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Suicidio. Ci avete mai pensato?


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Fabio Castorino

Riflettendo sulla triste questione dei suicidi di giovanissimi gay e lesbiche e trans, mi sto convincendo che la scelta estrema di questi adolescenti che decidono di togliersi la vita, pur essendo totalmente sbagliata, rappresenti comunque un sussulto di dignità, un atto di ribellione di persone che non accettano di essere umiliate.

E' sotto gli occhi di tutti che la triste realtà in cui si trovano a vivere ancora oggi non pochi omosessuali in Italia, soprattutto nei piccoli centri di provincia, è fatta di umiliazioni, di rinunce, di paura. Molte persone sono costrette a rimanere nascoste sotto un costante ricatto morale, a non poter vivere apertamente la propria vita affettiva, a non poter affermare la propria identità, a piegarsi ai dogmi dell'omofobia e dell'eterosessismo senza poter nemmeno protestare, anzi addirittura a diventare complici della persecuzione propria e di altri omosessuali pur di non "destare sospetti".

Allora non possiamo vedere il gesto estremo e terribile di questi ragazzi come una ribellione a questo ricatto morale, come l'espressione di una legittima protesta contro una società che li rifiutava, come un rifiuto a piegarsi a delle regole ingiuste e discriminatorie, come un "vaffanculo" a questa cultura ancora omofoba che vuole distruggerti moralmente?

Fermo restando che la cosa più giusta da fare è quella di rimanere vivi e lottare per i propri diritti, non potremmo pensare che la scelta di questi ragazzi sia in qualche modo più "degna", nel senso di più rispettosa della propria dignità di persone, rispetto a quella di chi si piega ai ricatti morali e diventa lui stesso complice della propria persecuzione?

Tra un quindicenne scopertosi da poco gay che un pomeriggio si impicca ad una trave in soffitta e un cinquantenne gay velato che ha fatto carriera come politico cattolico omofobo, voi chi rispettate di più?

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https://www.gay-forum.it/topic/18358-suicidio-ci-avete-mai-pensato/
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Eh.. ma non credo tu li possa mettere sullo stesso piano.

Purtroppo entrambe le figure che hai citato sono figure deboli.. Il primo finisce in tragedia il secondo in menzogna.

 

Io non riuscirei a scegliere.

Purtroppo entrambe le figure si sono arrese, il ragazzino ha scelto la via peggiore, facendo del male fisico a se stesso, l'uomo ha scelto un ripiego che lo costringerà a vivere due vite in una difficili

Non c'è nulla da scegliere.. non c'è dignità in entrambi i casi ma solo debolezza e codardia.

 

Il primo è cresciuto abbastanza da saper fare solo un cappio ma non abbastanza da affrontare i problemi reali della vita. Il secondo ha vissuto, vive e vivrà nella sofferenza e nella menzogna.. come se avesse eternamente un cappio al collo. Due vie diverse per non affrontare i giudizi (poi quali giudizi?)

Direi che entrambi non hanno capito un benemerito cavolo dalla vita.

A me pare che l'alternativa di andarse di casa

sia non solo meno drammatica, ma anche più coraggiosa.

 

Vivere in una casa occupata per un mese a Londra

e trovare lavoro da Starbuck's, mi sembra più difficile

- e pertanto molto più dignitoso -

rispetto a tagliarsi le vene in vasca da bagno.

 

Capisco suicidarsi per non cadere nelle mani dei Nazisti,

ma qui di parla di togliersi la vita

per sfuggire al bullismo dei ragazzi della parrocchia;

dalle cui grinfie si scappa con un biglietto low cost

e un lavoro come lavapiatti in un ristorante italiano di Berlino.

 

Gli adolescenti omosessuali tentano il suicidio

dieci volte più spesso dei loro coetanei etero;

è un problema serio che si risolve insegnando ai ragazzi

a denunciare gli abusi e a rendersi presto indipendenti;

non preparando loro un bell'elogio funebre...

C'è da dire però che magari noi non abbiamo mai vissuto situazioni pesanti da spingerci al suicidio, e se le abbiamo vissute magari abbiamo trovato le forze per reagire.

 

Credo che molte persone deboli, magari sole e con un livello di introspezione così alto tendente alla depressione, entrano nei loro schemi/tunnel mentali e non ne escono più, tanto da trovare come unica "fuga" il suicidio.

 

 

Per quanto riguarda la categoria gay omofobi, purtroppo ce ne stanno e anche molti, ad esempio il mio ex compagno di classe scopa con uomini gay, è fidanzato con una ragazza e vota PDL..

Io non sono contrario al suicidio, anzi!

Spesso e volentieri lo consiglierei come soluzione :)

 

Però sono contrario al suicidio degli adolescenti,

perché ci sono altre strade per uscire dalla propria situazione di cacca

quando si è così giovani.

Il suicidio non ha nulla di dignitoso, una persona che si spinge al suicidio per motivi al di fuori della protesta o dell'onore in sé è semplicemente una persona malata e in quanto tale va curata.

Gli esempi che hai citato, come ritengo tutti i suicidi legati alla pressione omofobica sono semplicemente inutili perché possono essere evitati sottoponendo il soggetto a cure psicologiche e farmacologiche.

Fabio Castorino

A me pare che l'alternativa di andarse di casa

sia non solo meno drammatica, ma anche più coraggiosa.

 

Capisco suicidarsi per non cadere nelle mani dei Nazisti,

ma qui di parla di togliersi la vita

per sfuggire al bullismo dei ragazzi della parrocchia;

dalle cui grinfie si scappa con un biglietto low cost

e un lavoro come lavapiatti in un ristorante italiano di Berlino.

 

Hai perfettamente ragione, ma io stavo confrontando la scelta di chi si suicida non con quella di chi sfugge dalle grinfie dei ragazzetti della parrocchia, ma con quella di chi NON sfugge, ma rimane per tutta la vita intrappolato in quelle grinfie, anche quando lui e gli altri non saranno più ragazzi ma uomini adulti e poi addirittura anziani, finché tutta la sua vita sarà trascorsa dentro questa trappola.

E' assolutamente vero che il suicidio può essere evitando insegnando a questi giovani il valore dell'indipendenza e dell'autostima, in modo che capiscono il suicidio non è la soluzione in quanto esiste la possibilità di vivere una vita meritevole di essere vissuta. Ma per ottenere questo risultato si devono mobilitare la società, la famiglia e la scuola; in questo senso può essere veramente utile la legge da poco approvata in California che prescrive che nei programmi di insegnamento si debba dare risalto al contributo positivo dato dalle persone GLBT alla società.

Non si puo' puntare il dito contro il suicidio accusandolo di essere "la via più facile" o un gesto di "codardia".

Chi arriva al suicidio, normalmente non riconosce nemmeno che il sole è giallo.

Cio' che porta al suicidio è uno stato mentale che non si puo' e non si deve giudicare, ma solo "curare"

C'e' dignità in ogni tipo di suicidio.

Non si può pretendere che tutte le persone siano forti.Quello che si dovrebbe fare non è colpevolizzare i suicidi, semmai coloro che costringono questi poveracci a suicidarsi.Se deve morire qualcuno meglio che muoia un omofobo che non un ragazzino innocente.

Insomma, viviamo in una società in cui noi dobbiamo nasconderci, quando dovrebbero essere i fascisti e i razzisti, gli omofobi e gente simile a non avere il coraggio di uscire di casa.

Non si può pretendere che tutte le persone siano forti.Quello che si dovrebbe fare non è colpevolizzare i suicidi, semmai coloro che costringono questi poveracci a suicidarsi.Se deve morire qualcuno meglio che muoia un omofobo che non un ragazzino innocente.

Insomma, viviamo in una società in cui noi dobbiamo nasconderci, quando dovrebbero essere i fascisti e i razzisti, gli omofobi e gente simile a non avere il coraggio di uscire di casa.

 

Quoto al 100%

Sono d'accordo sul fatto che il suicidio degli adolescenti o di giovani gay sia qualcosa di tragicamente

triste, qualcosa da evitare in ogni modo, qualcosa da respingere. D'altra parte, non riesco a credere al

valore di protesta di un atto che pone fine alla mia vita, alla mia esistenza: è una contraddizione troppo

lampante.

 

L'unico suicidio che ha una dignità, che ha una sua forza, è quello compiuto per motivi puramente astratti.

Tutti gli altri, essendo legati all'empirico, ne sono succubi. Ci potrà anche essere una grande dignità: ma

questa si lega comunque a una capitolazione, e a una disfatta. Eccezione: suicidio per porre fine a insopportabili

sofferenze o condizioni di sofferenza (ma è un altro discorso).

sai come si dice un "vaffanculo" a questa cultura ancora omofoba che vuole distruggerti moralmente? Con un vaffanculo.

Vivendo la tua vita e andando avanti a testa alta.

Tentare il suicidio non è un gesto di ribellione alla cultura omofoba, alle offese, al bullismo. Tentare il suicidio è un gesto di stanchezza.

E' essere stanco di tutto e di tutti e non trovare via d'uscita se non quella di farla finita.

Ci si ribella ribellandosi, non togliendosi la vita. Se ti togli la vita che ci guadagni? Che le persone che ti vogliono bene ci soffrono e che tu non esisti più.

Non diventi un caso eclatante. Se per puro caso dovessi apparire sulle prime pagine dei giornali la cosa durerebbe 2 giorni, seguita da un dibattito breve, il massimo che ti si concede sono due settimane, poi si cambia argomento.

Quindi? Meglio restare vivi e far sentire la propria voce, continuamente. Giorno e notte.

Rompere i coglioni al mondo che non ti va bene così, ma romperglieli davvero. Non solo attraverso gli altri per due settimane, ma mettendotici in prima persona, per mesi, anni addirittura.

 

Il suicidio è una scelta che ti arriva quando non ne vedi altre. Ma certamente non è una ribellione. E certamente non è fatto per gli altri. Credo sia il gesto più egoista che una persona possa davvero intraprendere.

Tutti i suicidi vengono compiuti per porre fine a insopportabili sofferenze.

 

Io intendo le sofferenze fisiche dovute a una malattia mortale, o alla detenzione

in un campo di concentramento, o a torture fisiche. Se non fai

questa distinzione, corri seriamente il rischio di suicidarti per un affare di cuore...

Sono d'accordo sul fatto che il suicidio degli adolescenti o di giovani gay sia qualcosa di tragicamente

triste, qualcosa da evitare in ogni modo, qualcosa da respingere. D'altra parte, non riesco a credere al

valore di protesta di un atto che pone fine alla mia vita, alla mia esistenza: è una contraddizione troppo

lampante.

 

L'unico suicidio che ha una dignità, che ha una sua forza, è quello compiuto per motivi puramente astratti.

Tutti gli altri, essendo legati all'empirico, ne sono succubi. Ci potrà anche essere una grande dignità: ma

questa si lega comunque a una capitolazione, e a una disfatta. Eccezione: suicidio per porre fine a insopportabili

sofferenze o condizioni di sofferenza (ma è un altro discorso).

 

Io non penso ci sia alcun intento di protesta.Una persona che si suicida è una persona che non ce la fa più.Magari è debole, magari ha perso nella vita.Ma per questo merita aiuto.Per questo che chi invece è forte deve far sentire la propria voce, per aiutare chi non è in grado di farlo, per non lasciar morire mille altri come lui, perchè tutti meritano un mondo migliore.

Io sono dell'idea comunque che il suicidio non si faccia per scelta. Soprattutto tra gli adolescenti. E' causato dalla presenza di una patologia psichiatrica, non dal voler porre fine alla propria vita. Io la vedo come una malattia la voglia di uccidersi.

E chi si suicida non va condannato ma non credo nemmeno che in adolescenza ci si suicidi per scelta (nella maggior parte dei casi), ci si suicida perchè si ha una patologia, paragonabile alla schizofrenia o alla depressione (mica si sceglie di esser depressi).

 

I suicidi fatti per scelta consapevole sono veramente una grandissima minoranza.

 

Una persona che si suicida è una persona che non ce la fa più.

Ma per questo merita aiuto.

 

Non c'è alcun dubbio. Merita amore, solidarietà, supporto, se è un intento, e un ricordo

molto grande e commosso se ha compiuto quel gesto.

Io sono dell'idea comunque che il suicidio non si faccia per scelta. Soprattutto tra gli adolescenti. E' causato dalla presenza di una patologia psichiatrica, non dal voler porre fine alla propria vita. Io la vedo come una malattia la voglia di uccidersi.

E chi si suicida non va condannato ma non credo nemmeno che in adolescenza ci si suicidi per scelta (nella maggior parte dei casi), ci si suicida perchè si ha una patologia, paragonabile alla schizofrenia o alla depressione (mica si sceglie di esser depressi).

 

I suicidi fatti per scelta consapevole sono veramente una grandissima minoranza.

 

Guarda, ti dico, patologia o meno non ha importanza.Anche fosse, questa si manifesterebbe solo dopo anni passati a vivere male, e quindi la colpa sarebbe comunque dei fascistelli, che la scatenano.

Cosa porta i giovani adolescenti al suicidio non lo so, posso dire cosa ha spinto me a farlo. Mi sono sempre sentito inadeguato nei confronti di questa vita e dei miei coetanei, sono sempre stato ai margini ed emarginato. Riempire il vuoto interiore che ogni giorno si allargava sempre di più era diventato intollerabile, così ho pensato che l'unico modo par mettere fine a tutto ciò era togliersi la vita. Mi hanno salvato, mi hanno portato da uno psichiatra, ma il senso di inadeguatezza è rimasto come è rimasta la sensazione di vuoto interiore e l'incapacità di rapportarmi con questo mondo che cerca di schiacciarmi ogni giorno.

Mooncat Bluerose

Per me il suicidio è la via di fuga delle persone che hanno come unico coraggio quello della disperazione.

E' un atto di egoismo fatto da chi sta così male da non essere in grado di preoccuparsi altruisticamente della sofferenza che può provocare in chi gli sta intorno (famiglia, amici, ecc...).

Non lo vedo come un gesto di ribellione perchè non va contro le forze di oppressione che vengono dall'esterno ma contro l'istinto di sopravvivenza che invece è una spinta interna molto forte, per cui ci vuole una volontà profondamente piegata dalle avversità per arrivare a compiere questa azione fino in fondo.

Chi non è direttamente coinvolto dalla vicenda potrà essere rattristato all'apprendimento della notizia ma dubito fortemente che la sua coscienza ne venga scossa profondamente, la lotta all'omofobia è qualcosa che viene sentita principalmente dalle persone che si trovano a doverne sopportare il peso, chi non la prova sulla propria pelle potrà forse disapprovarla con più o meno forza ma alla fine avrà i propri problemi a cui pensare e sui cui concentrare le energie, di conseguenza passato il dispiacere non rimarrebbe nulla, solo il piccolo vuoto lasciato da chi non c'è più di cui le persone che non l'hanno conosciuto nemmeno si accorgerebbero.

Il suicidio è la via di fuga di chi non si può nascondere, nascondersi è la via di fuga di chi non ha orgoglio, in entrambi i casi si tratta sempre di scappare e nella fuga non mi sembra ci sia nulla di dignitoso, solo paura a tristezza.

Il 13 gennaio 1998 Alfredo Ormando si è dato fuoco in Piazza S. Pietro, la notizia è finita sui telegiornali e per alcuni giorni è stata oggetto di dibattito.

Cosa ha cambiato quel fatto rispetto alla realtà che viviamo oggi?

Quanti se ne ricordano?

L'unica cosa certa per me è che adesso abbiamo una voce in meno a combattere quel muro di silenzio sotto il quale alcune persone vorrebbero seppellirci, se ci ammazziamo gli risparmiamo metà della fatica ed io personalmente un favore così grosso non sono diposto a farglielo.

 

 

Io non sono contrario al suicidio, anzi!

Spesso e volentieri lo consiglierei come soluzione :)

 

 

Cercherò di ricordarmi di non chiederti mai un consiglio! :)

Mooncat, perdonami ma non posso sentire queste cose.Come puoi pretendere che tutti siano degli eroi?Chi lotta all'omofobia lo fa non solo per se stesso, ma per evitare a tutti gli altri di patire ciò che lui ha patito.Per evitare che delle persone più deboli di lui perdano la vita.Il fatto che alcuni si suicidino dovrebbe spingere le persone a fare di più, e non a liquidare quei poveretti come dei "deboli e dei perdenti".Farlo significherebbe dare loro una ragione in più per suicidarsi.Al contrario bisogna dir loro che le cose andranno meglio, perchè se loro sono così tristi e deboli sappiano che invece c'è qualcuno disposto ad aiutarli e a lottare anche per loro, che non riescono.Questo è l'altruismo.

Mooncat Bluerose

Mooncat, perdonami ma non posso sentire queste cose.Come puoi pretendere che tutti siano degli eroi?Chi lotta all'omofobia lo fa non solo per se stesso, ma per evitare a tutti gli altri di patire ciò che lui ha patito.Per evitare che delle persone più deboli di lui perdano la vita.Il fatto che alcuni si suicidino dovrebbe spingere le persone a fare di più, e non a liquidare quei poveretti come dei "deboli e dei perdenti".Farlo significherebbe dare loro una ragione in più per suicidarsi.Al contrario bisogna dir loro che le cose andranno meglio, perchè se loro sono così tristi e deboli sappiano che invece c'è qualcuno disposto ad aiutarli e a lottare anche per loro, che non riescono.Questo è l'altruismo.

 

Non mi pare di aver scritto che tutti devono essere degli eroi, prova a dirmi qual'è stata la frase che te lo ha fatto pensare così cerco di spiegarmi meglio.

Per quanto riguarda la lotta all'omofobia sono d'accordo che vada anche a beneficio delle persone più deboli che non hanno la forza di prendervi parte attivamente, io intendevo dire che secondo me le persone che non provano sulla propria pelle i disagi e le sofferenze che l'omofobia può provocare non si sentirebbero toccate dal suicidio di un gay alla stessa maniera di quelle persone che invece patiscono il peso del pregiudizio.

Il suicidio per me rimane una tragedia "personale" e come gesto di protesta mi sembra piuttosto inefficace in quanto da molti non verrebbe colto in pieno il suo significato ma ci si limiterebbe ad un generico senso di dispiacimento destinato a svanire col tempo senza aver cambiato nulla.

Certo che sarebbe giusto fare in modo che nessuno arrivi a suicidarsi perchè vittima di omofobia, ma penso anche che da molti queste morti verrebbero "liquidate" in maniera superficiale e che solo chi ha la forza di mostrare l'esempio della propria vita possa mandare un messaggio capace di far capire, a chi non è chiuso ostinatamente nelle proprie idee, quanto ci sia di sbagliato in quei pregiudizi.

E' ovvio che le persone deboli andrebbero sostenute ma la spinta a fare di più per me non può venire dalla lettura di una notizia di cronaca nera, è solo quando si viene toccati in prima persona che si prende veramente contatto con questa realtà e ci si inizia ad interessarsene.

Se un ragazzo gay in difficoltà manifesta il suo bisogno di aiuto con qualcuno questo, a meno che non sia una carogna, non rimane indifferente e cerca per quanto può di fargli coraggio e di rincuorarlo, al contrario mi sembra molto difficile per esempio che una persona che non ha contatti con il mondo GLBT (ammesso che ancora ce ne siano) leggendo sul giornale del suicidio di un giovane omosessuale inizi a partecipare alle manifestazioni o, se ne ha la capacità, si presti a fare del counseling o del volontariato, può capitare perchè a questo mondo succede di tutto e ci possono essere anche delle improvvise folgorazioni di buon senso ma credo che nella maggior parte dei casi dedicarsi all'impegno sociale sia una cosa dovuta più ad un'attitudine personale che alla reazione per la morte di uno sconosciuto appresa tramite i mezzi di informazione.

Le persone altruiste purtroppo sono rare ed io non mi reputo certo tale ma non ho nemmeno intenzione di offendere nessuno nè di togliere valore alla vita di chi è disperato e non sa come affrontarla.

Se un giorno mi capiterà di avere a che fare con un ragazzo con dei problemi spero di saperlo consigliare nella maniera migliore... ma considerando come mi esprimo male forse è meglio per lui se non mi incontra altrimenti va a finire che faccio dei danni! :blush:

Mi auguro di essere riuscito a spiegarmi meglio e di non aver urtato la tua sensibilità, non era mia intenzione, so che spesso le persone che dialogano nei forum hanno opinioni discordanti ed io non pretendo certo che la mia sia quella giusta, è solo un modo di vedere le cose che non vuole insegnare niente a nessuno, tutto qui.

Tutti i suicidi vengono compiuti per porre fine a insopportabili sofferenze.

Tutti i suicidi vengono compiuti per porre fine a una grave disfunzione nella produzione di neurotrasmettitori.

Non si tratta né di "fuggire dai problemi", né di "darsi una fine dignitosa". Quando una persona sta male per

una grave pressione omofobica, ma compensa con un bel rapporto con il partner o con un deciso supporto

degli amici, ne segue che non vuole suicidarsi perché vede nelle gioie della vita ancora una raison d'etre.

Ognuno è libero di esprimere la propria opinione liberamente ma qua sopra ho trovato certi commenti che mi hanno fatto davvero male.

È troppo facile giudicare da fuori chi intraprende un'azione drammatica, tragica e sbagliata come il suicidio.

Posso giudicare il suicidio e come detto non ritengo sia assolutamente la via migliore per risolvere i problemi ad eccezione di singolarissime circostanze.

Ma non mi sognerei mai di giudicare con vari termini semplicistici che vorrei risparmiarmi chi ha scelto questa terribile via di fuga.

Non mi aspettavo che certe risposte venissero da questo forum.

Dreamer, ti vedo molto determinata nel collegare sempre il suicidio a una patologia psichiatrica. Studi queste cose? O altrimenti perché lo dici?

 

Sai, mi vien da pensare che il concetto di patologia psichiatrica non sia poi così semplice da definire...

...considerando che anche gli omosessuali sono stati considerati malati...

L'unica cosa certa per me è che adesso abbiamo una voce in meno a combattere quel muro di silenzio sotto il quale alcune persone vorrebbero seppellirci, se ci ammazziamo gli risparmiamo metà della fatica ed io personalmente un favore così grosso non sono diposto a farglielo.

 

condivido queste frasi pienamente. il suicidio è un favore a "chi ci vuole male" e il miglior modo per contrastare gli omofobi è riuscire a vivere bene nonostante tutto. oltretutto il suicidio potrebbe far pensare che l'omosessualità sia un problema psichico, e questo è profondamente controproducente.

sia chiaro che non rimprovero nulla a chi si trova nella situazione e anzi, certe storie che ho letto o sentito le ho trovate molto commoventi (ad es. prayers for bobby). però non è la strada giusta.

Piccolo OT: dreamer è un maschio.

 

Il concetto di patologia psichiatrica non è molto facile da definire ma negli anni si sono fatti grandi passi avanti.

Effettivamente, gli studi finora fatti, portano a dimostrare questo. Che poi tra 10 anni si scopra che sia tutta fuffa quello che è stato scritto fin ora non si può negare. Per ora quello che ci viene proposto dalla maggior parte della letteratura scientifica è questo.

 

E non dico che bisogna prender tutto come oro colato. Per ora però anche io mi sono fatta un'idea simile (forse sono molto influenzabile).

 

E comunque non credo sia paragonabile l'esser omosessuale (con le conseguenze che alle volte può avere la cosa sulla vita di tutti noi) con avere istinti suicidi. Cioè non sono due cose che si posson mettere sullo stesso piano. Ma sono cose che alle volte si riscontrano nella stessa persona. E quindi l'omofobia è la fiamma che accende la miccia di un candelotto già presente.

 

Forse sto scrivendo un sacco di stupidaggini. Spero solo di non offender nessuno con le mie parole o sembrare indelicata. E sono anche disposta a cambiare idea se qualcuno preparato su questo argomento me la vorrà far cambiare.

 

Per questo io sono dell'idea che chi si suicida in adolescenza non lo fa per scelta. Non è una scelta e non è nemmeno un moto di protesta. Io credo che l'omofobia delle persone che stanno intorno alla persona che decide di compiere il gesto sono determinanti nel causare il gesto, perché rendono la vita impossibile ad una persona che già di suo, per altri motivi, sta male.

 

E credo che noi possiamo dire: "non è la strada giusta" semplicemente perché non soffriamo di nessuna patologia psichiatrica che potrebbe spingerci al gesto. Io mi sono fatta questa idea forse perché sono troppo facilmente influenzabile dalle cose che ho letto a riguardo.

Dreamer, ti vedo molto determinata nel collegare sempre il suicidio a una patologia psichiatrica. Studi queste cose? O altrimenti perché lo dici?

 

Sai, mi vien da pensare che il concetto di patologia psichiatrica non sia poi così semplice da definire...

...considerando che anche gli omosessuali sono stati considerati malati...

 

No, ho solamente letto libri di psicologia riguardanti la depressione e il suicidio e arrivato in un punto della mia depressione a considerare l'idea del suicidio, ma no, non le studio.

In realtà mi è impossibile pensare il suicidio in maniera diversa. Il suicidio è semplicemente un estremo tentativo di liberarsi dalla sofferenza e dall'angoscia che sono parte di una grave depressione o di una grave psicosi. Il fatto stesso che si consideri la depressione e la psicosi come una malattia, rende il suicidio un effetto delle stesse. Le persone affette da malattie notevolmente invalidanti costituiscono un caso a parte, perché alle volte risulta inefficace la psicoterapia e la cura farmacologica e quindi il suicidio assistito diventa per il malato l'unica soluzione ad una vita altrimenti triste e penosa (anche in questo caso non è una soluzione che consiglierei mai ).

La sofferenza ed angoscia interiore possono essere riassunti come un grave squilibrio nella produzione di neurotrasmettitori, come molti studi dimostrano. E quindi attraverso i farmaci e l'aiuto di uno psichiatra, si può permettere al paziente di apprezzare la propria vita e ripristinare quindi un accettabile equilibrio.

 

Il concetto di patologia in realtà è piuttosto facile da definire, quando la patologia è talmente grave da spingere ad un gesto così importante. Comunque non paragonerei quella che era considerata un disturbo della sessualità, come l'omosessualità all'atto autodistruttivo per eccellenza, il suicidio. Inoltre mi sembra puerile affermare che la depressione non sia una malattia, e io, come ho già detto, considero il suicidio una conseguenza della stessa.

Piccolo OT: dreamer è un maschio.

 

Scusa, Dreamer ^^

 

E comunque non credo sia paragonabile l'esser omosessuale (con le conseguenze che alle volte può avere la cosa sulla vita di tutti noi) con avere istinti suicidi. Cioè non sono due cose che si posson mettere sullo stesso piano.

 

Ovviamente non le paragonavo, il paragone era limitato al fatto di essere state considerate entrambe patologie.

 

Per il resto non mi esprimo più di tanto, perché penso che il mondo psichico di chi tenta seriamente il suicidio sia fatto di motivazioni e stati d'animo che io non posso lontanamente immaginare.

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