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Disabilità


Almadel

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Fabio Castorino

Un tempo conoscevo il papà disabile di una mia amica, al momento non frequento nessun disabile.

Nell'approcciarmi a loro provo una leggera difficoltà, perché ho paura di comportarmi nel modo sbagliato, di non aiutarli abbastanza facendo la figura dell'insensibile, o al contrario di aiutarli troppo, facendoli sentire ancora più "diversi".

Non mi permetterei mai di fare battute sulla loro condizione.

 

La situazione dei gay disabili dev'essere particolarmente difficile, soprattutto se non sono autosufficienti negli spostamenti. Penso a un gay disabile che deve dipendere da genitori omofobi: come farà a frequentare i ragazzi? Se poi questi genitori omofobi venissero a scoprire la sua omosessualità e decidessero di limitare la sua libertà, per lui/lei sarebbe impossibile liberarsi da questa segregazione. Temo che diversi gay disabili siano costretti a rinunciare all'amore e alla sessualità, e questa è una cosa che deve ferirci e indignarci.

 

Devo precisare, anche se me ne vergogno un po', che la sensazione di disagio che provo verso i disabili aumenta di molto nei confronti delle persone con la sindrome di Down. Cerco sempre di tenermi a distanza da loro, e di non avere nessun contatto, perchè mi sentirei troppo in imbarazzo. Se qualcuno di loro mi rivolgesse la parola (non mi è mai successo) risponderei con educazione, ma cercherei di tagliare corto e mi allontanerei con una scusa il prima possibile.

Edited by Loup-garou
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Il mio approccio verso i disabili somiglia molto di più

a quello che ho verso le lesbiche e gli Ebrei

rispetto a quello che ho verso gli orfani e le vedove.

 

Non li tratto come se fossero vittime di una perdita.

Perché magari non è affatto vero...

Magari non è più un dramma o non lo è neanche mai stato.

E se lo è ancora, è necessario che sdrammatizzi in fretta.

 

Se dai del "frocetto" a un ragazzino vittima dei bulli

non è lo stesso rispetto a dirlo a Purospirito.

Per me sarebbe grottesco non fare battute sull'omosessualità a Purospirito

per paura di "ferire" la sua sensibilità di giovane gay.

 

Un amico è la persona che fa battute su di te;

"rispettare i disabili" è una presa di distanze.

 

Il rispetto vero sono altre cose:

per me il rispetto vero consiste nello stare con qualcuno

come vorrei si comportasse con me se fossi in quella situazione.

 

A conti fatti io esigerei rispetto solo dagli sconosciuti

e pretenderei di sdrammatizzare con gli amici.

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Non ho grandi esperienze di amicizie e frequentazioni di disabili: non ho mai incontrato nessuno con disabilità mentali e le uniche persone che mi ricordi di aver conosciuto con disabilità fisiche erano una ragazza sordomuta il primo anno delle medie e il professore di fisica poliomielitico (aveva le gambe rattrappite e camminava malissimo) del secondo anno di liceo. Della prima non ho quasi nessun ricordo, del secondo invece ho delle belle memorie. Ci rapportavamo con lui come ci rapportavamo con ogni altro professore, se lo vedevamo camminare faticosamente con un paccone di libri e strumenti da laboratorio in mano ovviamente ci offrivamo di dargli una mano. Era molto simpatico e aperto rispetto al suo problema: gli abbiamo fatto domande sulla sua disabilità e la sua storia personale ed è sempre stato molto disponibile.

 

In generale considero le persone disabili come una "categoria"(secondo il mio istinto da archivista di prendere e smistare tutto in precise sezioni) come i neri, gli ebrei ma anche gli immigrati, le persone LGBT e se ci possiamo allargare le donne. Ovviamente non andrei mai a fare una battuta sulla disabilità ad un disabile che conosco vagamente, come mi arrabbierei se una persona che conosco poco facesse una battuta irrispettosa su di me e la mia omosessualità. Oltre alla definizione di rispetto vero che dice Almadel, che cerco di usare come punto cardine delle mie relazioni sociali, penso anche che le battute sulle "categorie" possano farle solo coloro che ci sono dentro. Un nero può fare le battute sui neri, un ebreo può fare le battute sugli ebrei e io posso fare le battute sui gay, ma se tu che mi conosci da poco vieni a farmi una battuta cattiva sui gay allora sì che mi girano le scatole. Secondo me deve essere la persona interna alla categoria che deve far capire alle persone a lui/lei vicine che hanno il permesso di dire questo genere di cavolate, come ho fatto io con i miei amici.

 

Nell'approcciarmi con un disabile mentale avrei paura in ogni caso di stare facendo la cosa sbagliata, ovvero o di essere troppo "buono" o troppo "cattivo". Penserei che il disabile potrebbe ritenere che dopo un qualcosa su cui avrei da ridire assumo un atteggiamento troppo soft, dettato proprio dalla disabilità, oppure che assumo un atteggiamento troppo duro perchè sto ignorando la disabilità e non dovrei.

 

Non ho mai pensato alla necessità di gruppi di giovani disabili gay, e ragionandoci sù penso che ce ne sia proprio bisogno, come e più dei gruppi per i giovani non-disabili gay. Un disabile è spesso (ma non sempre) una persona che comunque ha bisogno vitale di altre persone per vivere, perciò sarebbe complicatissimo allontanarsi da una famiglia o un ambiente dove l'omosessualità non è tollerata.

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Un amico è la persona che fa battute su di te;

"rispettare i disabili" è una presa di distanze.

 

In generale sono d'accordo. Direi che scherzare sulla disabilità (o sull'omosessualità, o sull'essere neri...) è un modo per comunicare che ci si sente a proprio agio su quel tema, sia quando lo fa un normodotato, sia quando lo fa un disabile.

Questo da un lato può indicare che c'è davvero confidenza; dall'altro, paradossalmente, che non ci si sente a proprio agio, e si cerca spasmodicamente un modo per allentare la tensione.

 

Il confine è sottile, lo si percepisce con un po' di esperienza. Di solito, quando una battuta è azzeccata e fa davvero ridere, allora può indicare che davvero una persona si sente libera di scherzare; quando le battute diventano un po' troppe, un po' forzate, quando si vede che l'ironia cade sempre lì senza motivo, allora è probabile che ci sia disagio.

 

Mi è capitato di vederlo fare anche da parte di alcuni disabili: quando temono che gli altri focalizzino troppo l'attenzione sulla disabilità, o si sentano in difficoltà per presenza di un disabile, cercano in tutti i modi di risultare simpatici, autoironici, sdrammatizzanti.

In questo modo sperano di rassicurare i normodatati, che, come ha ben descritto @@Altair, spesso hanno immagini mentali terrificanti della vita da disabile.

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Questo da un lato può indicare che c'è davvero confidenza; dall'altro, paradossalmente, che non ci si sente a proprio agio, e si cerca spasmodicamente un modo per allentare la tensione.

 

---

 

Mi è capitato di vederlo fare anche da parte di alcuni disabili: quando temono che gli altri focalizzino troppo l'attenzione sulla disabilità, o si sentano in difficoltà per presenza di un disabile, cercano in tutti i modi di risultare simpatici, autoironici, sdrammatizzanti.

 

Sottolineo queste due cose, perché per me sono un bene.

Sia quando le fa un normodotato per esorcizzare il suo disagio,

sia quando le fa un disabile per esorcizzare il disagio dell'altro.

 

Penso sia un bene, perché è comunque un tentativo positivo.

Perché l'alternativa - quella che ti insegna la mamma -

è l'ostentazione dell'indifferenza, far finta di non accorgersene.

 

Il normodotato - in molti casi - deve ostentare tranquillità con l'ironia

perché deve rompere il condizionamento sociale dell'indifferenza.

E lo stesso - molto spesso - deve farlo il disabile.

 

Io sento questa necessità per riuscire a normalizzare un rapporto,

ma sono pienamente consapevole che lo sto facendo per "riprogrammarmi".

E quando un disabile fa a me certe battute, so che lo fa

per vincere quella commiserazione educata all'indifferenza

che è il fastidioso modello standard della formazione del normo sull'argomento.

 

Voler ricondurre tutto solo sul tema della sdrammatizzazione

è - alla fine - ancora un atteggiamento paternalistico del normo verso il disabile.

Siamo ancora al livello del "Poverino, avrà bisogno di sdrammatizzare!"

Oppure "Poverino, bisogna che lo tratti normalmente, anche prendendolo in giro!"

 

Ma realisticamente se fosse solamente questo, saremmo punto e a capo.

Quello che si cerca realmente di fare (da ambo le parti)

è arrivare a fare tabula rasa di tutte le volte che i tuoi genitori

ti hanno detto: "Non fissarlo! E' handicappato!"

(Quando ero bambino io si chiamavano così ed era ritenuto politicamente corretto...)

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Bello questo topic!

Allora... io ne conosco e ne ho conosciuti veramente tanti.

 

Prima questione:

Il migliore amico del mio ragazzo è audioleso (specifico anche gay perché ne parlerò dopo).

Un mio amico di vecchia data ha il parkinson giovanile.

Mia nonna è sorda al 90%.

Il bidello della mia scuola era audioleso anche lui.

Il mio dirimpettaio ha una gamba di legno.

 

Non ho problemi a relazionarmi con persone disabili. Se è un mio amico è un mio amico e basta!

Non mi interessa se è sordo, se è gay, se tifa juventus e quant'altro.

Sinceramente non ho Mai fatto battute sulle disabilità ne alle spalle ne in faccia alla gente.

Non mi sentirei di fare battute davanti a loro (anche se è solo per sdrammatizzare)

perché una disabilità per quanto superata, nessuno la vorrebbe!

E poi sinceramente non mi vengono battute da fare

 

Seconda questione: per quello che ho detto sopra non ho imbarazzo ad avvicinarmi a loro.

 

Terza questione: non ho tanto capito Alma, perché vorresti sapere perché non esistono gruppi LGBT di disabili. Ma provo a dire quello che so.

Come detto prima il mio amico è sordo e anche gay.

Se non erro non appartiene a nessun gruppo conclamato, o meglio non appartiene a nessun gruppo del tipo "gruppo LGBT sordi"

ma lui si vede spesso con un gruppo di audiolesi gay.

 

Essere gay e avere una disabilità fisica son due cose diverse giustamente.

Il mio amico è molto attivo su entrambi i fronti, ma in maniera separata.

E' iscritto al gruppo Audiolesi d'Italia ed è iscritto all'arcigay pugliese.

Cosa fa in quanto gay disabile? Attivista in arcigay e attivista per il gruppo di audiolesi.

Cosa faccio io gay non-disabile? Neo attivista al Mieli e sono iscritto alla onlus per la ricerca per i malati di Parkinson

 

 

 

Io parlo con dogville tranquillamente. Lo aiuto quando è in difficoltà e gli spiego chiaramente le cose quando non le comprende...

Si ogni tanto scherzo con lui e ridiamo insieme, cioè io rido, lui non so... ma non me ne curo...

 

Si, vorrei trovare una comunità per quello come lui, penso ci sono dei posti addetti ma è difficile entrarci, c'è una dura selezione, si chiamano Riformatori!!!

ahhahahah sto morendo! :rotfl:

 

Purospirito, si parla di disabilità FISICA!

 

Ti è chiaro, non "sessuale" : FISICA!

ahhahahah sto morendo di nuovo! :rotfl:

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Sottolineo queste due cose, perché per me sono un bene.

Sia quando le fa un normodotato per esorcizzare il suo disagio,

sia quando le fa un disabile per esorcizzare il disagio dell'altro.

 

Penso sia un bene, perché è comunque un tentativo positivo.

Perché l'alternativa - quella che ti insegna la mamma -

è l'ostentazione dell'indifferenza, far finta di non accorgersene.

 

Non sono del tutto d'accordo su questo. Penso che, oltre a un'ironia forzata e un'indifferenza ostentata (cioè: noto benissimo la disabilità, ho una serie di perplessità e paure, ma faccio finta che la disabilità non ci sia ed evito qualsiasi riferimento) ci siano altre strade, ad esempio una comunicazione diretta e sincera. Farò alcuni esempi:

 

1) noto che una persona ha vistosi apparecchi acustici, e sono a disagio perché non so se e quanto mi può sentire. Anziché evitare di parlargli (indifferenza) o gli chiedo: "spiegami un attimo, se ti parlo così tu mi senti?"

2) sto spingendo una persona in carrozzina su un terreno dissestato, e sono a disagio perché temo di andare troppo forte, di fargli male, o che gli dia troppo fastidio e magari preferirebbe cambiare strada. Anziché esorcizzare il disagio dicendogli "Ahah ti stai facendo un bel massaggino al culo eh?!" - battuta che probabilmente si è sentito ripetere duecento volte per cui ormai ha perso ogni valenza comica - posso dirgli "oh se sbaglio qualcosa nel portarti, o se vuoi cambiare strada, dimmelo".

 

Insomma, ribadisco che per me l'ironia è ottima se misurata e sincera, insomma se è la stessa che si rivolgerebbe a un amico normodotato; non se forzata e utile solo a mascherare un disagio - che in realtà risulta visibilissimo, proprio a causa di quell'ironia.

 

E questo perché

io ritengo che tutto ciò che una persona disabile vorrebbe è di sentirsi, in un certo qual modo, come una persona "normale", senza che le persone stiano troppo a focalizzare la loro attenzione sulla sua disabilità.

...e fare battute sovrabbondanti non fa che focalizzare ancora di più l'attenzione sulla disabilità. In altre parole, un disabile potrebbe pensare:

"sì, va bene, hai scoperto il magico mondo dei disabili, ti senti a disagio, vorresti farmi un sacco di domande che non riesci a farmi direttamente, per cui compensi con un mucchio di gag che non fanno ridere. Ma io sono laureato in astrofisica, ho vissuto dieci anni in mezzo ai beduini, ho conosciuto Obama e so fare fantastiche torte alla crema... possibile che tu ti sia fissato così tanto sulla disabilità?"

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- Prima questione;: Come vi relazionate con la disabilità fisica?

Siete disabili? Avete amici, amiche o amanti disabili?

Fate battute alle loro spalle? Ve la sentite di farle davanti a loro?

 

- Seconda questione: Ah sì? Non conoscete nessun/a disabile fisico?

E' un caso o sentite dell'imbarazzo nel avvicinarci a loro?

Fate finta di nulla come quando un Rom vi chiede la carità?

(Sguardo vitreo perso nel vuoto o voglia di essere altrove?)

 

- Terza questione: Tranne in Italia*, è normale che esistano gruppi GLBT di disabili.

Perché qui non succede? E' colpa loro? O colpa nostra?

Cosa può fare/dire/pensare una persona GLBT disabile?

E un GLBT non-disabile? Che ruolo può avere in tutto questo?

 

Ti rispondo solo adesso, ma trovo la discussione aperta interessante:

Prima questione:

- conosco un ragazzo con una disabilità fisica, che gli ha provocato problemi motori e fisici (comunque cammina), ma che comunque riesce a fare tutte le cose normali . No battute assolutamente no.

Seconda questione:

- non capisco il collegamento disabile-mendicante, comunque ho avuto qualche problema quando ho avuto a che fare di sfuggita con un ragazzo sordomuto, non sapevo come salutarlo, ecc... mi sentivo in imbarazzo

Terza questione:

- ho cercato su internet ed esiste anche qui un associazione come quelle che dici (Handygay), sul fatto che è un argomento poco conosciuto penso sia colpa di una società ancora poco aperta su certe tematiche.

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A quel che so io dal 1993 a Milano è attivo il "Triangolo silenzioso"

 

Il problema del dire: frequento una associazione gay E una associazione

audiolesi è che può benissimo capitare di essere discriminato fra i gay in

quanto disabile e fra i disabili in quanto gay.

 

Se questo incrocio discriminatorio non c'è, ovviamente la situazione è già

buona, in ogni caso è facile immaginare come su certi temi esista una specificità.

 

Arcigay fece una ricerca nel 2007 sull'omodisabilità in cui emergevano problemi

maggiori di autocolpevolizzazione rispetto al CO, maggiori condizionamenti familiari

nei casi di dipendenza oggettiva dalla famiglia, per non parlare dei problemi a vivere

la propria sessualità nei casi di invalidità grave.

 

Rispetto a tutti questi problemi il disabile gay trova risposte nelle associazioni sulla

disabilità generiche? O -ad esempio ed in Italia è possibile - si ignora tutto ciò che

riguarda il sesso ed in ispecie il sesso gay?

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Il mio approccio verso i disabili somiglia molto di più

a quello che ho verso le lesbiche e gli Ebrei

rispetto a quello che ho verso gli orfani e le vedove.

 

Non li tratto come se fossero vittime di una perdita.

Perché magari non è affatto vero...

Magari non è più un dramma o non lo è neanche mai stato.

E se lo è ancora, è necessario che sdrammatizzi in fretta.

 

Se dai del "frocetto" a un ragazzino vittima dei bulli

non è lo stesso rispetto a dirlo a Purospirito.

Per me sarebbe grottesco non fare battute sull'omosessualità a Purospirito

per paura di "ferire" la sua sensibilità di giovane gay.

 

Un amico è la persona che fa battute su di te;

"rispettare i disabili" è una presa di distanze.

 

Il rispetto vero sono altre cose:

per me il rispetto vero consiste nello stare con qualcuno

come vorrei si comportasse con me se fossi in quella situazione.

 

A conti fatti io esigerei rispetto solo dagli sconosciuti

e pretenderei di sdrammatizzare con gli amici.

Ricalca in pieno ciò che avrei voluto dire io sebbene non conosca disabili a livello così stretto da permettermi di fare ironia sulla loro condizione.

Conosco invece a livello più approssimativo alcuni disabili, devo dire che un po' di soggezione nel rapportarmi c'è l'ho, soprattutto con chi ha molte difficoltà a parlare. Ho un po' il timore reverenziale di poterle ferire in qualche modo inconsciamente ma penso che tutte queste titubanze possano essere superate qualora il rapporto di amicizia si stringa.

Così come non vorrei che chi mi stia attorno faccia finta che la mia omo/bisessualità non esista immagino che un disabile non voglia che la sua disabilità sia opportunamente censurata.

 

Per quanto riguarda le relazioni con persone disabili, diverse volte ho immaginato di trovare un fidanzato/a in sedia a rotelle o cieca. In genere credo di non avere problemi, però dipende molto dal tipo di disabilità immagino.

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Rispetto a tutti questi problemi il disabile gay trova risposte nelle associazioni sulla

disabilità generiche? O -ad esempio ed in Italia è possibile - si ignora tutto ciò che

riguarda il sesso ed in ispecie il sesso gay?

Grazie Hinzelmann non ci avevo pensato.

Sono curioso di chiedere al mio amico.

Vediamo cosa ne pensa e poi magari lo condividerò con voi

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Interessante anche quest'ultimo tema. Dunque, precisiamo che solo il 23% dei disabili ha avuto contatti con le associazioni, sei poi parliamo di chi le vive davvero attivamente credo la percentuale crolli del tutto, in particolare tra i giovani. Questo per molti motivi coi quali non vi tedierò.

Quindi, i disabili non trovano risposta nelle associazioni in generale, figuriamoci riguardo alla sessualità.

 

Paradossalmente - ma forse non troppo - una raccolta di interviste / documentario sulla sessualità dei disabili (anche etero)... è stato promosso dall'Arcigay e lo stanno completando in questo periodo: è il "seguito" di quell'esperienza del 2007 citata da @@Hinzelmann, allora rivolta all'omodisabilità, e che ora viene ripetuta, in forma allargata agli etero.

A me pare molto significativo che le miriadi di associazioni di disabili non abbiano mai promosso - che io sappia - iniziative su così larga scala, e invece a farlo è l'Arcigay (non so onestamente se ci sia ufficialmente il suo patrocinio, ma insomma lo gestisce Adriano Silanus),

 

Ci sono sporadiche iniziative delle associazioni di disabili sulla sessualità, ma... contate che:

1. molte associazioni pullulano di genitori di disabili, più che disabili stessi;

2. chi ha disabilità più gravi non potrebbe andarci liberamente, senza essere accompagnato e quindi dirlo alla famiglia eccetera. Questo è un gravissimo problema che si ripercuote anche sulla libertà di vivere la sessualità, di cui parlava @@Fabio Castorino.

 

...non per nulla, sapete dove si sfoga la frustrazione sessuale di tanti disabili?

Nel libero, accessibile, facile mondo di internet. Cercate "sesso disabili" su google e vedete un po' cosa viene fuori. Storie agghiaccianti di chi è arrivato a 50 anni senza mai farlo, e altre più ottimiste di chi si è fatto pure una famiglia. Senza contare articoli su assistenti sessuali e compagnia bella.

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Io lavoro con una squadra di para-pallacanestro.

Sono tutti disabili, chi per un motivo chi per un altro.

 

All'inizio è stato difficile, non tanto per l'imbarazzo, ma davvero non sapevo come "trattarli".

Con "inizio" intendo la prima volta che li ho conosciuti, perchè dopo averli visti e sentiti fra di loro, è stata subito discesa.

Ad oggi le battute si sprecano, io con loro e loro con me (esempio pratico: "sei uno dei pochi a cui ancora tira, e ti piace il cazzo" o roba simile)

 

Per quanto riguarda associazioni specifiche per disabili GLBT non so che dire, forse siamo "indietro".

Se una qualsiasi forma di disabilità imbarazza, se una qualsiasi forma di sessualità non eterosessuale "schifa", figuriamoci entrambe messe assieme.

In realtà so che i primi a non farsi molti problemi sono i disabili stessi, molte volte mi sono fermato al dopo partita e dato che sanno di me ho cercato di capire se loro sapessero qualcosa in merito alla sessualità dei compagni.

Ho chiesto loro anche se facessero parte di qualche associazione per disabili, ed aldila di quella sportiva, nessuno ne fa parte, fondamentalmente perchè loro stessi non vogliono farne parte.

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  • 3 weeks later...

- Prima questione;: Come vi relazionate con la disabilità fisica?

Siete disabili? Avete amici, amiche o amanti disabili?

Fate battute alle loro spalle? Ve la sentite di farle davanti a loro?

Ho conosciuto abbastanza disabili. ho fatto le elementari e le medie con un ragazzo down e fino ai 18 anni avevo un vicino di casa autistico (credo autistico...cmq dei casi peggiori). Il mio "alunno" è disabile motorio ma nn mentale e lo è anche un mio cugino.

Vivo abbastanza tranquillamente queste situazioni...anche se col tempo il mio atteggiamento è cambiato. Prima partecipavo ad alcune battute che si facevano in famiglia, adesso non più e tendo a frenare l'esuberanza che diventa volgarità.

Al mio alunno ne dico di tutti i colori specialmente su alcune sue "peculiarità" che ha da disabile

 

- Seconda questione: Ah sì? Non conoscete nessun/a disabile fisico?

E' un caso o sentite dell'imbarazzo nel avvicinarci a loro?

Fate finta di nulla come quando un Rom vi chiede la carità?

(Sguardo vitreo perso nel vuoto o voglia di essere altrove?)

 

Mi sento una merda quando mi chiedono la carità e nn do niente (cioè sempre)

 

- Terza questione: Tranne in Italia*, è normale che esistano gruppi GLBT di disabili.

Perché qui non succede? E' colpa loro? O colpa nostra?

Cosa può fare/dire/pensare una persona GLBT disabile?

E un GLBT non-disabile? Che ruolo può avere in tutto questo?

 

Non saprei...a volte penso che amalgamarsi sia meglio piuttosto che cercare sempre di tenere separati i mondi.

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Fin da piccolo i miei mi hanno insegnato a non essere indifferente o imbarazzato di fronte ai disabili. All'inizio non era semplice, perché un bambino le differenze le nota subito e non si vergogna a chiederne il perché. Ad esempio, mi ricorderò sempre di una volta in cui (dovevo avere 4 anni o giù di lì) per la strada passò un signore in carrozzina, cui avevano amputato le gambe e le braccia. In più, questo signore aveva delle stranissime borse sotto gli occhi e le guance rossissime, e io chiesi a mia mamma "Ma come mai a quella bambola hanno tagliato le braccia?" e quel signore si mise, fortunatamente, a ridere, mentre mio padre mi spinse a casa sostanzialmente a calci nel c*lo XD

 

Comunque, i miei son sempre stati tipi un po' strani, hanno sempre avuto amici "particolari": immigrati, disabili, transessuali, artisti di strada, persone un po' fuori di testa, eccetera (nota di colore: la mia tata era una grande amica di mia madre, che per lunghissimo tempo ha fatto la prostituta), quindi le eccezioni per me sono diventate quasi la regola. Ma non vi preoccupate, frequentavo anche gente banale :D

Personalmente ormai mi relaziono ai disabili piuttosto tranquillamente. Quando ce n'è bisogno anche con ironia, nel senso che mi trovo in una situazione in cui ci spingiamo a vicenda a ridere di tutto senza prendere posizioni offensive.

 

La frase fatta dice "cerco di trattarli come persone normali"; in realtà io cerco di prendere da loro ciò che so di poter pretendere, e loro fanno lo stesso con me. Ad esempio, i miei vicini di casa hanno una figlia di qualche anno più grande di me, con una sindrome che non conosco che le ha causato un grave ritardo mentale. Le voglio molto bene, e lei con noi si trova molto a suo agio, tant'è che a volte entra a casa nostra dalla porta del giardino per venire da noi a fare i suoi compiti, e io non ho problemi a sgridarla se, per dirne una, entra senza aver bussato o se rompe qualcosa e dà la colpa al cane, perché so che è capace di evitare questi comportamenti, ma non lo fa perché infondo è un po' viziata :D

 

Quanto alle persone disabili LGBT, non ne conosco personalmente nessuna, e ad esser sincero non so esattamente cos'è che un normodotato possa fare per loro. Sicuramente può raccogliere la loro testimonianza per farla sentire più forte di quanto non sarebbe, e di certo lottando per aumentare la sensibilità dei cittadini nei confronti dei diritti gay li si instrada anche verso la sensibilizzazione su altri tipi di tematiche. Devo ragionarci meglio sopra, comunque.

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  • 1 year later...

credo che questa discussione merita di essere riaperta :) complimenti a chi ha avuto l' idea di aprire questo post.

se volete posso rispondere io a tutte le vostre curiosità dal momento che sono un disabile Fisico :)

 

ps non scandalizzatevi ahahahaha

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credo che questa discussione merita di essere riaperta :) complimenti a chi ha avuto l' idea di aprire questo post.

se volete posso rispondere io a tutte le vostre curiosità dal momento che sono un disabile Fisico :)

 

ps non scandalizzatevi ahahahaha

 

@atipico87

qual è la tua disabilità?

grazie per la domanda: sono paraplegico. detto in altri termini, sn in carozzina

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  • 2 weeks later...

Interessante. Pensi che il fatto di essere paraplegico abbia influenzato il tuo vivere-da-gay (in tutte le sue sfaccettature: dal trovare partner al dirlo ai genitori al poter frequentare i luoghi d'incontro lgbt...)? E perché?

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  • 5 months later...

Interessante. Pensi che il fatto di essere paraplegico abbia influenzato il tuo vivere-da-gay (in tutte le sue sfaccettature: dal trovare partner al dirlo ai genitori al poter frequentare i luoghi d'incontro lgbt...)? E perché?

 

 

credo proprio di si infatti  nn ho mai avuto esperienze gay

 

ps grazie per avermelo chiesto :)

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Mia mamma è diventata parzialmente cieca a causa di un glaucoma.

Sono vent'anni che ci convive.Io la prendo in giro tantissimo,spesso combina disastri assurdi!!

All'inizio ero più sconvolto di lei ma ho capito subito che per aiutarla bisognava sdrammatizzare il piú possibile.Ci facciamo risate assurde e credo che questa vicenda abbia cambiato in meglio il nostro rapporto.

 

Ho avuto un amico disabile ed era il primo a scherzarci ma ho sempre avuto l'impressione che lo facesse per mettere a proprio agio gli altri.A volte ridevo con lui,altre gli mettevo una mano sulla spalla e gli sorridevo...

 

Disabili gay non ne conosco ma suppongo che non sia semplice avere una vita affettiva.

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Mia mamma è diventata parzialmente cieca a causa di un glaucoma.

Sono vent'anni che ci convive.Io la prendo in giro tantissimo,spesso combina disastri assurdi!!

All'inizio ero più sconvolto di lei ma ho capito subito che per aiutarla bisognava sdrammatizzare il piú possibile.Ci facciamo risate assurde e credo che questa vicenda abbia cambiato in meglio il nostro rapporto.

 

Ho avuto un amico disabile ed era il primo a scherzarci ma ho sempre avuto l'impressione che lo facesse per mettere a proprio agio gli altri.A volte ridevo con lui,altre gli mettevo una mano sulla spalla e gli sorridevo...

 

Disabili gay non ne conosco ma suppongo che non sia semplice avere una vita affettiva.

 

io mi sento totalmente integrato, ho tanti amici.Tuttavia, pur essendo gay, l'idea di frequentare posti per omosessuali mi metterebbe a a disagio, anche perché, secondo la maggioranza dei gay non cura la profondità dei rapporti, ma cerca prettamente compagni di letto. questa visione della vita  va contro tutto valori in cui credo. quindi posso dire che più che un condizionamento esterno, la mia è una scelta. Finché non troverò la persona giusta farò a meno dell'amore

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