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La comunità di Wikipedia ha deciso di oscurare Wikipedia e mettere questo comunicato ( http://it.wikipedia.org/). Spero che voi tutti lo leggiate, riflettiate e spargiate la voce e se riusciamo anche a discuterne tanto meglio ;)

 

Marco

uno dei 101 amministratori di wikipedia in protesta contro una proposta di legge che danneggia la libertà.

 

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https://www.gay-forum.it/topic/18280-wikipedia-si-auto-censura/
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Ho letto poco fa il comunicato e sono pienamente d'accordo con questa protesta.

È l'ennesimo abuso di potere, l'ennesimo tentativo politico di mettere le mani

anche in mondi che non riguardano la politica.

La libertà di espressione sul web è una delle poche che ci rimangono (o rimanevano)

realmente in Italia: è inaccettabile che anche la neutralità di wikipedia venga compromessa.

Sicuramente è una buona protesta, ma credo che da parte della maggioranza degli utenti,

sarà vista soltanto come un disagio...

Speriamo che il comunicato venga letto da tutti, e non "snobbato" come un qualsiasi errore 404.

La libertà non è solo di wiki, è di tutti, Lux.

 

Non si può scrivere impunemente qualsiasi cosa, ed è evidente che non si debbano ledere le persone.

 

Nel vostro comunicato dite che le voci di wiki sono neutrali, ma questa è una balla. Ci sono voci che denigrano

persone probe e grandissimi studiosi che hanno il solo torto di essere morti, magari da poco, e di non potersi

difendere.

 

Quanto alla decisione di oscurare wiki, che voi avete preso, la trovo terroristica: mira a far passare il

messaggio che è stata chiusa, e così molti sciocchi scrivono infatti su Fb, o che sarà chiusa per ragioni ingiuste.

Comunque è una decisione vostra e siete voi responsabili di averla presa.

 

«Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica,

le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta,

con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e

la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»

 

Questa norma è solo ovvia.

Viceversa è il vostro principio che è ambiguo:

 

«In questi anni, gli utenti di Wikipedia sono sempre stati disponibili a discutere

e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze,

ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia».

 

È come dire che uno è colpevole se non dimostra il contrario. È un principio che si presta

facilmente ad abusi più o meno furbeschi.

Questa norma è solo ovvia.

Viceversa è il vostro principio che è ambiguo:

 

«In questi anni, gli utenti di Wikipedia sono sempre stati disponibili a discutere

e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze,

ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia».

 

È come dire che uno è colpevole se non dimostra il contrario. È un principio che si presta

facilmente ad abusi più o meno furbeschi.

 

Ma wikipedia (o meglio, i wikipediani) correggono già di loro qualsiasi contenuto non verificato, e devo dire che per le mie poche esperienze con le modifiche sono stati molto celeri a farmi notare eventuali errori.

Non so le tue esperienze a riguardo, ma so che il discorso della verifica di ciò che è stato scritto dagli utenti c'è già

AndrejMolov89

Faccio fatica a comprendere la questione.

Il problema è concentrato solamente nel fatto che il sito deve cambiare la parte incriminata solo sulla base della percezione soggettiva o se viene considerato sbagliato la modifica di un testo qualora sia una cosa senza fondamento?

Perché arbitrario giudizio dell'interessato? Tu hai un pre-giudizio ostile a chi protesta

perché si sente diffamato. Provvedi a metterti in regola e in sintonia

con l'Europa e il mondo civile, che prevede proprio questo elementare diritto.

 

E se tu mi diffami, io ti querelo: non ricorro al giudice (che in questo caso sarebbe una

specie di arbitro). Poi verrà il giudizio.

AndrejMolov89

* La domanda è: Si può querelare in assenza di reato?

 

* E' giusto che una persona potenzialmente possa essere querelato qualsiasi cosa dica?

Per esempio, supponiamo che in un mio blog scriva che G è A, ed è effettivamente A, ma che G si senta leso nell'immagine a causa di questo fatto, può sporgere una querela?

Se io scrivo che io ipotizzo, in base a B,C,D, che G è A, G può querelarmi per questa mia ipotesi?

Se io congetturo che G è A, e G si senta offeso G può querelarmi?

 

Sinceramente vedo notevoli differenze tra i casi che ho descritto.

Secondo me questo potrebbe essere strumentalizzato da chi si può permettere avvocati o altro, insomma, può diventare anche un modo per abusare di questo diritto.

Un DDL INDEGNO, proprio da italiani. Voglio vedere cosa succede ora, ma ci vuole l'oscuramento di un'enciclopedia perché il popoletto si muova per fare qualcosa?

Berlusconi emana leggi palesemente per il suo porco comodo, da anni, e tutti si lamentano ma non succede mai niente. Parliamoci francamente, siamo arrivati alla censura dei contenuti.

«Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica,

le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta,

con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e

la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»

 

Questa norma è solo ovvia.

Ma mica tanto.

È ovvio che la rettifica deve essere chiara e ben visibile, ma è altrettanto chiaro che essa non può avvenire entro 48 da quando una persona si è svegliata una mattina e ha letto su un blog qualcosa che non gli andava.

La legge contro cui Wikipedia protesta prevede proprio questo: che se X sul proprio sito/blog/altro scrive qualcosa su Y e Y dice a X di rettificare, questi sarà obbligato a farlo, indipendentemente dal fatto che abbia detto il vero o il falso.

Dal punto di vista di Wikipedia, questo equivarrebbe a modificare una pagina su Y perché Y ritiene errato il suo contenuto, indipendentemente dal fatto che la modifica sia o meno supportata da fonti valide (che è la politica su cui si basa tutta Wikipedia).

Non credo possa funzionare in questo modo, né per Wikipedia, né per i blog, né per i siti di informazione.

La libertà non è solo di wiki, è di tutti, Lux.

 

Non si può scrivere impunemente qualsiasi cosa, ed è evidente che non si debbano ledere le persone.

 

Nel vostro comunicato dite che le voci di wiki sono neutrali, ma questa è una balla. Ci sono voci che denigrano

persone probe e grandissimi studiosi che hanno il solo torto di essere morti, magari da poco, e di non potersi

difendere.

 

Quanto alla decisione di oscurare wiki, che voi avete preso, la trovo terroristica: mira a far passare il

messaggio che è stata chiusa, e così molti sciocchi scrivono infatti su Fb, o che sarà chiusa per ragioni ingiuste.

Comunque è una decisione vostra e siete voi responsabili di averla presa.

 

«Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica,

le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta,

con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e

la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»

 

Questa norma è solo ovvia.

Viceversa è il vostro principio che è ambiguo:

 

«In questi anni, gli utenti di Wikipedia sono sempre stati disponibili a discutere

e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze,

ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia».

 

È come dire che uno è colpevole se non dimostra il contrario. È un principio che si presta

facilmente ad abusi più o meno furbeschi.

 

Invece si dovrebbe poter scrivere qualunque cosa.Anche perchè nessuno ti obbliga a credere a quel che c'è scritto.Se poi qualcuno si sente offeso, allora è giusto ricorrere a un giudice, il quale valuterà sia la fondatezza del sito, sia la fondatezza delle lamentele.

 

Inoltre non ha senso questa frase:

"È come dire che uno è colpevole se non dimostra il contrario. È un principio che si presta

facilmente ad abusi più o meno furbeschi." Su wikipedia vengono sempre citate le fonti, quindi è ovvio che sia colui che si lamenta a dover dimostrare che sul sito ci sono scritte cose false, o che quantomeno le fonti del sito non sono attendibili.

 

Inoltre concordo in pieno con quint.

Nel vostro comunicato dite che le voci di wiki sono neutrali, ma questa è una balla. Ci sono voci che denigrano

persone probe e grandissimi studiosi che hanno il solo torto di essere morti, magari da poco, e di non potersi

difendere.

Wikipedia è neutrale perché permette a tutti di scrivere. Questo implica che in rari casi anche un malintenzionato o semplicemente uno che non ha capito i principi di wiki possa scrivere con uno stampo poco o per nulla neutrale. Quando questo succede la comunità di wikipedia segnala la voce come non neutrale in attesa che si la situazione si delinei meglio o venga rimossa l'opera di vandalismo.

Quanto alla decisione di oscurare wiki, che voi avete preso, la trovo terroristica: mira a far passare il

messaggio che è stata chiusa, e così molti sciocchi scrivono infatti su Fb, o che sarà chiusa per ragioni ingiuste.

Comunque è una decisione vostra e siete voi responsabili di averla presa.

È un tuo parere. Se la gente dice su Facebook che wikipedia è stata chiusa e per la classica meccanica del telefono senza fili, non certo colpa degli admin del sito. E non la trovo nemmeno una decisione terroristica semmai un azione volta a sensibilizzare le persone prima che sia troppo tardi per fare qualcosa.

 

«Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica,

le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta,

con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e

la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»

 

Questa norma è solo ovvia.

Di ovvio non ha proprio nulla. In internet esistono migliaia di siti abbandonati o gestiti occasionalmente, non è plausibile pensare che una persona commetta un illecito solamente perché ha lasciato alle ortiche il sito o il profilo che ha fatto dieci anni prima. Nessuno mi paga per scrivere o mi deve obbligare a gestire professionalmente il mio spazio personale. Nel caso di Wikipedia il caso è ancora più inquietante perché (oltre a dover gestire più di un milione di pagine) nel testo di legge si specifica che le rettifiche abbiano lo stesso layout del testo. Questo trasformerebbe l'enciclopedia in un botta e risposta tra la comunità e il presunto oltraggiato.

Semplicemente penso che chi ha scritto questa legge non avesse nemmeno immaginato le ripercussioni ridicole e drammatiche che comporta.

 

Viceversa è il vostro principio che è ambiguo:

 

«In questi anni, gli utenti di Wikipedia sono sempre stati disponibili a discutere

e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze,

ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia».

 

È come dire che uno è colpevole se non dimostra il contrario. È un principio che si presta

facilmente ad abusi più o meno furbeschi.

Da che mi risulta è proprio l'opposto. Tu X accusatore stai accusando Y di diffamazione. Ma Y dovrebbe essere ritenuto innocente fino a giudizio contrario e di certo X non è un buon metro di giudizio.

 

 

Nessuno vuole negare il diritto di replica. Se lo si fa nel proprio sito (e Wikipedia non l'ha mai fatto) si va contro la netiquette e si diventa scorretti. E le persone hanno un loro cervello per capire (o tentare di capire) se il luogo che stanno visitando è un luogo dove vale la pena stare. Se non lo ritengono tale se ne vanno. Se ritengono che sia stato fatto loro un torto, lo segnalano e se non vengono ascoltati giustamente protestano come succede per qualsiasi cosa.

«Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica,

le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta,

con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e

la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»

 

Questa norma è solo ovvia.

 

Come scritto da Quint: può essere ovvia la norma nelle modalità (là dove possibile, come giustamente indicato poi da Icoldibarin), ma non nella figura che deve stabilire la legittimità della rettifica.

Ti faccio un esempio: la "compagna di vita" di Giuni Russo, Maria Antonietta Sisini, qualche tempo fa avrebbe richiesto ad alcuni siti di "rettificare" alcune considerazioni fatte sul suo rapporto avuto con la cantante, nonostante le varie interviste più o meno palesi sulla natura della loro "relazione".

Altro esempio, questa volta basato su un'altra parte del tuo post:

 

Viceversa è il vostro principio che è ambiguo:

 

«In questi anni, gli utenti di Wikipedia sono sempre stati disponibili a discutere

e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze,

ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia».

 

È come dire che uno è colpevole se non dimostra il contrario. È un principio che si presta

facilmente ad abusi più o meno furbeschi.

 

Tizio viene condannato in seguito ad una sentenza (annoverabile tra le "fonti terze") ma lui si rifiuta di considerarla giusta o fondata su basi certe; secondo il DDL, Tizio potrebbe risentirsi perché considera diffamatorio questo riportare una notizia.

Riassumendo: nel primo caso parliamo di una rettifica in seguito a considerazioni più o meno incerte (anche se esiste la libertà di pensiero e, di conseguenza, di considerare "fidanzata" un sinonimo di "compagna di vita"), mentre nel secondo si va oltre il diritto di cronaca e la libertà di stampa.

Se esiste una realtà oggettiva (e le intercettazioni possono essere considerate su questa linea, se analizzate come si deve), perché dobbiamo concedere a quella soggettiva di negare la libertà di pensiero?

Essere contro il DDL non significa negare la possibilità a terzi di considerarsi parte lesa, però allo stesso modo non è democratico rendere la soggettività un metro di giudizio incontestabile.

pensate a tutte quelle informazioni su processi, intercettazioni, p2, circoli massonici e quant'altro disponibili tramite wikipedia - e wikipedia non pubblica notizie false, devi citare un link convincente. chiunque coinvolto potrebbe far rettificare la pagina praticamente costringendolo a riscriverla? eh no, io come la grecia non ci voglio finire.

 

È ovvio che la rettifica deve essere chiara e ben visibile,

ma è altrettanto chiaro che essa non può avvenire entro 48

da quando una persona si è svegliata una mattina e ha letto su un blog qualcosa che non gli andava.

 

E dalli! Tu parti dal presupposto arbitrario e illiberale che uno protesta

«perché si è svegliato una mattina e ha letto qualcosa che non gli andava».

E ovvio che in questo modo hai già pre-interpretto, tu, il motivo della

protesta destitendolo di fondamento: ma con quale diritto? Nessuno.

 

Inoltre non vedo perché la rettifica non possa e non debba avvenire entro

48 ore.

 

 

Dal punto di vista di Wikipedia, questo equivarrebbe a modificare una pagina su Y

perché Y ritiene errato il suo contenuto, indipendentemente dal fatto che la modifica

sia o meno supportata da fonti valide (che è la politica su cui si basa tutta Wikipedia).

 

Il punto è proprio questo, che tu bypassi: le cosiddette fonti. Le fonti non sono mai neutrali (meno che mai

quelle giornalistiche, o pubblicistiche, in larghissima misura citate su wiki). Tre persone

possono mettere in piedi senza difficoltà una voce che cita fonti di parte, orientate ideologicamente, o faziose addirittura: le citano, e danno alla voce una parvenza di "oggettività". Questa voce è letta da milioni di persone, in prevalenza giovani

e ragazzi, che ci crederanno ciecamente perché non hanno e non possono avere gli strumenti

culturali e specialistici per essere in grado di fare la cosiddetta «critica delle fonti». Ti sembra giusto? Non lo è per niente. Sotto al metodo adottato da wiki si nasconde un problema, solo che loro, i wikipediani, né se ne rendono conto, né lo ammettono.

 

Wikipedia è neutrale perché permette a tutti di scrivere.

 

 

Una cosa così ingenua non l'avevo mai letta! Ingenua, e, perdonami, balorda.

La neutralità è data dall'adozione di un metodo, e da tutto un protocollo, al quale

ci si sottomette. Il fatto che ci possano,, in teoria scrivere tutti non significa niente, a questo riguardo. Inoltre è un punto del tutto astratto che «ci possano» scrivere tutti, sia perché

questo è rigorosamente irrealizzabile, sia perché di fatto non succede, sia perché una persona morta nel 2010 suppongo non possa né protestare né scrivere.

 

A quanti parlano di link convincenti o fonti valide e simili faccio osservare che sono espressioni

e valutazioni del tutto soggettive. Ma l'ingenuità di wiki (e dei suoi lettori non critici)

è di assumerle come oggettive. Come ho detto, c'è un problema enorme come una casa

sotto il criterio adottato da wiki, che non è un criterio scientifico, ma un criterio soggettivo

spacciato come oggettivo. In sede rigorosa nessuno, del resto, parlerebbe di «oggettività»:

perché l'oggettività è un mito.

Se d'altra parte si parla di «convincente» si è passati nel campo della retorica, intesa

proprio nel senso proprio del termine. Spero nessuno voglia difenderla.

La strada verso il fascismo è sempre lastricata du buone intenzioni...

Come avevo già anticipato nella discussione su nonciclopedia, dove avevo appunto citato il ddl in questione, ci avviamo verso un'ulteriore perdita della libertà. Adesso non solo si restringono le libertà reali ma anche quelle virtuali.

La protesta di wikipedia è sacrosanta. Ma è solo un episodio della grande battaglia: cosa vogliamo che sia internet, un gigantesco raccoglitore di dati personali per il controllo del cittadino e per costruirgli un mercato su misura o uno strumento di emancipazione? Fino ad ora le due funzioni erano parallele. Ma adesso la seconda, com'era prevedibile, sta venendo meno. E internet si identifica sempre più con il volto del potere. Con il famigerato devcreto di cui discutiamo, qualunque pirla o babbione potrà fare oscurare un sito che non gli aggrada, o costringere alla censura, o sbarazzarsi di avversari scomodi. Chi ha o soldi potrà scrivere quello che vuole e far scrivere quello che vuole. E l'informazione sarà manipolata, come in qualsiasi testata giornalistica. I giornali infatti tante cose non le scrivono, perché se un giudice desse ragione a chi si sente querelato, diffamato e simili, dovrebbe sborsare tanti soldi e sarebbe costretto a chiudere. Per questo si valuta se continuare ad esistere come giornale o dire la verità. E per questo la verità non viene detta mai, o viene detta con tanti giri di parole che sembra il suo contrario.

Internet inizialmente era al di fuori di questa logica. Era una speranza proprio perché l'assoluta libertà d'espressione che vigeva permetteva di leggere cose che nessuno avrebbe mai osato scrivere. Ovviamente ciò non stava bene alla Casta che gestisce il potere e che ci vuole pecore ubbidienti e sempre pronte a belare all'unisono quando il buon patore alza il suo bastone.

Non fidatevi di chi difende questo decreto fascista: fa parte della Casta. E vi farà il solito discorso sulla democrazia, sui limiti della democrazia, sulle regole. Per convincervi, democraticamente, che dovete essere schiavi. Perché è sulla vostra schiavitù che fonda il suo potere.

 

E dalli! Tu parti dal presupposto arbitrario e illiberale che uno protesta

«perché si è svegliato una mattina e ha letto qualcosa che non gli andava».

E ovvio che in questo modo hai già pre-interpretto, tu, il motivo della

protesta destitendolo di fondamento: ma con quale diritto? Nessuno.

 

Inoltre non vedo perché la rettifica non possa e non debba avvenire entro

48 ore.

Io non parto da quel presupposto.

È ovvio che una persona che ritiene che un blog/sito la stia diffamando potrebbe benissimo avere ragione a sentirsi diffamata. Ma in tal caso si deve sporgere denuncia, e qualcuno (un giudice, la Polizia Postale, chi di dovere) deve indicare al sito/blog diffamante cosa deve fare per rettificare le affermazioni giudicate (giudicate!) diffamanti.

Con questa legge una persona che si sente diffamata contatta il sito/blog e questi deve, per il solo fatto di essere stato contattato, rettificare ciò che ha scritto, indipendentemente da ciò che ha scritto.

Questo potrà anche essere comodo nel caso in cui la diffamazione ci sia davvero, ma crea evidentemente una situazione paradossale nel momento in cui qualcuno voglia approfittare di questa legge per modificare coattamente qualsiasi cosa ci sia scritta sul proprio conto nel web.

Considerato il fatto che siamo in Italia e che più o meno il 90% dei personaggi pubblici (soprattutto politici) ha qualcosa da nascondere, pensi davvero che nessuno se ne approfitterà?

No quint non funziona così.

 

Io ti chiedo la rettifica entro 48 ore e se tu non provvedi io poi

ti querelo per diffamazione.

 

Tu puoi scegliere se esporti al rischio della querela e se ti senti

dalla parte della ragione non rettificare, oppure per evitare il

rischio della querela rettificare.

 

Altro discorso se per il fatto di non aver rettificato la legge

prevede delle sanzioni amministrative salate.

 

Nel primo caso siamo su un piano di assoluta parità, nel

secondo caso potrebbe accadere che per evitare una

multa molto onerosa sia indotto a rettificare anche nei

casi in cui riterrei di aver ragione ( c'è un rischio giuridico

aggravato )

 

Insomma bisogna vedere come l'ordinamento giuridico

presidia questo obbligo di rettifica, quali sanzioni sono

previste e a chi si applicano.

Con questa legge una persona che si sente diffamata contatta il sito/blog e questi deve, per il solo fatto di essere stato contattato, rettificare ciò che ha scritto, indipendentemente da ciò che ha scritto.

Questo potrà anche essere comodo nel caso in cui la diffamazione ci sia davvero, ma crea evidentemente una situazione paradossale nel momento in cui qualcuno voglia approfittare di questa legge per modificare coattamente qualsiasi cosa ci sia scritta sul proprio conto nel web.

Considerato il fatto che siamo in Italia e che più o meno il 90% dei personaggi pubblici (soprattutto politici) ha qualcosa da nascondere, pensi davvero che nessuno se ne approfitterà?

 

Quint, hai perfettamente ragione ed hai centrato il punto della questione. Se ne approfitteranno tutti, specialmente i politici, ma anche personaggi dello spettacolo, della cultura, dello sport: ogni persona ricca avrà in mano lo strumento per far tacere chi dice cose che non gli garbano. Come succede con i giornali: quando c'è la prospettiva di una multa onerosa, nella stragrande maggioranza dei casi si preferisce tacere (a meno che non ci sia un altro potente o potentato alle spalle che funga da copertura economica). Nessuno rischia il fallimento di un'impresa editoriale se sa che chi ha di fronte, ha i mezzi per distruggerlo legalmente e democraticamente. E' questo il vero controllo dell'informazione. Un controllo democratico, per carità, ma molto più efficace di quello autoritario. Del resto si sa, in democrazia siamo tutti ugualu, ma chi ha i soldi o il potere è più uguale degli altri.

No quint non funziona così.

 

Io ti chiedo la rettifica entro 48 ore e se tu non provvedi io poi

ti querelo per diffamazione.

 

No Hinzelmann, a quello che so io adesso è così, se entra in vigore la nuova norma non c'è più la trafila della querela, ti becchi la multa e basta.

Altrimenti non si spiegherebbe tutta la mobilitazione, credo che la denuncia per querela se la siano beccata quasi tutti nell'ambiente giornalistico. La stessa wiki ha dovuto affrontare qualche processo, se non sbaglio.

In termini generali è l'esatto rovescio.

 

Da una parte c'è il singolo cittadino, dall'altra una Impresa editoriale

più grande, più potente, ben munita di avvocati e favorita dalla durata

del processo, che consente di diffamare per anni.

 

In effetti prevedere delle sanzioni molto salate nei confronti di un editore

tutelerebbe il debole più che il forte ( che avendo una immagine pubblica

ha diritto a risarcimenti più cospicui della multa medesima, perchè il danno

subito è maggiore )

 

Quindi questo è un esempio in cui la sanzione appare giusta, anzi potrebbe

essere inadeguata.

 

Si tratta di vedere se questa sanzione debba essere estesa a tutti i siti

informatici, se sia giusto l'importo in quanto applicata ad imprese non editoriali

o a siti non imprenditoriali, quali garanzie eventualmente prevedere contro la

multa...tutte cose che mi pare vadano sapute e valutate.

In pratica, nella realtà reale, il singolo cittadino è un politico ed è un uomo potente. Ed è il piu forte.

E' rarissimo che un cittadino qualunque si senta diffamato, perché i giornali si occupano dei potenti e delle persone famose, non dei singoli cittadini.

Inoltre l'impresa che sta dietro a un giornale spesso sopravvive grazie a sovvenzioni o contributi vari, perché spesso, per quanto il giornale possa essere prestigioso, senza convenzioni e contributi i bilanci sarebbero in rosso. E puoi essere grande quanto vuoi tu, come impresa editoriale, ma se i bilanci sono in rosso chiudi.

D'altra parte, lo strumentio dell'accusa di diffamazione, può essere anche utile a persone oscure che vogliano ritagliarsi il loro quarto d'ora di celebrità.

Inoltre non ritengo che ad internet possano essere applicati gli stessi strumenti di controllo che vengono applicati agli altri mass media,

Se internet diventa sovrastruttura, come gli altri mass media, diventa solo il solito strumento per il controllo massivo delle coscienze.

Internet secondo me, deve rimanere un'infrastruttura dove si circolano e si condividono contenuti con la massima libertà, altrimenti non serve a niente.

Deve essere il singolo utente a fare il beneficio d'inventario, e se non ha gli strumenti li acquisisce, altrimenti si rivolge ai media tradizionali.

Nel giro di 10 anni probabilmente chiuderanno tutte le

librerie e tutte le agenzie immobiliari, di viaggi, commerciali

d'Italia ( tutta l'intermediazione sarà su internet ) ed i giornali

cartacei saranno sostituiti da giornali on line...e voi pensate

che di fronte a cambiamenti di questo momento possa

essere plausibile questa ideologia su internet?

Dobbiamo distinguere tra la funzione commerciale di internet e la funzione culturale di internet.

Per quanto riguatda la prima, è chiaro le regole sono giuste, perchè ci sono movimenti astratti di denaro, non c'è il rapporto che hai con il negoziante come nella realtà, possono esserci truffe, violazioni reali della privacy eccetera.

Ma sulla funzione culturale nessuno dovrebbe mettere le mani. Internete deve esser libera.

 

Temo che con la scusa di tutelare il cittadino, come al solito, si voglia limitare la sua libertà effettiva. Io come privato cittadino preferisco non essere tutelato da internet, a meno che non sia coinvolto in un rapporto commerciale. Perchè riconosco che la libertà d'espressione è il valore al quale non posso rinunciare. Nessun giudice dovrebbe sindacare su una conflittualità fra utente privato e network. Dovrebbe essere la rete stessa, nella forma di community, a risolvere il problema. Senza strumenti intimidatori quali multe e autocensure coatte.Nessuno riuscirà a persuadermi del contrario. E chi sostiene il contrario di questo, secondo il mio modo di vedere le cose, è un reazionario che si pone al di fuori della tanto decantata "rivoluzione digitale", travestito da democratico (mi riferisco ai politici che hanno messo su il vergognoso ddl liberticida)

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