Laen Posted October 19, 2011 Share Posted October 19, 2011 Tutta la differenza sta tra lo «star male» di cui ha parlato Frattaglia e lo star male di «avere una malattia». Questa è una differenza obiettiva. Lo «star male» indica bensì una sofferenza psichica, che però non è necessaria (= universalmente valida). Tutti coloro che soffrono di depressione stanno male. Non c'è nessuno che faccia eccezione. Ma non tutte le persone transessuali stanno male con un corpo y, prova ne è che non tutte vogliono fare la transizione, anzi alcune rivendicano di non volerla fare: allora volerla fare è e rimarrà sempre una condizione personale e soggettiva, non una necessità obiettiva e valida per tutti. Necessaria per Tizio, sarà facoltativa per Caio, e indesiderata da Sempronio. Concordo, è ciò che penso anche io, ma la capacità di linguaggio di Isher è superlativa e ha sicuramente reso il concetto meglio di me. :) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
R.POST Posted October 19, 2011 Share Posted October 19, 2011 Tutta la differenza sta tra lo «star male» di cui ha parlato Frattaglia e lo star male di «avere una malattia». Questa è una differenza obiettiva. la butto lì: magari quelle persone sono transgender e non soffrono la mancata appartenenza al sesso di cui si sentono di appartenere? vladimir luxuria o kika su tutti, che vivono come donne pur non essendolo al 100%. la sofferenza di un/a transessuale, aldilà degli individui che hanno trovato il suo equilibrio nell'essere ibridi, è indubbia. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Frattaglia Posted October 19, 2011 Author Share Posted October 19, 2011 Infatti è come dice R.POST. Esistono diversi gradi di disagio... dai bambin* mtf che tentano di amputarsi il pene a 10 anni a chi riesce a risolverlo anche soltanto vestendosi part-time del sesso opposto. Se volessimo fare una distinzione tra categorie potremmo dire che la prima è quella dei transessuali "puri" mentre la seconda è transgender... anche se poi con transgender si indicano in realtà tutte le persone appartenenti alla categoria "gender different". Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Isher Posted October 19, 2011 Share Posted October 19, 2011 Ma il problema infatti non è di ulteriormente suddividere per categorie, che tra l'altro sarebbero riconoscibili e definibili solo a posteriori. Proprio questo ulteriore suddividere, se fondato, riconferma il fatto che voler operare un mutamento sul proprio corpo non è, di per sé, espressione di un disturbo da risolvere con la transizione: un disagio non è, di per sé, un desease. Insomma manca l'oggettività e la riconoscibilità a priori di una sofferenza assimilabile a quella procurata da una malattia. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Frattaglia Posted October 20, 2011 Author Share Posted October 20, 2011 Ma non potremmo dire lo stesso allora della depressione? Anche questa è una malattia psichiatrica... certo, si cura con psicofarmaci e psicoterapia, e non con ormoni e chirurgia, ma anche per questa è una cosa solo nella testa. E anche qui ci sono diversi gradi di depressione. Ovviamente per entrambe (Disturbo dell'Identità di Genere e Depressione) esistono dei criteri diagnostici, e la diagnosi per entrambe viene fatta da uno psichiatra. Ah, giusto per aggiungere... in passato avevano provato in altri modi a curare il Disturbo dell'Identità di Genere, con psicoterapia, iniezioni di ormoni del sesso genetico, ecc ecc... Inutile dire che le persone curate in questa maniera non hanno tratto il minimo giovamento, e il tasso di suicidi tra le persone curate in questa maniera era altissimo, superiore a quello delle persone trans che non avevano subito questi trattamenti. Per questo si è arrivati alla conclusione che l'unica cura per far star bene le persone trans sia la transizione. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hinzelmann Posted October 20, 2011 Share Posted October 20, 2011 Esistono due sentenze una della Corte Europea dei diritti dell'uomo ed una della Corte di Giustizia, la prima credo del 2002 e la 2^del 2006, che richiamando gli artt. 8 e 14 della Carte Europea dei diritti dell'uomo sostengono il diritto alla identità di genere come conformazione della sessualità alla scelta. E' una formula giuridica un po' ostica, direi anche poco conosciuta e forse non facilmente divulgabile ( poco divulgata in Italia, certo ) In termini giuridici ci si smarca, direi necessariamente, dalla sofferenza o dalla malattia, perchè si vuole affermare un diritto ( alla identità ) che sia in qualche modo autonomo rispetto a quello alla salute. Semmai, ma qui siamo più nell'ambito delle discussioni di organismi bioetici, si tende a dire che il divenire deve essere legittimato come movimento da qualcosa a qualcosa ( come la ricerca di una corripondenza armonica: si utilizza molto il concetto di "armonia" ) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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