Jump to content

Raduno Romano 11/11 – Apologia di un ritardo annunciato (Starring PuroSpirito)


Recommended Posts

Raduno Romano 11/11 – Apologia di un ritardo annunciato (Starring PuroSpirito)

Puro abita in un non luogo tipico della periferia suburbana, dove trasuda dall’asfalto una bruma che sfuoca le luci stradali, rendendo il silenzio notturno, una sorta di assordante eco di solitudine cementificata, rotta solo dal rombo di bolidi rapaci.

 

 

I protagonisti di questa storia sono cinque e vengono scodellati da un treno metropolitano sulla banchina di una stazione della metro chiamata “Santa Maria del soccorso”, mai nome fu meno appropriato.

Dario, il piccolo furetto dagli occhi di cielo, si arrampica sinuoso su per le scale, commentando sarcastico la mobilità di quelle scale calcificate. L’altro, Silver, il cinico spilungone, un dandy metropolitano snob dalla punta dei suoi scarponi da trekking e su di griffe in griffe fino all’imperturbabile pettinatura, commenta laconico che si trovano in una zona molto popolare. Ridiscendono da quel pianoro artificiale, tra una galleria di stupendi Basquiat che presto saranno cancellati da qualche lavoratore interinale nell’indifferenza collettiva, come la vita dei nostri cinque protagonisti, che scorre senza lasciare alcuna traccia di sé.

 

 

Rosso è il guado del fiume d’asfalto che stoppa l’incedere scoordinato. Al è un magnifico istrione degno dello spirito di cui si dice purezza, e parla, parla senza che nessuno in realtà lo ascolti. La ragione per cui sono qui è lo zaino di Dario, stanotte trasloca da Vito, lo studente di psicologia silenzioso e dall’incedere fiacco, nel cui sguardo aleggia una dimessa sconfitta. Insieme dovranno andare a recuperare la macchina di quest’ultimo dall’altro capo della città.

 

 

Sulla piazzola di capolinea c’è il bus che li dovrebbe portare fino a casa di AL … dovrebbe. Sul marciapiede ci sono immigrati dalla pelle creola che aspettano. Al non è uno che aspetta e soprattutto tace le sue inquietudini. Istantaneamente chiede se l’autobus partirà e perché allora non parte a un indiano che risponde “aspettare autista”. Ma l’autista sta già dentro, nota Silver mentre si annoda al collo un Pierre Cardin di lana. “Non c’è problema” Annota sempre entusiasta Al “Al limite andiamo a piedi, sono al massimo dieci minuti” e poi lo ripete agli altri che giungono solo in quel momento. Dogville dice qualcosa, lui dice sempre qualcosa, ma in una modulazione di frequenza tale che non viene recepita da AL, il quale scocciato chiede ogni volta di ripetere, e Dogville ripete e Al continua a non comprendere ciò che in realtà non concepisce concettualmente, e al terzo tentativo lo zittisce istericamente, chiedendosi quale karma gli abbia mandato quella croce.

 

 

Il drappello marcia spaiato tra le brume che drappeggiano il silenzio metropolitano: Una strada, un viale, poi una rotatoria e quindi di nuovo un viale. Tra le luci artificiali che macchiano il buio, Dario racconta della sua passione per Buffy l’ammazza vampiri. Al veleggia leggiadro tra svolazzi di conversazione, ma la strada agli altri sembra non finire più. Poi Dogville dice di nuovo qualcosa, Al se lo sta per mangiare, ma gli altri richiamano la sua attenzione. Dogville ha ragione, ma del resto lui ha sempre ragione, sono gli altri che non lo ascoltano.

 

 

Il furetto agita i suoi occhietti vispi, illuminati da una logica esaltante: Perché cazzo si stanno trascinando a casa di Al, quando lui potrebbe prendere lo zaino e portarlo all’appuntamento con gli altri all’obelisco del Verano? Cazzo è geniale! Persino gli occhi neri di Vito sono percorsi da un bagliore che spazza via il loro velo malinconico. Silver no, lui si sta rollando l’ennesima sigaretta, in realtà non gliene frega un cazzo dello zaino di Dario e non vede l’utilità di quel colpo di genio, quando ormai sono arrivati fin là.

Infatti, quando Vito e Dario sono sul punto di tornare indietro, AL glielo fa notare. Silver sbuffa una nuvola di fumo che rimane sospesa in aria, stupendosi di nuovo di come Al arrivi sempre alle sue stesse conclusioni.

 

 

“Come il solito non servi a niente, potevi anche startene zitto, almeno ora non ci sentiremmo così stupidi” Dice Al al povero Dogville che fa spallucce, asserendo giustamente che a lui non l’aveva mica detto nessuno perché stavano andando a casa di PuroSpirito. “Zitto, da ora sei tu il più odiato del forum, non più Risu” Lo ammonisce ancora sua magnificenza, ragguagliando tutti per l’ennesima volta di quando, il giorno prima, lo ha dovuto recuperare perché si era perso nel tentativo di trovare casa sua. Dogville dice ancora qualcosa, ma intanto Silver si domanda se esista veramente una casa di PuroSpirito. Dario anche si lagna e persino Vito sta per protestare, ma Al getta indietro la chioma dal taglio asimmetrico, e si fa scivolare addosso ogni critica, illustrando a Silver l’inutile illuminazione che un architetto degenere ha usato per illuminare un parco buio e sinistro.

Dogville dice ancora qualcosa, ma stavolta a Silver. Strano perché eccetto Al nessuno osa rivolgergli la parola. “Mi sembravi diverso, ecco … più espansivo … ma tu hai una foto nel forum vero? Con gli occhiali però, tipo truzzo ecco, non si capisce niente …. T’immaginavo, ecco … drogato“ Silver sorride, forse è la prima volta che lo fa da tutto il pomeriggio. “Ma tu non sai proprio startene cinque minuti zitto! … ma io non lo so come si possono dire certe cose” Interviene Al, ma Silver lo interrompe e alzando le mani ammette “Ma io mi drogo, lo ammetto”. Gli altri ridono credendo che stia scherzando; beh, non più per il vero, ma in ogni modo le droghe le ha provate tutte: da quelle delle piazze alle farmacie agli smart shop, nell’inutile tentativo di trovarci un pizzico d’entusiasmo da cacciarsi nelle vene.

 

 

Sono finalmente arrivati. Entrano nell’atrio e Dogville decide di prendere le scale. Mentre l’ascensore sta per partire, chiede a che piano deve arrivare “All’ultimo”, gli urla Al senza alcuna malizia. “Auguri” chiosa Silver scatenando l’ilarità del furetto dagli occhi di cielo.

 

 

La stanza di PuroSpirito è esattamente come l’ha descritta: Ci sono le luci a intermittenza natalizie, messe a spirale accanto al letto, palline di specchio appese al lampadario e anche in altri posti improbabili, come appesa a una fascia tricolore di quelle che si usano per dare le medaglie nei giochi olimpici e poi foto, ma soprattutto Winni the Pooh, cui Silver ha spiegato con la solita deferenza che Pooh nel gergo infantile significa “cacca”.

 

 

Dogville dice qualcosa. Sdraiato sul letto, abbracciato al suo giubbotto, ritratta quanto aveva sostenuto fino a poco tempo prima sulla stanza di Al. Dice che non è vero che sembra quella di una ragazza e nota la foto sul muro di una Ducati, chiedendo ad Al se gli piacciono le moto, ma Al risponde di no e allora perché ha una foto della Ducati da corsa sul muro? “ E che ne so io? Ci sta e basta” e ma allora chi l’ha messa lì, perché non ha senso, ecco. “Fatelo stare zitto … Io non lo sopporto più … mi si mette nel cervello … basta me ne vado”. Nessuno sa dove va Al, invece Dario decide di fare una doccia, mentre Silver protesta per la musica che viene da PC “Please don’t go” – da strapparsi le vene a morsi, Dogville concorda e va a cercare i Jet “are you gonna my girfriend”. Il video non finisce che Vito cambia musica, i tre rimasti in camera si ritrovano a girovagare tra goth e metal fino a troia non so cosa, che Silver bolla subito come una rivisitazione del punk dei Krisma.

 

 

Nessuno si domanda che ora è.

 

 

Torna Dario, arriva anche PuroSpirito con un cocktail al rum e poi sparisce di nuovo, nel frattempo ha tirato fuori qualcosa dall’armadio, vuole mettersi in tiro come ha annunciato che farà Casper. Dario strizza gli occhi assaggiando il drink, Silver capisce al volo “Poco rum” e posa anche lui il bicchiere, chiedendo se può usare il bagno. La tavoletta del bagno di PuroSpirito è una trappola per uccelli, scatta come una tagliola quando meno te l’aspetti. Che Puro sia un serial killer e nel frigo tenga un campionario di Peni in barattoli come cetrioli in formalina, tipo mostro di Milwaukee? No, e quando esce dal bagno, chiede dispiaciuto se Silver è scampato alla mannaia.

 

 

Silver inorridisce per la scelta dei capi fatta da Al e si avventura nell’armadio di sua santità. Puro fa scoprire a Silver il suo lato transgender, In realtà Silver prima di quel giorno non credeva nemmeno di saperne tanto, nel senso che ha sempre scelto i suoi vestiti senza starci troppo a pensare su … ma dopo aver visto la biancheria intima color arancio tibetano che indossava AL, una vocina dentro di sé ha iniziato a parlare a un’altra dicendole “ma più senza” o “Che il buon gusto sia conte”. Gli spiriti di Enzo e Carla ormai lo possedevano.

 

 

Dogville dice qualcosa e nessuno lo ascolta … Intanto si sente la trappola per uccelli che scatta di nuovo, è Vito che è andato in bagno. Ad Al viene un colpo di genio, un altro. Cerca Quintis per dirle di passare a prenderli in macchina. Lei risponde che può. Però nel frattempo hanno deciso di tornare tutti insieme, e allora non ci sarebbe spazio nella sua auto. Dogville messaggia qualcosa a Quintis, Al chiude il discorso mandando all’aria tutto, sentenziando che sarebbero tornati in metro e lo zaino di Dario, a quel punto, lo avrebbero lasciato nell’auto di Quintis una volta giunti all’appuntamento. Sono tutti d’accordo e Puro si compiace una volta di più della sua genialità.

 

 

Era tempo di andare. Vito ha freddo e si prova il giubbotto di Puro. “Ti sta d’incanto” Gli dice Silver, che da quel momento guarderà con occhi diversi il timido studente di psicologia. Persino Puro è pronto per uscire, se non fosse per qualche dettaglio che gli continua a sfuggire, facendolo correre di qua e di là.

 

 

Dogville proferisce qualcosa e Puro lo interrompe, dicendo a tutti di precederlo mentre ha da sistemare quell’ultimo dettaglio. Tornato in sé, Silver guarda gli occhietti del furetto che lo invita a seguirlo, commentando laconico “Se lo lasciamo solo, ci resta almeno altri venti minuti in bagno”. Gli altri concordano e Al sclera “Che c’è, tutti a guardarmi mentre sono in bagno? Mi sa che non siete mica normali”. In effetti, era uno spettacolo vederlo centellinare ogni goccia di dopobarba, posizionandola meticolosamente sul mento.

 

 

Finalmente in strada, Dogville fugge improvvisamente verso un albero “Ma vi sembra normale? Siamo stati finora in casa, dove poteva andare comodamente in bagno …” Osserva Al improvvisamente dominato dal demone della puntualità. “Marca il territorio” chiosa Silver mentre gli altri si allontanano “Dogville”, Esclama AL” Ecco perché si chiama così ... sono un genio non trovate?”.

 

 

La via del ritorno appare stranamente più breve. Il treno della metro è deserto, s’inizia a riempire strada facendo. Improvvisamente sembra di vivere una scena di “The Warriors” di Scorsese. I guerrieri devono raggiungere Coney Island e hanno appena incrociato la banda delle checche allampadate, note per la tecnica di combattimento “Peeling-zu”. Il furetto dagli occhi di cielo è pronto a scattare, non aspetta altro che una mossa, un gesto anche solo uno sguardo. Lo scontro è evitato solo dal sopraggiungere della fermata “Policlinico”.

 

 

Autobus niente. “Che palle!” Al è stufo di ricevere messaggi che sistematicamente cestina senza leggere, perché tanto sa che sono di Zigulì. Poi parla con qualcuno. Successivamente anche Dogville lo fa, e dopo aver marcato di nuovo il territorio, scatta in avanti. A nessuno sfiora l’idea di essere in ritardo e si raccontano storie feline.

 

 

La tensione che si è coagulata sul luogo dell’appuntamento è tanta e tale, che l’influsso negativo inizia a far agitare Puro. “Mi odiano … ma insomma non era alle dieci e mezza?”. Sono comunque le undici passate e quasi una ventina di persone è rimasta all’agghiaccio davanti a un camposanto per aspettare solo loro. “Oddio, mi odiano tutti, ora come farò?” Si dispera AL, mentre attraversando con Dario, rischia di far al fine di un gatto in tangenziale. “E’ anche colpa vostra … questo che si fa la doccia e quell’altro che s’infila nell’armadio … Oddio, che dici, mi perdoneranno mai?” Chiede attaccandosi al braccio di Silver, quando Quintis ha già fatto mettere lo zaino in macchina a Dario e ci guarda come una che ha sentito cose irrepetibili. Dario stringe gli occhietti e tira uno dei suoi sorrisetti mefistofelici “Puro ora sarai tu il più odiato, persino più di Risu”. Gelato da siffatta sciagura, Al pietrifica all’istante, poi riflettendo “Non dire stronzate per favore, nessuno può essere più odiato di Risu … Ah, Dario ti ricordo che tu hai perso la carta d’identità e quindi non esisti”.

 

NB: Naturalmente si tratta di un realtà romanzata con inevitabili caratterizzazioni ... in realtà Puro è un tipo posato e serio, giacca e cravatta (e che cravatte! :eh: ).

 

 

fantastico!! *rotolo dal ridere*

silver ho capito che ora io e quint siamo la stessa persona-quintis-perchè siamo entrambe 2 belle bionde XD ma io sono quiStis! ahah

poverino dogville....

 

comunque proprio un bel racconto! ^_^ complimenti!

Mi sono imbattuto nel tuo racconto per puro caso, ma ho letto con grande piacere il tuo scritto. Complimenti Silversurfer2, hai talento narrativo.

Hai provato a scrivere qualche racconto?

Purospirito, il mio non era affatto un consiglio, ma una semplice domanda. Chiedevo a Silversufer2 se si fosse mai cimentato in un suo racconto, che andasse oltre la giocosa narrazione di una vicenda vissuta. Attenzione a non equivocare il tono ed il senso di un post. :)

@@passionboy80 - Invitarmi a scrivere è un po' un'istigazione a delinquere. Grazie comunque. Se volessi leggere dell'altro ne troverai sia qui, sia nella sezione dei racconti erotici (hai 151 posts quindi sei maggiorenne).

Create an account or sign in to comment

You need to be a member in order to leave a comment

Create an account

Sign up for a new account in our community. It's easy!

Register a new account

Sign in

Already have an account? Sign in here.

Sign In Now
×
×
  • Create New...