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La mente si convince di essere gay


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E' possibile? Io avrei piuttosto giurato (e saputo) il contrario, fingersi etero per nascondere la propria omosessualità latente.

 

Alla mia domanda "lei avrebbe mai pensato che io fossi gay?", la psychologa ha detto che non ci fa caso ma che cmq non crede che io lo sia. Era finito il tempo quindi sono stato un po' veloce e non ho approfondito.

 

E' possibile? Non nascondo che io ho tentato di piegare la mia mente ad atteggiamenti e pensieri che potessero farmi soffrire il meno possibile il contatto con il mondo. Ho davvero piegato la mia eterosessualità per non sentire il peso del fallimento anche nei confronti delle donne?

 

Io non lo credo, ma ho creduto cose non vere per molto tempo, qualche residuo sarà ancora rimasto.

 

Un argomento a favore della mia omosessualità sarebbe che non ho mai provato attrazione fisica per una ragazza...l'unica mezz cotta che ho avuto è stata alle medie. Alle superiori avevo una predilezione per una compagna di classe perché amavo la sua intelligenza, la simpatia ma non perché l'amassi, ma perché volevo acquisire le sue skills sociali e intellettive (sono riuscito nell'ultima e basta mwaaha).

 

A voi la parola e non mi bacchettate.

Link to comment
https://www.gay-forum.it/topic/19148-la-mente-si-convince-di-essere-gay/
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La mente tende a reprimere le cose che non ci vanno bene e che vogliamoa tutti i

costi cancellare, ed è per questo che dico sempre di lasciarsi andare per come si è

senza cercare a tutti i costi di modificarsi, perché ci si incasina e basta.

 

Ma, detto questo, cosa c'è di difficile nel rendersi conto dei propri gusti?

E' così difficile capire se ci piacciono i ragazzi, le ragazze, o tutti e due?

Forse forse, la cosa diventa complessa quando, stando al mio ragionamento di prima, vogliamo

cancellare quello che proviamo ed autoconvincerci che sia diverso, ma già fare questo ragionamento

ci fa comprendere che quello che vogliamo cancellare è quello che ci caratterizza, ergo la

questione si chiarifica.

 

Proprio per evitare tali complessità e tali arrovellamenti mentali che a nulla portano fuorché caos,

io dico sempre di vivere per come si è e basta. La mente si convince di ciò che tu vuoi che

si convinca, ma sotto sotto saprai sempre in realtà qual è la verità, altrimenti non avresti mai

messo su tutto quel ragionamento mentale per il quale ti sei incasinato.

(Non so se son stato chiaro, ma non saprei spiegarmi meglio XD)

NamelessDreamer

Ma quando muoiono tutti gli psicologi?

 

Dai, alla fine non si può generalizzare così :)

Comunque è normale avere dei momenti di confusione totale, c'è chi riesce a superarli velocemente e chi ci mette più tempo. Penso siano causati principalmente dall'ambiente ostile in cui ci tocca vivere, però alla fine il tempo e la vita ci daranno le risposte che ora non riusciamo a trovare.

Sull'affidarsi ad uno psicologo io personalmente non ci trovo nulla di male. Certo sono esseri umani come noi, con i loro problemi, la loro vita, il loro pensiero, quindi bisogna sceglierselo bene, molto bene! Anche se, alla fine, la forza dobbiamo trovarla in noi e non cercarla all'esterno!

 

Si, sono molto ottimista oggi :)

ffred... respira prima di postare. te l'ho già detto in chat.

 

Ho davvero piegato la mia eterosessualità per non sentire il peso del fallimento anche nei confronti delle donne?

 

è una bellissima domanda, non banale. la sessualità è diversa per ognuno di noi e chi lo sa che non sia davvero così. prosegui la tua consulenza con lei, perché ti porta molti interrogativi interessanti.

Alla mia domanda "lei avrebbe mai pensato che io fossi gay?", la psychologa ha detto che non ci fa caso ma che cmq non crede che io lo sia. Era finito il tempo quindi sono stato un po' veloce e non ho approfondito.

secondo te la psicologa che guadagna sui problemi dei pazienti, poteva dirti immediatamente come sei, darti ragione e toglierti un peso dallo stomaco? logico che ti vede etero, più sedute più guadagni (senza contare lavaggi al cervello...)

 

La mente è sucube della paura, la paura ti convertisce all'eterosessualità... se tu non hai paura vivresti serenamente la tua sessualità.

Nel tuo ultimo caso della tua compagna io ci vedo la tua trasposizione, quello che tu vorresti essere quindi non è una cotta (è un inganno scaturito dalla paura di essere quello che forse non vuoi essere).

C'è un modo più carino attraverso il quale possa spiegare che io ritengo una contraddizione in termini pensare di poter essere attratto solo dagli uomini senza essere gay? Non è per agitare i soliti spettri, ma quella dell'omosessualità autoindotta per superare un trauma è roba da terapia riparativa. Per me non ha alcun senso.

Cambia psicologa velocemente.

A me dissero che mi fingevo gay per "sociopatia"

(in breve: "per andare contro le convenzioni sociali")...

 

Fare questa domanda in un forum gay, poi è "pericoloso".

Da una parte ci sono più gay psicologi che gay parrucchieri

e tendono a difendere la loro corporazione;

dall'altra parte ci sono i gay che ne hanno fatto diretta esperienza

e che manifestano quasi sempre una decisa ostilità.

 

La cosa migliore è consultare altri professionisti

fino a che non troverai quello che non metta in dubbio le tue certezze;

soprattutto se lo fa con banalità degne di una zia

("Le reagazze ti hanno deluso/ferito" oppure "E' solo una fase...")

NamelessDreamer

C'è un modo più carino attraverso il quale possa spiegare che io ritengo una contraddizione in termini pensare di poter essere attratto solo dagli uomini senza essere gay?

 

Su questo la penso esattamente come te, ma per fortuna anche molti psicologi la pensano così :)

Ho davvero piegato la mia eterosessualità per non sentire il peso del fallimento anche nei confronti delle donne?

 

 

l'involuta complessità della stessa questione che ti stai ponendo dovrebbe farti rendere conto (imho) che è la questione stessa un "piegare la tua ragione" per tentare di spiegare un'affermazione da fine seduta buttata lì dalla psicologa con scarsa cognizione di causa, una scivolata inqualificabile

uno psicologo non dovrebbe parlare in nessun caso delle sue impressioni personali sui suoi pazienti... con i pazienti! il fine della terapia non è il condizionamento mentale ma creare lo spazio perché cresca una consapevolezza autonoma che deve venire dal paziente stesso, non può essere suggerita dall'esterno

Ma quanta ignoranza c'è in materia?

Intanto "la psicologia" non è lo psicologo.

Che orientamento professionale ha la collega?

E' psicoterapeuta o psicanalista?

Gestalt o freudiana?

 

Sul fatto che gli psicologi guadagnino sulle sedute e che quindi mirino a più incontri possibili è una favola tutta italiana..

@@FreakyFred: mi sono posto la stessa domanda sui professori di matematica. Mi dicevo "cavolo, io capisco perfettamente la matematica da solo..non ho bisogno di professori mezzi qualificati per andare avanti" poi mi sono voltato e ho visto che c'era gente che non la capiva. C'est la vie.

 

@@Hinzelmann: le cose sono andate così, io ho detto di aver detto ad una mia collega di uni che sono gay e lei ha affermato di sapelo già perché ne aveva il sentore...dunque ho chiesto alla psycho se si vedesse dai miei atteggiamenti o dal modo di pormi. Sono stato io a porre la questione e non il contrario. Durante le prime sedute lei ribadiva che voleva concentrarsi più sulla parte relativa alle dinamiche sociali che a quelle sessuali magari supponendo che le seconde derivassero dalle prime (e su questo concordo abbastanza).

 

@: se non erro è specializzata in psicologia clinica e sui rapporti familiari ma non ho chiesto. Ti rispondo che mi sono innamorato una volta di un ragazzo, ma anche questo sentimento al momento è in discussione. Più che amore forse era altro e deriva sempre dalla mia sfera affettiva ed emozionale alquanto "bizzarra".

 

@: le cose che hai detto sono giuste e le condivido. Il passo necessario che molte persone attuano inconsciamente perché è un carattere acquisito, è fare davvero quello che dici; io mi fermo alla teoria.

 

@@NamelessDreamer: esatto...sono persone e io ho ben a mente la questione. Non cerco persone che trovino le soluzioni per me (sebbene sia molto tentato dalla cosa) ma di trovare persone che mi indirizzino verso la strada giusta, quella che mi permetta di muovermi da solo.

 

@@R.POST']: la mia domanda in effetti aveva anche un carattere generale e non solo relativo al caso mio. Sono abbastanza sicuro di essere gaio, eppure non posso semplicemente ignorare il parere della psycho perché è il suo lavoro scavare e comprendere dinamiche sconosciute ai più. (Ad esempio io mi fermo ad ogni ciclo scolastico per recuperare il terreno perso)

 

@: la paura è ciò che mi caratterizza. Ma non ho paura di essere omosessuale. La psicologa che mi segue è una brava ragazza, mi è subito piaciuta. Non mi condiziona, mi accompagna. Se io voglio vivere da solo per lei non fa differenza, basta che lo faccio con serenità e per scelta e non appaurato e costretto dalla mente. E non è bacchettona. Cmq i tabaccai guadagnano sulla dipendenza da nicotina, la coca cola sulla dipendenza da zuccheri e così via. Sono conscio che è un essere umano e che potrebbe essere una faina, ma fin quando mi aiuta e mi sembra che si proceda da qualche parte, sono felice di pagarle la quota.

 

@@Almadel. Lei non mi dice che fingo, ma che la mia sessualità è ancora un seme. Mettendo a posto gli altri problemi, potrei risolvere quelli sessuali. Ho già cambiato uno psycho proprio perché era un annoiato...di quelli che non gli interessa un cazzo di te e dei tuoi problemi.

 

@@conrad65: sono stato io a fare la domanda e ogni tanto mi capita di chiedere dei pareri personali. Certo l'ho fatta quando avevo già sforato di 5 minuti e sono stato stesso io a tagliare a corto la cosa perché mi sento di rubare il tempo. Perché pensi sia una scivolata? In fondo il suo ruolo è proprio quello di farmi capire chi sono.

 

 

Chiarisco una cosa. Non ho posto la questione sul forum perché mi sto struggendo nel dubbio di essere un finto gay ma perché sono curioso di sapere cosa si può pensare sulla questione. Io mi rendo conto di avere un impianto di pensiero spesso confuso e poco incisivo sempre per il motivo di apparire invisibile. Questo mi ha portato ad essere molto mentale nelle cose..cosa che sto facendo anche adesso XD lo so, ma lo sono molto di meno rispetto ad un tempo ^^

Ti rispondo con un messaggio che ho scritto sull'altro forum,anche se il 3D è diverso credo che vada bene lo stesso:

Penso che sia giusto domandarsi della propria sessualità,anche perché non è cosi semplice passare da un piatto all'altro con assoluta leggerezza,almeno per me non lo è.E poi in generale una persona cerca un determinato equilibrio interiore,che viene a mancare quando non si capisce più come dover reagire ai propri impulsi sessuali.La risposta al riguardo della mia sessualità l'ho trovata nel film Kinsey,in un certo punto il dottore forma una scala (della quale potete leggere qui),ecco diciamo che ho preso questa scala e l'ho personalizzata: 0 - omosessuale;10- eterosessuale.Dopo,ho cercato di posizionarmi su di essa,il risultato è che mi trovo tra 2,5-7,5.Spiego meglio,il mio desiderio sessuale cambia a secondo del periodo,suona stanno ma è cosi,il meccanismo non è chiaro nemmeno a me ,per cui siccome non sono ne etero ne omo,ma sto in mezzo a questi due,sostengo di essere bi.Con questo,ammetto che ho scelto la strada più difficile perché la società in generale non ha ben presente la figura di un bisessuale,se stai con un uomo ti danno del gay,se stai con una donna ti danno dell'etero,se vuoi stare con tutti e due non ti capiscono,almeno cosi mi sembra a me.Per cui sono Bi e mi sono accettato come tale, però non l'ho dichiarato,lo sanno solo persone con le quali mi sento di parlare della mia vita intima.Il mio consiglio per tutti quelli che hanno il dubbio è questo,cercate di capire se provate qualche sentimento forte verso lo stesso sesso,facendo attenzione a non confonderlo con amicizia,se tale dovesse essere presente allora non credo che possiate definirvi etero.Pensate poi alle vostre relazioni con il sesso opposto,se anche li vi interessa soltanto amicizia,o se sareste capaci e volenterosi di andare molto oltre,cosi capirete se siete omo.Se vi dovesse capitare l'occasione e voi siete convinti di volerla, allora seguite il vostro cuore,pensando però con la mente(senza infliggere del dolore agli altri).Non farlo però solo per capire cosa vi piace di più,perché non cambierebbe quasi niente.Una volta che siete riusciti a capire dove state(agli estremi o in mezzo) cercate di accettare quest'idea,senza per forza andare a raccontarlo in giro a tutti,siete infatti voi che vi dovete accettare e non gli altri.Accettando voi stessi create delle fondamenti,sulle quali poi si potrà costruire il resto.

 

 

Ps:Al mio parere le ragazze possono vivere la propria bisessualità con maggiore facilità,il rapporto fisico tra le due donne viene ormai considerato abbastanza normale,(sempre a parer mio)se un uomo dovesse scoprire che la propria compagna ha avuto il sesso con una donna non credo che lo considererebbe come un tradimento.

Forse non ho capito bene e d'altronde ci mancano informazioni precise per

dare giudizi, perchè lo stesso episodio viene raccontato in modi diversi.

 

Mi pare di capire che la psicologa ti abbia detto che la tua sessualità

è un seme che fruttificherà dopo aver risolto dei problemi sociali che

hai-avresti. Quindi di fatto l'avreste messa in parentesi...per ora non

ne parliamo.

 

Questo di per sè non è un discorso antiomosessuale perchè un seme

omosessuale fruttificherà omosessualità. Cosa diversa se il seme gay

è un problema da risolvere ( ma te lo dice lei o lo dici tu? ) non è il seme

il problema, quanto il fatto che non sta germogliando ( suppongo io )

 

Sei tu, mi pare, che invece hai dedotto da questa sua decisione che la tua

omosessualità potrebbe derivare da...mi riferisco a : "magari supponendo che

le seconde ( cioè le dinamiche sessuali ) derivino dalle prime ( cioè quelle

sociali ). Questo è un tuo pensiero che ti è nato dalla sua decisione o glielo

hai chiesto e lei ti ha risposto?

 

Tu riferisci alla tua psicologa un episodio in cui l'omosessualità è nel

problema sociale ( il fatto cioè che questa ragazza ti risponde : "si vede"

che sei gay ) non le dici che ti è venuta una erezione guardando un bel

ragazzo, le dici del tuo disappunto per il giudizio che la risposta della tua

amica può implicare.

 

Apparentemente la tua psicologa avrebbe dato la risposta contraria a quella

che hai ricevuto dalla tua amica.

 

Io a queste cose non faccio caso, per me non si vede...

 

Fin qui niente di dirompente, è una risposta che avrebbe dovuto tranquillizzarti

sul piano del giudizio sociale.

 

Poi e su questo bisognerebbe essere precisi avrebbe detto: "io non credo che

sei gay"...avrebbe cioè aggiunto un giudizio preciso, antagonistico.

 

E' andata così?

Boh, può essere, ma sei tu a dovercelo dire, mica noi.

Sono sempre stato dell'idea che la mente è veramente una gran bastarda in grado di farti sentire (o credere di sentire) qualunque cosa volesse.

Quindi, anche se lo vedrei come una linea masochista, non vedo perchè escludere il fatto.

E' quantomeno plausibile.

@@Hinzelmann. La domanda che ho posto all'inizio del topic è un pensiero che mi sono fatto io. E ribadisco che lei non è omofoba altrimenti avrei cambiato dato che tutto mi serve tranne qualcuno che mi parla per trascinarmi verso le sue ideologie. Se ha detto che per lei non sono gay, non è perché le fanno schifo ma è perché la mia situazione psicologica potrebbe essere tale da lasciare spazio a questa ipotesi.

Io apprezzo il suo comportamento molto spontaneo, mi serve anche questo: capire cosa invento e cosa no. Non ho iniziato una terapia per costruire un nuovo essere ma solo per liberarmi da determinati pesi che mi condizionano.

 

Ti espongo brevemente il pensiero della psycho sul mio conto: mi ritiene una persona poco cresciuta, in termini quantitativi è come se fossi un bambino di 10 anni che sta scoprendo la propria sessualità. Inoltre ritiene che abbia sviluppato maggiormente la parte femminile del mio essere che non quella maschile e quindi ha rivisto in questa chiave il mio innamoramento per il ragazzo di cui ho parlato prima (che si comportava da mamma nei miei confronti, facendo venire a galla il femminile).

Anche io tra poco vorrei andare dallo psicologo per essere più consapevole della mia persona,

certo questa domanda me la sono posta spesso come altre cose e mi sono un po' spremuto il cervello

e........beh mi sembra che la mente c'entri poco, poi magari dimostrano il contrario.

Quando ritornano gli interrogativi sulla mia sessualità mi rispondo che sono felice così, ed è quello che conta, potersi realizzare.

Guarda che non è necessario che i gay facciano schifo per essere omofobi

( soprattutto se la si considera una "variante della funzione sessuale prodotta

dall'arresto dello sviluppo psicosessuale"...come la definisce Freud esprimendo

solidarietà sul piano umano alla madre di un gay )

 

Tempo fa ho letto un articolo in cui risultava che il 44% degli psicologi intervistati

ritenevano l'omosessualità l'effetto di una mancata identificazione con il proprio

ruolo di genere...magari non sarà un campione significativo, ma una certa diffidenza

è direi legittima.

 

E siccome ho scritto diverse volte su questo forum che per molti ragazzi giovani

l'omosessualità è oggettivamente un peso, non è che la tua risposta la trovi del

tutto rassicurante.

 

Comunque sul piano generale la mia risposta è no, non credo che l'omosessualità

possa essere inventata dalla mente

Dogville credo anche io che i ragionamenti "semplici" siano da preferire alle seghe mentali e infatti io affermo di essere gay semplicemente perché mi piacciono i ragazzi e non le ragazze dal punto di vista sessuale. Ed è ancora qui questo pensiero, non credo sia manipolabile se non in maniera forzata. Non voglio di certo diventare un "luca era gay adesso sta con lei". no thanks.

 

Hinzelmann farò delle domande in merito così da chiarire definitivamente la posizione e prendere eventuali provvedimenti. Al momento so solo che ha un'amica gaia.

La mente può inventare i ricordi o distorcerli-

@@conrad65: sono stato io a fare la domanda e ogni tanto mi capita di chiedere dei pareri personali. Certo l'ho fatta quando avevo già sforato di 5 minuti e sono stato stesso io a tagliare a corto la cosa perché mi sento di rubare il tempo. Perché pensi sia una scivolata? In fondo il suo ruolo è proprio quello di farmi capire chi sono.

 

 

tu l'hai indotta in tentazione e lei c'è caduta

la scivolata non l'hai fatta tu ma lei

è vero che il suo ruolo è farti capire chi sei, ma in nessun caso lei ti dovrebbe influenzare su questo

"chi sei" può emergere solo da te, nel corso della terapia, e lei con questa risposta ti ha influenzato (a tal punto che stiamo qui a parlarne, quindi ti ha "colpito")

non è tanto importante se la sua impressione sia giusta o sbagliata, quanto che lei non doveva usare l'autorità che il suo ruolo le assegna nei tuoi confronti per darti una risposta così definitiva

la risposta è la terapia stessa e lei ha alterato in questo modo l'interazione tra voi forse in modo irreversibile

avrebbe dovuto risponderti così: che non sono importanti le sue opinioni o quello che crede ma solo quello che sarebbe emerso dalla terapia

Eh credo che tu abbia ragione Hinzelmann....non conoscendo i limiti della mente, per me è possibile tutto.

 

Conrad. E' vero mi ha colpito, e affascinato, questa sua "rivelazione"...Colpito perché potrebbe riguardarmi ma ci sarà modo di appurarlo (cioè vorrei far capire che non sto in apprensione per questa eventualità che mi sento di scartare); affascinato perché mi stuzzica la fantasia.

Io credo che la psycho abbia un approggio adattativo nei miei confronti, non è impostata. Il primo invece era impostatissimo e l'ho abbandonato.

Lelouch,

non ho una risposta da darti, ma volevo dirti che anche io mi sono fatta una domanda simile alla tua - e anche io ho qualche esperienza con psicologhe.

Con gli uomini ho avuto le mie difficoltà, prima sociali poi fisiche, e a volte mi sono chiesta se a un certo punto non abbia virato verso le donne perché era... più semplice, da tutti i punti di vista.

 

Ho avuto dubbi anche riguardo alla mia psicologa. La sua tesi è "le tendenze omosessuali sono in tutti, lei semplicemente le ha messe in pratica e questo ha complicato la situazione". Anche lei dava poco peso alla direzione in cui andava il mio desiderio sessuale, riteneva che tutto dipendesse comunque dalla "relazione".

Condivido quello che hanno scritto gli altri prima : lascia perdere questa psicologa. A me, in una situazione abbastanza simile alla tua uno psicologo mi ha risposto "trovati una ragazza che ti farebbe bene".

Io penso che non può essere una convinzione della mente, lo si capisce già da bambini/ragazzini, quantomeno io analizzandomi sono andato indietro nel tempo e ho capito che già dalle scuole medie ero attratto dal mio stesso sesso, ovviamente negandolo e combattendo.

Non so se questo può aiutarti a fugare qualche dubbio, ma cito un interessantissimo articolo preso da un altro forum (progettogayforum), che sembra quasi scritto su misura per me. Credo che molti altri ancora in dubbio sulla propria sessualità possano trarne giovamento. Io stesso sono riuscito a identificare chiaramente il mio orientamento grazie al forum di Progetto.

 

 

 

Questo post mira a mettere in evidenza i meccanismi tipici della inconsapevolezza e della non accettazione dell’essere gay, in questo senso presenta una rassegna dei meccanismi di rimozione e sottovalutazione di tutti gli elementi che, se correttamente interpretati, porterebbero alla consapevolezza e all’accettazione dell’essere gay.

 

ESSERE GAY

 

Assumiamo come definizione di base che essere perfettamente eterosessuale significhi innamorarsi affettivamente e sessualmente in modo esclusivo di persone del sesso opposto e che essere perfettamente omosessuale significhi innamorarsi affettivamente e sessualmente in modo esclusivo di persone del proprio sesso. Resta ovviamente che tutte le posizioni intermedie sono comunque possibili.

 

Ora il problema è identificare innanzitutto in che cosa si concretizzi l’innamoramento affettivo e sessuale.

 

Che vuol dire per esempio innamorarsi affettivamente e sessualmente in modo profondo di un ragazzo? Provo a rispondere sulla base dell’esperienza maturata in Progetto Gay.

 

Innamorarsi affettivamente di un ragazzo significa:

 

1) Desiderarne intensamente la presenza (creare occasioni per stare spesso accanto a quel ragazzo, cercare di ritardare il più possibile il momento della separazione quando si sta con lui, percepire che il tempo passa lentissimo quando aspettiamo di vederlo e che passa velocissimo quando stiamo insieme con lui, scambiare appena possibile sms con quel ragazzo e aspettare ansiosamente le sue risposte, cercare di metterlo totalmente a suo agio, avere il piacere di ascoltarlo).

 

2) Provare per quel ragazzo forme di solidarietà (provare sensazioni di disagio quando lui è in difficoltà o non sta bene, provare sensazioni dei felicità quando lui è felice anche per questioni che con hanno nulla a che fare con noi, volergli stare vicino per aiutarlo a risolvere i suoi problemi).

 

3) Desiderare di conoscere il più possibile sulla vita di quel ragazzo: se ha una ragazza, chi sono i suoi amici, come passa il suo tempo, che ipotesi fa per il suo futuro.

 

4) Provare forme di gelosia (quando quel ragazzo dimostra particolare simpatia o attenzione per una ragazza o per un altro ragazzo, anche al livello di amicizia importante, sperare che le sue storie d’amore finiscano presto o che gli lascino almeno il tempo per rimanere con noi).

 

Innamorarsi sessualmente di un ragazzo significa:

 

1) Percepire la gradevolezza della presenza fisica di quel ragazzo (restare colpiti dal suo sguardo, dalla sua voce, dalla sua stretta di mano, dal suo modo di sorridere, di muovere le mani, di camminare, vedere qualcosa di perfetto in alcuni particolari fisici di quel ragazzo come il colore della pelle, dei capelli, l’armonia del suo fisico, la forma delle mani o del volto, il calore emanato da quel ragazzo, il suo odore).

 

2) Vivere la presenza di quel ragazzo come sessualmente eccitante (andare in erezione quando si sta vicino a lui, specialmente quando si sta da soli, anche senza nessuna apparente implicazione sessuale).

 

3) Chiedersi se quel ragazzo è anche lui sessualmente coinvolto e cercare di capire, per esempio, se anche lui va in erezione per la nostra presenza.

 

4) Fermarsi ripetutamente a fantasticare su quello che si vorrebbe fare con quel ragazzo immaginandolo sessualmente coinvolto.

 

5) Sognare quel ragazzo in situazioni di nudità o di coinvolgimento sessuale con noi.

 

6) Masturbarsi pensando a quel ragazzo e sognare che anche lui possa fare lo stesso.

 

è ovvio che tra le forme di coinvolgimento affettivo e quelle di coinvolgimento strettamente sessuale ci sono ampie zone di ricopertura e di continuità e che le distinzioni troppo analitiche hanno un significato molto relativo. Un solo concetto va sempre tenuto presente e cioè che perché ci sia un vero innamoramento non basta né il solo interesse sessuale né il solo interesse affettivo, le due componenti sono entrambe necessarie.

 

CAPIRE DI ESSERE GAY E ACCETTARE DI ESSERE GAY

 

L’essere gay può essere vissuto senza attribuire all’innamoramento oggettivo che si vive alcuna connotazione consciamente gay, in questo caso non si potrà parlare di identità gay perché il significato dell’innamoramento non è ancora stato inquadrato correttamente dalla persona che pure lo vive. Si manifesta così il problema di capire e di accettare di essere gay, problema che, in ambienti fortemente orientanti alla eterosessualità, può non essere di facile soluzione.

 

CONSAPEVOLEZZA

 

Le idee più tipiche che ritardano le presa di coscienza della omosessualità fanno ricorso alla sostituzioni dei termini che contengono riferimenti alla sessualità con altri più neutri o a pretese motivazioni alternative dell’interesse verso un altro ragazzo e sono più o meno sintetizzabili così:

 

1) Non sono innamorato di un ragazzo ma lo considero come esempio da seguire perché lui è bello, realizzato e felice e io non lo sono. Si tratta della cosiddetta categoria del “modello” assai usata tempo fa per contrastare la consapevolezza di essere gay attraverso la lettura dell’interesse verso un altro ragazzo in termini di pura emulazione.

 

2) Mi piace ma è solo un piacere estetico. In questa classica affermazione non si usa l’espressione “sono innamorato” ma al suo posto l’espressione “mi piace”, individuando il motivo dell’attrazione al di fuori della sfera sessuale in una dimensione puramente estetica. Si dice: “Mi giro a guardarlo ma solo perché è bello” e quel “solo” tende ad escludere l’idea di un coinvolgimento sessuale.

 

3) Mi sento fisicamente attratto da lui ma non ne sono innamorato perché sono eterosessuale e quindi mi innamoro solo di ragazze. Osservo a questo proposito che l’ultima affermazione capovolge la logica del discorso e trasforma quelle che dovrebbero essere le conclusioni in premesse. Secondo la logica si dovrebbe dire: “Mi innamoro solo di ragazze (dato di fatto) quindi sono eterosessuale (verifico la definizione di eterosessuale)”, si dice invece: “Sono eterosessuale (affermazione assiomatica assunta per principio) quindi mi innamoro solo di ragazze (comportamento dovuto, deduzione dall’assioma)”. Sottolineo che dire “Mi sento fisicamente attratto da lui ma non ne sono innamorato perché sono eterosessuale e quindi mi innamoro solo di ragazze” significa operare una separazione tra la sessualità “essere fisicamente attratti” (noto che anche qui non si usa l’espressione “innamorarsi”) riservata ai ragazzi e l’innamoramento affettivo che sarebbe il “vero innamoramento” riservato alle ragazze. Chi usa questo linguaggio è convito di vivere per le ragazze un amore “più alto” perché non sessualizzato.

 

4) è solo una fase transitoria, quando troverò la ragazza giusta tutte queste fantasie passeranno. Questa frase esprime la cosiddetta concezione della omosessualità transitoria o evolutiva. Qui non si nega l’attrazione omosessuale ma la si svilisce confinandola in una dimensione cronologicamente limitata, ma meglio sarebbe dire attribuendole una dimensione di sostanziale immaturità affettiva e sessuale che sarà superata dall’avvento di una sessualità etero matura “quando arriverà la ragazza giusta”. Direi che l’idea della fase transitoria è particolarmente subdola perché non definisce nessun limite temporale concreto e permette una serie indefinita di rinvii della questione a una ipotetica risoluzione automatica generata dall’esterno. Il punto di vista della omosessualità come espressione di una adolescenza non ancora compiuta e cioè della omosessualità superabile è quello adottato dalla Congregazione per l’educazione cattolica per l’ammissione in seminario delle persone con tendenze omosessuali. La Chiesa “non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay. Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne. Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che possono derivare dall'Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate. Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l'espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un'adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell'Ordinazione diaconale.”

 

ACCETTAZIONE

 

Una volta che comunque si sia giunti alla consapevolezza di essere gay, la cosa non è comunque sempre accettata pacificamente, perché parecchi preconcetti molto radicati ne ostacolano l’accettazione. Molti di questi preconcetti sono di derivazione religiosa e sono quindi intrinsecamente dogmatici. I meccanismi della non accettazione fanno leva sempre sulla necessità di una appartenenza (familiare, religiosa o sociale) che sarebbe incompatibile con l’omosessualità. Le idee più tipiche che rendono difficile l’accettazione della omosessualità si possono riassumere così:

 

1) Sono cose che fanno tutti, sono solo delle forme di esplorazione della sessualità. In questa frase si concentrano due approcci negazionisti distinti: a) “lo fanno tutti” (cosa assolutamente non vera) quindi il tuo non è un comportamento autenticamente omosessuale. B) “non si tratta di omosessualità ma di esplorazione sessuale”, torna qui la tecnica del cambiare nome alle cose per negarle.

 

2) I gay sono persone fissate col sesso e ne fanno di tutti i colori e io non ho nulla a che vedere con loro. Con affermazioni di questo genere si cerca di generare un senso di disgusto verso l’omosessualità degradandola moralmente. Qui si può parlare propriamente di omofobia interiorizzata.

 

3) è un vizio che mi devo togliere. Questa affermazione rappresenta in un certo senso un passo in avanti perché l’omosessualità è pienamente consapevole ma bollata, perfino da chi la vive, col marchio della immoralità. In queste situazioni pesano molto le iterate condanne della omosessualità da parte della chiesa. Il catechismo della chiesa cattolica e i documenti pontifici in tema di omosessualità parlano di “grave depravazione”, “funesta conseguenza di un rifiuto di Dio”,“mancanza di evoluzione sessuale normale”, “costituzione patologica”, “comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale”. San Pio X, nel suo Catechismo del 1910, classifica il “peccato impuro contro natura” come secondo per gravità solo all’omicidio volontario, fra i peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio” (Catechismo maggiore, n. 966). E il Catechismo aggiunge (n.967) “Questi peccati diconsi gridare vendetta al cospetto di Dio, perché lo dice lo Spirito Santo e perché la loro iniquità è così grave e manifesta che provoca Dio a punirli con più severi castighi”. Queste affermazioni non hanno bisogno di commento. Non vi è dubbio che un omosessuale per essere cattolico dovrebbe considerare l’omosessualità il peggiore dei vizi. L’idea della omosessualità “contro natura”, che è di derivazione dogmatica, è ancora oggi diffusissima anche tra persone sotto altri aspetti di buon livello culturale.

 

4) Devo farmi vedere da uno psicologo perché così non va. Tra i pregiudizi più diffusi circa l’omosessualità c’è il fatto che sia ritenuta una patologia psichiatrica o un disordine mentale. Va sottolineato che il percorso per eliminare l’omosessualità dal catalogo dei disturbi psichiatrici è stato molto lungo e tortuoso, ha portato ad una infinità di polemiche e tuttora, nonostante le posizioni contrarie degli ordini professionali, molti psicologi, psichiatri e psicoterapeuti, che affermano “il diritto degli omosessuali di essere curati” espressione paradossale, tendono ad applicare terapie volte alla modificazione dell’orientamento sessuale (terapie riparative della sessualità sostenute da Nicolosi e in Italia da Cantelmi con l’appoggio di forti gruppi religiosi). Sulla questione della difficile eliminazione della omosessualità dal catalogo delle malattie psichiatriche rinvio all’interessantissimo articolo:

http://it.wikipedia.org/wiki/Teorie_sul ... o_sessuale.

Devo sottolineare che anche oggi alcuni operatori sanitari, che dovrebbero essere punti di riferimento attendibili, arrivano a confondere orientamento sessuale e identità di genere.

 

5) Se fossi gay darei un dispiacere terribile ai miei genitori che si aspettano i nipotini. Questa frase rappresenta in termini sublimati una realtà che andrebbe descritta in modo più pertinente così: “Se i miei capissero che sono gay, per me la vita in famiglia diventerebbe un inferno, siccome non ho scelta, devo accattare di sacrificare la mia sessualità”. Gli ambienti familiari fortemente e insistentemente orientanti verso l’eterosessualità sono per i ragazzi gay una ragione di preoccupazione molto profonda. Devo sottolineare che il coming out in famiglia è una realtà decisamente rara.

 

6) Forse mi piacciono i ragazzi ma gay non mi ci sento proprio. Dietro questa frase si nota l’accettazione sostanziale della omosessualità ma non dell’identità omosessuale. “Posso anche comportarmi come omosessuale ma non sono omosessuale”, come se l’essere gay non corrispondesse a un insieme di tendenze e di comportamenti ma avesse una connotazione ontologica ulteriore, cioè come sei ci fosse una differenza tra il comportarsi come fanno i gay e ragionare come loro e l’essere gay in sé.

 

7) Non voglio essere gay e nessuno me lo può imporre. Dietro questa frase si nasconde una ulteriore mistificazione e cioè che essere gay sia una scelta volontaria e non una realtà da accettare per quello che è.

 

CORTEGGIAMENTO GAY E AMICIZIA AMOROSA

 

L’essere gay può manifestarsi all’esterno attraverso comportamenti che rendono evidente lo stato di innamoramento e tendono ad ottenere una risposta da un altro ragazzo. Questi comportamenti esterni costituiscono il corteggiamento gay. Va sottolineato che il corteggiamento gay spesso è inconsapevole nel senso che parecchi ragazzi che mettono in atto forme di oggettivo corteggiamento nei confronti di altri ragazzi leggono il loro comportamento in chiave di amicizia molto forte, al limite di amicizia sessualizzata fra etero e tendono comunque ad escludere l’inquadramento nella categoria della omosessualità Se un ragazzo si innamora inconsapevolmente, di un altro ragazzo, il corteggiamento può assumere una tale lievità da non essere neppure percepito come tale dal ragazzo cui è diretto, perché non è percepito così nemmeno dal ragazzo che lo mette in pratica. In queste situazioni il corteggiamento si manifesta spesso in forme tenuissime, si va dal sorriso al prolungare la conversazione più di come sarebbe usuale, dall’offerta di fare un tratto di strada insieme o di accompagnare l’altro a casa alla proposta di uscire insieme con altri ragazzi e, in qualche caso, anche alla proposta di uscire insieme da soli. Spesso queste amicizie amorose sono vissute all’inizio in modo gratificante e si trasformano in relazioni interpersonali anche molto strette che mantengono però tutte le caratteristiche apparenti tipiche di un’amicizia. Spesso le ragazze non capiscono perché il loro ragazzo preferisca uscire con in suo migliore amico piuttosto che con loro. Talvolta può accadere che quelle che sembrano delle comuni amicizie siano in realtà delle amicizie amorose, cioè, almeno unilateralmente, delle forme inconsapevoli di innamoramento omosessuale.

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