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Quanto è importante per voi la vostra etichetta?


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Questa mi sembra solo una parte del problema.

Recentemente ho letto qualcosa su come ci formiamo un'immagine di noi stessi, e mi sembra un ragionamento applicabile a questo tema, per cui ve lo riporto.

 

In pratica, noi osserviamo noi stessi fare certe cose, e da lì deduciamo che siamo così. Quindi: mi trovo ad andare a letto con una donna e mi piace --> capisco che sono una a cui piacciono le donne.

Naturalmente, più il fatto si ripete, più questa autopercezione si conferma, e l'idea "a me piacciono le donne" entra a far parte della mia identità.

 

A questo punto, qualsiasi comportamento incoerente con quell'idea mi provoca un certo disagio. Non succede solo per le etichette stigmatizzanti, ma per tutte le incoerenze: se sono un attivista di destra e mi trovo d'accordo con un politico di sinistra, o se sono ateo ma mi piego alla preghierina di natale per far contenta la nonna, percepirò un'incoerenza fastidiosa, e cercherò dei modi per giustificarla.

I tipi di giustificazione sono sostanzialmente due:

- cambiare atteggiamento, "etichetta": ad es. "eh ma non sono proprio sempre d'accordo con la destra, io penso in modo indipendente"

- negare che ci sia stata reale incoerenza, ad es.: "beh ma prego solo per far contenta la nonna, quindi non vado davvero contro le mie idee".

 

E allora, chi teme che avrebbe difficoltà a cambiare la propria etichetta non ha tutti i torti: prevede proprio questo tipo di disagio (tecnicamente dissonanza cognitiva) e magari non si sente in grado di reagire con la prima strategia - ovvero modificando la propria etichetta - e ha paura di cadere nella negazione, ad es. "si ho avuto un sentimento etero ma è stato solo perché ero ubriaco".

 

Per alcuni può essere più semplice modificare le proprie etichette, per altri meno, e per questi ultimi allora credo sia meno distruttivo fare attenzione nel mettersele.

 

In realtà la teoria della dissonanza cognitiva funziona anche nel contrasto fra il proprio comportamento e la norma culturale:

il contrasto fra il proprio comportamento personale ed esperienze precedenti, resta nell'ambito di un sistema concettuale

ambientale.

 

Lo studio più famoso è quello di Festinger il quale registrò come all'interno di una setta apocalittica ( quelli che aspettano la

fine del mondo ) per non passare dalla fede cieca nei Sacerdoti-Guardiani che li avrebbero salvati dal cataclisma allo scetticismo,

il gruppo accettò con facilità l'idea che il mondo intero fosse stato salvato grazie alla loro fede: messaggio che ovviamente fu loro

comunicato dal leader della setta.

 

Il risultato fu che la coesione del gruppo uscì rafforzata e non distrutta dalla falsità della profezia, perchè chi aveva sacrificato

tutto alla setta preferì credere di essere un Eroe, piuttosto che uno stupido. Il fatto che la convinzione originale dovesse essere

mantenuta, fu proprio rafforzata dalla dinamica di gruppo

 

Fatto un paragone, io troverò una ragione per sostenere che il caro leader è un marxista autentico nonostante decisioni

incoerenti, se sto in Corea del Nord. Se milito nel partito comunista in Italia farò l'esatto opposto: non è un vero marxista,

nonostante altre decisioni siano coerenti al socialismo reale per mantenere la mia fede politica etc. etc.

 

La norma ambientale riguardo la omosessualità non è neutrale, nè simmetrica

io quando ho parlato della difficoltà di dire agli altri che abbiamo cambiato etichetta non ho minimamente pensato al compiacimento altrui. Ho pensato solo alle eventuali critiche legate al "vedi, prima è gay, poi gli piacciono le donne, è incoerente".

 

Al massimo a me roderebbe dare soddisfazione a tutti quelli che, inevitabilmente, ti dicono "Ma tu non sei così"; "Ma dai, è solo una fase!

 

esatto. Alla fine è giusto anche quello che dite voi, ci sono persone che potrebbero compiacersene ma in fondo non possiamo reprimere noi stessi.

 

Comunque voglio raccontare la mia esperienza: io anche quando ho avuto la ragazza non mi sono ata un'etichetta perchè il fatto che io stessi con lei non bastava, ai miei occhi, a definirmi lesbica. Ovviamente avevo tendenze lesbiche ma il fatto che stessi con lei, e che era la mia prima ragazza, non significava che fossi lesbica.

 

La presentai anche a mia madre come la mia ragazza ma non dissi a mia madre di essere lesbica perchè non ne ero sicura, visto che gli uomini, sotto sotto, continuavano a piacermi.

 

Per molti la mia era ipocrisia ma per me l'etichetta ha un'importanza innanzitutto per me stessa. Io non ero sicura di niente quindi "ok sto con lei ma non rompetemi le scatole, non so cosa sono, però la amo."

 

Perciò io per molti anni non mi sono etichettata, ho voluto aspettare, anche se con la mia ragazza ci sono stata per 4 anni. Dopo di lei ho avuto varie esperienze con gli uomini, a dire il vero non così serie come la storia che ebbi con lei ma ho capito che gli uomini mi piacciono ancora. E ho trovato la mia etichetta,ma l'ho trovata da single e dopo diversi anni di pippe mentali + psicoterapia con una psicologa un po' omofoba che di certo su questo versante non mi ha aiutata... ma io a quei tempi ero troppo debole... ahimè...

Ma cosa siamo... lattine di pomodori che abbiamo bisogno di un'etichetta?

fai così prendi un bel post-it con su scritto "bisex" e attaccatelo in fronte se ci tieni tanto. per quel che mi riguarda le trovo del tutto inutili, evitabili e odiose. (nel caso non si fosse capito)

Io mi sono detto: "Basta sono gay"

quando ho perso la testa per il mio ragazzo.

 

Ho avuto esperienze etero e gay e quindi sinceramente non so che altro aggiungere.

Sono e sarò gay.

Le etichette servono per semplificarsi la vita e per spiegare meglio concetti,

se non esistesse l'etichetta gay sarei un uomo fidanzato con un altro uomo.

se non esistesse l'etichetta gay sarei un uomo fidanzato con un altro uomo.

 

Se non esistesse l'etichetta "Italiano" sarei un uomo nato in Italia,

se non esistesse l'etichetta "disoccupato" sarei un uomo senza lavoro,

se non esistesse l'etichetta "moro" sarei un uomo con i capelli neri

:D

AndrejMolov89

E' più fastidioso sentire una persona che non si definisce, che una persona che è omofoba. Quando incontro gay, palesemente gay, che mi dicono che non si vogliono definire tronco subito la conversazione per il nervoso. E' un atto di alterigia e di codardia. Fa paura definirsi gay o bisex, per paura di una presunta responsabilità di essere tali.

Le persone che non si vogliono definire, sono quelle stesse persone che non hanno alcun problema sia a dire stronzate sia a definire le altre persone per i loro porci comodi.

Scusate lo sfogo XD

però possono esserci anche casi di persone che non vogliono definirsi perchè davvero non sono sicuri di quello che sono e vorrebbero aspettare e chiarirsi le idee.

 

Comunque per la cronaca (questo l'ho letto sul libro Antropologia del maschio, di La Cecla) la definizione di omosessualità così come la conosciamo noi è venuta fuori negli anni; prima esisteva solo la sodomia (pratiche sessuali condannate perchè "gradite a Satana").

Un individuo omosessuale così come lo intendiamo noi non esisteva, nessuno si poneva il problema di fare outing, esistevano davvero, a parte gli scherzi, solo persone che amavano persone. La condanna era per sodomia.

 

La categoria di omosessualità come la intendiamo noi fu creata dalla società capitalista insieme ai manicomi, alla psichiatria ecc, istitualizzando così la sessualità normale da quella anormale. E noi sappiamo che solo nel 1974 l'omosessualità fu depatologizzata. Prima i gay stavano rinchiusi nei manicomi e sottoposti a torture.

 

Ma prima di questa realtà, è vero, esistevano solo persone che amavano persone, l'omosessualità era reato perchè era collegata alla sodomia, non a caso era principalmente quella maschile ad essere condannata.

 

Poi non so se altre fonti di informazioni possono smentire ciò ma su questo libro molto interessante c'è scritto così.

 

Noi, essendo figli della società capitalista, della psichiatria ecc sentiamo il bisogno di definirci.

 

Io ci ho messo a tempo ma mi sono definita. Ognuno ha i suoi tempi. E non mi sento codarda se prima non l'ho fatto perchè non mi capivo.

Infatti la nostra definizione ha coinciso con la nostra liberazione.

 

Soprattutto da quando non sono più stati gli altri a definirci,

ma abbiamo cominciato a definirci noi stessi.

 

"Il ragazzo che amava i ragazzi" per tutti era un "gay".

E' solo quando ha avuto lui il coraggio di definirsi tale

che il mondo si è capovolto e abbiamo potuto chiedere

il rispetto, le leggi e tutto il resto.

 

Prima eravamo solo "l'amore che non osa dire il suo nome"

come ci ha raccontato Oscar Wilde e in certe realtà del mondo è ancora così.

 

Ora osiamo farlo: abbiamo persino una parola se ci piacciono entrambi.

Solo dopo averlo fatto ci siamo liberati dalla psichiatria.

 

"Poterlo dire" e "avere le parole per farlo" è la più grande rivoluzione del secolo scorso.

Rinunciarci è come non volere Internet dicendo che "è frutto del capitalismo"

(quando il Movimento Gay - come quello Nero e Femminista - è figlio delle Sinistre Radicali americani...)

Io penso di aver sperimentato un percorso opposto rispetto a molti :asd:

Ho detto ai miei di essere gay.

Dopo qualche mese mi sono fidanzato con una ragazza e per quasi 4 anni veniva sempre a dormire da me lol

Le "etichette" vanno bene per se stessi ma di norma alle altre persone non interessa.

Dopo tutto la prima cosa che ci si chiede quando si conosce una persona non è "Ciao, piacere Alessio, ti piacciono gli uomini o le donne?"

Io a causa del mio c.o. ho vissuto non pochi problemi, o meglio ,la mia ragazza ha avuto parecchi problemi, fondamentalmente perchè le persone sono stronze.

Come avevo scritto un altro thread, ho detto di essere gay a tutti, ci mancava poco che giravo con la maglietta con scritto "like boys", quindi, avendolo detto prima di fidanzarmi con la mia ex, il mio gesto non solo ha "scosso" ma ha incattivito molte persone.

Perchè credevano che io la stessi prendendo in giro, che era solo una relazione di facciata e quant'altro.

Provate voi a fargli capire che nel caso della sessualità è piu' che naturale stare con un piede in due scarpe, perchè è proprio il tuo corpo che ti porta a farlo.

In un modo o nell'altro la nostra storia è finita anche per questo.

Quindi, per quel che mi riguarda, so benissimo cosa sono, in cosa mi identifico, ma col cazzo che lo dico agli altri.

Serve a me saperlo, non che gli altri lo sappiano.

Non è stato bello per la mia ragazza sentirsi dire che la nostra relazione era finta perchè io avevo chiaramente detto di essere gay.

Per quanto fosse innamorata, per quanto io le dimostrassi di amarla (che poi non dimostravo proprio nulla, insomma, la amavo e quando una persona ama è evidente), le belle voci che le arrivavano alle orecchie erano sempre insistenti

E' un po' come la tortura cinese delle gocce d'acqua sulla fronte.

Una non ti fa niente, 10 nemmeno, a 100 già cominci a infastidirti, alla millesima vai fuori di testa.

E' questo il mio terrore, Mina ha praticamente detto in poche parole quello che potrebbe angosciarmi.

E' vero che da fastidio mettersi un etichetta, ma io volevo essere chiaro con tutti,

con i miei genitori, con i miei amici, le mie amiche soprattutto che nutrivano sentimenti per me.

E così ho fatto coming out con gran parte di loro, per non illuderli, per essere onesto.

E dopo 4 mesi cosa mi ritrovo? Non una serenità ma una confusione grossa come una voragine.

Onestamente vorrei essere sicuro di essere omosessuale perché quando ho confessato le mie perplessità a mia madre

lei ha pensato e pensa che io abbia dei squilibri, degli errori educativi e ora sta più male di prima.

Si chiede il perché di questi miei dubbi? Lei vorrebbe che conducessi una vita lineare.

Per ora credo di aver fatto abbastanza pace con me stesso, ma sono sicuro che se dovessi

esporre i miei dubbi in maniera chiara anche ai miei amici o se dovessi mettermi con una ragazza

alla fine ci sarebbero dei problemi esterni che non mi farebbero vivere tranquillamente la relazione.

AndrejMolov89

Dogville è lo stesso dubbio che mi sono posto pure io varie volte. Non ne parlo mai volentieri.

Ti chiedo se provi sentimenti o attrazione, o comunque se tu non abbia buttato a caso la tua sessualità a volte cerchi di chiederti se esiste o meno un attrazione verso il sesso maschile. La tua voragine è determinata dalla mancanza di esperienze omosessuali serie o anche eterosessuali, perché no?

Secondo te, puoi determinare a priori chi sei? Evidentemente no, potrai essere apriori, ma solo a posteriori lo concepisce e te ne rendi cosciente.

Esempio, la storia di Mina: Si è determinato a priori, ma poi ha scoperto cosa sia a posteriori.

Il problema è che di norma un attrazione omosessuale si domanda di essere, solo in virtù del fatto che c'è una società in cui la maggioranza delle persone sono eterosessuali. Quando si è al di fuori della norma, ci si chiede il perché se lo si è realmente o altro. Se l'eterosessualità fosse in condizioni simili all'omosessualità, ragionando veramente per assurdo, secondo me ci sarebbero le stesse problematiche che affrontiamo noi in prima persona.

Quindi non bisogna nè etichettarsi prima, nè considerare l'etichetta a posteriori qualcosa di realmente definito. Ma qualcosa attorno alla quale si ruota alla ricerca di un equilibrio personale.

Anche a me la storia di Mina mette angoscia, ma dall'altro canto sono arrivato alla conclusione che non si possa dire nulla a priori, ma si possa sperimentare sulla base di un sentimento a priori. ^^ Cioè, non mi sono mai piaciute le donne, per questo non ho mai provato l'ebrezza di starci insieme o altro.

Esempio. Almadel è arrivato alla sua definizione dopo un po' di tempo. Non mi pare che si scandalizzi che ci siano persone che hanno una storia personale simile a quella di Mina :)

Faccio davvero fatica a capire :(

 

Se io ho una ragazza e poi mi metto con un ragazzo,

in molti penseranno che io l'abbia lasciata per questo:

anche se è possibilissimo che non sia vero.

 

Di preciso cosa cambia se io mi dichiaro o meno?

Cosa dirà la gente di diverso se mi sono dichiarato gay, bisex o "senza etichette"?

O se l'ho fatto prima o dopo essermi messo con lei?

 

Non penseranno o diranno sempre e comunque le stesse cose?

Io nei 5 anni che vanno dai 16 ai 21 ho cambiato "etichetta" sette volte

(etero, bisex, gay, bisex, etero, bisex e gay).

Da quando mi sono definito "solo gay"

ho avuto un altro paio di "episodi di eterosessualità".

 

Non è che se domani mi trovassi una ragazza

la mia vita di "gay dichiarato" subirebbe un tracollo...

Faccio davvero fatica a capire :(

 

Se io ho un ragazzo e poi mi metto con una ragazza,

in molti penseranno che io l'abbia lasciato per questo:

anche se è possibilissimo che non sia vero.

 

Ho cambiato le a con le o e viceversa.

Il pensiero comune è "Questo è gay ma c'ha paura e si trova le coperture"

Il grigio non piace a nessuno, o è bianco o è nero.

 

Per come l'avevi messa giù tu, prima che io cambiassi semplicemente le vocali, il pensiero comune sarebbe semplicemente stato "ah ma allora è gay".

 

la differenza è abissale, sopratutto per il/la partner di turno.

E' uguale.

"L'ha lasciata perché è gay"

oppure "C'ha paura e si trova la copertura"

La gente dirà così? Plausibilissimo.

 

Ma cosa cambia se ti dichiari gay, etero, bisex o "fluido"

Niente. La gente dirà le stesse cose.

 

Cambia qualcosa se domani mi trovo la ragazza

e fino ad oggi mi definivo "gay" o "bisex" o "non ho etichette"?

No.

 

I cretini continueranno a pensare

che "sono guarito" o che sia "una copertura".

Quindi tu ti eri dichiarato gay prima di avere una storia con un ragazzo,

ma poi ti sei trovato una ragazza e la gente ha detto: "Ma non era gay?"

 

Io davo per scontato che tu avessi avuto prima una relazione con un ragazzo...

E invece no!

Mi sono dichiarato gay quando NON stavo con un ragazzo,

 

Forse Almadel intendeva se ti eri dichiarato SENZA essere MAI stato con un ragazzo prima d'allora.. della serie se sapevi di essere gay senza aver fatto esperienze quindi ti sei dichiarato e dopo due mesi hai trovato una ragazza :)

Beh, se prima di lei avevi già avuto un ragazzo, mi pare invece NORMALE.

 

Le alternative sono due:

1) O hai una relazione clandestina con un ragazzo, così poi - quando ti trovi una ragazza - non la sfottono

2) O hai una relazione dichiarata con un ragazzo e poi - quando trovi una ragazza - hai una relazione clandestina con lei.

 

Non capisco per quale motivo altrimenti i bisessuali

considerino normale trattare i gay come appestati

(da tenere nascosti ad amici e familiari)

e con le ragazze invece è doveroso farlo alla "luce del sole"

 

Se domani mi trovassi una ragazza e soffrisse all'idea

di essere vista come "la ragazza di copertura di Almadel"

potrei sempre continuare a fingermi gay e dire che è la mia frociarola, no?

 

In fondo sono millenni che il 99% dei bisex presenta i propri ragazzi come "amici"

gab-in-wonderland

a proposito di etichette, trovo che la bisessualità sia una scelta di comodo. nel senso: "mi piacciono le donne e mi piacciono ANCHE gli uomini!" per un uomo, forse, è meno umiliante che definirsi gay e basta. per molti bisessuali è solo un discorso di non accettazione. un'accettazione incompleta. lo capisci da come scheccano quando gli chiami gay. si offendono, puntualizzano. "no, non sono gay!" grazie tante, io lo sono, se ti fa schifo dillo pure.

etichette... comode per fare ordine nei cassetti ma troppo piccole per nascondersici dietro.

 

 

Se domani mi trovassi una ragazza e soffrisse all'idea

di essere vista come "la ragazza di copertura di Almadel"

potrei sempre continuare a fingermi gay e dire che è la mia frociarola, no?

 

 

Beh oddio, spero di no.

Piu' che altro per rispetto nei suoi confronti.

a proposito di etichette, trovo che la bisessualità sia una scelta di comodo. nel senso: "mi piacciono le donne e mi piacciono ANCHE gli uomini!" per un uomo, forse, è meno umiliante che definirsi gay e basta. per molti bisessuali è solo un discorso di non accettazione. un'accettazione incompleta. lo capisci da come scheccano quando gli chiami gay. si offendono, puntualizzano. "no, non sono gay!" grazie tante, io lo sono, se ti fa schifo dillo pure.

etichette... comode per fare ordine nei cassetti ma troppo piccole per nascondersici dietro.

 

da donna bisessuale rispetto il tuo pensiero ma non lo condivido.

La bisessualità esiste eccome, se a molti fa strano è un problema altrui (vostro), non nostro (di noi bisex).

gab-in-wonderland

allora non mi sono spiegato bene, in effetti sono stanco, e non prenderla sul personale, non lo è, davvero.

So che esiste la bisessualità, il mondo è vasto e i gusti son diversi, ci mancherebbe, vai tranquilla che non lo metto in dubbio.

il punto è che alcuni gay si dichiarano bisessuali per "mitigare".

lo so perchè ho degli esempi lampanti. l'ho fatto anche io. dicevo "per me non fa differenza ciò che hai in mezzo alle gambe". e invece sì. PER ME Sì. ma è stata una fase. poi ho accettato la mia checchezza in toto e bom. era un'etichetta di comodo.

e fidati che arrivi a riconoscere chi la usa e chi no. l'etichetta di comodo dico.

Non prendiamoci troppo sul serio e smettiamola di ghettizzarci. NOI BISEX E VOI GAY siamo sullo stesso forum, sulla stessa barca. Per favore, almeno tra di "noi" non facciamo gruppetti.

Hari om

Beh oddio, spero di no.

Piu' che altro per rispetto nei suoi confronti.

 

Allora decidiamoci.

 

Tizio ha un ragazzo e tutti lo sanno,

quando si metterà con Susanna

la prenderanno in giro.

 

Caio ha una ragazza e tutti lo sanno,

quando si metterà con Marco

tutti penseranno che Michela fosse solo una copertura.

 

Se Tizio non dice di avere il ragazzo

o se Caio non dice di avere la ragazza;

il risultato è l'umiliazione dell'attuale compagno/a.

 

Se invece lo dice, è probabile

che sarà umiliata la ragazza passata o futura.

 

Poiché il rispetto della persona che amiamo adesso

è sicuramente più importante del rispetto

che dobbiamo a una ex o una futura ragazza,

dire che "darsi una etichetta" è sempre preferibile.

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