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Un racconto con tre parole (IV)


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  • 2 weeks later...

(Inserisco le mie tre parole in mezzo agli ultimi due post, così acquistano un senso... si fa per dire).

 

Lontano da qui, vorrei essere. Domani la rivedrò per parlarle. E' giunta anche Claudia, finalmente, e le potrò dire la verità a riguardo della mia omosessualità. E' tanto tempo che volevo parlargliene, da quella notte in cui mi detti a Roberto. Ricordo che lui era folle di me, mi sentivo al settimo cielo , purtroppo lui era preso da altro ed era troppo sicuro di se. Quando un bel giorno mi aspettò con un coltello nascosto nell'ombra pronto ad assalirmi, per fortuna avevo anch'io una mazza da cricket con la quale gli sfondai il cuore. Metaforizzo, naturalmente. Ma lui imperterrito andò avanti per ore a baciarmi. dopodiché tirò fuori la mazza ferrata e ci mise tanto tempo per trapassarmi la schiena, e io urlavo a squarciagola. Ovviamente i vicini chiamarono la polizia. Purtroppo arrivarono troppo tardi: non poterono che osservare con cinismo un po' schifati il sangue sparso. sopra la tavola dove c'era un grosso vaso colmo di sangue. Fu allora che vidi il mio stetoscopio del laboratorio e mi ricordai della mia missione: diventare un medico. Ma tutto ciò significava inevitabilmente che avrei dovuto lasciarlo. Era molto difficile per me ricordare quei bellissimi momenti uno ad uno, perciò decisi di lasciarmi tutto dietro e andare subito avanti, senza pensare più al grosso trauma che lui mi aveva procurato.Allora decisi di psicanalizzarne le cause che mi portarono a una inaspettata verità: io sono solo un sogno. Non era possibile per me credere alle fiamme che mi esplosero dentro bruciando ogni sentimento uccidendo ogni speranza senza mai finire. Ma era tempo ormai di proseguire il mio incarnato con i pastelli e i pennarelli, il nero per dipingere l'oscuro velo di Maia. La terribile vicina entrò improvvisamente in casa e io ero nudo tutto intento a rivestirmi in fretta, mentre lei guardava sorpresa e affascinata il camino acceso. Finito di vestirmi la trovai accovacciata per terra ad odorarmi le scarpe, poi lei andò in cucina a prendere un coltello e corse verso la portinaia ad attaccare il bulldog che la inseguiva, anch'essi con della carne fra le zanne, simile a vitello. Improvvisamente persi i sensi e caddi in un vecchio ricordo. Inaspettatamente un brivido risvegliava i miei sensi: la chiave perduta si trovava lì sopra il caminetto, dovevo fare cacca ma non c'era la carta igienica.

Strinsi le mani

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