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liberalizzazioni delle aperture domenicali


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ShinkuNoshonen

Questo è un quadro molto riduttivo. I salari italiani ad esempio sono fra i più bassi in Europa mentre la pressione fiscale è fra le più alte.

 

 

 

Questo non è vero. Con questa norma (che ribadisco non è neanche di competenza statale) si favoriscono i grandi a discapito dei piccoli.

 

Un negozio di ampie dimensioni con molti dipendenti può aprire tranquillamente anche la domenica (se lo reputa conveniente ovviamente).

La piccola attività commerciale, invece, composta magari da una sola persona che lavora 5-6 giorni a settimana dalle 9 di mattina alle 9 di sera

non può permetterselo.

 

(uso il colore perchè sono un po' impedito con le risp. multiple)... il problema di fondo è che le grande aziende commerciali non vogliono permettersi di assumere personale... caso lampante è che un grande gruppo di ipermercati nel nord Italia ha iniziato a tagliare (ma falciare sarebbe il termine corretto) il personale, alla faccia delle aperture domenicali... figurati i piccoli commercianti...

 

Verità sacrosanta, tranne l'ICI alla chiesa. Si sono calcolati diversi milioni di mancati introiti a causa di questo beneficio fiscale.

 

 

Questo è un ragionamento che non capirò mai: è un servizio in più, se vuoi ne usufruisci se no no. In economia si chiama "miglioramento pareto-efficiente" significa che dai qualcosa in più a qualcuno senza levare ad altri. (cit Oldboy)

 

 

agli altri togli la possibilità di farsi una vita (che non vuol dire per forza passare tutte le sere a fare baldoria, ma magari passare del tempo con la propria famiglia, seguire funzioni religiose o altro...) non si dovrebbe vivere per lavorare, ma non potere organizzare nulla in quanto si fanno turni pesanti (senza aiuti, ovvio, il personale è un costo) e regalando ore alle aziende non è proprio l'idea di lavoro corretto... certo si potrebbe obiettare di trovarsi un altro lavoro, ma non è così semplice come si crede, in questo periodo soprattutto...

 

 

 

Io comunque sono a favore della norma: non OBBLIGA nessuno ad aprire ma ne dà FACOLTA', in tal modo chi ha le possibilità economiche, manageriali, logistiche... per garantire l'apertura nelle domeniche offrirà al cittadino la POSSIBILITA' di fare la domenica o la sera alle 22 gli acquisti che non è riuscito magari a fare in settimana o in giornata se magari è uscito dall'ufficio alle 20.

Non mi pare un dramma... (cit Casper)

 

Se lavori in un negozio localizzato in un centro commerciale SEI OBBLIGATO dal contratto di affitto ad avere gli stessi orari del centro (esclusi i servizi, tipo farmacie, parrucchiere, lavanderia...che possono avere orari differenti) pena pesanti sanzioni in denaro (per un'ora di chiusura fuori orario puoi prendere dalle 300 alle 1000 euro di multa)... poi spesso i cc sono aperti dalle 9 alle 22... fino a qualche anno fa si riusciva a fare acquisti in questo orario com'è che ora non ne siamo più capaci??? il dramma sta nel non voler/poter assumere/pagare il personale per coprire questo esubero di ore, in quanto non si aumentano gli incassi ma si dilatano su un monte ore più ampio... per non saper ne' leggere, ne' scrivere:

 

-le grandi aziende marciano sul personale adducendo come scusa il fatto che puoi cambiare lavoro se non ti sta bene

-i piccoli proprietari devono barcamenarsi nell'equazione +spese--->stesse entrate

 

per questo che,secondo me,è una manovra che non aiuta (nel periodo che stiamo passando)...

 

mi scuso se il tono sembra polemico, non vuole esserlo...

Sono in parte d'accordo. Non mi piace che i centri commerciali siano sempre aperti (ma penso lo fossero già prima che applicassero questa legge).

Noi abbiamo un negozio a Firenze, ci hanno costruito una Coop accanto e molta gente preferisce comprare quello che vendiamo noi al centro commerciale e noi chiudiamo il lunedì, quindi la domenica ci sottrae potenziali clienti. Per questo dobbiamo puntare sulla qualità, ma se un ci son lilleri un si lallera...

 

Penso che il provvedimento favorisca più che altro le catene e le associazioni tipo la Coop, che possono permettersi molti dipendenti per aprire anche i giorni festivi.

 

Invece sono assolutamente d'accordo sul liberalizzare gli altri giorni di apertura dei negozi. Per esempio a maggio ci fu una polemica fra Renzi (sindaco di Firenze) e la Camussi (mi pare) perché il sindaco acconsentì all'apertura di alcuni negozi per il 1° Maggio, giorno in cui i negozi dovrebbero essere chiusi. Ma perché devo chiudere un giorno in cui potrei avere molti più guadagni del normale?

Penso che sia una di quelle leggi ereditate dalla I Repubblica, quando le cose andavo forse un po' meglio.

Vabbè ma quella polemica era legata al fatto che il Primo Maggio

è la festa dei lavoratori.

 

A me risulta che nell'area metropolitana fiorentina si sia scelta

la concertazione ( almeno per i 22 Comuni che hanno sottoscritto

l'accordo ) :

 

http://www.lanazione.it/pistoia/cronaca/2010/07/28/362846-stesse_aperture_domenicali_negozi_comuni.shtml

 

Si decide ogni anno in modo da garantire aperture uniformi ( e quindi la massima possibilità di scelta

al consumatore ) per 22 Domeniche annuali per non più di 13 ore giornaliere.

Tento di dare qualche risposta, tuttavia per farsi un idea che sia più o meno adeguata, qualche rudimento di economia serve. Io la vorrei nella scuola dell'obbligo :picknose:

A patto che non sia fatta in maniera bigotta come lo è stato nei 4 crediti di economia che ho dovuto fare all'università potrei essere d'accordo.

C'è un economista tale Latouche che la pensa più o meno come te, ed ha teorizzato la cosiddetta "economia della decrescita".

Il problema a mio modesto avviso principale di questa teoria è che l'uomo per sua natura è portato a produrre/crescere, o almeno questo è ciò che ha fatto negli ultimi 5000 anni... I momenti di decrescita economica da sempre coincidono con i momenti più bui dell'umanità. A dirla tutta anche ora che si sente solo l'odore di decrescita la gente non mi pare così felice...

Tutto dipende da dove si vuole arrivare. è la solita domanda: si lavora per vivere o si vive per lavorare?

Qualcuno risponde la prima, qualchedun altro (spesso inconsapevolmente) la seconda.

 

Posso dirti che se avessi un alpeggio in montagna, producessi 100l di latte al giorno e con la vendita di quei 100l riuscissi a vivere dignitosamente non me ne fregherebbe nulla (e non ci terrei neanche) a diventare il massimo produttore latteo-caseario d'Italia.

Il problema è che quando entri nel mercato ti ritrovi nel classico paradigma del pesce grande che mangia quelli piccoli e se ti vuoi salvare devi crescere fagocitando tutto ciò che hai attorno.

 

Io ci vedo una qualche analogia con quello che avveniva un secolo e mezzo fa, e che sta ritornando ad avvenire purtroppo nel mondo del lavoro precario, ovvero persone che svendono i propri diritti per mantenere il posto faticosamente conquistato perché se non lavoro 12h al giorno io lo farà il pesce più grande di me.

è quello che qualcuno chiamerebbe competizione, quella che io chiamerei malsana competizione.

Una competizione per essere sana deve, come nello sport, essere sostenuta da una buona dose di autoregolamentazione e correttezza.

 

A scuola si insegna agli scolari a non aiutarsi l'un l'altro, a non suggerire a chi non sa, a preoccuparsi solo della promozione, a conquistare un premio nella competizione con i compagni. Uomini così educati non sono preparati alla conquista della verità [...] né alla carità verso gli altri uomini, per associarsi con loro in una vita migliore. L'educazione ricevuta li ha preparati a quello che può considerarsi un episodio della vita collettiva reale: la guerra.

 

Qua, una breve panoramica del rapporto della commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi in merito al PIL.

 

Per quanto riguarda poi il pullover melanzana inquinante,nocivo, e fatto con lavoro minorile, ti faccio notare che il fenomeno della Corporate Social Responsability è tanto più presente quanto l'economia del paese è sviluppata.

 

Io la penso in modo leggermente diverso, diciamo che la responsabilità sociale si sente meglio quando si ha la pancia piena (chiaramente non in soli termini culinari), o meglio quando sono molto affamato non tengo particolarmente conto a cosa sto mangiando.

Un obeso però non ha per forza più responsabilità sociale di una persona semplicemente sazia.

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