'orticaria.

Sarebbe un ritornare "in", per me.

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l'unica regola del CO è che non c'è una regola universale valida per tutti.

 

 

Non sono d'accordo con questa formulazione. La correggerei così: non c'è una unica realtà,

la stessa per tutti gli individui. Se, a 18 anni, si ha una famiglia tremendamente omofoba, magari

un padre un po' violento, e si vive in un piccolo centro, (o anche se ci si trova in una sola di

queste condizioni), si vive una realtà molto diversa e infinitamente più dura da quella di chi ha

un padre e una madre aperti di mente, o almeno ragionevoli, e può contare su

un ambiente non ostile, magari con alcune persone favorevoli, o pronte a dare un aiuto.

 

Il primo dovrà pagare un prezzo molto più alto per fare CO, il secondo molto di meno, o nessuno.

Ma il CO devono farlo tutti e due. Questa, se vogliamo cercare "regole", è l'unica regola o legge,

non del CO, ma dell'essere omosessuali. Per il primo significherà probabilmente rompere con la

famiglia, e andarsene da quel posto (e quindi non potrà farlo a 18 anni, ma verosimilmente a 25),

il secondo si troverà in una condizione estremamente più favorevole.

 

Ma in fondo, se uno ha la sfortuna di essere nato in un posto e entro una famiglia del primo tipo, il CO

è anche - non paradossalmente - l'unico mezzo positivo per riparare a questa condizione di sofferenza

e di svantaggio di partenza.

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Non sono d'accordo con questa formulazione. La correggerei così: non c'è una unica realtà,

la stessa per tutti gli individui.

 

 

Se non c'è "una unica realtà, la stessa per tutti gli individui" ovviamente non c'è " un unico coming out, lo stesso per tutti gli individui".

Mi dispiace per la tua autostima, ma qui non c'è proprio niente da correggere: stiamo dicendo la stessa cosa.

Il problema è quando (farlo il CO... ovviamente ognuno lo fa al momento opportuno e nessuno potrà dirmi (o dire ag/l *i/e altr*)qual è il momento opportuno (per me & loro)). Per questo ho scomodato il concetto di kairos. Punto.

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Mi dispiace per la tua autostima, ma qui non c'è proprio niente da correggere: stiamo dicendo la stessa cosa.

 

Akinori, guarda che non è questione di autostima. Se ti ha dato fastidio l'uso del termine «correggerei» bada

che esso è riferito non a te, ma a «questa formulazione». Ho detto infatti che non sono d'accordo con quella

formulazione e ho spiegato perché. Tu dici che diciamo la stessa cosa, ma a me non sembrava, altrimenti

non sarei intervenuto. Mi sembrava invece che il tuo discorso avesse una serie di oscillazioni. Ad esempio,

sei tu che hai definito la tua posizione «neutra». E hai aggiunto che è un'opzione, addirittura in presenza

di una relazione seria (quindi presumo, anche, a un'età non proprio di ragazzino).

 

Io credo che anche quando ci sia una relazione seria, il CO possa essere di fatto un'opzione

Tant'è vero che molti non lo fanno, anche se è politicamente scorretto (quindi non li giustifico, ma li comprendo.

Fabio Castorino fino ad ora è l'unico che sembra comprendere e condividere la mia posizione, che definirei "neutra",

essendo basata sull'oggettività di vantaggi e svantaggi).

 

Io considero una valida ragione in contrario solo il peso di un ambiente familiare oppressivo e omofobo, oppure

di un contesto sociale da cui si dipende fortemente, come quando si è molto giovani, o senza lavoro

e indipendenza economica. Tu invece ci metti anche la preoccupazione di fare carriera.

Sarà anche un'opzione possibile, ma non è affatto quello che dico io. Mettere in un'opzione «fare carriera»

ed «essere se stesso»: no, non è decisamente quello che penso io.

 

Puoi evitare di farlo nell'ambiente di lavoro, se capisci che in un certo momento potrebbe ostacolarti la carriera

(qui il discorso è molto soggettivo, c'è chi preferisce la carriera e chi essere se stesso)

 

 

Alla fine anche il criterio vantaggi/svantaggi - che comunque non è quello che applico io, nel senso che svantaggi

ce ne saranno sempre, e allora non è questo che in ultima analisi conta - sembrava che potesse essere

messo tra parentesi:

 

Poi c'è anche chi se ne frega del discorso vantaggi/svantaggi, il mondo è bello perché è vario.

 

Io ho solo voluto precisare la mia posizione, restringendo solo a dati di famiglia e d'ambiente di partenza

molto negativi, tali da non poter essere sostenuti da un ragazzo o anche da un giovane uomo, perché sarebbe

umanamente impossibile (o molto, molto difficile), tutto un ventaglio di possibilità che tu, mi sembra, ammettevi.

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E' anche vero pero' che se si dice che fare la scelta codarda e' altrettanto legittimo, la persona non ha piu' alcun motivo per trovarlo questo coraggio.

E' questo il punto. Bisogna dare una regola, un obiettivo. Poi fidatevi che se la persona si trova in una situazione difficile o senza coraggio, ci pensera' da sola a scegliere la via dell'armadio... Non ha bisogno del nostro incoraggiamento a starci.

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io ho fatto imiei co ma vivo in un limbro strano in cui faccio cio che mi va alla luce del sole ma non vado a dire a nessuno che sto con un ragazzo. insomma la vivo pensando "io non devo rendere conto a nessuno! e soprattutto non devo rispondere per forza della mia vita amorosa.

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https://www.gay-forum.it/topic/18197-coming-out-%C3%A8/#findComment-507687
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Capisco il valore politico del CO, ma il coraggio "chi non l'ha non se lo può dare";

non tutti e non subito possono sentirsi in grado di vivere lottando.

 

Il valore politico del CO è l'ultima cosa, Penna. È il valore di benessere individuale,

di "rinascita" o "nascita" che determina, che obiettivamente invita a farlo, e che

tutti coloro che lo hanno fatto hanno provato. Poi i tempi sono individuali, certo, e

lo sono anche perché le realtà in cui ciascuno vive sono molto diverse: ma il punto

fondamentale è che il CO, con tutte le difficoltà che può creare in certi (molti? pochi?

non lo so, e non credo ci siano statistiche) casi, resta uno strumento di acquisizione

di benessere, di crescita, di autostima.

 

io ho fatto i miei co ma vivo in un limbro strano in cui faccio cio che mi va alla luce del

sole ma non vado a dire a nessuno che sto con un ragazzo. insomma la vivo pensando

"io non devo rendere conto a nessuno! e soprattutto non devo rispondere per forza

della mia vita amorosa.

 

Intanto li hai fatti. E vivi alla luce del sole. Non andare a dire a nessuno che stai con un ragazzo

invece non lo capisco, perché non è molto congruente con quanto hai già fatto. Possibile che non

ci sia una persona alla quale ti vada dirlo? un amico o un'amica, qualcuno?

 

D'altro canto, non fare l'equazione "dire che sto con un ragazzo"="rispondere della mia vita

amorosa". Non è così!

Un ragazzo etero che parlando con chiunque parla della sua ragazza, o la inserisce nel suo

gruppo di amici e frequentazioni, non sente certo di stare rispondendo della sua vita amorosa.

 

Quella frase presuppone una psicologia per cui ci si sente giudicati, sotto osservazione,

non liberi. Perché non devi sentirti allo stesso modo tu, come si sente il tuo coetaneo etero?

 

"Fare carriera" non mi pare una giustificazione

 

Non lo è. A parte il ridicolo che più o meno tutti già sanno che sei gay, mentre tu non lo dici.

Sì, perché se si parla di fare carriera suppongo che non si abbiano proprio vent'anni, e il mondo ha avuto

tutto il tempo di capire che sei gay. Il ridicolo di molti CO mancati è che tutti sanno già che quella

persona è gay. Quindi anche il timore di non fare carriera è in buona misura fantasmatico. Analogamente,

un gay dichiarato non saprà mai quanto gli è nuociuto professionalmente avere un'identità gay pubblica.

Una ragione di più per fregarsene.

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"Fare carriera" non mi pare una giustificazione;

comprendo più i motivi di un metalmeccanico

rispetto a quelli di un top-manager.

 

Vabhe ma questo è anche un pregiudizio ideologico di sinistra però o no? Anche io non condivido, credo nel valore politico del CO però non mi sognerei mai di tacciare di codardia chi fa scelte diverse. Parlerei invece di opportunismo. Poi appunto, il CO ha tante modalità e sfumature come ho già scritto. Giusto per, l'esempio di Dedilario sopra, che non credo sia unico. Un CO lo si può fare anche in maniera selettiva, oppure lo si può fare a fasi...o semplicemente c'è chi non ha voglia di farlo, per le più svariate ragioni. mi sembra democratico rispettare anche questa scelta. Non volerla rispettare significa voler imporre il proprio punto di vista politico su quello degli altri. Anche se condivdo questo punto politico, non mi va di imporlo agli altri. posso farlo presente, ma poi la scelta deve essere individuale: sono di sinistra si, ma certo non stalinista. Credo nella democrazia, non nel centralismo democratico! :uhsi:

 

Poi non credo ci sia solo il fattore dell'opportunismo, scegliere di fare carriera piuttosto che non, altro che motivo fantasmatico, se vivi in un ambiente omofobo la carriera te la scordi e non vedo perché ci debbano essere pregiudizi nei confronti di persone che mettono al primo posto il lavoro e poi il resto. Specialmente in Italia...

C'è anche un discorso più spinoso, che riguarda determinati gay: quello di certe caratteristiche individuali, in determinati gay, che rendono naturale il CO ed effettivamente ridicolo non farlo. Per non essere fumoso, lo so è un pò brutto dirlo, il CO, da parte di un gay molto effemminato, è davvero difficile evitarlo. Quelli invece che non sono molto effemminati o non lo sono affatto, tendono a rivelarsi più tardi ed hanno più margine di scelta nello stabilire il momento giusto. Poi ci sono i bisex. Per la maggior parte di questi sembra che il CO non serva a molto, se non come gesto politico, per chi è impegnato.

Quindi ripeto, nessuno può ergersii a Solone e stabilire una legge assoluta, IMHO

Possiamo consigliare di farlo, certo, a tutti, il prima possibile, appena si raggiunge l'indipendenza economica e ci si libera dalla dipendenza familiare, ovviamente,. Ma poi se guardiamo la realtà, i comportamenti sono molteplici e svariati.

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Dici che è un pregiudizio ideologico perché ho citato il "metalmeccanico"

o non sei d'accordo con il senso di quello che ho detto?

 

Io credo davvero che l'ambiente della fabbrica sia più omofobo

del Consiglio di Amministrazione di una grande azienda;

quindi se avessi voluto dire "qualcosa di sinistra"

avrei detto piuttosto il contrario, no?

 

Può essere "opportunismo" a vent'anni, ma a trenta è solo "codardia":

poiché tutti sanno che se vivi con Gianmarco

e non hai mai avuto una ragazza, sei gay.

A quarant'anni "convivere con un amico" e "cercare la donna giusta"

diventa francamente grottesco e nessuno ti crede sul serio.

 

Poi ce l'ha questione della "indipendenza economica".

In primo luogo bisogna dire che i genitori hanno l'obbligo di mantenerti fino ai 25 anni.

In secondo luogo è chiaro che se non l'hai detto quando vivi coi tuoi,

poi sarà molto improbabile che tu lo dica quando te ne vai di casa.

Perché il CO si fa essenzialmente per avere più libertà in famiglia;

se ormai ti sei guadagnato la libertà, è facile rimandarlo all'infinito.

 

L'altro ottimo motivo per fare CO (che vale sia per la carriera che per la famiglia)

è che le persone dichiarate non possono essere ricattate.

Non essere dichiarato sul luogo di lavoro, ti espone a possibili cattiverie

e - oltre a compromettere la tua vita sentimentale - è un grosso rischio per la carriera.

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@Almadel, quando parlavo di pregiudizio ideologico mi riferivo alla carriera e al fatto che tu non accetti che uno per non essere svantaggiato nella carriera eviti di fare CO.

 

E perché in un ambiente di lavoro tutti dovrebbero sapere che vivo con Gianmarco e che non ho mai avuto una ragazza?

Se i colleghi sono a conoscenza di questa situazione, significa che il CO già l'ho fatto, no? :roll:

In Italia del resto esistono MILIONI di single, quindi il fatto che non si abbia una ragzza non implica necessariamente che sei gay.

Sai quante persone a 40 e a 50 e anche oltre cercano ancora la donna giusta? Perché non l'hanno mai trovata o magari sono divorziati?

 

Su una cosa però sono d'accordo: il CO più presto lo si fa e meglio è. Ma bisogna anche considerare il fatto che non tutti partono con le stesse opportunità, voglio dire in condizioni di partenza uguali per tutti, proprio perché si può vivere in un ambiente omofobo oppure no, si può avere un'età come se ne può avere un'altra, si può avere una storia, ma si può anche essere single. Si può anche essere gay e single. Non sono solo gli etero ad essere single.

 

In un ambiente omofobo, sei esposto a cattiverie anche se ti dichiari, forse di più. Se non ti dichiari, e se non sei facilmente indivduabile come gay (ci sono molti gay che non rientrano nello stereotipo etero dell' "effemminato", sai?) perché vuoi prima raggiungere la sicurezza lavorativa, che per te è più importante, secondo me fai una scelta opportunistica. Io non ti dirò mai: stai sbagliando, dichiarati e pagane le conseguenze, perché politicamente è importante. Sinceramente, non me la sentirei di dare un consiglio del genere.

Poi è chiaro, vi sono anche ambienti non omofobi, o addirittura gay friendly, dove dichiararsi è davvero vantaggioso e non ti costa nulla, anzi magari ti aiuta.

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Il valore politico del CO è l'ultima cosa, Penna. È il valore di benessere individuale,

di "rinascita" o "nascita" che determina, che obiettivamente invita a farlo, e che

tutti coloro che lo hanno fatto hanno provato. Poi i tempi sono individuali, certo, e

lo sono anche perché le realtà in cui ciascuno vive sono molto diverse: ma il punto

fondamentale è che il CO, con tutte le difficoltà che può creare in certi (molti? pochi?

non lo so, e non credo ci siano statistiche) casi, resta uno strumento di acquisizione

di benessere, di crescita, di autostima.

 

 

 

Intanto li hai fatti. E vivi alla luce del sole. Non andare a dire a nessuno che stai con un ragazzo

invece non lo capisco, perché non è molto congruente con quanto hai già fatto. Possibile che non

ci sia una persona alla quale ti vada dirlo? un amico o un'amica, qualcuno?

 

D'altro canto, non fare l'equazione "dire che sto con un ragazzo"="rispondere della mia vita

amorosa". Non è così!

Un ragazzo etero che parlando con chiunque parla della sua ragazza, o la inserisce nel suo

gruppo di amici e frequentazioni, non sente certo di stare rispondendo della sua vita amorosa.

 

Quella frase presuppone una psicologia per cui ci si sente giudicati, sotto osservazione,

non liberi. Perché non devi sentirti allo stesso modo tu, come si sente il tuo coetaneo etero?

 

 

 

Non lo è. A parte il ridicolo che più o meno tutti già sanno che sei gay, mentre tu non lo dici.

Sì, perché se si parla di fare carriera suppongo che non si abbiano proprio vent'anni, e il mondo ha avuto

tutto il tempo di capire che sei gay. Il ridicolo di molti CO mancati è che tutti sanno già che quella

persona è gay. Quindi anche il timore di non fare carriera è in buona misura fantasmatico. Analogamente,

un gay dichiarato non saprà mai quanto gli è nuociuto professionalmente avere un'identità gay pubblica.

Una ragione di più per fregarsene.

io ho fatto i miei co in famiglia e cono molti dei miei amici, e se non fosse che mi rompo a dover ripondere a domande del tipo "quindi sei gay?", oppure "ma l'hai sempre saputo?" me ne sto zitto. Non per codardia (altrimenti non andrei in giro a pomiciare allegramente a destra e a manca). é la pigrizia di intavolare un discorso che mi frega, perchè se qualcuno mi becca per strada in quel caso mica smentisco e ne dico tienitelo per te.

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Il valore politico del CO è l'ultima cosa, Penna. È il valore di benessere individuale,

di "rinascita" o "nascita" che determina, che obiettivamente invita a farlo, e che

tutti coloro che lo hanno fatto hanno provato. Poi i tempi sono individuali, certo, e

lo sono anche perché le realtà in cui ciascuno vive sono molto diverse: ma il punto

fondamentale è che il CO, con tutte le difficoltà che può creare in certi (molti? pochi?

non lo so, e non credo ci siano statistiche) casi, resta uno strumento di acquisizione

di benessere, di crescita, di autostima.

 

Se il CO fosse solo portatore di benessere per chi lo fa, non capisco come mai tutto questo improvviso interesse per il benessere altrui...

Sarà anche diritto di ciascuno valutare cosa gli fa bene e cosa no.

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Penna, io mi chiedo lo stesso per l'eroina.

Se non farsi in vena portasse solo benessere a chi non si droga,

non capisco perché tutto questo interesse per il benessere altrui.

Sarà anche diritto di ciascuno valutare cosa gli fa bene e cosa no.

:D

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https://www.gay-forum.it/topic/18197-coming-out-%C3%A8/#findComment-507983
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Beh, si diventa un problema per la comunità gay, no?

Magari tua madre sarebbe favorevole ai matrimon i gay

se tu fossi dichiarata con lei e magari la figlia della tua vicina

non si suiciderebbe per aver scoperto di essere lesbica

se vedesse te e la tua ragazza felici nella casa a fianco.

 

(Comunque la mia era una battuta, ovviamente.

Ma se il problema fosse solo il costo per la società,

allora dove non c'è la sanità pubblica, l'eroina non sarebbe illegale :D)

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