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[Film]Tomboy


Fabio Castorino

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Fabio Castorino

Consigliato dal critico Mereghetti:

 

http://video.corrier...cb-38398ded3a54

 

 

Tomboy

 

La regista Céline Sciamma e i pudori di uno sguardo adulto

 

 

Sugli schermi - La storia di Laure che con i coetanei esibisce una grinta «maschile» raccontata con delicatezza

Tomboy

La regista Céline Sciamma e i pudori di uno sguardo adulto

 

A volte il cinema sa compiere il miracolo di cogliere la realtà, se non nella sua complessità per lo meno nelle sue sfumature e diversità. Altre volte, più raramente, riesce addirittura a darci l’impressione di entrare nell’anima dei suoi personaggi, di cogliere i segreti e le ambiguità dei sentimenti. E senza neppur aver bisogno dei dialoghi per «spiegare» quello che può sembrarci nello stesso momento impalpabile e complicatissimo, intuitivo e insieme di difficile decifrazione.

È il piccolo miracolo che succede in Tomboy, opera seconda della regista francese Céline Sciamma (il film d’esordio, Naissance des pieuvres, è inedito da noi), che racconta la strana estate dell’adolescente Laure nel quartiere in cui si è appena trasferita con la famiglia: madre incinta, padre affettuoso, sorella minore Jeanne un po’ troppo invadente.

Come tutti gli adolescenti, Laure non sta molto bene nella sua pelle. Forse non si sente abbastanza bella per essere una bambina, forse vorrebbe solo godere delle «libertà» - di gioco, di movimento, di intraprendenza - dei maschi (è per questo che ha voluto che la sua stanza nella nuova casa fosse dipinta di azzurro?), forse è solo un’involontaria conseguenza di un taglio di capelli e di vestiti più maschili che femminili. Forse tutte queste cose insieme e altro ancora, fatto sta che quando si presenta - piuttosto timidamente - ai ragazzi che giocano nei giardini sotto casa, alla domanda «Come ti chiami?» risponde decisa: «Michael».

Una bugia detta d’istinto, senza pensarci molto, probabilmente per farsi accogliere meglio in un gruppo quasi tutto maschile, che però giorno dopo giorno costringe chi l’ha detta a piccoli, continui «aggiustamenti » della propria identità sessuale. Perché per giocare a calcio deve mettersi a torso nudo oppure correre ai ripari quando un bagno collettivo rischia di rivelare le curve del suo pube o ancora sfoderare una grinta tutta «maschile» ed esibirsi nell’immancabile prova di lotta. Senza parlare delle attenzioni che Lisa gli dimostra, prima con piccoli piaceri e poi addirittura con un furtivo ma inequivocabile bacio. Tanti, piccoli «spostamenti» (c’è anche una scena in cui Lisa trucca Michael, ammirata dalla sua ambigua bellezza) intorno a un tema impalpabile ma concretissimo. Non a caso il titolo è una parola inglese che vuol dire «ragazzo mancato»...

Non è certo la prima volta che il cinema affronta questo tema. Tanto per non tornare troppo indietro nel tempo potremmo citare almeno Boys Don’t Cry di Kimberly Peirce (che fruttò un Oscar alla protagonista Hilary Swank) e XXY di Lucia Puenzo. Ma il fascino e la bellezza di questo film nascono proprio dalla decisione della regista (autrice anche della sceneggiatura) di tenersi lontanissima sia dalla lettura sociologica del film americano che da quella psicologica del film argentino. Céline Sciamma non cerca mai facili spiegazioni o giustificazioni. L’indeterminatezza geografica dell’ambientazione - una periferia anonima e tranquilla come tante - e le poche scene dedicate alla famiglia (affettuosa e non certo latitante) non permettono di dedurre nessun tipo di «condizionamento» sociale o di immaginare chissà che retrogusto melodrammatico. E nemmeno un dialogo realistico ma ridotto ai minimi termini offre appigli narrativi particolari. No, la forza e i meriti - tanti - del film nascono tutti dalla capacità della regista (e della sua capo operatrice Chrystel Fournier) di cogliere il mistero e l’ambiguità di un’identità in formazione senza il bisogno di discorsi o particolari colpi di scena, ma osservando (con pudore e delicatezza) i piccoli sussulti adolescenziali.

Certo, alla fine un «colpo di scena» c’è anche qui, ma è quasi «soffocato» da una messa in scena che rifugge da ogni eccesso e preferisce i silenzi ai dialoghi. È il trionfo di un’economia di mezzi come unica possibile scelta di regia per restituire sullo schermo il pudore di uno sguardo adulto (quello della regista - e dello spettatore - che «spiano» cose che i ragazzi di solito non rivelano) e insieme le titubanze di un comportamento così misterioso e ambiguo. Una «delicatezza di tocco», poi, che le prove dei piccoli attori (a partire dalla Laure-Michael di Zoé Héran) fanno risaltare con una inusitata intensità, capace di cogliere - per bravura, per direzione registica, forse anche per immedesimazione - il mistero della formazione della propria identità sessuale.

 

Paolo Mereghetti

06 ottobre 2011 09:59

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Avevo già sentito parlare di questo film e mi incuriosisce parecchio. Non è però vero che Naissance des pieuvres è completamente inedito. Si può acquistare legalmente il download o lo streaming sul sito http://www.queerframe.tv, è da tempo nella lista di cose da vedere.

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  • 2 weeks later...
BruisePristine

L'ho visto, mi è piaciuto parecchio!

 

 

Ci sono scene particolari, per esempio mi ha scosso la scena in cui vanno

al lago e lei si mette un pene costruito con il pongo nel costume e finita l'uscita,

quando si spoglia, posa il "fallo" nel barattolo dove lasci i denti, quello in cui quando

sei piccolo passa il topino a prenderli per capirci!

 

 

Il film è molto particolare perchè è una bambina che compie tutto inconsciamente

Edited by Casper
Formattazione spoiler
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Anche a me è piaciuto molto, ma come in altri pochi film, ho notato MOLTO la quasi totale assenza di una colonna sonora di supporto, sembra girato con una videocamera amatoriale.

 

Poco patinato, neutro, delicato nel descrivere un momento sospeso fra infanzia e adolescenza. Consigliato!!!

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Mi sa che ha al cinema è già passato. L'ho visto un paio di settimane fa, tra l'altro perdendomi bellamente i primi 50 minuti per essermi perso nel caos milanese del venerdì sera. Per quanto ho visto mi sembra fatto bene, non un capolavoro, ma comunque un bel film senza fronzoli che sembra molto autentico.

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Visto ieri sera al cinema. Film delicato e per certi versi toccante. Il finale m'è piaciuto molto e gli attori sono tutti quanti molto bravi.

Durante il film, poi, sono rimasta più volte affascinata dalla partecipazione con cui una bambina di poco più di sei/sette anni - che stava nella fila di fronte alla mia -, guardava il film. Lì ho capito che uno dei punti di forza di quel film, è che è girato dal punto di vista dei bambini. E non solo lo capiscono, ne sono pure colpiti. Ho amato i genitori di quella piccola spettatrice. ^_^

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Visto e mi è piaciuto molto! A bologna è ancora in qualche cinema (tipo nel mio quartiere:D) ma io l'ho trovato su internet. La protagonista recita particolarmente bene. Sono sempre affascinata dai bambini che riescono così bene a rendere un personaggio...quasi ci si dimentica di guardare un film:)

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La protagonista recita particolarmente bene. Sono sempre affascinata dai bambini che riescono così bene a rendere un personaggio...quasi ci si dimentica di guardare un film:)

 

E aggiungo che spesso si dimentica che è una femmina.

Adesso capisco perché esiste la scena di lei che esce dalla vasca.

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  • 3 months later...

L'ho visto ieri al cinema (proiezione speciale per il cineforum).

 

Mentre mi aspettavo di essere solo io e la mia amica (lesbica) in sala, invece era PIENO, e soprattutto di gente sopra i 40 anni e anche una decina sopra i 60...

Dite che questo significa qualcosa, qualcuno sta cambiando??

 

Fra l'altro a sorpresa ho trovato li anche mio zio, zia e cugino :D

 

Per il resto, molto bello e "vellutato".

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A prescindere da tutti i commenti positivi sul film, che era veramente bello, poetico, e che ho vissuto in maniera molto partecipata, mentre lo guardavo...

 

Posso chiedere a voi che l'avete visto, più nello specifico cosa pensate dell* protagonist*?

 

Nel senso, secondo voi sono i primi sintomi di una transessualità (come vorrebbe indicare tutto il film tranne la fine), omosessualità (come potrebbe indicare il fatto che comunque alla fine sembra andare verso un percorso più quieto e binario d'identità di genere, ma comunque vuole stare vicino a Lisa, e anche mentre vive quello che senza disforia si rivelerebbe un gioco, è comunque interessata all'altra bambina), o niente di tutto questo, e si vuole solo rappresentare l'ambiguità e il caos dell'infanzia?

 

La fine era bella, ma al tempo stesso per me non lo è stata, perché ha sconvolto la mia certezza sul fatto che si parlasse di un FtM, alla fine, che sarebbe stata una cosa bellissima, anche se forse più lineare di ciò che la regista desiderava. Io penso di rimanere comunque nella mia convinzione (data in assoluto da quella scena in cui si lascia il vestito alle spalle, e si addentra nella natura forte di come vuole veramente apparire, di come davvero si sente, cioè della SUA vera natura, camminando via da ciò che le è imposto dalla società ma soprattutto dalla madre, e quindi dalla sua stessa nascita come femmina), ma quella scena finale mi rende titubante, e avendola vista con persone non propriamente LGBT-friendly, mi pare le giustifichi nel pensare che, alla fine...è solo una fase, e non un vero preludio.

 

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Nell'ultima scena se non sbaglio, dopo il gioco di sguardi fra Michael e l'amica (non ricordo il nome), lui la guarda sorridendo. Per me significa che anche lei gli ha sorriso, un modo per dire che lei lo ha "perdonato" di essersi presentato maschio anche se femmina biologicamente. E che a lei sta bene.

 

 

Per me si tratta di FtM, anche io ho pensato al fatto che potesse essere lesbica, però poi mi sono ricordato la mia amica da piccola, che non rispecchiava assolutamente Laurie XD

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