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Suicidio. Ci avete mai pensato?


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non ho letto che qualche post

messermanny mi piace molto ciò che hai scritto riguardo a come consideri il suicidio :)

comunque ricollegandomi anche a quello che ho letto di messer riguardo Almadel (scusami non ho letto il tuo topic xD ma ho letto che ti riferivi al nazismo e cose simili e probabilmente intendiamo la stessa cosa)

io accetto giustifico capisco il suicidio di un ebreo che per disperazione decide di suicidarsi anziché continuare a vivere in quel modo sotto la pazzia di allora nazista.

Ho anche pensato a tutti quei ragazzi che un tempo erano costretti ad entrare nell'esercito (tutta quel nazionalismo mi avrebbe fatto impazzire totalmente ._.) e che non potendo scappare,non potendo davvero e sottolineo davvero nulla per evitare di andare in guerra contro loro volere,e che probabilmente si sono suicidati.

Li capisco anzi e probabilmente se avessi avuto le palle,e sarei stata nei loro panni lo avrei fatto anche io.

Considero anche il gesto (non so se realmente ci siano stati ma lo spero) di un nazista che si suicida perché non vuole più esser un burattino nella mani di un sistema totalitario,perché diventato consapevole.

E' vero anche che ho preso in considerazione che questo ipotetico nazista coscienzioso,avrebbe potuto aiutare alcuni ebrei. Ma considero più un eroe chi decide di togliersi la vita per non sottostare a qualcuno/qualcosa e che è senza via d'uscite che un altro.

Prendo in considerazione un Catone Uticense insomma.

E' anche vero che ora siamo nel 2012 e a meno che non ci si ritrovi in paesi dove regna il fanatismo (e quindi il totalitarismo comunque) sia comunque il suicidio davvero l'ultima spiaggia. E' che anzi la vita deve esser affrontata per quello che è.

Quindi più che altro è vero che tutti noi abbiamo diverse sensibilità e diversi modi di affrontare le cose,ma di sicuro dobbiamo sempre cercare di vedere una soluzione.

Vedete faccio un esempio un po' ''fuori tema''

qualche mese fa per curiosità volli leggere i dolori del giovane Werther.

Il mio amico ed una cara amica me ne parlarono entusiasticamente.

Incominciai a leggerlo e da una parte il tipo mi stava simpatico e lo comprendevo dall'altra lo vedevo come uno stupido che si lamentava inutilmente e non si dava una scrollata.

Ad un certo punto mi davano ai nervi certi suoi discorsi,e atteggiamenti.

Ora è anche vero che bisogna prendere in considerazione il periodo storico,le possibilità dell'epoca la sensibilità.

Ma sarà che io ora me ne sto alla larga dagli estremi ed eccessivi sentimentalismi che portano all'autodistruzione.

Alla fine dipende ..se uno vuole autodistruggersi e non reagisce perché non vuole o perché non riesce bè non dico che sarà colpa sua ma è stato lui a volerlo.

Non posso però dire a cuor leggere uno può decidere uccidersi o no e se vuole farlo che lo facesse!

Si arriva a volte in un momenti in cui ti sembra non aver nulla senso,in cui forse arrivi talmente a vedere le cose negativamente (o tali che sono) da non credere in nulla ed arrivi a circondarti di un'aurea di negatività se così la vogliamo chiamare che si arrivi pure a volerla farla finita.

Quindi si a volte ho pensato al suicidio ma in via teorica ma non ho mai provato né a suicidarmi né ad autolesionarmi fortunatamente.

Fortunatamente per me ora non c'è nulla di terribile ed anzi non arriverei mai a pensarlo.

Se prendo in considerazione l'idea di un* ragazz* adolescente gay bè..secondo me come avete detto voi,dipende dalla personalità.

Ma non posso accettare o forse digerire che uno si uccida,e non do tanto la colpa alla sua sensibilità ma piuttosto alla società.

Però sono sempre del parere che il suicidio sia l'ultima spiaggia in situazioni in cui davvero non c'è alcuna via di scampo. E questo dipende si da persona a persona,ma bisogna anche capire quando una persona si autoimpone che non ci siano via di scampo ma in realtà non è vero.

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sono d'accordo anch'io con messermanny, nel senso che spesso il suicidio è un modo per chiedere aiuto.

Il problema è che...

se poi muori sul serio.. chi ti aiuta?

 

spesso invece è un modo per punire qualcuno: a me la morte, a te il dolore.

 

così come è un modo per chiudere una vita che non si ritiene più degna di essere vissuta.

Si, è una cosa che ho pensato tante volte, e purtroppo per me e per le persone che mi stanno attorno e mi voglio bene, non c'ho solo pensato. Ma ho capito che la vita ha un grandissimo valore e non c'è motivo abbastanza grande per commettere un atto così eccessivo. Il problema non era la mia bisessualità, quella per me non è mai stata un problema, anzi.. l'ho sempre accettata a testa alta quasi come se fosse un qualcosa in più che mi rende "speciale", il mio bigenderismo però si.. mi ha portato spesso a sentirmi a disagio con le persone, forse perché è una cosa che non viene compresa non solo dagli eterosessuali ma neanche dagli omosessuali e dalla "comunità LGBT" .

Naturalmente quando una persona arriva ad un gesto così estremo non è mai per un motivo solo, ma per un insieme di problemi, più o meno gravi, che vanno ad accumularsi e che fanno sembrare la vita troppo difficile da vivere, anzi.. direi piuttosto impossibile.

Guardando indietro nella mia vita e guardando con distacco agli errori che ho fatto vorrei veramente riuscire ad aiutare coloro che erano nella mia stessa condizione ad uscirne, vorrei veramente che questa mia esperienza servisse non solo a me per allontanarmi dal nero che mi avvolgeva, ma anche ad aiutare altre persone che ci sono finite in quel nero, per questo motivo, come ha detto anche qualcun altro, vorrei far parte di una associazione LGBT e dare il mio contributo nell'ascolto di chi non riesce ad accettarsi o di chi sta male perché non viene accettato.

Questa ondata di giovani ragazzi suicidi mi fa venire un magone enorme, ormai non passa mese che se ne senta di nuovi ed è una cosa veramente orribile, vorrei avere la possibilità di dare un abbraccio sincero a tutti coloro che pensano a questo gesto, e a coloro che purtroppo ci sono riusciti.

mi piacerebbe approfondire questo discorso sul bigenderismo ma rischierei di andare fuori topic quindi forse dovremmo scrivere su un thread a parte comunque penso che faresti molto bene ad iscriverti ad un'associazione LBT e fare della tua esperienza uno strumento per aiutare gli altri. Sarebbe anche un modo per rendere più bella la vita ;)

Almadel per favore cerca di non ironizzare su discorsi seri. Grazie.

 

Non volevo fare ironia,

volevo sdrammatizzare.

 

Quando penso al suicidio mi viene in mente Monicelli e non Kurt Cobain.

Nel momento in cui si è legittimati a credere che la vita

ci riservi più sofferenza che piacere, farla finita ha un suo perché.

 

Non ho molta stima delle "richieste di aiuto", né del "dolore esistenziale":

sono problemi bene o male risolvibili, persino i lutti forse si elaborano.

 

Ma che dire del dolore fisico, quello persistente, disabilitante

che ti toglie la gioia di vivere e la speranza di vederlo cessare?

 

Si può scappare da quasi tutti i problemi, no?

Si può fuggire dai debiti e finire a fare il barbone;

si può aver freddo e sperare nell'estate,

perdersi nell'adolescenza più nera

e sperare di crescere o di trovare l'amore...

 

Da certe cose però non si scappa proprio.

E parlo proprio del dolore fisico senza scampo;

che ti costringe in casa, ti toglie il sonno e il sesso.

 

Sì, se perdessi tutte le speranze

non troverei sgradevole l'idea di suicidarmi.

Naturalmente quando una persona arriva ad un gesto così estremo non è mai per un motivo solo, ma per un insieme di problemi, più o meno gravi, che vanno ad accumularsi e che fanno sembrare la vita troppo difficile da vivere, anzi.. direi piuttosto impossibile.

 

non posso che concondare...però come hai detto anche tu la vita non deve esser buttata così facilmente.

Complimenti alla tua forza d'animo :bye:

 

almadel scusa la domanda che può sembrare stupida...ma tu parli dell'estremo dolore fisico dovuto a malattie e roba simile?

ma non c'entrava il fatto d'essere gay,

piuttosto un senso di solitudine, inattività, insoddisfazione...

 

Suicidarsi o fuggire via.

Molto spesso non ci si vuole del tutto suicidare, lo si fa per chiedere aiuto.

O semplicemente perché non si ha il coraggio per parlare e reagire e si spera così d'essere notati.

 

Non sentirsi soli è ESSENZIALE in certi contesti, in certi passaggi della nostra vita.

 

Scusate se vi ho affettato i post!

Ho evidenziato le parti che sentivo più azzeccate, quelle che potrebbero potenzialmente essere cause di suicidio anche secondo il mio punto di vista.

Vorrei aggiungere la rassegnazione alla sopraffazione e umiliazione altrui, protratta nel tempo, sentire il proprio io sottomesso ed essere impotenti!

Anch'io l'ho solo pensato ma non lo farei mai, sono troppo attaccato alla mia vita, anche quando ho dei momenti di depressione, so che con un po' di tempo si risolveranno.

Io sinceramente non ho mai pensato al suicidio ma non per questo giudico chi l'ha fatto o addirittura lo ha messo in atto.

Io ho quasi ventun'anni e sono uscito da qualche anno da un periodo molto difficile, dovuto a motivi quali paura del giudizio di amici e parenti, timore di non essere accettato...cose sapute e risapute, che francamente ora reputo banali, dato che ne sono uscito alla grande almeno per quanto riguarda gli amici e una buona parte di parenti, ma mai ho pensato all'ipotesi di farla finita.

Detto questo però, sono del parere che non si possa giudicare chi, invece, decide di dire basta. E' chiaro che in questi casi si ha un problema di natura psicologica, ma non va condannato, va capito, va ascoltato e soprattutto risolto. Il suicidio è un atto sbagliato a priori, su questo non ci piove, ma nessuno è in grado di giudicare gli altri, certe situazioni vanno vissute in prima persona per poter dare un'opinione, per questo io mi astengo e mi limito semplicemente a constatare che è un problema più diffuso di quanto pensiamo e a dire che non va nè giudicato, condannato nè assecondato.

Ma che dire del dolore fisico, quello persistente, disabilitante

che ti toglie la gioia di vivere e la speranza di vederlo cessare?

 

Direi che la pensiamo allo stesso modo, ma credo che tutti si toglierebbero di mezzo una vita del genere, almeno col pensiero. Molti poi pensano sia l'unica, perché lo è, e preferiscono tenersela così. Il discorso è tutti quelli in questa situazione, se non altro, vengono sfiorati dall'idea.

 

Quando penso al suicidio mi viene in mente Monicelli e non Kurt Cobain.

 

E difatti non sono sullo stesso livello.

A parte quel che si prova verso un personaggio o meno, che qui di personaggi pubblici si parla, il punto è proprio che il secondo è dettato da "problemi esistenziali" e ammetto che possa essere o meno condivisibile. Mentre tutti, credo, conveniamo sul fatto che Monicelli si sia tolto non poca sofferenza.

 

Ma lasciati dire una cosa, delle volte i muri che ci creiamo nella nostra mente sono duri a morire e non sempre è così facile come "a fatto A corrisponde reazione B". E' che oltre a crearci dei problemi siamo buoni anche a vietarci le soluzioni, siamo fantastici in questo.

 

@@Fantom, no problem, sono un fan dell'affettamento dei post! XD

Il problema è che...

se poi muori sul serio.. chi ti aiuta?

 

spesso invece è un modo per punire qualcuno: a me la morte, a te il dolore.

 

Nessuno. Tanti non vogliono morire, poi gli capita mentre tentano, e allora nessuno ti aiuta. Purtroppo.

Un suicidio molto usato per questo tipo di "richieste" è il taglio delle vene, o l'avvelenamento per farmaci come il paracetamolo.

Che poi tempo fa lessi essere una delle modalità predilette dalle giovani signorine inglesi.

 

Il secondo potrebbe essere anche di chi sporca tutt'attorno e relega agli altri di pulire. Ma alla fine credo che del dolore che si provoca negli altri, se vuoi morire, deve importartene poco e nulla.

 

@@Alex. No, non devo commuovermi, essere forte... Brutto e cattivo che sei! XD

Condivido quanto detto da Almadel, anche se i casi descritti da lui sono ovviamente estremi (e sì, fossi immobilizzato su un letto, mi suiciderei seduta stante).

 

Rispetto chi ricorre al suicidio, anche se sono della sponda del "Vaffanculo e tira avanti a testa alta". Mi rendo conto però che non tutti hanno la forza di farlo (manca pure a me a volte) e difronte alla vigliaccheria, il suicidio resta un minuscolo riscatto di dignità.

 

Ciononostante sono del parere che la vita abbia talmente tante, troppe, cose da mordere e assaporare che perdersi questa unica chance a nostra disposizione è un vero peccato.

  • 2 weeks later...
  • 1 month later...

Penso che alla base del suicidio ci sia la voglia di non vivere, talvolta la vita stessa è così dolorosa (e non parlo di dolore fisico) da non riuscire più a conviverci. Se ci pensi davvero e sei sul punto di farlo una volta difficilmente se ne viene fuori, l'unica cosa che si può fare è convivere con questo status e appendersi a qualcosa di abbastanza saldo.

 

Se il problema è mentale e non neurotrasmettitoriale c'è poco da curare, è come se si cercasse di raddrizzare un grande albero, l'unica soluzione sarebbe un ri-inizio.

Ci ho pensato varie volte, in maniera più o meno seria... penso che la vita sia spesso molto ma molto peggiore della morte, a volte però non si ha il coraggio, altre volte (e questa è una cosa bellissima) si ha qualcuno che non si vuole deludere e a cui non si vuole lasciare il peso della propria scomparsa... è difficile ma si tenta di tirare avanti :-)

Christopher

La prima volta in cui nella mia mente è comparsa la parola "suicidio" è stato alle medie, un tipo in classe per un periodo continuava a darmi del gay (ovviamente non usando tale parola); all'epoca nemmeno sapevo cosa volesse dire la parola gay e nemmeno sospettavo che lo fossi, sentirmi attaccato su qualcosa su cui ero totalmente all'oscuro mi stava pian piano consumando. Ricordo un giorno in cui volevo veramente farla finita, lo ricordo come fosse ieri, per fortuna è stata solo un'idea, un pensiero che comunque mi ha aiutato ad affrontare il tutto.

 

Da allora non ho mai più pensato seriamente al suicidio, forse dopo la rottura con l'ex o dopo il co con i miei si, ma entrambi son stati periodi in cui son stato parecchio male.

Sottolineo che si è sempre trattato di pensieri sfuggevoli, non sarei in grado di dare un dolore così grande alle persone che mi amano e che mi vogliono bene. Dico questo perchè so cosa si prova; al primo di anno di liceo un mio compagno di classe si è suicidato, ricordo ogni singolo momento di quel periodo, il dolore che ho provato ma specialmente non dimenticherò mai la faccia della madre durante il funerale. E' un particolare ormai impresso nella mia mente, non riuscirei mai e poi mai a dare così tanto dolore a qualcuno anche se in quel momento mi sta facendo del male.

Tengo conservato ogni articolo di giornale o foto che mi legano a quel mio compagno, a volte li leggo, specialmente nei momenti di sconforto.

Spesso la sera, prima di andare a dormire ci penso e inizio "a parlarci", è difficile da spiegare a parole.

 

Ognuno ha una sensibilità diversa verso la vita.

L'unica cosa che so è che non giudicherei mai e poi mai una persona che lo fa... a volte su internet se si cerca questa parola si leggono dei commenti allucinanti... ecco a proposito di intolleranza, se ci sono persone che non tollero sono quelle che danno tanto facilmente degli stupidi o altri epiteti a gente che compie questo gesto.

anch'io c'ho pensato spesso , anche se non in maniera seria ... semplicemente una volta mi sono guardato allo specchio e mi sono detto : "mi faccio veramente schifo , sono uno sfigato e non trovero' mai qualcuno con cui stare , saro' solo per sempre e saro' preso per il culo da tutti per sempre" . Al che ho pensato che senso avesse continuare a vivere cosi' , pero' e' stato solo un attimo . Questo mi e' accaduto l'anno scorso . Io vivo in un paesino piccolo piccolo della sicilia e qui ogni 2 minuti ci si comincia a sfottere prendendosi per froci ecc. A scuola gli insegnanti parlano dell'omosessualita' come una scelta sbagliata che alcune persone fanno , i miei che mi sembravano aperti mentalmente a quanto pare non lo sono poi davvero tanto ... La mia vita qui e' un inferno , mi sentivo solo da morire ... Qualche mese fa ho conosciuto il mio attuale fidanzato e adesso sto un po' meglio ... Lui dice che devo solo aspettare di poter andare via dal mio paese cosi' che possa farmi degli amici veri disposti ad accettarmi per quello che sono ... cosi' sto iniziando ad avere un po' di fiducia nel futuro ... Ma vi assicuro che fino a qualche mese fa non vedevo una via d'uscita e non so proprio come sarei finito ... per fortuna che ho incontrato lui :) ... Comunque e' veramente assurdo come certi professori abbiano il coraggio di dire certe cose oggi come oggi ... e' anche colpa loro se i miei "amici" sono cosi' ... in che posto di merda che vivo ... spero non sia cosi' dappertutto

Ricordo delle pagine di Primo Levi, per me impossibili da scordare. Delle memorie del suo internamento, mi ha colpito parecchio il suo ragionamento su vita e morte. A recingere i campi di concentramento allora non c'erano solo grate e fil di ferro, c'era anche del filo spinato su tutto il perimetro, attraversato da una scarica elettrica impressionante. Tutti gli internati lo sapevano: in qualunque momento, chi volesse mettere fine al dolore, avrebbe potuto lanciarsi verso la morte/libertà, e morire prima di accorgersene. Era una consolazione, la più grande forse. Avere in potere di metter fine.

Eppure non lo facevano. Quella razza fiera ha subito, si è passivata nel più sottomesso degli atteggiamenti, ma non si è arresa. Li hanno uccisi a milioni, mutilati, straziati, seviziati; li hanno tagliati a pezzetti, hanno usato i loro organi in esperimenti folli o come palle da football, hanno preso i loro capelli per tessere coperte ai soldati, hanno iniettato i loro occhi di inchiostri impossibili, li hanno presi per fame e inedia e per sfinimento, li hanno tartassati, estenuati. E nonostante ciò, hanno resistito. Si sono fatti ammazzare, cercando di strappare alla vita fino all'ultimo secondo, quell'ansimo disperato, quella fiducia ingorda.

E' questa la mia idea di resistenza, non piegarsi di fronte a nessun attacco, per quanto feroce e totale sia, per quanto i danni subiti siano immani, permanenti, invalidanti. Andare a testa dritta e lasciarsi uccidere dalla vita, dal suo corso naturale o da ben altri nemici. Ma mai - mai - dalla paura o dalla pena. O dalla rinuncia.

Per me a volte può essere che continuare a vivere significa piegarsi. Anche piegarsi al dolore e alla sofferfenza è comunque piegarsi. A volte pensi che non te lo meriti, che la vita non ti merita e non ha senso soffrire per nulla. Molti dicono che ci vuole coraggio per vivere, molti altri che ci vuole coraggio per morire... sono vere entrambe le cose alla fine quando ti trovi al limite non sei più tu che decidi - non hai nemmeno più l'illusione di essere tu che decidi. Ti trovi davanti ad una bilancia e non puoi fare altro che seguire il piatto che sta più in basso.

Non ci ho mai pensato, ma quando se ne parla mi sento sempre di condividere le parole che Schopenhauer dice su di esso:

"ll suicida vuole la vita, ed è solo malcontento delle condizioni che gli sono toccate. Egli non rigetta perciò in nulla la volontà di vivere, ma soltanto la vita, distruggendone il singolo fenomeno. Vuole la vita, vuole la libera esistenza ed affermazione del corpo; ma ciò non gli è consentito dall'intreccio delle circostanze, e gliene viene un grande dolore."

D. le tue parole sono bellissime ma la maggior parte delle persone che tentano il suicidio non hanno la razionalità di pensare a coloro che in situazioni peggiori sono riusciti comunque a rimanere in piedi, anzi un pensiero del genere forse li fa sentire ancora più in difetto e quindi indegni di vivere.

 

Vorrei rispondere anche a coloro che hanno scritto che chi si suicida lo fa per vendetta nei confronti di chi rimane e soffre per la perdita subita.. non è così, il suicida più facilmente penserà di essere un peso per le persone che ama e quindi vede il suicidio come una liberazione per i suoi cari, ripeto non è razionale, ma nel suicidio non c‘è razionalità.

 

~ send by tapatalk ginger android

D. le tue parole sono bellissime ma la maggior parte delle persone che tentano il suicidio non hanno la razionalità di pensare a coloro che in situazioni peggiori sono riusciti comunque a rimanere in piedi, anzi un pensiero del genere forse li fa sentire ancora più in difetto e quindi indegni di vivere.

 

 

no tesoro, non intendevo sottolineare ciò. Preso dalla foga e dalla retorica ho finito col lasciar trapelare un messaggio diverso. L'assunto da cui parto è semplice, e perciò incisivo: se uno decide di vivere, lo decide perché gli va - non certo perché altri soffrono di più. Sono troppo individualista per mettermi a pensare a cosa pensano, dicono, fanno, rimuginano gli altri. Se scelgo di ammazzarmi è una roba solo mia, non ci metto in mezzo paragoni o confronti.

La situazione degli ebrei la riportavo per altri due motivi diversi

 

I. riscuotono le mie simpatie personali, appunto perché non si sono arresi nemmen di fronte ai limite ben sfondati del pensabile. Mi piace chi resiste di fronte a tutto, anche all'irresistibile

 

II. la lezione di Levi per me è bellissima. Ognuno di noi ha in potere di toccare quel cavo e porre fine alla sofferenza. Farlo o non farlo è una scelta individuale. E che come individualista posso dire di condividere o non condividere, ma che sicuramente non giudico, in quanto non me ne frega assolutamente nulla. Se ti ammazzi è una tua decisione, e perciò una tua responsabilità. Quel che mi piace è la possibilità di terminare volontariamente, è una condizione tutta umana che si contrappone a ben altre sentenze. L'inferno cristiano, per dire, non spaventa tanto per i patimenti promessi o minacciati, quanto perché la morte non è prevista: non finisce. Toccare o non toccare quel cavo non fa differenza. Io trovo magnifico che si possa farlo in qualsiasi momento

@@D. grazie per il chiarimento <3 effettivamente si, le parole di Levi sono davvero profonde, emozionanti e anche il tuo pensiero a riguardo lo è. Il mio ragazzo mi dice sempre che ho lo spirito di una donna ebrea, non avevo mai capito perché ma forse lo sto capendo adesso, forse è lo spirito di resistenza.

  • 5 months later...
Altra discussione sul suicidio unita.

Loup-garou


Una persona che ha vissuto relativamente poco della sua vita ..poco meno di un trentennio..nn ha più stimoli nè motivazioni di vivere, è al tracollo di una crisi economica derivante da investimenti sbagliati familiari, non ha un lavoro e soldi, le sue amicizie si sono allentate, non ha una fidanzata..nn ha un supporto.. ha una disfunzione cutanea che gli ha rovinato il volto e parte del corpo, curabile ma costosa.... E' giunto al capolinea non ha più le forze di andare avanti,... ed è sull'orlo di decidere se uccidersi e trovare la pace oppure continuare a vivere qst vita di sofferenze per rendere meno dolorosa l'esistenza delle eprsone che più al mondo gli vogliono bene: i suoi geneitori.


Voi, al suo posto, che fareste?


Non è ammessa una reversibilità della situazione, quindi la tipica frase ' io troverei la forza di cmabiare etc etc' ..sapete dove mettervela .. ^^

aldilà della forza di rimboccarsi le maniche (che è l'unica via d'uscita) e dell'idea di di farla finita (che comunque è una possibilità sempre aperta, si può fare in qualsiasi momento), persone che nella vita sono arrivate a un vicolo cielo magari dopo aver subito un incidente o una grave crisi, di solito hanno trovato nuovo spunto nel mettersi a servizio di chi ha passato esperienze similari. non sono rari i casi di sopravvissuti di dipendenze, incidenti e tradimenti che hanno cominciato ad aiutare gli altri.

 

soffrire determinati accadimenti dovrebbe spingere l'individuo che li subisce a rimappare il proprio senso della realtà e, quindi, a smettere di desiderare le cose che faceva prima (che evidentemente non erano granché), per concentrarsi sul nuovo senso del tutto che l'aver superato un'emergenza gli ha donato.

 

ps: ora che ci penso, poi ci sono anche quelli convinti di ciò che fanno e non hanno bisogno di ripensamenti, e che semplicemente decidono di lasciarci. va bene anche questo, ognuno può scegliere di entrare a bomba nella vita, guardarla da lontano e anche andarsene quando si è annoiato del party in corso (anche se varrebbe la pena cercarsene un altro prima di chiudere le serrande).

Non si tratta di una crisi circoscritta ad un periodo finito.. è in itinere ... la persona soffre giorno per giorno ... un po un AIDS che la distrugge lentamente..

 

..

be' domanda era chiara, non potendo cambiare il futuro per una 15ina d'anni,che faresti?

 

Una persona che vive una crisa per tutta una vita, sin da quando è nato .. fino all'ultima ora prima di andare a letto di corrente giorno..nn ho la forza di pensare ad aiutare gli altri , nn può, è bloccata nella sua crisi 30ennale ... nn ha vie di fuga, nn ha scelte .. vivere qst vita vuota o morire .

 

La vita di una persona è sbaglaita se vorrebbe essere felice, poter frequentare i propri amici, trovare moglie e avere una famiglia tutta sua? Secondo me ... in ultima analisi gli viene negato ogni successoa ffettivo, familiare e lavorativo---> solitudine.

 

 

PS:E cmq nn hai risposto alla mia domanda .... E' come se ti dicessi preferisci il nero o il bianco ? e tu mi rispondessi : Mi piace il rosa P£n£

Sembri me 2: la vendetta; io pure ci ho pensato molte volte, non ho i tuoi stessi problemi, ma ero depresso, mai un fidanzato, gay nel paese di fascisti anni 30", grasso, timido e di conseguenza asciale, sociofobico... Poi, un giorno non molto lontano, mi son deciso, senza nessuna spinta, ed ho preso il toro per le corna, ed ho avviato la risoluzione dei miei problemi, e piano piano li risolverò, non domani mattina, ma li risolverò. Tu hai detto di avere dei genitori che ti vogliono bene, non potrebbero aiutarti finanziariamente? Hai chiesto a loro? Un lavoro non lo trovi proprio? Non hai preso in considerazione di trasferirti da qualche altra parte? Non hai qualche parente che può ospitarti? I soldi, sono in fondo in fondo il problema maggiore? Sono un po' il problema di molti, tu ad esempio vorresti tanto operarti no? Non ti piace il tuo aspetto, o no? Anche a me non piace il mio aspetto, però ho rinunciato ai cibi, alle cene, alle bevute con gli amici in discoteca, vado a fare il mazzo tutti i giorni a correre sbracciare e sollevare pesi per dimagrire e sperare di guardarmi un giorno allo specchio senza farmi schifo e di non aver paura di stare fra le altre persone, vorrei tanto fare 6 al lotto, così da non avere più problemi per il resto della mia vita, ma ho provato parecchie volte senza risultati :)): e sono ancora sicuro che neanche tutti i problemi sarebbero risolti, anche da ricco, poiché ci soluzioni che non hanno un costo, ma comunque ci sono. Poi dici che "una persona, bloccata nella sua crisi 30ennale non ha vie di fuga..." e subito dopo dici che o puoi "vivere questa vita, o morire", allora vedi che la scelta c'è? Tutti noi possiamo scegliere di vivere o di morire, a tutti vanno male le cose, come gli andranno anche bene, e tutti potremmo risolvere tutto con 5 minuti di agonia, ma il nostro problema è che quando le cose ci vanno meglio non ce ne accorgiamo tanto quanto quando ci vanno male (perdonami il gioco di parole), io ci ho riflettuto molto, e nonostante il mio "pessimismo cosmico" ogni tanto riesco a trovare qualche soluzione ai miei problemi, non dico che passo dalle stalle alle stelle, ma diciamo che uscire dalla stalla all'aria aperta migliora un po' le cose e sto meglio. Io non posso darti un aiuto preciso, neanche ci conosciamo, non posso dirti vai li o di la, posso dirti di cercarti un nuovo lavoro per incominciare, vai ad un ufficio di collocamento chiedi a qualche amico (non tutti si dimenticano delle persone) o a qualche parente o conoscente o anche in un posto dove non sei mai stato in vita tua, basta che ci provi; e NON aver paura di parlare con i tuoi genitori, come hai detto tu, ti vogliono bene e a te ci tengono molto.

Detto questo, non ti scriverò una frase sulla tua "forza interiore", quando ho chiesto aiuto me ne hanno dette di quelle frasi, ed ora che le cose vanno meglio, quando ci ripenso rido, non perché quelle frasi non avessero senso (anzi!), ma perché l'unica forza che mi serviva era quella di alzare il culo, uscire di casa e trovarmi da solo una soluzione, senza aspettare che mi cadesse giù dal cielo. Rimboccati le maniche, quando si inizia a scalare una montagna e ci si trova giù, si pensa una cosa sola: "non ce la farò mai", poi quando però ti arrampichi e inizi a vedere la vetta, allora troverai solo che motivazioni in più. Esci, gira, prova, parla a qualcuno, fai qualcosa!

 

Non è ammessa una reversibilità della situazione, quindi la tipica frase ' io già ho provato tutto' oppure ' pensi che non abbia provato a cercare una soluzione?! ' (frasi che io ho ripetuto e ripetuto centinaia di volte) sai dove mettertele! :)):

 

Daiiii!

Edited by Angelo1900

io ho risposto con il rosa perché la tua domanda pecca di relatività.

 

se poni i termini di questa condizione da qui a 15 anni, e poi finalmente qualcosa si sblocca bene direi che è già deciso, si aspetta perché si sa già che c'è qualcosa di migliore. invece la questione opposta, è così d'ora in poi e lo sarà per sempre. no, questa condizione non può esistere. è auto escludente. a meno che la persona non sia paralizzata a letto in coma vegetativo o condannata da una malattia inguaribile, tutti hanno l'opportunità di scelta. persino fare il barbone su un treno che viaggia in tutti gli stati uniti è meglio che rimuginare sul niente.

 

io non ho mai detto a nessuno ti prego non farlo, è una cosa stupida da dire a chi sta soffrendo. ho molto rispetto per le persone che decidono di andarsene, però devono venire a patti almeno con sé stesse laddove, nel resto, hanno fallito con gli altri. devono andarsene con un'idea chiara e trasparente. andarsene perché il mondo è cattivo e abbiamo bruciato le possibilità è inutile. è solo la condizione fisica che può impedirci il cambiamento. puoi camminare e deambulare indipendente? allora hai quello che ti serve per far rigirare le cose. non hai queste cose? nessuno ti biasimerà se non te la senti. questa condizione di vuoto a perdere di una mente intorcigliata in sé stessa che bisbiglia e accarezza con concilianti richiami verso il buio deve divenire passepartout per ricodificare l'esperienza di ogni giorno e arrivare a capire, eventualmente isolare, i fattori che la generano. è un processo difficile, nel quale vanno scardinate tutte le proprie credenze e anche ogni accenno di stabilità con la quale ci reggiamo in piedi, non per niente ci sono specialisti che hanno studiato una vita per accompagnare altre persone nel lungo percorso. oppure puoi farlo da solo, e rileggere il tuo post e trovare gli errori. come nella settimana enigmistica.

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