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Criminologo contro i gay


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Questa è la notizia di partenza:

 

http://www.pontifex....manca-carattere

 

E la risposta di Rita Dalla Chiesa

 

http://www.tuttouomi...co-bruno/25085/

 

Che pontifex appoggi affermazioni del genere non ci giunge come cosa nuova. Ha dimostrato in maniera continua che chi lo gestisce e lo condivide ha grossi problemi di cervello. Che a farle sia uno pschiatra è particolarmente grave, proprio come dice Rita. Dubito, ma auguro che questo imbencille perda il suo ruolo di opinionista e che l'ordine dei medici prenda provvvedimenti. Un medico deve basare il proprio operato su basi solide e non essere viziato da sovrastrutture preconcette.

Link to comment
https://www.gay-forum.it/topic/19047-criminologo-contro-i-gay/
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Avevo letto questa notizia su google news...però poi ho visitato il blog. Credo e spero che le persone che leggano quel cumulo di cazzate sia la minoranza degli italiani.

 

Solo di pochi giorni fa è la notizia di quell'assessore che ha sfottuto vendola e poi ha detto di essere frainteso (e a questo punto io direi di proporre un referendum sul significato di "fraintendere" perché se uno dice <<sei ricchione>> non PUO' essere frainteso perché non c'è spazio all'interpretazione).

Fabio Castorino

Questo Bruno, oltre alla smania di apparire in Tv, è affetto da una grave turba mentale: il fondamentalismo religioso. Personaggi come lui, pur essendo ufficialmente psichiatri, non hanno alcuna affidabilità scientifica in quanto lasciano che le proprie supersizioni religiose prendano il sopravvento sull'evidenza scientifica.

Anche se l'Organizzazione Mondiale della Sanità e tutti gli Ordini degli Psicologi hanno ribadito ormai da tempo che l'omosessualità non è una malattia mentale, personaggi come Bruno rifiutano queste tesi in quanto per loro cos'è malattia e cosa no non lo stabilisce la comunità scientifica, ma la Chiesa Cattolica, organizzazione che non ha nulla di scientifico.

Bruno può sostenere quello che vuole, ma non cerchi di spacciare queste sue credenze come scienza, perché non la sono.

Ho visto il sito mi sa che questi Pontifex rappresentano loro stessi e basta, c'è dentro il gruppuscolo antisemita Milita Christi (anni fa si chiamava Holywar ma il simbolo è lo stesso) e pseudo intellettuali come Socci e Messori...

Non c'è nessun link a siti che rappresentano *realmente* il Cristianesimo (Acli, Cei, Avvenire, Famiglia Cristiana, Osservatore Romano).

Notevoli articoli come "Perchè i gay proliferano e i cristiani si estinguono?" oppure quello linkato "Il mondo retto dalle lobbies omosessuale ebraica e massonica", disgustoso!!! :angry:

E' vergognoso che questi personaggi vadano in televisione e facciano arrivare questi messaggi così discriminatori e razzisti a milioni di persone, ma dovrebbe scandalizzare ancora di più il fatto che vengano regolarmente invitati e si permettano di fare la morale, proprio loro che lucrano ( e non poco) parlando dei vari casi di omicidio......comunque un plauso alla Dalla Chiesa che si è immediatamente allontanata dalle parole di questo imbonitore e si è scusata con il pubblico :fan:

A me sembra che quì l'unico malato sia lui, direi che soffre di una grave psicopatia. Caro dottore un consiglio? si curi, ne ha bisogno. E a pontifex che esprime tutta la sua solidarietà nei confronti di questo "scienziatone", consiglio vivamente di riflettere sulla frase "Ama il prossimo tuo come te stesso", dovrebbe essere stata detta da un tizio di nome Gesù...

Ah dimenticavo grande Rita!

Infatti è inquietante che un medico dica cose del genere. Però guardando alla sua formazione, si può notare una certa concentrazione sul versante appunto della criminologia (dal punto di vista patologico, proprio perchè si tratta di un medico). Del resto la criminologia in Italia non è che esista come qualifica o come professione a sé stante, si tratta sempre di psicologi, psichiatri, sociologi o giuristi. Credo non sia difficile trovare medici-psichiatri, magari che hanno studiato decenni fa, convinti di idee del genere.

Piuttosto penso sia importante far capire alla gente che il progresso medico in questo campo è molto più avanti, e che questo progresso si giova di pubblicazioni scientifiche serie, non certo di sparate mediatiche del genere. La comunità scientifica dovrebbe invitarlo a giustificare tali posizioni... insomma, ha una certa responsabilità in quanto medico.

Fabio Castorino

Bruno fa la maggior parte delle sue ospitate televisive a Porta a Porta o in programmi Mediaset come Matrix o Domenica Cinque, tutte trasmissioni dove vengono ospitati spessissimo omofobi dichiarati come la Santanché. Credo che nessuna di queste trasmissioni smetterà di invitarlo per la sua omofobia.

Gli unici che potrebbero farlo sono trasmissioni più progressiste di La7 o rai3, dove però già partecipa molto raramente.

Ma queste affermazioni andrebbero basate su dati scientifici, io non posso alzarmi la mattina e dire stronzate senza nessuna motivazione dietro che mi supporti, non posso permetterlo, specialmente nella posizione che ricopre questo essere con i capelli bianchi.

Comunque il problema è che queste persone sono libere di dire quel che vogliono, certo che mi piacerebbe sapere della vita privata di questa gente, sicuramente i malati sarebbero loro.

Fabio Castorino

Il Presidente dell'Ordine dei medici pugliese si dissocia da Bruno e invita tutti i suoi omologhi d'Italia a fare altrettanto.

 

http://www.gay.it/channel/attualita/32984/Il-presidente-dei-medici-pugliesi-Dissociarsi-da-Bruno.html

 

Una lettera a tutti i suoi colleghi presidenti degli ordini dei medici delle altre regioni d'Italia in cui chiede di prendere le distanze dal collega Francesco Bruno. Così il Presidente dell'Ordine dei Medici della Puglia, Emanuele Vinci, risponde alle molte lettere di protesta guinte dopo le ultime esternazioni omofobe dello psichiatra cattolico.

"Credo che le dichiarazioni del Dott. Francesco Bruno in merito all'omosessualità - scrive il dott. Vinci -, così come riportato da diverse segnalazioni pervenute, siano prive di ogni evidenza scientifica e foriere di pericolose discriminazioni verso persone di diverso orientamento (sessuale, culturale, religioso, di genere ecc.)". "Auspico - conclude il medico - una ferma presa di posizione da parte nostra".

L'omofobia di tipo "scientifico", dopo aver dominato tutto il Novecento, trovando il suo luogo d'elezione in

Freud e nel freudismo, è oggi in progressivo discredito in sede scientica stessa. Non è affatto scomparsa,

e i libri di Nicolosi fanno parte della bibliografia raccomandata sull'omosessualità redatta dalla più grande

associazione freudiana del mondo, quella che dà il la, e posizioni omofobe striscianti sono presenti anche

in opere di psicoanalisti che non dichiarano pubblicamente la loro omofobia, ma tra le due, oggi, la linea

pericolosa non è la prima, ma la seconda. A noi dichiarazioni come quelle di Bruno fanno solo comodo, quasi,

e sottolineo quasi, ma il punto è questo. La prova è che ci difende non un Libertario storico ma una persona

che potrebbe rappresentare il punto di vista moderato-tradizionalista-civile - filone da non sottovalutare,

peraltro, perché in Italia c'è ancora una sacca omofoba e ignorante paurosa.

 

Ma forse la cosa più significativa è che ci difende, devo dire con fermezza, una donna di spettacolo. Questo

corrisponde al fatto che la posizione omofoba di tipo "scientifico" cerca oggi spazio non nell'ambiente scientifico,

dove non ne troverebbe molto, anzi dove troverebbe comunque anche forti resistenze, ma nel sub-culturale, un

circuito dove invece può trovare adepti.

 

Ed è anche significativo, e utile, che sia una donna a difenderci. Zerolo diceva che la rivoluzione circa il pensiero

comune sull'omosessualità è passata in Spagna attraverso le donne. Le donne, le madri, sono quelle che possono

dire «sì» o «no» all'omosesualità (soprattutto dei figli maschi, poi anche delle femmine, e in generale) nel modo più

potente. Se le madri, le donne, passassero con noi, avremmo vinto.

 

La donna, la madre, detiene a livello simbolico - e non solo - le chiavi e la rappresentanza dell'ordine

simbolico della riproduzione della specie, della vita. Il peccato più grande dell'omosessualità è di non far parte di quest'ordine, e quindi di essere vista come tale che lo minaccia. Se le madri e le donne ci riconoscono

per noi è fatta.

 

Poi ci pensiamo noi a «riprodurci», in tutti i sensi, nessuno escluso :guitar:

Quoto Isher e aggiungo che la difesa di questa fantomatica "omofobia scientifica" o dell'identificazione dell'omosessualità all'interno dei disturbi psichici (che era comunque generalmente accettata fino a non molti anni fa) la notiamo, per fortuna, solamente negli ambienti a cultura-zero dei salotti della televisione italiana. Non a caso, il Dottor Vinci risponde non per un interesse al caso da parte della comunità scientifica, ma perchè inondato, giustamente, da centinaia di lettere da parte di associazioni lgbt o di privati cittadini; questo fa capire come le tesi di Bruno siano totalmente al di fuori del contesto scientifico, e in quanto tali non bisognano di smentita o dissociazione da parte di organi nazionali (che farebbe comunque piacere!).

Credo che l'appoggio delle donne e di conseguenza delle madri sia anche importante per ripagare i proseliti della psicanalisi con la loro stessa moneta, in quanto per loro sarebbe una perdita di identità da parte delle madri.

E' più sconcertante secondo me l'atteggiamento di Bruno quasi di sfida alla querela (alla Sgarbi, ma con meno successo) e di spocchia che ha in tutte le sue interviste. Non ho dubbi che la presa di mira dei gay o degli ebrei, "temi caldi" dei talk show della Durso e compagnia bella, sia solo una scusa per farsi notare.

redatta dalla più grande associazione freudiana del mondo, quella che dà il la, e posizioni omofobe striscianti sono presenti anche

in opere di psicoanalisti che non dichiarano pubblicamente la loro omofobia

 

Anche io ho letto tesi similari Isher. Però il discorso che fai mi interessa, potresti essere più specifico?

 

Io direi che, al di là del freudianesimo che giustamente richiami, l'atteggiamento discriminatorio-etichettante-classificatorio-divisorio e se vogliamo differenziale,è fortemente legato alla componente medicalizzante dalla quale la psicologia ancora non si è del tutto affrancata e che la psichiatria ovviamente ha in sè.

La lenta epurazione dell'omosessualità dalla categoria di malattia è iniziata solo negli anni settanta e abbiamo dovuto aspettare periodi recenti, come gli anni novanta e duemila (quando, se non vado errato, l'OMS ha eliminato anche quella egodistonica dalla lista dei disturbi di personalità) perchè si allentasse ulteriormente il pregiudizio anche presso le comunità scientifiche.

Il problema secondo me è che chi guarda alla questione col punto di vista di chi scrive il Dsm (manuale diagnostico delle malattie e disordini mentali), tanto per fare un esempio, legge la cosa in termini di normalità e patologia. E ha senso, in quell'ottica, interrogarsi sulla legittimità di un comportamento o meno (fermo restando che nel caso dell'omosessualità, il professor Bruno dovrebbe spiegarci quali sono le evidenze che si tratti di un comportamento patologico e poi avanzare le sue affermazioni, senza possibilmente citarci solo Nicolosi).

Chi invece guarda con un'altra forma mentis, che non reputa necessario interrogarsi su questioni come normalità e anormalità, sanità e malattia, non può che trovare inutile un'indagine sulle presunte cause di un orientamento sessuale. A che serve inferire qualora fosse possibile, in termini generalisti, sulla sua origine? Di certo non al progresso dell'umanità. Ma ci sono poteri che hanno bisogno di questo tipo di classificazioni sociali, forse l'uomo stesso ne ha bisogno in certa misura per vivere in società.

Se si riuscisse ad accettare l'incertezza intrinseca all'essere umano e il fatto che non ci sono regole se non quelle che inventiamo noi, saremmo veramente più felici.

Anche io ho letto tesi similari Isher. Però il discorso che fai mi interessa, potresti essere più specifico?

 

 

Senz'altro. Come ho avuto modo di dire nel passato, i tempi sono cambiati, ma tutta la concezione del'omosessualità

elaborata da Freud come risoluzione negativa del complesso di Edipo, per cui la sessualità di un gay è in realtà

autoerotismo, per cui i maschi amati non sono in realtà che sostituti e repliche della sua stessa persona infantile, (e

fa questo segue che l'omosessualità è un ritardo e arresto del normale sviluppo della sessualità) non è mai stata non

dirò ripudiata ma anche solo criticata dai freudiani stessi. Sta là, tutta, nei libri di Freud, confermata dalla Klein (che

rincara la dose parlando di regressione al seno materno), da Ferenczi, e da altri: queste proposizioni stanno tutte lì,

in tutti questi autori.

 

Talché se io Nicolosi mi ci voglio richiamare proponendo terapie riparative ho tutto il diritto di farlo: non mi si può

opporre niente sul piano della teoria psicoanalitica freudiana, niente. Mi si può opporre un criterio di rispetto della

persona umana che si sovrappone al corpus freudiano come elemento estraneo, desunto da altre regioni del mondo

e della cultura. In altri termini, il freudiano tollerante dirà: io penso questo di te omosessuale, ma non mi arrogo il diritto

di mutarti o metterti in crisi; però se vieni in analisi da me, devi mettere in discussione la tua omosessualità.

 

Bisogna saperlo e dirlo: tutte le analisi freudiane sono sempre state terapie riparative, in un modo o nell'altro. Siti, lo

scrittore gay, rivendica il diritto suo e dei gay (cretini) della sua generazione (i quali non credo parlino per bocca sua)

a considerarsi malati, o bloccati, vittime del complesso di Edipo. Lo ha scritto.

 

Ma il freudismo non può abdicare al complesso di Edipo perché questo archetipo (che è l'unico archetipo di Freud;

Jung li moltiplicherà, facendo entrare la dimensione della Storia, dato che anche Edipo, oltretutto, appartiene alla Storia)

è fondante. Quindi non può ritirare il connesso concetto che l'umanità maschia si divide in due categorie: gli eterosessuali,

che compiono la scelta oggettuale giusta, gli omosessuali, che compiono quella sbagliata.

 

Freud ha spacciato questo mitico complesso di Edipo come una struttura archetipica appunto, cioè costitutiva e fondante,

della psiche umana; noi gay militanti, antifreudiani, ribadiamo che tale struttura in realtà altro non è che una elaborazione

ottocentesca atta a dividere l'umanità in due categorie, eterosessuali e omosessuali, gli uni secondo natura, gli altri contro

natura. Qui la «natura» è proprio il processo che sta alla base della perpetuazione e riproduzione della specie.

 

Sul mio tavolo ho in questo momento il libro, recente, di Simona Argentieri, freudiana come base, giovane, la quale

scrive un libro intitolato « A qualcuno piace uguale » - titolo per la quale bisognerebbe prenderla a sassate. Offensivo,

irridente, non divertente come il film di Wilder (abbondante in scambi di travestitismo: Jack Lemmon e Tony Curtis che

si vestono e comportano da donne).

 

La quarta di copertina recita.

 

Omosessualità e pregiudizio: dietro l'euforico termine di gay si nascondono identità complesse, e nuovi equivoci [si

riferisce al matrimonio gay, al quale lei è ovviamente contraria]. Omosessuale non significa pedofilo, né travestito, né

transessuale né viado [ questa è la concessione, la caramellina - peraltro rancida, perché dice ovvietà, e, da studiosa,

non dovrebbe nemmeno dare cittadinanza a queste assimilazioni da bassa curva dello stadio]. L'omosessualità è solo

un dato esteriore: la spia della patologia - come negli eterosessuali - è l'incapacità di amare [il contentino è il

riferimento agli etero, messo però tra trattino, e di cui non parlerà mai, e nessuno intealtà parla mai].

 

Come vedi ritorna qui la tesi fondamentale di Freud: l'omosessualità è una patologia, e tale patologia è quella che

ho detto sopra: sessualità gay come autoerotismo = regresso e blocco dello sviluppo della psiche. Solo,

stenograficamente, e anche ipocritamente, e in omaggio ai tempi, si usa la frase generica di «incapacità di amare».

 

Ora devo scappare! Mi sono limitato a un solo tema, per ora, ma continuerò a dialogare con te, sugli altri temi

e sulle altre domande del tuo post. :salut:

Molto interessanti questi spunti Isher, anche perchè di queste strampalate pubblicazioni contemporanee non ero a conoscenza...

Io non so come funzionano tutte le analisi di tipo freudiano, quindi mi affido a ciò che dici, tuttavia è pur vero che un revisionismo delle teorie freudiane c'è stato e molta psicoanalisi, forse la maggior parte, oggi ha superato tantissimi presupposti teorici di Freud. Come l'idea che l'omosessualità fosse dovuta a fattori costituzionali, oltre che a una fissazione pregenitale, ma anche molto della teoria pulsionale stessa e della metapsicologia.

Sono andato a sfogliare uno dei manuali di dinamica dell'università (il Mitchell e Black) che al capitolo sulle controversie teoriche della psicoanalisi scrive:

 

Freud riteneva che l'orientamento sessuale fosse in larga parte costituzionale. In molti casi, pensava Freud, l'omosessualità non è primariamente difensiva o di derivazione psicodinamica e di conseguenza modificare l'orientamento sessuale di un paziente non è un obiettivo adeguato del trattamento psicoanalitico. Questo atteggiamento verso l'orientamento sessuale è uno dei pochi aspetti delle idee di Freud di cui la psicoanalisi americana praticamente non tenne conto. Quando la psicoanalisi fu accolta nella società americana, con le sue correnti omofobiche dominanti, si creò un tipo diverso di determinismo biologico. Negli anni cinquanta e sessanta la posizione prevalente nella letteratura psicoanalitica americana fu che tutti siamo costituzionalmente eterosessuali e l'omosessualità sarebba una sorta di ritiro patologico, difensivo e fobico dalle paure di castrazione. L'omosessualità veniva vista a seconda dei casi in termini di fissazione preedipica, arresto evolutivo, dinamiche narcisistiche, madri simbiotiche, padri assenti e così via. Gli analisti venivano sollecitati a utilizzare un approccio direttivo-suggestivo (Bieber, 1965; Hatterer, 1970; Ovesy, 1969; Socarides, 1968), in cui insistevano perchè i pazienti omosessuali rinunciassero al loro orientamento sessuale e dirigevano attivamente il processo di conversione all'eterosessualità. La passione per questa posizione da parte di coloro che la fondarono, si riflette in due aspetti che sembrano non essere stati notati: da un lato la distanza dalle concezioni freudiane sull'orientamento sessuale, dall'altro la distanza dall'ideale psicoanalitico fondamentale della non-direttività. A partire dalla metà degli anni ottanta l'approccio direttivo-suggestivo all'orientamento sessuale è stato screditato in molti settori del mondo psicoanalitico. [...] Del resto la maggior parte degli autori contemporanei tende a considerare l'orientamento sessuale così come la differenza di genere, una costruzione psicologica e sociale complessa, non una semplice estensione delle nostre capacità riproduttive fondate sull'anatomia o sulla fisiologia del cervello. Una volta che la sessualità viene sganciata sia dalla costituzione che dalla funzione riproduttiva, non è più possibile considerare patologica l'omosessualità. Per contro, l'eterosessualità non può più essere considerata lo sviluppo naturale della biologia umana ma a sua volta qualcosa da esplorare e spiegare.

 

Fermo restando ciò che affermi tu, questo è un punto di vista ulteriore. Il discorso ''Freud'' in fin dei conti è molto complesso. Ci sono stati studiosi che delle scoperte freudiane hanno recuperato altri aspetti, molto più interessanti. Penso ad esempio a Matte Blanco, che è andato a rivedere la prima topica freudiana, molto meno nota della seconda. Quindi il primario concetto di mente inconscia e di caratteristiche dell'inconscio, dai quali ha poi dato vita alla bilogica della mente, tralasciando tutta la concezione idraulica che Freud da medico aveva ben inculcata, così come lo strutturalismo di Super Io, Io Es ecc.

 

Poi, spostandoci su un discorso più generico, che un analista voglia riconoscere la possibilità che l'orientamento sessuale di una persona sia - non patologico - ma un'area poco esplorata da quella persona stessa e ritenga opportuno indagarlo aprendo spazi di pensiero, non deve voler necessariamente dire che stia cercando di riparare qualcosa di rotto, ma magari di ampliare una conoscenza del sè. Anzi, in questi termini molto soggettivi, io penso che sia possibile discutere di cosa sia la sessualità, senza darla forzatamente per scontata, chè le etichette non mi piacciono nè in un senso nè nell'altro.

 

Aspetto le altre tue riflessioni, ciao! :)

Tancredi, il passo che hai citato conferma quanto ho detto. Ma nello stesso tempo è espressione di una retorica ri-costruzione a posteriori del tutto disonesta.

Se uno ha letto Freud, fa particolarmente ridere tirare in ballo «le correnti omofobiche dela società americana», o parlare di «aspetti di Freud «non recepiti».

 

Il punto è un altro, e si dovrebbe avere almeno l'onestà di dire: Il fondamento della psicoanalisi di Freud è omofobo. (Per le ragioni che ho già detto).

Tuttavia in Freud c'è qua e là qualche idea che avrebbe potuto contrastare la prassi delle analisi volte a modificare l'orientamento da omosessuale a eterosessuale.

 

Le quali sono, comunque, due cose ben diverse.

 

Quanto al principio che riporti alla fine, lo conosco, l'ho sentito spesso dire, in sedi e da persone diverse (analisti come analizzandi),

ed è evidentemente ambiguo. Che significa parlare di «aspetto non esplorato« dell'orientamento sessuale di una persona?

Che significa ampliare la conoscenza di sé? Sono tutte frasi molto democristiane, che possono significare cose ben diverse. Bisogna essere chiari.

 

Lo psicoanalista può implementare la conoscenza di sé dell'analizzando, solo con la sua collaborazione s'intende, ma una cosa è conoscenza di sé, e un'altra ben diversa cosa è la datità dell'orientamento sessuale. La balla particolarmente grossa che anche «l'eterosessualità non può più essere considerata lo sviluppo naturale della biologia umana ma a sua volta qualcosa da esplorare e spiegare», io, se fossi in te, non me la berrei. Questo non ha nessun corrispettivo nella prassi analitica, mai e comunque. E' una pillolina messa lì per continuare a legittimare l'intervento di messa in discussione dell'omosessualità delle persone omosessuali - che lo richiedono, bisognerà aggiungere; o che si prestano. O meglio, stai bene attento alla formulazione linguistica: «qualcosa da esplorare e da spiegare». Non dice niente, niente di impegnativo, niente di significativo, ai fini della teoria freudiana: tutto si può e si deve esplorare, e anche spiegare. Ebbene? Nel frattempo, cosa vige?

 

Se vige l'Edipo, questa frase non significa letteralmente nulla.

Isher, nel frattempo ho anche parlato con delle persone che svolgono la professione di psicoanalisti, proprio perchè incuriosito da queste tue ipotesi e da quanto ho capito io, il complesso di Edipo non è, nella pratica psicoanalitica, questo principio fondante e imprescindibile. Anzi, qualcuno è rimasto un po' perplesso da questa mia domanda, come se stessi chiedendo qualcosa di strano :D

Ripeto, non so tu, ma io non sono uno psicoanalista quindi non posso parlare dal punto di vista di qualcuno che è addentrato nell'attività, però sono a conoscenza di un revisionismo delle teorie freudiane e penso che un'analisi basata sulla risoluzione di un blocco edipico, al giorno d'oggi e alla luce di tutti i contributi apportati dalla scienza psicologica, sarebbe ridicola. Ci sarà chi la fa, c'è chi non lo fa.

 

Poi, capisco cosa vuoi dire quando affermi che Freud era omofobo, però vorrei ricordarti che non possiamo decontestualizzare i nostri giudizi soprattutto quando ci riferiamo a epoche culturalmente lontane dalla nostra. Freud è nato nel 1856, è cresciuto in una famiglia ebraica nell'Austria di quel tempo, si è laureato in medicina e ''malgrado'' tutto questo ha avuto la capacità di rompere alcuni schemi che vigevano intorno alla cura della salute mentale fino ad allora. Anzi, ha segnato una svolta unica per la storia della scienza in Occidente.

 

Tacciarlo oggi di ''omofobia'', con tutti i connotati che noi contemporanei attribuiamo alla parola, è fuori luogo. Come mi hai fatto notare tu, dobbiamo essere precisi e dare ai fenomeni il loro nome. Freud considerava l'omosessualità un comportamento non naturale, una ''perversione'' (termine molto caro alla medicina fino a poco tempo fa), ma chi all'epoca non lo faceva? Molti degli stessi omosessuali ritenevano se stessi sbagliati. Ricordi, tanto per fare un esempio, come in Alexis (1929) la Yourcenar riporta la riflessione di un uomo che decide di abbandonare la moglie a causa della propria omosessualità? Una riflessione colma di autocolpevolizzazione e di certo non è stato Sigmund Freud a gettare le basi per questo. Anzi, se Freud ha fatto qualcosa di buono è stato proprio offrire la possibilità di pensare la tematica dell'identità umana in un modo che prima non era mai stato considerato. Ha aperto una vaso di pandora.

Ancora, se tu hai delle letture critiche sulla psicoanalisi freudiana oggi, una letteratura sull'argomento a cui rimandarmi, sarei felice di aggiornarmi, perchè la questione va studiata per bene e non può essere discussa in modo approssimativo.

 

Infine, circa il discorso finale, non capisco cosa tu intenda dire con ''datità dell'orientamento sessuale''. Per come la vedo io non c'è molto di ''dato'' nella sessualità di una persona. O quanto meno non è per tutti così. Mai come in un'esperienza di analisi, che è una delle più pregnanti che si possano vivere, penso sia possibile capire aspetti di sè (e intendo proprio del Sè) prima ignorati. Ad esempio, la possibilità di avere più preferenze sessuali, piuttosto che una. Ma dipende, non si può generalizzare o inferire su questi casi.

Isher, nel frattempo ho anche parlato con delle persone che svolgono la professione di psicoanalisti, proprio perchè incuriosito da queste tue ipotesi e da quanto ho capito io, il complesso di Edipo non è, nella pratica psicoanalitica, questo principio fondante e imprescindibile. Anzi, qualcuno è rimasto un po' perplesso da questa mia domanda, come se stessi chiedendo qualcosa di strano :D

Ripeto, non so tu, ma io non sono uno psicoanalista quindi non posso parlare dal punto di vista di qualcuno che è addentrato nell'attività, però sono a conoscenza di un revisionismo delle teorie freudiane e penso che un'analisi basata sulla risoluzione di un blocco edipico, al giorno d'oggi e alla luce di tutti i contributi apportati dalla scienza psicologica, sarebbe ridicola. Ci sarà chi la fa, c'è chi non lo fa.

 

Come vedi c'è chi lo fa: dunque chi si attiene al principio fondante la psicoanlisi di Freud. Altri non lo fanno. Bene, lo scrivano! Io non aspetto altro.

Hanno abbandonato il complesso di Edipo? Lo dicano apertamente, lo scrivano, e spieghino perché! Molti altri freudiani, ad esempio l'autrice che ti citavo

nel primo post, invece lo seguono.Chi lo ha abbandonato ha il dovere intellettuale di criticare apertamente la teorizzazione freudiana e contribuire così a

smascherarne la presunta assolutezza.

 

Sei fenomenologo? Ti affilii alla scuola di fenomenologia? Ci si aspetta da te che tu rispetti certi principi e metodi filosofici. Hai abbandonato Husserl, e segui piuttosto Heidegger? Ci si aspetta da te che spieghi perché la filosofia trascendentale non funziona. Se non lo fai, e se non spieghi come e perché Husserl si è sbagliato, sei compiacente con una teoria, che hai intimamente ripudiato, e quindi sei profondamente disonesto.

 

Non mi frega niente che nella prassi analitica alcuni psicoanalisti freudiani non seguano l'Edipo. Io voglio che lo scrivano, e dicano perché, contribuendo con ciò all'avanzamento della cultura. E allo smontamento del pregiudizio: perché, che tu lo ammetta o no, la psicoanalisi freudiana è la cellula teorica fondamentale e

più influente nel mondo e nella cultura della considerazione dell'omosessualità come perversione, inversione, ritardo e blocco dello sviluppo psico-fisico.

 

Poi, capisco cosa vuoi dire quando affermi che Freud era omofobo, però vorrei ricordarti che non possiamo decontestualizzare i nostri giudizi

 

No, Tancredi sembrerebbe che tu non lo capisca.

 

Mi illudevo di poter usare la parola omofobo come uno stenogramma (dopo averti bene bene spiegato che cosa intendo dire). Invece tu mi

impartisci una lezioncina elementare...suvvia, ci arrivo a quelle cose che hai scritto :D

 

Resta il punto teorico che ho spiegato: a quello mi riferisco, con quel termine, su cui tu mi impartisci una lezioncina.

 

Infine, circa il discorso finale, non capisco cosa tu intenda dire con ''datità dell'orientamento sessuale''. Per come la vedo io non c'è molto di ''dato'' nella sessualità di una persona. O quanto meno non è per tutti così. Mai come in un'esperienza di analisi, che è una delle più pregnanti che si possano vivere, penso sia possibile capire aspetti di sè (e intendo proprio del Sè) prima ignorati. Ad esempio, la possibilità di avere più preferenze sessuali, piuttosto che una. Ma dipende, non si può generalizzare o inferire su questi casi.

 

Strano che tu non capisca che cos'è la datità di un orientamento sessuale. Non è la stessa cosa che la coscienza di un orientamento sessuale.

 

Per Freud un orientamento sessuale si è costituito da molto, molto tempo prima dell'età a cui un ragazzino può sentirsi, oggi, "confuso". Lo sai da quanto?

Se hai fatto un'analisi (da come parli sembra che tu ne abbia fatta una, o la stia facendo) lo saprai bene. Quanto alla bisessualità, essa è un orientamento

sessuale, come gli altri, e il suo caso non cambia niente, in quest'ordine di discorso.

 

Il nostro orientamento sessuale può esserci parzialmente oscuro (et encore...) - sempre se siamo omosessuali o bisessuali, perché non conosco un eterosessuale sulla faccia della terra cui fosse ignota, rimossa, oscura, dubitosa la sua eterosessualità. Ma questo non ha niente a che vedere con il fatto che esso sta là, costituito da molto tempo prima che noi abbiamo deciso che dobbiamo prenderne coscienza o una più decisa coscienza. E questo orientamento sessuale va rispettato.

Isher, ma tu fai lo psicanalista o lo psicologo? Da come scrivi non penso. Ciò che penso piuttosto e che tu abbia una avversione contro Freud (o meglio contro ciò che Freud, gli psicoanalisti freudiani e compagnia cantante rappresentano per te) abbastanza immotivata.

 

Io non devo dimostrarti niente perchè non sto sostenendo niente che non sia già noto. Sei tu che accusi con una certa convinzione il lavoro di determinati professionisti e ti scagli in modo molto melodrammatico contro una scienza che a ben vedere si occupa del benessere e della salute mentale.

Va bene, io sono aperto a tutte le opinioni ma nella mia ''lezioncina'' di sopra, volevo farti capire (a sto punto cerco provocatoriamente di impartirtene un'altra ;) ) che non puoi citarmi il libro di una squinzia, benchè faccia la psicanalista, a sostegno della tua tesi sui freudiani.

 

Oggi si pubblica di tutto, anzi l'argomento da cui siamo partiti (le affermazioni del dottor Bruno) sono l'esempio lampante che si divulga ogni genere di cosa, anche quella che rasenta la discriminazione. Se vuoi criticare con criterio una comunità scientifica e il suo operato portami la letteratura o citami le tue esperienze, le tue osservazioni (perchè penso che ci sia molto di personale in questa tua foga accusatoria).

 

Detto ciò ti ripeto che non capisco cosa voglia dire ''datità di un orientamento sessuale''. Mi spiace, sarà una mia lacuna, ma a oggi non esiste teoria che confermi in modo inequivocabile che l'orientamento sessuale sia un dato di fatto, anzi. Tanti studiosi indagandolo hanno mostrato come esso sia soggetto a oscillazioni significative in relazione ai contesti e alla cultura di riferimento (uno su tutti: Kinsey e le sue celebri scale).

Uno psicoanalista intelligente e sensibile, riconoscerà come principio fondante del suo lavoro, l'importanza della soggettività dell'esperienza umana, che è diversa di persona in persona e questo puoi chiederlo a qualunque psicoanalista (si spera sano di mente) tu conosca.

 

Tu vuoi vedere nelle teorie di Freud la base dell'omofobia moderna? Secondo me ti sbagli, se io dovessi fare una storia culturale come si deve su questo concetto, vedrei cause molto più subdole e sottili.

 

Trovo inutile fare una polemica che ci ponga su due posizioni di scontro, quindi evitiamo di fossilizzarci su dinamiche del genere ''a me piace questo concetto quindi è giusto a te quello quindi è sbagliato'', perchè sono infantili.

 

Se vuoi portare contributi sostanziali alle tue affermazioni sono pronto a riconsiderare il mio pensiero, per ora ciao!

 

Bene, lo scrivano! Io non aspetto altro.

Hanno abbandonato il complesso di Edipo? Lo dicano apertamente, lo scrivano, e spieghino perché! Molti altri freudiani, ad esempio l'autrice che ti citavo

nel primo post, invece lo seguono.Chi lo ha abbandonato ha il dovere intellettuale di criticare apertamente la teorizzazione freudiana e contribuire così a

smascherarne la presunta assolutezza.

 

 

Giusto un'ultima cosa su quest'affermazione...Ma tu, in fondo, che ne sai? Che ne sai cosa dice l'associazione psicoanalitica italiana, ad es. sulla questione? Hai letto i loro resoconti clinici, i loro saggi, la letteratura scientifica? Ne hai letta a sufficienza da poter affermare che il paradigma scientifico che seguirebbero imporrebbe come principio fondamentale il complesso di Edipo e da questo ne fai discendere che gli psicoanalisti riterrebbero opportuno manipolare l'orientamento sessuale dei loro clienti? Sei così sicuro di ciò che dici da dichiarare che sono omofobi a causa del loro orientamento professionale? perchè là andiamo a finire per logica.

Urli come se avessi smascherato il complotto del secolo ma in sostanza non capisco da che basi lo fai. Non mi interessa, se permetti la tua opinione sulle teorie freudiane, ma quella ufficiale.

Quando dimostrerai che coincide con ciò che sostieni allora ne riparleremo. Io volevo aprire un dibattito costruttivo, a quanto pare sei troppo convinto delle tue idee personali.

Edited by Loup-garou
Unito post doppio

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