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Un racconto con tre parole (IV)


lux

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Dopo ore di copia incolla e una giornata morta in ufficio... signori e signore ecco una versione aggiornata e completa del racconto che vincerà qualsiasi premio....buona lettura! (io ho ancora le lacrime agli occhi dal ridere....)

 

*** Un racconto con tre parole ***

 

Lontano da qui, vorrei essere.

Domani la rivedrò per parlarle. E' giunta anche Claudia, finalmente, e le potrò dire la verità a riguardo della mia omosessualità.

E' tanto tempo che volevo parlargliene, da quella notte in cui mi detti a Roberto. Ricordo che lui era folle di me, mi sentivo al settimo cielo, purtroppo lui era preso da altro ed era troppo sicuro di se. Quando un bel giorno mi aspettò con un coltello nascosto nell'ombra pronto ad assalirmi, per fortuna avevo anch'io una mazza da cricket con la quale gli sfondai il cuore. Metaforizzo, naturalmente.

Ma lui imperterrito andò avanti per ore a baciarmi. dopodiché tirò fuori la mazza ferrata e ci mise tanto tempo per trapassarmi la schiena, e io urlavo a squarciagola.

Ovviamente i vicini chiamarono la polizia. Purtroppo arrivarono troppo tardi: non poterono che osservare con cinismo un po' schifati il sangue sparso sopra la tavola dove c'era un grosso vaso colmo di sangue. Fu allora che vidi il mio stetoscopio del laboratorio e mi ricordai della mia missione: diventare un medico.

Ma tutto ciò significava inevitabilmente che avrei dovuto lasciarlo.

 

Era molto difficile per me ricordare quei bellissimi momenti uno ad uno, perciò decisi di lasciarmi tutto dietro e andare subito avanti, senza pensare più al grosso trauma che lui mi aveva procurato. Allora decisi di psicanalizzarne le cause che mi portarono a una inaspettata verità: io sono solo un sogno.

 

Non era possibile per me credere alle fiamme che mi esplosero dentro bruciando ogni sentimento, uccidendo ogni speranza senza mai finire. Ma era tempo ormai di proseguire il mio incarnato con i pastelli e i pennarelli: il nero per dipingere l'oscuro velo di Maia.

La terribile vicina entrò improvvisamente in casa e io ero nudo tutto intento a rivestirmi in fretta, mentre lei guardava sorpresa e affascinata il camino acceso. Finito di vestirmi la trovai accovacciata per terra ad odorarmi le scarpe, poi lei andò in cucina a prendere un coltello e corse verso la portina ad attaccare il bulldog che la inseguiva, anch'esso con della carne fra le zanne, simile a vitello.

 

Improvvisamente persi i sensi e caddi in un vecchio ricordo. Inaspettatamente un brivido risvegliava i miei sensi: la chiave perduta si trovava lì sopra il caminetto, dovevo fare cacca ma non c'era la carta igienica. Strinsi le mani cercando disperatamente di sfondare la porta in modo da aprire un varco ma il bazooka spruzzò la cacca dappertutto,e io rimasi fermo a guardare la porta ormai completamente distrutta.

 

Per guadagnare tempo, fece finta di ballare la samba andando contro il barbuto del monte cacante e pisciante che imbrattò tutto il bulldog inferocito di Valentino quando decisi di andarmene.

 

Quindi lasciai tutto, mi lavai intensamente, usando un prodotto esfoliante e idratante, ma bisognava indurire le unghie fragili a constatare il trattamento della cipolla rossa tinta di sanguigno come un pomo che spaccò il muro del pianto come fece Tito in tempi remoti nella sua macelleria scolpita sull'arco che un tempo fece erigere a tempio dedicato a Castore e Polluce, mitici eroi impegnati a difendere Elena vilmente rapita da Paride profumato seduttor (di donne) strappato alla morte dalle mani di Afrodite, divina beltà e aspirante pornodiva.

 

Cipride si presentò con tracimante spavalderia davanti alla telecamera indossando solamente un bustino in latex di Hello Kitty con voce seducente e disse che l'avrebbe preso (masticando intanto avidamente una caramella gommosa al posto di qualcosa di più

turgido e consistente) ma poi giunse seminudo e eccitato un baldo giovine, aitante e glaucopide, dar sfoggio del mantello da cui tirò fuori una spada accuminata che era pronta per lacerare il bustino che celava appena un Keroppi tatuato con chiaro riferimento ad uno scabroso amante del passato leccatore di rane (allucinogene, naturalmente) e non solo.

 

Ma tutto questo non la spaventava. Decise di leggere una copia dell'Edipo Re di Sofocle in cui si ritrovava pienamente: la catarsi aristotelica avrebbe funzionato certamente. Per scacciare Ybris ci vuole Charis.

 

Esuchia e Efrosune, insieme a Moana, in un simposio si dilettarono dandosi languidi baci voluttuosi, tracimanti di concupiscenza, pungenti come vipere, piccanti come nduja, ardenti come fiamme pronte a lambire la soda carne tremula e fremente pronta ad accogliere il succulento gladio da sempre bramato nel grembo affamato di nuova vita.

 

E lo strinse per testarne la consistenza turgida e assicurarsi così di penetrare con precisione la barriera che proteggeva il caldo tesoro ricercato da quell'alma ardimentosa e tanto licenziosa e molto tormentosa, finché non decise di trafiggerlo metaforicamente con un antico pugnale ingioellato di cozze e vongole, brillanti come diamanti, appena pescate dal lago di Avalon giusto dietro Mergellina, situato negli anfratti reconditi e puteolenti della spiaggia fangosa.

 

Inflisse il colpo con estrema determinazione e fredda lucidità ma si trovò sopraffatto dall'ansia da prestazione che culminò in un urlo lacerante .......

 

(continua....)

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OT:

oddio santo! O__________O

io mi rifiuto di leggerlo almeno per ora tutto xD

 

 

Tutto questo provocò

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